E finanziare gli esodati tagliando la spesa?

/ Articolo / E finanziare gli esodati tagliando la spesa?
  • Condividi
Sandro Brusco

Un recente emendamento in Commissione Lavoro alla Camera ha proposto di aumentare la spesa pensionistica per aiutare i cosidetti ''esodati'', quei lavoratori che hanno perso il posto o si sono dimessi dal lavoro in attesa di andare in pensione e sono rimasti spiazzati dai nuovi requisiti pensionistici della riforma Fornero. L'emendamento, proposto da tutti i partiti, propone di finanziare l'aumento della spesa con un aumento dell'Irpef di 3 punti per i redditi superiori a 150.000 euro per gli anni 2013 e 2014.

Non voglio qua entrare nella questione di quali sono i modi più opportuni per aiutare gli esodati. Voglio solo fare due conti su quanto può rendere l'aumento dell'Irpef e chiedere se veramente non ci sono altri modi per reperire questi soldi.

Cominciamo guardando quanto renderà questa tassa addizionale (o ''contributo di solidarietà'' come viene chiamato dai nostri politici privi di senso dell'ironia). Il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia ha meritoriamente iniziato a rendere disponibili on line i dati sulle dichiarazioni dei redditi. A questo link trovate la distribuzione dell'Irpef dichiarata nel 2011, facente riferimento all'anno 2010. Ci interessano in particolare i redditi sopra i 150.000 euro. Quanto sono i contribuenti in questa categoria e quanto dichiarano in media? Abbiamo raccolto la risposta in questa tabella, i dati originari sono al link precedente.

Classe di redditoNumero contribuentiReddito medio
Da 150.000 a 200.00074.798170.670
Da 200.000 a 300.00045.605238.840
Oltre 300.00030.590574.320

I contribuenti che hanno dichiarato più di 150 mila euro sono (curiosamente) poco più di 150 mila e rappresentano circa lo 0,37% del totale dei contribuenti. Quanto si ricava da questi signori aumentando l'aliquota del 3% per i redditi superiori a 150 mila euro? Occorre prendere il reddito medio di ciascuna classe, sottrarre 150.000, moltiplicare per il numero di contribuenti nella categoria e poi applicare il 3%. Si somma il tutto per le tre classi di reddito e si ottiene il totale.

Per esempio, i contribuenti che hanno dichiarato un reddito tra 150.000 e 200.000 euro hanno in media un reddito di 170.670 euro, per cui pagheranno l'aumento di tassa su 20.760 euro. Il 3% di tale cifra è 620 euro. Moltiplicando per 74.798, numero dei contribuenti in questa classe di reddito, si ottengono circa 46 milioni. Facendo lo stesso per le altre due classi di reddito e sommando alla fine si ottengono 557 milioni.

Non sappiamo se una cifra del genere (per i due anni 2013 e 2014) sarebbe sufficiente a coprire le maggiori spese richieste dall'emendamento, dato che su questa faccenda degli esodati i numeri e i costi non sono mai stati chiari. Sembra poco a dir la verità (e se così fosse vorrebbe dire che la copertura è fasulla), ma non è di questo che vogliamo discutere.

Vogliamo invece porre una semplice domanda: veramente non era possibile trovare l'equivalente di 557 milioni per due anni tagliando altre spese? Se ai parlamentari manca la fantasia, ecco un semplice suggerimento. Stimando che, a occhio, un parlamentare costi circa 200.000 euro l'anno si potrebbe ridurre il numero di senatori a 100 e il numero dei deputati a 200. Si passerebbe così da 915 (630 deputati e 315 senatori, senza contare quelli a vita) a 300 parlamentari. 200.000 per 615 significa un risaparmio di 123 milioni l'anno. In due legislature il risparmio sarebbe di 1.230 milioni, più del gettito generato dalla sovratassa per due anni. Per i sofisticati si possono anche fare i conti scontando i risparmi futuri (e allungando l'orizzonte), la faccenda cambia di poco. Oppure, sempre a occhio, si possono eliminare completamente i contributi ai partiti e alla stampa. Altre idee simili sono facili da trovare, per cui non insistiamo. Ci risparmino quindi i signori parlamentari la stucchevole retorica sul ''contributo di solidarietà''. Se vogliono essere solidali sul serio sanno cosa possono fare veramente. E non lo stanno facendo.

