Campane suonate (a intervalli sospetti)

/ Articolo / Campane suonate (a intervalli sospetti)
  • Condividi

Ancora una volta, politici, intellettuali e star system di sinistra suonano i rintocchi per la morte imminente della democrazia italiana. Ma a quale scopo suona la campana? E sopratutto, chi la suona?

Le ultime vicende politiche italiane, con la decisione del primo ministro di querelare alcuni giornali italiani e stranieri, hanno sollevato l'ennesima riflessione circa la qualità della democrazia italiana, i rischi di una sua involuzione in senso autoritario e provocato la conseguente mobilitazione per evitare simili rischi. Come è  naturale, è da parte dell'opposizione che si levano le grida più accorate, perchè a giudizio di quest'ultima sarebbe grave, se non esiziale, il rischio che corre la democrazia italiana dinnanzi alla dismisura del potere politico, economico e mediatico del quale l'attuale presidente del consiglio dispone. Ovviamente non è certo la dismisura di quel potere che intendo contestare, quanto piuttosto la poca credibilità con la quale l'opposizione contrasta quel potere. Sui limiti di efficacia dell'azione politica dell'opposizione non mi esprimo nemmeno, perchè come tutti possono vedere essa è semplicemente afasica e pure quando ritrova la favella diventa comunque inconcludente. Il problema di credibilità dell'allarme sullo svuotamente della democrazia si estende su più piani. In primo luogo vi è il limite oggettivo derivanti dalla ripetizione di un allarme: una sirena che suona sempre, non segnala più nulla di eccezionale, perde credibilità e diventa solamente una fonte di rumore inutile e fastidioso; inoltre, un vecchio adagio suggerisce che a forza di gridare al lupo al lupo, nessuno crederà più all'arrivo del lupo, anche quando questo dovesse realmente arrivare.

Ma assumiamo pure che la regolarità (nel senso di non eccezionalità) di un sistema di allarme , per quanto limitativo della credibilità dell'allarme stesso, possa comunque essere giustificato: del resto se i pericoli sono frequenti, pure l'allarme lo sarà. Poniamo dunque che la frequenza dell'allarme ancora non ci dica nulla sulla realtà del pericolo che esso intende segnalare.

A mio avviso rimane però che esiste una preoccupante regolarità temporale negli allarmi lanciati dal centro-sinistra, e tale regolarità coincide con il suo permanere all'opposizione: fintantochè la sinistra è al governo questo tipo di preoccupazioni, per non parlare delle petizioni e delle chiamate a raccolta, non hanno molto spazio né tra i dirigenti né tra i militanti ed elettori. Se dunque la regolarità delle diagnosi sul reale stato di salute della democrazia in Italia è collegato in maniera significativa al ruolo politico ricoperto dalle opposizioni attuali (secondo il seguente schema “se siamo al governo, la democrazia è sana; se siamo all'opposizione c'è il rischio di autoritarismo”) allora sorge il dubbio che il nobile sdegno possa occultare dinamiche di lotta per l'accaparramento di potere...che poi è quello che da che mondo e mondo i politici sempre fanno. Insomma, in linea di massima un allarme ripetuto eccessivamente e proposto “in tempi sospetti” diventa poco credibile e sospetto anch'esso.

Sulle circostanze che hanno condotto alla stesura dell'appello del giornale Repubblica mi preme sottolineare che anche esponenti del centro-sinistra hanno in passato querelato non solo giornalisti, ma anche vignettisti e che la cosa non ha suscitato allora la sorpresa e la rabbia suscitata oggi da iniziative di eguale tenore. Sorprende poi che Repubblica, allo scopo di dare enfasi e pubblicità alla sua azione di contrasto del primo ministro aggiorni in tempo reale i nomi di coloro che aderiscono all'appello: alcuni giorni fa campeggiava il viso di Adriano Celentano, e poi via via di tutti gli altri nani e ballerine che si sono aggiunti ai primi giuristi firmatari dell'esimio consesso virtuale. I due aspetti appena richiamati sono a mio avviso rivelatori della natura strumentale di iniziative del genere. Una stessa condotta (parliamo della querela contro un giornalista o un vignettista- come nel caso D'Alema vs Forattini, una querela che peraltro D'Alema ha poi ritirato) non può in alcuni casi essere anche solo tollerata e in altri assolutamente contestata; se le querele di D'Alema contro Forattini ed altri giornalisti non erano necessariamente un attentato alla democrazia, allo stesso modo dovranno essere considerate querele sporte da una parte politica avversa a quella di D'Alema. Così come non si comprende perché se volti noti della televisione parteggiano apertamente per il centro-destra, magari anche ricoprendo cariche politiche, esse sono la manifestazione plastica della telecrazia berlusconiana, mentre se analogo impegno politico è profuso, poniamo, da Jovanotti o Allevi, allora in quel caso essi non fanno che esercitare una sincera e generosa sorveglianza democratica.

Ma queste, lasciatemelo dire, sono facezie. Le cose serie stanno altrove.

Innanzitutto, una democrazia non è mai uno statico hic et nunc, perché è sempre suscettibile di miglioramenti e peggioramenti: pensare che possa bastare una querela ad un giornalista per dare il tono all'intero funzionamento di una democrazia significa esagerare gli effetti di una decisione singola. Se volessimo prendere il significato più minimale possibile di democrazia, e volessimo stabilire se esso è attualmente in pericolo in Italia, ebbene io credo che potremmo trarre da un simile "test" motivo di tranquillità. Al momento, nessuno intende privare arbitrariamente i cittadini, o alcuni fra essi, del diritto di voto; tantomeno si registra il tentativo di abrogare per via maggioritaria quei diritti che rendono libero e consapevole l'esercizio del diritto di voto; infine, grazie a Dio, non si registrano fenomeni di violenza politica generalizzata né in prossimità, né durante, né dopo le elezioni  in misura tale da rendere l'espressione di una volontà democratica impossibile o anche solo difficoltosa. Nessuno credo che sarebbe seriamente disposto a negare i fatti che ho riportato sopra con riferimento all'Italia di oggi: pur con tutti i limiti che le nostre istituzioni mostrano, esse ancora garantiscono i diritti fondamentali dei cittadini.

Ma alcuni paventano che il rischio alla democrazia sia più subdolo e sottile: esso verrebbe da un'accorta manipolazione del consenso dell'opinione pubblica, operata in condizioni di semi-monopolio commerciale sulle reti televisive private esistenti, e su un controllo politico delle reti pubbliche. La cosa di per sé è vera e incontestabile: magari in condizioni di mercato dei media differenti da quelle attuali il consenso per l'attuale maggioranza di governo sarebbe inferiore, ma non è questo il punto. Il punto vero è che l'attuale opposizione assume che questi due punti siano dirimenti rispetto al “conclamato” peggioramento della qualità della nostra democrazia. Rimane però che l'opposizione politica di sinistra non solo non ha fatto nulla per sanare questa situazione quando ne aveva il mandato popolare, ma ha anche cogestito uno dei due corni del problema (il controllo politico sulla televisione pubblica) legittimadolo e assumendo quella forma perversa di spoil system come del tutto fisiologico; e quando l'attuale opposizione faceva tutto ciò, adagiandosi beatamente nella stanza dei bottoni politici e mediatici, puntualmente metteva in naftalina il problema del conflitto d'interessi del suo principale competitore politico. Dal momento che l'opposizione ha adottato questa condotta più volte, sorge il dubbio che essi non siano errori, ma piuttosto parte di una tattica di potere collaudata.

