Concorsi manipolati: il caso di Roma Tre

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Un altro caso di mala-università. Ha più di un mese, ma lo ri-racconto proprio perché non cada nell'oblio. Vedremo se gli interessati diranno qualcosa. Ministro Gelmini, che ne pensa? Economisti italiani, potreste trovare cinque minuti per dire la vostra?

All'Università di Roma Tre, durante l'estate 2009, sono spuntati due nuovi posti per professore ordinario. Uno era in diritto tributario, l'altro in economia politica, ed entrambi erano "per trasferimento", ossia aperti solo a persone che già fossero titolari d'una posizione di professore ordinario in altro ateneo. I due posti sono stati assegnati, con voto del Consiglio di Facoltà in data 11 Dicembre 2009, a Valeria Termini (economia politica) e Giuseppe Marini (diritto tributario).

Poiché non pretendo di conoscere il diritto tributario a sufficienza per poter giudicare i metodi accademici del vincitore e degli altri concorrenti (c'erano, poi?), mi concentrerò sul concorso di economia politica. Alcuni fatti.

0. I due posti, con i relativi finanziamenti, sono stati concessi dal ministero (ossia, dal Ministro Gelmini) all'università di Roma Tre in assenza, che si sappia, di una richiesta formale da parte del Consiglio di Facoltà di Economia. Questi ultimi due anni sono stati notoriamente di vacche molto magre per l'università italiana: di nuovi posti, in giro, non ce n'è per nessuno. Però questi due, sorprendentemente, sono spuntati per generosità ministeriale e si è scelto (via il meccanismo del trasferimento) di restringerli a chi già fosse professore ordinario.

1. Roberto Perotti, uno dei pochi se non l'unico che sembra avere ancora il coraggio di denunciare pubblicamente la degenerazione del meccanismo concorsuale italiano, fece osservare immediatamente, su LaVoce.info, che c'era qualcosa di poco chiaro. Notava, infatti, che "L'articolo 3 del bando di concorso afferma tra l’altro che i candidati interessati possono presentare domanda esclusivamente a mano al Preside della Facoltà di Economia". Sembra palese che il codicillo avesse l'unica funzione di rendere molto difficile la partecipazione di candidati residenti lontano da Roma. Michele Boldrin, tanto per dire ...

2. Vennero presentate in tutto quattro domande, tutte di economisti con le caratteristiche suddette. Oltre alla menzionata Valeria Termini, gli altri candidati erano Francesco Lippi, Fabiano Schivardi e Paolo Vitale. [Nota: via Google non ho trovato un sito personale di Valeria Termini dove, similmente agli altri tre candidati, sia disponibile un suo CV e dove sia documentata la sua attività di ricerca. Ho quindi linkato i due siti che mi sembravano più appropriati alla bisogna. Il CV l'ho ricostruito usando una mezza dozzina di altri siti, oltre a questi due.]

3. Se andate su Google Scholar, Repece Ideas (per una misura del numero di lavori pesati per IF) ottenete i seguenti risultati (in ordine alfabetico)

- Lipp-GSi, Lippi-R, Lippi-IF.

- Schivardi-GS, Schivardi-R, Schivardi-IF.

- Termini-GS, Termini-R (non c'è), Termini-IF (non c'è).

- Vitale-GS, Vitale-R, Vitale-IF.

Potrei continuare con altri indici (citazioni sul SSRIndex, h-index, ...) ma il risultato non cambia: anzi si rafforza visto che la vincitrice del concorso non appare praticamente in nessun ranking internazionale rilevante, mentre gli altri tre candidati, chi più chi meno, vi appaiono tutti.

Esiste poi, ovviamente, la possibilità di leggersi quello che queste quattro persone hanno scritto sino ad ora e di farsi un'idea di quale sia il loro rispettivo status nel campo della ricerca scientifica in economia. Ma, poiché, spiegare questo richiederebbe troppo tempo, tralascio e m'impegno, se fosse necessario, ad esprimere un giudizio articolato nei commenti.

Perché "manipolato". È ovvio da questi fatti e dati che, dei quattro candidati, una (Valeria Termini) risulta essere assolutamente incomparabile agli altri tre sia in termini di produttività scientifica sia in termini di rilevanza internazionale dei suoi lavori, sia in termini di capacità accademiche misurate attraverso l'insegnamento e la ricerca svolti sino ad ora.

Lungo qualsisi dimensione oggettivamente misurabile le caratteristiche di Valeria Termini erano e sono inferiori a quelle di Francesco Lippi, Fabiano Schivardi e Paolo Vitale per quanto attiene alla qualifica di professore ordinario di economia politica.

Quindi - ai termini della legge italiana secondo cui i risultati dei concorsi dovrebbero basarsi su una "valutazione comparativa" ed anche secondo il bando di Roma Tre medesima che faceva esplicito riferimento al "merito scientifico" - questo concorso è da considerarsi manipolato.

Manipolato nel preciso senso seguente: in base ad ogni possibile criterio oggettivo il vincitore avrebbe dovuto essere uno dei tre perdenti (Lippi, Schivardi, Vitale). Quale dei tre, ovviamente, sarebbe dipeso da giudizi soggettivi sull'importanza di un lavoro rispetto ad un altro, ragione per cui esistono le commissioni esaminatrici ed il Consiglio di Facoltà era chiamato a votare la scelta finale. Ma, poiché le valutazioni comparative ed il merito scientifico non possono essere ortoganali a TUTTI (sottolineo: tutti, non alcuni che piacciono a me) i criteri obiettivi di misurazione della produttività scientifica medesima, mi sembra ovvio dedurre che, o ben a livello di Dipartimento, o ben a livello di Facoltà, o ben a qualche altro livello, questo ranking naturale è stato alterato, ossia manipolato. Ha vinto l'unica dei quattro che non avrebbe mai dovuto vincere se criteri obiettivi e trasparenti di comparazione fossero stati utilizzati.

Altri fatti, ossia, il paradigma indiziario al lavoro: spie, tracce, sintomi ed indizi.

4. La vincitrice, Valeria Termini, ha dietro a se una sostanziale carriera nella pubblica amministrazione, in luoghi e ruoli che denotano "prossimità " ai poteri veri, quello politico e quello ministeriale, che a Roma, come sappiamo, funzionano bene e tendono ad essere ecumenicamente bi-partisan nella protezione degli adepti.

6. Essa è anche consorte del Professor Salvatore Biasco (una testa veramente pensante della sinistra italiana) il quale ha ben pensato di offendersi seriamente per le oggettive osservazioni che Roberto Perotti (sempre lasciato molto da solo dal resto degli economisti italiani in questa sua lodevole battaglia) aveva pubblicato sul Sole 24Ore in merito al risultato del concorso.

