Chi ha paura del buio?

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Questo articolo da Il Fatto potrebbe mettere paura. Provo a discutere la questione senza addentrarmi negli aspetti tecnici.

La giornalista del Fatto dopo aver titolato

ll Giappone sulla strada per Olduvai

si premura di spiegarci che

La teoria di Olduvai è stata elaborata da Richard Duncan nell’ormai lontano 1989 e ipotizza che la civiltà industriale, qui definita dalla produzione elettrica pro-capite, avrà una durata di vita pari a cento anni: 1930-2030. Secondo Duncan, il surplus energetico che ha consentito lo sviluppo industriale globale ha già smesso di crescere e vedrà presto una rapida discesa, fino al ritorno ad una situazione di equilibrio energetico con le risorse naturali. Olduvai è il luogo, in Tanzania, considerato la culla della civiltà umana.

Ora secondo me ce n'è abbastanza per cagarsi addosso e, se vi sembro esagerato, pensate che c'è gente che si spaventa per questa roba, figuriamoci una pagina scientifica di wikipedia e in inglese...

Dopo qualche altro link poco tranquillizzante (questo e questo) osserva che

Tokio sembra così avviarsi sulla strada per Olduvai e confortare la narrazione di Duncan.

e in particolare conclude:

Mentre alle decine di migliaia di contadini profughi della zona intorno a Fukushima si comincia a spiegare, con tatto, che forse non potranno mai più mettere piede sulla terra che i loro padri hanno coltivato per millenni. Ma sembra che al momento rifiutino ostinatamente di afferrare il concetto.

A parte l'immagine di contadini in fuga dal contagio a lunghissimo termine (che salvo errori non mi sembra ancora confermato), mi pare sfugga che c'è stata una catastrofe naturale e non un dottor stranamore a cui è scappata di mano la macchina-fine-del-mondo. Contro questi eventi c'è poco che possiamo fare, a parte sdrammatizzare.

Ma a qualcuno potrebbe rimanere in testa l'interrogativo: stiamo per restare al buio? Le risorse grazie alle quali produciamo energia si esauriranno mentre la nostra civiltà è ancora in vita? Tornereremo all'età della pietra? Un ipotesi meno pessimista potrebbe essere semplicemente che troveremo nuovi modi per mantenere il nostro benessere (e magari aumentarlo) rendendo più efficiente il consumo delle risorse disponibili.

Proviamo a guardarci un po'indietro: la popolazione mondiale dal 1850 al 2000 è cresciuta da 1,2 a quasi 6 miliardi di individui (fonte wikipedia). Centosessant'anni fa sarebbe stato lecito chiedersi se in futuro ci sarebbe stato abbastanza da mangiare per tutti. Oggi abbiamo la risposta e questo report di The Economist guarda al prossimo obbiettivo, che tra 30 o 40 anni potrebbe essere di 9 miliardi di individui. Com'è stato possibile aumentare in questo modo la quantità di generi di sussistenza? Il grafico che segue, tratto dallo stesso speciale, mostra il miglioramento della produttività nell'agricoltura.

Certo, come nei prospetti informativi d'investimento, la performance passata non è una garanzia per il futuro. Però dimostra che la scarsità delle risorse stimola l'innovazione tecnologica e che quest'ultima consente di produrre le stesse quantità di prodotti (o anche maggiori) con quantità minori di fattori produttivi.

I numeri che seguono si riferiscono alle emissioni di anidride carbonica che potremmo considerare una buona approssimazione del consumo di energia da fonti fossili e sono tratti dal sito della Treccani.

Come si può vedere lo shock petrolifero degli anni settanta non ha fermato la crescita economica per sempre, ma ha aperto la strada a nuovi modi per crescere consumando meno petrolio.

Il secondo grafico mostra lo stesso fenomeno su un orizzonte più ampio: quando l'economia cresce e la scarsità rende alcune risorse troppo costose, impariamo ad usarle in modo più efficiente. Naturalmente non ho fornito argomenti scientifici per sostenere con certezza che non rimarremo al buio, ma mi sembra che guardando al passato non ci sia di che farsi prendere dal panico.

Questo se ci limitiamo semplicemente al meccanismo per cui la scarsità delle risorse ne fa aumentare il prezzo e l'aumento dei prezzi incentiva l'innovazione tecnologica. Ma va aggiunto che talvolta le innovazioni possono modificare radicalmente il modo in cui viviamo e consumiamo energia. Per non tirare in ballo le solite rivoluzioni industriali ed elettroniche proviamo a guardare semplicemente a internet e fare qualche esempio a caso:

  1. Grazie alle videoconferenze a basso costo e alla formazione a distanza è possibile viaggiare di meno per lavoro e studio quindi consumare meno energia (oltre che risparmiare tempo).
  2. Prenotazioni e acquisti via internet e gestione informatica delle scorte consentono di gestire in modo più efficiente i magazzini, la produzione degli impianti e il trasporto delle merci.
  3. L'accesso alle banche dati, alle versioni elettroniche delle pubblicazioni (e l'iPad!) consentono di spostarsi di meno per fare ricerca e stampare meno copie cartacee di libri e riviste.

Questo per dire che, semplicemente applicando tecnologie già esistenti, esistono enormi possibilità di ridurre i consumi di energia in parte già in atto, senza peggiorare il nostro tenore di vita.

Per definizione le risorse sono scarse, ma perchè mai la scarsità dovrebbe riportarci al medioevo e non, semplicemente, ad una gestione più efficiente delle stesse e a nuove invenzioni? Posto che mortali siamo, periodicamente il memento mori ci tocca, come rispondiamo, però dipende solo da noi. Un'idea potrebbe essere questa.

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Commenti

Ci sono 116 commenti

Beh,

Collegare l'attuale situazione in Giappone con la teoria di Olduvai e' proprio una chiara esagerazione! Posso rispondere con questi due articoli (il secondo dei quali si riferisce a un articolo scientifico di un climatologo), tanto per fare due esempi.

Detto questo, la possibilita' di "rimanere al buio" e' reale, e le politiche energetiche non vanno assolutamente prese alla leggera. I fatti di Tokyo dimostrano che la dipendenza energetica del mondo moderno e' un elemento di notevole fragilita'.

