Lettera aperta a chi la legge

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Ispirato da una conversazione serale con l'amata consorte (che disdegna le tasse quanto e più di me) oltre che dal titolo del post precedente, suggerisco al prossimo governo una semplice riforma della tassazione sui redditi. Sono sette articoli, scritti non in legalese ma per essere intesi.

Articolo 1. I residenti in Italia vengono tassati, per quanto riguarda la tassazione del reddito delle persone fisiche, sui loro redditi mondiali. Questi ultimi sono definiti come i redditi da lavoro, capitale, licenze, concessioni o qualsiasi altra forma di proprietà fisica, intellettuale o finanziaria, detenuta, dal soggetto residente, in qualsiasi paese o territorio del pianeta Terra (e quando andremo sulla Luna, anche lì). Insomma, non più società estere fantasma e conti in Lichtestein.

Articolo 2. Il reddito tassabile è uguale al reddito totale della persona fisica, qualsiasi ne sia l'origine o la causa. Tutte le esenzioni, riduzioni, deduzioni e fregnate varie sono abolite. Il reddito tassabile include anche il reddito generato dalle proprietà immobiliari possedute dal soggetto medesimo, con la sola eccezione della residenza abituale, se di proprietà. Il reddito generato dalle proprietà immobiliari si calcola come di seguito. Nel caso in cui l'immobile a) non venga dato in locazione a terzi e, b) non venga utilizzato per attività commerciali, il reddito

generato dalle quali sia compreso nel reddito totale del soggetto dichiarante, si considera come reddito generato dall'immobile una somma pari al 3% del valore di mercato dell'immobile meno il valore di mercato d'ogni ipoteca esistente sull'immobile. Nei casi di locazione o utilizzazione commerciale diretta si considera il reddito monetario generato dall'attività di locazione o dall'attività commerciale.

Articolo 3. La base imponibile è uguale a [reddito tassabile - quota esente]. La quota esente è pari a [Euro 7mila + Euro 1500 per ogni persona a carico]. L'aliquota d'imposta è uguale al 30% per le basi imponibili comprese nell'intervallo [0,40mila], 35% per le basi imponibili comprese nell'intervallo (40mila, 90mila] e del 40% per valori della base imponibile superiori a 90mila.

Articolo 4. La quota esente e gli scaglioni di reddito di cui all'articolo 3, vengono incrementati annualmente di un valore percentuale pari al tasso di crescita nominale del reddito lordo per capita.

Articolo 5. Sono abolite tutte le altre imposte sul reddito delle persone sia fisiche che giuridiche residenti in Italia. La tassazione separata sul reddito d'impresa è quindi abolita. In particolare, risulta abolita la tassazione separata dei redditi da capitale, qualsiasi forma essi prendano e da qualsiasi fonte provengano: i redditi da capitale vanno tassati come qualsiasi altro reddito. Risulta inoltre abolita l'Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP), la cui adozione è demandata alle singole regioni nei modi e nelle forme che esse decideranno di adottare. Risulta ugualmente abolita l'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI), la cui adozione è pure demandata ai singoli comuni

nei modi e nelle forme che essi decideranno di adottare.

Articolo 6. All'eventuale riduzione di gettito fiscale conseguente all'adozione della presente normativa, si fa fronte con le modalità seguenti. Attraverso un'incremento della tassazione indiretta sui consumi (impropriamente chiamata IVA, ma questo è un altro discorso) per una somma pari alla meta del deficit di parte corrente che, a spesa immutata in termini nominali, si potrebbe determinare. Attraverso una riduzione immediata della spesa nominale per l'altra metà del deficit suddetto.

Articolo 7. Le aliquote d'imposta di cui all'articolo 3 vengono ridotte di un punto percentuale all'anno, ogni anno per i prossimi dieci anni consecutivi; sino al raggiungimento, rispettivamente, dei seguenti valori d'imposta: 20%, 25%, 30%. La regola di cui all'articolo 6 si applicherà, anno per anno e sino al 2019, ai deficit di parte corrente che la suddetta riduzione delle aliquote d'imposta possa comportare per il bilancio dello stato.

