Se questo e' un uomo - nel Terzo Millennio

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Possiamo immaginare bambini nati in campi di prigionia dall'accoppiamento di altri prigionieri, e  condannati a scontare le colpe dei propri genitori tra torture e lavoro forzato?  che i prigionieri muoiano di stenti e  siano alla merce' di carcerieri che possono picchiare a morte una prigioniera bambina per il furto di una pannocchia?

No, non sono i campi nazisti o i Gulag di Stalin  (durati rispettivamente circa 10 e 30 anni). Succede da 50 anni nei campi della Corea del Nord, le cui recinzioni sono facilmente visibili con Google earth. Il giornalista Blaine Harden raccoglie con accuratezza le memorie di Shin Dong-Huyk, unico prigioniero Nord coreano di cui si sappia nato e cresciuto in un campo di prigionia, e da li fuggito poco piu che ventenne, dopo aver subito  torture ed aver assistito all'esecuzione di sua madre e di suo fratello. 

Escape from Camp 14: One Man's Remarkable Odyssey from North Korea to Freedom in the West 

E' un racconto scioccante, di esseri umani cresciuti come bestie a cui si insegnano delazione  e rassegnazione,  a suon di bastonate, torture, sevizie e assenza totale di informazione sul mondo (qui un resoconto dell'autore). A 8 anni Shin tradisce madre e fratello, che programmano di fuggire dal campo, rivelandolo alle guardie nella speranza di ottenere piu cibo. Shin fa quello che gli e' stato insegnato (nonostante cio' verra' torturato). Dopo 7 mesi viene condotto al campo delle esecuzioni dove entrambi i fuggitivi vengono uccisi di fronte a lui, bambino. E' un racconto che inquieta.  Shin non e' un eroe guidato da superiore forza spirituale.  La molla che lo spinge a tentare la fuga non riguarda la scoperta, all'eta di 20 anni, che esistano altre nazioni e stili di vita fuori dal controllo delle guardie. Cio' che gli toglie il sonno e' apprendere che vicino al campo c'é un posto con un sacco di cibo, dove si mangia persino carne alla brace: la Cina.  Shin si descrive oggi come una bestia che sta lentamente apprendendo il comportamento di un umano. 

L'autore fa il possibile per documentare e verificare il racconto di Shin, incrociando le informazioni con quelle di altri profughi, quelle geografiche, ed altre fornite da militari e funzionari della Corea del Nord che hanno disertato. Le informazioni quadrano anche con altri drammatici recenti resoconti,  come "Nothing  to envy",  "The acquariums of Pyonyang"  o la storia della giovane profuga Hyeonseo Lee  (video).  Mai come questa volta spero che qualcuno dimostri che e'  tutto falso.  Risveglia le coscienze e (mi auguro) la sensibilita' della comunita' internazionale su quello che sta accadendo in un paese in cui ancora si muore di fame o si viene torturati o incarcerati a vita senza saperne il motivo. 

Il saggio contiene anche molte informazioni interessanti sulle trasformazioni in corso in Corea del Nord. La tremenda carestia  degli anni 90, accentuata dal venir meno degli aiuti sovietici, ha spinto gli individui a ingegnarsi e organizzarsi in modo decentrato con meccanismi di mercato, nonostante le attivita' di contrabbando e di piccolo commercio siano punite con la pena capitale (le esecuzioni pubbliche e l'internamento dei trasgressori ricorrono spesso nei racconti dei nordcoreani).  Shin e molti altri hanno beneficiato dei servizi di guardie corrotte e contrabbandieri. La fuga di Shin e' stata possibile anche perche', in quegli anni, il paese  e'  allo stremo e i funzionari e le guardie di frontiera sono corruttibili a suon di crakers, biscotti, sigarette.  Cé'  evidenza che durante la carestia i contadini  non colpiti direttamente dalle alluvioni siano stati in grado di resistere meglio, nascondendo e commerciando quelle poche risorse in eccesso, scambiandole con vestiti e beni di prima necessita'. Il governo nordocoreano  del dopo crisi ha dovuto concedere ai contadini prezzi un po' piu alti e qualche incentivo, come la possibilita di coltivare per i propri bisogni su piccoli pezzi di terra introdotta nel 2002.  Ma le riforme "di mercato'' sono viste dall'attuale governo come una pillola indorata.  Kim Jong Il scriveva

 

 "E' importante rimuovere con decisione gli elementi capitalisti e non-socialisti non appena germogliano.  Una volta che la velenosa ideologia imperialista fosse tollerata, anche la fede piu incrollabile di fronte a una baionetta potrebbe cedere come fango bagnato"  (pubblicato sul Rodong Sinmun, il giornale di Partito, a Pyongyang).  

 


Naturale chiedersi per quanto resisteranno.  Piccole radio trafugate dalla Cina (ovviamente proibitissime) arrivano nelle case dei nordcoreani e informano su cosa succede fuori.  Un aspetto importante nel racconto di Shin e' la sua colossale ignoranza che lo portava a non-desiderare  cambiamenti per se. A  differenza  dei prigionieri  dei meglio conosciuti campi di sterminio della seconda guerra, Shin non ha lasciato dietro una famiglia e i  ricordi  di una vita normale.  E'  nato e cresciuto nel campo. Per lui, fino a 20 anni,   quella era la vita  "normale",  l'unica vita possibile.  E  Shin, a giudicare da quello che ha fatto dopo essere uscito dal paese, e' un ragazzo piuttosto sveglio e capace. Ma per desiderare bisogna conoscere. Shin non conosceva la liberta', non conosceva una canzone, che il mondo e' tondo e che in molti posti c'e'  abbondanza di cibo, e si usano piccoli pezzi di carta colorati per scambiarsi i beni (lo apprende  a circa 20 anni da un prigioniero politico internato al suo campo).  

Tra le moltissime informazioni indelebili una risalta:  quello  che Shin riporta come lo shock piu grande dopo aver lasciato il campo. Non le automobili, gli aerei, non i cellulari, ne la ricchezza,  o la fine della fame, non la magia di internet: il piu' grande shock per lui, che quasi gli toglieva il respiro appena fuggito, era vedere intorno a se persone libere di parlare, di ridere, di venire e di andare.

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