Bell'articolo! Purtroppo al catastrofismo, che forse è insito nella cultura Cristiana (in fondo siamo stati cresciuti con l'idea dell'Apocalisse), si aggiunge la sfiducia nella scienza e nelle sue possibilità. In Italia quando si parla di OGM diventano tutti isterici, l'acqua colorata degli omeopati funziona ecc

Soprattutto una certa sinistra* cavalca questa sfiducia verso la tecnologia. Forse non sopportano che il "sistema capitalista" abbia vinto e cercano di trovare speranze di un futuro crollo.

Non ricordo chi disse: se nel medioevo avessero avuto il computer, avrebbero calcolato che nel 2000 saremmo stati sommersi dal letame dei cavalli da carrozza"

PS

Ad esempio penso a Chiesa e soprattutto al Dario Fo che presentando un libro su la7 su non so che "pensatore" diceva: Lo prendevano per pazzo perchè diceva che il petrolio sarebbe finito e la macchine si sarebbero fermate ed invece oggi vediamo che aveva ragione lui" con Crozza che lo guardava interrogativo (ma senza osare chiedere: che ca**o dici).

 

Se fosse solo "certa sinistra" a propagandare truffe come l'omeopatia mi preoccuparei poco, la cosa peggiore è che non c'è salvezza ovunque ci si giri.

A partire da questo:

www.ilgiornale.it/speciale_omeopatia/speciale-id=108-tipo=77-rss=0

per andare a finire nella marea di stupidaggi che sono state dette da politici di destra per difendere quel cialtrone venditore di olio di serpente che è stato il professor Di Bella.

Detto questo le cure inutili sono un bene per l'umanità perchè eliminano dalla popolazione una buone frazione di imbecilli che gli credono, quello che non sopporto sono le persone che non fanno vaccinare i figli oppure gli fanno bere latte non pastorizzato crudo esponendoli ad un concreto rischio di infezioni che possono portare al blocco renale con successivo trattamento di dialisi vita natural durante.

Massimo, sull'esempio dell'agricoltura da cui parti, mi permetto di segnalare il bel libro del vostro Giovanni Federico "Feeding the World" (Princeton University Press, 2005). Io lo sto leggendo molto a rilento, ma è una bella analisi dei fattori che hanno consentito la crescita della produttività: non solo tecnologia, ma anche contratti, politiche agricole ecc.. Il "miracolo" dell'agricoltura, poi, e' di aver aconsentito un aumento della produzione (di un fattore pari a 10 tra il 1800 e il 2000, contro un fattore pari a 6 della popolazione) a prezzi decrescenti e impiegando una quota decrescente di occupati (che, quindi, sono potuti andare nell'industria e nei servizi, assicurando il benessere in cui viviamo).

 

impiegando una quota decrescente di occupati (che, quindi, sono potuti andare nell'industria e nei servizi, assicurando il benessere in cui viviamo).

 

Di questi una certa quota si è reimpiegata in politica :-)

Ma perché il rapporto tra emissioni di CO2 e PIL, in assenza di innovazione tecnologica, dovrebbe essere lineare?

non per fare il precisino, ma già una che scrive Tokio al posto di Tokyo (i Tokio sono i Tokio Hotel...e anche qui ho detto tutto...)

 

Sul topic poi concordo poi con l'autore dell'articolo, ricordando anche che grazie alla tecnologia, nonostante lo shock petrolifero, l'energia consumata globalmente è aumentata e in continuo aumento. La scarsità di risorse non deve essere un problema, ma uno stimolo a migliorarsi, per come la vedo io. Per fortuna non ci sono solo catastrofisti pro medioevo a questo mondo

Il secondo grafico (produzione CO2 vs PIL) trae in inganno perché non tiene conto di un'importante cambiamento nella produzione di energia che c'è stato dal '60/'70 in poi. Mentre prima di produceva energia solo da carbone e petrolio (e in minima parte dall'idroelettrico) poi si sono aggiunti in quota sempre maggiore nucleare (CO2=0) e gas naturale (che ha emissioni di CO2 <<< del carbone e del petrolio). Sarebbe più corretto ragionare sui BTU equivalenti consumati.

Per rendere più chiara la cosa ci aggiungerei anche questo (riferito però ai soli USA):

 

per la precisazione. 

Una domanda per l'autore dell'articolo (molto interessante) o per chi ne sa piu' di me.

L'aumento delle rese per unita' di superficie coltivata quanto dipende dalla quantita' di energia immessa nel processo (sotto forma chesso' di carburante per le macchine agricole, costo energetico per la produzione di fertilizzanti...)? 

Credo che questo abbia una certa importanza per poter prevedere: una crescita intensiva (e' cambiata la funzione di produzione per via di tecnologie piu' raffinate, knowhow migliore) e' molto diversa da una crescita estensiva, in cui semplicemente si aggiunge un altro input, l'energia, destinato a divenire piu' scarso.

non sono tra quelli che propugnano il "moriremo tutti" come l'articolista del fatto, ma penso che un problema ci sia.

E' vero come dice Famularo che la tecnologia porta a fare le stesse cose con meno consumo energetico, ma spesso quest'aumento di efficienza porta ad un aumento complessivo del consumo energetico perchè si libera energia per altri consumi non possibili prima (paradosso di jevons, pur con tutte le limitazioni del caso)

E se, semplicemente, cominciassimo (cominciassero i paesi dove si muore di povertà) a fare meno figli ? Se c' è molta domanda e, per ora, poca offerta, non sembra malvagio diminuire la domanda.

 

Ma perche' porre limiti ai deliri neomalthusiani? Questi si che hanno capito tutto.

