Familismo Amorale: alcune considerazioni sul libro di E.C. Banfield

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Il "familismo amorale" è spesso chiamato in causa per spiegare l'arretratezza sociale ed economica del meridione d'Italia. Se n'è discusso molto anche qui su nFA. Il termine è stato coniato da E. C. Banfield, e la tesi che l'arretratezza del meridione sia dovuta al familismo amorale è stata sviluppata nel suo influente libro "Le basi morali di una società arretrata". In estrema sintesi, Banfield sostiene che l'assenza di fermento associativo nel meridione, ed il conseguente sottosviluppo economico, sono da attribuirsi ad un ethos tipico delle popolazioni meridionali, che porterebbe gli individui a perseguire l'interesse immediato della propria famiglia nucleare, senza riguardo alcuno per l'interesse della collettività intera.

Ma è davvero possibile spiegare l'assenza di associativismo sulla base del familismo amorale, così come definito da Banfield? Ed il familismo, è poi così amorale? In questa nota, dopo un breve sommario della tesi di Banfield, faccio due osservazioni superficiali e correlate. Primo, il familismo amorale non è sufficiente a spiegare l'assenza di associativismo. Infatti, numerose associazioni producono un beneficio immediato per i propri membri. Secondo, il familismo amorale è, come regola di comportamento, molto simile al canone che gli scienziati sociali utilizzano per rappresentare sinteticamente il comportamento individuale. Dunque, o gli scienziati sociali sono fuori strada ed ad oggi hanno studiato solamente il meridione, o il familismo non può essere poi così generalmente incompatibile con le mores.

Il principale contributo del libro di Banfield sta, a detta dell'autore, nella formulazione di un'ipotesi che spieghi la differenza nella capacità di organizzarsi in gruppi, a scopo politico o economico, che si riscontra tra gli abitanti del sud d'Italia e quelli di altri luoghi, sia italiani che esteri. La teoria proposta da Banfield è che la mancanza di fermento associativo nel meridione, documentata efficacemente nei primi capitoli del suo libro, sia la conseguenza di un particolare ethos (inteso vagamente come: morale, modo di comportarsi, cultura, etc.) che egli definisce "familismo amorale".

Più precisamente, Banfield ritiene che la principale causa dell'arretratezza sociale (e di conseguenza anche economica) osservata nel 1955 a Montegrano (nome fittizio di un villaggio in provincia di Potenza che costituisce il suo caso studio) sia da mettere in relazione diretta col fatto che tutti i suoi abitanti si comportano come se  - cioè non necessariamente in modo cosciente - la seguente fosse la loro regola:

Maximize the material, short-run advantage of the nuclear family; assume that all others will do likewise. (cap.5 p.83 - edizione Free Press)


Ci sono tre aspetti che vanno evidenziati in questa massima: (i) il fatto che sia massimizzato soltanto il vantaggio della famiglia, e ignorato quello dell'intera società - da questa considerazione viene la formula "familismo amorale", perchè, sostiene Banfield, le persone morali sono quelle che hanno una tendenza ad andare oltre il proprio interesse personale per fare il bene della collettività; (ii), il fatto che l'ottica utilizzata sia quella di breve periodo e non di lungo; ed (iii) il fatto che la famiglia di riferimento sia quella nucleare e non quella estesa.

Questi tre punti costituiscono congiuntamente il familismo amorale. Nel tentativo di spiegarne l'origine Banfield avanza, in uno dei capitoli conclusivi, le seguenti ipotesi. L'amoralità, cioè (i), è dovuta sia ad una lassiva educazione ricevuta dai bambini di Montegrano, che ne enfatizza comportamenti da furbi e non ne reprime atteggiamenti individualistici, sia ad un meccanismo di premio/punizione essenzialmente arbitrario che impedisce (a suo dire) l'interiorizzazione di principi.  La scarsa lungimiranza dei Montegranesi, quindi il punto (ii), sarebbe dovuto all'alto tasso di mortalità. L'enfasi sulla famiglia nucleare, il punto (iii), è considerata da Banfield una conseguenza della scarsità della terra e dell'organizzazione feudale che si è protratta per maggior tempo al sud che al nord. Ma su questi aspetti Banfield non si sofferma a lungo, ed è chiaro che a questo punto non sta facendo altro che sostituire un'ipotesi tutto sommato verificata e falsificabile (la massima di comportamento) con altre ben più nebulose e poco argomentate. Quindi passiamo oltre.

