Corte o casta?

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L'equilibrio politico italiano è meglio rappresentato dal modello/metafora di una casta o da quello di una corte (tipo rinascimentale)? Da entrambi.

Quale modello (o metafora) meglio caratterizza l'equilibrio politico in cui si trova l'Italia? Recentemente molti, inclusi noi stessi, hanno utilizzato il modello casta:  un gruppo di persone che sfrutta a proprio personale vantaggio una notevole rendita di posizione. Il bel libro di Stella e Rizzohttp://it.wikipedia.org/wiki/La_casta ha introdotto il modello e lo ha motivato, diremmo empiricamente, documentando estensivamente i vantaggi privati e personali, che i politici garantiscono a se stessi a mezzo di leggi e regolamenti (stiamo parlando di rendite legali, la corruzione è un'altra questione, ancorché connessa).

Il libro di Maurizio Viroli propone invece un diverso modello, più complesso e articolato, il modello corte. Per "corte" si intende, con analogia storica, la corte rinascimentale, con un signore centro di potere smisurato (relativamente a chiunque altro nell'equilibrio politico), un gruppo di cortigiani il cui potere e ricchezza discende direttamente dal signore, e una moltitudine di sudditi (o servi) potenzialmente liberi - o meglio, la cui libertà discende anch'essa dal signore. Il libro (1) definisce i termini del modello con una certa attenzione, rifacendosi in larga parte (ma non solo) alla letteratura rinascimentale che per prima ha classificato vari equilibri politici e ne ha delineato le caratteristiche, e (2) argomenta per mezzo di esempi la sua tesi, che l'equilibrio politico in Italia instaurato dopo la "discesa in campo" di Berlusconi sia un equilibrio di "corte".

Proviamo quindi a riassumere brevemente il libro, distinguendo la parte "teorica"  (1) dalla parte empirica (2). Il libro non è esattamente organizzato in questo modo: teoria e fatti/esempi sono mescolati. Questo facilita il lettore e fa del libro una lettura perfetta per l'estate, ma non agevola un'analisi compiuta della sua tesi.

Teoria. L'equilibrio politico di corte ha la proprietà che se anche i sudditi sono liberi da costrizioni autoritarie, tale libertà discende dal signore, che può arbitrariamente loro toglierla, in virtù del suo smisurato potere. La distinzione tra la semplice libertà da costrizioni e libertà dei cittadini, che sono liberi in quanto tali e non in virtù della generosità del signore, è ricondotta a Cicerone e poi a Machiavelli, fino a Locke e Rousseau - mentre il rifiuto della distinzione è addebitato a Hobbes. La questione par chiara: i cittadini non sono soggetti a una opzione sulla propria libertà ad esercizio del signore, mentre i sudditi si.

Il potere smisurato del signore è generalmente incentivo sufficiente perché un gruppo di persone si specializzino nel soddisfare i desideri del signore stesso. I migliori tra essi sono addirittura in grado di anticipare i suoi desideri. Essi conducono una vita da privilegiati, potremmo dire da "casta", ma possono in ogni momento essere spogliati dei loro privilegi dal signore. Caratteristiche della vita del cortigiano sono quindi, da un lato, la necessità di guadagnare la fiducia del signore con ogni mezzo, incluse la menzogna e l'adulazione e, dall'altro, la paura di perdere questa stessa fiducia. La corte ha tipicamente una serie di palazzi (di proprietà del signore o a lui direttamente riconducibili) in cui svolge la propria attività,  un poeta e un menestrello, che cantano il signore, così come una serie di favorite e aspiranti favorite, e dei notabili che si occupano della sua vita pubblica e dei rapporti del signore coi sudditi. L'analisi compiuta della corte e del carattere del cortigiano è ricondotta a Il libro del cortigiano di Baldassar Castiglione.  Per quanto storicamente le corti nascano nei principati, cioè in regimi totalitari, vi sono esempi di corti in sistemi politici formalmente repubblicani, primo fra tutti il caso dei Medici a Firenze dopo il 1512. A Machiavelli è da ricondursi il primo studio analitico di come una corte possa formarsi all'interno di una repubblica, attraverso una invasione e personalizzazione della struttura istituzionale.

I sudditi spesso accettano l'equilibrio politico di corte, o meglio lo favoriscono. Questo avviene tipicamente qualora un popolo sia caratterizzato da un animo servile, cioè da tratti culturali caratterizzati dalla poca stima di sé e degli altri.