In conclusione, l'assetto del mercato dei media in Italia è quello che è da diversi anni, e se quell'assetto è denunciato come pericoloso solamente quando non si riesce, per le più svariate ragioni, ad averne anche solo un controllo parziale; se quell'assetto è messo in discussione solamente quando una parte ritiene la spartizione del bottino come ingiusta, allora non di salvare la democrazia da una parte politica si tratta, ma di comprendere quanta affinità di metodi e finalità più generali vi sia fra quanti governano e quanti stanno all'opposizione...e in tutto questo la democrazia, e la sua salvaguardia c'entrano ben poco. Se proprio si vuole migliorare la democrazia italiana si potrebbero firmare appelli affinchè la Rai venga venduta di modo che la politica non possa  stenderci sopra i suoi tentacoli; affinchè i contributi all'editoria concessi dallo stato siano totalmente abrogati; e affinchè sia approvata infine una seria legge sul conflitto di interessi.

 

Aggiornamento 9/9/2009

 

A proposito di star system di sinistra ecco come, al Festival di Venezia, Michele Placido risponde ad UNA domanda ("è vero che il tuo film è prodotto da Berlusconi con Medusa Film?")... figuratevi se la giornalista spagnola gliene avesse fatto 10 di domande...guardate come parte in quarta e attacca la giornalista che è spagnola ma lui pensa che sia inglese; si difende attaccando Hollywood (l'invidia penis di chi è bravo di lui) e le guerre degli inglesi e degli americani in un minestrone immondo di idiozia e antiamericanismo...che schifo di spettacolo; che schifo di cinema...con Chavez applauditissimo ospite di questi dementi che mentre firmano contro la "dittatura" di Berlusconi, accolgono a braccia aperte, alla mostra di Venezia, quel cialtrone venezualano.

Ps: ovviamente Michele Placido ha firmato l'appello di Repubblica.

 

Indietro

Commenti

Ci sono 85 commenti

Parliamo di tre cose diverse.

libertà di stampa, democrazia, stato di diritto.

Non stanno bene da tempo, in Italia. Per questo ogni ulteriore minaccia è un dramma.

La prima è minacciata dalle querele a quotidiani che hanno osato fare domande e dalla merda vomitatata su i direttori come quello dell'avvenire (unite alle querela all'Unità, alla Litizzetto, a Di Pietro). Nella normale dialettica (anche al calor bianco) che puo' avvenire tra politica e stampa, mai era successo che solo fare domande innescasse simili reazioni. L'appello che in questi giorni si firma http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391107 mi pare sia una cartina al tornasole di una situazione fuori dall'ordinario e se fosse successa durante un governo di centro sinistra ....apriti cielo!!!

La seconda da tempo è stata messa in crisi da una legge elettorale che il suo stesso ideatore ha definito una porcata. Non occorre aggiungere altro. Non risulta che i governi di centrosinsitra abbiano fatto simili maialate.

La terza riguarda le leggi ad personam, come i vari "odo alfano". E compagnia cantate. Anche qui non mi risulta che mai cose simili siano state fatte da Prodi I e II e nemmeno da Amato e D'Alema.

Premesso questo, non comprendo il senso del post che ho letto ed a cui replico.
Ma sono ovviamente tardo e quindi attendo che qualcuno pazientemente me lo spieghi.
Leggo un vago sapore di cerchiobottismo e di benaltrismo, artatamente costruito per sminuire le nefandezze di SB e della sua banda, che noi da decenni all'estero notiamo con evidenza, anche se non sono le uniche cose che notiamo.

Nefandezze che forse ad alcuni amici che vivono in Italia non fanno piu' impressione, vuoi per assuefazione, vuoi che a furia di stare all'inferno, nel girone della merda, la puzza non la si sente più.
Soprattutto se non la si vuol sentiire.

Francesco

 

Non sempre sono d'accordo con quanto scrive Marco. Talvolta gli rimprovero di indulgere - com'è oggi prassi comune in qualunque organo di propaganda d'informazione, a prescindere dallo schieramento d'appartenenza - in qualche giudizio un po' troppo tranchant, correndo sul filo del rasoio rappresentato dalla tentazione di non valutare i fatti separati dalla provenienza. Ma gli riconosco quella onestà intellettuale che, da liberale simpatizzante di sinistra - prima o poi mi dovrai spiegare che significa, però, Marco ..... :-) - conferma con quest'analisi che condivido pienamente, al punto da ritenere la cosa self evident.

Anzi, s'io fossi in lui, non riuscirei a capire l'accusa di

 

un vago sapore di cerchiobottismo e di benaltrismo, artatamente costruito per sminuire le nefandezze di SB e della sua banda

 

rivolta a chi ha sempre detto "peste e corna" dell'uomo di Arcore. A meno che tu non ritenga che la missione debba essere combattere SB sempre e comunque, anche a costo di chiudere gli occhi davanti a tutto il resto. A me non parrebbe serio, però.

Quanto alle porcherie compiute da qualunque esecutivo precedente, in tanti anni di continuo malgoverno, non mi sembra sia davvero il caso di elencarle. Non voglio scrivere fino a domattina ...... :-)

 

 

Siamo d'accordo, libertà di stampa, democrazia e stato di diritto son messi male in Italia.

Però son d'accordo con Marco: questi si straccian le vesti in modo completamente strumentale e per una situazione di cui sono corresponsabili.

Vogliono libertà di stampa? Privatizzino la RAI come richiesto da referendum (in teoria sarebbero obbligati dalla costituzione che dicono di adorare) e smettano di foraggiare giornali e giornaletti.E visto che ci sono mandino Rete4 sul satellite (come da deciso da un tribunale anni fa) ed obblighino Silvio a decidere se vuol fare l' editore o il politico

Non piace il porcellum? Perchè diavolo non hanno cambiato la legge elettorale?

Ci son troppe leggi ad personam? Perchè non ne hanno abrogata almeno una, giusto per fare il gol della bandiera? Troppe protezioni per i politici? Le combattono con gli indulti.

Sarebbe bello avere un' opposizione minimamente decente e credibile, ma questi mi sembrano meno pericolosi di BS solo per conclamata incompetenza.

Parliamo di tre cose diverse.

libertà di stampa, democrazia, stato di diritto.

 

Le tre cose non sono del tutto diverse. La libertà di stampa è parte della libertà di parola, e ogni stato di diritto dovrebbe tutelarla (se non si intende stato di diritto la semplice produzione di leggi a mezzo di altre leggi, nel qual caso anche nazismo e fascismo allora erano "stati di diritto"). Quanto al rapporto tra stato di diritto e democrazia il legame è essenziale: senza diritti esterni al processo decisionale democratico, e che rendano l'espressione di voto libera, l'esercizio della democrazia è una burletta.

 

Leggo un vago sapore di cerchiobottismo e di benaltrismo, artatamente costruito per sminuire le nefandezze di SB e della sua banda, che noi da decenni all'estero notiamo con evidenza, anche se non sono le uniche cose che notiamo.