Banfield è spesso vago sull'interpretazione che bisogna dare alla sua regola di comportamento. Si può ipotizzare che Banfield ritenesse l'ethos del familismo amorale, non come una risposta agli incentivi ed ai vincoli presenti (per esempio, la povertà), ma come un principio base del comportamento individuale. Questa mia interpretazione è confermata dal seguente passaggio:

Clearly a change in ethos cannot be brought about by the deliberate choice of the people in Montegrano. It is precisely their inability to act concertedly in the public interest which is the problem. And besides, how can people "choose" a morality? If they could choose it, it is because they already possessed it.

The possibility of planned change depends upon the presence of an "outside" group with the desire and ability to bring it about. If all Italians were amoral familists, no such group would exist. In fact, the political left, the church, and the industry of the north all contain elements wich might inspire and support reform in the south.

Nevertheless, it may be impossible to bring about the changes that are needed. There is no evidence that the ethos of a people can be changed according to plan. It is one thing to engineer consent by the techniques of mass manipulation; to change a people's fundamental view of the world is quite a different thing, perhaps especially if the change is in the direction of a more complicated and demanding morality.(cap.9 p. 156)


Nel capitolo chiave del libro (capitolo 5), sulla base del suo semplice principio riguardante il comportamento individuale, Banfield deriva una serie di conclusioni più macroscopiche, che effettivamente corrispondono a quanto lui osserva a Montegrano. Le riporto tutte (con qualche piccolo taglio) perchè meritano spazio:

1) In a society of amoral familists no one will further the interest of the group or community except as it is to his private advantage to do so.

2) In a society of amoral familists only officials will concern themselves with public affairs, for only they are paid to do so. For a private citizen to take serious interest in a public problem will be regarded as abnormal or even improper.

3) In a society of amoral familists there will be few checks on officials, for checking on officials will be the business of other officials only.

4) In a society of amoral familists, organization (i.e. deliberately concerted action) will be difficult to achieve and maintain. The inducements which lead people to contribute their activity to organizations are to an important degree unselfish and they are often non-material. Moreover it is a condition of successful organization that members have some trust in each other and some loyalty to the organization. In an organization with high morale it is taken for granted that they will make small sacrifices, and perhaps even large ones, for the sake of the organization.

5) In a society of amoral familists office holders, feeling no identification with the purpose of the organization, will not work harder than necessary to keep their places or to earn a promotion. Similarly, professional people and educated people generally will lack a sense of mission or calling. Indeed, official position and special training will be regarded by their possessors as weapons to be used against others for private advantage.

6) In a society of amoral familists the law will be disregarded when there is no reason to fear punishment. Therefore individuals will not enter into agreements which depend upon legal processes for their enforcement unless it is likely that the law will be enforced and unless the cost of securing enforcement will not be so great as to make the undertaking unprofitable.

7) the amoral familist who is an office-holder will take bribes when he can get away with it. But whether he takes bribes or not, it will be assumed by the society of amoral familists that he does.

8) In a society of amoral familists the weak will favor a regime which will maintain order with a strong hand.

9) In a society of amoral familists the claim of any person or institution to be inspired by zeal for public rather than private advantage will be regarded as fraud.

10) In a society of amoral familists there will be no connection between abstract political principle (i.e. ideology) and concrete behavior in the ordinary relationships of every day life.

11) In a society of amoral familists there will be no leaders and no followers. No one will take the initiative in outlining a course of action and persuading others to embark upon it (except as it may be to his private advantage to do so) and, if one did offer leadership the group would refuse it out of distrust.

12) The amoral familist will use his ballot to secure the greatest material gain in the short run. Although he may have decided views as to his long-run interest, his class interest, or the public interest, these will not affect his vote if the family's short run material advantage is in any way involved.

13) The amoral familist will value gains accruing to the community only insofar as he is likely to share them. In fact, he will vote against measures which will halp the community without helping him because, even though his position is unchanged in absolute terms, he considers himself worse off if his neighbors'position changes for the better. [...]

14) In a society of amoral familists the voter will place little confidence in the promises of the parties. He will be apt to use his ballot to pay for favors already received (assuming, of course, that more are in prospect) rather than for favors which are merely promised.

15) In a society of amoral familists it will be assumed that whatever group is in power is self-serving and corrupt.[...] Consequently, the self serving voter will use his ballot to pay the incumbents not for the benefits but for injuries, i.e. he will use it to administer punishment.

16) Despite the willingness of voters to sell their votes there will be no strong or stable political machines in a society of amoral familists.[...]

17) In a society of amoral familists party workers will sell their services to the highest bidders.[...].