 

intanto

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/04/19/news/nucleare_governo-15134078/?ref=HREA-1

 

Il governo ha deciso di soprassedere sul programma nucleare ed ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all'esame dell'aula del Senato, l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.
Una scelta che avrà con ogni evidenza l'effetto di far decadere il quesito referendario per l'abrogazione della legge con cui si apriva la strada al ritorno dell'energia atomica in Italia.
La scelta dell'esecutivo era stata in qualche modo anticipata da una serie di uscite del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, molto critiche nei confronti dell'opportunità di massicci investimenti sul nucleare. Dichiarazioni culminate oggi con l'intervento davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo. Tremonti in quella sede ha sostenuto l'opportunità di finanziare lo sviluppo delle energie alternative nel quadro di investimenti pubblici di interesse collettivo. "Questa fase - ha detto Tremonti - va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza".

 

 

"fateme capì": il nucleare era o non era strategico? Oppure è una ripicca per boicottare il nucleare francese? Oppure, magari il nucleare era solo un modo per spartire commesse in progetti, studi, consulenze ecc. per i soliti noti senza mai costruire una centrale? No, aspetta, adesso ho capito:

senza il traino del referendum sul nucleare salta il numero legale al referendum sul legittimo impedimento.

Ohmygod. Che buffoni



 

 

perspicace il ragazzo ;)

Oppure, magari il nucleare era solo un modo per spartire commesse in progetti, studi, consulenze ecc. per i soliti noti senza mai costruire una centrale?

O forse si sono accorti che con le rinnovabili è ancora più facile generare commesse in progetti, studi, consulenze ecc. da spartire fra i soliti noti.

Per quanto riguarda specificamente l'articolo e la sua autrice io non mi preoccuperei più di tanto, a meno che non aspiriate ad andare in vacanza con lei a Prudhoe Bay.

Il problema del deficit energetico giapponese invece è serio, e il governo sta cercando di porvi rimedio incrementando l'uso di altre fonti di energia, come carbone e gas naturale, oltre che tenendo regolarmente in funzione le centrali nucleari che non sono state danneggiate e evidentemente risparmiando elettricità il più possibile, mettendo in pratica i risultati di studi già effettuati per tempo.

Segnalo un recente rapporto di HSBC sulle prospettive energetiche al 2050 (per chi non si vuole trasferire a Olduvai).

oltre che tenendo regolarmente in funzione le centrali nucleari che non sono state danneggiate e evidentemente risparmiando elettricità il più possibile,

Guarda che la maggior parte dell'energia è usata da fonte non elettrica es. trasporti, riscaldamento industria pesante (cementifici, termovalorizzatori, fonderie...)

Il problema è più ampio.

L'accesso alle banche dati, alle versioni elettroniche delle pubblicazioni (e l'iPad!) consentono di spostarsi di meno per fare ricerca e stampare meno copie cartacee di libri e riviste.

È da notare che il consumo della carta, anziché diminuire con l'arrivo del digitale, è letteralmente esploso. Infatti, ora chiunque può fare il "tipografo" in casa, e la tentazione è forte. Ecco una tabella (provenienza CEPI):

Tabella consumo carta ultimi 20 anni

La cosa non mi sorprende. Gli uffici  (almeno alcuni in Italia che conosco) sono ancora pieni di persone  e che faticano a leggere a video e stampano anche le email.

Tuttavia credo che i presupposti per leggere comodamente in formato elettronico esistano già e che non possano non avere un impatto, almeno in prospettiva, sul consumo di carta.

Ad es io sono abbonato a ilfatto in pdf e non ne ho mai stampato una copia e leggo comodamente libri sull'iphone. L'unico problema al momento, secondo me, sono gli assurdi limiti dei formati proprietari. 

Grande M. Seminerio aka Phastidio, che comincia con questa memorabile citazione:

Dobbiamo fare il nucleare».  Lo ha detto il ministro dell’Economia,Giulio Tremonti intervenendo al Workshop Ambrosetti. «Tutti dicono che l’Italia – ha sottolineato – è un po’ debolina sul Pil: noi competiamo con paesi che hanno il nucleare». Sulla questione del nucleare il ministro ha poi aggiunto: «voglio vedere chi ha davvero il coraggio di dire no del tutto» (Ansa, 5 settembre 2010)

ROFLMAO... a proposito, ma non ci sono delle penali da pagare ad Areva?

 

 

 

 

 

ROFLMAO... a proposito, ma non ci sono delle penali da pagare ad Areva?

A prima vista direi di no; eravamo ancora alla fase "Memorandum of understanding" ma non ne sono sicuro.

 

 

 In mattinata, durante un ‘intervento al Parlamento Europeo, a Bruxelles, sui piani del governo per il nucleare si era espresso negativamente Giulio Tremonti. Dopo quello che è successo in Giappone, alla centrale di Fukushima,che “non è solo un banale incidente”, per il ministro dell’Economia è necessaria una “riflessione economica e non solo”. Forse è arrivato il momento, ha continuato Tremonti, di rispondere con il “finanziamento di piani per le energie alternative anche con gli Eurobond”, cioè l’emissione comune di titoli di Stato europei.

Gli EuroBOND!

Hanno la faccia come il culo.

Pur apprezzando l'articolo di Massimo e condividendone l'impostazione, mi pare del tutto naturale che, volendo mettere in risalto una tematica, un giornalista possa esasperare gli aspetti più critici del problema stesso per darne maggiore risalto.

Del resto è naturale che non fra cinquanta o non fra cento anni, ma le fonti fossili di energia sono, per loro natura, finite; si tratti di gas, carbone, petrolio o uranio.

E' altrettanto noto che i maggiori consumi di energia non sono dati dalla produzione di elettricità (la Francia, con 62 centrali nucleari, inporta più petrolio dell'Italia), ma dai trasporti e dall'industria (la Cina, con la crescita di 18 milioni di nuovi automobilisti all'anno +30%, non potrà diminuire i suoi consumi petroliferi, con tutte le centrali nucleari in progetto).

Infine, se è vero che la produzione di derrate alimentari è aumentata in misura maggiore dell'aumento della popolazione, bisognerebbe domandarsi perchè nel mondo, oggi, ci sono oltre un miliardo di persone chge non hanno cibo a sufficienza (lo spreco dei paesi ricchi non è un'enorrme irrazionalità  per le risorse impiegate?).

