Io non ho parole

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Nella pausa pranzo, ho aperto il FT alla pagina dei commenti, e tra le lettere ho trovato questa roba qua (ve la traduco di fretta, scusate le eventuali imprecisioni, ma leggete l'originale). Io davvero non ho parole: partendo dalla leccata perentoria al didietro del Silvio, ci sono tutte le boiate che uno si potrebbe sognare la notte. Da "italiani brava gente", alla gloriosa Fiat, e pure il sorpasso sugli inglesi di cui ridevamo qualche giorno fa. Io ho nascosto le copie del FT: metti che la leggano i miei colleghi, che figura...

Eccola qua:

 

 

Come il Cavaliere ha sollevato il profilo e la rilevanza dell’Italia

Dal Sig. Rosario A. Iaconis.

Sir, umiliare gli italiani sulla scena mondiale è stato a lungo quasi d’obbligo a Berlino, Parigi e Londra. Tuttavia, nel tentativo di spiegare il metodo della politica del "cucù" di Silvio Berlusconi (Global Insight, 5 novembre), Guy Dinmore ha rafforzato gli stessi stereotipi italiani che afferma di deplorare nelle (dichiarazioni delle) capitali d'Europa.

Nonostante i suoi convoluti giri d'affari, i complessi problemi legali e la sua personalita` fuori dall’ordinario, Il Cavaliere ha effettivamente accresciuto il profilo globale e la rilevanza geopolitica dell’Italia.

Mentre le truppe britanniche, francesi e americani in Afghanistan sembrano milizie coloniali, gli italiani sono visti come custodi e protettori. Mentre i soldati tedeschi ordinano ingiustificati attacchi aerei sui civili, le forze di pace italiane forniscono cibo, vestiti e materiale sanitario per la popolazione locale. E nel sud del Libano, Israele ha chiesto al generale Claudio Graziano di estendere il comando Boot Magic di truppe delle Nazioni Unite per altri sei mesi.

Sul fronte economico, il secondo sorpasso italiano sulla Gran Bretagna deve sicuramente far soffrire Gordon Brown, il primo ministro inglese indebolito dagli scandali britannici. E sia la Germania che la Francia non riescono a capire come la "volubile" e "leggera" Italia abbia un tasso di disoccupazione inferiore a entrambe. Inoltre, i tedeschi devono essere davvero lividi con Sergio Marchionne per la decisione di rafforzare la linea di prodotti Chrysler con la sfacciata (non so bene come tradurre cheeky, ndr) Cinquecento (500) e l'augusta (sic) Alfa Romeo. Dopo la sua disastrosa fusione con la rigidamente teutonica Daimler Mercedes-Benz - e il conseguente scontro di culture aziendali - Chrysler darà il benvenuto all’eleganza continentale della Fiat, alla sua tecnologia da eta` spaziale (sic) e al suo senso della missione.

Escludere l'Italia dalle piu` importanti decisioni Europee, in particolare quando si tratta della conferenza delle grandi potenze sull’Afghanistan e il P5 +1 Iran Contact Group, è sia specioso che controproducente. Gran Bretagna, Francia e Germania sarebbero sagge a ricordare ciò che Edward Gibbon sapeva bene: che "il periodo della storia del mondo, durante il quale la condizione del genere umano è stato più felice e prospera" si è verificato sotto il dominio dell'Italia.

Rosario A. Iaconis, Mineola, NY, USA Vice-presidente, Italic Institute of America

 

Davvero, come si fa a commentare? Ah: se non lo sapete, il signor Edward Gibbon ha scritto una opera colossale sull'Impero Romano. Il nostro modello, l'Impero Romano, che bello...

 

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Commenti

Ci sono 68 commenti

Gibbon, lettura aggiornata devo dire.

Ma cos'è l"Italic Institute of America"? L'istituto del corsivo americano?

No deve essere una specie di anti-defamation league all'amatriciana...certo che però che al FT si prendano la briga di piazzare queste letterine...boh

L'Istituto Americano del Corsivo.

A parte un discorso pro domo sua abbastanza ritrito, forse il signor Iaconis dimentica che Gibbon ha scritto sul declino e caduta dell'Impero, che ben si adatta appunto al berlusconismo.

 

Bella leccata di c**o, ma con lo stile ed eleganza continentale ed italico orgoglio. Direi anche che è riscontrabile una certa indulgenza e propensione a compiacere chi comanda, tipica di una certa cultura meridionale.

