La scienza in Italia vista da Nature (I)

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In un articolo sulla rivista Nature [accesso articolo solo ad abbonati], il professor Luciano Modica, matematico di fama in cattedra a Pisa, dichiara di aspettarsi grandi risultati da Prodi per (il finanziamento e lo sviluppo de) la scienza in Italia.

Beato lui, noi ne dubitiamo! Non per puro pessimismo (anche), ne' solo perche' abbiamo osservato varie inutili e spesso deleterie riforme dell'universita' e della ricerca (anche), ma soprattutto per un piccolo aneddoto personale che ci fa pensar male ("e a pensar male", disse Andreotti, ...):

Il professor Modica, allora rettore dell'Universita' di Pisa, affosso' nel 1996 la proposta di uno di noi (Boldrin) e di Aldo Rustichini (ora anche lui professore alla University of Minnesota) di costruire a Firenze una scuola privata di economia. L'obiettivo esplicito della scuola era di competere con le migliori istituzioni europee ed americane in quest'area, facendo rientrare un tot di buoni economisti italiani che lavorano in tali istituzioni all'estero. Forse si trattava della solita chimera a cui tipi come noi (i.e. losers per definizione) amano correre appresso di quando in quando, ma ci avevamo lavorato sodo, raccogliendo appoggi, contattando colleghi, facendo piani e programmi. Inoltre, l'iniziativa aveva l'appoggio politico della Regione Toscana, attraverso l'allora vice-presidente Mariolina Marcucci, e la possibilita' concreta di raccogliere fondi fra aziende e privati. Ma, in una cruciale riunione con i rettori delle universita' pubbliche toscane, il professor Modica rifiuto' il suo benestare all'operazione: gli sembrava una proposta meritocratica e privatistica. Due parolacce, evidentemente. Inoltre lo preoccupava - lo disse esplicitamente e fu la base fondamentale della sua opposizione - che la scuola di economia che veniva proposta, volendo essere appunto meritocratica e sperabilmente d'alta qualita', avrebbe potuto far concorrenza ed ombra agli economisti dell'Universita' di Pisa raccolti nella scuola di Sant'Anna. Alla proposta, motivata da criteri meritocratici, di coinvolgerli direttamente nel progetto contrappose il suo rifiuto, motivato evidentemente da altri criteri, di dare il benestare all'iniziativa. Tutti i principi ed i valori al posto giusto,dunque, il che deve aver permesso al professor Modica di diventare senatore DS. Complimenti per la carriera. Dall'articolo di Nature e da altre informazioni risulta che il professor Modica sia uno che conta nell'Ulivo e fra i DS per quanto attiene a universita', ricerca, finanziamento/riforma/strutturazione delle stesse. In parole povere, il nostro matematico e' diventato un politico di rilievo che "fara'" la politica di ricerca ed universitaria del governo Prodi, dovesse quest'ultimo essere il vincitore alle elezioni. Anche per questo, ovviamente, Nature e' andata a chiedere a lui cosa pensa l'Ulivo dell'Universita' e cosa vuole fare. Siccome la vita ci ha insegnato che sulla strada di Damasco o si cade da cavallo da piccoli o, transitandoci in eta' avanzata, si corre via al galoppo senza neanche dire bah, sospettiamo che il professor-senator Modica non sia diventato, nel frattempo, uno che pensa che la meritocrazia, la competizione, il "vinca il migliore" (il piu' intelligente, quello con piu' pubblicazioni, quello che lavora di piu') siano i criteri su cui si costruiscono un'universita' ed una ricerca di qualita'. E' molto probabile pensi ancora che, anzitutto, cio' che conta e' che tutto sia "pubblico" e che questa cosa della meritocrazia non finisca per mettere in ombra gli amici, o gli esimi colleghi. ...Il professor Modica non e' probabilmente l'unico che avra' voce in capitolo nella gestione del programma di Prodi sulla scienza, a quanto dice Nature. Speriamo abbiano ragione e che agli altri la meritocrazia e la competizione piacciano. Speriamo che gli altri pensino che ricercatori e professori universitari debbono, anzitutto, essere intelligenti e capaci di produrre articoli scientifici e di insegnare cose nuove e non belinate rimestate. Noi, che pensiamo sempre male e siamo prevenuti, lo dubitiamo.

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