Bob the Builder for president

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Dove stanno andando gli USA, e perché?

La vicenda dei

discorsi dal pulpito di Trinity Church dei pastori Wright e Pfleiger aveva posto

il neo-candidato Barack di fronte all'alternativa di dichiararsi persona

distratta o razzista. Come spiegare altrimenti l'inconsistenza fra l'audacità

della speranza e stare a sentire per vent'anni affermazioni sugli italiani del

tipo "guardavano dall'alto del loro naso d'aglio'', o "linciaggio in puro

stile italiano'', fatte del suo grande amico Jeremiah?

Quale prima linea

di difesa Obama aveva adottato, si sa, la linea dell'incapacità mentale: "Questo non è il Wright che conosco''. La videnda del palazzinaro Rezko, suo

grande amico e finanziatore recentemente condannato per frode, lo ha posto di

fronte alla alternativa di dichiararsi persona distratta o corrotta. Ha scelto

per il momento ancora una volta di dichiararsi persona incapace: "Questo non

è il Rezko che conosco''. Ma chi è, allora, quello che gli ha fatto comprare la

mansion a Chicago con uno sconto di 300 mila dollari?

Le due vicende mi

inducono a due riflessioni più generali:

1. Il partito

democratico, dopo le due sconfitte elettorali 2000 e 2004 e la ghiotta

occasione della guerra, si sta spostando a sinistra su posizioni pre-Clinton. È

il partito di Nancy Pelosi, Howard Dean e ora Barack Obama. Vediamo se succederà

anche in Italia.

2. Forse è il

momento di rivedere le teorie sul comportamento politico degli elettori basate

solo sulla scelta razionale di interessi economici. Nel quartiere in cui vivo a

Minneapolis, benestante e liberale, non c'è neanche un nero (perché non

sarebbe bene per il valore degli immobili) ma ci sono tanti cartelli per Obama.

E ci sono signore bionde con occhi azzurri, sandali ecologici e Prius nel

garage, che vanno in giro con i grandi bottoni azzurri con le onde. Forse non

sanno che Obama li tasserà? Certo che sì. Ma come la Prius e i sandali, il

bottone è la dimostrazione della loro superiorità sugli altri. Il bottone

stà lì a dire: "Guarda come sono lungimirante e generosa'". Una forma di

conspicuous consumption.

Ma chi è Bob the

Builder? Chi ha un bambino cresciuto negli USA lo sa: è l'idolo dei bambini

americani di 3 anni, che canta l'inno pieno di speranza "Can we fix it? Yes we can!!!''

Non state a sentire chi vi dice che Obama lo slogan l'ha copiato da una canzone

dell'United Farmer Workers. L'ha copiato da Bob the Builder.

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Commenti

Ci sono 32 commenti

 

Forse è il

momento di rivedere le teorie sul comportamento politico degli elettori basate

solo sulla scelta razionale di interessi economici.

 

O forse no. Semplicemente tanta gente potrebbe credere che sia piu' razionale spendere piu' soldi in tasse ma vederli utlizzati per qualcosa di diverso dalla guerra in medio-oriente (iraq o iran che sia); o credere che sia razionale riformare il sistema sanitario a costo di pagarlo di piu'.

Del resto sono in tanti ad essere contrari alla gas tax holiday negli usa o addiritura all'abolizione dell'ici in Italia. Li chiameresti irrazionali?

Un inciso: per deformazione professionale (e non solo) sono un grande sostenitore di behavioral economics e grande avversario dell' homo economicus - cio' non toglie che son convinto che quando si prendono decisioni politiche, specialmente sul lungo termine,  sia molto difficile capire quanto si e' razionali o irrazionali.

 

 

 

 

Forse la perplessità espressa da Giorgio Gilestro deriva proprio da un'eccessiva pratica con la behavioral economics : quando si dà troppo credito all'idea che gli operatori economici siano poco razionali non si sa più come distinguere chi è razionale e chi non lo è.  

 

La modestissima regola del sottoscritto e': buttateli fuori, al piu' presto possibile.

Considerato che Gop e' al governo (degli Stati Uniti) da otto anni, non vedo proprio perche' sia irrazionale cacciarli nei loro campi da golf. Il potere corrompe, il potere ininterrotto marcisce.

Non ho ben capito qual sia l'obiezione a cio'.