7. Non si è offeso solo Salvatore Biasco. Anche il Preside della Facoltà di Economia di Roma Tre, il celebre storico economico Carlo Maria Travaglini (CV), ha ben pensato di offendersi per le medesime osservazioni. Non solo: ha anche rilasciato alla Stampa una deliziosa intervista che meriterebbe d'essere commentata se vi fosse lo spazio, perché manifesta una coda di paglia, ma una coda di paglia che avrebbe potuto prender fuoco persino con il tempo che fa oggi a St Louis ...

8. Sembra che anche il Rettore dell'università medesima, l'economista agrario Guido Fabiani, non abbia preso molto bene le poche critiche sollevatesi e che, all'interno della facoltà, tiri una brutta aria per quegli sparuti due o tre che han provato a mettere in discussione la manipolazione sopra descritta, ed hanno ovviamente perso. Ma queste, cosa volete, son chiacchiere intercontinentali ed il Professor Fabiani, ne sono certo, sarà di sicuro estraneo all'intera vicenda nella quale non avrà mai messo il dito. Come, ovviamente, mai mosse un dito perché il suo caro nipote, nonché figlio del Presidente della Repubblica, pure venisse chiamato ad un posto di ordinario nella medesima Roma Tre qualche tempo fa.

Sorgono spontanee alcune DOMANDE.

- Alla Signora Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini:che ne pensa, signora Ministro? È questa l'auspicata meritocrazia e professionalità? È a questo fine che il suo ministero ha concesso, in un periodo di tante ristrettezze, queste due cattedre addizionali all'università di Roma Tre?

- A quei (pochi, devo riconoscere) colleghi membri del Dipartimento di Economia di Roma Tre che o ben fanno o ben hanno fatto ricerca in ambito internazionale, e/o s'incontrano a conferenze, e/o han difeso o difendono, almeno in privato, la qualità della ricerca scientifica come criterio primo nella selezione del personale universitario: che ne pensate di questa decisione? Anzi, visto che contro la scelta della Facoltà si sono espressi (che io sappia, ma magari mi sbaglio ...) solo Gaetano Bloise, Giancarlo Martinengo e Paola Potestio, vorrei chiedere per esempio a Giancarlo Corsetti, Mariano D'Antonio e Pierangelo Garegnani: davvero pensate che il CV della vostra nuova collega, la professoressa Valeria Termini, sia superiore a quelli di Lippi, Schivardi e Vitale? Davvero?

- A quei (pochi, ma sufficienti) colleghi italiani membri del Settore Scientifico Disciplinare Economia Politica: che ne pensate di questa decisione? È mai possibile che solo Roberto Perotti (ed il sottoscritto, ma io non conto nulla) pensi che questo risultato sia dovuto ad una scandalosa manipolazione del merito relativo dei quattro candidati e debba essere denunciato? Ho capito che non è successo a casa vostra e che i panni sporchi si lavano in casa, ma la qualità accademica dei membri della vostra stessa disciplina nell'università italiana non dovrebbe essere un po' anche "casa vostra", ossia un bene pubblico da difendere?

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Commenti

Ci sono 156 commenti

Secondo me ogni lettore di nfA potrebbe portare almeno un esempio di concorso manipolato (quindi sostanzialmente illegale!!!) a corredo di quanto scritto sopra...quando uno poi si chiede perchè nessuno denuncia, la risposta candida candida è la seguente: in realtà il concorso è formalmente ineccepibile, perchè costruito attorno alla figura/professionalità/ che corrisponde perfettamente al/ai candidato/i vincitore/i...questa è la mia ultima esperienza ad un concorso nella pubblica amministrazione (a cui non ho partecipato, per pietà) e che è stato vinto da un ex collega imbarazzato. La risposta che ho riportato me l'ha data colei che ha materialmente preparato l'esame.

Ma allora, mi chiedo: perchè non eliminare i concorsi pubblici ed assumersi fino in fondo la responsabilità delle proprie decisioni/azioni?

Marco

 

Ma allora, mi chiedo: perchè non eliminare i concorsi pubblici ed assumersi fino in fondo la responsabilità delle proprie decisioni/azioni?

 

Me lo chiedo anche io. Le malefatte documentate sarebbero meno vergognose se non ci fosse stata la farsa del concorso pubblico: qualcuno avrebbe dovuto prendersi la responsabilita' di scegliere, motivando, il candidato meno titolato, e avrebbe dovuto sopportarne tutte le conseguenze (almeno in una societa' sana e ben funzionante).

 

Ho molto apprezzato il contenuto dell'articolo di Michele Boldrin e per la prima volta avrei sottoscritto anche l'articolo di Roberto Perotti di cui condivido la battaglia, ma raramente le proposte.

Rispondere da interessato sarebbe cosa lunga e penosa in un blog. Solo un paio di considerazioni.

Come fa osservare di sopra MarcoP e come lo stesso Boldrin nota in una risposta a Figà Talamanca in un altro post: dall'università italiana ci si può aspettare di tutto...

Prediligire un candidato anzicchè un altro, ad esempio in un concorso per trasferimento, è cosa banale. Basta inserire un profilo scientifico del candidato da trasferire: non vogliamo persone che fanno eeg, bensì stiamo cercando uno che studi la correlazione tra la gelata del 2 febbraio del 1980 e la produzione di latte delle vacche del teramano, ed il gioco è fatto.

Mi pare che nel concorso di cui in oggetto non abbiano inserito nemmeno un profilo, che avrebbe supportato una scelta contraria a qualsiasi criterio bibliometrico.

La motivazione, riferitami da un interno al gruppo degli economisti di Romatre, all'esclusione dei Lippi, Schivardi, Vitale è che Romatre sarebbe una delle ultime roccaforti di economisti eterodossi (neosraffiani, neokeynesiani, post-marxisti e combinazioni varie di questi aggettivi) "bravi" (???) e prendere un altro neoclassico avrebbe turbato gli equilibri (?).

Personalmente, ho seguito la vicenda di questo concorso passo dopo passo attraverso uno dei tre "contestatori" che Boldrin cita, che è un mio ottimo amico da anni: ci si indigna, si rimane amareggiati, schifati, ma impotenti.

Una delle poche cose che condivido del Milanese (di cui in un altro post) è l'idea che l'Università italiana sia irriformabile dall'interno. La speranza di cambiamento dovrebbe venire dall'alto e dall'esterno, ma questi, a mio inadeguato parere, non hanno idee e le poche che hanno sono sbagliate e pronte ad essere mercanteggiate alla prima occasione.