Un punto finale. Senza dubbio ci sono quelli che trovano sempre e comunque una buona idea ''aumentare le tasse sui ricchi'', per cui non vedono la necessità di tagliare le spese. A costoro faccio presente una cosa elementare: il livello di progressività dell'imposta sul reddito può essere deciso indipendentemente dal livello di spesa da finanziare.  Per essere più chiari: se vi piace l'idea di aumentare le tasse pagate dai più ricchi (sempre e comunque?), fatelo pure a prescindere dalle spese che vanno finanziate, e tagliate al tempo stesso le tasse per i meno abbienti. Lo si può fare in molti modi: abbassando l'Irpef pagata dai redditi più bassi, riducendo l'IMU sulla prima casa per valori sotto una certa soglia, diminuendo l'IVA sui beni di prima necessità, c'è solo l'imbarazzo della scelta.

Immaginate quindi che quei 557 milioni li tirino fuori i meno abbienti, ai quali non viene scontata la tassa in più pagata da chi guadagna più di 150 mila. Sono quindi loro che finiscono per finanziare non gli esodati ma i partiti, i giornali o i parlamentari in più. E chiedetevi ora di nuovo quanta ''solidarietà'' ci sia in quel contributo che i parlamentari impogono ad altri.

Indietro

Commenti

Ci sono 25 commenti

Gentile Dr. Brusco, il suo riflessione è, in generale, consivisibile anche se richiederebbe un ragionamento un pò più articolato.

Solo due osservazioni-

La prima: gli esodati non si sono dimessi; hanno concordato (in un quadro di regole esistenti) col Governo e le aziende, in una situazione di crisi, un percorso per giungere fino alla pensione.

La seconda : non comprendo se i 557 milioni si intendono per un anno o per entrambi; in ogni caso i1.230 milioni da Lei indicati sarebbero il risultato di sieci anni; mi pare ci sia una certa differenza.

Cordiali saluti.

I partiti italiani prendono circa 500 milioni all'anno di finanziamenti pubblici. Abolendoli, in ossequio alla volontà popolare solennemente e inequivocabilmente (oltre il 90% di si) espressa nel referendum del 1993 ce ne sarebbero più che abbastanza...

Credo sia abbastanza OT, però c’è una cosa che mi incuriosisce: l’abbassamento dell’IMU in alternativa alla riduzione dell’irpef (come soluzione proposta) non è cosa ben differente?

 Un abbassamento dell’IMU porterebbe benefici a chi ha redditi bassi ed  è anche proprietario di casa; chi ha redditi bassi senza avere la proprietà di una casa non godrebbe di alcun beneficio (mi sono sempre chiesto perché invece di ridurre l’IMU non si pensi prima a far detrarre dai redditi l’affitto a chi casa non la ha)?

a parte che pago un botto di IMU sugli immobili che ho ereditato

 

- preferirei pagare meno IRPEF (a meno di non avere redditi irrisori ed essere incapienti, l'IRPEF pesa di più);

 

- se serve a pagare i servizi comunali, è giusto far pagare l'IMU anche sulla prima casa, strade, trasporti ecc. ecc. li usano tutti. 

L'abbassamento dell'IMU beneficia prima di tutto chi ha la casa di proprieta' piuttosto che chi e' in affitto (gli affitti sono determinati in un mercato in cui c'e' dalla parte dell'offerta anche chi non beneficia della eventuale abbassamento IMU, se ci fosse, che di solito va solo alla prima casa).