 

 

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Commenti

Ci sono 63 commenti

non male, toglierei per gli immobili la riduzione di valore derivante da eventuali ipoteche (se ho capito bene) perchè tale la riduzione di valore esiste solo se in caso vendita e per l'importo residuo del mutuo, in alternativa si potrebbe ridurre il valore dell'immobile dell'importo del mutuo, ripartito in rate di numero pari alle annualità, ma in fondo è solo una limatura nell'ambito del complessivo progetto.

 

E le proprietà non immobiliari? Cosa diciamo delle rendite? Tassiamo il lavoro e non le rendite?

La proposta dell'aliquota unica al 20% era molto sensata, e la sua non attuazione manterra' ancora il Paese zavorrato al collo su questo versante.

Disboscare e semplificare costituiscono un principio direttivo inderogabile, ma metterlo nel c. al lavoratore no.

Renzino l'Europeo 

 

 

"Il reddito tassabile è uguale al reddito totale della persona fisica, qualsiasi ne sia l'origine o la causa."

 

La risposta credo sia implicita qui! 

 

in 7 punti hai fatto tutto (federalismo fiscale compreso). Parlaci più spesso al telefono con tua moglie!

 

Al telefono? Eravamo a cena, se devo entrare nei dettagli ...

Ah, grazie per il chiarimento sui redditi di natura finanziaria, ovviamente da tassarsi tali e quali gli altri.

Infine, poiché non vi è deducibilità prevista per gli interessi pagati sui mutui ipotecari non vedo ragione di tassare un soggetto per un reddito che non ottiene (in quanto trasferito alla banca finanziatrice via l'interesse ad essa corrisposto). L'unica parte di un immobile che genera o può generare reddito per il possessore è quella di sua proprietà, corrispodente alle "equities". Altra questione, invece, se i comuni dovessero imporre una tassazione sugli immobili per il pagamento dei servizi pubblici locali: per molti di questi e' ragionevole pensare che siano in proporzione alla "dimensione" dell'immobile medesimo. 

 

Proposta bella, semplice, e molto condivisibile per lo spirito di neutralità fiscale. Ma vorrei sentire il parere di uno specialista (chessò, Vincenzo Visco) sulle possibilità elusive.

Sull'ultima parte dell'articolo 6 (riduzione immediata della spesa nominale) l'unico commento possibile è: ehm. 

 

Perchè sono state scelte quelle aliquote ? quali sono le stime delle entrate statali per il 2007 applicando queste regole ? per un reddito di 25000 euro da lavoro dipendente  ( limite entro il quale si trova la stragrande maggioranza degli italiani) come varia la tassazione con le nuove regole ? è maggiore o minore ?

 

Basta fare i conti, no?

 

all else being equal (unless I deeply misunderstand)

25,000 € (-7,000 exemption based on a single taxpaying subject)

apply 30% on 25,000-7000,

180-times-30 =5400 €

 

I beg to excuse my ignorance: what is a 25,000 Euroes income earner paying in Italian taxes now?

 

 

Condivido le proposte ma secondo me le deduzioni dal reddito prima di applicare l'imposta sono troppo basse, per un single io metterei 10-12 kEuro, per una coppia 15-18 KEuro, piu' a scalare 4k, 3k, 2k per 1,2,3... figli. Secondo me la parte non tassata deve essere paragonabile al budget di una famiglia di reddito medio-basso. Questo poi in Italia ha anche una notevole variabilita' regionale, ma questo comincia ad essere un altro discorso. Conosci dati sulla no-tax area (o diciamo frazione di reddito su cui la tassazione e' <10% del reddito) per paesi comparabili con l'Italia?

 

 

Anche adesso inn teoria le attività estere hanno un apposito riquadro della nostra semplicissima denuncia dei redditi. Non a caso molte di queste attività sono in paesi dove vige il segreto bancario. E mi sa che ci sono parecchie multinazionali anche americane con sede in svizzera.

