Il Nobel Memorial Prize in Economics ad Angus Deaton

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Non sono uno specialista delle aree di ricerca su cui ha lavorato Angus Deaton ma, vista la domanda di "valutazioni" ricevuta da molti amici e lettori e visto che gli specialisti del gruppo (che non nominero' :)) sono presi da impegni di lavoro, provo a buttare giù qualche riga di valutazione, del tutto personale. Mi baso sulle conversazioni odierne in dipartimento, utilizzando quindi ciò che ho anche appreso dai colleghi che lavorano in aree applicate vicine o sovrapposte a quelle di Deaton. Lo stile è telegrafico, nella forma di appunti più che di riflessioni compiute.

Le informazioni su Angus Deaton, la sua lista di pubblicazione e delle valutazioni generali dei temi su cui ha lavorato e dei risultati raggiunti sono facilmente rintracciabili in rete andando o ben sulla sua pagina a Princeton, o ben su Google Scholar o ben su uno dei tanti quotidiani (fatta eccezione per quelli di lingua italiana) che oggi hanno pubblicato articoli decenti ed informati sul contenuto generale del suo lavoro. Quindi evito ripetizioni e metto solo valutazioni personali, spero stimolanti.

1) La prima è che, ovviamente, i vari tentativi demenziali di classificarlo di destra o di sinistra sono solo tali, ossia demenziali. Avendolo conosciuto direi che è marginalmente di sinistra, se vota negli USA (credo abbia doppia cittadinanza) vota quasi certamente per il partito democratico e fine della storia. L'uomo è relativamente amabile anche se platealmente british/scottish con una dose abbondante di pomposo complesso di superiorità tipico di molti bravi colleghi cresciuti nel RU e che hanno lì studiato in certi posti  ... Niente di particolarmente grave, comunque: ci abbiamo fatto il callo oramai.

2) Angus Deaton, nella misura in cui vale la pena di tenere in piedi il premio (questione su cui torno fra un attimo perché è stata la più dibattuta e quella su cui c'era maggiore consenso) se lo merita senza dubbio. Ovviamente non è l'unico, ovviamente molte persone che lo meritano non lo prenderanno mai (come molte che lo meritavano son defunte senza vederlo) ma, fra i possibili, va benissimo che l'abbiano dato a lui. È chiaro che si tratta di un premio dato al complesso della sua opera - l'uomo non ha al suo attivo alcun risultato sorprendente o idea teorica geniale o scoperta empirica rivoluzionaria ... quindi non aspettatevi particolari sosprese in quanto segue - che è stata ampia, intensa e coerente. Un grande ed onesto economista empirico, brillante, pieno d'energia e d'idee concrete da utilizzare nella ricerca applicata ed anche nel disegno di politiche economiche.

3) La questione più dibattuta - dovrei dire "ripetuta" perché c'era consenso fra di noi come ho scoperto esserci da anni fra una sostanziale maggioranza dei colleghi - è che il premio in questione andrebbe chiuso. Non succederà, sia chiaro. Per ovvie ragioni di status, tradizione, interessi pubblicitari e di prestigio, la macchina del Nobel in economia non chiuderà. Non è certo nell'interesse degli svedesi farlo e, sino a quando l'attenzione mediatica sarà enorme com'è, continueranno ad assegnare il premio. Nondimeno, alcune cose sono plateali. L'economia (come la letteratura, la pace e, in una certa misura, la medicina) non è scienza nella quale sia possibile oggi, con relativa tranquillità, fare dei ranking di cosa sia "vero e fondamentale" e cosa non lo sia, nella ricerca corrente. Questo non implica che non vi siano verità economiche, vi sono. Ma, al momento, il 99% di esse è già stato premiato nei primi 30 anni circa. Le verità in questione erano "fondative", se volete, e rimane ben poco di fondativo da premiare; forse nulla perché alcuni di quelli che hanno fondato tante cose che usiamo - per fare un esempio caro a me ed a ciò che io ho fatto: i modelli dinamici - sono morti. Oggi lavoriamo in quasi tutti i campi su problemi veramente complicati, con scuole di pensiero, di metodoe  di finalità diverse, che competono fra loro usando, spesso, metodi che poco hanno a che fare con l'ideale popperiano della "falsificazione" ... Non esiste nulla di particolarmente dominante dal punto di vista strettamente scientifico, esistono "mode", correnti, fazioni, problemi che vanno e che vengono e che hanno più o meno successo. Certo esistono individui più brillanti di altri che, come Deaton, riescono ad inchiodare un problema ed a lavorarci per tutta la vita producendo una quantità molto grande di risultati e facendo scuola. Ma tutto questo potrebbe essere facilmente dimenticato (vedi sotto) in breve tempo. Dare il premio, quindi, diventa quasi sempre un "beauty contest" che dipende da fattori spesso molto lontani dalla pura "validità scientifica" dei risultati. E siccome questo fenomeno è ogni anno più apparente io sono dell'opinione che faremmo una gran bella figura a scordarcelo. Ma non succederà.

