Teheran o Varsavia?

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Le rivolte in Medio Oriente evocano sui media il paragone con l'Iran del 1979 e le relative ripercussioni geopolitiche. Ora che Mubarak è uscito di scena (ma muoverà ancora qualche filo dietro le quinte) e si annuncia una fase incerta nella Storia del Medio Oriente, credo che dobbiamo liberarci da qualche pregiudizio di troppo. A tal fine lancio, temerariamente, l'analogia con un altro sommovimento politico, innescato da un'organizzazione dal sostrato marcatamente religioso, che produsse effetti dirompenti (ma positivi) nella nostra storia recente.

Ogni volta che si vedono turbe di facinorosi e sanculotti nelle strade di un paese islamico, in Occidente scatta il riflesso condizionato indotto dai giorni di quel febbraio 1979 quando gli ayatollah presero il potere a Teheran e nacque l'Islam antagonista dell'Occidente. Questo riflesso condizionato ha plasmato le reazioni consce e gli atteggiamenti inconsci delle opinioni pubbliche, ma oggi che siamo di fronte ad una Primavera Araba in cui si gioca una partita molto delicata per l'Occidente e l'Europa in particolare, secondo me bisogna scrollarsi di dosso le paure e assumere un atteggiamento pragmatico.

Qualche frammentaria considerazione l'avevo anticipata nei commenti al post di Michele Boldrin. Sostanzialmente ribadivo che l'islam politico ha molti punti di contatto con partiti “democristiani” che operano in alcuni paesi europei, un argomento peraltro non particolarmente originale, ma che stenta a fugare i timori. Eppure, nel mondo islamico a noi prossimo, c'è l'esempio della Turchia, dove è al potere da diversi anni un partito di inequivocabile ispirazione islamica. Tra l'altro gli islamici ad Ankara mi sembra abbiano governato meglio dei vecchi partiti secolari, espressione di un accordo tra borghesia parassitaria e mezze tacche corrotte, sotto la tutela di un esercito esasperatamente nazionalista, ossessionato dalla repressione del dissenso in qualsiasi forma esso si manifestasse. Gli scettici replicano che la Turchia non fa testo perché non è un paese arabo, è vicino all'Europa, ha una tradizione democratica, l'esercito garantisce la laicità ecc...

L'opinione pubblica occidentale si preoccupa perche' l'opposizione, spesso violenta, ai despoti e ai cleptocrati mediorientali, ha connotati troppo marcatamente religiosi, il che dopo l'11 settembre e l'isteria sugli scontri di civiltà, giustifica qualche brivido lungo la schiena. In Algeria, in Palestina, in Egitto, in Siria, in Giordania, nel Bahrain e via dicendo, sono proprio partiti religiosi (spesso clandestini e perseguitati sistematicamente) a costituire la spina dorsale dell'opposizione e in qualche caso a vincere le elezioni.

Questo fenomeno però ha una spiegazione meno sinistra e più logica di quanto si è portati ad immaginare. L'analogia che bisogna cogliere a mio parere, non è con l'Iran, bensì con la Polonia di Solidarnosc. In Polonia l'opposizione al regime comunista era ispirata, rappresentata e organizzata dalla Chiesa, perché il regime comunista, che non si era fatto scrupolo di eliminare migliaia di oppositori politici pro-occidente, era riluttante a perseguitare preti e parrocchie che mantenevano da secoli una presa sulle coscienze. Le sagrestie divennero il refugium (non necessariamente peccatorum) sia dei credenti che delle pecorelle smarrite, inclusi gli anticomunisti senza particolare afflato religioso.

Nel mondo arabo, come nella Polonia comunista, le uniche forme di associazione e di riunioni pubbliche tollerate sono legate alle attività religiose, e quindi si fa di necessità virtù. Non è un caso che a Gerusalemme i disordini dell'Intifada scoppiavano spesso dopo la preghiera del venerdì. Tra l'altro nel Medio Oriente molti governanti e sovrani si dichiarano devoti (a differenza dei comunisti polacchi) quindi sono riluttanti a oltrepassare certi limiti nella repressione dei capi religiosi. A dire il vero Mubarak non si è fatto soverchi problemi in materia, e Saddam Hussein oppure gli Assad (padre e figlio) ancora meno, quando periodicamente soffocavano brutalmente nel sangue rivolte organizzate da religiosi. Ma negli ultimi due casi si trattava di sette opposte a quelle cui loro e i loro sostenitori appartenevano.