Grazie per la proposta, non chiedevo (nel commento che non so se hai letto) le tasse a zero per le aziende.

Occhio al meccanismo degli "oneri carico azienda" italiano per il quale alla fine fatto cento lo stipendio netto, aggiungendo le tasse del dipendente, gli oneri carico azienda TFR & co il costo è ben oltre 200.

Che succede agli oneri carico azienda?

 

Se ti riferisci a questo tuo commento, non l'avevo letto. Concordo al 100%, infatti io propongo non il 10% ma lo 0% di tassazione degli utili aziendali AL LIVELLO DELL'AZIENDA. Tali utili, qualsiasi forma prendano (dividendi, guadagni in conto capitale, bonus ai dirigenti/proprietari, eccetera) vanno tassati quando diventano redditi delle persone fisiche che possiedono l'azienda in un modo o nell'altro. La Svizzera, mi rendo conto, esiste e mica possiamo invaderla per cui i conti in Svizzera rimarranno. Ma l'esperienza americana prova che ben pochi cittadini americani fanno molto i furbi usandoli, molto pochi infatti. Che poi le aziende (nota, non gli individui) abbiano sede in svizzera o dove sia dipende, appunto, dal regime di tassazione degli utili aziendali che è lì (o in Irlanda, alle Barbados o dove si voglia) più vantaggioso. Una volta eliminata la tassazione sugli utili AZIENDALI l'incentivo per mettere la sede dell'azienda in Lussemburgo o Svizzera diminuisce. Magari non sparisce, ma diminuisce per certo rispetto alla situazione attuale (che avere la sede sociale all'estero costa, specialmente per piccole aziende come sono molte delle italiane ... ah, è questo riduce anche la domanda per servizi socialmente dannosi di rent seeking offerti da notai e commercialisti!).

L'obiezione la conosco già, e verrà (però è erronea): così i piccoli padroncini evadono tutto trasformando in costi aziendali i loro consumi. La qual cosa si rivolve NON tassando il reddito dell'azienda ma regolamentando il sistema di contabilità e le spese che un'azienda può detrarre come tali, e quelle che non può. In ogni caso, e qui sta l'errore della critica in questione, il sistema attuale già permette questo fenomeno di elusione/evasione, anzi lo incentiva enormemente! Ora gli "utili aziendali" vengono tassati direttamente a livello di azienda quindi ogni azienda ha un forte incentivo a ridurli il più possibile trasformando in costi quelle spese di consumo che costi non sono! Una volta detassati gli utili aziendali (fintanto che rimangono in azienda, ripeto!) almeno QUELL'INCENTIVO all'elusione/evasione scompare. O mi sbaglio? [NB: i punti esclamativi e le maiuscole non sono per te, ma per chi tende a leggere le cose con i filtri pre-fissati.]

Sugli oneri aziendali che menzioni e non sono imposte sul reddito: non ho pensato ai dettagli, ma il criterio mi sembra quello di semplificare e far pagare alle imprese i costi per i servizi pubblici (locali o nazionali) che usano nella loro attività produttiva. Non certo le mille gabelle che ora pagano per ogni tipo di timbro, certificato o autorizzazione che ottengano. La tassazione è tassazione del reddito, gli "user fees" per servizi pubblici ed amministrativi sono un'altra cosa: vanno caricati a costo e solo su chi i servizi li usa ed in proporzione all'uso che se ne fa.  Che ne dici? Di questo sistema (ossia, oneri aziendali) conosco pochissimo i dettagli, quindi qualsiasi delucidazione è benvenuta.

 

Dell' idea apprezzo soprattutto la semplicità. E non è poco.

Vorrei far notare una cosa scusandomi se il problema è inesistente o è già stato affrontato (non ho potuto leggere nel dettaglio tutti i commenti).

Mi riferisco a questo: se ho un' impresa e reinvesto nella medesima impresa il reddito che da lì traggo, non sono assoggettato ad alcuna imposizione. Ottimo!

Se invece investo in altre imprese vengo tassato (il reddito, una volta prelevato dall' impresa che l' ha prodotto divanta imponibile).