Forse per il nucleare italiano la risposta è più semplice: non ci sono soldi (che fine ha fatto il ponte sullo sullo stretto?)

mi pare del tutto naturale che, volendo mettere in risalto una tematica, un giornalista possa esasperare gli aspetti più critici del problema stesso per darne maggiore risalto.

A me non pare naturale, credo che un giornalista dovrebbe informare le persone e, quando parla di temi complessi, aiutarle a comprendere non incoraggiare paure irrazionali.

Del resto è naturale che non fra cinquanta o non fra cento anni, ma le fonti fossili di energia sono, per loro natura, finite;

Sì a questo proposito ho linkato il video di Troisi.

E' altrettanto noto che i maggiori consumi di energia non sono dati dalla produzione di elettricità (...), ma dai trasporti e dall'industria 

oltre a quanto già detto per le conf call e l'ipad credo sia utile guardare questo

Infine, se è vero che la produzione di derrate alimentari è aumentata in misura maggiore dell'aumento della popolazione, bisognerebbe domandarsi perchè nel mondo, oggi, ci sono oltre un miliardo di persone chge non hanno cibo a sufficienza (lo spreco dei paesi ricchi non è un'enorrme irrazionalità  per le risorse impiegate?).

Beh credo che la fame nel mondo abbia più a che fare con come le risorse sono distribuite che non sul fatto che le risorse siano o meno sufficienti per tutti. 

 

Tanto per dire quanto mi possa fidare di cio' che scrive:

http://giappopazzie.blogspot.com/2011/03/bufale-terremoto-e-nucleare.html

La billi e' una picchista del petrolio, una che ha scoperto il mox 3 settimane fa e inonda di catastrofismo il web a colpi di copia incolla. Fate voi.

PS

Dopo un mese di fregnacce e notizie inventate o mal tradotte ne ho abbastanza di gente come quella che viene presa sul serio.Scusate lo sfogo.

Per chi volesse approfondire un minimo:

http://giappopazzie.blogspot.com/2011/03/crisi-energetica-nel-kanto-e-tohoku.html

Oppure gli altri 30 e rotti post degli ultimi due mesi cosi' vi rendete conto del livello della stampa italiana Repubblica (con Visetti) in primis.

http://giappopazzie.blogspot.com/2011/04/vogliamo-e-pretendiamo-la-testa-di.html

http://giappopazzie.blogspot.com/2011/04/il-fatto-quotidiano-e-lintervista.html

http://giappopazzie.blogspot.com/2011/04/ling-ruffatti-risponde.html

Debora Billi, (http://petrolio.blogosfere.it/), e Anna Ryden (http://oronero.wordpress.com/) hanno in TOD ( www.theoildrum.com )   il principale punto di riferimento (lo scrivono loro).

Una settimana fa su TOD è stato pubblicato questo interessante post:

Will the decline in world oil supply be fast or slow?

Posted by Gail the Actuary on April 18, 2011 - 11:15am

www.theoildrum.com/node/7786

 

 

Certo la cosa mette qualche brivido. Anche perchè le nazioni prima di tagliare l'energia elettrica proveranno in tutti i modi a mantenere i livelli di benessere a cui i cittadini sono abituati.

Inoltre, la fine delle risorse petrolifere a buon mercato avrà conseguenze anche su altri settori, oltre a quello energetico, quali ad esempio, materie plastiche ed agricoltura (fertilizzati e derivati).

La trasformazione delle reti energetiche e dei piani epocali di cambiamento industriale dovrebbero essere già in atto, ma pare che sia troppo difficile politicamente iniziarlo a fare realmente.

 

 

Certo la cosa mette qualche brivido.

Ecco, direi che l'intento del post era esattamente evitare questo.

 

Non sto tratteggiando uno scenario alla olduvai, sto dicendo che abbiamo un problema che mi pare sottovalutato.

 

Da chi?

Come tu stesso sottolinei i prezzi reagiscono a tale situazione, segnalando la situazione di aumentata scarsità (la scarsità c'è sempre, solo che a volte è maggiore che altre). Se ben intendo svariati soggetti economici (svariati milioni) si stanno dando da fare in svariati modi per far soldi o ben offrendo altre fonti di energia, o ben cercando petrolio altrove o ben cercando di inventare maniere di star bene consumandone meno, di petrolio.

Cos'altro dovrebbe succedere? Chi sta sottovalutando cosa?

P.S. Tutto questo ammesso, ma certamente non concesso, che i due grafici che mostri segnalino una situazione che dovrebbe metterci i brividi. A me sembrano solo indicare che le chiacchere di Tremonti&Co sulla speculazione mondiale erano buffonate, come ovviamente si notò al tempo.

Non dimentichiamo poi che per aumentare la produzione di petrolio bisogna scavare pozzi, spesso in condizioni climatiche tremende, e ci vogliono mesi o anni, specie per i nuovi giacimenti. Se il prezzo si alza per 6 mesi l' economicita' dei giacimenti marginali cambia molto poco.

Non ho dubbi che i cambiamenti tecnologici faranno si che gli scenari alla billi non si verificheranno.

Temo che ci avviamo un periodo di prezzi petroliferi "stabilmente" alti.

qui in un intervista (datata) a businessweek, il CEO di petrobras fa una dichiarazione, seppur interessata, allarmante:

According to the company's projections, production from existing fields will fall from a little over 80 million barrels a day to maybe half of that even if new techniques are used to slow their rate of decline. So just keeping global production flat is going to require lots of new fields. Says Gabrielli: "We [the world] need to replace one Saudi Arabia per three years."

Se questo si verifica, e ripeto il se, temo che l'efficienza energetica , le altre fonti di energia ecc. non sono pronte in misura tale da ridurre l'impatto nell'immediato. Sono convinto che lo saranno alla lunga.

Spero d'essermi spiegato meglio e, soprattutto, di sbagliare.

marcodivice

 

Sottoscrivo in pieno il commento di Michele.

Probabilmente quello che è furoviante è l'idea che "Qualcuno dovrebbe occuparsi della cosa" immaginando un governo o organizzazione sovrannazionale che dovrebbe prendere dei provvedimenti.

La Mano invisibile si sta già occupando della cosa e, come sempre, è più rapida nelle reazioni di qualunque governo o istituzione umana.