A scanso di conflitti di interessi, non voto in nessun paese dal 1983. Ho rotto la mia regola in due occasioni per quistioni di emergenza.

 

 

come se non avessimo mai sentito parlare dei "latte liberals".

 

Noantri de Berghem no zavemo gnente de "latte liberals" ... Chi zei? Cosa fai?

 

Il punto 2... Non credo chi possiede SUV, casa sovradimensionata e schermo al plasma 1,5mx2m abbia grosse preoccupazioni sulla tassazione. Forse e' piu' preoccupato per la vergogna che prova ogni giorno nell'essere americano?

Forse si: la vergogna e' un impulso ben piu' urgente del voler apparire lungimiranti e generosi.

 

 

Il punto 2... Non credo chi possiede SUV, casa sovradimensionata e

schermo al plasma 1,5mx2m abbia grosse preoccupazioni sulla tassazione.

 

In realta' si', ma questa e' semmai una ragione in piu' per votare Obama. E la ragione e' legata all'equivalenza ricardiana: solo una persona estremamente miope guarda solo alle tasse presenti ignorando quelle future. Il problema e' la spesa pubblica, che l'amministrazione Bush ha espanso in modo indecente, anche a prescindere dalla sciagurata avventura militare in Iraq: il decreto Medicare del 2003 e' un altro esempio lampante. La spesa determina le tasse e/o l'inflazione di domani, che colpiscono precisamente chi ha alti redditi e capitali. Per lo meno, Obama sostiene di voler terminare l'avventura irachena (il cui risultato principale e' stato quello di fare un favore strategico all'Iran): questo da solo gia' ridurrebbe il fabbisogno di un paio di miliardi di dollari al mese.

 

C'e' una semplice e razionale spiegazione di quello che dice Enzo. Storicamente, guerre a parte dove valgono altre considerazioni, le amministrazioni repubblicane sono quelle sotto le quali la spesa pubblica federale e' aumentata piu' copiscuamente. Poi, vabbe', da bravi chiacchiere e distintivo son tutti bravi a dire giu' le tasse (e quindi le entrate), ma di intaccare la spesa pubblica non ci pensano proprio e ricorrono al deficit spending, o al limite se ne ricordano della spesa pubblica solo quando c'e' un'amministrazione democratica. Altro che lato della spesa, sono Old Keynesians DOC.

 

ja,

1 il trend e' positivo, no matter what. la spiegazione e' semplice: gli entitlements creati (soprattutto) dalle amministrazioni democratiche negli anni '30 e '60, invecchiamento della popolazione ed estrema difficolta' ad abbattere i programmi pubblici una volta che sono stati creati.

2 l'unico democratico che ha tagliato la spesa e' stato Bill e lo ha fatto con congresso repubblicano, contract with america e in pieno boom IT.

 

 

Ho letto le prime dieci pagine di Becker Social Economics. Beh, non é pensabile che chi vota dem lo faccia perché gli conviene socialmente - cioé perché sta in ambienti nei quali votare dems é trendy e quindi ti puó facilitare la vita, la carriera, etc. In altri termini, il costo marginale di avere obama presidente (e quindi votarlo = piú tasse) é inferiore ai guadagni marginali (piú carriera, etc.) che se ne possono ricavare.

Sembra assurdo? A me no. In piena razionalitá, qualcuno potrebbe dire che converrebbe votare Rep e poi dire di votare Obama. Ma a quel punto si saprebbe che la gente mente... e quindi il sostenere Obama perderebbe valore...no?

Ovviamente non so cosa dica becker nel resto del libro, ma dalle prime dieci pagine ho capito che il nostro va in questa direzione.

se ho detto una cagata, ditemelo.

aa

 

 

http://www.nytimes.com/2008/06/09/opinion/09krugman.html?ref=opinion

 

...ehm... again!  :)

 

The problem, I believe, is that even Democrats have bought into the underlying premise of the Bush years — that the best thing you can do for American families, or at least the only thing that can win their votes, is to give them a tax break.

 

Da:  http://www.nytimes.com/2008/06/16/opinion/16krugman.html?ref=opinion

 

E' questo il nome del consigliere  economico di Obama.

 

L'Economist di settimana scorsa aveva un articolo sugli uomini del (forse futuro) presidente:

http://www.economist.com/world/na/displaystory.cfm?story_id=11551686

Anche il dipartimento nel quale ha preso il PhD festeggia:

http://www.economics.harvard.edu/news/21