Inoltre, non tutti i redditi che vengono reinvestiti in un' impresa rinviano la tassazione. Basta che la loro origine non sia "di capitale" e per loro la tassazione è certa, anche se sono reinvestiti.

Ovviare a questi inconvenienti è facile: basta trasformare l' imposta sul reddito in un' imposta sui consumi o qualcosa di simile (reddito totale - reddito investito).

Così facendo, oltre ad amplificare l' efficienza, si prende un altro piccione: la giustizia. In fondo mi sembra più coerente abbinare la residenza ai consumi. Naturalmente il gettito cambia (in realtà è un rinvio) e urgono compensazioni, magari attraverso le aliquote. 

 

@ michele

L'idea che mi "guida" è che l'incentivo a lasciare in azienda i soldini crei sviluppo e aziende più solide.

Avevo già in mente il discorso delle spese "non inerenti" maconcordo con te, a maggiore ragione se ci sono tasse elevate sfrutto ogni cosa anche rischiando) per abbassarle, se le tasse sono basse o inesistenti perché devo rischiare?

Già oggi molto del fisco italiano è impostato così, il telefono e internet lo puoi dedurre all'80%, probabilmente pensando a chi usa anche per le telefonate private (che oltretutto sono un costo doppio per l'azienda, tempo e costo puro) o per organizzarsi le ferie (idem).

Non parliamo poi delle auto che sono malviste da sempre dai legislatori, eppure basterebbe mettere un "tetto" alle auto non assegnate in % sul fatturato. Oggi scarichi al 50% le auto di servizio. O scarichi quasi nulla della berlinona di rappresentanza.

Come se un'azienda di certe dimensioni potesse mandare in giro il Presidente con una utilitaria da 17.500 Euro (una putno, neppure accessoriata.

Certo poi conosciamo tutti le Ferrari e le barche intestate alla immobiliare di famiglia, ma al solito per punire questi estremi si colpiscono tutti.

Gli oneri che ho citato era per dire (a chi ragiona col paraocchi) che le aziende sviluppano già parecchie "tasse" destinate al sistema.

Sono mille piccoli rivoli, quando poi ti metti a fare le somme ti accorgi che non sono poco.

Mi fa piacere che l'idea non sia una gran cazzata. Oggi si fanno i conti nelle PMI se è meglio usare i dividendi (sui quali paghi le tasse due volte) o stipendio o compensi amministratore. E' assurdo.

I miei guadagni dovrebbero essere fiscalmente neutri

 

E va detto e sottolineato, sui guadagni DELL'IMPRESA niente tasse, appena mettono il piedino fuori verso le tasche dell'imprenditore vengono tassati normalmente.

 @ Broncobilly

Non sono d'accordo. Strano, visto il mestiere che faccio.

Se voglio avere fiscalità neutra davvero perché dovrei favorire uno che fa l'imprenditore rispetto a chi fa il dipendente o il dirigente?

Se faccio il dirigente e fondo un'azienda mia lo faccio con soldi sui quali ho pagato le tasse.

Se faccio l'imprenditore e fondo una nuova azienda con soldi miei lo faccio con soldi sui quali ho pagato le tasse.

 

Non sono un grande economista ma ho letto più volte che la tassazione brutale dei consumi e basta colpisce i ceti deboli, che consumano molto e risparmiano poco rispetto a chi guadagna molto che consuma molto ma meno in % sul reddito.

Su alcune cose invece probabilmente sarebbe utile cambiare il tutto. Esempio sono il bollo auto portarlo nel costo carburante porta giustizia tipo uso/pago.

Non dimentichiamo se che non fossimo un paese del piffero come programmazione un business enorme sarebbe il turismo e tassare troppo i consumi lo renderebbe "caro" 

 

Michele, ma la tua consorte cosa fa nella vita?

