Stuyvesant e il sogno americano

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Mio figlio andra' al liceo l'anno prossimo. E a noi che c@#$ ce ne frega! direte voi. Come, Michele puo'parlare del suo trasloco ed io non posso parlare di mio figlio?

New York ha una ricca offerta di scuole (parlo di licei - high schools le chiamano qui) private e pubbliche.

Alcune delle scuole private sono ottime (12 o 13 - credetemi le ho visitate una ad una e varie altre), tutte sono costosissime (dai 25 ai 30 mila dollari), la maggior parte potrebbero essere meglio frequentate, cioe' non esclusivamente da figli di banchieri, avvocati, professionisti vari, e professori. Il processo di ammissione per le scuole private e' incredibilmente selettivo: i figli non molto intelligenti dei banchieri con madri avvocato tendono ad andare a scuole private dedicate a loro, cioe' ai figli stupidi dei banchieri. Dico "tendono" perche' se il banchiere dona una piscina alla scuola..... Ma anche a New York di gente che puo' donare una piscina non ce n'e' poi tanta.

New York ha anche alcuni ottimi licei pubblici (pochi, 4 o 5 al massimo - credetemi li ho visitati tutti). Sono licei speciali, il cui meccanismo di entrata e' semplice quanto "giusto" e "onesto": i primi 100/150 studenti in un test attitudinale entrano nella migliore di queste scuole, i secondi 100/150 nella seconda, e cosi' via. (Non e' proprio cosi', ma insomma, quasi: c'e' un complesso sistema di matching che fa la contentezza e la ricchezza - a mezzo di consulenze - di molti economisti teorici specializzati, da Al Roth a un largo numero di giovani turchi - per qualche ragione che non conosco i turchi amano matching theory).

La migliore di queste scuole si chiama Stuyvesant, e' a Tribeca (sud di Manhattan, a poche centinaia di metri da dove stavano le torri gemelle), e' gratis, 4 passati studenti hanno vinto il premio Nobel (tra cui l'economista di Chicago, Robert Fogel). Circa 20 mila persone fanno il test (100, massimo 150, entrano, come dicevo, a seconda di quanto bene funziona il meccanismo di matching di Al e dei turchi). Quando c'e' il test e' un avvenimento in citta': sabato scorso il taxi con cui portavo mio figlio al test e' rimasto bloccato in un ingorgo; chiedo al taxista: "cos'e', la maratona?", e lui risponde, "no, la maratona e' domani, oggi c'e' il test di Stuyvesant".

Raramente ho visto una rappresentazione migliore e piu' commovente del sogno americano: migliaia di ragazzi (13 anni) tutti in fila, la maggior parte con uno o due genitori al fianco che li accompagnano fino all'entrata. Gente di ogni gruppo etnico e di ogni classe sociale immaginabile, ho visto una madre con la collana di perle degna di mia suocera quando va alla Scala, un padre che guardandomi mi ha provocato un scossa di paura lungo la spina dorsale, e tanta ma tanta gente umile e normale. A costo di essere retorico, voglio dire che quello che mi ha impressionato di piu' sono stati gli occhi fieri, magari anche un po' troppo "pushy", con cui i genitori guardavano i figli. Mi hanno ricordato le voci dei genitori (tanti dei quali con inglese approssimativo perche' immigrati) i cui figli hanno avuto ammissione anticipata ad NYU (cioe' i migliori studenti cui possiamo aspirare) e che noi chiamiamo tutti gli anni per cercare di convincerli a convincere i loro figli a venire a NYU.

Mi rendo conto che un liceo con 100/150 posti l'anno e' ben poca cosa, che tutto sommato la mobilita' sociale negli Stati Uniti non poi cosi' elevata, e che il sogno americano e' in parte una costruzione della propaganda hollywoodiana, ma la mia esperienza al test di Stuyvesant ha proprio avuto l'effetto di un bel film di Frank Capra, uno di quei film dai quali si esce sentendosi bene, con l'animo sollevato.