 

In realtà, io ho scritto precisamente che non intendo sminuire il problema della dismisura del potere mediatico del premier e ho anche chiuso il post sostenendo che sia necessaria, fra le altre cose, una legge sul conflitto di interessi. Sostenere che il post, al di là delle mie parole messe nere su bianco, sia un tentativo di sminuire le responsabilita di BS, significa fare un processo alle intenzioni e pretendere che nella lotta finale si decida con chi stare: perchè chi non è con noi è contro di noi. A me le nefandezze che tu sottolinei creano problemi, ma altrettanti me ne creano atteggiamenti ipocriti e strumentali da parte dell'opposizione. Io ho solo riportato dei fatti, per quel che ne so incontestabili: a) esponenti del centrosinistra hanno querelato giornalisti o vignettisti, senza che si pensasse che la cosa fosse così grave; b) il centrosinistra non ha MAI mostrato di voler risolvere il problema delle norme che regolano il mercato delle frequenze televisive; c) il centrosinistra utilizza la battaglia per la libertà di informazione con una cadenza che lascia supporre che il tema sia sollevato non in osservanza a questioni di principio non negoziabili, ma al solo fine di acquisire e conservare potere politico; d) esiste una variegata e variopinta compagnia di giro di intellettuali più o meno seri, oltre a buffoni di corte ed escort del pensiero "critico", che si prestano a queste battaglie di parte; e nel mentre che contestano la parte politica avversa, accusandola di spettacolarizzazione della politica, costoro ricorrono agli stessi metodi.

Ps: prendi per esempio il nuovo sito di Bersani, candidato alla segreteria del PD. Bersani è Rock, dicono loro. E questo spot, di un'anno fa, per le politiche? Meno male che Walter c'è. Ecco, è evidente che sono tutte scimmiottature patetiche del metodo comunicativo berlusconiano...che prima aborriscono e poi replicano, quando è tardi però, tardissimo... e sempre con la bocca a culo di gallina per dire: noi siamo la parte sana e morale dell'Italia.

Ps:Io non sono assuefatto a nulla, nè alle fesserie del centrodestra, nè tantomeno alle fesserie del centrosinistra...ogni giorno è un incazzo sempre nuovo e speciale, come se fosse sempre la prima volta... :)

@Marco Boninu: non ho capito se, al di là di quello che l'opposizione e la sinistra diffusa fa e dice in italia, tu pensi che ci sia un "problema informazione" legato al conflitto di interessi ed alla posizione monopolistica del presidente del consiglio. C'è o non c'è? E se c'è pensi sia una patologia grave e mortale o qualcosa di cui non curarsi troppo perché i problemi veri stanno altrove?

Non pensi, per chiudere, di fare di tutta l'erba un fascio? Tu parli di "politici, intellettuali e star system di sinistra" come se le loro posizioni fossero intercambiabili. L'appello per la libertà di stampa è uscito da repubblica ad esempio, mentre i problemi di controllo del tg3 non ce li ha repubblica ma il Pd. La differenza mi sembra lapalissiana. Scalfari non è De Benedetti per quanto possa esserne in parte una cinghia di trasmissione così come De Benedetti non è il PD e non è sovrapponibile al segretario che uscirà dalle prossime primarie.

Il passaggio dal manuale cencelli in Rai all'attuale predominio di un uomo solo nel campo dei media è, a mio avviso, ben marcato. Come non accorgersene?

 

Ripeto. La situazione dei media in Italia è un problema. Detto questo, l'opposizione sbaglia il modo di affrontare la questione.

I rilievi mossi al centro-sinistra sono esatti come veritiero è considerare irrilevante l'opposizione del PD. Sta di fatto che i termini della questione così come posti nell'articolo tendono a parificare ciò che è imparagonabile per la ragione che nel centro-destra domina un signore che riunisce in sé una somma di poteri il cui controllo è messo in discussione dalla legge elettorale e dall'irrilevanza nella quale è stato ridotto il parlamento. Che d'Alema o altri del centro-sinistra, ad esempio, abbiano querelato vignettisti o giornalisti ed hanno sbagliato,è vero. Che non abbiano regolato il conflitto di interessi è vero. E' vero molto Anche che è assai diverso che querele e denunce le presenti berlusconi. In ogni caso e fino a prova contraria, il monopolio mediatico ed informativo è di per sé una diminuzione degli spazi di democrazia e di libertà.

luigi zoppoli

 

In ogni caso e fino a prova contraria, il monopolio mediatico ed informativo è di per sé una diminuzione degli spazi di democrazia e di libertà.

 

Certo che lo è. Ma la situazione non migliorerà mai se coloro che sono contrari a quel monopolio sono talvolta disposti a tutelarlo e talaltra lo vedono come la fonte di tutti i mali. Se è vero che un'azione sbagliata non ne rende un'altra più giusta, è anche vero che due azioni possono essere entrambe sbagliate e capaci di rafforzarsi reciprocamente. Tutto  qui.

Oh, ma dico si può ancora in Italia disertare la guerra Hutu contro Tutsi senza essere accusati di intelligenza col nemico?

Marco, questo è un bell'articolo, come molti altri qui. Sono contento di seguire NfA

Excellent point, Marco. Il "partito di La Repubblica" è uno dei tumori più gravi di cui patiscono il corpo, già gravemente malato, ed il cervello (a volte apparentemente inesistente) della sinistra italiana.

In un certo qual senso La Repubblica e la "ganga" pseudo intellettuale che le gira attorno stanno alla sinistra come la Lega Nord sta alla destra italiana: sono i Re Mida alla rovescia. Qualsiasi tema tocchino, per importante e grave che sia, lo trasformano in fecame politico, inutilizzabile dalla gente per bene.

 è uno dei tumori più gravi

A proposito di tumori, ecco come il Daily Telegraph, noto quotidiano della destra britannica, riporta le smargiassate del Berlusca.

RR 

Come per il "caso" Di Pietro che acquistò una pagina su un giornale americano a prezzi irrisori, anche qui c'è un problema di "pubblicità occulta".

Marco centra il problema quando dice che l'opposizione si ricorda della democrazia solo quando è all'opposizione (tra parentesi anche BS ha fatto lo stesso), diverso secondo me è il caso di "repubblica": qui siamo di fronte al classico caso di pubblicità al traino: viene dato risalto a un evento (la raccolta di firme per la libertà di stampa, che mi ricorda le firme contro la guerra, salvo poi distinguere fra guerre "giuste" e "ingiuste"), poi si dice ha firmato XXX e YYY, firma anche tu, così i fessi pur di vedere il proprio nome accomunato a XXX vanno sul sito web di "repubblica" (boom di contatti), si beccano la loro pagina pubblicitaria e ... e non succederà niente fino alla prossima volta (il nucleare ? la scuola ? il tanga obbligatorio alle belle ragazze ? gli argomenti non mancheranno).

Tecnica pubblicitaria di basso livello, che solo nel paese dei gonzi può attecchire. Lo sa bene anche il nostro Presidente del Consiglio..

Nel frattempo i fatti sono spariti, sia dai giornali, che dalle televisioni e questo giova solo a chi detiene il potere, sia esso maggioranza che opposizione, ma della scomparsa dei fatti parla solo Travaglio, che è indigeribile, salvo quintali di Maalox.

 

il tanga obbligatorio alle belle ragazze 

 

Marco, mi è sfuggito ..... dov'è che si firma?

