Tutti i numeri di Brunetta (e un po' dei miei)

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Il Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione continua il monitoraggio delle assenze dei dipendenti pubblici. Io continuo a monitorare il monitoraggio. Argomenterò quanto segue:

1) Nonostante l’intervento dell’ISTAT nelle ultime due fasi del monitoraggio persiste un serio problema di selezione del campione. Le misure introdotte devono avere avuto qualche effetto – perché il prezzo di un’assenza per malattia passa da zero a qualcosa di positivo – ma questo effetto sembra più vicino al 20% che al 40% annunciato dal ministero.

2) Cosa più importante, l’effetto sulla produttività della pubblica amministrazione sarà presumibilmente trascurabile. La vera sfida per il ministro Brunetta, in quei comparti dove si può fare, è iniziare a misurare e rendere pubblica questa produttività relativamente al costo per i contribuenti. Offro il mio contributo mostrando la dinamica della seconda serie.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Le Rilevazioni del Ministero'</h' . (('3') + 1) . '>'

La storia è ben nota ma la riassumo brevemente. Il ministro Renato Brunetta (RB da qui in poi) ha avviato lo scorso maggio una campagna per la riduzione delle assenze dal lavoro dei dipendenti pubblici. Queste assenze possono prendere la forma di ingiustificato assenteismo alla Fantozzi oppure di assenze giustificate, ad esempio da motivi di salute. La presunzione di RB, evidentemente, è che le seconde siano state abusate per mascherare parte delle prime. Questa presunzione è rinforzata dal confronto col settore privato, dove le assenze sono di circa un terzo inferiori a quelle del comparto pubblico, anche dopo aver aggiustato per la differente composizione di genere (le donne tendono a fare più assenze e rappresentano circa il 55% dell'occupazione pubblica e il 35% di quella privata).

La campagna ha avuto due fasi:

  1. Annuncio, a fine maggio, di un giro di vite. Precedentemente, l’11 maggio, c’era stato un annuncio generico che non riguardava specificamente le assenze per malattia.
  2. La riforma della disciplina sulle assenze per malattia, contenuta nell’articolo 71 del decreto 112/08 (poi convertito in legge 133/08) entrata in vigore a fine giugno. Questo articolo disincentiva sia le assenze ingiustificate (obbligando l’amministrazione e disporre il controllo a domicilio dal primo giorno di malattia) sia quelle giustificate (decurtando lo stipendio di tutti gli extra rispetto alla paga base "tabellare")

Da questi provvedimenti ci si può ragionevolmente aspettare:

  1. Un effetto annuncio pressoché nullo (una punizione deve essere effettiva per indurre un comportamento diverso).
  2. Un effetto controllo anch'esso pressoché nullo (si tratta di pratica già normalmente prevista in molti comparti della pubblica amministrazione ma inattuata per carenza di personale: i controlli costano e non ho visto alcun calcolo costi/benefici in merito)
  3. Un effetto decurtamento positivo, cioé una riduzione delle assenze all’entrata in vigore del decreto 112/08, causata dall'introduzione di un effettivo costo monetario a seguito di un'assenza.

Contestualmente, il ministero ha avviato il monitoraggio mensile delle assenze dei dipendenti pubblici al fine di valutare gli effetti delle nuove misure. Finora ci sono state quattro indagini, riassunte nella Tabella 1. Il numero di ogni indagine nella prima colonna della tabella contiene il link al rispettivo report del ministero (l'indagine 3 di fatto contiene due indagini separate per i mesi di agosto e settembre).


 

Tabella 1. Le indagini mensili sulle assenze per malattia

 

Indagine
Pubblicazione Amministrazioni Dipendenti Pubblici
Sul totale dei Dipendenti Pubblici
1Luglio27128.1194.1%
2Agosto70205.9946.5%
3Ottobre1682725.36923.0%
3Ottobre15201.399.91644.4%
4Novembre16581.496.81747.5%

[Fonte: Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione]

Rispetto alle poche amministrazioni partecipanti alle prime rilevazioni, l'indagine del mese scorso ha coperto quasi la metà (47% circa) dei dipendenti pubblici.

Ogni indagine confronta i giorni di assenza per malattia rilevati in un certo mese (a partire da maggio 2008) con la corrispondente media dello stesso mese nel 2007. I dati riportati nelle quattro indagini sono riassunti nella Figura 1. La variabile rappresentata è il numero di giorni medi di assenza (retribuita e non) per malattia. Da settembre 2008 in poi il campione secondo il ministero è rappresentativo di tutta la pubblica amministrazione ad esclusione dei comparti scuola/università e sicurezza/difesa.

Figura 1. Ricomposizione della serie mensile delle assenze per malattia

rilevazioni assenze per malattia

[Fonte: Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione]


La figura rivela un evidente e intuitivo ciclo stagionale ogni anno: le assenze si riducono in primaver

a e in estate per poi aumentare di nuovo in autunno e (presumibilmente, perché ancora mancano i dati) in inverno.


E' evidente che c'e' un effetto di livello, dato dalla distanza verticale tra la serie 2007 e quella 2008. Di questo RB si attribuisce il merito. La figura rivela anche un possibile e interessante effetto di velocita' che finora e' stato ignorato: nel pezzo di 2008 che vediamo, rispetto al 2007, le assenze si riducono piu' velocemente quando diminuiscono e aumentano meno velocemente quando crescono.

Alla luce dei risultati delle ultime due-tre indagini, il ministero conclude che le assenze per malattia si ridurranno nel secondo semestre 2008 di circa il 40% rispetto al 2007. Su base annua dovremmo quindi osservare una riduzione di circa il 20%, come illustro sotto. Le stime riportate in ogni indagine sono riassunte nella Tabella 2. Ogni casella indica la variazione stimata nel mese 2008 riportato in colonna rispetto allo stesso mese del 2007.

 

Tabella 2. Stima della riduzione delle assenze: confronto 2007-2008

 

Indagine Maggio Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
1-9.1%-18.5%-
-
-
-
2-8.3%-18.2%-36.4%
-
-
-
3//////-44.2%
-44.5%
-
4//////////
-43.2%

[Fonte: Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione]

Nella seconda indagine, il Ministero aveva riportato i dati anche per mesi precedenti a quello corrente ma riferiti al nuovo campione. Questo era estremamente utile perché permetteva di confrontare la nuova stima con la vecchia. Purtroppo questa informazione addizionale è sparita (si tratta delle caselle contenenti due barre in Tabella 2), una perdita secca di informazione per noi. Il ministero ha questi dati e sarebbe opportuno che li riportasse.