La motivazione, riferitami da un interno al gruppo degli economisti di Romatre, all'esclusione dei Lippi, Schivardi, Vitale è che Romatre sarebbe una delle ultime roccaforti di economisti eterodossi (neosraffiani, neokeynesiani, post-marxisti e combinazioni varie di questi aggettivi) 

Questa frase mi ha incuriosito e sono andato a controllare se Termini rientrare nella definizione di economista "eterodossa". Operazione piuttosto difficile, vista la scarsa produzione scientifica. Ma in quel poco che ho visto (per esempio qui, paper del 2003, non pubblicato in una rivista peer-reviewed, anzi non pubblicato proprio, pare), ci sono agenti che massimizzano una certa funzione di utilita' e imprese che massimizzano i profitti. Insomma tutto rientra nell'ambito del neoclassicismo standard. Quindi non credo Termini domini neanche in questa "dimensione". La motivazione a te riferita sembra essere "noi neosraffiani e post-chissa'-cosa non riusciamo piu' a trovare qualcuno di "giovane" che faccia le nostre cose, quindi meglio che prenda il posto una qualsiasi piuttosto che qualcuno bravo ma appartenente ad una corrente metodologica diversa dalla nostra". 

Se poi analisi descrittive di dati come questa pubblicata sulla Rivista di Politica Economica nel 2005 possano definirsi eterodosse, allora siamo eterodossi anche noi di nFA che ne facciamo in continuazione (senza metterle nel cv a dire il vero, anche se, tecnicamente, peer-reviewed lo sono). 

 

Trattandosi di economisti eterodossi di matrice keynesiana, forse la presenza di un neoclassico (o del classico neo?) avrebbe messo in discussione gli equilibri interni di sottoccupazione. Scusate, ma questi eterodossi non erano quelli che si battevano per il pluralismo anche nell'analisi economica?

mi scuso per la volgarita' e non sto a menare il c  per l'aia  con la economia volgare dei tempi di Marx, neanche con Sraffa buonanima, MA

queste vicende lerce han nulla a che fare con legittime o illegittime dispute scientifiche.

I concorsi universitari sono diretti da un'organizzazione mafiosa, in questo caso un partecipante alle attivita' ha messo "in cattedra" un coniuge.

Per chi ha voglia di scandalizzarsi posso documentare tre casi in diversi luoghi e discipline della pratica suddetta. 

Il resto son ciarle.

 

 

 

Per la cronaca, e non so se la cosa e' tradotta in Italia, qualcuno noto' chi ando' a tener la mano di Sraffa mentre era in preda a delirio senile?

fonte : Interesting Times: A Twentieth-Century Life (9780375422348): EricHobsbawm

 

 

Per chi ha voglia di scandalizzarsi posso documentare tre casi in diversi luoghi e discipline della pratica suddetta.

 

Questo solleva un punto interessante: non esiste un database con tutti i concorsi a livello italiano e rispettivi candidati e vincitori? Perché l'annedotica suggerisce che tali pratiche siano diffuse, e mi aspetto quasi certamente un riscontro di queste pratiche in termini di IF (o indicatori simili) del vincitore e dei candidati, sulla falsariga di quello che ha scritto Michele Boldrin nel post.

A proposito, io ho voglia di scandalizzarmi... anche se non so quanto serva :)

Ben detto!

Per curiosita', ho voluto guardare la sua pagina web. Se cliccate su "Curriculum", si trova questa frase:

 

E’ autore di un copioso numero di pubblicazioni.

 

senza un elenco di specifiche pubblicazioni, o almeno di una selezione di titoli, com'e' uso fare. Provate poi a cliccare "Pubblicazioni accademiche".

Infine, questo e' il risultato della ricerca su Google Scholar. Se ho contato bene, ci sono 25 "google-citations" nelle prime otto schermate.

Alcuni giorni fa, sul Corriere (pagine economiche) è apparso un articolo di Sergio Rizzo, che purtroppo non sono riuscito a ritrovare. Parlava sulla proposta di istituire una agenzia (o ente, non mi ricordo) per l'internalizzazione della classe dirigente, con un direttore. qualche esperto e un paio di segretarie. Il favorito per il posto di direttore, secondo Rizzo, sarebbe Valeria Termini

Forse il pezzo di Rizzo era questo, la notizia e' confermata da questo.

Dalla pagina MIUR, il prof. Garegnani (il quale come risulta dal suo sito ha come account sraffa at ...) non sembra essere in ruolo (non so se lo era al momento della decisione del CdF). Ritengo plausibile che sia stata preferita la Termini agli altri 3 perche' questi sono "neoclassici". Alcuni, sinceramente, potrebbero sostenere che e' preferibile avere nel loro dipartimento un'economista che ha passato diversi anni nei palazzi della politica e che ad esempio non promuove l'IF come criterio per premi e promozioni (le riviste eterodosse non hanno o hanno basso IF che premia le riviste che loro chiamano "neoclassiche" o mainstream) a un economista che ha molte pubblicazioni internazionali ma che non ha capito ancora che Garegnani negli anni 60 sconfisse per sempre Samuelson. Ma i diretti interessati forse possono smentire questa tesi che anche qui qualcun altro ha avanzato. 

 

 

 

ma che non ha capito ancora che Garegnani negli anni 60 sconfisse per sempre Samuelson.

 

 a boccette? a braccio di ferro?

 

 

Ma allora, mi chiedo: perchè non eliminare i concorsi pubblici ed assumersi fino in fondo la responsabilità delle proprie decisioni/azioni?

 

Credo che sia l'unica soluzione possibile.

Non ho in mente esattamente il meccanismo, ma credo che la nomina della Termini sia formalmente valida.

L'errore è pensare che la selezione debba puntare al miglior accademico. Sbagliato. Questo succede negli USA. In Italia le cattedre vanno agli amici dei politici, ai figli degli accademici, e, in subordine, agli studiosi, non necessariamente bravi.

Qualche volta diventa prof anche uno bravo, ma si tratta dell'eccezione.

Secondo me intorno a questi episodi non c'è rassegnazione, ma serena accettazione. Quelli che non accettano questo stato di cose se ne sono andati da un pezzo.

 

Secondo me intorno a questi episodi non c'è rassegnazione, ma serena accettazione.

 

 

ESATTO! Questo purtroppo è quello che percepisco da troppo tempo in accademia, persino da chi, A PAROLE, fa timidi tentativi di rimettere in discussione le cose. Il massimo che si arriva a sostenere è: non si può più andare avanti con i concorsi decisi dall'ordinario che li ha chiesti, bisogna arrivare a candidature di dipartimento (cioè sempre di interni).

Se l'anno prossimo scriverò da qualche altra parte del mondo si capirà perché...

Visto che la vicenda ha suscitato interesse e alimentato curiosità, lasciatemi ricostruire la procedura e chiarire alcuni aspetti; tanto per suffragare ulteriormente la valutazione di Michele Boldrin.