Insomma, una lettera scritta al FT, ma perchè la legga qualcun altro.

 

indulgenza e propensione a compiacere chi comanda, tipica di una certa cultura meridionale.

clap clap clap clap


 

Direi anche che è riscontrabile una certa indulgenza e propensione a compiacere chi comanda, tipica di una certa cultura meridionale.

 

Mah, io oltre Pulcinella ricordo anche Arlecchino, come tipica espressione di servilismo. Mi sembra che la tua frase ripercorra un luogo comune e quel fondo di razzismo "leghista" da bar. Senza offesa, veramente, la stessa frase si poteva scrivere in cento modi diversi senza fraintendimenti sul senso e senza luoghi comuni.

Il signore e' vicepresidente di una associazione di italoamericani. Si occupano di diffondere la cultura italica (sic) e altre cose varie. In particolare, credo sia cittadino americano.

 

cultura italica (sic)

 

Qualche giorno fa guardavo una trasmissione su rai international in cui veniva intervistato Matteo Mottolese, un professore di lingustica a Roma. L'intervista era sul linguaggio del fascismo, e, se non ricordo male, l'aggettivo "italico" era proprio uno dei molto usati dal fascismo e poi dimenticato nell'Italiano corrente.

E' patetico, in primo luogo. Ma non si accorge neppure di darsi da solo la risposta: se l'Italia è fuori dal gruppo di comando dell'Afghanistan o dal punto di contatto con l'Iran allora, evidentemente, tutte le cose che menziona non sono così importanti o non ci fanno così forti.

Anzichè inveire contro il destino baro o i bari tedeschi forse converrebbe guardare ai problemi veri e cercare di risolveri. Se l'Italia avesse un'economia che cresce del 5% l'anno, o se il suo bilancio della difesa fosse pari a quello di UK o F, allora in questi forum sarebbe già dentro da un pezzo...

il nostro rosario secondo me fa il giornalista. Infatti il passo da lui citato, che riporto dal libro di Norman Davies, specifica che l'epoca più felice e prospera fu quella che intercorse fra Domiziano e Commodo (escluso). Ma potrebbe essere, contrariamente alle apparenze, un provocatore. Difatti, se ha in mente il primo é bene ricordare 

 

A volte si occupò personalmente di cause giudiziarie, modificò sentenze che ritenne ingiuste e perseguì i magistrati corrotti: si conosce un caso di concussione di un edile, giudicato dal Senato su suo ordine..., fissò in cinque anni la prescrizione in materia di evasione fiscale...

 

 

In effetti, se e` uno scherzo ci sono cascato con tutte le scarpe. Ho paura di no, purtroppo.

 

sarebbero saggie a ricordare

 

Perdonate l'antipatia ma sagge non vuole la i al plurale.

grazie, ho corretto! l'avevo detto che era fatta di fretta, maledetto Google!

Vorrei fare l'avvocato del diavolo su due punti citati nell'articolo.

1) Truppe italiane in Afghanistan. Secondo i dati trovati in internet, i soldati inglesi morti sono 223 su una media di 5500 soldati stanziati dal 2001, prevalentemente nel sud del paese. I soldati italiani morti sono 21 su un contingente di 2500 soldati dal 2004, stanziati a Kabul e nella parte ovest del paese. Dieci volte il numero di deceduti avendo due volte il numero di soldati e circa il doppio di anni di servizio. Questi dati sembrano suggerire che gli italiani siano effettivamente piu' bravi nel "fare la pace". Qui in Inghilterra ripetono spesso che il sud e' la parte piu' difficile ma, da perfetto ingnorante della realta' militare in Afghanistan, uno potrebbe rispondere che e' la zona piu' pericolosa perche' loro non sono stati in grado di gestire l'area come invece hanno fatto gli italiani! 

(Piccola barzelletta inglese per capire la reputazione dell'esercito italiano qui in UK: Israel declared war to Egypt ... Italy surrendered just in case - Gli Israeliani dichiarano guerra agli Egiziani ... gli Italiani si arrendono giusto per non correre rischi).

2) Fiat. Anche qui, i pochi dati cercati su internet suggeriscono che la quota di mercato di FIAT sta crescendo in Europa. Mi sbagliero', ma anch'io ho pensato che la mossa di Marchionne con Crysler sia stata ottima.

