Estraggo due pezzettini da un interessante articolo, a firma di Marco Imarisio, sul Corriere del 20 maggio 2006. Parla d'alcuni effetti collaterali, nella citta' di Torino, del caso Moggi-Juventus.
Marco Revelli è sociologo, [...] Ha una tesi. [Che personalmente trovo illuminante]
«L'élite di questa città ha una
logica da piccolo paese applicata ad una quasi metropoli. Il
maresciallo, il prete, l'industriale, si conoscono tutti, si tengono
assieme». La Famiglia non c'è quasi più, dice. Ma la deferenza verso il
blasone rimane: «La continuità della corte». L'esageruma nen, il «non
esageriamo» che era la traduzione volgare della sobrietà azionista,
secondo Revelli «viene inteso come fosse un motto per non farsi del
male». Revelli intuisce la scivolosità del concetto: «Per capirci: i
giudici torinesi sono dei galantuomini. Il condizionamento non è dato
dalla Juve, ma da questo clima di buon vicinato che sopisce tutto, una
gestione notabilare fatta da apparati diversi, dove il bon ton impone,
per non essere volgari, alti livelli di tolleranza». [...]
Acuta, a mio avviso, l'osservazione sul "buon vicinato": in Italia, quando rompi le uova nel paniere, ti spiegano che manchi di stile, che sei maleducato, che sei un "cavallo pazzo", che te la prendi (inutilmente) con uno/a che e' "tanto una brava persona". Insomma, la convivenza-connivenza fra elites che mai si faranno danno l'un l'altra - le radici dell'omerta' di massa - e' questione di classe, di bon-ton. Alla fin fine, frequentano tutti gli stessi salotti, siano essi buoni o televisivi.
Giuseppe
Marabotto [che, da quel che intendo e' un magistrato il cui nome e' apparso in una delle tante telefonate del Moggi] è stato appena trasferito dalla sua Pinerolo, nulla
a che fare con la telefonata con Moggi passata sui giornali. «Le élites
esistono dappertutto. Ma qui il mondo del calcio, quale ce lo
immaginavamo prima di queste rivelazioni, non ha mai creato problemi di
opportunità alla Procura. Mondi separati. È vero che ci si conosce e
frequenta tutti, ma non ci sono commistioni. I biglietti e le tute
omaggio non mi creano imbarazzo. Sono piccole cortesie, scandalizzarsi
è dare prova di un moralismo strumentale».
Osservare l'elegante linguaggio. Far presente che vi e' un conflitto d'interessi quando un magistrato accetta favori e doni da terzi, si chiama "moralismo strumentale." Chiedersi perche' un potente gruppo economico fa "piccole cortesie" a
magistrati e politici mentre invece non li fa a conduttori d'autobus ed
operai di fabbrica, e' segnale di cattivo gusto, di "moralismo
strumentale", appunto. Geniale, no? Non e' andato al classico per niente, e si vede.
alcuni conoscenti torinesi osservano che non e' un caso che questa cosa degli arbitri sia venuta fuori adesso, e trovano un collegamento con le olimpiadi invernali. Per la prima volta, torino non era piu' la citta' della fiat, ma la citta' delle olimpiadi. E pare che cio' abbia cambiato (magari anche di pochissimo) le percezioni dei torinesi.