Ad esempio, come è evidente dalla Tabella 2 e dalla Figura 1, la prima indagine era condotta su un campione che sottostimava le assenze rispetto alla seconda indagine (che essendo basata su un campione più grande è presumibilmente più accurata della prima) e quindi ne sovrastimava la riduzione.

Questo, secondo me, è un indizio che punta al problema di selezione che illustro più in dettaglio sotto. Un altro indizio che punta nella stessa direzione è la presenza di un effetto annuncio a maggio (circa -8% nella seconda indagine) che contrasta sia con l'intuizione sia coi dati annuali delle Ragioneria Generale che riporto sotto. Se il ministero avesse continuato a rilasciare i dati come fatto durante l'estate avremmo potuto vederci più chiaro.

In un precedente post avevo commentato i risultati delle prime due indagini, sollevando due dubbi:

  1. La rappresentatività del campione, specificamente la possibilità che le amministrazioni rispondenti fossero prevalentemente quelle più virtuose, cioè quelle con assenze per malattia in calo.
  2. La possibile presenza di un trend discendente nelle assenze per malattia precedente alle iniziative di RB.

La conclusione era che questi problemi non consentivano di concludere nulla di preciso né sulla presenza né sulla dimensione di un effetto annuncio (di quello si parlava inizialmente), e che quindi l’enfasi del ministro sui risultati di quelle prime indagini, sebbene comprensibile, fosse quantomeno prematura. Durante una puntata di Matrix in cui Alberto Bisin aveva a sua volta sollevato questi dubbi, RB aveva liquidato le due osservazioni come irrilevanti e viziate da mancanza di informazione.

Vediamo se i due dubbi possono essere chiariti oggi alla luce di maggiori informazioni.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Assenze per Malattia dal 1999 al 2007'</h' . (('3') + 1) . '>'

Iniziamo dal dubbio n. 2, e cioé dalla possibilità che le assenze abbiano un andamento discendente a prescindere dalle misure intraprese da RB. Le nuove indagini del ministero non contengono purtroppo elementi nuovi per valutare questa possibilità.

Esistono tuttavia dati del Conto Annuale della Ragioneria Generale, la fonte più completa di informazioni sul pubblico impiego, che ho raccolto ed analizzato. Purtroppo la serie delle assenze che si può costruire da questa fonte (assenze retribuite per malattia ed altre assenze non retribuite) non è del tutto compatibile con quella dell’indagine del ministero (assenze retribuite per malattia ed altre assenze per malattia non retribuite). Considerando però che le assenze per sciopero sono misurate a parte, la discrepanza non dovrebbe essere drammatica.

Dal conto annuale ho calcolato le assenze medie mensili negli stessi comparti considerati nell’indagine ministeriale, escludendo cioè scuola/università e sicurezza/difesa. La Figura 2 riporta la serie dal 1999 al 2007 e la previsione 2008 basata su una riduzione del 40% nel periodo giugno-dicembre 2008, equivalente a una riduzione di poco meno del 20% su base annua.

Quest'ultimo numero e' costruito come segue. Assumo una riduzione del 3% nel periodo gennaio-maggio 2008, rispetto allo stesso periodo 2007, indipedentemente dalle iniziative di RB. Questa e' una stima conservativa basata sugli effetti osservati nei campioni delle prime due indagine (vedi Tabella 2). Assumo inoltre che nei primi cinque mesi dell'anno ci si assenti per malattia, rispetto agli ultimi sette mesi, in proporzione al numero di mesi autunnali e invernali. Potrei essere piu' preciso se fosse disponibile almeno tutta la serie mensile 2007. Di nuovo: il ministero ha questi dati e sarebbe opportuno che li riportasse.

 

 

Figura 2. Assenze medie mensili per malattia e altre assenze non retribuite, 1999-2007.
Sono esclusi i comparti scuola/università e sicurezza/difesa.

 

 

assenze medie mensili per malattia nella PA: 1999-2007

 

 

* previsione 2008 basata sulle stime del Ministero per la pubblica amministrazione

[Fonte: Conto Annuale della Ragioneria Generale, varie annate]

 

E' indubbio che ci sia un andamento decrescente dopo il 2003. Ma, se la previsione del ministero si realizzasse, sarebbe altrettanto indubbia l’efficacia delle misure contenute nel decreto 112/08: si tratterebbe di una riduzione senza precedenti in almeno 10 anni.

Una nota: il dato per gli anni 2004-2006 in questa figura non è coerente con la Figura 1 nel mio precedente post sull'argomento (sebbene la direzione del cambiamento sia la stessa). Questo è dovuto a due cause. Primo, i dati usati nel vecchio post provenivano da una tabella della Ragioneria Generale (riportata in calce alla relazione sulla prima indagine del Ministero) dove si sommavano assenze per malattia e per altre cause, tra cui la maternità. La seconda fonte di discrepanza, piuttosto sorprendente visto che la Ragioneria Generale i conti deve saperli fare, è dovuta al fatto che la media aggregata è stata da loro calcolata in quella tabella come media semplice delle assenze medie nei diversi comparti. Questo non è corretto: i comparti in questo caso vanno pesati in base alla consistenza del personale.

 

'<h' . (('3') + 1) . '>'La Selezione "Favorevole" del Campione'</h' . (('3') + 1) . '>'

Il dubbio n. 1, la rappresentatività del campione, persiste. È vero che le ultime due indagini analizzano quasi la metà dei dipendenti della pubblica amministrazione, ma il problema non è solo quanta parte di questa si copre, a meno che non si copra la quasi totalità, naturalmente.

Il problema è che la rilevazione mensile continua a essere caratterizzata da auto-selezione: le amministrazioni che inviano i dati sono quelle che vogliono inviarli. Possono essere sollecitate a farlo, ma non obbligate. Questo almeno è quello che si deduce dalle modalità di raccolta pubblicate sul sito del ministero e dal fatto che nonostante a tutte le amministrazioni sia chiesto di inviare i dati, “solo” la metà dei dipendenti sono alla fine rappresentati.