Nel leggere la tua proposta mi sono detto: "azz', questa è roba seria". E' vero, ci vorrebbero due conti (di quelli non con i numeri tondi tondi che semplifico questo con quello e ho fatto). Ma questi conti non piacciono a nessuno (gli economisti applicati che fanno questi conti stanno al 90 per cento alla Ragioneria e li fanno perché glieli chiede un Ministro...), d'altra parte se uno manda un paper con questi conti ad una rivista di cui sei editor, Michele, si becca una bella risposta del tipo: "Very interesting, but it is not the focus of our journal".

Se un giorno avrò tempo, mi piacerebbe farli quei conti (ripeto, la proposta è roba seria). Se poi Michele diventa ministro e mi chiedesse di farli...

Torno un attimo sul filosofico (apologies in advance) e guardo all'articolo 6. Due osservazioni:

1) Parte "taglio delle spese". Wait a minute, non stiamo mischiando mele e pere? Torno al via e rileggo lo spirito della proposta di Michele. Riforma del sistema della tassazione, I presume. Ottimo, ma ragioniamo a parità di gettito per favore. I principi di una riforma della tassazione sono l'efficienza, la quantità di redistribuzione, la trasparenza e la semplicità del sistema. La spesa... quella non è così facile da tagliare; magari per tagliarla nel modo giusto potrebbe essere ottimale fare riforme con lungo phase-in. Non puoi mettere il taglio della spesa in una proposta di riforma della tassazione, perde tutta la credibilità (e anche l'appeal teorico-accademico). Consiglio: fai (o fai fare) tutti i conticini scegliendo le aliquote che garantiscano parità di gettito. Poi se la spesa cala davvero, allora tagli le aliquote. Esempio: tagli la spesa imponendo il blocco del turnover nella PA. La CGIL ti fa un mega sciopero di 5 giorni e il turnover salta. Ti bruci la riforma delle tasse?

2) Parte "aumento della consumption tax". Fantastico! Non capisco perché questa parte del tuo post sia stata così poco considerata nella discussione. Parafrasando TPS sarei quasi spinto a dire che "le tasse (sui consumi) sono una cosa bellissima". Il massimo dell'efficienza che ti puoi sognare parlando di tasse. La consumption tax (CT) becca tutto, ricchezza compresa, eredità compresa, redditi finanziari compresi. Non puoi sfuggire (a patto che gli scontrini vengano fatti). Prima o poi quei capitali in lussemburgo li dovrai spendere. Michele, nella tua proposta togli "il taglio di spesa" e lascia solo la CT. Anzi, già che ci sei taglia ancora quelle aliquote e alza la quota CT!

2.1) Tipica obiezione alla CT: è una tassa "cattiva", perché proporzionale o regressiva, danneggia i poveri. Risposta: usa aliquote progressive! Start with C = Y - S. Fai 2 dichiarazioni (dei redditi e del risparmio, i.e. variazione della ricchezza) e tassa progressivamente la differenza.

2.2) Seconda obiezione alla CT: io prendo il capitale in lussemburgo e mangio solo crauti in Germania (assumo sia possibile rinunciare a tutto il ben di Dio che il BelPaese offre). Risposta: again, start with le 2 dichiarazioni. Sei residente all'estero? No VAT for you. Sei residente in Italia? Non m'importa dove vai a mangiare, dichiara solo Y e S e paga quanto devi pagare.

2.3) Terza obiezione alla CT (crauti strike back): se non sono in grado di tracciare i capitali che vanno all'estero, sono fregato e vincono i crauti (così come se non sono in grado di far fare gli scontrini). Risposta: lo so. If so, you win. Ma vale la pena pensarci secondo me.

E' una follia, Michele?

p.s. ma l'incontro di Villa La Pietra è saltato?

 

 

La spesa... quella non è così facile da tagliare; magari per tagliarla

nel modo giusto potrebbe essere ottimale fare riforme con lungo

phase-in.

 

Al contrario: proprio perche' e' difficile, l'unica speranza e' un'operazione "shock and awe". Il PdL avrebbe adesso un'occasione d'oro, con la maggioranza netta che si ritrova, per ripetere la terapia shock di Roger Douglas nella Nuova Zelanda degli anni '80. Ma ci credi che ne fara' uso? Io no.