4) Per cosa ha ricevuto il premio Angus Deaton? Per aver seriamente e con grande coerenza studiato per 40 anni come misurare le funzioni di domanda, il comportamento dei consumatori e gli indicatori empirici del loro benessere. Il libro di due anni fa, che tutti citano, è ovviamente un libro popolare ma dietro ci sono molti anni di ricerca seria ed applicata. Ottimi lavori, grande scuola, grande perseveranza. Ma se mi chiedete "qual è l'idea chiave di AD?" io non so rispondere. Altri forse saranno capaci, io no. E credo di conoscere decentemente quel che ha scritto. È una delle circa 10 persone che, nel mondo, hanno più coerentemente applicato la teoria economica della scelta (intertemporale, ossia dinamica, ossia non solo di cosa mangio oggi ma anche di cosa mangio domani se oggi mangio questo e risparmio quello ...) del consumatore ai dati microeconomici. Ha avuto alcune brillanti idee (specialmente nel lavoro iniziale con Muellbauer sui sistemi "ideali" di domanda, che purtroppo in inglese danno un acronimo sfortunato: AIDS, contento Giovanni?) su come semplificare la teoria economica astratta per poterla fare interagire con i dati empirici, specialmente micro. È stato, insomma, uno dei precursori (ma, ripeto, potrei citarne almeno altri 7 o 8) dei modelli "strutturali" e certamente un grande difensore (non a parole ma nei fatti) del ruolo essenziale che la teoria economica svolge nell'interpretare i dati. I dati non parlano da soli, da soli fanno solo casino. O ben hai un minimo (anche più di un minimo) di teoria economica con cui cercare di ordinarli o i dati dicono tutto ed il contrario di tutto. Basta leggere certi blogs per capirlo ... Siccome condivido questo approccio metodologico così tanto da considerare il suo opposto una totale imbecillità (purtroppo di moda) sono certamente contento che Deaton sia stato premiato.

5) Un'interpretazione "politica" è che nel scegliere Deaton gli amici svedesi abbiano voluto prendere non due ma tre piccioni con una fava. (1) Premiare il lavoro empirico che vuole essere utile, misurare cosa fanno le famiglie ed i consumatori, misurare i livelli di benessere e povertà, dare indicazioni utili su cosa porta a consumare/risparmiare cosa e cosa migliora il benessere degli individui, rendere consapevoli che la "politica" ha dei limiti obiettivi e che non è per niente facile trovare politiche che migliorino rapidamente le condizioni di vita della gente. Ed anche, specialmente nei lavori suoi e di altri degli ultimi anni, rendere evidente sulla base dei dati che non è per nulla vero che va sempre peggio: miliardi di persone vivono oggi molto meglio di quanto abbiano mai vissuto gli esseri umani sulla faccia della terra. Non è cosa da poco e, per questo, il premio va bene. (2) Dare un premio alla coerenza teorica e metodologica nella ricerca economica. Deaton persegue in maniera indefessa e da 40 anni una strategia di ricerca d'altissimo livello che combina la teoria economica con i dati micro ed i migliori, o quasi, metodi statistici. Lavoro serio, difficile, che non finisce sulle prime pagine dei giornali (son certo che il grande pubblico manco sapeva chi fosse prima del 12/10/2015) e non fa apparire come dei "geni" ma che, alla fine, lascia una traccia e crea una scuola che produce ricerca seria. (3) Sottolineare che certe mode - che Deaton ha negli anni recenti attaccato anche con una certa brillantezza (altri direbbero "pesantezza" ma io, si sa, amo chi parla esplicito) - tali rischiano di essere: mode che fanno finta di trovare soluzioni rapide a problemi difficili. e poi le soluzioni rapide sono cazzate, un po' come risolvere il dramma dei rifugiati sparando sui barconi ... Qui sto facendo ovviamente allusioni che solo gli addetti ai lavori capiranno e non voglio infilarmi in un dibattito nominalistico su chi fa cazzate e chi non le fa nel lavoro applicato su dati microeconomici nel campo del "development". Chi fosse curioso di capire meglio il messaggio che, a mio avviso, i colleghi svedesi han voluto lanciare può leggersi, con una certa pazienza, l'articolo di Angus Deaton discusso qui.