Per porre rimedio a questo problema, il ministero è ricorso alla consulenza dell’ISTAT a partire dalla terza indagine. All’ISTAT è stato affidato il compito di "ripulire" i dati e fornire delle stime rappresentative di tutta la pubblica amministrazione (restano sempre escluse scuola/università e sicurezza/difesa) mediante procedure si stratificazione e pesatura del campione. Nell'appendice statistica all'ultima relazione si spiega come la rappresentatività sarebbe ottenuta. Il passaggio centrale è l'utilizzo di

coefficienti di riporto all’universo calcolati tendendo conto delle mancate risposte nei vari strati e calibrando gli stessi coefficienti su alcune variabili ausiliarie di cui si conosce il valore nei rispettivi universi. […] Le variabili ausiliarie utilizzate sono il numero di unità istituzionali della tipologia e la consistenza delle amministrazioni in termini di personale.

Si tratta di una procedura ben nota, ma se il problema è quello che uno può ragionevolmente supporre – cioè che sono le amministrazioni poco virtuose a non inviare i dati – allora questa procedura non lo risolve affatto, a meno che la virtuosità non sia correlata al tipo di attività istituzionale svolta e alla numerosità del personale. Non vedo ragione per cui debba essere così. In altre parole, rendere il campione rappresentativo rispetto a due variabili osservabili (tipologia istituzionale e personale) non garantisce affatto che sia rappresentativo rispetto alla distribuzione delle assenze per malattia.

Facciamo un esempio che renda chiaro il problema. Supponiamo che il ministero raccolga con le modalità di cui sopra dati che coprono il 50% del personale pubblico e che sulla base di questi dati stimi una riduzione delle assenze del 40%. Supponiamo anche che il restante 50% del personale faccia parte di amministrazioni dove in media le assenze sono rimaste invariate (e che proprio per ragioni legate a questo non abbiano partecipato all'indagine). La stima corretta è evidentemente 20%, non 40%.

A scanso di equivoci: l'azione intrapresa da RB e la pubblicazione di questi dati è di per sé un merito che va indubbiamente riconosciuto al ministro, e non voglio certo togliergli credito (anche se personalmente condivido più il merito che il metodo: ancor prima di considerazioni etiche, a che serve incentivare la gente ad andare a lavoro con 38 di febbre?). Quello che voglio dire è che visti i limiti di queste indagini sarebbe meglio aspettare il Conto Annuale 2008 – questione di pochi mesi – sostituire il dato effettivo alla previsione in Figura 2, e valutare.

'<h' . (('3') + 1) . '>'La mia Previsione
'</h' . (('3') + 1) . '>'

Se avessi 20 centesimi da scommettere dopo il decurtamento dei miei già miseri fondi di ricerca scommetterei su un numero più vicino al 20% di riduzione dell'assenteismo nel periodo giugno-dicembre 2008, ossia di circa il 10% su base annua, che costituirebbe peraltro un gran risultato. Sia la mia stima sia quella del ministero andranno poi aggiustate per la possibile presenza nel 2008 di una riduzione indipendente dalle iniziative di RB, il che sara' possibile quando saranno noti i dati mensili 2008.

Questo il ragionamento sottostante la mia previsione, basato su un concetto che gli economisti chiamano "elasticità dell'offerta di lavoro".

Il decreto 112/08 introduce un potente incentivo: non le visite fiscali obbligatorie dal primo giorno di malattia, per le ragioni dette sopra, ma il costo delle assenze per malattia. Come illustro sotto, il ministero stima implicitamente in circa 15 euro la decurtazione media, l'1% di uno stipendio di 1500 euro mensili. Considero questa cifra come lo stipendio medio di un rilevante gruppo di dipendenti pubblici.

Un dipendente pubblico può guadagnare quindi l'1% in più in un certo mese se riduce di un giorno le proprie assenze per malattia in quel mese, rispetto al caso di assenze invariate. L'elasticità dell'offerta di lavoro ci dice precisamente quante ore in più si lavora a fronte di un aumento dell'1% dello stipendio netto. Quindi possiamo calcolare l'elasticità implicita nella previsione del ministero (-40% di assenze) e valutare se il numero che otteniamo è ragionevole rispetto alle stime dell'elasticità comunemente accettate.

Prima dobbiamo fare un po' di conversioni. La media mensile di giorni di assenza per malattia nel 2007 è di circa 1.1, ossia 9 ore circa. Una riduzione delle assenze per malattia del 40% implica quindi che si lavora 3 ore e mezza in più, ossia il 2.2% in più in un mese di 160 ore lavorative (questa è la settimana di 35 ore meno le 8 ore di assenza per un giorno di malattia)

Lavorare il 2.2% in più a fronte di un aumento dell'1% nello stipendio netto equivale a un'elasticità, chiamiamola ε, pari a:

 

ε = 2.2%/1% = 2.2

 

Un'elasticità delle ore di lavoro (rispetto allo stipendio orario) di 2.2 è un numero troppo grande rispetto a quello che suggeriscono gli economisti del lavoro (RB e' uno di loro :-) ). Se prendiamo la metà, 1.1, come un numero più realistico (sebbene ancora molto generoso), la riduzione predetta per il periodo soggetto alle nuove misure è appunto di circa il 20%. Certo, sto tagliando con l'accetta: nessuno, che io sappia, ha mai stimato l'elasticità al salario delle ore dei dipendenti pubblici italiani, bisogna considerare la composizione demografica, il reddito ecc. ecc. Ma i numeri che suggerisco mi sembrano ragionevoli. Vediamo cosa dirà il Conto Annuale 2008.

'<h' . (('3') + 1) . '>'Minori Assenze Implicano Maggiore Produttività?
'</h' . (('3') + 1) . '>'

Ovviamente, non basta essere presenti al posto di lavoro per essere più produttivi. Quali sono in ultima istanza i benefici economici delle minori assenze?

La relazione all'ultimo monitoraggio li riassume così:

  1. Minori ritardi, più servizi, migliori livelli qualitativi, perché la riduzione delle assenze equivale a 68mila unità di personale in più, proiettando i risultati delle indagini su tutta la pubblica amministrazione.
  2. Minore spesa per 250 milioni di euro a causa della decurtazione dello stipendio e minore ricorso ai supplenti nelle scuole.

Secondo l'ultimo Conto Annuale (2007) le assenze per malattia in tutto il comparto pubblico sono pari a circa 40 milioni di giornate. A regime (cioe' nel 2009) una riduzione delle assenze per malattia del 40% equivale, a circa 16 milioni di giornate in più.

Quindi il secondo numero, la minor spesa per 250 milioni, rivela che il ministero stima in non più di 15 euro (250milioni/16milioni) la decurtazione giornaliera. Questo è il numero che ho usato sopra per la mia previsione da 20 centesimi.