La procedura.
Posto che i concorsi per trasferimento sono per legge valutazioni comparative, il regolamento di Roma 3 (http://concorsi.uniroma3.it/docenti/concorsi%20ordinario/index.html) sostanzialmente rimanda alla procedura che regola queste ultime e non precisa come debba formarsi la commissione e quali siano effettivamente i suoi compiti. Nell’incertezza, la commissione di facoltà è stata nominata dal Preside, senza alcuna formale consultazione, con compiti istruttori. La sua composizione è incomprensibilmente eterogenea: due soli ordinari di economia politica su 5 membri. Parallelamente, il dipartimento di economia è chiamato a esprimere un parere (non vincolante) sui candidati e quindi forma una commissione. In tutta fretta, di nuovo senza alcuna vera consultazione, il direttore del dipartimento sceglie i due ordinari di economia politica e uno di scienza delle finanze (gli stessi nominati dal Preside). Le commissioni sono consultive, quindi a decidere sono il consiglio di facoltà (solo i prof. ordinari)  che, come sapete, comprende docenti di molti settori disciplinari diversi: giuristi, aziendalisti, matematici, statistici, oltre che economisti di settori diversi. Con quali criteri? Su questo il regolamento di Roma 3 e la legge sono precisi: a)   originalità e innovatività della produzione scientifica e rigore metodologico; b)   apporto individuale del candidato, analiticamente determinato nei lavori in collaborazione; c)   congruenza dell'attività del candidato con le discipline comprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa e con le tematiche interdisciplinari che le comprendono; d)   valore scientifico della sede editoriale delle pubblicazioni e loro diffusione all'interno della comunità scientifica; e)   continuità temporale della produzione scientifica, e suo grado di aggiornamento rispetto alla ricerca in corso nello specifico settore scientifico-disciplinare.

Svolgimento e esito della procedura.
In rapida sequenza si tiene il consiglio del dipartimento di economia e il consiglio di facoltà. Non si capisce bene perché tanta solerzia. Il dipartimento acquisisce la relazione della commissione che riporta il cosiddetto medaglione dei candidati, senza tuttavia esprimere un vero parere o una valutazione. La discute brevemente e riconosce, a larghissima maggioranza degli ordinari presenti, che i candidati presentano tutti un “profilo scientifico apprezzabile” [qui la dimensione si fa onirica!!]. Il giorno successivo, come ricordato da Michele Boldrin, il consiglio di facoltà vota a larghissima maggioranza la chiamata di V.T. Anche in questo caso, come per il dipartimento, nessuna valutazione viene espressa. La chiamata non è formalmente motivata in base ad alcuno dei criteri che ho richiamato. La valutazione comparativa si esprime con un voto. Sì il concorso è “manipolato”, secondo la definizione di Michele Boldrin.

Perché "manipolare" e non scegliere il migliore?
Credo che i perché siano diversi e alcuni sono emersi nei commenti. 1) la vincitrice è persona vicina a certi ambienti politico-accademici (piuttosto trasversali, anche a giudicare dall’ultima nomina ottenuta). Questo spiega bene la storia dei fondi ministeriali, del cui utilizzo forse il Ministro non è bene informato. 2) Roma 3 non è una roccaforte eterodossa e tantomeno sraffiana, anche se Garegnani si è premurato di rafforzare la guarnigione prima di andare in pensione qualche anno fa. Non credo quindi alla tesi che Lippi, Schivardi e Vitale sono stati penalizzati perché ortodossi, quanto perché non assimilabili dai principali gruppi esistenti: non dagli sraffiani, né dagli agro-ambientalisti del Rettore, né dal gruppo di Scienza delle Finanze etc. Meglio una persona di mondo, abituata alla transazione e al compromesso che un imprevedibile “scienziato”. Inoltre, questo pensiero è sicuramente condiviso da molti non-economisti. 3) Ho la sensazione che molti non credano veramente alla storia che una quota cospicua dei fondi di funzionamento (non di ricerca) degli atenei verrà dalla ricerca dei dipartimenti; magari perchè ritengono che i criteri di valutazione della ricerca saranno laschi e magari annacquati da altri elementi: oltre alla didattica, criteri più vacui come l'"internazionalizzazione", le "attività professionalizzanti". Spero di sbagliarmi, ma non ne sono più tanto sicuro.

Perché non denunciare?
Ma non eravate voi a parlare di incentivi?

 

 

Chiedete gli atti e vedete se la procedura è stata rispettata, in particolare nella parte che riguarda la valutazione comparativa rispetto ai criteri enunciati nel Regolamento, da parte della Commissione che ha istruito la procedura. E' senz'altro possibile:

Consiglio di Stato, sez. VI, 18 dicembre 2007, n.6545, in Giornale di diritto amministrativo, 2008, 328.

Anche dopo le modifiche apportate agli art.22 e seguenti della l. n.241/1990, è sufficiente a legittimare l'esercizio del diritto di accesso qualsiasi interesse differenziato (non valgono, cioè, gli interessi diffusi N.d.T.B.) e protetto dall'ordinamento, purchè serio e non emulativo, ANCHE SE NON IMMEDIATAMENTE AZIONABILE IN GIUDIZIO.

Ecco a cosa serve il diritto (amministrativo, in questo caso): ad avere dei diritti.

RR

NB: come co-proprietario delle Università statali italiane, e quindi anche di Roma 3, pretendo che quanto si decide e si dispone in leggi, regolamenti, ecc. sia rispettato.

Un paio di osservazioni.

1. Voci dall’interno degli economisti di Roma 3– emerge dai commenti -  attribuiscono la chiamata fatta dal consiglio di facoltà a contrapposizioni, diciamo, di scuola. Se così è stato, devo essermi persa qualcosa in quel consiglio di facoltà! Non so di chi sia questa voce, ma il riferimento a contrapposizioni di scuola è stato, in realtà, molto limitato in consiglio e non mi sembra di aver colto segnali che la massa di voti a favore del candidato scelto sia dipesa da una volontà, condivisa da tutte le disparate aree della facoltà, di sostenere l’eterodossia in economia.

Per la lettura di quel voto è molto più interessante interrogarsi - piuttosto che sui condizionamenti di scuola, vecchi problemi certo meritevoli di lunga discussione ma che hanno limitatamente operato in questa vicenda - sui motivi che rendono difficile portare in alcune facoltà (poche facoltà? molte facoltà ?) persone che eccellono nella ricerca.