 

Terza obiezione alla CT (crauti strike back): se non sono in grado di

tracciare i capitali che vanno all'estero, sono fregato e vincono i

crauti (così come se non sono in grado di far fare gli scontrini).

Risposta: lo so. If so, you win.

 

E perche' dovrebbe essere un problema?  Se i capitali restano all'estero, non ci sono consumi, e Scrooge McDuck ha consumi da povero in canna (contento lui). Attirare i capitali e' una cosa che si fa creando un clima favorevole agli investimenti: in particolare, spostando la tassazione dal capitale alle persone fisiche.

 

Grazie dei commenti, sto pensando di fare una versione riveduta che fa tesoro delle vostre osservazioni. Quindi rispondo solo alle cose che NON condivido.

- Cittadinanza italiana non la vuole più nessuno? Dubito. Suggerisco di fare l'esperimento. Secondo me, ripeto, ci togliamo di mezzo solo i finti cittadini italiani residenti all'estero che eleggono il senator pallaro o come diavolo si chiamava. Ad ogni modo: la gente sceglie la cittadinanza laddove le tasse son più basse degli altri posti che offrono stili di vita comparabili, quindi quello è un gioco che si vince a quel livello, non lasciando che i Benetton di questo mondo nascondano tutti i redditi da capitale alle Barbados mentre io pago la polizia che protegge i loro possedimenti medievali in Italia.

- Negli USA il capitale è tassato come il lavoro, spesso di più. Non mi sembra abbiano scarsità d'investimenti. E gli USA sono solo l'esempio più macroscopico. Mi son guardato in giro, e non ho visto questo effetto che Enzo vede, ma son felice di ricredermi se mi mostra i dati.

- Gettito invariato è un mito della finanza pubblica a fronte del quale non ho alcun interesse ad inginocchiarmi. Io mica suggerisco di riformare le tasse SOLO per renderle più efficienti! Io sto suggerendo ANCHE di tagliarle perché sono troppo alte ed ammazzano il paese. Quindi mi sembra necessario suggerire anche come gestire la caduta di gettito.

- Non è più semplice mantenere la situazione attuale, perché la situazione attuale è folle. Esiste una sola maniera di semplificarla, che consiste nel buttarla. Come lo scambio tecnico fra mario morino e l'imprenditore mostra, la situazione per quanto riguarda le imprese è FOLLE. Buttiamola, così chiudiamo anche con un tot di inutili fiscalisti.

- Non so da dove Axel tragga questa teoria dei lavoratori dipendenti privilegiati ... su quali osservazioni si basa? Ad ogni modo, che lavoro uno fa è "endogeno" (ossia, una scelta). Non vedo perché usare il sistema fiscale per spingere uno a fare un lavoro piuttosto che un altro.

- Tasse sui consumi che crescono e tasse sui redditi e sulle imprese che calano, non vedo perché dovrebbero creare inflazione. Ricorda, Axel, che l'inflazione è sempre e dovunque un fenomeno monetario, ed io non ho suggerito né di aumentare l'offerta di moneta né l'ammontare di debito pubblico (close substitute della precedente).

Ah, mia moglie fa la letterata, e la cosa di Firenze (Villa La Pietra) è confermata. Fra una settimana mettiamo l'annuncio con un programma di base.

 

 

Nemmeno io parlo di tasse con mia moglie. La nostra organizzazione familiare funziona ancora secondo il vecchio schema ante riforma Bassanini per cui io sono il ministro delle finanze e mia moglie il ministro del tesoro. Da buon ministro del tesoro italiano, lei delibera capitoli di spesa a prescindere dalle entrate, in base al discorso “è necessario”. Fortunatamente abbiamo il patto di stabilitá (matrimoniale)… 

Ció detto, avrei una serie di domande che possono tranquillamente essere bollate come di un ignorantone che non si intende di sistemi fiscali (io, come keynesiano, mi intendo solo di domanda).  