In generale, i motivi per cui occorre incentivare il possesso delle case tramite beneficio fiscale sono piuttosto vaghi. 

da considerare anche che se noi sottraiamo 557 milioni a chi li ha (la parte piu' ricca) avremo anche meno investimenti, meno consumi, meno bot comprati, minori possibilità di vendere asset pubblici per abbattere il debito. E dipenderemo per queste cose sempre piu' dagli investitori esteri.

Spirito di Ronald Reagan esci da questo corpo !!! :-)

Francesco di tasse non se ne può più, sono perfettamente d'accordo, ma l'argomento che usi non mi sembra molto appropriato, nella situazione italiana attuale, in quanto rimane valido anche quando si tassa la parte più povera, che comprerà ed investirà di meno, ma è numericamente molto più pesante soprattutto per quanto riguarda i consumi ed investire in un paese senza consumatori non ha molto senso. Quindi, a chi rimarrano dei soldi, andrà comunque ad investirli all'estero.

Inoltre c'è l'aggravante "sociale": togliere il 15 % a chi guadagna 1.000.000 e toglierlo a chi ne guadagna solo 1000 NON ha lo stesso effetto.

Comunque basta semplicemente dire forte e chiaro che aumentare la pressione fiscale attuale non può più essere una soluzione tollerabile.

Dopodichè non ci ascolterà nessuno e tutti torneranno a dibattere su come fermare i malvagi evasori.

Ma non era già stata suggerita la riduzione dilazionata nel tempo delle pensioni? Se si crede che tale riduzione sarebbe eccessiva, si potrebbe scendere ad un compromesso, e cioè ridurre le pensioni non del 10% (per dire) ma del 5%, e la parte rimanente può essere finanziata così come viene descritto in questa argomentazione. Non è forse un buon compromesso?

Sarebbe un buon argomento da siluppare, arricchire, rendere puro e cristallino, vivo. Dico il concetto spiegato nell'ultimo paragrafo.

Se si vogliono ridurre le imposte per i redditi bassi non si potrebbe cominciare abolendo il minimo contributivo? Sarebbe equo ( perchè tartassare chi prenderà la pensione minima come gli evasori totali?) ed efficiente: lavori sommersi che riemergono, offerta di lavoro incentivata,minori distorsioni fiscali.

 

Se ai parlamentari manca la fantasia, ecco un semplice suggerimento. Stimando che, a occhio, un parlamentare costi circa 200.000 euro l'anno si potrebbe ridurre il numero di senatori a 100 e il numero dei deputati a 200. Si passerebbe così da 915 (630 deputati e 315 senatori, senza contare quelli a vita) a 300 parlamentari. 200.000 per 615 significa un risaparmio di 123 milioni l'anno. In due legislature il risparmio sarebbe di 1.230 milioni, più del gettito generato dalla sovratassa per due anni

 

Ho visto che poi il dibattito ha preso altre pieghe, però poi mi è venuat in mente una obiezione di principio: gli esodati sono un problema contingente, a un certo punto matureranno la pensione e si tratta di trovare una soluzione ponte, mentre la modifica del numero dei parlamentari è una riforma strutturale della costituzione.  

A parte i tempi tecnici che comporta, quali effetti sistematici e di lungo periodo ha sul sistema politico una riduzione da 615 a 200 dei parlamentari?

A me vengono in mente un paio di aspetti negativi: collegi elettorali molto grandi e aumento delle relative spese, riduzione della rappresentatività (modello Sicilia: immaginiamoci solo duecento seggi, una legge elettorale proporzionale e partiti di cui il più grosso arriva al 15% scarso. ) oppure del numero dei partiti, ma forzata, creando "partiti" che probabilmente sarebbero poco più di coalizioni rissose al loro interno, che poi si frantumerebbero in parlamento. Non è che il numero di parlamentari in Italia sia poi così astronomico se paragonato al Bundestag o all'assemblea nazionale francese.