 

 

 

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Commenti

Ci sono 59 commenti

Alberto, mi fa piacere che tu sia contento e spero tanto che tuo figlio entri a Stuyvesant. Comunque, non posso esimermi dal riportarti sulla Terra e allo stesso tempo dare un'informazione corretta al lettore che non conosce il sistema di scuole pubbliche di New Yorik.

Il sistema scolastico pubblico e' la vera piaga della citta'. Non c'e' proprio discussione sul fatto che la maggiorparte delle scuole pubbliche produce risultati pessimi, qualunque misura si voglia utlizzare per valutarli: punteggi nei test standardizzati, salari medi degli ex-studenti, probabilita' di entrare in buone Universita', probabilita' di andare in galera... Ovviamente questi risultati non si possono addebitare unicamente al sistema scolastico. Molti studenti, venendo da un background di estrema poverta', disadattamento, e violenza, hanno ostacoli molto alti da superare, e in molti non ce la fanno. Nonostante questo, i risultati delle scuole pubbliche di New York sono peggiori dei risultati delle scuole in altre citta' del Paese, a parita' di reddito, educazione dei genitori,... e cosi' via.

Il nostro beneamato Sindaco ha avviato da tempo una rivoluzione del sistema, in netta contrapposizione con il sindacato degli insegnanti, che e' notoriamente uno dei piu' potenti. Bloomberg e il suo Chancellor Klein (l'assessore all'istruzione) sono arci-convinti che il problema sia principalmente con il sistema degli incentivi, che fino a pochi anni fa era totalmente assente. Ferma questa premessa, hanno proceduto lungo direttrici diverse, ma complementari.

1) Istituzione di Charter Schools. Si tratta di scuole (ce ne sono ancora molto poche) che sono formate su iniziativa di un gruppo di cittadini (genitori, insegnanti, organizzazioni filantropiche,...) . Sono finanziate con denaro pubblico, ma sono essenzialmente autonome dai burocrati del governo. L'entita' del finanziamento dipende dal numero di studenti che scelgono la scuola. Ogni cinque anni c'e' un attento esame della performance della scuola. Se il risultato e' negativo, la scuola deve chiudere.

2) Istituzione di nuove scuole pubbliche di piccola dimensione, dotate anch'esse di una consistente autonomia di metodo e programmi. In questo caso gli incentivi forti sono per il Principal (il Preside), che in caso la scuola non produca buoni risultati (perlopiu' in termini progresso degli studenti nelle materie di base), perde il posto di lavoro

3) Le scuole che producono continuamente risultati mediocri vengono chiuse

4) Nelle scuole che hanno problemi di criminalita', si instaura una presenza fissa della polizia.

Io non sono un esperto in materia. Probabilmente trascuro tante altre iniziative. Pero' lo spirito dell'azione e' quello della responsabilizzazione e degli incentivi. Nonostante le riforme siano state attuate di recente, qualche risultato in termini di miglioramento nei risultati dei test standardizzati e diminuzione della violenza nelle scuole, si vede. Le nuove scuole, in particolare, ottengono migliori risultati di quelle pre-esistenti, ma non e' chiaro in quale misura si tratti di selection effect (gli studenti piu' bravi scelgono le nuove scuole con piu' alta probabilita').

Restano una miriade di problemi, a cominciare dalla qualita' aberrante del cibo che viene propinato ai poveri studenti.

Bottom line: l'educazione pubblica a New York e' in stato fallimentare e ottiene risultati medi probilmente non migliori di quelli di posti come Scampia, Castellammare di Stabia, ... che poi gli studenti piu' meritevoli e intraprendenti abbiano (limitate) possibilita' di sfruttare al meglio i loro talenti, non v'e' dubbio. In ogni caso, la disuguaglianza di opportunita' e' evidentissima e, per quelli sinistrorsi come me, anche molto dolorosa.

 

 

per 100/150 si realizza, e non tutti povera gente. mi pare di essere stato chiaro. guarda che ho detto che ci sono 4 o 5 buone scuole pubbliche a NY, non 300. perche' mi fai dire che penso che il sistema pubblico a NY funzioni bene? chi l'ha ma detto? ho concluso dicendo l'ovvio che 150 posti a Stuy non vogliono dire nulla, proprio per evitare commenti come il tuo, gianluca. la prossima volta lo mettero' in grassetto.  