 

 

 

Questi dati sembrano suggerire che gli italiani siano effettivamente piu' bravi nel "fare la pace". Qui in Inghilterra ripetono spesso che il sud e' la parte piu' difficile ma, da perfetto ingnorante della realta' militare in Afghanistan, uno potrebbe rispondere che e' la zona piu' pericolosa perche' loro non sono stati in grado di gestire l'area come invece hanno fatto gli italiani!

 

In effetti questa chiave di lettura potrebbe anche essere giusta, ma se non è suffragata da qualche elemento aggiuntivo rimane un'ipotesi senza grande fondamento, una delle molte che si potrebbero avanzare.

Te ne propongo subito un'altra, con le stesse caratteristiche: gli inglesi combattono davvero, gli italiani no.

La mia ha un fondamento forse anche più labile, però almeno deriva da una testimonianza diretta. Nel 2002 ho conosciuto infatti un alpino appartenente a uno dei corpi di punta dell'esercito italiano. Era appena tornato da Khost, la missione più pericolosa dalla fine della seconda guerra mondiale, come amava ripetere l'allora ministro Martino.

Questo ragazzo era chiaramente il tipo che si compiaceva nel cantare le gesta del suo corpo, e nonostante questo mi disse che la sua esperienza a Khost era stata assolutamente tranquilla: mi rivelò che quando in Italia ci allarmavamo per la notizia di bombe esplose vicino al nostro contingente, in realtà si trattava di qualche predone che, per attirare l'attenzione, espodeva un razzetto in modo che qualcuno andasse a controllare; una volta di fronte le parti intavolavano una trattativa che si concludeva con uno "se smettete di fare i coglioni, vi diamo un mezzo capretto". Dopo un po', quando vedevano quel tipo di esplosioni, i nostri soldati andavano direttamente con la carne (mi fece vedere anche le foto).

Invece quando c'era qualcosa di serio e occorreva avventurarsi nelle montagne, la disposizione era di chiamare gli americani, che se la sbrigavano rigorosamente da soli.

Mi rendo conto che dalla testimonianza di una persona non si possono trarre chissà quali conclusioni, però la ritengo significativa perchè molto credibile: il mio interlocutore sarebbe stato felicissimo di potermi raccontare di qualche comabattimento* ed era chiaramente percepibile il suo disagio nel raccontare i reali termini del loro intervento in Afghanistan.

* per esempio, mi raccontò con molto maggior trasporto il suo addestramento per entrare nel corpo. L'addestramento prevedeva, tra l'altro, di doversela cavare in un bosco per qualche giorno senza cibo, se non quello che sarebbe riuscito a trovare e... il coniglietto vivo che gli favevano portare dietro: la finalità dell'esercizio era anche quella di fargli trovare il modo di ammazzare e mangiare il grazioso animaletto.

 

 

Questi dati sembrano suggerire che gli italiani siano effettivamente piu' bravi nel "fare la pace".

 

Gli italiani hanno come esercito abilita' di tipo diverso rispetto ad inglesi e americani, sono piu' capaci e flessibili nel trattare e molto meno determinati nel far rispettare leggi e accordi (risentono probabilmente della situazione interna e della cultura del Belpaese). Ho letto piu' volte testimonianze sull'Iraq in cui gli italiani erano apprezzati perche' trattavano (e probabilmente pagavano per non avere grane) e cercavano di avere relazioni amichevoli coi nativi, ma inglesi e americani avevano invece il pregio di contrastare l'illegalita' mentre gli italiani tendevano a lasciar correre. La diversa strategia militare italiana spiega le minori vittime.  Inoltre talebani e Pashtun sono radicati nel Sud (Kandahar) e in parte nell'Est dell'Afghanistan, e probabilmente il Sud e' l'area militarmente piu' difficile.

La tua logica è sbagliata. L'area dove stanno gli inglesi è quella più turbolenta. Dove stiamo noi c'è meno violenza. Se tu hai ragione, allora mandando gli italiani a sud, si dovrebbe avere la pace... peccato che gli italiani non vogliano andare a sud. Perchè? Perchè lì si muore davvero.

Il canada si sta ritirando proprio per questa ragione: italiani e tedeschi non vogliono prendere posizione dove è più rischioso. Così a morire sono solo i canadesi. Allora arrivederci: e se ne vanno.

