Il mio vicino di casa, Samuele, mi ha invitato a cena. Samuele è un impiegato di banca e, facendo seriamente il proprio mestiere, è abbonato a Bancaria, la rivista dell'ABI. Aveva sul divano l'ultimo numero (luglio-agosto 2010). L'ho aperto quando l'interesse nel preliminare di Champions è calato, dopo la terza sberla che la Sampdoria ha preso dal Werder Brema.
Noto un articolo di Voltremont, sono sicuro che è suo alla sola lettura del titolo: "Da dove veniamo, dove siamo, dove andiamo. Il nuovo ruolo dell'Europa." Leggicchio.
La prima parte, "da dove veniamo", è la solita solfa: veniamo dalla caduta del muro di Berlino bla bla, il WTO nel 1994 bla bla, c'entra pure la Cina nel 2001 bla bla, la crisi bla bla. Tutto troppo in fretta. Conclusione:
Il mercato è diventato globale, ma il diritto è rimasto locale. [...] È questa l'origine della crisi [...]. Tempo e metodo della globalizzazione potevano forse essere un po' più saggi, un po' più lunghi. Forse così avremmo potuto evitare la crisi.
Iniziando a leggere la seconda parte, "dove siamo", un brivido mi ha percorso la schiena, qualcosa che somigliava a un'emozione, a un principio di illuminazione. Si legge infatti nelle prime tre righe:
La nostra realtà, la realtà del tempo presente, può essere graficamente stilizzata tracciando su un foglio due assi: uno orizzontale e uno verticale.
Vai, mi son detto, Voltremont ha un modello! Me lo sta per spiegare! C'è un modello, uomo di poca fede che non sono altro. Finalmente capirò qualcosa. Ma tu guarda se dovevo imbattermici per caso, in una a me sconosciuta rivista bancaria lasciata per caso sul divano, io che per cercarlo ho scrutato scritti, pensieri, parole del nostro sui più prestigiosi quotidiani nazionali, e nei testi dei più prestigiosi editori nostrani (e giapponesi, anche). Oh quanto è vero che le perle più preziose si nascondono in fondo al mare!
Allora ho preso carta e penna per prendere appunti e seguire la spiegazione. Fatelo anche voi. Ecco la spiegazione, che continua da sopra (scusate è lunga e devo anche trascriverla a mano perché l'articolo non è disponibile online):
L'asse orizzontale è quello dello spazio. Un asse su cui (per effetto dei computer) si allineano e si scambiano, in tempo reale, quantità globali di capitale, fisico e finanziario, di prodotti, di merci, di lavoro.
Oggi, nell'estate del 2010, guardando su questo asse, vediamo che l'economia reale ha più o meno ripreso a funzionare, dopo la crisi.
L'asse verticale è invece quello della finanza. Un tempo - un tempo non remoto, appena venti, quindici anni fa, - per ogni operazione reale fatta sull'asse orizzontale (la cessione di un container, di un barile di petrolio, di un busherl di grano [ndr: si, c'è scritto proprio così: busheRl. Errore di stampa? Ingenui... Ignoranza dell'inglese? Ingenuissimi... Dev'essere una parola francese che descrive qualche processo della psiche associato al commercio di cereali!], di un bond) c'erano normalmente non più di quattro transazioni finanziarie: il pagamento del prezzo, l'assicurazione sullo scambio, l'assicurazione contro il rischio di cambio, l'assicurazione contro il rischio di tasso.
Oggi, sviluppate nella forma dei contratti derivati, divenuti non assicurativi ma speculativi, ci possono essere a catena anche venti operazioni finanziarie.
In specie, il volume delle operazioni over the counter oggi è tornato ai livelli ante crisi del 2008. È così che la finanza ha cessato di essere solo un mezzo, un mezzo strumentale all'economia reale, ed è diventata qualcosa di superiore e diverso. Non più solo un mezzo, ma una massa fine a se stessa.
Una massa che ha oggi una dimensione potenzialmente illimitata, ma immanente e incombente sull'economia reale. Incombente dall'alto verso il basso, dal verticale all'orizzontale, nella forma del rischio sistemico.
Come è già stato nel 2008.
Com'è nella sequenza di un videogame: arriva un mostro, lo batti, ti rilassi, subito dopo arriva un secondo mostro... più grande del primo!
I miei appunti appaiono così, e i vostri?
La terza parte, "dove andiamo", non c'è bisogno di leggerla. Poco lontano.
dimostra forti lacune di geometria analitica.
qui invece azzeccò il supporto ma non il contenuto
insomma , non ne azzecca mai una