2. Guardando alle reazioni al pezzo di Michele e a un mio post contiguo a quello di Michele, ho qualche difficoltà a capire perché i commenti su una storia così emblematica dello stato dell’università tendano a mantenersi strettamente sulla vicenda , e soprattutto a non coglierne lezioni di fronte a una riforma incombente – il progetto di legge Gelmini – che modifica parecchio regole, organizzazione, assetti delle strutture universitarie. Nel mio post, ad esempio, ho osservato che l’accentramento di decisioni e poteri che il ddl Gelmini disegna potrebbe rendere controlli sulle chiamate ancora più difficili. Non ho letto commenti su questo. Al di là di ciò, e dunque in termini decisamente più generali, trovo un po’ preoccupante che mentre è all’orizzonte una ampia riforma, con qualche pregio e molti difetti e che complessivamente si configura come un autentico salto nel buio, le reazioni del mondo accademico, o dell’opinione pubblica, siano assai limitate. La stampa appare non molto interessata a sollecitarle o anche ad accoglierle, ma lo stesso mondo accademico – la parte migliore naturalmente, il resto o è indifferente o è ben contento della riforma – sembra soprattutto pervaso da stanchezza e rassegnazione. nFA ha il merito di mantenere viva  in queste settimane la discussione su come dovrebbe essere l’università, ma il confronto con l’attuale contesto e le sue realistiche prospettive stenta anche qui a decollare. Qualcuno può aiutarmi a capire i motivi di una discussione tutto sommato ovunque povera sul futuro prossimo dell’università?

 

1. Voci dall’interno degli economisti di Roma 3– emerge dai commenti -  attribuiscono la chiamata fatta dal consiglio di facoltà a contrapposizioni, diciamo, di scuola. Se così è stato, devo essermi persa qualcosa in quel consiglio di facoltà!

 

Ad essere precisi non è proprio così. Rileggendo quanto da me scritto e replicato dovrebbe essere abbatanza chiaro. Comunque lo ribadisco: un economista vicino agli ambienti degli economisti di Romatre (quindi non uno "strutturato" della Facoltà di economia di Romatre) in una conversazione privata in cui si commentava l'esito del concorso di cui in oggetto, riportava un personale parere sulla scelta, parere che suonava più o meno così: " romatre è uno dei pochi posti dove c'è un nucleo di economisti sraffiani (o più genericamente eterodossi) bravi, (implicito era nelle sue parole, l'idea che costoro costituiscano un bastione a difesa della "verità" in economia), una scelta diversa da quella fatta (che lui stesso per altro apprezzava poco) avrebbe comportato l'introduzione di un elemento (neoclassico) perturbatore degli equilibri". Personalmente non so a quali equilibri si riferisse, credo che nella logica consolidata dell'accademia italiana volesse dire "una scelta diversa equivale ad uno in più nelle truppe del nemico". Nel ragionamento dell'economista vicino agli economisti di romatre il nemico è ideologico e di scuola di pensiero, ma si sa che, nella realtà dei fatti, le famose "Scuole" di pensiero italiane, si aggregano non per temi e approcci alla ricerca, ma per tornate concorsuali.

 

 

 

 I ricercatori - o almeno la parte piu politicizzata (rappresentanti CUN, varie associazioni) si stanno agitando per una modifica del loro stato giuridico.

 

In occasione dell'uscita del pezzo sul Fatto Quotidiano, mi viene da riproporre una riflessione sui requisiti per la docenza universitaria, laddove i criteri di Roma3 fanno riferimento solo a risultati scientifici e non anche a eccellenza nel'insegnamento e nel trasferimento di conoscenze a soggetti diversi dagli studenti. Il che non toglie il Fatto, ovviamente, che finchè i criteri sono quelli vanno sempre rispettati, a norma del principio di legalità.

RR

 

 

Segnalo la duplice risposta, pubbblicata dal Fatto, da parte del Presidente della Commissione di Facoltà che ha istruito la valutazione comparativa, Paolo Leon, nonchè della stessa Valeria Termini, che a lume di memoria interviene quivi per la prima volta su tutta la polemica.

L'interessata annuncia che Boldrin sarà "chiamato a rispondere" delle denigrazioni. Una primizia, per nFA?

RR

 

<em>

...quando il bue (uniba) può dare del cornuto all'asino (uniroma3)...

Bari, l'ateneo si ribella a parentopoli
a Medicina stop alla figlia del "barone"

<em>

 

www.repubblica.it/cronaca/2010/02/23/news/universit_bari-2397904/

 

Sarà opportuno vigilare sulla situazione barese, che offre evoluzioni da case-study, e pure il pericolo dell'ormai spopolata prescrizione su vicende che avevano destato scalpore a suo tempo.

Sul primo punto, cioè il caso della chiamata della figlia del barone di Medicina e sul ruolo del codice etico, su cui mi ero cimentato anche in discussioni su nFA, dovrò tornare con delle precisazioni.

RR

Premetto che sono stato molto deluso dal fatto che nessuno dei professori di Roma Tre si sia esposto. Penso non solo ai Giancarlo Corsetti, Mariano D'Antonio e Pierangelo Garegnani che nominava Michele, ma anche ai più giovani come Gaetano Bloise o Mario Tirelli. Sconcertante, davvero sconcertante questo silenzio.

Comunque, per la serie a pensare male si fa peccato … ma spesso ci si azzecca, sono uscite le Commissioni. A dicembre nella Commissione per il concorso da ordinario a Roma Tre era stato sorteggiato, indovinate un po’, proprio Salvatore Biasco, ossia il compagno di Valeria Termini (potete vedere qui http://reclutamento.murst.it/sessioni_2008/documenti/esito_171209/Commissioni_I_fascia_II_fascia_2008_1.pdf a pagina 609)! Ma che combinazione! Ma che caso!

Pensare che Biasco, nell'indignata replica al Sole 24 ore, citava proprio il fatto che lui, poverino, non "è più stato da anni commissario di concorsi a cattedra o per associati" ... e guarda un po' che scherzo gli ha combinato il caso!

Chissa’ se la figlia di Guido Fabiani, che mi risulta essere un'economista (CV not available), era in ballo per quel concorso??

Comunque, ora la nella Commissione Biasco non c’e’ piu’ (si vede sempre da quel sito) e la Commissione risulta incompleta. Biasco ha avuto il buon gusto di chiamarsi fuori? Avranno trovato un’altra “soluzione”?

 

In ogni caso sua moglie era già Ordinario e quindi non poteva certo partecipare al concorso. Ma pensare ad un sorteggio pilotato mi sembra veramente eccessivo. 

 

Con la frase

 

Premetto che sono stato molto deluso dal fatto che nessuno dei professori di Roma Tre si sia esposto. [...] Sconcertante, davvero sconcertante questo silenzio.

 

fa riferimento al fatto che nessuno sia intervenuto sul presente blog o allude ad un silenzio all'interno degli organi istituzionali d'ateneo?

In riferimento alla presunta manipolazione delle estrazioni delle commissioni di concorso non posso che concordare con Fausto Panunzi e trovare irrealistica l'idea di un grande manovratore delle urne della lotteria concorsuale.