Sul primo numero, una prima imprecisione metodologica è evidente: non si può estendere questa riduzione attesa ai comparti scuola/istruzione e sicurezza/difesa, che sono esclusi dall'indagine. Forse il ministero utilizza una metodologia che lo permette, ma non se ne fa menzione nella relazione. Comunque, includiamo questi comparti per seguire il ragionamento.

Sempre secondo l'ultimo Conto Annuale i dipendenti pubblici a tempo indeterminato sono circa 3 milioni e 400mila. Una riduzione delle assenze per malattia equivalente a 16 milioni di giornate in più in un anno per circa 235 giorni lavorativi produce l'equivalenza con 68mila unita' di personale (16 milioni/235).

Ma potrebbero essere anche 70 o 100mila, e la riduzione del 50% o 60%, non è questo il punto. Il punto è che è un grosso passo quello che va dall'aumentare la presenza sul posto di lavoro al miglioramento dei servizi in quantità e qualità: la produttività di un individuo in un giorno in cui va a lavoro solo per non subire la decurtazione dello stipendio non può essere pari a quella degli altri giorni: se uno è febbricitante, non ha dormito la notte per il mal di denti, s’è fatto la sera prima, o semplicemente quel giorno proprio non gli andava, questa persona sarà assai poco produttiva. Probabilmente non fa differenza, sul piano del servizio pubblico, che il soggetto in questione sia al lavoro o a casa quel giorno. Certo, può fare differenza sul piano etico, ma non è di quello che si sta parlando.

La vera sfida per RB è quindi iniziare a misurare e rendere pubblica la produttività in termini di servizi ai cittadini, relativamente al costo del personale pubblico. Misurare la produttività del servizio pubblico rispetto al costo è difficile, senza dubbio, ma possibile.

Per iniziare, il costo del personale è disponibile nel Conto Annuale. Riporto in Figura 3 l’indice del costo reale (deflazionando generosamente con l’indice dei prezzi al consumo) del personale della pubblica amministrazione nei principali comparti, e il totale.

 

Figura 3. Indice del costo reale del personale pubblico (2003 = 1)

 

indice del costo reale del personale pubblico per comparto, 2003-2007

[Fonte: Conto Annuale della Ragioneria Generale, varie annate]


Dovremmo iniziare a rispondere a domande come queste. A fronte del quasi 15% di aumento reale della spesa per personale nella magistratura, si fanno più processi? Si concludono più rapidamente? E a fronte del 10% di aumento reale nel comparto sicurezza, le città e le strade sono più sicure? Il personale delle università ha ricevuto un aumento reale del 7% nel periodo indicato: aumentano il numero e la qualita' dei nuovi laureati? Gli studenti si laureano più in fretta? Diminuiscono i fuoricorso?

Complessivamente, la spesa nel pubblico impiego era pari a circa 140 miliardi di euro nel 2003. L’aumento reale del 5% nel totale del pubblico impiego e' pari a 7 miliardi di euro in quattro anni, quasi lo 0.5% del PIL: cosa ricevono a fronte di queste maggiori risorse i contribuenti? In altre parole: queste 16 milioni di ore "lavorate" (e quindi pagate) in piu' grazie alla riduzione delle assenze per malattia producono benefici per i cittadini o solo l'apparenza dei medesimi?

 

 

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Commenti

Ci sono 54 commenti

Complimenti per il saggio che hai prodotto!  Leggo:

 

la produttività di un individuo in un giorno in cui va a lavoro solo per non subire la decurtazione dello stipendio non può essere pari a quella degli altri giorni: se uno è febbricitante, non ha dormito la notte per il mal di denti, s’è fatto la sera prima, o semplicemente quel giorno proprio non gli andava, questa persona sarà assai poco produttiva.

 

E' tutto corretto ma non vorrei che si sottostimasse la percentuale di quei dipendenti pubblici che saranno presenti in ottima salute invece che assenti con certificato medico fasullo, e' inutile negare che si tratta di una situazione endemica nel settore del pubblico impiego italiano. Inoltre, l'assenza di un dipendente pubblico produce un danno generalmente molto piu' che proporzionale al numero di ore di lavoro perse sul totale, perche' gli uffici pubblici italiani non sono organizzati per redistribuire il lavoro degli assenti, anzi probabilmente sono organizzati in modo che l'assenza di un dipendente blocca o riduce significativamente la produttivita' di altri 5-10 dipendenti dello stesso settore.  In questo contesto, il recupero di un dipendente anche in non perfette condizioni di salute produce benefici piu' che proporzionali al numero di ore di lavoro recuperate.

In ogni caso rimane vero che se si vuole seriamente migliorare l'efficienza del comparto pubblico in Italia i benefici della lotta agli assenteisti sono alquanto limitati, e il vero lavoro da fare e' 1) valutare la produttivita' dei dipendenti pubblici 2) organizzare incentivi e punizioni, partendo dagli alti livelli gerarchici, che premino l'efficienza e la produttivita'.  Questo e' molto piu' complicato e laborioso rispetto a legiferare per decreto una decurtazione di stipendio per assenze brevi, e c'e' da dubitare che a Roma ne siano capaci.

 

Grazie, Alberto, la tua osservazione sui possibili effetti dovuti all'organizzazione del lavoro nella PA e' molto acuta.

A me veniva da pensare che l'assenteista fantozziano che viene "incatenato" al posto di lavoro possa addirittura ridurre la produttivita' degli altri perche' uno che non lavora di solito fa perdere tempo a chi lavora nello stesso ufficio (vuol parlare di questo e quello o di quello e quella), ma la tua ipotesi e' piu' seria.

Sarebbe interessante sentire l'esperienza di lettori che lavorano nel settore pubblico (ad esclusione degli accademici...)

 

Articolo molto interessante Giulio.

Come dici giustamente non basta essere piu' presenti sul posto di lavoro per essere piu' produttivi. E questa e' la questione piu' interessante su cui riflettere. A naso credo che la cura Brunetta da questo punto di vista risultera' inefficace. Credo che tutti siano d'accordo sul principio che a parita' di condizioni le sanzioni per comportamenti indesiderati siano efficaci e abbiano un impatto positivo sulla produttivita'. Tuttavia spesso le condizioni cambiano a seguito dell'introduzione degli incentivi (per esempio cambiano le informazioni di cui le persone sono in possesso). Ecco qualche possibile motivo per cui la cura Brunetta cosi' come e' stata introdotta potrebbe essere inefficace nell'aumentare la produttivita':

1) Se mi controlli mi dai il segnale che non ti fidi di me e riduci le mie motivazioni intrinseche a lavorare bene (se percepisco brunetta come un tiranno mi viene voglia di fregarlo anzche' di fare bene il mio lavoro...).

