La produttività: un esempio.

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Un estemporaneo appunto di viaggio, un insignificante episodio che però significa molto.

Ieri sera io e Alberto abbiamo presentato il libro alla Festa del PD ad Alessandria. Ad ascoltarci è venuto anche (appositamente, da Milano!) un coraggioso collaboratore di nFA. Sono ripartito con due pesanti scatoloni pieni di copie del libro. No, non era la differenza tra le vendite attese e le vendite effettive (abbiamo venduto tre copie, come ci aspettavamo).

Dovete sapere che da due mesi circolano per l'Italia questi scatoloni, che contengono le copie destinate ai sostenitori della Fondazione. Per metterci sopra almeno tre firme (la mia, quella di Alberto e quella di Michele) i pesanti pacchi hanno viaggiato da Napoli alle Dolomiti, poi a Venezia, poi ad Alessandria (dove hanno rischiato di arrivare in moto) e adesso me le sono riportate a Bologna.

Stamattina, tornando da Alessandria, sono sceso dal treno con questi due pesanti pacconi, al binario 6. Sapete com'è fatta la stazione di Bologna: devi prendere il sottopassaggio per arrivare all'uscita se non sei già sul primo binario. Quindi ho fatto la cosa normale: ho cercato l'ascensore sul binario per scendere giù, dove avrei trovato l'ascensore corrispondente per risalire su e non farmi venire l'ernia al disco. Trovato l'ascensore mi accosto e premo il pulsante: mi riprende una dipendente di Trenitalia: "No! Deve usare quello dietro, questo è per i disabili soltanto". Ah, ok, procedo tre metri sul binario, dove trovo l'ascensore per tutti. Premo il pulsante. Mi ri-riprende la dipendente: "No! Deve aspettare l'addetto, che ha visto e sta arrivando dal binario 8." Ok, aspetto (e penso che meno male non c'era un treno in sosta al binario 7 se no l'addetto non mi avrebbe visto!).

Mentre aspetto l'addetto chiedo alla dipendente: "Perché non posso usare l'ascensore da solo?" Non mi risponde e se ne va. La domanda era in buona fede, dev'esserci qualche motivo di sicurezza, avevo pensato. Dopo tre minuti si aprono finalmente le porte dell'ascensore, con l'addetto dentro. Saluto, salgo sopra, ringrazio. Mentre il lento ascensore scende chiedo all'addetto: "Perché non posso usare l'ascensore da solo?". "Non lo so", risponde. Provo a dare un input: "È per motivi di sicurezza?". "Non lo so", risponde. Ho capito, ma non glielo dico che non è mica colpa sua.

Che cosa ho capito? Questa è la morale. Non posso usarlo da solo quell'ascensore (come invece si può fare in altre stazioni e in tutti gli aeroporti) perché se no lui non ha niente da fare. Badate che non sto dicendo che questo è un lavoratore inutile che deve rimanere disoccupato. Sto dicendo che questa è una risorsa umana impiegata in modo pessimo.

Cosa c'entra questo con la produttività? C'entra perché ieri sera durante la presentazione del libro io e Alberto ci siamo resi conto che c'è una fondamentale confusione in Italia (o nella sinistra, per lo meno) su questo tema. Noi dicevamo "il problema è la produttivita' che non cresce da 15 anni, bisogna fa crescere la produttivita'", loro capivano "il problema è la produttività che non cresce da 15 anni, bisogna spremere i lavoratori." Abbiamo provato a spiegare che in un paese inefficiente come l'Italia la produttività si fa crescere migliorando l'organizzazione della produzione, la pubblica amministrazione (scuola, università, giustizia, servizi amministrativi, burocrazia), gli incentivi, la concorrenza, eccetera. Tutto quello che chiamiamo TFP (total factor productivity), insomma.

L'addetto all'ascensore può essere impiegato in maniera molto più produttiva e molto piu' gratificante per lui (che è una cosa molto importante), magari in un'altra occupazione, e gli ascensori possono essere operati dagli utenti più rapidamente e più convenientemente (ne scenderà di gente con pacchi pesanti dai treni a Bologna!). Mettete insieme centinaia di migliaia di casi come questi et voila': la produttività che in Italia non cresce.

E non ditemi che queste "altre occupazioni" non esistono e che questo è il male minore: il modello superfisso è bandito su nFA.

Conclusione: il libro arriverà.

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Commenti

Ci sono 43 commenti

e che dire di chi ti fa il pieno di benzina?

penso che la produttività di un paese sia proporzionale alla diffusione di self service

Qui in Amerika c'e' il self service per la benzina, ma poi nei supermercati c'e' l'addetto a imbustare la spesa e quello che riporta i carelli. Saranno piu' produttivi di quelli che fanno funzionare l'ascensore a Bologna?

Sottoscrivo il discorso in pieno ma faccio anche due osservazioni.