 

 

Ho 2 commenti.

1) Il sogno "italiano" e` di nascere con un

padre ricco, o se di padre povero vincere alle varie lotterie,

totocalcio, lotto, bingo etc etc. Ultimamente si e` aggiunta una nuova

aspirazione: velina e/o partecipante al grande fratello.

2) Mi

pare che Roland Fryer stia conducendo un esperimento in 15 public

schools a NYC, in cui gli alunni vengono incentivati in soldoni

contanti: chi aumenta le proprie performances (credo valutate secondo

uno standard test) si becca un gruzzoletto. L`idea e` che se gli

incentivi monetari funzionano in altri settori perche` non dovrebbero

funzionare con gli studenti? Non so se l`esperimento sia concluso pero`

e quali siano i risultati...

 

A parte roland fryer di cui tutti parlano ma che ancora...va beh lasciamo perdere, lo studio su incentivi monetari ai bambini piu' corposo lo sta facendo Eric Bettinger. Un riccone di una cittadina dell'ohio lo ha contattato tre anni fa, dicendogli che lui crede molto agli incentivi monetari, ed era disposto a darlgi un sacco di soldi per vedere se funzionano nelle scuole. Eric ha messo in piedi una serie di randomized experiments molto puliti. I risultati, come perlatro quelli preliminari di Roland e piu' in generale di questa letteratura empirica su education che e' cosi' promettente ma alla fine partorisce topolini, sono del tipo: si', gli incentivi hanno effetto postivi per i bimbi in third grade ma solo in matematica. O una roba del genere.

COncluderei che non mi pare ci sia al momento evidenza robusta ne' in una direzione, ne' nell'altra.

 

Possiamo magari comparare i programmi? Sono andato a vedermi il sito di

Stuyvesant, e ho guardato l'elenco dei corsi, alcuni dei quali

contengono anche il programma. La prima impressione non e' stata

granche' ma poi ho cambiato idea.

La scuola e' divisa in dipartimenti, ed il primo che ho guardato e'

stato quello di scienze sociali; qui si trovano molti corsi di storia,

di diritto, di economia politica,

che trovo difficili da giudicare. Ma la cosa che balza all'occhio e' l'esistenza di corsi poco

promettenti dai seguenti titoli: "American women's histories", "New York City history", "Prejudice and persecution", "Race, Ethnicity and

Gender issues"... che ricalcano una tendenza poco raccomandabile

dell'universita' americana di avere non corsi ma interi dipartimenti

con titoli simili (ma questo merita un articolo a parte). E, giusto per

dirla tutta e non sembrare di parte, il corso piu' preoccupante e'

quello dal titolo "Wall

Street with Merrill Lynch".

Tuttavia il "Freshman Humanities Curriculum " sembra solido (se non ho capito male questo riguarda un corso per il primo anno): include

testi che vanno dall'epopea di Gilgamesh al libro di Giobbe (quello

della Bibbia, non quello di Covatta), da Sofocle a Shakespeare a Dante

e Machiavelli. Se lo compariamo ai corsi di letteratura nostrani, direi

che quelli di Stuyvesant sono meno focalizzati sulla cultura nostrana e piu' aperti. Fra i films in

programma perdoniamo il Nome della Rosa visto che ci sono Rashomon e

Ran di Kurosawa, per esempio. Ma la cosa piu' interessante e' guardare

i dettagli delle domande e dei test che potrebbero venire assegnati durante il corso. Ne copio un campione fra quelle che

ho trovato interessanti:

  • Compare Kurosawa’s Ran to King Lear. What parallels/differences do you see?
  • How do you think Kurosawa feels about human nature or perhaps more precisely about the nature of man as Japan grows out of feudalism?
  • Literati Painting Project: In the style of the ancient Chinese masters, you will create a literati painting of your own. The following are a list of elements you can incorporate into your work. Use as many of the elements as you can (especially quatrain and metaphor) but make sure the elements help the meaning of your poem (example: don’t put rhyme just for the sake of rhyming but rather, because you want to emphasize specific sounds or words that are important to the meaning of your poem).
    1. a quatrain with rhyme and a consistent number of syllables in each line (does not have to be pentasyllabic)
    2. images from nature that are metaphors for poet’s mood and thoughts
    3. focused sharply on a single moment in time ...
    4. ...etc.
  • Position Paper: Machiavelli. (A position paper is a paper in which you state an opinion and defend it with factual material. It shall be no longer than two pages (Typed and double spaced))
    Topic: To be an effective leader, is it better to be feared or loved?