In buona approssimazione gli Iman sono gli unici personaggi pubblici relativamente liberi di parlare e di scagliare critiche nemmeno troppo velate ai responsabili delle miserie quotidiane. Aiutati in questo ruolo dalla repressione sistematica di tutte le forze politiche liberali filo-occidentali che ha eliminato potenziali concorrenti. Non a caso i Fratelli Musulmani in Egitto non hanno mai protestato per gli arresti dei leader di opposizione non religiosa. E Mubarak ha sempre lasciato un po' la briglia sciolta ai mullah proprio per esacerbare la paura degli occidentali, ma ha sempre duramente represso i liberali laici al minimo accenno che guadagnassero consenso.

Per tornare ai giorni nostri, secondo me il rischio principale è rappresentato dalla polarizzazione dello scontro che potrebbe rinforzare gli estremisti (al momento in numero esiguo) e spingere anche chi ne farebbe volentieri a meno a schierarsi con i fanatici conferendo loro la massa critica. Un assaggio di questo fenomeno, anche se in un altro contesto, fu possibile coglierlo in Libano quando nell'estate del 2006 gli Israeliani attaccarono gli Hezbollah distruggendo però indiscriminatamente edifici ed infrastrutture in tutto il paese. Anche i Libanesi moderati (sunniti e cristiani per di più) sostennero le milizie sciite viste come l'unico baluardo all'invasione e all'arroganza straniera.

Per le diplomazie occidentali è meglio spingere per una transizione rapida in Nord Africa e mettere le basi per un sistema più aperto, cercando di fornire assistenza tecnica per le leggi sui partiti politici e il sistema elettorale nonche' per riscrivere le Costituzioni e formare i giudici, piuttosto che fossilizzarsi in difesa di uno status quo decrepito. Per fortuna in Egitto è emerso (non proprio per un caso fortuito, ma questo è un altro discorso) un leader abbastanza popolare come Al Baradei e quindi c'è da sperare che le pulsioni fondamentaliste non prevalgano. Quacuno obietta che Al Baradei non e' un capo carismatico e ci sono altri che godono di maggiore considerazione. Un nome spesso citato e' Amr Moussa Segretario della Lega Araba, ma la Lega Araba ha una reputazione talmente pessima (totalmente meritata) di pomposa incapacita' e assoluta irrilevanza per cui dubito che una figura associata ad essa possa ispirare grandi entusiasmi. Ci sono diversi giudici, ad esempio Yahya al-Jamal con ottime credenziali che potrebbero risultare decisive in un periodo in cui bisognera' riscrivere la Costituzione e le leggi piu' importanti per i diritti civili e politici. E poi non bisogna dimenticare l'outsider Wael Ghonim, il manager di Google (con base a Dubai) che ha organizzato il gruppo di Facebook da cui e' partita la manifestazione del 25 gennaio e grazie all'arresto subito che ne fa un martire ha acquisito un cospicuo capitale politico.

Al Baradei, che al momento fa il vezzoso e nega ambizioni presidenziali (ma se proprio me lo dovessero chiedere ...)  ha iniziato coraggiosamente a dare calci negli stinchi a Mubarak da un anno ed e' lui che ha realizzato la saldatura tra i "bloggers" e i vari gruppi di opposizione politica non islamica. Il New York Times ha pubblicato un affascinate reportage sulla storia di questo movimento, le tecniche di resistenza passiva (a quanto pare di derivazione serba, ma non ditelo a Marchionne) e il proselitismo via internet. Alcuni lo additano come lacche' degli USA, ma in realta' fu lui ad opporsi con vigore all'invasione dell'Iraq e a insistere che in Iraq non c'erano armi di distruzioni di massa.

I Fratelli Musulmani e i partiti religiosi sono stati colti alla sprovvista e non hanno nemmeno partecipato ne' alla fase organizzativa, ne' alle prime proteste di piazza, guidate da professionisti spesso con esperienze di vita e lavoro all'estero (quanto di piu' lontano si possa immaginare dalle barbe e dai turbanti). Questo e' forse uno degli elementi piu' importanti che differenzia l'Egitto del 2011 dall'Iran del 1979. In Iran furono le popolazioni rurali e gli emarginati urbani a tirare la volata a Khomeini e poi a sostenere la soppressione di tutte le forme di dissenso interno. Inoltre oggi nel mondo arabo c'e' Al Jazeera che ha rotto gli argini dell' informazione paludata (Fede e Minzolini on steroids) e ha indotto una mutazione inimmaginabile nelle coscienze dei telespettatori al di la' delle aspettative piu' rosee.