La prima è (falsamente) ottimista: probabilmente l'ascensore non può essere usato senza l'operatore perché altrimenti sarebbe in balia di potenziali vandali.  La situazione vista così risulta meno kafkiana, ma non cambia di una virgola il discorso: la produttività di un operatore che deve manovrare un ascensore per fare un paio di piani al massimo è veramente molto bassa.  Il problema a questo punto è che non basta un po' di buona volontà gestionale per risolvere questa inefficienza (riallocare la risorsa dove può essere più produttiva), ma ci vogliono un po' più di neuroni per capire che la soluzione al problema non è quella ottimale e per trovarne una migliore.

La seconda è che una parte di mondo italiano non capisce, come pare evidente, il concetto di "produttività".  Ho l'impressione, fra l'altro, che questo equivoco non sia appannaggio di una ben determinata parte sociale, ma che sia condiviso.  L'equivoco in questione è quello di cui parli: produttività = più produzione.  Non passa assolutamente (e qui sarò pure cattivo ma credo che le ragioni siano un quasi analfabetismo diffuso) il concetto che la produttività abbia più a che fare con il valore aggiunto generato dal lavoro che non con il numero di pezzi usciti dalla fabbrica.

Questa potrebbe essere una lotta sindacale per il futuro: non lavorare meno per lavorare tutti (toh, il modello superfisso!) ma lavorare meno/meglio per produrre di più, per generare più ricchezza.  Non chiedere i dieci minuti per andare al bagno, ma chiedere che i lavoratori vengano messi in grado di fare lavori a più alto valore aggiunto possibile.  Questo dovrebbe essere il diritto fondamentale da garantire ai lavoratori; non che gli altri siano poco importanti (sempre che si parli di diritti e non di rendite acquisite), ma verranno di conseguenza, oppure spariranno di conseguenza (come stiamo purtroppo vedendo) se quel diritto fondamentale alla produttività non è tutelato.

per quanto riguarda la prima osservazione la situazione è quella kafkiana: so per conoscenza diretta di un ascensore in una stazione della costa toscana che è stato fermo per anni in quanto tale tipo di ascensore è considerato "mezzo pubblico" e le ferrovie e l'amministrazione comunale non riuscivano a mettersi d'accordo su chi si dovesse accollare la responsabilità in caso di incidenti se non fosse stato operato da apposito personale (l'ascensore serve per accedere sia ai binari che ad un parcheggio di proprietà del comune).

quanto all'ipotesi vandalismo, in italia del vandalismo non frega a nessuno, se quello fosse stato il problema l'ascensore sarebbe stato lasciato al suo destino e una volta fuori servizio mai più riparato; tanto per utiizzare lo stesso esempio, negli anni in cui l'ascensore è stato fermo a causa della bega burocratica, detto ascensore è stato vandalizzato e reso inutilizzabile, tanto che quando i due enti si sono messi d'accordo sulla responsabilità civile, hanno cominciato lo scaricabarile su chi dovesse pagare le spese di riparazione, lasciando gli utenti sulle scale per ulteriore tempo.

tanto per parlare di produttività...

 

p.s. l'ascensore in questione si trova nella stazione di san vincenzo, in provincia di livorno

 

Una cosa piuttosto banale, ma che interessa milioni di persone, sono le prese della corrente. Ci sono altri paesi "avanzati" dove si trovano spine da 10 A, 16A, Schuko, ecc? Ogni volta e' una perdita di tempo incredibile, e bisogna comprare gli adattatori. Perche' non ci puo' essere una presa unica come in UK, USA, ecc?

Temo non ci sia da meravigliarsi. l'antimercatismo di tremonti, neppure troppo nascostamente è condiviso ed apprezzato dai ruderi obsoleti del PD che esercitano il ruolo di cattivi maestri verso il loro popolo come fa tremonti con il suo

L'esempio è illuminante. Ma oltre che ai un po' duri d'orcchio esponenti della sinistra, andrebbe spiegato anche ai non pochi imprenditori e manager che pensano che la produttività del lavoro aumenti solo aumentando le ore lavorate. O, come ha già detto Marco M., aumentano il numero di pezzi che escono dalla fabbrica. Un po' come il fatto che la concorrenza internazionale si regge solo riducendo i salari inseguendo la Cina e non facendo più innovazione e investimenti in tecnologia e riorganizzazione del lavoro, prendendo esempio dalla Germania, per capirci.

Un caro saluto

C.

 

Un po' come il fatto che la concorrenza internazionale si regge solo riducendo i salari inseguendo la Cina e non facendo più innovazione e investimenti in tecnologia e riorganizzazione del lavoro, prendendo esempio dalla Germania

riducendo i salari e facendo a meno di quei lussi tipo la sicurezza sul lavoro, Voltremont dixit

Senza dubbio analfabetismo. Da dove arriva questo analfabetismo?