 

Dove si dimostra che non è necessario guardare il TG 4 di fede emilio per essere capace di scrivere simili acute e veritiere parole. Si può ben essere così per nascita. L'unica cosa che rifulge è  un servilismo degno di un qualsiasi bondi alla polenta taragna.

Be', ci siamo dimenticati delle promesse Sturmtruppen mediatiche dell'indossatrice di collant? Nelle sue parole, "Un gruppo di giovani giornalisti ed esperti di comunicazione. Età media massimo trenta" col compito di "monitorare tutta la stampa straniera, quotidiani, periodici e tv, ad ogni latitudine, dal Giappone al Perù" e "bombardare quelle stesse redazioni con comunicazioni veritiere e positive". Il nostro VP dell'Istituto del Corsivo sembra soddisfare (forse, con l'eccezone dell'eta') i requisiti necessari a batter cassa: puo' anche vantare precedenti come la sua difesa del Cavaliere No. 1. Oh, e se non si tratta di un omonimo e' pure Keynesiano!

Scusate se mi discosto dal post ma se è pur vero che tutte le ipotesi riguardo i morti italiani rispetto a quelli di altri contingenti possono essere prese in considerazione, mi piace un pò meno quando sento aria di sottovalutazione delle nostre truppe, ovunque si trovino.

Che io sappia, ma posso sbagliare, le truppe italiane difficilmente hanno avuto comportamenti vegognosi o da fifoni, (gli alpini in Russia, la marina con i suoi corpi speciali, le truppe in difesa di Roma dopo l'8 settembre...ricordo all'imperial war museum di Londra varie pubblicazioni dove si fa l'elogio delle truppe italiane). Altra cosa è il considerare l'inettitudine con cui sono sempre state guidate, ed oggi nulla è cambiato, le nostre truppe, il cui unico scopo è sempre dimostrativo, mai quello di farli combattere, (per carità...)

Se poi parliamo degli alpini o della marina, (di cui mi vanto di aver fatto parte), atti di vigliaccheria non ne ricordo.

Scusate lo sfogo ma quando si parla di certe cose mi parte l'embolo.

Il 6 aprile 1941 l'esercito italiano e quello nazista invasero la Jugoslavia. La Slovenia viene smembrata fra Italia (il territorio che diventa provincia di Lubiana) e Germania. Per quanto riguarda la Croazia il 18 maggio Aimone di Savoia, diventa re di Croazia, con il collaborazionista Ante Pavelic come primo ministro.

Le prime formazioni partigiane slovene iniziarono la loro azione nel luglio 1941, con effettivi molto limitati (vengono successivamente indicate in 8-10 mila). Il primo tentativo di annientamento del movimento di liberazione jugoslavo, con un'azione congiunta italo-tedesca, viene realizzato nell’ottobre 1941. Esso termina con un totale fallimento, malgrado l’uso sistematico del terrorismo verso le popolazioni civili, le stragi e la distruzione, le rappresaglie feroci verso i partigiani e le loro famiglie (solo a Kragulevac, furono fucilate 2300 persone).

Con l'inasprimento della lotta, i nazifascisti tentano una seconda grande offensiva, con 36.000 uomini. Scarsi risultati, moltissime vittime. I partigiani riescono a sfuggire al tentativo di accerchiamento.

La terza grande offensiva si svolge dal 12 aprile al 15 giugno 1942, sotto la direzione del generale Roatta. Ancora una volta grandi perdite, stragi e distruzioni: non viene raggiunto l'obiettivo di annientamento.

Intensificazione delle azioni contro guerriglia in Slovenia da parte delle forze del XI^ Corpo d'Armata (quattro Divisioni italiane, con l'aggiunta dei fascisti sloveni della "Bela Garda" (Guardia Bianca). Sempre feroci le azioni di terrorismo contro i civili e la deportazione delle popolazioni di intere zone, senza distinzioni di sesso e di età.