 

 

 

 

Desidero dire in modo molto chiaro che considero fuor di luogo e non corretto tirare in ballo nella discussione sul concorso per trasferimento di Roma3 (attivata su nFA da Michele Boldrin e su cui io stessa ho offerto nello stesso giorno una testimonianza e qualche più generale considerazione)  persone totalmente esterne  a tale vicenda.

Mi risulta inoltre difficile comprendere come una firma anonima possa manifestare sconcerto per il fatto che alcuni docenti di Roma3 non si siano esposti assumendo pubblicamente una posizione sulla vicenda.

Infine, dare ampia possibilità di parlar d’altro, creando diversivi fumosi e assai poco eleganti, è l’ultima cosa di cui questa discussione ha bisogno.

 

 

 

Intendevo sul presente blog in particolare, e sui blog o sui giornali in generale. Io qualche mail con il link al vostro bel post e un invito a dire qualcosa l'ho anche mandata, ma non mi hanno nemmeno risposto.

 

Allora non capisco il suo "Sconcertante, davvero sconcertante questo silenzio."...

Un post e un blog non sono delle aule giudiziare in cui chi è invitato a deporre deve per forza farlo (ma anche questo non varrà a lungo per tutti)!

Può darsi che i chiamati in causa non leggano questo o altri blog o abbiano altre motivazioni, non necessariamente poco nobili, per astenersi da qualsiasi commento...

Reputo importante che costoro abbiano fatto sentire il loro dissenso in consiglio di facoltà e so per certo che alcuni l'hanno fatto...

Poi le stesse ragioni non vedo perchè seppur sollecitati via mail da lei dovrebbero allora farsi forza e intervenire nella discussione...

 

 

 

Caro Fausto

L'analogia non tiene. In primo luogo, in Italia sono tenured tutti coloro che hanno passato il giudizio di conferma dopo tre anni, ma i professori di I fascia straordinari (che in teoria potrebbero non essere confermati) votano per le chiamate di prima fascia, mentre i professori associati confermati non votano. In secondo luogo, non prendiamoci in giro: l'assurdità si riferisce all'esistenza di una gerarchia a priori - per cui un professore ordinario conta legalmente molto di più di un associato a priori, indipendentemente dalle rispettive capacità di giudizio.

Segnalo l'iniziativa "pronostica il ricercatore", condotta con "spirito" analogo a quello che informa anche le discussioni su nFA.

RR

 

Il problema dei concorsi e della carriera universitaria in Italia è alquanto più complesso di quanto appaia dalle discussioni di questo blog. Per capirlo occorre considerare, al di là delle facili tirate moralistiche, alcune circostanze specifiche della nostra tradizione, delle nostre istituzioni e del nostro ambiente sociale.

Primo: la differenza fra verificare e osservare

Le capacità didattiche, amministrative l’ attitudine a collaborare nell’ attività didattica e di ricerca, ad essere presenti nella sede universitaria, invece che a svolgere diverse possibili attività altrove, che anche in altri sistemi universitari sono una componente delle scelte, non possono essere posti a base di una motivazione concorsuale in quanto osservabili ma non verificabili in giudizio. L’ unico criterio su cui è possibile una scelta che regga alla verifica giudiziale (ricorsi al TAR ecc.) è la motivazione che riguarda i titoli scientifici, in quanto la commissione è sovrana e il suo giudizio inappellabile (a meno che sia inficiato da interna incoerenza). Di qui certe decisioni basate su giudizi scientifici comparativi che in varie circostanze appaiono incomprensibili.

Secondo: i mercati del lavoro interni, il torneo per la promozione e la motivazione della carriera

In un contesto in cui vale il principio che “cane non mangia cane” e in cui l’ attività che il docente deve svolgere è in larga misura un optional, in quanto c’ è fondamentalmente mancanza di legalità e di disciplina (il motivo di questo lo vedremo in seguito) è dubbio se l’ aspirante a un posto di ruolo desideri un lavoro o semplicemente un titolo onorifico di tipo accademico che si accompagni a una remunerazione più o meno soddisfacente. Per cui piuttosto che assumere il genio venuto da lontano ma le cui caratteristiche comportamentali non sono conosciute e che, una volta capito come vanno le cose, di fatto lontano se ne torna, trattenendo gli emolumenti e limitandosi solo teoricamente a coprire la posizione accademica per cui era stato assunto, oppure semplicemente non è disposto a collaborare con i colleghi cui mira a “mangiar la pappa in capo” e si mette a litigare (cosa che possibilmente non va a suo disonore), si preferisce l’ “interno” le cui caratteristiche comportamentali si conoscono e il cui comportamento si presume di potere prevedere. Inoltre se le promozioni si cominciano a dare agli esterni invece che agli interni che “hanno ben lavorato” viene meno il motivo di carriera e “il torneo per la promozione” che induce gli interni a “ben lavorare” (in che cosa questo giudizio di buon lavoro consista è quanto mai vario, ma non necessariamente si riferisce a comportamenti e a pretese disonorevoli). Se viene meno la motivazione di cui sopra non c’ è motivo che l’ “interno” agli stadi precedenti della carriera “lavori bene” o semplicemente lavori.

Terzo: non c’ è lavoro più caro di quello non remunerato e l’ inerzia delle istituzioni

Ai vecchi tempi, prima della 382 del 1980, all’ inizio della carriera accademica c’ era l’ assistentato volontario (volontario nel senso che il docente decideva a chi per sua volontà attribuire il titolo). Si trattava di qualcuno, in genere di buona ed abbiente famiglia, oppure un povero cristo che, poniamo, insegnava nelle scuole e che aveva maggiori ambizioni, il quale si prestava a lavorare gratuitamente per il docente in cambio del biglietto di ingresso nel “mercato del lavoro interno” o, nel caso di professionisti, di una qualche aura di prestigio universitario che favoriva l’ attività professionale. Era un modo di entrare “in carriera” alquanto inefficiente, caratterizzato da clientelismo, discrezionalità e assenza totale di verifica esterna. Giustamente la 382 teoricamente lo abolì, proibendolo espressamente e introducendo il dottorato come modo di ingresso. Proibiva anche ai dottorandi di svolgere attività didattica e prescriveva che se qualcuno avesse utilizzato personale non strutturato per essere aiutato ne era responsabile personalmente. Ma tantè, la forza delle abitudini e la comodità delle stesse (chi aveva voglia di farsi i proprio esami, per non dire, oibò, di partecipare agli esami dei colleghi, come prescriveva la legge, quando c’ erano a disposizione tanti poveri cristi che non costavano nulla e che erano disposti a tutto pur di comprarsi il biglietto di entrata nel “mercato del lavoro interno”) fecero sì che, con le stesse competenze dei vecchi assistenti volontari si inventassero prima gli “addetti alle esercitazioni” e poi, da ultimo i “cultori della materia”, ancora in pieno vigore. Ovviamente il costo per lo stato è stato ingente, in quanto il sistema non era proprio tale da inserire “nel mercato del lavoro interno” i più adatti. La qualità della scelta dipendeva dal docente che la faceva e non tutti coloro che qualitativamente avrebbero dovuto essere prescelti erano disposti a comprare con il lavoro gratuito di anni il biglietto di ingresso per una carriera prestigiosa ma alquanto aleatoria.

