Questa settimana: una visione negativa del buddismo tibetano; gli interessi sul debito pubblico italiano; le difficoltà di Obama; massimo rispetto per il compagno Bloomberg; i provvedimenti sulle finanze comunali; ancora sulla grottesca vicenda Tirrenia; relazione del Centro Studi Confindustria sul mercato del lavoro 2009 (pdf).
Buona lettura e buon fine settimana.
- Brendan O'Neill su Reason racconta di un suo viaggio in Tibet e di come il buddismo tibetano sia differente dalla versione soft venduta in occidente. La mia completa ignoranza sul tema mi impedisce di valutare la veracità dei suoi argumenti, ma la presa per i fondelli delle star di Hollywood è sicuramente divertente.
- Mario Seminerio discute la situazione degli interessi sul debito pubblico, da tempo ormai immemore mina vagante per le finanze pubbliche italiane. Come al solito, poco di cui rallegrarsi.
- Jay Cost su Realclearpolitics discute la caduta di popolarità di Obama e la sua strategia politica. Da leggere in preparazione delle midterm elections, con le quali a novembre si eleggerà una nuova camera dei deputati e un terzo (circa) dei senatori.
- Questo non sapevo se metterlo. Poi, dopo un vivace scazzo con Alberto durante una cena bagnata da forse troppo vino (e sicuramente troppo malvasia), ho deciso di metterlo. Qui trovate materiale addizionale. Giusto per sottolineare il punto, riporto l'inizio del Primo Emendamento, il più amerikano degli articoli della costituzione:
Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof
- Gilberto Muraro su La Voce discute i recenti provvedimenti licenziati dal consiglio dei ministri sul finanziamento dei comuni. Ho scoperto che la cedolare secca sugli affitti è un po' più complicata di quello che pensavo. Credo che, assumendo che questo governo resti in piedi, le prossime riforme federaliste avranno tutte questo tenore. Piccoli aggiustamenti al margine, a volte positivi a volte negativi, ma niente di trascendentale. Sullo stesso tema, ma destinato solo ai veri appassionati: l'ultima (voluminosa) relazione della Corte dei Conti sulle finanze locali (pdf).
- Andrea Giuricin su Chicago blog discute il fallimento della gara per la vendita di Tirrenia. E' farsa? E' tragedia? No, è entrambe le cose.
- Il Centro Studi Confindustria (pdf) ha pubblicato l'indagine sul mercato del lavoro nel 2009. Vi si afferma che il 60% dei lavoratori riceve ''premi'', ossia ha una parte di retribuzione variabile. Pensavo fosse connesso agli sgravi fiscali, ma poi ho visto che vengono dati più frequentemente ai livelli salariali più alti, dove gli incentivi fiscali non ci sono. Qualcuno conosce meglio di me com'è la storia?
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Mesi fa parlando con mio fratello (operaio dell'ENEL) ho scoperto che una considerevole porzione del suo stipendio è "variabile" (vado a spanne, ma mi pare fosse notevole, 20-25%, più tardi ri-chiedo e correggo). Da quel che ricordo, era una pletora di premi-produttività e addizionali calcolata soprattutto sul risultato della sua squadra. L'impressione che ricavai era che non fosse tanto dipendente dal suo risultato personale, e che le addizionali venissero distribuite un po' a pioggia.
Insomma non conta che parte della retribuzione sia "variabile" ma quanto, alla fine della fiera, vari la parte variabile fra chi lavora e chi non lavora. Io suppongo non sia granché.
Anche a me il 25% sembra abnorme, specie per l'ENEL. Da quello che ho visto io, nel privato il variabile sta tra il 10 e il 20% della retribuzione totale, nel pubblico tendenzialmente molto meno, al massimo il 10%.
La valutazione puo' essere parecchio complessa e divisa in varie parti, ma le componenti piu' comuni sono il giudizio che il capo da' di te e il numero di ore fatturate (per il pubblico, le ore di straordinario).
In realta' il variabile in genere sarebbero i premi di produzione previsti dai CCLN, che si usano per "sistemare" il bilancio temporaneamente o per risparmiare sulle tasse quando paghi i dipendenti.