L'Italia produce poca ricerca. Qualche dato in più

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Stimolato dal dibattito fra Bisin/De Nicola e De Nicolao del gruppo ROARS, sono andato a controllare qualche dato, che vi voglio mostrare. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, il tema del confronto è la produttività della ricerca in Italia. Bisin/De Nicola hanno sostenuto su Repubblica che in Italia si fa poca ricerca. De Nicolao ha risposto su ROARS che il fatto non sussiste perché l'Italia è attorno al settimo-ottavo posto al mondo se si guarda al totale di articoli pubblicati o di citazioni agli articoli pubblicati da istituzioni italiane.  

La retorica del gruppo ROARS è che in Italia tutto sommato di ricerca in università se ne fa abbastanza, e che se si vuole fare meglio basta spendere di più, visto che (secondo loro), la spesa non è poi molto alta se confrontata a quella di altri paesi simili. Tralascio la questione della spesa (e' discussa un po' nel post di Alberto) e mi soffermo sulla produzione scientifica. 

Ho scelto di usare i dati utilizzati dal gruppo ROARS, che non sono ottimali perché includono tutte le pubblicazioni prodotte da istituzioni italiane, CNR compreso. Se si vuole valutare la qualità della ricerca universitaria, andrebbe contato solo il prodotto dei ricercatori e docenti universitari, cosa non facile da farsi.  Voglio comunque argomentare che, anche guardando ai dati da loro usati, la posizione dell'Italia non è poi cosi buona come sembra. 

La cosa che ha più solleticato la mia curiosità è il fatto che nella prima tabella di De Nicolao viene mostrato l'elenco delle nazioni ordinate per il totale delle pubblicazioni. In effetti l'Italia è ottava in quella tabella. Ma che senso ha confrontare l'Italia con la Svizzera, che ha un ottavo della popolazione ed un sesto del PIL? La Svizzera, in quella tabella, è 16esima, ben ultima fra i paesi visualizzati. Se non ricordo male, è invece al primo posto per numero di premi Nobel per capita. Non è chiaro cosa entri nella funzione di produzione della ricerca, ma in prima approssimazione risorse disponibili (PIL, grosso modo) e popolazione (per far funzionare i laboratori) sono un input necessario. Come usa queste risorse l'università Italiana in rapporto agli altri paesi? 

Per rispondere a questa domanda, ho calcolato quanta ricerca si produce nei vari paesi rispetto al PIL e alla dimensione della popolazione usando gli stessi indicatori usati da De Nicolao (SCIMAGO). Ho raccolto dati per i 40 paesi che producono più articoli in valore assoluto. La tabella sottostante mostri i risultati (cliccare per fare apparire una versione più grande della figura). I risultati principali sono nelle colonne K, N, P ed R (a sinistra di esse, la posizione in classifica della rispettiva variabile.

I dati sono informativi e rivelatori. In testa al gruppo si trova proprio la Svizzera, che era ultima nella tabella mostrata dall'articolo su ROARS. Nel gruppo dei 40 paesi (e presumibilmente fra tutti i paesi al mondo), l'Italia è 23esima nel rapporto citazioni/PIL, 30esima nel rapporto articoli/PIL, 23esima nel rapporto citazioni/popolazione, e 20esima nel rapporto citazioni/popolazione. La tabella è ordinata nella variabile a me preferita, citazioni/PIL ma la sostanza è simile per quanto riguarda le altre variabili. Il foglio con i dati è disponibile su google drive

produttività nella ricerca in 40 paesi 
(cliccare la figura per ingrandire)

Un altro aspetto interessante è l'elenco di paesi che stanno sotto l'Italia. Ad eccezione del Giappone, tutti i paesi industrializzati e di livello economico - culturale equivalente a quello Italiano (o almeno al quale aspiriamo) stanno sopra l'Italia. A questi, vanno aggiunti, sempre sopra l'Italia, paesi come Grecia, Singapore, Ungheria, Nuova Zelanda, Irlanda. Tutti dei bei posti dove vivere, per carità, ma non sulla punta di ogni lingua quando si menziona l'ultimo farmaco scoperto, o l'ultimo teorema dimostrato. Da notare anche che gli USA, pur avendo il valore assoluto più alto (e di gran lunga) di articoli e citazioni, non si classificano molto bene. Sarebbe interessante approfondire, e lo faccio un po' sotto in un'appendice piu' tecnica. 