Poi io credo che molti posti siano proprio rendite di posizione. Infatti li trovi solo su a) grandi fabbriche fortemente sindacalizzate; b) impiego pubblico o ex pubblico.

 

Da dove arriva questo analfabetismo?

 

L'analfabetismo delle masse italiane deriva dalla religione cattolica, dalla Controriforma, dalla presenza di elites di scadente qualita'.  Forse anche dalla congestione umana nel territorio italiano (storicamente molto piu' densamente popolato in rapporto alla terra arabile rispetto al resto d'Europa fin dai tempi dell'impero romano) che ha condotto ad una bassa considerazione del valore del singolo elemento umano appartenente alle masse.

In tema di ferrovie segnalo un interessante articolo su il fatto www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/27/fs-a-chi-serve-la-concorrenza/53597/

Qui uno studio interessante sul declino della PTF in Italia nel periodo 1997-2005.

La cosa interessante è che comunque la si giri e la si volti il settore manifatturiero perde produttività, quindi è proprio un problema di sistema.

Sull'omino dell'ascensore: ne trovai uno anche io, addetto solo all'ascensore. Dove ? Sul traghetto Tirrenia della linea Napoli-Capri. Faceva solo quello, e in navigazione l'uso dell'ascensore era pure proibito...

Ho letto il paper. Conferma quanto già noto, peraltro, a chi opera nel mondo manifatturiero avendo cura di guardare anche a ciò che avviene al di fuori dei propri cancelli, che è cosa non scontata ....

Le conclusioni sono, infatti, perfettamente in linea con quanto si deduce osservando la realtà da simili osservatori: occorre intervenire sui fattori interni alle imprese di tipo tecnologico/organizzativo e su fattori esterni di tipo infrastrutturale, intendendo il termine in un'accezione che non si limiti al dato materiale.

Per quanto riguarda il primo punto, il compito è tipicamente da assegnarsi alle imprese stesse, che debbono - però - essere adeguatamente supportate da un'azione pubblica lungimirante e non tesa solo a rattoppare l'esistente "a pioggia". L'altro ambito rimane esclusivamente assegnato a capacità di governo che paiono alquanto latitare, e non da oggi, anche in considerazione del fatto che - come descrive il paper, e prima di questo analoghi studi, ad esempio confindustriali - la parte migliore del nostro sistema manifatturiero ha acquisito quote di mercato compiendo passi importanti nella direzione giusta, pur tra le mille difficoltà che il cosiddetto "sistema Paese" ha frapposto.

Certo che se, a lungo (?) andare, la politica non capisce questa banalità e non opera di conseguenza, il destino è uno solo: siamo fottuti ......

Segnalazione molto interessante. Se avete altro materiale del genere per me è sempre graditissimo.

Dovete sapere che da due mesi circolano per l'Italia questi scatoloni [...] i pesanti pacchi hanno viaggiato da Napoli alle Dolomiti, poi a Venezia, poi ad Alessandria (dove hanno rischiato di arrivare in moto) e adesso me le sono riportate a Bologna.

...non male per i paladini della produttività a tutti i costi! ;-P

dici bene: a tutti i costi.  noi li trattiamo bene i donors (non come voi altri a graz) :-D

 

Visto che si parla di persone messe a scavare e riempire le buche, direi che questo esempio si riferisce più al concetto “intuitivo di buon senso” di produttività che a quello quantitativo.

Difatti, se il nostro addetto all’ascensore fosse pagato 300.000 euro al mese il suo contributo al PIL (e quindi la sua produttività) sarebbe altissima.

Viceversa, un cardiochirurgo che effettuasse due operazioni al giorno a titolo gratuito sarebbe sommamente improduttivo.

Be', no, non c'entra la remunerazione, non a livello disaggregato almeno: per produttivita' si intende valore aggiunto per ora lavorata. Se uno non produce nulla e lo paghi mille euro all'ora, comunque ha una produttivita' pari a zero.

C'entra pero' nell'aggregato, perche' il reddito da lavoro e' un pezzo del prodotto. Per cui se la produttivita' non cresce non crescono neanche i salari. Che guardacaso e' quello che sta succedendo in Italia.

l'ignoranza economica tocca purtroppo anche le "elites"

Un esempio :

anni fa , ai tempi del disfacimento dell'Olivetti , in un talk show se ne parlava

Tronchetti Provera , che vi partecipava , osservò che non era carino affrontare il problema in assenza del "padrone" ( alludeva a CDB )

Fu interrotto dal rappresentante di un Fondo che lo contraddisse affermando che il Fondo deteneva la maggioranza relativa delle azioni Olivetti.

Tronchetti non capì la figuraccia e continuò a considerare solo CDB il padrone.

oggi a bologna e' stato inaugurato un sistema di ascensori nuovo di zecca, e senza addetto :-D