Mi chiedevo, inizialmente, quale fosse il punto. Perché, davvero, m'ero perso leggendo i commenti.
Capisco che uno segue l'onda, ma l'onda mi sembrava particolarmente ondivaga. Ad ogni commento una certezza, apparentemente ovvia, su questioni molto complicate. Le certezze asserite come ovvii truismi lasciano chi non le capisce confuso. Sono confuso, quindi alzo la mano e chiedo che mi si spieghi da dove queste certezze emergano.
Sandro ha messo in evidenza che EGDL ha pubblicato, ancora una volta, un'affermazione piuttosto incoerente (nel senso che la conclusione non segue dalle premesse) e l'ha presentata (EGDL, non Sandro) come una specie di ovvio truismo. Invece non lo è per niente. EGDL sa di cosa parla quando scrive, si chiede implicitamente Sandro? Mi sembra, a questo punto, questione risolta in negativo. Quindi tale non dev'essere la questione di cui si dibatte.
Dibattiamo se sia più opportuno/promettente fare ricerca sulle staminali embrionali, o meno? Qualcuno, per caso, è sufficientemente esperto della questione da conoscere la risposta? Faccia un passo avanti che gli diamo il premio nobel per la medicina. L'unico che mi sembra capirne qualcosa è il lettore che si firma "Barbo" e, dal link che mette, deduco che nemmeno chi lavora nel campo ha la più pallida idea. Se questo fosse il tema la conclusione sarebbe stata rapida: applicare il capitolo 7 del Tractatus e lasciare che i biologi lavorino in pace.
Discutiamo invece sull'infallibilità del capo di stato tedesco residente oltre Tevere? Mi sembrava che, per amissione dei suoi predecessori e dell'ufficio che egli prima presiedeva, l'infallibilità fosse ristretta a questioni come la virginitas in partum, e non ancora estesa all'opportunità o meno di fare ricerca su cellule embrionali. Quando è stato emesso l'editto d'estensione della papalis sapientia?
Discutiamo su come si fanno le ipotesi nella ricerca scientifica e se l'etica del ricercatore gioca, o dovrebbe giocare, un ruolo nella loro determinazione? Complicata questione normativa, i cui termini mi sembrano malamente definiti. In particolare, quale ricerca dovrei fare se la mia etica si basa su una verità rivelata secondo la quale tutte le risposte fondamentali - per esempio: perché esiste qualcosa? - hanno già avuto risposta? La regola di comportamento adeguata, in questo caso, sarebbe quella di "occuparsi d'altro". Ma anche questa regola, che a me sembra ovvia, dipende chiaramente da dei principi etici, di tipo individual-libertario, che io tendo a considerare gradevoli per la mia persona oltre che per la convivenza civile. Che fare se tali principi etici "complementari" non sono condivisi? In particolare, che fare se non condivido né l'etica complementaria del Boldrin né quella primaria fondata su verità rivelate mentre, allo stesso tempo, gli altri non condividono la mia etica primaria e vogliono fare ricerca sui temi che io ritengo aver già ricevuto adeguata e rivelata risposta? Come devo comportarmi? Lasciarli fare? Impedirglielo con la violenza? Chiedergli di discutere con me che li voglio convincere di lasciar stare? E se si stancano di discutere e continuano a quaesire?
O discutiamo invece della base fattuale delle ipotesi che si usano per fare ricerca scientifica? Ipotesi, nota bene, non tesi. Esempi di ipotesi con le quali sono familiare: abbiamo tutti lo stesso fattore di sconto, i mercati sono completi e la previsione è perfetta ... olé! Quale sarebbe la base fattuale delle medesime? Come decidiamo quali fatti sono utili per scegliere le ipotesi e quali per "testare" le tesi che da esse conseguono? O stiamo invece discutendo sulla credibilità ex-ante delle ipotesi? Per esempio, la terra gira intorno al sole e non viceversa; oppure, la luce si flette quando passa vicino ad una grande massa ... olé, olé, credibili da morire queste, specialmente ex-ante! O discutiamo, tanto per fare un esempio, dell'utilità pratica (alla luce del metodo "un passo alla volta") delle ipotesi di lavoro che facciamo? Anche queste, come le valutiamo ex-ante, visto che la loro utilità è verificabile solo ex-post, ossia dai risultati? Colombo, per esempio, pensava d'andare in Cina e Pasteur le galline voleva ammazzarle non vaccinarle ...
Ancora, stiamo forse invece discutendo sulle saggie tecniche di marketing degli antiabortisti che, non contenti di bombardare cliniche ed intimidire medici (magari amazzandoli), fanno vedere alle bimbe-madri i filmini pornografici dei feti? Tutto per il bene etico supremo secondo cui non siamo abbastanza su questa terra ed è buono e giusto far nascere poveri disgraziati per poi mandarli sulla sedia elettrica, o farli morire di fame? Questo dibattito, forse, potremmo ricollegarlo a quello precedente sull'etica della ricerca scientifica, facendo un bel dibattito sull'etica del fine che giustifica i mezzi ... ma anche qui andiamo su terreni complicati che sarebbe il caso di specificare chiaramente.