Magari potremmo abbinarlo (con qualche speranza di una messe di firme) ad un nuovo appello per la vendita immediata - e rigorosamente in guisa di spezzatino - della RAI ........ la cui esistenza Adriano - parvemi, certamente errando ..... - sta ancora soffrendo alquanto, peraltro avendone tutte le ragioni ...... :-)

 

 

come assunsi il ruolo di rompicoglioni di Nfa, quello che scrive in un dialetto caucasico etc. mantengo che Marco abbia ragione.

MA, la campana (mia) non viene suonata ad intervalli sospetti.

I punti che Boninu solleva sono seri, e non sono meno seri per il fatto (irritante, ammetto, anche per me) che siano questa volta ri-eretti da un'opposizione composta di cretini e di direttori di giornali che non son in Italia.

 

Il punto e' semplicissimo. Per una quantita' di ragioni, alcune auto-evidenti, alcune meno, non sarebbe cosa buona (ovunque) se, per far un nome M. B. Gates fosse allo stesso tempo il capo di Microsoft e delle autorita' che decidono se si possa aver o meno un browser aut-inserito in sistema operativo di un compuer quando uno lo compra. Egualmente malefico e' che vi sia una ed una sola persona che decide quanto debbano prender le sue figliole dalla pubblicita' durante le partite di calcio e chi faccia il capo delle strutture della RAI.

Il resto son chiacchere. Se il capo di un governo vuol fare il capo del governo tutto va in blind trust gestito dall abanca Pictet e non da sua moglie, figlio, zia etc. 

 

Cio' detto, siccome mantengo il ruolo di rompicoglioni, le persone che alzano alti lai e gridi, sia quando sono minoranza e quando sono maggioranza, non hanno

1. abolito la RAI (si prega di rileggere le risposte del Sig. Borghesi di Italia dei valori, alla mia domanda : si deve chiudere la RAI e esigere la restituzione del maltolto? la risposta e' NO, va "salvaguardato" il "servizio pubblico" e idiotiche scemenze simil-pelle [la traduzione corretta e': la RAi va bene cosi' se trasmette cretinate che dicono che io ho ragione, che stipendiano i miei parenti, che fornisce tramezzini per i miei amanti, e soprattutto insiste nel "servizio pubblico" che significa : il pubblico deve servire la prosopea vaniloquente di 5000 teste di pene che si esibiscono non stop in sedi le piu' opportune, 24/7]

2. modificato le strutture istituzionali (chi non e' d'accordo a parole --e mai nei fatti-- con un senato di 100 persone, con 0 provincie?) e costituzionali.

3. nemmeno hanno prodotto alcuna legge che estirpi il conflitto di interesse. La ragione della mia acredine e' semplice: quando le sinistre ebbero tutte le maggiornze necessarie, fecere i patti delle crostata e delle ciambelle.

Ergo io firmo nulla con chi adopera temi (in un senso stretto sacrosanti) per aver il mio voto, che non avranno.

Se Bersani vuole il mio voto, dica ora che la RAI va CHIUSA, che le provincie vanno CHIUSE.

Il resto, diceva il bardo, e' molto rumore per nulla.

 

 

la RAI va CHIUSA

 

non basta chiudere la Rai... ci sarebbe sempre e comunque un monopolio mediatico evidente.

Di solito mi produco in rarissimi commentini che vengono ignorati. Stamattina ho saputo, data le qualità organizzative della mia azienda, (che, anche grazie a tali qualità immagino, è entrata in una crisi che porterà i battenti a chiudersi) che possono starmene a casa, e voglio commentare con un pò di più sugo se riesco l'articolo che ho letto. Vi leggo sempre con attenzione, per quanto mi sia possibile, date facoltà/tempo. Prendetela come l'opinione di un lettore qualunque, le impressioni che mi ha suscitato l'articolo con qualche riga di troppo. Don't shoot me.

 

Le ultime vicende politiche italiane, con la decisione del primo ministro di querelare alcuni giornali italiani e stranieri, hanno sollevato l'ennesima riflessione circa la qualità della democrazia italiana, i rischi di una sua involuzione in senso autoritario e provocato la conseguente mobilitazione per evitare simili rischi. Come è  naturale, è da parte dell'opposizione che si levano le grida più accorate, perchè a giudizio di quest'ultima sarebbe grave, se non esiziale, il rischio che corre la democrazia italiana dinnanzi alla dismisura del potere politico, economico e mediatico del quale l'attuale presidente del consiglio dispone.

 

 

 

L'espressione "Le ultime vicende politiche italiane" andrebbe sostituito, senza troppo errore, con "gli ultimi scandali sessuali che coinvolgono il primo ministro, e le reazioni giornalistiche che hanno suscitato", con l'accortezza chiro di usare un sinonimo nella subordinata successiva. Perchè è anche qui che sono nate le cose, con l'odiosa simpatia con cui Repubblica le ha pubblicate. La prima frase dell'articolo mi sembra ben fatta, ma nel tentativo di sintetizzare l'accaduto, tralascia e minimizza cortesemente, con diplomazia linguistica, tutto quello che c'è di grottesco, da una parte e nell'altra, nelle ultime vicende politiche/giornalistiche italiane. Ecco, è questo il clima che personalmente ho notato nell'articolo: una minimizzazione cortese e necessaria, vista la mole di dati da affrontare, dell'impeachment e del trust italiano, ed un'accattivamente dimostrazione come la sinistra sia incapace di affrontarlo. Che firmerei, anche, comunque, sia chiaro.

 

Come è  naturale, è da parte dell'opposizione che si levano le grida più accorate, perchè a giudizio di quest'ultima sarebbe grave, se non esiziale, il rischio che corre la democrazia italiana dinnanzi alla dismisura del potere politico, economico e mediatico del quale l'attuale presidente del consiglio dispone. Ovviamente non è certo la dismisura di quel potere che intendo contestare

 

Questo frasi mi sembrano in lieve contraddizione, ma forse sono io che “penso male”. La frase che comincia con “Ovviamente”, in cui personalmente l'autore dice di non aver dubbi sul fatto che il potere di Berlusconi sia eccessivo è in sottile attrito con la precedente. Ma se è “a giudizio” della sinistra che tale potere (politico, economico e mediatico) minacci la democrazia, in cosa consiste il pericolo di una dismisura di potere (politico, economico e mediatico)? In cosa consisterebbe allora la sua dismisura, in una dismisura in qualche modo a chiusura stagna, che non tracima negli ambiti che pertengono ad una democrazia? Nella frase “Ovviamente” le parole “tale potere” prendono per buono le specifiche della frase precedente, cioè che tale politico sia “economico, politico e mediatico”? Perchè se così fosse la frase sarebbe già in un certo senso una dimostrazione della democrazia italiana è in crisi, e che l'allarme è giustificato. A seconda di cosa si pensa che sia una democrazia e dalla capacità di convincere gli altri di cosa sia una democrazia :-) Il problema sarebbe non tanto quindi cercare di dimostrare la coincidenza tra allarmi della sinistra e governi di centrodestra, o magari viceversa, ma di insospettirsi se l'allarme smettese di suonare e Berlusconi contemporaneamente fosse ancora politicamente vivo. Appunto.