Ho messo l'ultima domanda per dare un termine di paragone con cio' che

facevamo noi alle superiori. Il Principe l'abbiamo piu' o meno letto

tutti, ma solo un insegnante bravo ed illuminato secondo me avrebbe

assegnato domande del genere in un compito in classe. In generale, mi

pare che queste domande rivelino un programma che cerca di formare la

gente a pensare piu' che ad imparare. Ma queste sono le domande piu' interessanti - le altre nel sito sono di carattere piu' nozionistico.


Questa e' una scuola specializzata nelle scienze, se ho capito bene. Non riesco a

trovare nulla di particolarmente informativo nei programmi di chimica e

fisica, cosi' vado a controllare cosa fa il dipartimento di Matematica.

Gli AP (Advance Placement - i corsi per i piu' bravi che permettono di

ottenere crediti che valgono in college) di calcolo hanno un programma

non dissimile da quello di quinta liceo scientifico. Esistono pero'

altri corsi ancora piu' avanzati con argomenti non ben specificati, e

corsi di calcolo multivariato, di equazioni differenziali, persino un

corso (Math Research) che include Game Theory. Insomma ce n'e' per

tutti i gusti.

 

 

Alberto, solo per curiosità (e senza alcun intento polemico, ti assicuro), se tuo figlio fosse ammesso a questa high school - a parte l'ovvia fierezza di genitore, che io condividerei in pieno - pensi che avrebbe un'istruzione migliore o peggiore di quella che hai avuto tu in un liceo (hai fatto lo scientifico?) a Milano? Ricordo che tanti anni fa Michele mi diceva che gli sarebbe piaciuto se suo figlio avesse fatto il liceo in Italia (ma poi credo che abbia deciso altrimenti). In altre parole, se guardiamo ai programmi, come suggerisce Andrea, che differenza c'è tra queste scuole di élite americane e delle buone scuole pubbliche italiane? Forse la varietà (in Italia nessun liceo offrirebbe un corso di teoria dei giochi)? Oppure, al di là dei contenuti formativi, l'importanza di essere ammessi allo Stuyvesant sta nel fatto che poi sarà più facile essere ammessi a Harvard o a Stanford?

 

 

l'altro giorno ho scoperto una cosa che fanno in alcune scuole piu' "degradate" qui a cleveland.

Alcuni studenti particolarmente discoli fanno scattare l'allarme antincendio. Poi aspettano che gli studenti escono e li riempiono di botte. Cosi', volevo semplicemente condividere questa notizia.

 

noi passavamo durante la ricreazione per mettere i "primini" sugli armadi.

 

Sono d'accordo con Angelo quando dice che le aspirazioni dei giovani

italiani sono fare la velina o il calciatore (a me sembra più attraente

che il grande fratello). In caso contrarioper loro la vita è un

fallimento.

In generale non sono d'accordo sul fatto di confrontare la

scuola italiana e quella americana in base ai corsi che propongono. In

italia i corsi di liceo sono più o meno gli stessi da decenni ma lo

stesso non si può dire della preparazione degli studenti. Il gran

numero di ricercatori italiani all'estero, che hanno studiato nella

scuola italiana, la dice lunga sulla preparazione fornita dagli

istituti nostrani. Mi ha sempre stupito il fatto che mia madre, avendo

studiato latino trent'anni prima di me, sia sempre riuscita ad aiutarmi

nelle versioni con una facilità per me disarmante...