Per chi pensa che l'economia sperimentale abbia una qualche utilita' ecco un articolo che da l'idea di come la cosa potrebbe non funzionare un
http://www.iza.org/index_html?lang=en&mainframe=http%3A//www.iza.org/en/webcontent/publications/papers/viewAbstract%3Fdp_id%3D1203&topSelect=publications&subSelect=papers


2) se alcune funzioni nella PA funzionano come "minimum effort games" (in altre parole quello che ottengo, per esempio la soddisfazione nel vedere il mio lavoro ben fatto, dipende dall'impegno degli altri) la sanzione mi da il segnale che sto giocando con dei fannulloni. Se per qualche ragione mi aspetto che la sanzione non sara' in grado di aumentare lo sforzo dei fannulloni la sanzione sara' inefficace (per esempio il collega stara' di piu' al lavoro ma visto che sara' incazzato con Brunetta puo' si sbattera' di meno)


un altro articolo sperimentale



3) infine, se l'intervento del ministro e' un qualche modo costoso per il ministro stesso (perde per esempio parte del proprio bacino di voti) rivelando che la situazione e' tanto grave da indurre il ministro ad intervenire non puo' dare informazione preziosa a chi e' incerto se impegnarsi o no? In altre parole la situazione e' cosi' terribile che anche se faccio poco alla fine non ce la faranno a punirmi sul serio :
Questo articolo da un'idea del meccanismo seppure in un contesto diverso (e' tecnico e ma nell'introduzione da un'idea di come il policy maker possa essere intrappolato...):

 

il senso dell'ultimo esempio e' un po' questo: l'intervento di Brunetta mi da informazione sll'ambiente. Se il ministro interviene e' perche' la situazione e' a scatafascio e se io sono un impiegato che ha qualche interesse a sfruttare il fatto che la situazione e' a scatafascio l'intervento mi da la conferma di cui avevo bisogno per iniziare a sfruttare la situazione...

Ma questa e' davvvero solo un'intuizione ....

Articolo molto interessante. Una domanda:  qual'e' la composizione in termini di dimensioni delle amministrazioni del cammpione? Si hanno dati di assenteismo stratificati per dimensione dell'amministrazione?

Nelle prime indagini mi pare che il risultato fosse per la maggior parte influenzato dal comportamento delle poche amministrazioni grandi (>10000 dipendenti) presenti nel campione, mentre il guadagno netto medio in termini di assenteismo nelle medie e piccole era inferiore e molto piu' disperso. Nel mese di giugno il rapporto 2007/2008 pesato era 1,12 per le medie-piccole e 1.2 per le grandi. Nel mese di maggio lo stesso indicatore era 1.15 per le piccole e 1.27 per le grandi.

 

Sembra essere proprio cosi', Luca. Nel 2007 la correlazione tra assenze e personale a tempo indeterminato nei comparti considerati nell'indagine era 0.42: niente di drammatico ma una tendenza c'e'.

Se vuoi approfondire, ho messo qui un foglio di excel con alcuni dei dati del Conto Annuale che ho usato, cioe' assenze medie e personale a tempo indeterminato per comparto (sempre esclusi scuola/istruzione e difesa/sicurezza). Nota: se una cella e' vuota e' perche' in quell'anno quel comparto era aggregato a un'altro, facilmente individuabile dal salto nella serie.

 

Articolo, come tutti hanno rimarcato, interessante.

Porto la mia esperienza di funzionario pubblico (Agenzia delle Entrate).

1) Ministeri ed Agenzie Fiscali avevano già un sistema "punitivo" delle malattie. Anzi, a quanto pare, per noi la decurtazione della malattia, attualmente, viene effettuata fino al 15° giorno della stessa. Oltre i 15 giorni viene decurtata l'indennità di amministrazione solo fino al 10° giorno. Precedentemente all'emanazione del dl 112, infatti, oltre i 15 giorni di malattia non avveniva alcuna decurtazione. Ora la norma si è sovrapposta al nostro precedente ccnl.

2) Con riferimento a quanto da me scritto al punto 1), non ho notato alcuna differenza di comportamento del personale del mio ufficio (ok, lo so...è un campione molto poco significativo). Chi si ammala, si prende i relativi giorni di malattia esattamente come prima, oppure (come ho fatto io lunedì scorso a causa di una faringite che mi aveva debilitato), prende qualche giorno di ferie (giusto perchè ero andato dal medico venerdì pomeriggio e credevo di poter tornare in ufficio, senza problemi, lunedì mattina). Tralascio ogni commento sulla "moralità" di tale decurtazione.

3) la decurtazione sullo stipendio varia da comparto a comparto. Ad esempio, nelle Agenzie Fiscali è molto alta, poichè la cosiddetta indennità di Agenzia (ex indennità di amministrazione) è una parte rilevante dello stipendio mensile. Pertanto vi saranno comparti (es. a quanto mi consta di sapere, la scuola) ove ammalarsi è più conveniente.

4) L'effetto di questo provvedimento, e di altri analogamente "punitivi" (es.: taglio netto dei premi di produttività del personale, che nelle Agenzie Fiscali è quantificato sul raggiungimento degli obiettivi fissati dal Governo) è stato soprattutto quello di demotivare e demoralizzare anche il personale più attento e coscienzioso (in particolare i più giovani). Tralascio ogni commento sul comportamento del signor brunetta, con la sua campagna stampa denigratoria nei confronti di tutto il pubblico impiego.

5) Considerare un unicum indistinto tutta la P.A. è, a mio parere, un grave errore di valutazione. Voi che siete economisti (io sono un giurista e pertanto ve lo chiedo), per effettuare delle corrette analisi statistiche, considerereste, aggregando in un unico calderone, industria, PMI, aziende agricole e di servizi? Io credo di no, ma potrei sbagliarmi.

Cordiali saluti

 

Grazie, Calvin&Hobbes (uno dei comics che piu' piacciono anche a me :-)), il tuo commento aggiunge informazioni molto importanti.

Replico solo all'ultimo punto, lasciando il resto per altri commenti.