Fatti/esempi. Il signore è facilmente identificabile in Berlusconi. Il suo potere smisurato deriva dalla sua ricchezza personale e soprattutto dal controllo di televisioni e giornali che contribuiscono esplicitamente alla formazione dell'opinione pubblica. La corte è composta da uomini di fiducia ricompensati con il potere politico, dagli avvocati che si occupano degli affari privati del signore, ai giornalisti che lavorano per i suoi giornali e le sue televisioni, alle veline e altre belle amenità che si occupano di di allietarne le serate. Gli esempi nel libro corrispondono bene al concetto di corte: le ville private in cui la corte si riunisce (da Palazzo Grazioli, ad Arcore, a Villa Certosa),  le poesie di Bondi (vale la pena di leggere A Silvio), le canzoni del menestrello Apicella,  l'inno "meno male che Silvio c'è",  il telegiornale di Emilio Fede,  il comune di non-so-dove che vuole dedicare una via alla mamma di Berlusconi, i notabili Ghedini, Previti, Dell'Utri. Il tutto come da manuale di Baldassar Castiglione!  E come da manuale l'equilibrio politico di corte si traduce in una personalizzazione anche istituzionale delle politica, nella pretesa di una Costituzione naturale che richiama una democrazia diretta in opposizione a quella scritta che delinea invece una repubblica parlamentare.

Sulla  questione dell'animo servile dei sudditi, il libro cita ad esempio i giudizi espressi sul carattere degli italiani da  Leopardi, e più avanti, da Croce, i fratelli Rosselli, Ernesto Rossi. Inoltre le elites, che il popolo esprime, anche quelle all'opposizione del signore, sarebbero anche esse un esempio di fiacchezza morale, non avendo la forza di opporsi alla trasformazione  da cittadini in sudditi che è obiettivo ultimo del signore.

L'ultimo capitolo del libro è un inno al risorgimento - a un nuovo risorgimento, ovviamente, di là da venire - basato sulla cultura repubblicana, dove i concetti di virtù, onestà, dovere civile, ragione morale, eccetera fanno la parte dei protagonisti. Viroli ritiene la Costituzione un fondamento ideale sufficiente a tale risorgimento e si riallaccia in questo e altro all'ultimo libro di Paolo Sylos Labini, Ahi serva Italia. Un appello ai miei concittadini.

Io ho trovato il libro molto bello. È scritto bene, anche se una seconda lettura si rende necessaria per afferrare con chiarezza la relazione tra teoria e fatti. A mio avviso il modello corte spiega molto bene il cuore e i dettagli dell'equilibrio politico dell'Italia di Berlusconi. È anche da notare che il modello corte ingloba bene il modello casta, che ovviamente ha anch'esso una suo supporto empirico (anzi, sulle linee del modello si potrebbe argomentare che l'esistenza di una casta al momento della "discesa in campo" è stata assolutamente funzionale alla nascita della corte). Una prova del successo esplicativo del modello è che, una volta esposti al concetto di corte, non si può fare a meno di osservare la politica del paese con questi occhi, e vedere cortigiani ovunque. In questi giorni poi, ogni dichiarazione politica può essere letta come dichiarazione di fiducia nel signore, fino al ridicolo: ieri anche il ministro Gelmini - forse uno dei ministri più indipendenti - forse proprio per questa ragione - ha sentito il dovere di rinnovare i voti di fedeltà e adulazione al signore

 

[Il ministro Gelmini; ndr] trova che nella vicenda [Fini; ndr.] ci sia «una morale». Quale? «Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare».

Ministro, mi diventa John Belushi? «Voglio dire che quando la battaglia si fa difficile, in campo resta solo Berlusconi».

Marco Cremonesi, dal Corriere del  12 Agosto

 

Che altro dire?

La questione dell'animo servile degli italiani è meno convincente. Andrebbe meglio sviluppata, sia teoricamente che empiricamente. Mi pare abbastanza centrale alla tesi del libro, anche se capisco che è un enorme cesto di vipere. La questione del nuovo risorgimento repubblicano nell'ultimo capitolo è anch'essa non sviluppata. Anche se la lettura della Costituzione è fresca - o almeno lo è per me.

Gran bel libro: mi ha rovinato l'estate!

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