Quarto: la mancanza di disciplina.

Qui il discorso potrebbe essere lungo e articolato, ma basta considerare gli incentivi. Primo la verifica delle attività: la prova delle attività svolte consisteva e, consiste ancora laddove non c’ è ancora l’ obbligo del registro telematico, in un registro su cui il docente indica il contenuto delle lezioni e da lui detenuto. Il preside avrebbe dovuto svolgere attività di verifica che mai si sarebbe permesso di fare: un preside era eletto e poteva reggere solo se aveva il sostegno dei colleghi. Un preside “repressivo” non sarebbe stato mai eletto e se “eletto” non sarebbe durato. In caso di attività repressiva sarebbe andato incontro a tanti e tali grattacapi da rimpiangere il suo ardire. A Pisa si favoleggia ancora di un collega romano che, senza mai aver fatto lezione, alla fine dell’ anno accademico chiese al capo-bidello il registro da riempire, il capo bidello ebbe l’ ardire di negarglielo dicendo “lei non la conosco”. Ma poi la cosa evidentemente si sistemò, tanto è vero che ebbe modo di portare avanti la sua carriera, ormai, credo, da tempo conclusa. Altri esempi del genere non mancano. Ma, brevemente vorrei considerare semplicemente i giudizi di conferma (ma probabilmente anche quelli vecchi di idoneità non credo fossero molto diversi). Tizio nel triennio ha prodotto ben poco e magari quello che ha scritto era meglio se non veniva pubblicato, ma se viene promosso tutti sono felici e contenti. Se viene bocciato, apriti cielo, gli amici e sodali escono dai gangheri e promettono vendetta, magari, nel caso poco probabile che sia la seconda bocciatura, c’ è sicuramente quanto meno un ricorso al TAR, che accoglie il ricorso e costringe a rideliberare la commissione… In altri termini possiamo enunciare la seguente regola: qualunque azione repressiva ha conseguenze negative in primo luogo per chi la attua. La difesa della serietà delle istituzioni assolutamente non paga, in quanto non c’ è nessuno che opera a loro difesa. Ma gli studenti? Per avere dalla propria gli studenti basta passarli tutti con voti soddisfacenti. Lo studente medio preferisce sicuramente il docente assenteista al docente repressivo.

Le cose sono migliorate rispetto ai vecchi tempi ma non troppo

Negli ultimi tempi le cose sono migliorate. Se non altro a livello didattico si lavora sicuramente di più. Dopo la 382 l’ accesso iniziale avviene con il concorso per il dottorato che almeno in certi sedi e in certe discipline è, credo, abbastanza obbiettivo e dotato di borse. Ma sono anche peggiorate: ai vecchi tempi ad esempio non c’ era la ridicolaggine degli n appelli di esame annualmente ripetibili che è un prodotto caratteristico del genio accademico italico. Ma per capire il nostro sistema è utile considerare la sua evoluzione. In particolare l’ ipocrisia dei verbali dei concorsi, dove la motivazione “scientifica” è solo il pretesto per un ordinamento fra i concorrenti che su criteri scientifici non è basato, permane, insieme al sistema del “mercato del lavoro interno”, e vengono da molto lontano.

Sarebbe meglio mutuare le istituzioni di altri sistemi?

Per esempio abolire i concorsi nella forma attuale (cosa che, credo, sia contraria alla Costituzione, anche se certe procedure idoneative rendono lecito di dubitarne) e permettere alla commissione che deve scegliere i docenti di evitare la triste e ipocrita necessità di motivare. Non ne sarei così sicuro: mi pare che sia Montesquieu ad indicare nell’ Esprit des Lois che le conseguenze delle regole dipendono molto dall’ ambiente sociale in cui vengono ad essere inserite. E gli esempi di questo non mancano.

 

Ansa delle 1.48: E' incredibilmente disponibile il CV di Valeria Termini sul sito di Roma Tre: http://host.uniroma3.it/docenti/termini/cvit.html, una lettura che vale la pena affrontare.

Colgo l'occasione per segnalare anche la recente intervista Michele Boldrin pubblicata sul giornale studentesco mpnews: http://www.mpnews.it/index.php?section=articoli&category=60&id=5821/economia/economia-internazionale-e-lavoro/Concorsi-truccati-e-il-caso-di-Roma-Tre

 

Un perfetto esempio di curriculum istituzional-relazionale. Non mi sorprende che l'università di Roma Tre l'abbia preferita a studiosi con un curriculum accademico-scientifico. Perfettamente in  linea con gli  incentivi in Italia

 

 

www.asca.it/news-CDM__LE_NOMINE_DEL_GOVERNO_A_CONSOB_E_AUTHORITY_ENERGIA-967536-ORA-.html

18-11-10
CDM: LE NOMINE DEL GOVERNO A CONSOB E AUTHORITY ENERGIA
 
 

(ASCA) - Roma, 18 nov - Il Consiglio ha deliberato di avviare la procedura per la nomina dell'onorevole Giuseppe Vegas a Presidente della Consob e del consigliere di Stato Paolo Troiano a componente della medesima Commissione. E' quanto si legge nel comunicato ufficiale di PalazzoChigi.

Il Consiglio ha altresi' deliberato l'avvio della procedura per la nomina dei componenti dell'Autorita' per l'energia elettrica e del gas: pres. Antonio Catricala'', Presidente del Collegio, consigliere di Stato Luigi Carbone, dott. Guido Pierpaolo Bortoni, prof.ssa Valeria Termini e dott. Alberto Biancardi, componenti.

red-lsa/mcc/bra

 

Carlo Stagnaro riporta su Chicago-blog che il responsabile energia del PD, Federico Testa, si è dimesso in protesta per queste nomine. Non so esattamente contro chi siano puntate le ire di Testa.

 

Ci hanno detto, ci hanno detto. Più precisamente, ci avevano detto che

 

Valeria Termini è stata appena nominata membro dell’authority sull’energia, su proposta dell’opposizione cui spetta la proposta di 2 nomi su 5. Lei era già stata messa da [D’Alema] (equivalence class: lui e quelli che lavorano per lui ed a lui fanno riferimento..) alla vicepresidenza dell’Acea e l’attuale proposta viene da quella stessa parte.

 

Insomma, tutto torna, no? La fedele servitrice del partito continua ad accumulare incarichi e ricompense, pur rimanendo tanto incompetente ora quanto un anno fa: qualcuno ha evidenza alcuna che Valeria Termini CONOSCA qualcosa di economia dell'energia?