A proposito di come la necessità porti a nuovi sviluppi tecnologici; un'interessante notizia (anche se non è esattamente come l'hanno riportata molti giornali italiani)

http://news.sciencemag.org/sciencenow/2011/03/spinning-the-suns-rays-into-fuel.html?ref=hp

 

Come popolo siamo avanti, altro che! Ad esempio: in Puglia il problema energetico viene risolto da una brillante combinazione di energie nuove (l'eolico) e antiche (la schiavitù) entrambe rinnovabili! :-)

PS A Olduvai ce li avevano gli schiavi?

La rarefazione delle risorse viene aggirata dall'innovazione tecnologica, che in un sistema in cui lo stimolo è solamente il denaro produce rarefazione di un'altra risorsa, in un circolo vizioso da cui non usciremo mai.

A mio modesto avviso all'articolo manca qualsiasi tipo di analisi qualitativa, il centro della tesi è "troveremo nuovi modi per mantenere il nostro benessere": se il cibo che mangio sa di plastica non mi interesserà che sia abbondante ed a basso prezzo; non si possono trattare i beni che sostengono il nostro benessere alla stregua di stock di motofalciatrici. Altrimenti di che "qualità della vita" stiamo parlando?

Scusa ma, inizia a farla tu l'analisi qualitativa e a dimostrare quello che dici, invece di luoghi comuni sui sapori di una volta.

Il cibo sa di plastica? Rispetto a quando?  Mai come adesso esistono controlli, presidi "slow food", prodotti locali a Km zero o sushi fresco direttamente dal giappone, riscoperta dei prodotti tipici e, nel più sfigato dei supermarket, puoi scegliere la stagionatura del Prosciutto e del formaggio.

La classe media ed il popolo non hanno mangiato mai meglio di adesso, a meno che tu non vivessi nelle pubblicità del Mulino Bianco :-)

 

Ringrazio Corrado per aver risposto. A mio avviso la storia della "qualità" è sufficiente per lanciare un allarme Troll.

Se ha qualcosa da dire faccia la cortesia di articolare un ragionamento che abbia un minimo di costrutto, altrimenti e impossibile risponderle.

Saluti

 

Condivisibile l'articolo, tranne che  per una precisazione: Fukushima non è stata una catastrofe naturale, ma la conseguenza di una (l'ennesima per l'umanità) catastrofica imprudenza da parte dei gestori della centrale (L' AIEA  aveva avvertito da lameno 2 anni che non c'erano i requisiti di sicurezza necessari in caso di eventi possibili in quelle zone). Come spesso accade , non è della tecnologia che ci si deve preoccupare, ma di come la applicano gli uomini (cioè, spessissimo, male...). Per risparmiare sui lavori di messa in sicurezza (sarebbe infatti stato possibile), ci ritroviamo questo caos.

Saluti

Beh come evidenziato ad esempio qui si può e si deve fare di più sotto il profilo della sicurezza.

Però, secondo me, rimane il fatto che è stata una catastrofe naturale a determinare l'incidente e che, a quanto ho letto io, gli effetti del cataclisma sono stati superiori a quelli prevedibili con le conoscenze disponibili (vedi altezza dell'onda). Questo non vuole giustificare l'eventuale negligenza umana o sottostimare la necessità di apparati di sicurezza, argomento affrontato in modo equilibrato nell'articolo che ho linkato su anche con riferimento all'incidente nel golfo del Messico.

In ogni caso secondo me rimane una differenza tra

 

  1. Un incidente dovuto integralmente all'errore umano
  2. Un incidente dovuto ad un fenomeno naturale straordinario 

 

Massimo, due domande semplici:

1. Il progresso degli ultimi 150 anni è un'eccezione nella storia dell'uomo. Perché scegli di guardare solo la storia degli ultimi 150 anni? Alternativamente, quanti anni c'ha messo l'uomo per scoprire l'elettricità?

2. Le risorse erano scarse nel 300 dopo cristo,  nel 1811 e nel 2008. Come fai a concludere che gli incentivi dovuti a questo porteranno l'uomo a scoprire nuovi modi di produrre energia prima che si renda necessario ridurre il consumo pro-capite dei paesi sviluppati per far fronte alla carenza di fonti non-rinnovabili di energia?

Scusa ma, faccio un appunto riguardo alla 1:

stiamo parlando di "paura del buio" quindi di paura di rimanere senza risorse, causa esaurimento e sovrappopolazione. Quando prima del 1850 ci si è trovati in una situazione simile? Mai! Quindi è logico che si prendano in considerazione gli ultimi 161 anni (siamo nel 2011 non nel 2000!). Poi: devi avere le macchine per aver paura di rimanere senza benzina, i cavalli vanno a biada :-)

Sulla domanda 2 credo sia la stessa di Massimo, ma "girata". Massimo dice: come fate a concludere che l'uomo tornerà al medioevo e non troverà modi migliori (o nuovi) di sfruttare le risorse? Negli ultimi 160 è successo questo, non il contrario.

A quanto ne so, anche prima dell'era industriale, i casi in cui si è assistito ad un "regresso" di civiltà (Minoica, Fenicia, Indiana, Romana) questo ha avuto tra le sue cause scatenanti (o comunque determinanti) l'invasione di popolazioni straniere e non un esaurirsi delle risorse. Quindi non esiste una casistica "storica" a cui fare riferimento. Siamo i primi a trovarci in questa situazione. Se guardiamo agli ultimi 160 anni..possiamo farcela. Questo purtroppo non esclude che possa succedere il contrario, ma nemmeno che l'ipotesi più fosca debba essere data come ineluttabile.

 

 

Sottoscrivo in pieno il commento di Corrado.

Se qualcuno sostiene che dobbiamo preoccuparci perchè l'esaurimento delle risorse naturali potrebbe riportarci indietro al medioevo è quel qualcuno a dover fornire degli argomenti a sostegno della sua tesi.