 

 

Ovviamente non è certo la dismisura di quel potere che intendo contestare, quanto piuttosto la poca credibilità con la quale l'opposizione contrasta quel potere. Sui limiti di efficacia dell'azione politica dell'opposizione non mi esprimo nemmeno, perchè come tutti possono vedere essa è semplicemente afasica e pure quando ritrova la favella diventa comunque inconcludente.

 

 

Anche questo estratto, in cui collego anche il precedente, è curioso, in un certo senso si fà una domanda e per me si dà una risposta, tra le righe: non è appunto come si diceva proprio la dismisura di quel potere che contribuisce a determinare la poca credibilità con cui la sinistra lo contrasta? Non sono appunto le infiltrazioni, legali, mediatiche, culturali di quel potere smisurato ad orientare e far slittare, (anche se di poco in qualcuno), la percezione della situazione da parte dei elettori/lettori/spettatori/politici stessi? Non è proprio il modo sfuggente con cui tale potere affronta ogni tipo di critica a determinare la reazione malata e scorrettissima di Repubblica in un certo senso? "l'efficacia dell'azione politica della sinistra è afasica e quando ritrova la favella diventa comunque inconcludente". A parte che in questa frase c'è forse ancora un briciolo di speranza che a dichiarazioni politiche debbano/possano corrispondere delle realtà, che è poco italiano.. ma, ancora, non è la dismisura di quel potere che ha fomentato, alimentato continuamente ed esattamente questo pensiero? Sebbene non credo che Berlusconi, anche per un suo personale vitalismo superumano, sappia cosa vuol dire afasico, ma abbia giornalisti che cercano tutti i sinonimi possibili di "morto" per condirne i propri editoriali, ogni quando? E in ogni caso Berlusconi stesso non ha ripetuto con insistenza maccartista e goebbelsiana, da brava vedetta: "Comunisti-Comunisti-Comunisti", per anni (e la ripropone anche oggi-oggi sui giornali nella variazione rutelliana "Catto-Comunisti", liquindando chi pensa che il polo sia in attrito con la chiesa ad un barzellettiere afflitto da italica schizofrenia). In passato, non saprei la butto lì, per un'ossessione personale nonostante gli esordi socialisteggianti, e per coagulare l'ala più emotiva e ancora traumatizzata da Santa Madre Russia di qualche "liberista"; oggi per rassicurare l'elettorato che aver macellato Boffo su pubblica piazza, (invece che averlo fatto nella sordina di un confessionale come prescrive da sempre la cricca Vaticana in delicate questioni di spirito e deviazioni sessuali: riflessione, prudenza, perdono) è una barzelletta che racconta solo chi ha pericolose inclinazioni politiche. Domani, sicuramente, per rassicurare nuovamente che il lupo, stavolta travestito da magistrato, dopo che altri lupi travestiti da magistrati avranno magari bocciato il lodo alfano, lo sta accusando per ragioni squisitamente politiche. Grottesco è che “al lupo al lupo" Berlusconiano funzioni da anni (quando è da quando il lupo è morto che i comunisti/similia hanno vergognosamente ritrattato, abiurato, riconfenzionato o tentato di riconfezionare il proprio prodotto) e in qualche modo la gente gli creda, o per abuso, cominci a credere, continui a credere, finisca per credere, fabbrichi in base a supposizioni, creda in base a ciò che ha fabbricato o varie. Grottesco, per precisare ulteriormente, è ad esempio che D'Alema arrivi ad dire, amplificato sempre da Repubblica: "Dopo Boffo, chi ha notizie rischiose contro il premier rischia ritorsioni". Tale tempismo (visto che si parla di tempistiche) e in generale il tempismo dell'appello del gruppo di De Benedetti, non tiene conto di passate epurazioni, addomesticazioni senza numero, e sembra adattarsi ad un universo parallelo del tutto identico al nostro ma privo, ad esempio, de Il Giornale, di Libero, di Biagi e di Luttazzi. Grottesca è la ferocia di Repubblica in generale in questa situazione. Grottesca è la pretesa di Repubblica di paventare rischi per la democrazia strillando al regime e brandendo foto, lepidezze sessuali, minacce legali antidemocratiche per aver pubblicato le oscenità del premier. Grottesco è che per attaccare un personaggio grottesco come Berlusconi non servano civiltà, seria politica, non serva, praticamente, la verità. Berlusconi si è reso impermeabile alla legge, con la manipolazione dell'informazione ha tentato di dare sempre un'immagine positiva di sè, e ha avuto il cattivo gusto di farlo con una manovra troppo evidente e spudorata rispetto all'astuzia con cui i politici, di ogni direzione cardinale, cercano di farlo. Grottesco il colpo di mano(?) livoroso di Feltri. Però devono aver pensato quelli di Repubblica: Sarà mica impermeabile anche all'ipocrisia italiana in fatto di sessualità?

 

Innanzitutto, una democrazia non è mai uno statico hic et nunc, perché è sempre suscettibile di miglioramenti e peggioramenti: pensare che possa bastare una querela ad un giornalista per dare il tono all'intero funzionamento di una democrazia significa esagerare gli effetti di una decisione singola.

 

Questa frase è molto bella ma spudoratamente retorica. Retorica perchè dire "un giornalista" non è equivalente, almeno dal punto di vista della retorica, a dire "un giornale" o tipo “un giornale italiano e alcuni giornali stranieri”. Dal punto di vista legale, non so se abbia querelato un giornalista singolo o tutta la baracca, non ho abbastanza fiducia a sinistra per pensare che non possano usare, almeno in parte, il tutto per la parte quando sono attaccati. Ovviamente la querela a Repubblica, per aver pubblicato delle notizie vere, non è che un pretesto, la goccia che fà traboccare eccetera, cattiva pubblicità per qualcosa, che, comunque, dovrebbe essere fatto in qualsiasi modo: cioè smantellare questo potere. Poi, come gli americani con gli afgani, ci occuperemo anche degli afgani.

 

Ma alcuni paventano che il rischio alla democrazia sia più subdolo e sottile: esso verrebbe da un'accorta manipolazione del consenso dell'opinione pubblica, operata in condizioni di semi-monopolio commerciale sulle reti televisive private esistenti, e su un controllo politico delle reti pubbliche. La cosa di per sé è vera e incontestabile: magari in condizioni di mercato dei media differenti da quelle attuali il consenso per l'attuale maggioranza di governo sarebbe inferiore, ma non è questo il punto. Il punto vero è che l'attuale opposizione assume che questi due punti siano dirimenti rispetto al “conclamato” peggioramento della qualità della nostra democrazia.