Ma anche se i partiti islamici guadagneranno influenza, va ricordato che al loro interno convivono posizioni variegate che vanno dai tradizionalisti ai modernizzatori. Del resto anche in Italia esiste un selezione di politici con un background religioso variegato. Vendola è cattolico e gay, Buttiglione è cattolico omofobico, Marino è cattolico, ma laico e non omofobico, Formigoni è cattolico di destra e ha fatto voto di castità, eccetera.

Rimane una considerazione finale: le Rivoluzioni trionfano in un tripudio di folla solo nei sogni dei romantici e degli illusi. L'Egitto non è un'eccezione e Piazza Tahrir costituisce un inizio. Basta andare con la memoria alll'Ucraina e alle convulsioni seguite alla Rivoluzione arancione per 5 anni. Il punto di biforcazione rappresentato dalla cacciata di Mubarak non elimina il potere della cerchia che lo sosteneva, vale a dire i militari. Dal colpo di Stato di Nasser nel 1956 tutti i Presidenti hanno vestito le stellette costruendo e perpetuando uno stato nello Stato, con ramificazioni in ogni settore economico, un po' come i partiti comunisti nell'Europa del Patto di Varsavia. Sbarazzarsi di Mubarak equivale a sbarazzarsi di Jaruzelski (un altro generale) lasciando intatta l'organizzazione ed i mezzi del partito comunista polacco.

La prossima fase della Primavera Araba, che ne segnerà il destino, sarà caratterizzata dalle contromosse dei militari egiziani, che abbandonando Mubarak hanno orchestrato una ritirata strategica, ma che hanno tutta l'intenzione di raggrupparsi per la controffensiva, una volta che la gente, finita la festa a Piazza Tahrir, tenderà ad abbassare la guardia. La dissoluzione del Parlamento (un simulacro di Parlamento) e la presa di potere da parte della giunta militare e' una mossa molto simile all'arrocco in questa partita a scacchi multidimensionale.

 

Appendice - Informazioni ed analisi in rete sugli eventi in Egitto

BBC

NewYorkTimes

Foreign Affairs

Radio Radicale (interessante il podcast del 2 febbraio, mentre quello del 10 febbraio ha dei tratti di involontaria comicita' alla luce degli ultimi avvenimenti)

Economist

Ancora Economist (Grafico molto interessante per prevedere i prossimi pezzi del domino)

Infine per chi volesse godersi un film che a me e' piaciuto molto (pero' munitevi di fazzoletti), consiglio Cairo Exit (in arabo il titolo e' semplicemente Exit) frutto di una delle poche produzioni egiziane indipendenti. E' un'opera low budget che dipinge un affresco della vita quotidiana al Cairo attraverso le storie di molti personaggi non solo giovani e aiuta a capire perche' la frustazione e' esplosa in modo cosi' virulento, meglio di tante analisi da salotto di noi pennivendoli dilettanti.

 

 

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Commenti

Ci sono 69 commenti

Per quanto spesso (a volte su nFA) abbia espresso seri dubbi sul celebre ex-ministro d'Alema, una lancia va spezzata a suo favore. E' uno dei pochi (pochissimi) a veder gli spazi di un impegno costruttivo con i vari partiti islamici (sono davvero diversi quanto Rumor da Solidarnosc: hizboullah e' alieno a al Qaeda.)

In questo caso Islam e' in paesei largamente sfasciati l'unico aggregatore. Se i cristiani cattolici sono riusciti a convivere col grave vulnus dei Henry viii, non so bene perche' non siano in grado di trattare con gli egualmente tediosi mullah.

Grazie, dr. Scacciavillani-

Interessante e originale il paragone fra i religiosi egisziani e quelli polacchi.

Vedo peró un problema: Gesù Cristo disse "rendete a Cesare quel che è di Cesare" ponendo le basi teologiche della separazione fra Stato e Chiesa. É vero che molti cattolici tendono a dimenticarsene, ma è nelle sacre scritture ed ha fornito una solida base a quei cattolici che hanno voluto esprimersi in tal senso, da Gioberti a Sturzo a Jemolo. Maometto non ha mai detto nulla del genere, nè gli è mai passato per la testa: era un capo politico e militare che dichiarava guerra e sottoscriveva trattati di pace, imponeva tasse e amministrava la giustizia, in pratica era Cesare.