Bilancio delle vittime slovene in 29 mesi di terrore fascista
nei 4.550 Km quadrati di questo territorio:

Ostaggi civili fucilati: n. 1.500
Fucilati sul posto: n. 2.500
Deceduti per sevizie: n. 84
Torturati e arsi vivi: n. 103
Uomini, donne e bambini morti nei campi di concentramento: n. 7.000
Totale: n. 13.087

In Slovenia, già dall’ottobre del 1941, il tribunale speciale pronuncia le prime condanne a morte, il mese dopo entra in funzione il tribunale di guerra. La lotta contro i partigiani, che diventano una realtà in continua espansione, si sviluppa nel quadro di una strategia politico-operativa rivolta alla colonizzazione di quei territori. Con l’intervento diretto dei comandi militari italiani la politica della violenza si esercita nelle più svariate forme: iniziano le esecuzioni sommarie sul posto, incendi di paesi, deportazioni di massa, esecuzioni di ostaggi, rappresaglie sulle popolazioni a scopo intimidatorio e punitivo, saccheggiamento dei beni, setacciamento sistematico delle città, rastrellamenti… prende corpo il progetto di deportazione totale della popolazione, con il trasferimento forzato degli abitanti della Slovenia, progetto che i comandi discutono con Mussolini in un incontro a Gorizia il 31 luglio 1942 e che non si realizza solo per l’impossibilità di domare la ribellione e il movimento partigiano. Nel clima di repressione instauratosi con l’occupazione militare nel territorio jugoslavo, per il regime fascista nasce inevitabilmente l’esigenza di creare delle strutture per il concentramento di un gran numero di civili, deportati da quelle regioni.

In una lettera spedita al Comando supremo dal generale Roatta in data 8 settembre 1942 (N. 08906), viene proposta la deportazione della popolazione slovena. "In questo caso scrisse si tratterebbe di trasferire al completo masse ragguardevoli di popolazione, di insediarle all'interno del regno e di sostituirle in posto con popolazione italiana".

I campi di concentramento e deportazione italiani furono almeno 31 (a Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, ecc.), disseminati dall'Albania all'Italia meridionale, centrale e settentrionale, dall'isola adriatica di Arbe (Rab) fino a Gonars e Visco nel Friuli, a Chiesanuova e Monigo nel Veneto. Solo nei lager italiani morirono 11.606 sloveni e croati. Nel lager di Arbe (Yugoslavia) ne morirono 1.500 circa. Vi furono internati soprattutto sloveni e croati (ma anche "zingari" ed ebrei), famiglie intere, vecchi, donne, bambini.

A proposito ecco un documento del 15 dicembre 1942, in quella data l'Alto Commissariato per la Provincia di Lubiana, Emilio Grazioli, trasmise al Comando dell'XI Corpo d'Armata il rapporto di un medico in visita al campo di Arbe dove gli internati "presentavano nell'assoluta totalità i segni più gravi dell'inanizione da fame", sotto quel rapporto il generale Gastone Gambara scrisse di proprio pugno: "Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d'ingrassamento. Individuo malato = individuo che sta tranquillo".

Sempre nel 1942, il 4 agosto, il generale Ruggero inviò un fonogramma al Comando dell'XI Corpo in cui si parlava di "briganti comunisti passati per le armi" e "sospetti di favoreggiamento" arrestati, in una nota scritta a mano il generale Mario Robotti impose; "Chiarire bene il trattamento dei sospetti, cosa dicono le norme 4C e quelle successive? Conclusione: si ammazza troppo poco!".
L'ultima frase è sottolineata, il generale Robotti alludeva alle parole d'ordine riassuntive del generale Mario Roatta, comandante della II Armata italiana in Slovenia e Croazia (Supersloda) il quale nel marzo del 1942 aveva diramato una Circolare 3C nella quale si legge:
"Il trattamento da fare ai ribelli non deve essere sintetizzato dalla formula dente per dente ma bensì da quella testa per dente".

E infatti furono migliaia i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, dalla Slovenia alla "Provincia del Carnaro", dalla Dalmazia fino alle Bocche di Cattaro e Montenegro senza aver subito alcun processo, ma in seguito a semplici ordini di generali dell'esercito, di governatori o di federali e commissari fascisti.

 

Pierino ha giustamente ricordato una serie di infamie di cui si sono macchiate le truppe italiane. Purtroppo si tratta solamente di esempi. La casistica e' molto piu' vasta.