Io mi limito ad osservare che il ragionamento "se andiamo di questo passo rimarremo a secco" non è sufficiente a giustificare l'allarmismo. Non lo è perchè è possibile che la nostra civiltà, grazie al progresso tecnologico, riesca a prosperare nonostante la disponibilità di certe risorse si vada riducendo. A sostegno di questa eventualità ci sono evidenze passate e presenti. Certo, come ho scritto, la perfomance passata non è una garanzia per il futuro, ma credo sia un ottimo argomento a sostegno del fatto che il futuro PUO' essere meno catastrofico di quanto taluni non argomentino.

Sul punto 2 io non concludo un bel niente: il consumo-pro capite dei paesi sviluppati si può ridurre e di solito si riduce per motivi diversi. Se c'è una grave recessione stringiamo la cinghia. Se il prezzo di una materia prima esplode per qualche motivo politico reagiamo di conseguenza. Tutto questo è già successo e probabilmente accadrà ancora, è fisiologico e non vedo perchè preoccuparsi. E'però cosa piuttosto diversa dal dire che torneremo all'età della pietra perchè il petrolio finisce.

Premesso che il catastrofismo della Billi non mi appartiene, e che son convinto che mediamente mercato, innovazione tecnologia e magari un po' di buona politica pubblica, quasi sempre risolvono queste crisi, mi chiedo e vi chiedo: ma fra tutti i commenti, mi sarei aspettato di trovarne almeno uno di un fisico o un geologo che ci ricordi che le risorse non rinnovabili sono finite, e che comunque abbiamo negli ultimi secoli succhiato prima quasi tutto il carbone e poi quasi tutto il petrolio che c'è. La Billli è una picchista versione catastrofista. Temo però che l'apporccio "economicista" secondo cui le risorse sono scarse ma SEMPRE sostituibili con altre, nel caso delle risorse energetiche non rinnovabili, sia un poco semplificatorio. Non è così facile, purtroppo, sostuituire rapidamente il petrolio, e non è facile consumarne davevro di meno.

In questo, perdonatemi, ma leggo la pervicace ostinazione degli economisti a credere che quel che ci dicono le scienze dure (che so, ricordandoci quella bazzecola del secondo principio della termodinamica), sia irrilevante per i loro bei modellini. Non è così. Mi piacerebbe che la valutazione dell'EROEI fosse tenuta in qualche considerazione quando si parla di queste cose. E che si prendesse atto che siamo in periodo di picco del petrolio, come ha spiegato con dovizia di dati Spike qui sopra.

 

Conclusione: niente panico né catastrofismo picchista, ma non sarebbe male preoccuparsi se il nostro ridicolo governo abbandona il nucleare senza sotituirlo con nulla. Sperare nello "stellone" della mano invisibile, quando la faccenda ha a che fare con limiti fisici e non economici, mi sembra un po' troppo semplice. Direi che in questo caso la mano invisibile, che certamente in qualche modo sta già agendo (per dire, alcune grandi compagnie petrolifere stanno lavorando a scenari "senza petrolio"...), andrebbe fortemente aiutata.... 

 

PS: un'ultima cosa: Mi colpisce sempre il "breveperiodismo" dell'economia, a confronto con i veri tempi del mondo. In quanto scienza sociale consolidatesi in piena rivoluzione industriale, sembra non rendersi conto dell'enormità del cambiamento di cui è testimone. Se guardiamo alla storia umana, gli ultimi 250 anni hanno una scala quantitativa, su tutte le variabili rilevanti (popolazione, energia, consumi, produttività, tecnologie disponibili, durata della vita e quel che volete) semplicemente non comparabili con il passato - completamente fuori scala in qualunque grafico millenario. Il motivo non è il capitalismo o il mercato (che c'erano già prima in qualche forma), che sono solo istituzioni e tecnologie "abilitanti" (certo fondamentali, ma solo abilitanti). Il motivo sono carbone e petrolio. Se finiscono, o se i sostituti sole, vento, geotermia, fusione o altre diavolerie non arrivano per tempo, questo cambiamento di scala non sarà più in alcun modo sostenibile.

 

le risorse non rinnovabili sono finite, e che comunque abbiamo negli ultimi secoli succhiato prima quasi tutto il carbone e poi quasi tutto il petrolio che c'è.

 

Sono d'accordo con questa osservazione.  Per la precisione, le riserve accertate e prevedibili di petrolio coprono solo alcuni decenni di consumo, mentre c'e' carbone per credo 100 anni almeno, il motivo per cui siamo passati dal carbone al petrolio e' che il petrolio e' utilizzabile meglio sia come energia che come derivati. Le risorse di gas durano un po' piu' del petrolio ma meno del carbone nonostante i recenti progressi nell'estrazione del gas.

Quindi nell'arco di alcuni decenni dovremo cambiare radicalmente fonti di energia, sarebbe meglio iniziare a prepararsi con anticipo, come mi sembra che almeno la Germania sta cercando di fare.  Chi non si preparera' per tempo con ogni probabilita' se la passera' peggio.  L'Italia, essendo uno degli Stati piu' stupidi del mondo, avra' problemi maggiori della media.  Dubito che si tornera' alla preistoria, ma nel passato conosciuto non vedo esempi di cambiamenti radicali del genere che ci attende, costretti  dall'esaurimento su scala mondiale di risorse basilari.

Corrado,

nessuno vuole negare che le risorse siano limitate, quello che cambia è l'uso che ne facciamo. Inoltre nessuno intende sottovalutare che la ridotta disponibilità dei combustibili fossili sia un problema e che possa avere delle conseguenze anche serie.

 Temo però che l'apporccio "economicista" secondo cui le risorse sono scarse ma SEMPRE sostituibili con altre, nel caso delle risorse energetiche non rinnovabili, sia un poco semplificatorio. Non è così facile, purtroppo, sostuituire rapidamente il petrolio, e non è facile consumarne davevro di meno.

Concordo che non sia facile sostituire il petrolio, ritengo però che sia possibile consumarne di meno. Metto nuovamente il link all'articolo dell'economist. Pensiamoci un attimo. Stiamo dicendo che invece di spedire materie prime in Cina, trasferire prodotti finiti in qualche magazzino e poi spostarli ancora verso i negozi o gli utenti finali abbiamo uno scenario diverso.