Well, that's all I have to say for now, folks. 

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Commenti

Ci sono 28 commenti

Grazie prof. Boldrin per i commenti. Mi permetto di estrarre una parte del contenuto della sua analisi per farne un commento più generale e, mi perdoni, fuori tema

 

L'economia (come la letteratura, la pace e, in una certa misura, la medicina) non è scienza nella quale sia possibile oggi, con relativa tranquillità, fare dei ranking di cosa sia "vero e fondamentale" e cosa non lo sia, nella ricerca corrente. (...) Oggi lavoriamo in quasi tutti i campi su problemi veramente complicati, con scuole di pensiero, di metodo e di finalità diverse, che competono fra loro usando, spesso, metodi che poco hanno a che fare con l'ideale popperiano della "falsificazione" ... Non esiste nulla di particolarmente dominante dal punto di vista strettamente scientifico, esistono "mode", correnti, fazioni, problemi che vanno e che vengono e che hanno più o meno successo.

(..)

Dare il premio, quindi, diventa quasi sempre un "beauty contest" che dipende da fattori spesso molto lontani dalla pura "validità scientifica" dei risultati. E siccome questo fenomeno è ogni anno più apparente...

 

 

Questa analisi potrebbe essere riportata pari pari ad altre branche della Scienza, restando ugualmente valida.

Per quanto quotidianamente mi riguarda, nel mondo dell'ingegneria di cui mi occupo, si vedono sempre più spesso ricerche campate per aria senza i necessari supporti fisico-matematici. Più in generale si sente la mancanza di un approccio popperiano alla Scienza (ed alla Tecnica).

La pubblicistica scientifica sta ripiegando verso un approccio quantitativo (chi produce di più), tralasciando la qualità dei lavori selezionati. Così facendo su alcune riviste scientifiche fanno capolino lavori inconsistenti, senza che nessuno si prenda la briga di dire niente. Viene quasi il sospetto che alcune riviste abbiano più autori che lettori, ma si possono scrivere papers ignorando il lavoro degli altri?

Su questo sfondo, non mi stupisce che i premi scientifici, in qualunque settore, possano ridursi a beauty contest, talvolta soggetti a mode, correnti o fazioni.

Perdonate (l'indebita) intrusione.

 

In questo caso sono più d'accordo con Boldrin, pur'essendo anche io ingegnere, mentre tempo fa ci avevo un poco bisticciato, e proprio su un tema vicino a questo: se e quanto sia possibile (e desiderabile) un approccio sempre e solo rigidamente "popperiano" in Economia.
Non so a quali pubblicazioni ti riferisca, certamente c'è anche in Ingegneria una quantità di articoli pubblicati che non meriterebbero di essere pubblicati. Ma parlando per sommi capi nell'ingegneria e nella tecnica è sempre possibile

 

..con relativa tranquillità, fare dei ranking di cosa sia "vero e fondamentale" e cosa non lo sia

 

In Economia invece lo è solo ogni tanto, in genere molto meno.
Non so se questa sia una ragione sufficiente per affermare che il Nobel in Economia non andrebbe assegnato. In fondo è così anche per la Letteratura e per la Pace. Qui, anzi, ancora di più il premio è un "beauty contest" assegnato anche per motivazioni altre da una scala di valore, ad esempio di opportunità politica o incoraggiamento (pensa al quartetto per il dialogo tunisino).
Lo è se l'esistenza del premio e la sua assegnazione vengono intese come patente di "Verità Economica" a questa o quella teoria, come talvolta, mi pare, è avvenuto.
Se è così allora forse sarebbe meglio che il premio non ci fosse. Ma se è così non è colpa del premio, o dei comitati che lo assegnano, ma di chi si ostina a voler vestire la disciplina dell'abito di una scienza esatta.
Forse nell'assegnazione di questo Nobel c'è anche un messaggio a costoro.