Per esempio, l'etica del capo di stato tedesco - e dei suoi pari che presiedono altre aziende produttrici della verità precotta e liofilizzata - mi sembra scarsamente consistente con quella del fine che giustifica i mezzi, almeno in principio. Suppongo sia, l'etica precotta e predicata, forse coerentizzabile con un'etica tipo "il fine, qualche volta, giustifica certi mezzi, ma non altri". La parte difficile consiste, dunque, nel decidere cosa significa "qualche volta" e "certi ... ma non altri". Chi decide? Sempre il tedesco? O sono elencati, i casi in questione, fra le verità rivelate? Le ponderai varie volte, e quell'elenco non lo invenni. Qualcuno me lo indica? Perché, se non si trova l'elenco, allora siamo nei guai a meno che ... a meno che non facciamo un altro editto d'estensione della papalis sapientia. Ma, di questo passo, noi chiudiamo baracca e burattini e loro decidono tutto oltre Tevere. Se vi va bene così, avanti a botte di certezze. Se invece vi piace discutere, andiamo avanti ma chiariamo prima i termini della discussione, in particolare sulla questione "mezzi-fini", che alquanto ostica mi risulta.
Questo tema dell'etica dei mezzi e dei fini spunta anche negli ultimi commenti e mi suggerisce che forse stiamo discutendo dell'etica del lobbying. Ottimo tema, che mi suggerisce almeno tre domande.
(1) Una lobby guidata da un principio etico è differente da una guidata da un principio pecuniario? Come si distinguono? Detto altrimenti, che differenza c'è fra il capo di stato d'oltre Tevere e la lobby dei notai? Possono usare entrambe gli stessi metodi? Devono godere entrambe della nostra medesima considerazione e del medesimo rispetto? Sulla base di quale criterio (sia esso etico o pecuniario) invochiamo cambiamenti legislativi che ci liberino dei notai, ma non dei preti? A me sembrano entrambe categorie artificialmente protette, non so a voi ... una volta andavano vestiti entrambi di nero e tenevano in mano i paesi, insomma qualcosa di simile ce l'hanno, ipotizzo io.
(2) Torno alla discussione su mezzi e fini, implicita nelle affermazioni sul lobbying. Facciamo ora l'ipotesi che i legislatori (come l'evidenza suggerisce) siano sensibili alle righe di cocaina ed alle allegre e scosciate fanciulle che, per caso, finiscono con loro nei letti degli hotels di via Veneto. Fornire tali beni ai legislatori al fine d'ingraziarseli è un mezzo giustificabile da qualche fine, o da nessun fine? In particolare, esiste un fine che giustifica tale mezzo? Non sto suggerendo che, nel caso di specie, sia successo esattamente quanto le mie allusioni suggeriscono, ma cose non dissimili sembrano succedere ai difensori legislativi dell'etica rivelata. Di nuovo, chi decide la relazione appropriata mezzi-fini? Nel caso di specie: sarebbe legittimo lobbizzare inducendo in peccato mortale un terzo al fine d'evitare che un quarto non compia un altro, differente, peccato mortale? O anche solo permettere il peccato mortale del terzo per evitare quello del quarto? Assolverlo, il peccato del terzo? Perché non assolvere il peccato mortale del quarto e condannare invece il terzo ad una vita di spasmi morali? Ricordo che il catechismo di uno dei capi di stato d'oltre Tevere parlava di "permettere il male per realizzare (o perché ne venga) il bene" ... vale ancora la regola e, in caso affermativo, quale male e quale bene? Esempietto storico che, spero, chiarisca le difficoltà insite nel problema. Se facciamo bombardare New York City (o anche solo un paio di torri gemelle presenti nella medesima) al fine d'evitare che qualcuno a Columbia University faccia ricerca sulle staminali embrionali - o qualcun altro al Village beva allegramente del Pesquera (nel caso, raccomando Janus 1995) leggendo il Qur'an mentre s'ingozza di jamon iberico de bellota de pata negra (di nuovo: nel caso, in famiglia raccomandiamo Joselito) - stiamo nel tradeoff accettabile di mezzi-fini del lobbying o abbiamo pisciato un po' fuori dal boccale? In ogni caso, ripeto, se facciamo del lobbying, chi decide cosa fare e cosa non fare? Insomma, chi delimita il boccale? Il rivelatore dell'etica liofilizzata, i contribuenti alla lobby (solo i volontari, o anche quelli che involontariamente pagano l'ICI?), la legislazione ordinaria o quella straordinaria?