Se voglio una penna, un cucchiaino, o una sedia scendo al negozio sotto casa, via internet recuperiamo le specifiche e produciamo sul momento l'oggetto di cui ho bisogno. E' già tecnicamente possibile. Se poi la tecnologia si diffonde ancora ognuno avrà a casa sua una stampante 3D. Quanti combustibili fossili risparmio in spostamento merci e produzione di oggetti non necessari? 

Il punto non è ignorare i limiti fisici o avere una qualche fede cieca nelle magnifiche sorti e progressive. Il punto è non abbandonarsi a catastrofismi privi di fondamento. Il catastrofismo non consiste nel denunciare i limiti nelle risorse, che sono evidenti e noti; è allarmismo ingiustificato dedurre che da tali limiti discenderà la fine della nostra civiltà.

Il motivo non è il capitalismo o il mercato (che c'erano già prima in qualche forma), che sono solo istituzioni e tecnologie "abilitanti" (certo fondamentali, ma solo abilitanti). Il motivo sono carbone e petrolio. Se finiscono, o se i sostituti sole, vento, geotermia, fusione o altre diavolerie non arrivano per tempo, questo cambiamento di scala non sarà più in alcun modo sostenibile.

Mi pare che sopravvaluti l'importanza dei combustibili fossili: in un dato momento storico sono risultati (in parte lo sono ancora) la scelta più conveniente. Quando non saranno più convenienti (perchè scarsi o perchè abbiamo trovato qualcosa di meglio) li abbandoneremo, come abbiamo abbandonato i cavalli e le locomotive a vapore. Mi pare ragionevole ipotizzare che ben prima che si esauriscano fisicamente, la scarsità spingerà in alto il loro prezzo incentivando le alternative. 

 

Mi pare che sopravvaluti l'importanza dei combustibili fossili: in un dato momento storico sono risultati (in parte lo sono ancora) la scelta più conveniente. Quando non saranno più convenienti (perchè scarsi o perchè abbiamo trovato qualcosa di meglio) li abbandoneremo, come abbiamo abbandonato i cavalli e le locomotive a vapore. Mi pare ragionevole ipotizzare che ben prima che si esauriscano fisicamente, la scarsità spingerà in alto il loro prezzo incentivando le alternative.

 

Magari c'è anche il problema che se stai arrivando a delle soluzioni alternative che sostiuscono massiciamente i combustibili fossili si crei un problema restare vivo il giorno dopo.

Infatti il mio pensiero di preoccupazione per le gerazioni future non è sulla produzioe di energia ma sull'implosione di tutte quelle nazioni che vivono quasi esclusivamente con gli introiti del petrolio/gas

 

Infatti il mio pensiero di preoccupazione per le gerazioni future non è sulla produzioe di energia ma sull'implosione di tutte quelle nazioni che vivono quasi esclusivamente con gli introiti del petrolio/gas

Gli sconvolgimenti politici-economici fanno parte della storia e lo faranno anche in futuro: quando il commercio si è spostato dal mediterraneo all'atlantico alcuni si sono arricchiti enormemente e altri se la sono vista brutta.

Cionondimeno, un conto è ragionare di recessioni e crisi politiche, plausibili e ben altro è allarmare il signor Rossi sulla fine del mondo.

il discorso si fa ben più ampio sulla dematerializzazione reale delle produzione ma soprattutto sull'efficienza globale del sistema economico.  Quello che - in fin dei conti - sostengono tutti coloro che indicano quale necessaria la riduzione marcata di consumi e conseguentemente produzioni al fine di riportare l'equilibrio tra il sistema economico globalizzato e l'ecositema.

Per esempio ipotizzando la rapida sostituzione del parco auto circolante con auto elettriche in Europa non facciamo altro innescare ulteriori dinamiche ed esternalità in altre parti del mondo (produzione di batterie, componentistica, produzione di energia per alimentazione, ecc) pertanto non possiamo prescindere a una logica globale di equilibrio di utilizzo di risorse ed è questo il maggior problema che viene fuori dall'esperienza Giappone.

Oggi l'ipotesi di stamparsi in casa i prodotti assomiglia tanto alla previsione degli anni 80 sulle automobili volanti nel 2000, ma anche all'autoproduzione di beni e servizi. Siamo sicuri che sia una buona soluzione in termini di efficienza?

Sarebbe bello confidare nella tecnologia futura per la risoluzione di problemi …soprattutto nell'invenzione più utile, la madre di tutte le invenzioni che il mondo aspetta: il teletrasporto di Star Trek, certo ci stanno lavorando, e risolverebbe diversi problemi di risparmio energetico oltre che di risparmio di risorse ma ciò indirettamente dimostra che non possiamo affidarci solo ed esclusivamente alla tecnologia per risolvere i nostri problemi o magari farli risolvere ai posteri.

Oggi dobbiamo necessariamente chiederci in che direzione andare indipendentemente da ciò che succederà in futuro.

Da buon padre di famiglia non prenderei a credito denaro al di sopra delle mie capacità reddituali spendendolo e confidando di poter migliore la mia situazione reddituale in un futuro o semplicemente scaricando il mio debito sui miei figli confidando nel loro successo lavorativo.

Oggi l'ipotesi di stamparsi in casa i prodotti assomiglia tanto alla previsione degli anni 80 sulle automobili volanti nel 2000, ma anche all'autoproduzione di beni e servizi. Siamo sicuri che sia una buona soluzione in termini di efficienza?

No le auto volanti erano un desiderio che non si è avverato. Il nuovo modo di produrre menzionato dall'Economist è una realtà concreta, pronta per essere utilizzata quando muovere materie primi e prodotti finiti diventasse troppo costoso. Direi che c'è una bella differenza.

Oggi dobbiamo necessariamente chiederci in che direzione andare indipendentemente da ciò che succederà in futuro.

Ok, anche solo guardando alle tecnologie oggi esistenti (lampade a risparmio, sistemi di riscaldamento efficiente, automobili a basso consumo e chi più ne ha ne metta) le risposte le abbiamo già oggi. Non le applichiamo, perchè, come ho scritto sopra "costa ancora meno sprecare". Quando lo spreco sarà meno conveniente applicheremo le tecnologie già oggi disponibili. 