Questi risultati prestano il fianco al chiodo fisso di ROARS, e cioé che in Italia si spende troppo poco in ricerca. Questa osservazione va criticata con un'analisi più approfondita, usando dati che tengano conto sia del prodotto che della spesa del sistema universitario (come suggerito nel primo thread di commenti all'articolo di De Nicolao). Sulla questione della spesa, torneremo. Tuttavia, mi sembra di escludere che, in prima approssimazione, l'Italia produca ricerca alla pari dei maggiori paesi industrializzati, e l'onere della prova credo spetti a chi vuole dimostrare il contrario. Questo non significa che in Italia non si faccia ricerca. Di centri di eccellenza e ricercatori bravi ce ne sono. I colleghi di ROARS probabilmente sono fra questi, e qualche volta farebbero bene a guardare oltre i confini dell'oasi in cui si sono appartati e osservare il deserto che sta attorno. 

Il messaggio e' questo. Il resto del post presenta un angolo da cui guardare ai dati un po' piu' tecnico che potete tranquillamente saltare se siete soddisfatti, perche' conferma sostanzialmente quanto detto sopra.

Immaginiamo di prendere sul serio il modello immaginato sopra, e cioe' che la produzione di articoli e citazioni venga da due fattori: individui che fanno ricerca (la popolazione di un paese), e risorse che ciascuno di questi individui possiede in media, che approssimiamo con il PIL pro capite. Ovviamente la ricerca la fanno i ricercatori e le risorse dovrebbero essere solo quelle a loro disposizione, ma usiamo queste in prima approssimazione per vedere se davvero l'Italia non fa malaccio usando queste variabili. 

Immaginiamo anche che la relazione fra queste variabili sia lineare, e cioe' che ogni individuo in piu' produce (sempre in media) la stessa quantita' pa di articoli e pc di citazioni, e che ogni dollaro pro capite produca la stessa quantita' da di articoli e dc di citazioni. Con i dati mostrati sopra si possono calcolare, in media, quanto produttivi siano la popolazione ed il PIL pro capite, e quanto i vari paesi si discostino da questa media, in positivo o negativo.

Formalmente, ho calcolato una semplice regressione di articoli e citazioni su popolazione e PIL pro capite, per poi calcolarne e raffigurarne i residui. Non riporto in dettaglio i risultati della regressione perche' dimostrano semplicemente che sia PIL pro capite che popolazione contribuiscono positivamente (e in modo statisticamente significativo) sia alla produzione di articoli che citazioni. Riporto invece le figure dei "residui", e cioe' di quanto ciascun paese si discosta dalla "media" di quanto PIL pro capite e popolazione contribuiscono negli altri paesi. Le due figure sono qui sotto (anche in questo caso, cliccare per visualizzare una versione ingrandita). 

La figura innanzitutto rende giustizia a USA e UK, che sembrano usare le loro risorse molto piu' efficientemente degli altri paesi.  L'Italia si trova al 16esimo posto nei residui degli articoli, con residui leggermente positivi, e al diciannovesimo posto nei residui delle citazioni, con residui leggermente negativi. Da notare che residui negativi li hanno solo paesi grandi e poveri (cina, india), o paesi piuttosto piccoli, con l'eccezione dell'Australia. Paesi come Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti fanno molto meglio dell'Italia.

Direi che l'immagine dipinta dalla tabella sopra è sostanzialmente confermata: l'Italia non sta usando bene le proprie risorse umane ed economiche, certamente non alla pari dei paesi che dovrebbe aspirare di imitare. E' possibile che questo sia dovuto ad una scarsa spesa per la ricerca, ma io sospetto questo sia invece dovuto soprattutto ad una cattiva ripartizione di questa spesa. 

I dati del PIL pro capite si riferiscono al 2000, e sono PPP-adjusted (fonte: Penn World Table). I dati sulla ricerca sono gli stessi usati da De Nicolai e li ho scaricati da qui

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