Considerare un unicum indistinto tutta la P.A. è, a mio parere, un grave errore di valutazione. Voi che siete economisti (io sono un giurista e pertanto ve lo chiedo), per effettuare delle corrette analisi statistiche, considerereste, aggregando in un unico calderone, industria, PMI, aziende agricole e di servizi?

Dipende da cosa vuoi analizzare. Se uno e' interessato alla media delle assenze nella PA, allora aggregare e' la cosa naturale da fare, pesando in base alla consistenza del personale. Se uno vuole invece capire come le differenze che tu hai sottolineato influenzano la risposta ad iniziative come quelle di RB, allora aggregare non va bene, naturalmente.

Il mio nick già dice tutto. Appartengo alla schiera dei "amici" nullafacenti e nullapensanti dell'amato, baldanzoso e prestante ministro.

Piccola premessa: la media degli stipenti della PA non è assolutamente di 1500€ mese, scendiamo pure a 1100/1200.

Ed ecco le mie considerazioni (cerco di limitarmi).

1) il cosiddetto decreto Brunetta è del tutto analogo al decreto punti sulla patente. Funziona solo se ci sono i controlli. Se allentano i controlli tutto tornerà come prima (vedi nostre autostrade con velocità media in corsia di sorpasso di 180 kmh e assenza di polstrada).

2) i controlli costano. ogni visita fiscale costa da sola più di quanto viene detratto in media dallo stipendio di 40/50 dipendenti (ai livelli base e medi la detrazione giornaliera  è di 2-3 euro). In termini economici quindi se viene controllato 1 dipendente su 50 il risparmio è nullo, oltre si spende di più.

3) la diminuzione delle malattie non provoca una diminuzione dei costi della PA ma un'aumento, in quanto (se i dati sulla diminuzione delle assenze sono veri) le maggiori presenze corrispondono ad un maggiore esborso stipendiale da parte dell'ente pubblico (e ovviamente ad un minore esborso dell'INPS, quindi semmai il risparmio, se c'è, è dell'INPS).

4) il (millantato) aumento delle presenze non si traduce in alcun modo in un aumento della produttività, in quanto se non si interviene sulla testa (che puzza sempre per prima), lavorando cioè effettivamente sui programmi di lavoro (e soprattutto sulla motivazione che ne discende)  e conseguentemente sulla produttività, abbiamo semplicemente scaldato una sedia in più.

Non sono poi da sottovalutare gli effetti disastrosi del decreto sulla vita privata di milioni di dipendenti (limito la parte sindacale, ma la situazione è molto pesante), dovuti sostanzialmente a:

a) reale diminuzione di soldi in busta (che in tempi di crisi e di raddoppio del costo della vita a fronte dello stesso stipendio è operazione veramente encomiabile);

b) effetto arresti domiciliari (non si può uscire di casa per 11 ore al giorno in attesa della presunta visita fiscale, non si può uscire se si è single e si deve andare in farmacia o se si hanno i figli da portare a scuola anche con 39 di febbre, ecc. ecc.).

In conclusione l'efficacia economica del decreto è molto dubbia, l'efficacia in termini di aumento di produttività non è pertinente, l'effetto sui lavoratori è mediamente devastante.

Quindi: se si voleva e si vuole punire il dipendente lo si è fatto, anche con notevole cattiveria. Se si voleva e si vuole promuovere l'immagine mediatica dell'amato e prestante ministro (e soprattutto del suo governo) lo si è fatto, anche con notevole scaltrezza.

Che dire di più? Controllare i furbetti della mutua sarebbe sacrosanto, ma non in questo modo, e soprattutto non colpendo tutti in maniera indiscrimnata (è come la tassa SIAE sui CD-DVD: in Italia costano 1 euro in più perché si presuppone che qualcuno ci masterizzi sopra roba piratata, quindi i produttori di film guadagnano anche sui supporti usati non per piratare ma per metterci sopra le nostre foto delle vacanze).

Proposte minime: rendere i controlli effettivi sui casi di assenza per malattia smaccata e reiterata, limitare gli arresti domiciliari lasciando alcune "ore d'aria" per spesa medicine problemi urgenti ecc., togliere le detrazioni inique, mandare a casa il ministro per interesse mediatico in atti d'ufficio.

Grazie e scusate l'intrusione.

 

 

 

 

 

"rendere i controlli effettivi sui casi di assenza per malattia smaccata e reiterata"

qui bisognerebbe agire sui capi per chiedere controlli in questi casi (e anche qui: tre lettere e poi licenziamento, e nel caso si va al processo lo stesso). poi è ovvio, se uno ha un tumore e il capo coglione gli manda tutti i giorni il controllo... E' anche vero che senza una valutazione non punitiva dei risultati (nel senso di rapporto con l'utente, di qualità e velocità del servizio reso ecc) non si può fare nulla. la campagna anti-assenze ha anche un suo senso ma se non si va a verificare che succede dove le assenze sono davvero importanti non serve a nulla. al massimo appunto demoralizza e fa incazzare quelli che lavorano (perchè di solito è negli uffici già efficienti che vengono recepite al volo le indicazioni ministeriali).
poi bisognerebbe premiare anche chi raggiunge determinati obiettivi - magari a livello sia di ufficio che individualmente - e considerando il livello di partenza del servizio. Obiettivi graduali che di anno in anno alzino l'asticella dell'efficienza e della qualità. ancora: senza un coinvolgimento vero di tutti, senza condivisione e spirito di gruppo non si fa niente. Ah vero, si possono mettere i tornelli ai cessi. però sarebbe meglio riprogettare le procedure lavorative per renderle più snelle e trasparenti.

questo ovviamente a brunetta non interessa. lui doveva vincere il nobel, tutt'oggi è il migliore.

Fannullone - a parte il fatto che mi piacerebbe conoscere la tua fonte d'informazione sugli stipendi medi nella PA (qualcuno sa dove sono i dati? Ho l'impressione che scopriremmo cose "interessanti" studiando gli stipendi della PA) - concordo su tutto il resto. L'analisi economica in particolare.