Ció non toglie che possa esistere e che esista (vedi ad esempio il libro "Lumi dell'Islam" Marsilio editore) un pensiero islamico di tipo liberale, ma i pensatori sono costantemente esposti alle accuse degli integralisti di non essere dei "buoni musulmani" e spesso se la passano male http://en.wikipedia.org/wiki/Nasr_Abu_Zayd

Questa cosa dell'interpretare gli eventi attraverso le scritture mi pare un atteggiamento francamente poco scientifico, ma che purtroppo si verifica troppo spesso anche in ambito accademico.

Vorrebbe dire che l'Italia, storicamente fulcro della religione cattolica, dovrebbe essere un baluardo per quanto riguarda sepaazione fra "Cesare" e "Dio", no?

 

 

 

 

Questo e' un punto critico, infatti lo avevo gia' sollevato nei commenti al post di Michele. Nel mondo mussulmano l'idea di separazone tra Stato e Moschea fa fatica ad essere accettata. Pero' se chiedete a Buttiglione non credo vi rispondera' in modo diverso da un iman.

Direi che questo principio non e' mai popolare tra i religiosi, ma e' una conquista politica che va difesa. Al di fuori del mondo arabo (ricordatevi che gli arabi sono una minoranza tra i mussulmani) l'islam e' piu' aperto al principio di separazione. Per esempio in Malesia dove ci sono forti minoranze cinesi ed indiane la legge islamica non si applica a loro. Per cui i cinesi possono comprare e bere alcoolici in pubblico, mentre (in teoria) i bumiputra no. C'e' una polizia religiosa che multa i trasgressori.

quoto.dove esisterebbero questi pensatori liberali al governo?mi sembra parecchio impreciso il paragone.anche ankara qualche problema di equilibrio lo ha,mi sembra.

Una domanda che mi aiuterebbe a farmi un' opinione sulla questione .

Alcuni giornalisti/scrittori affermano che l'attuale estremismo islamico nasce in reazione al colonialismo occidentale mentre, precedentemente, " l' Islam" era (generalmente) più moderato.

Qualcuno sa quanto sia plausibile questa teoria ? Ché sa un po' di politically correctness.

Prima degli stati fantoccio coloniali come erano amministrati l'impero Ottomano e gli altri stati mussulmani? Veniva applicata la Sharia oppure si potevano considerare stati "moderati" (ovviamente moderati tenendo comunque  conto che parliamo di secoli or sono)?

Grazie.

 

copri un arco di tempo molto ampio durante il quale si sono alternate fasi diverse.

Possiamo dire che l'impero ottomano è stato piuttosto tollerante. Aleppo Salonicco Alessandria d'Egitto Beirut erano città dove cristiani musulmani ed ebrei vivevano fianco a fianco con pochi problemi.

 

Onestamente non sono un esperto di storia, ma mi sembra ad occhio e croce una baggianata. Ad ogni modo esistono molteplici versioni dell'Islam, quindi una generalizzazione e' assolutamente fuori luogo.

Quello che so per certo e' che la versione piu' puritanica, cioe' il wahabismo saudita e' nato e si e' sviluppato senza che il colonialismo europeo c'entrasse molto. Tra l'altro, come sa chiunque abbia visto Lawrence d'Arabia, furono gli Inglesi ad appoggiare la rivolta araba contro gli ottomanni loro correligionari.

Infine i Sauditi hanno legami strettissimi con gli USA e li hanno sempre avuti. ARAMCO, la potentissima compagnia petrolifera di stato saudita, per esempio significa Arabian American Company. Chi volesse approfondire questo aspetto dovrebbe leggere il libro House of Saud, House of Bush.

Articolo molto interessante.

Domanda: qual'e', attualmente, la consistenza dei Fratelli Musulmani?
Io ricordo dati (forse non aggiornati) che li davano sotto al 15%: in questo caso sembrerebbero ancora un po' troppo pochi per imporre la sharia ...

Difficile dire qual e' la consistenza numerica. Nelle elezioni ottengono buoni risultati (a parte le ultime elezioni legislative che sono state una tragica farsa, piu' farsa del solito intendo), ma non essendoci altra opposizione i risultati sono distorti.

In democrazia il consenso fluttua e non e' detto che un devoto voti necessariamente per un partito religioso. E poi e' probabile che i Fratelli Mussulmani diano origine a piu' di un partito, ma questo dipendera' dal sistema elettorale (in Iraq per esempio la rappresentanza e' frammentata).