Io voglio ricordare a Carlo che durante la seconda guerra mondiale gli alti comandi (non soldati e marinai) delle forze armate si sono distinti per la loro codardia. Per esempio, il Comando Marina (Marina di cui anche io mi onoro di aver fatto parte). L'anedottica sulla fifa blu che Supermarina aveva degli Inglesi e' enorme. L'esempio piu' ecclatante e' quello della decisione di non attaccare Malta nel 1941. La Marina a quel tempo aveva una supremazia di mezzi schiacciante sulla Royal Navy, ma cio' nonostante Supermarina si rifiuto' sempre, nonostante le offerte di aiuto dei tedeschi. Il presidio maltese ebbe poi un ruolo determinante nel prosieguo del conflitto, perche' concedette agli Alleati ampie opportunita' di ostacolare il rifornimento truppe in Nord Africa.

Mentre a Roma i Comandanti si cagavano sotto, molti marinai e ufficiali si comportavano da eroi. Un esempio per tutti, il TV Durand  De la Penne.

Non so se Carlo sia della mia generazione. Il punto e' che nella scuola nulla si insegna delle nefandezze delle forze armate Italiane durante il decennio 1935-45. E nulla si dice a proposito dei molti valorosi che dettero la vita, comandati da enormi idioti.

Come mai il FT abbia pubblicato una m**rata del genere. Sembra quasi uno scherzo, uno di quei testi da leggere una riga si e una no. Neanche perderci tempo.

Poche settimane fa c'era una lettera simile, benché più corta, nel FT. Tenore della lettera: siete ingiusti e pieni di pregiudizi, pubblicate sempre notizie che ridicolizzano il Cav.

Secondo me il FT pubblica queste lettere con un (giustificato, imho) ghigno perfido sulle labbra: dimostrano proprio quello che il FT (e il resto della stampa estera) vuole descrivere, ossia che gli italiani sono brainwashed, faciloni, senza social capital and whatever else.

Ogni volta che ricevono una missiva del genere, sono sicuro che i giornalisti del FT se la ridono di gusto,  vanno a rivedersi qualche indimenticato video del Berlusca ("il sole, la bellezza, i centomila [risate] monumenti e chiese"...), e poi si dicono a vicenda: "Pretty funny, Tom, isn't it? We should publish this letter, shouldn't we?"

Temo sia l'unica risposta alla pubblicazione di una schifezza di lettera del genere. Ha troppo il sapore di scherzo.

Sono perplessa: l'articolo del FT che ha indotto il signor Rosario a scrivere la sua lettera è lo stesso che il sito www.votaberlusconi.it celebra con orgoglio e soddisfazione. Pare che l'ironia induca qualcuno al pessimismo e altri all'ottimismo, bah...

votaberlusconi.it: FINANCIAL TIMES: Funziona la politica del ''cucù'' di Berlusconi
05 novembre 2009 ore 15:42

La "politica del cucu", il modo scherzoso e fuori da ogni protocollo con cui Silvio Berlusconi e’ sbucato da dietro una fontana per accogliere la cancelliera tedesca Angela Merkel a Trieste, funziona.
Ad affermarlo e’ il ’Financial Times’ che riconosce al nostro Presidente di "aver gestito con successo affari nazionali e suoi personali, interessi ai margini dell’Unione europea. Operando ai limiti dell’Europa, nel suo modo scaltro, Berlusconi sta battendo sul tempo gli altri costruendo rapporti commerciali e nel settore dell’energia, in particolare con Libia, Russia e Turchia".
"La politica del cucu’ puo’ non funzionare bene con alcuni rigorosi leader europei, ma si e’ dimostrata efficace con il britannico Tony Blair, sostenuto da Berlusconi nel suo tentativo di diventare il primo presidente dell’Europa, e ora paga i dividendi con Muammar Gheddafi, Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan". In particolare, la "visita privata" di Berlusconi a Putin il mese scorso, occasione per promuovere contratti per Fiat, Finmeccanica, e per accelerare il progetto per il gasdotto South Stream, per il trasporto del gas russo in Europa attraverso la Turchia.

 

Mi rendo conto che possa rincuorare assai una presunta codardia degli alti comandi a fronte di un eroismo ed una abnegazione generalizzata di fanti, marinai ed aviatori italici. Ma questa pia visione non mi sembra corrispondere ai fatti, almeno nel senso statistico in cui i medesimi vanno interpretati quando si affrontano temi di questo tipo.

