Tra ieri, oggi e domani almeno tre servizi funerari vengono officiati in diversi punti di Madrid per la signorina Erika Ortiz Rocasolano. I fatti li trovate qui, quo (notate la riverenza) e qua.
Poco meno di due mesi fa, a fronte della morte di Piergiorgio Welby, Gianluca aveva (a mio avviso piu' che giustamente) espresso il suo disaccordo di credente con la decisione della Chiesa cattolica di negare a Welby i funerali religiosi che dalla moglie e dalla madre del medesimo erano stati richiesti.
Confrontando i due episodi uno potrebbe avere l'impressione che la chiesa cattolica tratti diversamente le sorelle delle principesse dai cittadini comuni. Tre riti funebri da un lato, niente dall'altro. Questa impressione e' sia giusta che sbagliata. Nella sostanza, io credo, e' giusta. Ma e' sbagliata nella forma ,il che per la chiesa cattolica e' rilevante.
La chiesa proibisce ai corpi dei suicidi di ricevere il funerale religioso all'interno di una chiesa. Tale divieto e' stato rispettato sia nel caso di Welby che nel caso di Ortiz. Il corpo di quest'ultima e' stato cremato quasi immediatamente nel tanatorio di Tres Cantos (quartiere di Madrid) mentre un prete recitava un "responsorio", ossia delle litanie prese dai salmi. Gli altri due "funerali" tali non sono, non v'e' corpo (bella forza, direte voi, l'han cremato!) e non sono funerali, sono messe per l'anima di Erika Ortiz, messe alle quali assistono parenti ed amici e, suppongo, chiunque riesca ad entrare in chiesa. Di tali messe, son certo, se ne possono officiare quante si voglia anche per l'anima di PierGiorgio Welby.
Questi i fatti.
Nella forma perfetta uguaglianza. La chiesa cattolica ha formalmente trattato i due suicidi nella medesima maniera ed il principio e' salvo: niente funerale in chiesa consacrata per il suicida cosciente (vi e' ragione di credere Erika Ortiz fosse cosciente nel suicidarsi: ha lasciato cinque lettere di addio).
Nella sostanza chi legge le notizie ha un'impressione diversa. Mi sento di congetturare che mentre i familiari di Welby non hanno percepito il conforto ed il supporto della chiesa e della loro religione, i familiari della Ortiz tale conforto e supporto l'hanno percepito. Se uno ci crede, e costoro dicono di crederci, suppongo che tale differenza conti.
Io domando: di fronte al "Dio" nel quale i loro familiari credono, Welby e Ortiz sono stati trattati nella stessa maniera o diversamente?
Detto altrimenti, a "Dio" interessa la forma o la sostanza?
Non imposterei così la faccenda, certo è che il dibattito è aperto e complicato