La cosa che approssima meglio la "fratellanza" dei fedeli in una elezini con pochi trucchi e' Gaza.

Hamas e' fratellanza musulmana (piu' missili in alcuni casi, e con in piu' moltissime opere di carita') hanno sgominato senza difficolta' il tecnicamente piu' laico, piu' radicalmente progressista (forse meno radicalmente opposto alle trattative con il governo di Israele) fronte del PLO.

Difficile dire se l'estremismo islamico sia una reazione al colonialismo occidentale che, peraltro, ha sostituito - almeno nel MO - quello ottomano.

Per quello che so, nella storia dell'Islam ci sono sempre state tendenze diverse; periodicamente, una corrente fondamentalista si è mossa contro le tendenze più "moderate": basti pensare alle vicende del Magreb e dell'Andalusia, che hanno visto dinastie originarie del deserto ribellarsi contro quelle ormai sedentarie e corrotte (dal loro punto di vista) per poi prenderne il posto. Forse anche la ribellione del Mahdi contro gli egiziani, peraltro appoggiati dall'impero britannico, è un fenomeno all'origine di messianismo che si trasforma in rivolta militare ... solo che allora l'impero non era una tigre di carta, come avrebbe detto il Grande Timoniere.

Credo che il ritorno alla purezza originale sia una tentazione costante dell'Islam, almeno da quando l'averroismo fu messo al bando, pregiudicando lo sviluppo di una scienza della natura quale si è prodotto in Occidente. Mi sembra, del resto, che la predicazione di Osama sia - nella sostanza - un appello a ripristinare un mondo scomparso.

Hai assolutamente ragione. Ricorre spesso questa pulsione verso la purezza originaria dell'Islam e il Califfato.

Del resto ognuno ha i suoi Savonarola e le prediche dei pastori protestanti alla TV americana si muovono in un solco analogo. Nel Cristianesimo pero' la nostalgia per l'analogo del Califfato (lo Stato della Chiesa per i cattolici) e' quasi scomparsa e il temporalismo e' fuori moda (per ora). Se le rivolte nel mondo arabo instaureranno delle democrazie laiche sara' un evento storico che ricorderemo per secoli.

Approccio interessante che chiarisce la non monoliticità dell'islamismo come la disinformata vulgata crede. Comunque sia e qualunque siano le evoluzioni politiche nei paese interessati alle rivolte, l'occidente con essi dovrà confrontarsi. E l'ccidente dovrà confrontarsi e trovare il modo di vivere pacificamente anche con gli immigrati arabi che oramai hanno raggiunto numeri significativi.

La "non monoliticità" dell'islamismo, che somiglia più al protestantesimo che al cattolicesimo è anche all'origine di certi problemi. Il fatto che non ci sia un "Papa" vuol dire che singoli leaders religiosi possono prendere posizioni estreme e anche pericolose senza che esista un'autorità a loro sovraordinata che possa smentirli.

Il clero iraniano è un poco più strutturato gerarchicamente, ma non bisogna dimenticare che gli Ayatollah sono più giuristi, competenti su questioni materiali, che teologi dediti alla cura delle anime.

Grazie dell'articolo. La mia ignoranza in materia è profonda e deprimente, quindi grazie anche delle segnalazioni bibliografiche nei commenti.

Avete letto, invece, questo? Sembra vederla un po' diversamente...

Stefano Casertano è l'autore di "Sfida all'ultimo barile: Russia e Stati uniti per dominio dell'energia"; niente male, ha fatto un po' di ricerca e ci sono diversi nanetti divertenti. Poi ha scritto "Oro blu" che parla di gas, ma non l'ho letto.

 

In commento all'articolo di Casertano mi limito ad osservare che i militari in Egitto sono al potere dal 1956, quando Nasser depose la monarchia. Tutti i suoi successori sono stati militari, come scrivo nel post, e hanno un potere immenso non solo politico ma anche economico sul quale non trapela nessuna notizia. Come scrivo verso la fine i militari hanno capito che Mubarak era cotto e stanno cercando di riprendere la situazione in mano. Questa strategia incontra pero' l'ostilita' degli Stati Uniti.

L'opposizione non e' costituita solo da partiti islamici. Sarebbe piu' esatto dire che i Fratelli Mussulmani sono gli unici a cui e' stato permesso di mantenere una struttura formale e di partecipare alle elezioni in cambio di acquiescenza.