Dico questo non perché i comandi - dagli squallidi Savoia sino all'ultimo dei tenenti-dicarriera-dementi che anche io ho avuto la pessima esperienza di dover conoscere "servendo" la "patria" nel 52esimo Battaglione Fanteria d'Arresto "Alpì (as in "Cacciatori delle") tra il 1979 ed il 1980 - non siano stati storicamente composti da incompetenti, leccaculo, vigliacchi, ladri e criminali. Certo che, con rare eccezioni, lo erano. E che, probabilmente e di nuovo con rare eccezioni, lo sono ancora (che lo siano stati sino al 4 dicembre 1980, data del mio congedo, son disposto ad argomentarlo, avendone visti all'opera svariati assai).

Lo dico, invece, perché, in media, anche il "soldato italiano" (decidete voi se volete includere in questa categoria i soldati dei Savoia o meno, o se volete aspettare la Prima Guerra Mondiale: fa scarsissima differenza) non risulta essere, dai rendiconti che m'è dato leggere, un esempio di coraggio, competenza, abnegazione, senso del dovere e, soprattutto, "fedeltà al corpo, all'arma, o quelchevoletevoi che vi ricordi la signora patria".

Evidenza: davvero ce n'è bisogno? Non basta la banale osservazione che l'esercito (e la marina, e l'aviazione) hanno perso praticamente tutte le battaglie che hanno ingaggiato, in ogni guerra? E non è vero che il nemico era sempre "tecnicamente superiore", pensate a Yugoslavia e Grecia, alle campagne d'Africa o anche alla campagna di Russia. Senza andare tanto lontano, pensate all'8 Settembre. Certo, la responsabilità del "comando" romano, della marmaglia fascista e savoiarda e di tutto il resto è evidente. Ma l'esercito si liquefà ad una velocità spettacolare, scappano tutti, s'imboscano tutti ... quanti raggiungono i comandi alleati e cominciano coraggiosamente a combattere accanto al nuovo alleato? Quattro gatti. Quanti, per mal riposto e distorto esso fosse,  rispondendo al senso dell'onore e del dovere si arruolano nella Repubblica di Salò? Tre gatti, due dei quali criminali allo stato puro.

Per ulteriori dettagli sull'eroismo dei fanti e dei marinai italiani nella parte "mediterranea" della seconda guerra, rinvio (opera recente e recentemente letta, quindi facile da rinvenirsi) a questi due volumi, specialmente il secondo. Se invece siete affascinati dalle discussioni pseudo-tecniche condotte in quell'orrendo gergo che è il tecnicalese dei cosidetti scienziati militari, potete iniziare qui.

Questo l'esercito italiano, dal comandante in capo all'ultimo dei fantaccini. Non raccontiamoci la solita balla dei vertici cattivi ed il popolo buono: l'Italia è un equilibrio fra i suoi cittadini ed i suoi governanti. Ciò che vale nella vita pubblica in tempo di pace, come andiamo tristemente riconoscendo e commentando altrove, vale anche nell'esercito, in tempo di pace e soprattutto in tempo di guerra.

Sottoscrivo! Chi non vede aldilà del proprio tornaconto ed interesse immediato nella fila per andare in banca come può "morire per la patria"?

Con un distinguo : gli ufficiali la carriera militare se la sceglievano mentre, almeno in passato, i soldati vi erano costretti (o dalla leva o dalla miseria). Peso diverso ha fallire nel mestiere che ti sei scelto rispetto a quello in cui sei costretto. Anzi, il fatto che un popolo non ami la guerra è, sotto alcuni punti di vista, positivo.

 

Dall'ultimo link, bello il racconto di Rommel della battaglia di Caporetto

Non è proprio giusto dire "scappano tutti". La campagna di Sicilia e  il successivo 8 settembre sono il punto d'arrivo di un esercito sconfitto  e, nel secondo caso, rimasto senza capi. il problema del Regio Esercito era innanzitutto di leadership e di addestramento, poi di mezzi (i limiti logistici e di armamento sono reali e innegabili).

Parlare della performance delle forze armate italiane solo in termini di Sicilia e Caporetto rappresenta un esercizio ingeneroso, quasi altrettanto asimmetrico di quello dei patriottici/nostalgici che citano solo la battaglia di Vittorio Veneto e la Folgore ad Alamein.