Quasi un anno dopo (e dopo che questo articolo ha ricevuto quasi 200mila visite) forse sarebbe il caso di ritornare sul tema, sia qui che in giornali a più ampia tiratura, per vedere come si sono evolute le cose e per provare a trarne una prima, parziale, morale, sulla sinistra di governo e la purulenta accademia italiana.

Vedremo di trovare il tempo.

Segnalo in questo post sui concorsi accademici quanto successo per un concorso in Secs-P01 ad Alessandria. La faccenda sta sollevando un leggero polverone e, per una volta, sta avendo un certo spazio sui quotidiani, e non solo online.

Uno degli ultimi posti di ricercatore a tempo indeterminato è stato assegnato alla candidata con gli indici bibliografici peggiori (zero...). Che però ha molte pubblicazioni non internazionali, tutte coautorate con il presidente di commissione. Pare - ma i verbali non sono ancora stati depositati che io sappia - che gli indici bibliografici siano stati ignorati - ma si attendono conferme ufficiali.

La faccenda è riassunta qui e quohttp://www.alessandriaoggi.it/component/content/article/169-primo-piano/1463-salvatore-rizzello-e-le-sorelle-spada.

Gli indici bibliografici di tutti i candidati potete trovarli qui, e farvi un'idea da voi.

 

 

La faccenda

Faccende come questa che ci racconti mostrano le conseguenze di aver lasciato passare i valori del Denaro, del Sesso e del Potere davanti a quelli della Qualità, del Merito e delle Regole. Per fortuna, e per il momento, in casi come questi c'è ancora un giudice a Berlino.

RR

 

Qua invece la pagina web con le pubblicazioni della vincitrice. Salta all'occhio che la maggior parte dei lavori sia con il Presidente della Commissione, Rizzello. Mi domando se, al di là del merito, non ci sia una regola che impedisca ad un membro della commissione di valutare i suoi stessi lavori. 

... Secs-P01 ...

"Secs in the City", ad ogni modo, è un trademark registrato, è il nome di uno dei portali, rispettabilissimo, per la ricerca di segreteri/ie, del gruppo Trinity Mirror, gli editori del Mirror.

Per comodita- ripeto il link al CV

A parte la quantita' ridicola di pubblicazioni, i titoli sono gustosissimi

Almeno la meta' sono recensioni, curatele in cui evidentemente ha fatto assistenza al baroncino, summary di vario tipo.

Qualcuno puo dare un'occhiata ai titoli e dirmi se almeno uno e' un articolo scientifico ?

Ah e io che critico sempre i ragazzi che seguo in azienda dicendogli che non puntano sulla qualita' !

O tempora o mores

 

 

 

 

 

tra l'altro,il codice dell'amministrazione digitale già all'epoca obbligava le amministrazioni pubbliche a dover accettare le richieste inviate tramite posta certificata...possibile che nessuno abbia provato a fare domanda via posta certificata,per vedere cosa sarebbe successo?

Solo una domanda: oltre al presidente della commissione che e' ampiamente citato negli articoli di giornale , ci sono altri due commissari che dovrebbero vigilare sulla correttezza del concorso e il fatto che effettivamente vinca il migliore...chi sono? cosa dicono a riguardo?

Grazie Fabio, davvero un ottimo lavoro! solo una domanda: ma quindi il procedimento e' concluso e la vincitrice proclamata? 

Da quello che ho capito, sì. Ma adesso ci saranno dei ricorsi, immagino.

 

Cinque dei candidati del concorso contestato dell’Insubria hanno deciso di impugnare la decisione della commissione. Al di là dell'esito per le parti coinvolte, la vicenda ha implicazioni generali per la comunità scientifica. Avviamo una raccolta fondi per sostenere il ricorso. (www.fundraising-concorso-insubria.org).

 

Due mesi fa ha destato scalpore l’esito della procedura di valutazione comparativa a un posto di ricercatore presso la Facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria (settore SECS-P/02, Politica Economica). La commissione giudicatrice aveva selezionato il candidato che, secondo ogni possibile, ragionevole e legittimo criterio di valutazione avrebbe dovuto essere escluso dal novero dei possibili vincitori.

 

Tutti i dettagli di quel concorso sono disponibili qui: bit.ly/insubria.

 

Ora cinque candidati hanno deciso di ricorrere al TAR contro l’esito della procedura mediante una azione congiunta.

 

Crediamo che la partecipazione di una collettività più ampia al finanziamento delle spese legali promuova un interesse generale. Per questo il gruppo di persone che nel dicembre scorso avviò la petizione sul concorso presso l’Università del Piemonte Orientale e a febbraio ha portato alla pubblica attenzione l’esito del concorso presso l’Università dell’Insubria ha attivato una raccolta fondi.

 

Oltre a rendere possibile l’azione legale in oggetto, tale sostegno fornirebbe infatti una dimostrazione inequivocabile del fatto che la comunità scientifica nazionale non é disposta ad assistere inerte all’attuazione di cattive pratiche nelle procedure di reclutamento, ed intendeagire concretamente per scoraggiarle. Auspichiamo che la disapprovazione mostrata da una parte del mondo accademico in occasione dei concorsi contestati possa tradursi in un sostegno concreto.

 

nvitiamo pertanto i firmatari della petizione e tutti coloro, accademici o cittadini contribuenti, che vogliono unirsi a noi nella richiesta di maggiore trasparenza nei concorsi universitari a partecipare alla sottoscrizione.

 

Abbiamo chiesto a Jacopo Tondelli, direttore de Linkiesta, estata online che si è dimostrata molto sensibile ai temi posti dalla petizione di fare da garante della raccolta fondi. A lui abbiamo consegnato le password dell’account Paypal e chiesto di monitorare la correttezza nell’uso dei fondi.

 

"Linkiesta segue con attenzione le vicende e le polemiche riguardanti i concorsi nell'università Italiana. Non è solo interesse giornalistico ma impegno a cambiare le cose. Con questo spirito ho accettato la proposta dei ricercatori che promuovono la raccolta fondi. E' una battaglia meritoria e mi faccio garante del fatto che tutti i fondi raccolti verranno impiegati correttamente. Linkiesta seguirà la vicenda da vicino"

 

Jacopo Tondelli– direttore responsabile de Linkiesta

 

La sottoscrizione può essere effettuata tramite carta di credito o conto Paypal.

 

Per proseguire con la donazione vai a www.fundraising-concorso-insubria.org

 

Questa mail è inviata a tutti i firmatari della Lettera Aperta al Rettore dell’Università del Piemonte Orientale pubblicata il 9 Dicembre 2011 qui con la preghiera di massima diffusione.