 

 

Anche qui vedo tracce della contraddizione precedente sottolineata, e tracce dell'identico modo di costruire: il consenso dell'opinione pubblica non è il problema di per sé, il potere smisurato non è a tenuta stagna, chiaramente; le opinioni sono manipolate proprio in vista di fini politici, di accaparramento di posizioni di potere, nella possibilità di fare delle leggi, e questo non può che risultare evidentemente in un danno per l'intero stato italiano e le sue istituzioni democratiche. A meno che non si assuma che una concentrazione di potere con la volontà e le capacità finanziarie per manipolare 60 milioni di persone non voglia invece rispettare, una volta al potere, l'opinione dei cittadini che ha preventivamente manipolato. A me sembra un'infestazione, un progetto eversivo, non una semplice crisi democratica strillata in tempi sospetti da un'opposizione che usa il megafono di un altro editore per dare voce ai propri sussurri. Inoltre credo che sulla scadenza degli allarmi abbia anche a fare l'organizzazione di palisesti e menabò vari; il contenuto è esatto solo se si assume che i media possano contenere l'intera realtà. Prima di chiedersi se c'è una corrispondenza diretta tra "sinistra" e "credibilità", o tra la "Minaccia alla Democrazia" di Repubblica e "minaccia alla democrazia" in senso stretto, sarebbe meglio controllare quanto c'è di vero nella correlazione tra "giornali" e "realtà". Il problema è che le opinioni non sono una scienza sperimentale, immagino. Non credo che uno scienziato possa immaginare dov'è un elettrone/quale sia la sua carica in base ad un resoconto.Credo anche Berlusconi non abbia del tutto torto quando dice che "Sui giornali c'è tutto il contrario della realtà", solo, che anche lui lo dice, si apprezzerà magari la simmetria, quando la situazione gli è sfuggita di mano

 

 

In conclusione, l'assetto del mercato dei media in Italia è quello che è da diversi anni, e se quell'assetto è denunciato come pericoloso solamente quando non si riesce, per le più svariate ragioni, ad averne anche solo un controllo parziale; se quell'assetto è messo in discussione solamente quando una parte ritiene la spartizione del bottino come ingiusta, allora non di salvare la democrazia da una parte politica si tratta, ma di comprendere quanta affinità di metodi e finalità più generali vi sia fra quanti governano e quanti stanno all'opposizione...e in tutto questo la democrazia, e la sua salvaguardia c'entrano ben poco. Se proprio si vuole migliorare la democrazia italiana si potrebbero firmare appelli affinchè la Rai venga venduta di modo che la politica non possa  stenderci sopra i suoi tentacoli; affinchè i contributi all'editoria concessi dallo stato siano totalmente abrogati; e affinchè sia approvata infine una seria legge sul conflitto di interessi.

 

 

E qui non c'è niente da dire, se non che c'è una fiducia nel mercato che non condivido, come se le grandi industrie con interessi nell'informazione, o che magari ne vogliono, siano così gentili e rispettose del pubblico da dirgli sempre tutto anche quello che c'è di sgradevole sui propri azionisti. Un piccolo fatterello: per esempio ho notato sul corriere un articolo contrario alla Roche. Dopo un pò di tempo, ho notato della pubblicità Roche molto "buona", molto "We care", sulle pagine del corriere. Per me è una dimostrazione, ma forse perchè non ho conoscenze matematiche sufficienti. Se non altro si potrebbe ringraziare Berlusconi con un ghigno amaro di aver smascherato, nella sua troppo vorace e poco fine corsa al potere, in modo evidente, che ci avevano sempre preso per il culo, e adesso gridano “al lupo al lupo” perchè il lupo alla tavola dove mangiano tutti pretende di mangiare un po' troppo, senza usare le posate.

 

matteo p.

Scusami, ma mi perdo nel leggerti. Dimmi stringatamente su cosa non sei d'accordo. Scusa.

Innanzitutto, una democrazia non è mai uno statico hic et nunc

Infatti da tempo la democrazia italiana è in una condizione malconcia, e non solo per colpa di Berlusconi. Dipende un po' da tutti gli Italiani, se vogliamo dirla chiara. Dal loro comportamento e dalle forme di relazioni sociali e politiche che si sono dati, e a cui danno vita ogni giorno.

Poi, Al Tappone ci mette del suo e compie azioni che in tempi di Democrazia Cristiana non erano concepibili in questa forma. Diciamo che in molti hanno scosso e scuotono l'albero della democrazia e dello Stato di diritto, e lui compie quelle azioni del tipo raccoglierne i frutti e mangiarci sopra.

Della democrazia in quanto tale me ne fregherebbe anche poco - io sono per la meritocrazia. Ma dello Stato di Diritto non se ne puo' fare a meno; la vita sociale si basa anche su un sistema di regolarità, garantito dall'attesa che i tuoi diritti saranno rispettati e fatti rispettare, e che tutti siano soggetti al diritto.

RR

Scusate se ho osato interferire e criticare ma mi ritiro in buon ordine.

In fondo, come dice SB, sono solo barzellette e quindi non è una discussione seria.

Ringrazio teo per aver espresso pensieri molto simili ai miei e soprattutto aver avuto piu' tempo di me da dedicare al tema. Io, come molti e come microimprenditorie ho la perenne ricorsa della michetta da portare a casa e non sempre posso avere il tempo necessario per discussioni forbite. Ed in piu' all'estero i miei problemi sono altri, non SB.

Ciao e scusate ancora.

Francesco

 

Scusate se ho osato interferire e criticare ma mi ritiro in buon ordine.

Non ti devi ritirare qui - altrimenti fai appunto il gioco di chi avvelena i pozzi per guadagnare territorio.

Certe condotte hanno corso solo in Italia; qui in Europa la gente se ne frega altamente dell'Italia e di Berlusconi, che è considerato un barzellettaro megalomane. Ma ovviamente, nella misura in cui l'Italia dispone di una quota di influenza - e per via della interdipendenza globale - c'è chi dedica un po' di tempo per esprimere le stesse preoccupazioni di chi suona la campana in Italia. 

RR 

Francesco,

ma cos'è? Un malinconico addio? Uno spensierato arrivederci? O un brutale vaff...? :-)

 

Scusate se ho osato interferire e criticare ma mi ritiro in buon ordine.

 

 

Ma quando mai è un intruso chi dice la sua? E perchè ritirarsi in buon ordine?

 Sono perfettamente d'accordo con Marco Boninu nel ritenere l'opposizione ben poco credibile quando si straccia le vesti, ritenendo la democrazia in pericolo. Ha anche ragione Alberto Lusiani, quando dice che l'Italia è da sempre uno "Paese delle Banane" (prima era un regno, ora una repubblica). Devo tuttavia rilevare che il tasso di democrazia e di libertà tende a diminuire, come si può rilevare da numerosi concordanti segnali: apparati dello stato sempre più al servizio delle caste più potenti, informazione esclusivamente in mano a gruppi di interessi, economia (credito, lavoro) in mano a pochi. E contrariamente a quanto ritiene Alberto, penso che la situazione fosse meno plumbea negli anni dell'immediato dopoguerra. Su questo punto vorrei ricordare una vera "primavera" dell'Italia, legata al "miracolo economico": la scuola svolgeva ancora il ruolo di "ascensore sociale", le arti sono fiorite. Basta pensare al cinema: registi come Monicelli, Fellini, Visconti hanno segnato la storia di questa arte. E pensare che la situazione politica non dipenda dalla cultura e dall'economia, ritengo sia un errore.   BS non è certo la causa del peggioramento: è solo uno dei sintomi.

 

Francesco è un militante del PD e persona a mio avviso assai vispa. Leggete il suo post di oggi su PD e RaiTre. A quanto  pare Bersani e Franceschini stanno ritardando le nomine a RaiTre in attesa di sapere chi vincerà il congresso.

Questo è uno degli aspetti più sconcertanti della gestione politica dell'informazione in Italia.