Ma quando

fai le esrcitazioni di micro al primo anno di economia all'Università

di Cagliari e gli studenti, dopo che tu hai derivato x^2, ti guardano

come per dire: "ma come cavolo ha fatto il due ad andare davanti alla

x"?, come fai a continuare a pensare che il liceo italiano sia una

buona scuola? Il tutto dopo aver già sostenuto matematica I (forse

Sandro ne sa qualcosa)!!! 

 

Anche io sono molto contento del liceo che ho fatto in Italia. Mi figlio va a un liceo milanese, e per quel che posso vedere la qualità è rimasta ottima. If anything, mio figlio studia di più ed è meglio preparato di quanto ero io (va bene, la faccio io la battuta, 'bello sforzo').

Per Alessio: da quel che ricordo io a Cagliari la stragrande maggioranza degli studenti di economia veniva dagli istituti tecnici, in particolare ragioneria, non dai licei. Credo ci siano diverse realtà locali in Italia in cui gli istituti tecnici continuino a fornire una ottima preparazione, ma la mia impressione è che né a Milano né a Cagliari questo sia il caso. Non ho dati duri però, solo impressioni.

 

Questo però è un altro ragionamento, non è la cosa di cui parlava Alberto. La gran maggioranza degli adolescenti americani non va a Stuveysant o qualche altra top school, ma va in qualche high school solitamente mediocre. Allo stesso modo, la gran maggioranza degli adolescenti italiani non va al liceo o a un buon istituto tecnico, ma solitamente frequenta istituti tecnici mediocri; una buona fetta inoltre non inizia o non completa gli studi di secondaria superiore.

Teniamo quindi distinti i piani di comparazione. Dire che i licei classici di Milano  (o di qualche altra parte) sono eccellenti non significa dire che l'educazione secondaria superiore in Italia sia eccellente.

 

Aggiungo un'altra cosa. Ieri sono stato stato alla presentazione di un liceo milanese, visto che mia figlia sta scegliendo dove andare l'anno prossimo. Tutte le facce che ho visto erano di 'native Italians'. Di immigrati con la faccia scura nemmeno l'ombra, e sospetto fossero poco rappresentati perfino i figli di immigrati meridionali (o veneti, for that matter). Questa è la gran differenza tra l'Italia e gli Stati Uniti, e questa è la cosa che ha commosso Alberto e commuove anche me.

 

Scusa una domanda da un banchiere stupido di Londra, dove si iscrivono i figli degli economisti stupidi? non capisco tutta questa spocchia da intellighenzia italiana di sinistra nei confronti dei banchieri. Non so per quanto riguarda il mondo accademico, ma dal momento che la teoria economica lascia supporre che non esistano free lunch ti assicuro che laddove girano milioni di $ e' dannatamente difficile emergere. Personalmente non ho mai conosciuto ambienti piu' pieni di menti brillanti e ambiziose che nelle banche di investimento. E un po' di universita' ne ho fatta... Eppoi, te che fai l'economista forse mi sai rispondere ad un quesito che mi gira da tanti anni per la testa: come fa uno che studia economia e che (ammesso che) ne capisca a scegliere una professione da morti di fame, sussidiati pubblici, come l'economista? Mi sa che quelli che la capiscono veramente vanno a fare qualcos'altro, magari i banchieri! Eppoi tutta questa enfasi adolescenziale sul Nobel, ricordati che l'hanno dato pure a Fo...il Nobel e' un premio puramente politico...saluti da Londra 

 

Ciao MICHELE, divertente questo intervento. Provo a rispondere io.

a) Credo siamo tutti d'accordo che per emergere nell'investment banking ci vogliano grosse capacità, sia in termine di sheer brain power sia in termini di voglia di farsi il culo. Almeno su questo sito, nessuno ha mai detto o pensato il contrario.

b) La battuta di Alberto non era sui figli dei banchieri stupidi (c'è ne sono ben pochi, come fai giustamente notare) ma sui figli stupidi dei banchieri. Di quelli ce ne sono, come in qualunque altra categoria compresi ovviamente gli economisti. I figli stupidi degli economisti non vanno in quelle scuole private dove entri solo se sei bravo OPPURE se vieni da famiglia che può dare lustro alla scuola mediante donazioni, agganci o  altro. Questo perché...