Personalmente sono giunto anch´io alla conclusione che bisogna assolutamente trovare il modo di detassare il reddito di impresa, per il semplice fatto che ne vá della competitivitá del paese (oh yes! Ma non ditelo al mio professore…). L´altro giorno sono andato a bere un caffè con un mio amico titolare di una piccola srl, il quale era in preda allo sconforto piú totale, dovendo pagare 50.000,00 euro di tasse su di un utile di 75.000,00 euro… 

C´è, tuttavia, una categoria di persone per le quali le imposte sul reddito costituiscono un fattore relativo e questa è quella dei percettori a reddito fisso, tassati alla fonte (come me, ad esempio). L´aumento delle tasse con la prima finanziaria del governo Prodi non la sentii quasi, cosí come ho trovato assolutamente ingiusta, oltre che populista e, di fatto, oltremodo stupida, la detassazione voluta da BS con la finanziaria 2005 o 2006, non ricordo esattaemente. A me vennero in tasca circa 50,00 euro in piú, di cui non avevo la necessitá, mentre all´autista della procura, fedele elettore di BS, ne vennero in tasca solo 10,00, somma per lui perfettamente inutile…

Ho sempre piú la percezione che ormai in Italia non diventa ricco chi rischia il proprio capitale in un´attivitá di impresa, ma certi soggetti percettori di reddito fisso tassato alla fonte, come i manager di grandi aziende, delle banche, i calciatori, i membri della casta, ed allora, sinceramente, non vedo perché questi soggetti debbano essere detassati.  Di conseguenza, prima domanda, non sarebbe molto piú opportuno fare una politica di detassazione selettiva in favore di chi produce beni e servizi, visto che sono questi soggetti a fare il prodotto interno lordo e, quindi, in ultima analisi, la ricchezza del paese? 

In relazione al punto 6 (aumento della tassazione indiretta), mi chiedo: l´IVA la paga il consumatore finale ed allora un suo aumento non determinerebbe un aumento dei prezzi e quindi inflazione? E poi non sarebbe una misura tutto sommato ingiusta, visto che, se l´aliquota è unica, il povero operaio che non beneficia di alcuna riduzione delle tasse perché ne paga giá poche, dovrebbe pagare piú per beni e servizi di cui deve necessariamente usufruire?

Altra domanda sul punto 6: non sarebbe possibile ed eventualmente utile tassare indirettamente con aliquote maggiorate beni di lusso (mia moglie mi ha costretto a comprarle la solita borsa di Louis Vuitton. Si tratta di un prodotto che ha un prezzo scandalosamente alto, oltre ad essere francese L, che un percettore di reddito medio non potrebbe mai permettersi, ed allora, visto che si tratta di un prodotto perfettamente inutile, di un mero status symbol per mogli borghesi, che fa ribollire il mio sangue di sinistroide, ritengo che sarebbe giusto tassarlo con la vecchia aliquota del 36% anzi del 50% anzi del 100%!)? 

Quanto al taglio delle spese, da keynesiano, sono perfettamente d´accordo su di un immediato innalzamento dell´etá pensionabile a 65 anni (perché non incide sulla domanda J).

 

 

C´è, tuttavia, una categoria di persone per le quali le imposte

sul reddito costituiscono un fattore relativo e questa è quella dei

percettori a reddito fisso, tassati alla fonte (come me, ad esempio).

L´aumento delle tasse con la prima finanziaria del governo Prodi non la

sentii quasi, cosí come ho trovato assolutamente ingiusta, oltre che

populista e, di fatto, oltremodo stupida, la detassazione voluta da BS

con la finanziaria 2005 o 2006, non ricordo esattaemente. A me vennero

in tasca circa 50,00 euro in piú, di cui non avevo la necessitá, mentre

all´autista della procura, fedele elettore di BS, ne vennero in tasca

solo 10,00, somma per lui perfettamente inutile…

 