Primo, il fatto che letteralmente pezzi dello cosa pubblica vengano trattati come proprietà privata dei partiti. Ora, per prevenire critiche, lo so che RaiTre è il caso minore, trattandosi della rete con minori spettatori, e che (per esempio) la nomina di Minzolini al TG1 da parte di Berlusconi è quantitativamente e qualitativamente più scandalosa. Ma qui il punto è che l'opposizione ha essenzialmente zero credibilità quando urla all'occupazione del potere da parte degli altri, e questo è giusto dirlo forte  e chiaro. Il fatto che poi si accontentino di un piatto di lenticchie (la rete meno vista della Rai, i quattro soldi per RedTV,...) peggiora solo le cose e li rende ancora più esecrabili.

Secondo, il livello a cui l'occupazione della cosa pubblica è ridotta a guerra per bande che poco hanno a che vedere con gli schieramenti politici e ideali. Qui infatti la questione non è più se il tal canale debba avere un orientamente generalmente di sinistra o progressista. Nemmeno se il tal canale debba essere pregiudizialmente a favore del PD. No, qua siamo alla gestione correntizia. Tizio va mandato avanti perché è amico di Franceschini o Bersani, non perché meglio aiuta a inculcare valori progressisti nel popolo.

Se di Francesco così ce ne fossero tanti, tra i militanti di entrambe le parti, la tragedia della politica nostrana sarebbe un poco meno ridicola.

Sulle tessere aggiungo. Io sono iscritto al PD. Ho pagato 15 euro, a dicembre 2008. C'è un congresso imminente, hanno tutti i miei dati (tel. indirizzo ecc) ma nessuno mi ha mai invitato in una sede, a una riunione o qualcosa d'altro. Nulla, mai niente di nulla. Io apprendo delle mirabolanti scelte di questi sottomultipli del niente alla televisione...però la politica l'ha degradata BS con il partito del predellino e con il partito di plastica, mentre il Pd si che è radicato...e vive di contenuti...

Trovo le preoccupazioni e le parole e i giudizi di Francesco Forti condivisibili e per niente di parte. Quando è in discussione/pericolo la libertà d'espressione, non solo per le botte dei mazzieri, ma per qualunque altra ragione, non esiste parte, non esistono distinguo da operare nell'immediato: esiste solo la tua libertà, da difendere, sia pure ognuno a suo modo, perché la libertà è indivisibile. E se non sbaglio è questo un valore/caposaldo per la cultura liberale.

Anch'io, da lettore, non ho capito, a proposito di libertà di stampa e democrazia, la logica liberale del discorso di Marco Boninu (ma appare evidente l'inconsistenza dell'accusa “benevola”di cerchiobottismo nei suoi confronti), per non dire della logica del discorso, sempre liberale, di E. Galli Della Loggia, sul Corriere di oggi. Anche se per il Corriere è questo, in ogni caso, un passo avanti: l'interruzione di un imbarazzato silenzio, a lungo durato. Anzi trovo (almeno questa è la mia sensazione) in molti, anche qui in nFA, timidezze espressive e analisi deviatorie, quasi incapaci di affrontare la questione alla sua radice. Per quanto mi riguarda, questa: esiste in democrazia un limite oltre il quale a nessuno è consentito di andare, sempre e comunque? Ed esiste un guardiano di questo limite? A mio avviso, sì! Quando è chiaro, ed è stato spavaldamente esplicitato, il progetto di un gruppo (Feltri/Berlusconi) di distruggere violentemente una persona (ieri Boffo), tutti, guardiani di diritto, devono intervenire a difendere la dignità di “persona” della persona/bersaglio, a prescindere, perché attraverso la difesa della dignità/libertà del singolo si difende la libertà/dignità di tutti. Senza paure. Specie se nel gruppo c'è il Presidente del Consiglio. A me pare un'ovvietà. Ma in Italia, dove da sempre è assente, anche nelle scuole, una diffusa, partecipata, interiorizzata cultura liberale, è tema di discussione e divagazioni. Un mio vecchio professore esortava sempre noi giovani liceali con queste parole: !

Per nessuna ragione. Forse un po' tutti bisogna ammettere la fragilità storica del pensiero liberale in Italia, almeno nella versione gobettiana, con il suo fermo, vissuto, "che ho da spartire con gli schiavi?" Sarà anche per questo che non riesco a spiegarmi come fa Gianni Letta, intellettuale moderato, cattolico, liberale a giustificare la sua collaborazione con il responsabile morale, o almeno padronale, di un così meditato/costruito, non fortuito, comportamento violento (l'attacco a Boffo è violento?) e antidemocratico (il tentativo di impedire ogni critica giornalistica è comportamento antidemocratico?) del suo, e nostro, capo del governo.

Ma si sa, esiste e conta/pesa in Italia, ora, una cultura ufficiale, tra giornali, tv e governo, capace di "soffrire" e, se necessario, pronta a giuramento facile.

O no?

 

 

 

 

Quando è in discussione/pericolo la libertà d'espressione, non solo per le botte dei mazzieri, ma per qualunque altra ragione, non esiste parte, non esistono distinguo da operare nell'immediato: esiste solo la tua libertà, da difendere, sia pure ognuno a suo modo, perché la libertà è indivisibile. E se non sbaglio è questo un valore/caposaldo per la cultura liberale.

 

Si questo è vero. Però siccome la libertà si difende in mille modi, non vedo perchè il mio esercizio di libera critica nei confronti del modo in cui l'attuale opposizione starebbe difendendo la libertà di stampa debba trovare particolari giustificazioni rispetto ai tempi e ai modi del suo esercizio. Io DOMENICA  ho scritto del PD, un altro giorno scriverò del PDL. In tutta libertà. Se invece di fare solfeggio di quello che ho scritto per capire se l'intonazione, il ritmo o il tempo sono giustificati, si entrasse nel merito delle cose scritte, forse le cose sarebbero più semplici.

 

Anch'io, da lettore, non ho capito, a proposito di libertà di stampa e democrazia, la logica liberale del discorso...

 

Francamente, il liberalismo non c'entra nulla; anzi ti dico che se ti piacciono molto le posizioni politiche, anche quelle personali e idiosincratiche, difese a colpi di: "io dico questo perchè è liberale e la mia posizione è più liberale di quella di Tizio o Caio ecc. ecc.", allora leggi Ostellino che ammanta sempre le sue idee con il sacro crisma del liberalismo, di cui poi distribuisce patenti taroccate. Io ho notato un problema di coerenza nella condotta politica dell'opposizione. Tale difetto di coerenza è tale a prescindere dall'ideologia politica professata da quanti la mettono in luce o da quanti la mettono in atto. Non c'entra nulla che io sia liberale, potrei essere anche un sardista ;).

 

Ps: aggiungo una cosa qui in questa replica, anche se essa si può riferire a molti dei commenti critici che mi sono stati fatti. Se io argomento dicendo che non vedo rischi per la democrazia in Italia, sostenendo che l'attuale opposizione drammatizza a fini politici una situazione che nella sua sostanza  ha contribuito a creare, conservare e cogestire, non mi si può rispondere intensificando i rintocchi a morte delle campane e ribadire semplicemente che invece la democrazia è a rischio e che piuttosto che sottilizzare devo preoccuparmi e schierarmi con voi per la difesa della democrazia medesima. Dove sarebbe il vulnus della democrazia nell'avere Minzolin invece di Riotta? Perchè dovrei fare il garibaldino di complemento e contestare una pratica di nomina politica dei direttori del Tg che anche gli altri applicavano? La migliore garanzia per la libertà politica di tutti noi non è sperare che una parte politica sia più morale o istruita dell'altra, ma che la politica si riduca al massimo. Si capisce il punto? Io non mi fido più di gente che sostiene che quando vince BS la gente è rintronata dalle TV e quando vincono loro è il paese che è migliore.