E adesso vengo al mio primo punto. È a mio avviso un osservazione molto acuta che l'assenza di fermento organizzativo sia uno dei freni allo sviluppo di Montegrano. Tuttavia, il familismo amorale (vedi sopra la definizione di Banfield) è a mio parere un'ipotesi insufficiente a spiegare l'assenza di fermento associativo.

Infatti, il familismo amorale non spiega perchè non nascano organizzazioni che chiaramente beneficiano tutti gli individui che le formano. Cosa esattamente, nella regola del familismo amorale, impedisce la formazione di organizzazioni per la gestione dei beni pubblici, per la mutua assicurazione, etc.? In particolare, il comportarsi come familisti amorali non impedisce la scrittura di contratti di associazione. Soprattutto in un ambiente dove la legge dello stato è operante (Banfield sottolinea che vi sono pochi crimini commessi a Montegrano) e vi è interazione ripetuta e non anonima tra i Montegranesi.

Detto questo, si noti che sebbene Banfield spesso ricordi che questa cultura del familismo erode alla radice qualsiasi capacità di costruire relazioni ed organizzarsi,  questa affermazione è palesemente ad-hoc e non consegue dalla sua ipotesi base, che quindi rimane incapace di spiegare perchè organizzazioni profittevoli per i propri membri non vengano costituite.

Il mio secondo punto è il seguente. Tutte le 17 implicazioni del familismo amorale sembrano uscire da un libro di testo di economia applicata, derivate sulla base di un ipotesi di razionalità da parte di agenti economici auto-interessati (o interessati al proprio nucleo familiare). Per ognuno di questi 17 punti sarebbe a mio parere possibile indicare un'articolo di applied economic theory che trae conclusioni simili. Non ho il tempo di fare questo esercizio (se qualcuno ha suggerimenti sono benvenuti) e ho quindi preferito organizzare i punti secondo aree tematiche:

Teoria dei gruppi e delle organizzazioni: (1)-(2)-(4)-(8)-(9)-(11)-(13)
Principal-Agent Theory: (3)-(5)-(6)-(7)
Political Economy: (10)-(12)-(14)-(15)-(16)-(17)

Insomma, il quadro che ne emerge a mio avviso è uno nel quale i Montegranesi sono individui che rispondono agli incentivi in modo razionale. Inoltre le loro preferenze sono selfish, e dunque molto standard in economia e social choice. Sebbene siano razionali, i Montegranesi sono considerati amorali da Banfield perchè invece di essere benevolenti e altruisti, si occupano solamente dei propri interessi e di quelli della loro famiglia.

Concludo con una ulteriore riflessione. Per Banfield la moralità è definita (molto ingenuamente) come uno stato d'animo che spinge ad essere generosi in modo disinteressato. Come già osservato, tale generosità non è però per Banfield un codice di comportamento emergente dall'interazione tra individui autointeressati, ma un qualcosa di innato. Inoltre, Banfield ritiene che la moralità rappresenti un collante ancestrale e molto importante affinchè la società civile stia in piedi e funzioni. Infatti afferma che:

Amoral familism is not a normal state of culture. It could not exist for long if there were not an outside agency - the state - to maintain order and in other respect to mitigate its effects. Except for the intervention of the state, the war of all against all would sooner erupt into open violence and the local society would either perish or produce cultural forms - perhaps a religion of great authority - which would be the functional equivalent of the "social contract" philosophers used to write about. Because the larger society has prevented indigenous adaptation of this kind without making possible the full assimilation to itself of the local culture, the Montegrano ethos exists as something transitional, and in some sense, unnatural. (cap.9 pp.155-156)

Lascio da parte la questione se la cultura del sud sia cambiata o meno tra gli anni '50 ed i giorni nostri, ed in che senso il familismo amorale debba essere qualcosa di necessariamente transitorio. Concludo invece osservando: è veramente necessaria la moralità (intesa à la Banfield) affinchè una società non collassi su se stessa? Il mio primo punto già allude ad una risposta negativa. Ma se non bastasse la mia opinione, anche la tradizione inglese cui Banfield stesso si ispira (è chiaro il riferimento ad Hobbes nella precedente citazione, ed è con una di lui citazione che il libro si apre) sembra orientarsi verso una risposta negativa. Come dice Adam Smith, in un passo che è diventato un'icona del pensiero economico:

Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio, che noi ci aspettiamo la nostra cena, ma dal loro rispetto nei confronti del loro stesso interesse. Noi ci rivolgiamo, non alla loro umanità ma al loro amor proprio, e non parliamo loro delle nostre necessità ma della loro convenienza.

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