Caro Axel, credo che l'effetto del fisco italiano sul tuo reddito non sia esemplificativo di quanto succede al cittadino italiano medio. Giusto riguardo all'ultima "riforma" dell'IRPEF ad opera di Visto, la scheda del Corriere della Sera prevede un aggravio di tasse pari da 400 a 800 Euro/anno per un reddito di 40k Euro/ anno con moglie e figlio a carico, corrispondente ad un salario netto intorno ai 2k Euro al mese con tredicesima (usualmente decurtata rispetto allo stipendio medio). Non mi sembra che sia per nulla un aggravio trascurabile. Ma non è solo l'ultima "riforma" a complicare la vita del cittadino medio italiano, piuttosto è il risultato dell'accumulo di una politica demenziale fatta di mancato recupero del fiscal-drag, detrazioni/deduzioni ridicole per i carichi familiari, aliquote combinate con detrazioni decrescenti col reddito che producono aliquote marginali perfino oltre il 40% a partire da 28k Euro di reddito lordo annuo.

Come il resto dello Stato italiano, anche sull'IRPEF tutto è basato sulla disinformazione e l'imbroglio, oltre che su una feroce tassazione. Per fare un esempio dell'imbroglio, le nuove aliquote di Visco prevedono una italica rigorosa progressività: 38% da 28k a 55k Euro, 41% da 55k a 75k, 43% oltre 75k. Ma se si aggiunge l'effetto delle detrazioni decrescenti, otteniamo la pressione fiscale marginale reale per scaglione (dipendente senza carichi): da 28k 41.35%, da 34k 39%, da 55k 41%, oltre 75k 43%, ovvero di fatto una flat tax al 40% a partire dal fantasmagorico reddito lordo di 28k euro/anno. E Tremonti non ha fatto meglio di Visco, anche se le sue deduzioni erano meglio perché rendevano esente il reddito dedotto dall'imposizione locale, tale reddito ritorna ad essere tassato al 100% con Visco. Per altri esempi di questi calcoli vedi anche tuttotrading.it.

 

 

L'idea della riforma fiscale semplificatrice e risolutoria ha sempre avuto un grande fascino ma non mi sembra concretamente praticabile. Il problema di fondo - ineliminabile - è che per aliquote fiscali sufficientemente elevate (e 20 % di tassazione dei redditi personali è già sufficientemente elevato, soprattutto se si somma ad una pari aliquota per l'IVA) la propensione all'autoriduzione del carico fiscale è un fattore che non si può ignorare. La stratificazione e la complicazione delle norme diventa così la normalità di un sistema in cui fiscalisti e contribuenti sono impegnati a scoprire i punti deboli delle nuove regole e lo Stato cerca di turare le falle e di rincorrere le perdite di gettito. A ciò si deve aggiungere che le norme tributarie finiscono spesso nei famosi "collegati" alla legge finanziaria e sono il frutto di emendamenti vari che non hanno sicuramente come obiettivo principale quello della chiarezza e della semplicità. Abbandonando il terreno delle riforme risolutive un obiettivo più concreto potrebbe essere quello di eliminare le norme cervellotiche che aggravano la vita dei contribuenti senza apprezzabili vantaggi per lo Stato. Un lavoro di cesello piuttosto che d'accetta.

 

 

Articolo 3. La base imponibile è uguale a [reddito

tassabile - quota esente]. La quota esente è pari a [Euro 7mila + Euro

1500 per ogni persona a carico]. L'aliquota d'imposta è uguale al 30%

per le basi imponibili comprese nell'intervallo [0,40mila], 35% per le

basi imponibili comprese nell'intervallo (40mila, 90mila] e del 40% per

valori della base imponibile superiori a 90mila.

 

Curiosamente questa semi-flat tax corrisponde abbastanza alle aliquote marginali reali in vigore in Italia. Ho fatto un piccolo studio della tassazione IRPEF italiana di un lavoratore dipendente senza carichi familiari, dopo la riforma Tremonti e dopo la riforma Visco, e di un lavoratore con moglie e due figli a carico sotto Tremonti. Combinando aliquote nominali modeste con detrazioni che si riducono col reddito, l'aliquota marginale reale e' circa 30% da 8kEuro a 28k Euro e circa 40% oltre 28k Euro fino all'infinito.

 

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