Il Problemino del PIL

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L’economia italiana sembra aver imboccato la strada dell’uscita della recessione. L’Istat ha reso noto oggi che tra luglio e settembre il PIL è cresciuto dello 0,6% in termini reali rispetto al trimestre precedente. Tanto o poco? Per rispondere, risolvete il seguente

Esercizio
(per aspiranti Macroeconomisti).

Tempo a disposizione: 5 minuti e 30 secondi

“L’istituto di Statistica del regno di Silviolandia, il SISTAT, comunica che la stima per il numero indice del PIL relativo al terzo trimestre 2009 si è attestato a quota 304,319 in aumento dello 0,6% sul trimestre precedente. Il corrispondente valore dell'indice al primo trimestre 2008, subito prima della crisi,  è stato pari a 323,406. Supponete ottimisticamente che l’economia continui a crescere al tasso trimestrale dello 0,6% (circa il 2,4% su base annua). Quanti anni occorreranno perché il PIL torni al livello del 2008?”. Commentate.

Risposta: Circa due anni e mezzo.  Un bel po'.

 

Soluzione: l’incognita, n = numero di trimestri, soddisfa la seguente espressione:

304,319 x (1+0,006)n = 323,406, da cui si ricava agevolmente n = ln(323,406/304,319) / ln(1,006) = 10,17 trimestri, equivalenti a 2 anni e 6 mesi circa.

[Nota dell'Editore: grazie a Fabio Triberti per aver scovato un nostro errore di trascrizione dei dati dell'Istat]

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Commenti

Ci sono 2 commenti

Non sono un aspirante macroeconomista e non mi dò nessuna patente, ma siccome non ho sonno e sto girellando indomito per la rete, ecco che mi bivacco un po' su questo post - e dico che un PIL che cresce al ritmo di 0,6% al trimestre se lo può solo sognare, l'Italia. E nemmeno può vederlo col binocolo, perchè penso che neanche quelli che in teoria, "strutturalmente", potrebbero farlo, come i miei amici svedesi, danesi, finlandesi, ecc. saranno concretamente in grado di marciare così. Nemmeno l'ottima Merkel o il simpatico Balkenende. Poi, figurarsi con la necessaria exit strategy dalla cannabis di deficit pubblico...

Non mi pare di avere sentito voci particolarmente euforiche dalle parti europee. Così, l'atteggiamento più saggio mi parrebbe quello di rimanere con le orecchie molto basse.

RR 

Forse l'argomento meriterebbe molto piu' di un breve commento, ma le statistiche sul Pil, anche quando vengonpo compilate usando metodologie ritenute tecnicamente corrette, sono analoghe ai bilanci delle banche (anch'essi tecnicamente corretti) che contengono titoli tossici.

Tanto per cominciare il valore aggiunto del settore pubblico dipende da quanto si pagano gli impiegati pubblici (e quindi dipende da una serie di decisioni del governo); poi c'e' la stima dell'economia grigia (o nera) che in tempi di crisi diventa ancora piu' inaffidabile perche' basata su stime che sono valide (nella migliore delle ipotesi) in tempi "normali"; infine ci sono i servizi che ormai costituiscono il grosso dell'attivita' economica.

Alcuni settori di servizi (specie quelli avanzati) non si prestano facilmente ad un computo esatto basato sulla metodologia "antica e accettata" di contabilita' nazionale. Nei servizi finanziari ad esempio non si puo' calcolare in modo ragionevole un deflatore. Prendete le fusioni aziendali o una quotazione in borsa: per avere un indice di inflazione delle fusioni aziendali o delle quotazioni bisognerebbe che ogni anno si ripetessero esattamente le stesse operazioni, e che quindi il prezzo pagato per questi servizi fosse comparabile nel tempo. Analogamente potremmo chiederci qual e' il prezzo di un website? Ovviamente dipende dalla complessita', dalla grafica, dai moduli, ecc.. Ma non esiste un servizio omogeneo che si possa definire "creazione di website" per il quale si possono confrontare i prezzi tra un anno e l'altro. A causa di queste e tante altre ambiguita' esiste un ampio margine per scodellare stime formalmente corrette (i.e. accettabili secondo i criteri Eurostat) del Pil reale che registrino una crescita trimestrale nell'ordine dello 0.6%, o anche molto maggiore (o minore all'occorrenza).

A mio parere un indicatore molto piu' preciso della congiuntura economica e' il numero di occupati con contratto regolare nel settore privato (escludendo anche aziende tipo ENI, Enel, Municipalizzate e carrozzoni vari). E di variazioni positive in questa serie non mi sembra se ne vedano.

Per finire voglio anch'io proporre un piccolo problema: come e' possibile che l'indice di produzione industriale registri cali a due cifre e il Pil aumenti?