Anzi, mi interessa (ed un poco sorprende) che il fenomeno di "democratizzazione cum marketizzazione" della ricerca si sia esteso anche all'ingegneria. E' senza dubbio vero in economia ed in tutte le scienze sociali ed umane, architettura compresa (come ho scoperto frequentando un po' l'ambiente di mio figlio architetto).

Meriterebbe una riflessione a parte ma non mi sento ancora preparato a farla. Di certo vedo una sostanziale biforcazione negli standard dei vari settori accademici fra un gruppo, relativamente ristretto, dove stringenti criteri di pragmatica "efficacia" vengono sempre di piu' applicati ed un gruppo sempre piu' largo dove ci si intrattiene a seguito di mode.

Vediamo se il dibattito qui porta qualche contributo nuovo su cui riflettere. Grazie quindi per il commento. 

Tradizionalmente i Nobel in medicina vengono dati a ricercatori puri. Questo è un Nobel che si avvicina alla medcina applicata. E' un buon messaggio

Non è da soli pochi giorni che gli interessi “pubblicitari e di prestigio”, ma aggiungerei anche di “opportunità” guidano le scelte degli svedesi. Per la verità vi è una lunga sequela di vergogne, conclamate e ripetute di cui possono fregiarsi costoro.

Principalmente lo scandalo tecnico specifico più grande risiede proprio nel fatto che nel privilegiarne uno si fa torto a 100 altri che sono almeno alla pari, e qualcuno è anche migliore. L'altro invece, è doloroso ripetutamente constatarlo, è che quest'uno premiato, soprattutto negli ultimi tempi, accampi successivamente pompose pretese di superiorità mal riposta a dispetto della presunta umiltà dello scienziato.

Non è solo il premio in economia che andrebbe abolito, è proprio tutta questa modalità di premio, che è il residuo d'un tempo romantico della ricerca, quando era solo una élite a fare ricerca, e i grandi si contavano sulle dita di una mano.

Le considerazioni del prof. Boldrin sulle strutture fondamentali che reggono la disciplina economica valgono per tutte le discipline assoggettate a questo rituale macabro del premio nobel.

Da qualche anno, poi, si prova un senso di fastidio quasi fisico per questa usanza svedese.

Un tempo erano le svedesi ad avere qualche non spiacevole merito; gli svedesi, a quanto pare, ce la mettono tutta per far perdere alla nazione quel minimo di credibilità legittimamente guadagnato.

un po' sessista, non ti pare?

a

 

Poteva dedicarsi al 'demenziale' (MB) gioco di classificare politicamente Deaton

http://rampini.blogautore.repubblica.it/2015/10/12/economia-e-un-nobel-di-destra/

(oltretutto nascondendosi dietro un lettore)

L'amico di Rampini dice che il Nobel per l'Economia lo sceglie la Banca Centrale svedese, nido di liberisti. Non so se la Sverige Riksbank sia un nido di liberisti, ma sono certo che non assegna il Premio Nobel per l'Economia. C'è un comitato di economisti svedesi che lo fa. Quest'anno era presieduto da Tore Ellingsen, della Stockholm School of Economics, come si è visto nella cerimonia di premiazione. Insieme a lui c'era Jakob Svensson della Stockholm University. Questi sono errori facili da evitare. Un buon giornalista lo farebbe.

un "nido di liberisti", che cosa ne deriverebbe? forse che Deaton è un liberista selvaggio? e allora, quando premiarono Krugman e Stiglitz, s'erano ravveduti? Non curiamoci dell'amico di Rampini, nè di lui stesso!

 

sono pericolosi, i nidi di allodole possono atterrare un aereoplano. rampini e' nel neido delle merde

 

... atterrare un aereoplano.