La qual cosa mi spinge alla terza, e più rilevante domanda: (3) in un paese in cui gruppi diversi di persone hanno etiche diverse, basate alcune su verità rivelate ed eterne ed altri su principi temporanei e suscettibili di aggiornamento, come la mettiamo? In particolare, decidiamo (e come? chi siamo "noi"?) che ci sono dei temi "extra territoriali" sui quali le due etiche non si confrontano e che lasciano alla decisione di organismi "a-etici"? Quali sono tali organismi, e chi li sceglie? Loro, al loro interno, come scelgono? Nel caso che quelli con le etiche temporanee cambiassero un paio di assiomi, che si fa? Gli si permette di cambiare qualche regola o gli si dice "svegliarsi prima"? E se l'assioma l'han cambiato perché uno scienziato curioso ha scoperto che non è vero che le donne hanno una costola in più degli uomini, o che l'eterno ritorno è solo la metafora d'un signore tedesco che amava i cavalli torinesi, o che le vergini che attendono i martiri sono purtroppo invecchiate nell'attesa? In questo caso, chi decide quali etiche sono buone e quali cattive? EGDL?
Simile, ma diversa questione: assumiamo che il gruppo che condivide l'etica 1 sia di gran lunga maggioritario nel paese in questione, mentre il gruppo con l'etica 2 è minoritario. Assumiamo anche (sempre ipotesi, spero accettabili) che sul tema X i due gruppi abbiano opinioni diametralmente opposte e che il tema X abbia a che fare con la libertà individuale - tipo: se ci si lava le mani prima di fare la pipì o dopo, questione che per ogni cultore di Torrente risulta essere basilare; oppure quale sia, terminata la pipì, il numero massimo di movimenti ripetitivi della mano (a contatto con l'organo) che non costituisce peccato mortale. Ecco, facciamo conto che su tale tema il gruppo 1 dica "tre" mentre il gruppo 2 dice "trentatre", entrambi sulla base di profondi convincimenti etici. Che facciamo? Adottiamo una guarentigia costituzionale, tipo 43-esimo ammendamento, che dica: "Sulle frizioni/oscillazioni post-minzione non si legifera. Ogni cittadino ha il diritto inviolabile di decidere quante frizioni/oscillazioni utilizzare, sulla base dei propri principi etici e del proproi concetto di biancheria intima pulita"? Per me va bene, ma come convinciamo quelli che da sempre han ritenuto che oltre a tre si tratti di altra cosa, non attinente alla pulizia personale? Oppure lasciamo il tema alla legislazione ordinaria e permettiamo alla lobby del gruppo 1 di far giungere la propria pastorale voce all'orecchio del legislatore, visto che anche solo "quattro" sarebbe peccato mortale ed i peccatori vanno salvati anche e soprattutto da se stessi? Voi capite che, dal punto di vista logico, fra "oscillazioni/frizioni post minzione" e "cellule staminali embrionali o non embrionali" la differenza non esiste. A meno che, di nuovo, la fonte delle verità rivelate non ci riveli che "minzione ed embrione non son la stessa questione" ...
Dibattiamo, quindi e finalmente, sui fondamenti dell'etica? O sui fondamenti dell'etica cattolica? O di quella d'origine religiosa? Nel qual caso devo chiedere: quale? Quella predicata o quella praticata? E quando? Perché se l'etica eterna è, com'è che prima li bruciavamo e torturavamo, ed ora non più? Cambiò la verità rivelata in qualche momento, o è solo la tecnica di lobbying che s'è aggiornata? Ossia, s'e' forse alterata l'antica relazione mezzi-fini? E, di grazia, perche' s'altero'? Le certezze su temi del genere mi affascinano, quindi chiedo, tanto per capire: com'è che siam tutti così sicuri che le staminali embrionali sono una strada senza uscita mentre il metodo Ogino-Knaus sì che era, ed è, una figonata?
Così chiedendo, mi preparo a ringraziare sia Squanto che il gran capo Massasoit ed i loro - probabilmente religiosi, anche se collezionavano scalpi - Wampanoag. Ad essi venne permesso di fare il bene perché ne venisse poi non solo il loro massacro, ma anche la liberazione dal nazismo e dal comunismo, la guerra in Vietnam ed ora quella in Iraq ... Misteriose le vie dell'etica, rivelata o non.
C' è una tonnellata di carne al fuoco, mi limito ad assaggiarne un boccone.
La questione originaria mi pareva che fosse: "quant' è costoso rinunciare alla ricerca sulle staminali embrionali?".
C' è chi diceva "molto, troppo" e c' è chi diceva "non poi così tanto".
Non importa sapere che un simile quesito nascesse da istanze etiche, si chiedeva un parere tecnico.
Oggi dovremmo avere una parziale risposta per voce di un autorevole personaggio: i secondi avevano ragione.
EDGL si limita a spernacchiare i primi (che non gli stavano simpatici per altri motivi). Non è educato farlo ma lui non resiste.
Questione interessante sarebbe sapere se nell' ambito della ricerca scientifica, come in borsa, conviene sempre premiare con la carota chi "aveva ragione" a posteriori, sorvolando sull' eventuale fattore "c". In questo caso anche il bastone che EDGL agita dalla sua autorevole tribuna avrebbe una funzione di stimolo.
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Non penso poi che il Papa rivendichi l' infallibilità in queste materie. Fa del sano lobbing a nome della sua ambiziosa associazione. Un' associazione che produce, anche, leggi etiche. In questo senso è un' associazione concorrente a quella statale: Torre vs. Campanile. Evviva il pluralismo.