Il problema è che si ragiona da falegnami brianzoli del secolo scorso (che chiedevano "sal custà" prima ancora di sapere di cosa si stesse parlando) . Non so se sia la crisi a ridurci così o siano stati gli anni sotto Tremonti***.

Il vero "costo" del parlamento non è dato dal numero di parlamentari (non dissimile da altri europei) ma dal fatto che non funziona. Quanto ci mette una legge ad essere approvata? I governi recenti sono andati avanti a decreti legge, voti di fiducia e, infine, votazioni di emergenza (non saprei come altrimenti definirle) . Andrebbe riformato per renderlo più efficiente, quello sarebbe un vero risparmio.

Stesso discorso per le province: sarebbe da rivedere tutta la struttura degli enti locali (includendo comuni, regioni e regioni a statuto speciale) per renderla più funzionale al territorio ma invece si guarda solamente l'aspetto "monetario".

La spesa si riduce anche spendendo meglio.

PS

***Sto parlando in generale di quello che si legge in giro al riguardo e non del post di Sandro che hai citato, del quale invece condivido la provovocazione/proposta (poi, nell'analizzare la situazione contingente del parlamento italiano, vanno considerati gli assurdi emolumenti che non hanno eguali in europa e lo stuolo di nani e ballerine imbarcato con le ultime elezioni via porcellum)

Poichè è beneparlare di cose che si conoscono faccio una specifica che l'ottimo post di Sandro non fa. Gli esodati di cui si parla non sono quelli che hanno concordato con l'azienda una buonuscita monetaria sufficiente a coprire gli anni mancanti all'età della pensione, e che sono rimasti scoperti (fottuti è meno elegante, ma rende meglio l'idea) dalla riforma Fornero, no per quelli la copertura finanziaria già c'è e non costituisce un problema.
Gli esodati acui andrebbero i 557 mln del contributo di solidarietà (ma c''è stato un terremoto ?) ,e di cui la Fornero non vuol sentir parlare, sono tutte quelle persone che hanno perso il lavoro e potrebbero avere avuto un qualche requisito pensionistico, ma che la riforma Fornero taglia decisamente.
Mi spiego : lavoratori con 35 anni di contributi e  62 anni di anzianità in un lavoro "usurante" potevano aver diritto alla pensione, magari avevano 61 anni,  l'azienda aveva chiuso, ma versando da soli un anno di contributi potevano avere la pensione. Adesso no. Non sono esodati, nessuno gli aveva promesso il Bengodi, sono un discreto numero di individui che possono tranquillamente ancora lavorare, ma qualcuno, forse sperando nei loro voti, vuol far arrivare al traguardo: una bella pensione a spese degli altri,giusto per i puntini sulle I.

E se volete vi faccio i nomi e cognomi di azienede decotte, tenute in vita dalla CIG e dai contributi straordinari, piene di "lavoratori" 55/60 enni, che non lavorano da anni (solo in nero per non perdere la CiG) e che adesso sperano nell'ennesimo regalo. Ex Italtel. Ooops un nome mi è scappato.

Non ci lascerete mica da soli questa notte!?!?

E il live blogging?

E i commenti?

E Sandro che mentre tutti festeggiano si preoccupa della maggioranza al Senato?

 

Insomma, è previsto qualcosa per questa notte o dobbiamo fare da noi?

In ogni caso, grazie come al solito dell'ottimo lavoro.

Nel programma di FiD ho trovato questo passaggio che non ho capito:

 

Per quanto riguarda il primo problema, occorre distinguere tra pensioni retributive (che rappresentano ancora la gran parte delle pensioni di nuova liquidazione e la quasi totalità delle pensioni in essere) e pensioni contributive. Per le prime, risparmi potrebbero venire dallo stabilire un collegamento tra la vita attesa e le pensioni calcolate con il metodo retributivo. Altri risparmi potrebbero venire dall’introduzione della prova dei mezzi per le pensioni di
reversibilità.

 

Me lo potreste spiegare?