Il riferimento fornito online (quello dell'USMC) è datato e pesantemente basato su fonti tedesche. Non è neanche accuratissimo (vedi la valutazione dell'undicesima battaglia dell'Isonzo). Spiegare Caporetto con la disonesta relazione della commissione d'inchiesta non è il massimo che si possa fare. Per la II G.M. il consenso storico recente è che nei casi in cui si è avuto un salto di qualità professionale/addestrativo (essenzialmente per le unità motorizzate e corazzate in Africa Settentrionale, ma in Tunisia i miglioramenti tattici erano diffusi checchè ne dica il sorridente Albert) le unità italiane sono state all'altezza di nemici ed alleati, malgrado l'armamento. La malattia era nella testa, non nel corpo. Ed era gravissima: il R.E. non è riuscito quasi mai ad istituzionalizzare un processo di feedback/miglioramento (per non parlare del paese nel suo complesso). Ma non parliamo di codardia generalizzata perchè è roba per la propaganda hollywoodiana del tempo di guerra.

Per la campagna in A.S. ci sono i libri di Montanari e di Ceva; per gli armamenti e la produzione un ottimo riassunto  in Zamagni (ed.) "Perdere la guerra e vincere la pace", Il  Mulino. Le fonti anglo hanno dato per decenni un'immagine caricaturale delle nostre truppe, uscita pari pari dalla propaganda della II G.M:, i tedeschi  trovano comodo scaricare il barile...

 

 

 

Personalmente di aver superato l'Inghilterra (come afferma BS) o che i miei soldati siano più bravi di quelli inglesi, francesi ed americani (come afferma Iaconis) non me ne "frega" niente.

Hanno forse riformato: pensioni, banda larga, sanità al sud, ammortizzatori sociali o diminuito la pressione fiscale? No, ma hanno superato l'Inghilterra.Lo avevamo chiesto ? Forse a Lippi.

Dicono: abbiamo prestigio internazionale, tutti ci invidiano ! Fosse anche vero farei subito cambio con il prestigio internazionale di Austria, Danimarca o Canada in cambio del loro sistema sociale. Penso anche allo sbandierare l'Expo di Milano come un grande successo dell'Italia (su Smirne !?!). Quanto provincialismo c'è in certe affermazioni ?

Io invece sarei curioso di capire: ma la comunita' italo-americana e' cosi' attaccata all'Italia da non vedere neanche le macroscopiche contraddizioni che la attanagliano? E' un fatto comune, quello degli italo-americani che glorificano la madre-patria? Chiedo a chi e' negli US, ne sapete qualcosa?

Mah, secondo me (dopo un po' di anni a Filadelfia) non e' tanto questione di attaccamento, quanto il fatto che l' Italia diventa piu' uno "state of mind" che un posto reale per molti nella comunita' italo-americana che non hanno esperienza di vita quotidiana in Italia (ne' hanno veramente intenzione di averla mai) e sono cresciuti con l' abitudine al funzionamento ordinario delle istituzioni e strutture degli US. Dissociare il sentimento dalle contraddizioni diventa piu' facile.

C'e' una bella scena in un episodio dei "Sopranos" - Paulie e' di ritorno dall' Italia, al telefono prima di partire, dice a tutti che la "motherland" e' il piu' bel posto del mondo e vorrebbe star li' per sempre. Poi, atterato, all' uscita dell' aeroporto di Newark, NJ, alla vista dell' America piu' brutta che c'e', tutta sottopassi di cemento e raffinerie, si appoggia finalmente rilassato sullo schienale del taxi e gli viene un sorriso gigantesco - e' finalmente a casa.

 

 

Nell ultimo libro di Roberto Bolano, 2666,  c'é un dialogo tra un ragazzino, lettore di libri di storia, e il padre, immigrato dall Italia in Cile. Il figlio accusa gli italiani di essere dei faggots ("just look at WW2!"). A questo il padre risponde (cito a memoria, dalla versione in inglese): "Italians are individually brave ... In large numbers, however, they are hopeless. And this is exactly what gives a person hope". 

Quando Goethe scese in Italia, fece alcune tappe del viaggio in compagnia di un capitano italiano. Questo capitano era un autentico rappresentante dei suoi compatrioti. Siccome Goethe restava spesso silenzioso e meditabondo, il capitano gli disse

 

«Che pensa! non deve mai pensar l'uomo, pensando s'invecchia. Non deve fermarsi l'uomo in una sola cosa, perchè allora divien matto; bisogna aver mille cose, una confusione nella testa.»