Nessuno dice che dovremmo "sprecare oggi confidando nelle soluzioni che qualcuno troverà domani". Se ti guardi in giro, accanto alle cicale che girano in Ferrari ci sono tante formiche che hanno montato l'impianto GPL, cambiato le lampade di casa e via discorrendo. Senza bisogno di un piano preordinato o di qualche imposizione dall'alto. Solo perchè ognuno cerca la propria convenienza.

Direi che si può riposare tranquilli anche senza far conto sul teletrasporto.

sarà che sono un lettore entusiasta di LeScienze, sarà che in questi ultimi anni ho acquisito un certo (immotivato?) ottimismo, ma l'idea millenarista dell'apporossimarsi dell'apocalisse, che giungerà davanti ad una pompa di benzina, mi pare piuttosto infondata.

 

a quanto mi è dato sapere le tecnologie per convertire un buon 70- 80% di produzione energetica in rinnovabile, sopperendo il restante con una combinazione d nucleare e carbone "pulito", sono già tutte esistenti. Secondo alcuni la percentuale potrebbe persino toccare il 100%. Il problema è che tali soluzioni ALLO STATO ATTUALE NON SONO ECONOMICHE. Il che non vuol dire che mai verranno applicate, ma semplicemente che occorre che il prezzo dei combustibili fossili raggiunga un determinato livello limite, oltre il quale la conversione non sarà più così poco convenente. 
Per evitare che tale passaggio sia violento e che l'elevato prezzo dei combustibili, connesso al loro effettivo esaurimento, si tramuti in una recessione generalizzata, dovremmo (come facevano notare in molti) adottare gradualmente tali tecnologie, sperando - come giustamente sostiene Vinod khosla- che queste diventino sempre più convenienti anche senza sussidi.

Insomma, non c'è da strapparsi i capelli, anche tra gli scettici delle rinnovabili, visto che ad ogni allarme per il picco del petrolio sopraggiunto, segue immediatamente la notizia di un rinvenimento di un nuovo straordinario giacimento di combustibile (dagli scisti bituminosi del canada, ai giacimenti brasiliani, fino ai gas non convenzionali)

L'idea di risolvere il problema con politiche neomalthusiane o con il blocco dell'immigrazione (si è portato l'esempio dell'Italia) mi sembra inverosimile ed inquietante. Innanzitutto perchè molti forecast demografici riportano, per il 2050, una popolazione globale di 9,5 Mil di abitanti, che secondo altrettanti studi basati sulla transizione demografica, dovrebbe finalmente stabilizzarsi intorno al 2100 sui 10 Mil (il tutto, as always, dipende dalla crescita economica).  Inoltre, ammettendo che tale previsione sia errata, non può certo spingerci ad adottare politiche di blocco totale dell'immigrazione:  primo perchè sono quantomeno non praticabili (sarebbe bello vedere quale sarà il saldo migratorio della germania sul lungo periodo); secondo perchè, non so voi, ma un'italia composta da anziani ancora più di quanto non lo sia oggi, non mi pare auspicabile; infine perchè niente impedisce che in un'Itaia "sfrutatta al limite", il saldo migratorio non torni negativo (un proliferare di nuovi Noisefromamerika :-D ), sperando che però anche il resto del mondo non adotti queste auspicate misure autarchiche, serrando le frontiere (e ho paura che questo sia il futuro più probabile, ahimè)*

*EDIT naturalmente non ritengo che questa fosca previsione si possa realizzare per colpa di un "massiccio flusso di immigrati", che dovrebbe condurci al prematuro esaurimento delle risorse del paese, altrimenti sarei in chiara contraddizione. Ritengo che le motivazioni siano altre, e ben conosciute 

 

 

non può certo spingerci ad adottare politiche di blocco totale dell'immigrazione:  primo perchè sono quantomeno non praticabili (sarebbe bello vedere quale sarà il saldo migratorio della germania sul lungo periodo);

 

Perche' non praticabili?  Secondo i dati Eurostat la Germania ha quasi azzerato l'immigrazione netta dal 1995, e anche Francia e Inghilterra controllano l'immigrazione su livelli pari a ~1/3 di quella italiana.  Solo gli Stati barzelletta come l'Italia non sono in grado di controllare l'immigrazione.  Poi per quanto riguarda la Germania non e' detto che voglia immigrazione zero sempre.  Gli studi prevedono livelli di immigrazione pari ad 1/4 o 1/3 di quelli in ingresso in Italia.

Premetto che so che discutere di sinistra, destra e centro ha poco senso, ma l'articolo del Fatto mi è sembrato entrare pienamente in un certo mindset di sinistra. Alla Vendola per dire.

Tanto è vero che ad un certo punto Massimo commenta:

 

Probabilmente quello che è furoviante è l'idea che "Qualcuno dovrebbe occuparsi della cosa" immaginando un governo o organizzazione sovrannazionale che dovrebbe prendere dei provvedimenti.

 

Che è esattamente il punto della questione, secondo me. Ovvero, a sinistra ci stanno dicendo che lasciar fare al mercato ci porterà a fare la stessa fine di Rapa Nui (o delle "predizioni" di Diamond). Purtroppo, in Italia, questo ragionamento sembra far presa parecchio tra la gente, di qualsiasi estrazione e di qualsiasi direzione politica (ma parte a sinistra).

Poi, se infine riesci a far capire che questi ragionamenti sono insensati, partono i discorsi sui complotti. Della serie: ma secondo te perché non ci sono ancora le macchine ad idrogeno? Implicando foschi complotti internazionali delle aziende petrolifere.

Comunque, per esperienza diretta in 2 multinazionali, le imprese sono concetratissime su come migliorare l'efficienza energetica, o come fare auto elettriche (visto che l'idrogeno è un vettore, non una fonte di energia, meglio le auto elettriche...). E non lo sono per passione o per imposizione statale, lo sono per far soldi che, alla fine, è l'incentivo migliore.

Convengo che la sinistra confidi di più nell'intervento dello stato, ma non credo che questo significhi necessariamente arrivare al catastrofismo.