Passaparola
Ghepardi e lumache: un confronto sulla giustizia civile italiana.
Ghepardi e lumache: un confronto sulla giustizia civile italiana.
Sulla vicenda dello stupro dichiarato prescritto dalla corte d’appello di Torino, con tanto di scuse da parte della Presidente del collegio, nonché su una parziale e controversa riforma della prescrizione stessa.
Nel 2008 e nel 2013 ho partecipato a due programmi di scambio presso istituzioni giudiziarie della Germania e dell’Austria. Com’è facile immaginare si è trattato di esperienze estremamente gratificanti, sia sotto il profilo professionale che umano. La comparazione tra i due ordinamenti giuridici in questione e quello italiano mi ha consentito di capire molte cose, confermando, fra l’altro, le analisi dei problemi sulla giustizia che proprio nfA ha fatto dal 2008 a questa parte. Le conclusioni della comparazione con il sistema italiano sono altrettanto facilmente immaginabili…
Alcune settimane fa la Corte di Cassazione ha cancellato il processo Eternit, a quanto pare in quanto ha considerato prescritti i reati. Sono scattate immediatamente una serie di polemiche e la richiesta di rivedere il sistema. Proverò a descriverlo cercando di dare un quadro razionale delle problematiche esistenti.
È uscita l’ordinanza di affidamento in prova ai servizi sociali di Berlusconi. Ne propongo una lettura da “comune cittadino”, non possedendo speciali competenze giuridiche salvo l’aver superato all’università qualche esame di diritto. Ho voluto compiere uno sforzo di comprensione del linguaggio prolisso e spesso ripetitivo dei giudici per cercare di capire quello che si stanno chiedendo tutti gli italiani: perché la pena sia così esigua, se sia vero o no che Berlusconi stia ricevendo un trattamento speciale. Ne è uscito un post lungo quasi quanto l’ordinanza, ma, ve lo prometto, più leggibile, e meno ripetitivo. C’è materiale per comici professionisti, ma anche, credo, molto da imparare.
Si sta preparando un nuovo indulto (o una nuova amistia, vedremo) dopo quello che, nel 2006, fece uscire dalle carceri italiane circa 20.000 persone, un terzo della popolazione carceraria di allora. In Italia si aprono le carceri regolarmente circa ogni 6 anni (7 volte dal 1970 al 2006), quindi quello che si sta preparando era, in un certo senso, atteso. Da oltre 40 anni la motivazione è invariata: il sovraffollamento delle carceri. Mentre la questione viene dirottata, come sempre, in chiave pro o contro Berlusconi e mentre si perde tempo a discutere di sciocchezze come la lesa maestà, ci pare utile discutere delle seguenti tre domande: (1) Risolve il sovraffollamento? (2) Ci sono misure alternative? (3) Quali sono costi e benefici per la società?
Dove ci divertiamo a fare qualche considerazione su Guantanamo e i giudici che tollerano ciò che vi avviene…
A quanto pare, anche in Gran Bretagna si sta diffondendo la pratica di ricorrere ai giudici per bloccare provvedimenti governativi sgraditi. Ma a differenza che in Italia, in Inghilterra il governo prova a fare qualcosa.
Dal 2008 su questo blog si discute delle ragioni per cui, in Italia, non funziona la giustizia. Tante sono le cause, a partire dagli interessi corporativi di magistratura ed avvocatura. Si è detto che, tra le molteplici cause andava annoverata anche la geografia giudiziaria, risalente all’epoca in cui c’erano ancora i Borboni. Nel 2011, a causa della crisi finanziaria, fu approvata una legge delega con la quale il Governo veniva delegato a razionalizzare il sistema. Vediamo come sta andando a finire…
L’Italia si colloca tra l’Iraq e l’Afghanistan per la durata dei processi civili. La situazione disastrosa in cui versa la giustizia civile italiana è anche frutto dell’assenza di una chiara strategia di politica economica per la giustizia. Con un approccio tipico di analisi economica di domanda e offerta, questo contributo ha lo scopo di proporre delle soluzioni concrete per rendere più efficiente il servizio di giustizia civile e innescare un dibattito soprattutto tra gli economisti.
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