Uno però potrebbe rispondermi che, a prescindere dalla coerenza del PD o dell'opposizione tutta, io come singolo starei certamente meglio se il governo non fosse retto da un monopolista prescritto salito alla ribalta dell'economia nazionale grazie all'amicizia politica di un tale morto da latitante. Io sono d'accordo. Però non sono più d'accordo a che la critica a questa situazione sia gestita da personaggi politicamente fallimentari e incoerenti che considerano il mio voto come una delega in bianco per prendermi per il naso; e non considero serio che la discussione sia impostata ogni volta come se letto l'ultimo ispirato editoriale di Scalfari (questo liberale gobettiano, anzi Gabettiano, visto che fa la morale in franchising ogni domenica: lui ci mette la barba e la "saggezza" e il gruppo editoriale l'Espresso-Repubblica ci mette il logo) non rimanesse altro che scendere in piazza o salire in montagna.

La mia fiducia che la democrazia non sta male, o non così male come la dipingono alcuni, è nel fatto che i diritti fondamentali che definiscono a grandi linee la nostra democrazia non sono del tutto disponibili al capriccio di chi ci governa.

 

A proposito di star system di sinistra ecco come, al Festival di Venezia, Michele Placido risponde ad UNA domanda (è vero che il tuo film è prodotto da Berlusconi con Medusa film?)... figuratevi se la giornalista spagnola gliene avesse fatto 10 di domande...guardate come parte in quarta e attacca la giornalista che è spagnola ma lui pensa che sia inglese; si difende attaccando Hollywood (l'invidia penis di chi è bravo di lui) e le guerre degli inglesi e degli americani in un minestrone immondo di idiozia e antiamericanismo...che schifo di spettacolo; che schifo di cinema...con Chavez applauditissimo ospite di questi dementi che mentre firmano contro la "dittatura" di Berlusconi, accolgono a braccia aperte, alla mostra di Venezia, quel cialtrone venezualano.

Ps: ovviamente Michele Placido ha firmato l'appello di Repubblica.

...... e indubbiamente anche Chavez, quello straordinario campione di democrazia e tolleranza, l'avrà firmato ....... :-)

Il titolo non è riferito ne al post e neppure ai vari commenti, (ammetto di non essere riuscito a leggerli tutti), ma al fatto che

1) ci fossero discussioni di questo genere sui media nostrani, avremmo svoltato ma ciò non è possibile per le ragioni di cui sopra.

2) purtroppo, e parlo da indigeno innamorato, ha ragione chi scrive, ho perso il commento, che è dal 1861 che non siamo messi molto bene, però all'epoca c'erano i Cavour, i Minghetti ed i Sella

Quindi? Da una parte direi che possiamo essere ottimisti: in un modo o nell'altro siamo sempre riusciti a saltarci fuori; d'altra, potrei sbagliare, ho l'impressione che da un pò di anni a questa parte la classe dirigente  sia davvero patetica e sempre peggio e questo mi preoccupa molto.

Beh, non molto, ma grazie per averlo segnalato. Io ci capisco alcune cose.

Frasi come queste

 

Più del titolo, è indicativo il sottotitolo: 'Ba­sta appariré, come dice appunto Lele Mora. La società ha sposato totalmente i principi del mercato: competizione a tutti i costi. Ma non è una competizio­ne in cui vince il migliore. Vince il più spregiudicato. Quello disposto a tutto. Perché nella gara tutto è lecito, anche le gomitate sui denti.

 

provano che Franceschini e quelli come lui non devono governare né oggi, né domani, né mai. Perché sono così ignoranti (o così in malafede) da confondere il "mercato" con la particolare cultura television-cratica che è una deformazione tutta italiana dovuta, fra le altre cose, al fatto che in Italia NON C'È IL MERCATO televisivo, ma il duopolio che quando governa BS diventa monopolio.

Il poveretto non è in grado di capire che, da un lato, la "competizione a tutti i costi" in se e per se non c'entra nulla, visto che dipende su COSA si compete, e che, dall'altro, il mercato non è la competizione "a tutti i costi" ma, invece, la competizione "a certi costi". Nel caso specifico della televisione se la SUA PARTE POLITICA avesse usato il proprio potere, quando ce l'ha avuto, per creare mercato televisivo invece di usarlo per piazzare i propri portaborse e le proprie bambole in TV, ci sarebbe competizione, in quel mercato, e non sarebbe "a tutti i costi" ma "ai costi che una regolazione di mercato semicivile permette."

Ma, ripeto, Franceschini e la sua banda sono troppo sciocchi, ignoranti o in malafede (or all of the above) per arrivare a capire/dire questo.

Il resto che dice mostra come questa casta di subnormali che controlla la sinistra italiana non sappia vedere più in là del proprio naso. Tutto viene girato per fare polemica spicciola, con un orizzonte temporale di 6 mesi.

Siccome ora il problema è attaccare BS, le sue TV, le puttane di cui le riempie e che poi si porta in casa o manda in passerella a Venezia (ma la Mostra del Cinema non la controllano forse gli intellettuali di sinistra?) e via dicendo, ALLORA quella scatola cranica cava ma parlante che è Franceschini ci spiega che la caduta nell'accumulazione di capitale umano, lo sfascio della scuola e dell'università italiana sono DOVUTE alla TV e non viceversa:

 

L’impatto del model­lo televisivo sui giova­ni, sostiene Franceschini, è devastante. «Viene trasmessa l’idea che studiare e sacrificarsi sia del tutto inutile.

 

Lui ed i suoi imbarazzanti seguaci (e concorrenti interni al PD, che domani Bersani dirà di sicuro una fregnaccia equivalente) non riescono a capire una banalita' come la seguente: la gente non investe in capitale umano perché in Italia non rende, mentre dare via il culo per andare in TV rende! La responsabilità di tal fatto è sua e della casta di cui far parte per aver costruito un paese in cui studiare, lavorare, saper fare le cose non rende!

D'altra parte, se in Italia studiare, conoscere, esser preparato, saper fare le cose rendesse, gli incompetenti politici di professione che non sanno fare nulla come Franceschini, Veltroni, D'Alema, Brunetta, Sacconi e compagnia sarebbero a fare i conducenti d'autobus e non i ministri o aspiranti tali!

 

 

 

Lui ed i suoi imbarazzanti seguaci (e concorrenti interni al PD, che domani Bersani dirà di sicuro una fregnaccia equivalente) non riscono a capire che la gente non investe in capitale umano perché in Italia non rende, mentre dare via il culo per andare in TV rende! E che la responsabilità è sua e della casta di cui far parte per aver costruito un paese in cui studiare, lavorare, saper fare le cose non rende!

D'altra parte, se in Italia studiare, conoscere, esser preparato, saper fare le cose rendesse, gli incompetenti politici di professione che non sanno fare nulla come Franceschini, Veltroni, D'Alema, Brunetta, Sacconi e compagnia sarebbero a fare i conducenti d'autobus e non i ministri o aspiranti tali!

 

 

Again, standing ovation!!!