Mi aveva infatti stupito, in questo dibattito, che il BR fosse riuscito a vendere mediaticamente l'effetto "simbolico" del suo provvedimento senza che nessuno osasse dire neanche "bah" sulle conseguenze economiche dello stesso. Le quali, come fannullone chiaramente spiega, è negativo o nullo. Poiché esso è il risultato di un intervento mal disegnato - detto altrimenti: non è obbligatorio che l'effetto economico di un intervento mirato a ridurre l'assenteismo dei furbetti debba essere negativo o nullo - quando sarebbe stato possibile, si fosse stati competenti, disegnarne uno con effetto economico e funzionale (ossia, sulla qualità del servizio offerto dalla PA, non solo sui suoi costi) positivo, non rimane che una conclusione: il ministro BR ed i suoi consulenti/collaboratori non sanno fare il proprio lavoro.

Si', questa è proprio l'unica conclusione logica possibile alla luce dei fatti. L'intenzione è, diciamo, buona o, almeno, buona è l'intenzione dichiarata (quella recondita, chissà ...). L'esecuzione è tecnicamente sommaria e mal concepita, insomma pessima ed ottiene effetti economici non desiderati. Ne consegue che gli attuatori del provvedimento sono degli incompetenti. Ben intenzionati, forse, ma incompetenti di certo.

Prima di tutto grazie dell'ospitabilità e della considerazione.

La mia fonte sugli stipendi medi della PA? Semplice, la mia: sono un funzionario comunale, ho la progressione verticale, non arrivo a 1300 € mese, quasi tutti i miei colleghi "istruttori" sono sui 1100-1200, gli "esecutori" sui 1000/1100. Qualcosa di più penso prendano insegnanti e polizia, ma sicuramente 1500 € mese nella pubblica amministrazione (e non solo) è un gran stipendio (alla faccia!).

I premi? 350 € anno per la produttività (dati a tutti) + 30 € anno se si è preso il voto migliore (peraltro contingentato a monte, quindi falsato in partenza). Se questo si può definire meccanismo incentivante...

Altro discorso per direttori e para... vari, ma sono davvero pochi, e quindi non alzano la media più di tanto.

Permettemi solo un'ultima parola: le buone intenzioni degli estensori del provvedimento (ora ahimé legge dello stato) sono proprio di là da venire: vengono piuttosto in mente le strofe della buona vecchia canzone di De André: "cosa vuol dire avere..."

 

 

 

 

 

 

Anche se gli stipendi dei dirigenti non fanno media, condivido, sarebbe il caso di trovarli. Quelli reali, con tutte le indennità, le commissioni e gli straordinari "contrattati", non quelli tabellari nudi. La mia personale impressione, basata anch'essa sulla pura esperienza, è che nella PA italiana le differenze salariali effettive fra il centro (ministeri romani) e la periferia (tutto il resto) siano sostanziali, molto sostanziali. Rinnovo l'invito, quindi, a chi per caso sapesse dove trovare questi numeri.

Di certo il ministro BR ce li ha o li può far produrre. Sarebbe molto utile a quella trasparenza per cui il suo ministero lavora. Mansioni, titolo, reddito lordo effettivo.

Sugli stipendi che vengono menzionati poco sopra: sono netti, se intendo. Per quante mensilità? Se li confronto a quelli del settore privato, per mansioni/titoli simili, non credo siano inferiori. Anzi ... no? Il problema non è se i dipendenti di questa o quell'azienda o comparto della PA siano milionari: dato il livello medio italico è chiaro che in media non lo saranno. Il problema è il rapporto fra produttività e salario relativamente a quello di altri settori.

Parziali, ma significative.

Come dicevo, da "funzionario responsabile" (comune) non arrivo ai 1300 mese.

Il massimo dello stipendio per la mia categoria (i D5 - D6, io sono D2), cioè con tutte le progressioni orizzontali, è di 1500-1600.

Oltre ci sono i premi di risultato per le posizioni organizzative, 11000 lordi all'anno, che si traducono in 600 al mese (1 posizione organizzativa ogni 50 persone circa).

Ancora oltre i Direttori (poche decine). Non conosco i premi di risultato lordi, ma, a giudicare dagli imponibili irpef, che sono circa di 60-70mila all'anno, viaggiano sui 3500 - 4mila al mese.

Unico problema dei premi di risultato: vengono attribuiti sulla base di risultati giudicati dagli stessi che incamerano poi i premi. Guarda caso il raggiungimento degli obiettivi è sempre del 97-98%...

Ribadisco comunque quanto poco vengano considerati i danni morali (che sono elevati e diffusi capillarmente, e che a mio modesto parere incidono ulteriormente in modo negativo sulla produttività) prodotti  dalla legge cosiddetta Brunetta: tant'è che le motivazioni dei ricorsi attivati presso il TAR sono pesanti e molteplici. Assordante è il silenzio dei sindacati, ormai annicchiliti, su questi aspetti. Vedremo.

 

c'e' chi ha protestato e contrastato il DL 112 (oggi legge 133) dal primo giorno !

FERMIAMOLI ! 

tutto l'altro sindacato ha avallato il processo Brunetta ... un pezzo, oggi ormai sotto Natale, fa lo sciopero generale, per ritornare al tavolo e cogestire  la crisi ... (ma non certo per contrastare il contenuto della legge 133)

l'altro pezzo ha messo la benzina nel turbo Brunetta con l'adesione incondizionata al Protocollo per la Pubblica Amministrazione del 23 ottobre ... anche su quello c'e' chi ha protestato ...

i sindacati confederali non sono annicchiliti ... sono semplicemente strategicamente complici !!!

 

almeno 2836 (CCNQ fonte ARAN)

 

2836 distaccati sono i sindacalisti (professionisti) del pubblico impiego che si sono guardati bene dal dire ai lavoratori

 

cosa c'era nel DL 112 ...

 

ma a proposito di retribuzioni dei pubblici dipendenti e' online il rapporto trimestale dell'ARAN 

 

http://www.aranagenzia.it/ (e ci sono tutti i contratti comparto per comparto con le relative retribuzioni tabellari)

 

Come dicevo, da "funzionario responsabile" (comune) non arrivo ai 1300 mese.

Se posso essere di aiuto, il massimo grado della carriera non dirigenziale, nell'agenzia delle entrate, riesce a percepire circa 1700 euro (e poco più). Questo è quanto prende, mensilmente, un funzionario a fine carriera, a meno che non riesca ad ottenere un incarico dirigenziale.

Negli ultimi concorsi, cui si accede tramite laurea, lo stipendio, appena entrati, è pari a circa 1450 euro (cifre nette, senza altri assegni) mensili più la tredicesima. A queste somme dovranno aggiungersi gli emolumenti per incarichi di coordinatore di team/area, che possono portare a circa 3000/4000 euro in più (lorde) all'anno.