c) ovviamente gli economisti, o altri accademici, guadagnano in media meno degli investment bankers, hanno meno agganci ecc.. Tuttavia, ho come l'impressione che la definizione di 'morto di fame' non sia proprio la più esatta, almeno se lavori negli USA; e anche in Inghilterra comunque le cose sono meglio di come usavano essere dal punto di vista dei salari. L'accusa di 'sussidiato pubblico' si applica solo a me, che lavoro in una università statale. Gli altri lavorano per università private o per la fed. Dai, 1 su 6 è un rapporto abbastanza basso.

d) Un po' mi commuove la denuncia della 'spocchia dell'intellighenzia italiana di sinistra', non c'ero più abituato. Meglio fare il pieno, prima che inizino a risponderci per l'articolo sulla liberalizzazione del mercato del lavoro e a darci dei thatcheriani crudeli.

e) Sono d'accordo che ai premi Nobel si da troppa importanza. Sono ignorante di letteratura, ma anch'io ho l'impressione che i premi per la letteratura abbiano una enorme componente politica. Per i premi alla pace la componente politica è esplicita e dichiarata. Quelli dell'economia mi sembra invece che li diano in base a criteri solidi, e non ho mai sentito lamentele per le scienze 'dure'. Non so che Nobel siano usciti da Stuyvesant.

Saluti da oltreoceano e a presto 

 

Anch'io come Sandro, e con spocchia da intellighenzia di sinistra, sorrido, michele. primo perche' anche a me piace che mi si dica che sono di sinistra, perche' io credo di essere di sinistra, ma chiunque altro (incluso mio padre) ormai mi da del destrorso. grazie. secondo perche' ho riguardato e accertato di avere scritto figli stupidi di banchieri e non figli di banchieri stupidi. ovviamente ho usato i banchieri come esempio di ricchi, non di stupidi. anche i ricchi piangono e anche loro talvolta hanno figli stupidi come noi morti di fame (tra parentesi, l'insulto morto di fame non mi da poi tanto fastidio, quello di sussidiato pubblico si'; io lavoro in una universita' privata e mi guadagno il mio misero salario senza sussidio).

faccio fatica a trattenermi (e infatti non lo faccio) dal notare la tua coda di paglia. ma cos'e', i soldi non ti bastano a convincerti della tua intelligenza? qualche professore cattivo ti ha fatto credere che non capissi la matematica da bambino?

Sul Nobel: a noi morti di fame fa ancora impressione; e senza bisogno di enfasi adolescenziale (sai queste sono critiche facili, gli adolescenti si eccitano davanti a molte cose, anche davanti ai soldi e alle belle cose che i soldi comprano; chissa' non ci sara' dell'adolescenziale anche nei banchieri?); e' una questione di rispetto, per una cosa che io non saro' mai in grado di avere per ottime ragioni. Sai com'e', non ci avevo pensato, averi dovuto evitare la carriera da morto di fame sussidiato; forse allora averi potuto comprarmelo il Nobel.

Non voglio neanche rispondere sul "perche' hai scelto di fare l'economista." pero' lasciami notare che molti dei miei amici banchieri hanno provato a fare gli economisti e poi hanno fatto i banchieri. non conosco nessuno che non e' riuscito a fare soldi come banchiere e ha poi fatto l'economista.

In sostanza, ti sei offeso per nulla: nessuna intenzione di dare degli stupidi ai banchieri. Ti sfido a trovare un altro gruppo costituito di economisti cosi' pro-banchieri (io mi sono permesso, motivato dal tuo commento, ti prenderti/vi un po' in giro in questo commento), specie non quelli di Londra: siamo tutti economisti molto free market convinti (beh, certamente lo sono io) che poco contribuisce piu' allo sviluppo che una sistema finanziario ben sviluppato essenzialmente non regolato.