La partita e' appena iniziata e secondo me non presenta molti punti di contatto con la situazione iraniana. Sono proprio due mondi diversi. Tanto per dirne una l'opposizione iraniana e' guidata da figure che nel regime teocratico hanno avuto ruoli di primo piano in passato.

segnalo questo articolo di Olivier Roy, in cui molto saggiamente precisa che "l’Occidente è totalmente ipnotizzato dalla questione dell’Islam, sia riguardo ai temi dell’immigrazione che del Medio Oriente"...

 

www.youtube.com/watch

 

 

i pezzetti del domino.... Khaddafi ha mandato il suo curriculum ai carabinieri a cavallo per esser assunto come istruttore straordinario per la corsa a cavallo a Roma.

Ma com'è che Mubarack e Ben Alí pochi giorni dopo avre perso la poltrona sono in fin di vita? Se stavano già male prima non valeva la pena di aspettare un paio di settimane prima di fare la rivoluzione? Oppure qualcuno gli ha dato un aiutino?

uno con l'accento di Colleferro e mi ha detto che "il potere logora chi non ce l'ha."

"E' morto il Re, viva il Re!"

"Ma, ma,ma... Non ti ricordi cosa faceva il Re di prima?"

"E' morto il Re, viva il Re!"

Non c'è un prima, non ci sono domande, non c'è alternativa...

 

Si dice che Mubarak rifiuti le cure per un cancro di cui soffriva da un po'. Pero' la coincidenza con l'aggravarsi della situazione e' sospetta.

Io non escluderei che questa sia disinformazione lasciata trapelare ad arte in modo che la gente si scordi di questi autocrati credendo che siano vicino alla fine e loro possano godersi in pace i frutti dei loro latrocinii.

Ricordate De Lorenzo che fu fatto uscire dal carcere perche', poveretto, gli rimanevano pochi mesi di vita?

Dopo la terribile frase  di B. su Gheddafi (avrà molto da fare non voglio disturbare), è sempre più assordante il suo silenzio su quanto sta accadendo in Libia. Conoscendolo però, ho paura che se parlasse quello che direbbe non andrebbe nella direzione dei valori di uno stato liberale.

Spike non sto a scomodare Wittgestein ed il Tractatus, mi limito a Lisa Simpson*: " è meglio stare sitti è sembrare stupidi piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio".

Scherzi a parte, BS si è compromesso talmente tanto con il Colonnello che lo stare zitto ed aspettare gli eventi è la cosa più saggia che possa fare. Dovrebbe farlo più spesso :-)

Certo che Aznar, Bush, Mubbarak, Gheddafi se fossi in Putin inizierei a preoccuparmi...

PS

* non so chi sia il vero autore dell'aforisma

Se il problemino non si placa a colpi di mercenari che non sanno l'arabo e sparatorie, avremo dei bei cazzi da cacare, Brent e' oggi 102, se trema, o anche traveggola la casa di Al Saud, dottor Montezemolo non chi compra la nuova ferrari v12 e 4ruote motrici, a cui tanto aspiro...

Mah, il vecchio Hafez Assad il problema lo aveva risolto: http://en.wikipedia.org/wiki/Hama_massacre

ho letto, non l'ho inventata io, che una buona ragione per sterminare gli ebrei e'c he fanno... sacrifici umani..

 

nFA e' troppo dotata di gente intelligente, bisogna che legga nFA di piu'

ho letto, non l'ho inventata io, che una buona ragione per sterminare gli ebrei e'c he fanno... sacrifici umani..

Ah quello l'ho letto anche io.

Scusa, mi sono sbagliato, erano i Cartaginesi.

Un articolo sul New York Times che fa le bucce agli Europei sulla loro politica medio orientale e che mi sembra abbastanza interessante

http://www.nytimes.com/2011/02/22/opinion/22iht-edcohen22.html?hp

 

Domenica c'era un editoriale di Boris Biancheri su La Stampa.

Non mi è chiaro se la fa troppo semplice sulla mancanza di nazionalismo ("ma di nazionalismi isterici e violenti non abbiamo finora avuto dei segni, gli stranieri non sono stati molestati né sono state bruciate bandiere occidentali nelle piazze arabe") o di fondamentalismo religioso ("Anche questo rischio non può essere escluso per il futuro, ma anche qui non se ne vedono segni."): un mese è poco? Tanto? Forse è frettoloso dire cose del genere?

Le conclusioni però non mi sembrano troppo diverse da quelle di Fabio Scacciavillani, anche se l'ex ambasciatore vede pochi punti in comune con l'est Europa di 20 anni fa.