I dirigenti "navigano" intorno ai 3000/4000 euro mensili (ma non ho certezze), ma con grossi premi di risultato (almeno, questo è quello che "si dice").


Ribadisco comunque quanto poco vengano considerati i danni morali (che sono elevati e diffusi capillarmente, e che a mio modesto parere incidono ulteriormente in modo negativo sulla produttività) prodotti  dalla legge cosiddetta Brunetta:


Concordo pienamente. Si registrano frequenti episodi di insulti da parte dell'utenza, presso sportelli o call center, che stanno demotivando ulteriormente il personale. :-(

Alcuni dati, ripresi dal sito del Comunedi Torino, quindi accessibili a tutti... i dirigenti viaggiano da un minimo di 52.00 Euro lordi annui, ad un massimo,  leggasi Direttore Genrale, di 400.000 Euro lordi annui, compresivi di benefit, premi di risutato, etc... Per problemi di bilancio e deficit (ormai alle stelle) è stato deciso che i premi di risultato verranno pagati quando i tempi saranno migliori, decisione unilaterale del Direttore Generale, poi "concordata" con il sindacato dei dirigenti!!!!

Controlli: io ho la sensazione che il controllore sia controllato da chi dovrebbe controllare... si è sempre saputo chi avrebbero dovuto controllare ma non sono mai stati utilizzati gli strumenti per farlo quindi adesso il nostro RB usa lo scalpo in maniera indifferenziata... il controllo viene richiesto sin dal primo giorno di malattia, ma poichè ogni visita fiscale costa una media di 40 Euro, si va "a caso"... ad un collega il controllo è arrivato il giorno dopo che lui era rientrato in servizio... indubbiamente un vero effetto risparmio!!!!!!

Sulla decurtazione del salario "accessorio" in caso di malattia, non potendo fare analisi di alcun tipo perchè incompetente in materia, fornisco solo un'informazione... è stata presentata un'eccezione di incostituzionalità, vediamo come si pronuncerà la Corte costituzionale...

La conoscenza degli emolumenti percepiti dai dirigenti della Pa, Amministrazioni centrali, era stata promessi da RB, forse stanno attrezzandosi per pubblicarli...

Susanita, relegata nella categoria dei fannulloni indiscriminati

 

  

Sulla decurtazione del salario "accessorio" in caso di malattia, non potendo fare analisi di alcun tipo perchè incompetente in materia, fornisco solo un'informazione... è stata presentata un'eccezione di incostituzionalità, vediamo come si pronuncerà la Corte costituzionale...

Mi chiedo, più che altro, quanto siano costituzionali gli "arresti domiciliari". 

Se mi sono fratturato un braccio, certamente non potrò lavorare, ma perchè devo anche essere relegato in casa? (dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20!)

 

Sugli "arresti domiciliari" concordo con te e credo rappresenti un ulteriore discriminazione, quantomeno con il settore privato, e quindi mi informerò!

Interessante "effetto Brunetta", davvero interessante .......

Sara' che ho appena fatto un esame e sono un po' stanco, ma da 35234 a 32074 la riduzione mi sembra del 9%, non di oltre il 20%. E come fa la media a fare 9% quando ciascuno dei dati relativi ai vari segmenti e' del 10% o piu'? Sto intepretando male i dati?

Percentuali a parte (che il 20% sa solo lui come l'ha calcolato ...) il signore dice che

 

«Dal primo gennaio riduciamo di 3.160 unità il personale, senza nessun licenziamento né mobilità: andremo semplicemente a non reintegrare il personale che gode del naturale turn over»,

 

La qual cosa vuol dire due (no, tre) cose

1) dal primo gennaio 2009 l'INPS ha deciso di non rimpiazzare chi va in pensione (blocco del turn-over, con orribile linguaggio anglo-sindacale), quindi la velocità a cui riduranno il personale è determinata dalla velocità con cui il personale va in pensione. Il primo gennaio, in altre parole, non succede nulla a meno che quel giorno non si pensionino 3160 unità.

2) Avrebbe potuto farlo prima e non aveva bisogno di nessuna legge per farlo, o no? Basta fare a meno di assumere! Cosa c'entra con le visite fiscali?

3) Infatti, ad occhio e croce, l'INPS la (lenta) riduzione del personale la stava facendo da prima, da parecchio prima:

 

insomma, dai 35.234 lavoratori del 2005 si passa a 32.074.

 

Insomma, la riduzione di 3160 unità si riferisce ad un arco di tempo di 4 ANNI! Cosa c'entra BR?

Il resto dell'articolo, poi, descrive con toni roboanti vari piani di razionalizzazione gestionale che nulla hanno a che fare con BR e che, avessero voluto/saputo i dirigenti dell'INPS fare il proprio lavoro, avrebbero potuto fare anche 10 anni fa. Idem per la trasparenza nelle informazioni.

Aria fresca e propaganda come al solito. Il solerte presidente dell'INPS, evidentemente, ha ben pensato di fare un po' di annunci a vanvera per farsi bello agli occhi del giovane ministro. Niente di nuovo sotto il sole.

 

Professori, vergognatevi!

 

 

 

 

Professori, vergognatevi!

Fatemi capire, visto che non ho fatto studi sul management o sul come motivare i dipendenti, ma... offendere i lavoratori di una azienda, è davvero così "produttivo" ai fini del miglioramento delle performance? 

Resto basito davanti alle affermazioni di tale ministro e mi vergogno, davvero, che a capo della P.A. di questo paese ci sia un individuo del genere.

Sembra davvero un bimbo alle prese con un giocattolo nuovo che fa e disfa come meglio gli aggrada.

 

Per concludere, alcuni dipendenti pubblici hanno messo su una bella risposta alle provocazioni brunettiane: http://it.youtube.com/watch?v=OVjh7h_ZPOw


 

Bisognerebbe valutare anche l'influenza della criminalità organizzata sull'ADE. 

Un collega, che ringrazio, mi ha fatto notare questa interessante notizia. In breve, le scuole devono pagare somme consistenti per le visite fiscali "ex-Brunetta" e non hanno soldi da spendere per le cose importanti, incluse le supplenze.

Che tra l'altro dimostra che o il problema nella scuola non esiste (in misura significativa) oppure questo specifico rimedio di Brunetta e' inefficace, se no la spesa per visite fiscali preverrebbe quella per le supplenze.

QED.