 

 

 

 

 

peccato perche' io mi diverto molto. Anche se non sono un logico, il tuo argomento funzionerebbe se tu mi dimostrassi che fare ricerca completamente autoreferenziale (questa e' la teoria economica contemporanea, almeno a parer mio) sia divertente. Solo per chiarire:

1/ mi puoi dire che sei bravo a scrivere e fai lo scrittore. Non e' un problema se non fai soldi, anzi al limite per me lo e' se ne fai troppi;

2/ che sei bravo a filosofeggiare e fai il filosofo, e anche qui va bene

ma, se mi dici che hai studiato economia, pero' non ti e' venuta mai voglia di fare una tua impresa, di correre un rischio economico, di applicare le tue conoscenze sull'oggetto stesso del tuo studio, che non ti "abbassi" a rendere le tue teorie falsificabili attraverso previsioni, beh io ti credo solo se tu mi dici che tu ti diverti molto. E a quel punto a me sta bene, ma dubito della tua funzione di utilita'. TRa i piaceri intellettuali personalmente potrai trovarne una cinquantina prima della teoria dei giochi, tra quelli piu' fisici almeno 100...ma senza livore...a me tutto cio' continua sembrare tipico di certa mentalita' italiana, il caso assurdo che voi la criticate!

 

Ti stupisci della funzione di utilità degli altri, ma io mi stupisco della tua: perchè spendi tanto tempo on-line a discutere con persone che ritieni buone a nulla? E' questo il modo migliore che un MD di ML ha per impiegare il suo tempo? Nothing personal, e l'autolesionismo è una ben documentata attività umana, però.....

 

Io trovo sempre interessante discutere con chi non fa l'economista accademico di professione, quindi ben venga il dibattito e cerchiamo di non perder la calma. MICHELE (lo metto in maiuscolo perché così si era firmato e per distinguerlo dal Michele di nFA), prima dello shouting match con Alberto, aveva sollevato due questioni interessanti che un po' di soul searching me l'hanno fatta fare.

a) È vero che, sotto sotto, sono rimasto antiamericano come quando avevo i brufoli, ascoltavo i Clash (che cantavano 'We don't need G.I. Joe', 'I'm so bored with the USA'), e la k in amerika la mettevo senza nessuna ironia?  Mi verrebbe da dire razionalmente di no. Ovviamente ci sono cose di questo paese che non mi piacciono. Se date un'occhiata ai dati CIA sui tassi di mortalità infantile, vedete che gli USA sono assurdamente alti (6.43, contro il 5.83 dell'Italia e il 4,69 del Canada). Faccio fatica a non pensare che il loro sistema sanitario non abbia qualcosa a che fare con simili pessimi risultati. Peró ci sono tanti americani, che sicuramente amano il loro paese, che vogliono cambiare il sistema. Il disaccordo su un elemento di policy non mi rende antiamericano, spero.

La vera domanda quindi è se mi piace la mentalità di fondo del paese, l'approccio generale ai problemi. Qui mi sento di rispondere tranquillamente di si. Il misto di pragmatismo e reliance on individual responsibility che si respira normalmente è molto refreshing. Questo a livello cosciente. Se l'antiamericanismo è scomparso anche a livello subcosciente, temo che non lo saprò mai. Visto che sono cresciuto in Italia può darsi che certi vizi siano rimasti, nonostante i tentativi di sradicarli. You can take the kid out of Italy, but you can't take Italy out of the kid.

 

b) Le questioni sullo status epistemologico della teoria economica sono per me troppo difficili, e nemmeno penso sia troppo utile discuterne a questo livello di generalità. Però mi sento di dire che non è vero che la teoria economica è oggi puramente autoreferenziale. La ricerca continua e si sviluppa normalmente solo in quelle aree in cui, dopo un periodo di rodaggio, si possono trovare e sviluppare applicazioni pratiche. Sono ben pochi i teorici che rifiutano qualunque valutazione sull'utilità delle proprie teorie, e di sicuro non sono i migliori. 

 

Certo che la scienza economica ha come obiettivo fare previsioni,

solo che fare previsioni non significa solo voler prevedere il futuro

tasso di inflazione e GDP; ignori anche il fatto che per fare buone previsioni occorre capire le cause dell'andamento storico delle variabili, e occorre avere anche buoni metodi che ci aiutino a capirle. La teoria dei giochi, per esempio, si e' rivelata uno strumento di comprensione di enorme importanza. Se pensi che gli economisti la studino come puro piacere intellettuale ti sbagli di grosso. Non pensare che il DES ti abbia insegnato tutto quello che c'e' da sapere sulla scienza economica, e tantomeno sul Metodo.

