Passaparola
In quali regioni italiane si fa più ricerca?
In quali regioni italiane si fa più ricerca?
La migliore (e naturalmente la peggiore) ricerca economica italiana.
Appare oggi su La Repubblica un articolo intitolato Allarme Fmi: “Crescita delle disuguaglianze dove il sindacato è più debole”, così riassunto nel sottotitolo:
Uno studio realizzato dal Fondo monetario internazionale ribadisce l’importanza di un forte potere contrattuale dei lavoratori per mantenere equilibri economici più sostenibili
L’articolo in questione è completamente fuorviante.
A seguito dell’articolo sui “brevetti generalizzati” abbiamo ricevuto svariati commenti e segnalazioni di casi “esemplari”. Un paio li abbiamo messi come commenti all’articolo in questione ma il presente, più dettagliato, ci pare meriti un post a parte. Riportiamo qui un documento ricevuto alcuni giorni fa da un gruppo di ricercatori dell’ ENEA, l’ente pubblico di ricerca sull’energia.
Tempi duri per gli economisti. La nostra professione non è mai stata tanto amata, per mille ragioni. Molte di esse son risibili o frutto di incomprensione delle questioni economiche o, peggio ancora, prodotto dell’eterno sogno di un mondo in cui vi sia il free lunch. Ma alcune critiche dall’interno, contenute in due recenti articoli di Luigi Zingales, le condivido da tempo ed approfitto dell’occasione per discuterne.
Abbiamo ricevuto in redazione la seguente richiesta:
Buongiorno,
sono uno studente magistrale in Scienze economiche in un’università italiana. Mi piacerebbe molto fare un phd in economics una volta presa la laurea, possibilmente fuori dall’Italia. Ho iniziato a guardarmi intorno e vedo come sia difficile orientarsi, capire la qualità del corso, quanto si è seguiti, la qualità dei docenti, lo stile di vita che mi aspetta durante il phd. Vi scrivo per chiedere un articolo sulle vostre esperienze di vita da studenti phd, consigli su quanto e dove applicare in Europa e America, le difficoltà iniziali di adattamento che avete avuto, se ne avete avute e in generale quello che crediate sia importante trasmettere a riguardo, se ne avete voglia.
Rispondo volentieri.
Il ministro della pubblica istruzione ha annunciato un nuovo piano per l’università.
Alcuni giorni fa, l’Agenzia per la Valutazione dell’Università e la Ricerca (ANVUR) ha pubblicato i risultati della valutazione della qualità della ricerca italiana (VQR), riferiti al periodo 2004-2010. E’ un lavoro monumentale, che merita un’analisi approfondita. I giornali ne hanno parlato relativamente poco per la concomitanza nel tempo dell’affaire Kazako, ma i dati sono disponibili in rete (www.anvur.org). In questo post, si forniscono le informazioni essenziali per far comprendere i meccanismi di valutazione ed i loro limiti a chiunque voglia andare oltre una lettura superficiale delle classifiche.
Ancora un contributo sull’Universita’
La Newsletter di dicembre 2012 dello European Research Council (ERC) fornisce dati utili per confrontare la performance delle “eccellenze” accademiche all’interno dell’Unione Europea. L’Italia, manco a dirlo, non fa una bella figura. Anzi fa una doppia brutta figura.
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