 

un buon atterraggio è quando poi si scende  con le proprie gambe, uno ottimo è quando l'aeroplano è ancora utilizzabile.

Domande simili a quelle contenute nel primo commento. Tu scrivi:

 

 

Questo non implica che non vi siano verità economiche, vi sono. [...] Le verità in questione erano "fondative"... e rimane ben poco di fondativo da premiare...
Oggi lavoriamo in quasi tutti i campi su problemi veramente complicati, con scuole di pensiero, di metodo e  di finalità diverse, che competono fra loro usando, spesso, metodi che poco hanno a che fare con l'ideale popperiano della "falsificazione" ... Non esiste nulla di particolarmente dominante dal punto di vista strettamente scientifico, esistono "mode", correnti, fazioni [...]
Dare il premio, quindi, diventa quasi sempre un "beauty contest" che dipende da fattori spesso molto lontani dalla pura "validità scientifica" dei risultati.

 

Pensi che sia un processo "reversibile" o un trend destinato a durare? Dalla discussione qui sopra mi sembra che Andrea abbia in mente quasi dei "cicli" - periodi in cui domina la "moda" si alternano a quelli in cui predomina la "validita' scientifica".  Tu invece sembri avere una visione piu' pessimistica. Sbaglio?

In altre parole ancora: Rimangono verita' "fondative" da scoprire? Uno spererebbe che dati sempre piu' precisi e disaggregati e l'accumularsi di fatti e teorie possano aprire nuove porte...

 

C'è un vero e proprio mercato delle pubblicazioni, specie ora che c'è Internet e non è necessario metter su una rivista. Troppe riviste, troppi articoli, troppo di tutto. Avevo un lavoro in inglese che nessun giornale maggiore mi ha accettato. L'ho mandato ad uno di quelli che si pubblicizzano per e mail, lo hanno accettato richiedendo delle revisioni ridicole, e chiedendo anche  1.500 euro di contributo (5.000 per un anno). Ho rifiutato, e mi hanno fatto lo sconto: 1.000 euro. Ho rifiutato ancora ed il presso è sceso a 359 euro!!!!!!! A questo punto, sentiti gli altri autori, pagheremo. Ormai il lavoro è troppo datato.... Perdono!!!!!!!!!

se pubblichi in quelle riviste non ti legge nessuno.  E quindi è uno spreco di soldi. In realtà, spesso non si leggono neppure gli articoli in riviste tradizionali di seconda fascia

Grazie Michele

L'economia (come la letteratura, la pace e, in una certa misura, la medicina) non è scienza nella quale sia possibile oggi, con relativa tranquillità, fare dei ranking di cosa sia "vero e fondamentale" e cosa non lo sia, nella ricerca corrente. Questo non implica che non vi siano verità economiche, vi sono. Ma, al momento, il 99% di esse è già stato premiato nei primi 30 anni circa. 

Un passo che vale un applauso 


Alla tua domanda su quale sia l'idea chiave di Angus Deaton non posso fare a meno di risponderti; per quanto non si evinca così facilmente questa idea si può riassumere in un'affermazione estratta dal suo "La grande fuga - Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza" (2015): <<[..]Se poi l’Occidente sarà in grado di guarire dalla propria dipendenza psicologica dagli aiuti e smetterà di minare alla radice la vita politica africana, si assisterà, credo, a uno sviluppo finalmente di natura endogena. Dobbiamo smettere di soffocare l’esprimersi degli innumerevoli talenti degli africani.>>
Praticamente in parole semplici finchè il ricco aiuta il povero, lo mantiene povero. L'unico modo è che i poveri si organizzino associandosi in modo da poter competere per così dire con la parte ricca del mondo. Mattia

Interessante questo articolo del New York Times sullo strano comportamento dei consumatori americani dopo la caduta del prezzo della benzina. Visto il calo della benzina Ordinaria, incominciano a comprare benzina Super. Non propriamente razionale o prevedibile dalla teoria classica della domanda sulla quale a lavorato Angus Deaton. Il che non vou dire che questa teoria sia inutile, so che la realta e' molto, molto complicata.

 

www.nytimes.com/2015/10/20/upshot/when-gas-becomes-cheaper-americans-buy-more-expensive-gas.html