Tanta supponenza verso la scienza economica, ma in fin dei conti l'assunto del titolo del tuo commento iniziale "if you are so smart why ain't you rich" e' una previsione della scienza economica (spiego per i meno ferrati: in un mercato del lavoro concorrenziale, sotto certe condizioni, chi e' piu' produttivo ha un salario piu' alto; quindi, se l'intelligenza determina la produttivita', chi e' piu' intelligente dovrebbe ricevere un salario piu' alto). C'e' un'altra previsione che la teoria ci fornisce pero', si chiama compensating differentials: se un datore di lavoro fornisce anche benefici apprezzati dal lavoratore, il lavoratore e' disposto a ricevere un salario inferiore, quindi e' possibile che esistano lavoratori ugualmente produttivi con differente salario.

Sul piacere intellettuale della teoria dei giochi (che a me piace molto, ci ho fatto la tesi di laurea) c'e' poco da discutere: de gustibus..., voglio

pero' sottolineare altri vantaggi della vita accademica che forse non

ti sono chiari ma che spero tu voglia ammettere sono meno controversi

(non in ordine di importanza)

  • il piacere di alzarsi al mattino e decidere cosa si vuole studiare senza dover renderne conto a nessuno (tranne che al "mercato delle idee", ma solo se si vuole progredire salariamente)
  • il piacere di avere un orario di lavoro estremamente flessibile
  • il piacere di viaggiare gratis in localita' esotiche e pretendere di stare lavorando
  • il piacere di lavorare a fianco di persone intelligenti di discipline diverse
  • il piacere di interagire con persone giovani, gli studenti, per tutto l'arco della carriera
  • il piacere di "perdere tempo" in un blog come questo, come dice stockli, e poter dire "in fin dei conti questo fa parte del mio lavoro", perche' fra i miei job duties c'e' anche il diffondere le idee come public service, e dare policy advice
  • ...

Questi ed altri vantaggi per me giustificano pienamente il compensating differential, anzi se dovessi contare le

vere ore di "lavoro" (insegnamento undergraduate + administrative

work), il nostro salario orario e' altissimo.

Infine, credo la tua domanda originale meriti una risposta: dove vanno a scuola i figli stupidi degli economisti? Vanno nella migliore scuola che i genitori si possano permettere; una caratteristica abbastanza comune dell'accademico e' pretendere/desiderare che il figlio diventi come il padre o la madre, e quindi un'attenzione eccezionale per l'eccellenza accademica della scuola (dove eccezionale significa maggiore che in altre professioni - tutti volgliono una buona educazione per i loro figli). Per questo molti figli di molti colleghi sono i piu' "poveri" nelle loro scuole, e mi azzardo a dire che l'accademico spende per l'istruzione dei propri figli una percentuale maggiore del proprio reddito di qualsiasi altra persona con reddito simile (avverto che si tratta di pura evidenza aneddotica).

 

 

Ragazzi vi ringrazio discutere cosi' comincia a interessarmi. Sia chiaro che per me i differenziali salariali erano solo una scusa per dire che dovete confrontarvi con la realta'

 

per raffreddare gli animi

 c'e' un asino che ritorna dal lavoro nei campi


Il maiale, che ha passato la giornata a rotolarsi tra fango, merda, a scopare e cosi' via, dice all'asino: ma chi te lo fa fare, imbecille, a lavorare tutto il giorno. guarda me che sto qui a non fare niente a a godermela.

e cosi' per giorni e giorni

Un bel giorno, all'ennesima uscita del maiale,l'asino lo guarda per un po' e gli dice:

ma tu non sei quello dell'anno scorso, vero?

 

Non m'ero mai accorto di questo commento, che sembra essere qui da piu' di dieci giorni ... notevole, come cattiveria voglio dire.

Leggo poi che sarebbe stata messa per raffreddare gli animi ... se li volevi riscaldare cosa mettevi?