Ex Kathedra
Si discute molto sul finanziamento all’Università, ma con pochi dati. Questo post ricostruisce l’andamento della spesa in termini reali dal 1980 al 2009 e dimostra…
Si discute molto sul finanziamento all’Università, ma con pochi dati. Questo post ricostruisce l’andamento della spesa in termini reali dal 1980 al 2009 e dimostra…
Un altro caso di mala-università. Ha più di un mese, ma lo ri-racconto proprio perché non cada nell’oblio. Vedremo se gli interessati diranno qualcosa. Ministro Gelmini, che ne pensa? Economisti italiani, potreste trovare cinque minuti per dire la vostra?
Particolarità procedurali e l’esito di un concorso per trasferimento nella mia facoltà hanno suscitato alcune perplessità sulla stampa. Ho vissuto questa vicenda dall’interno e la considero emblematica dello stato attuale, e presumibilmente futuro, dell’università italiana. Vorrei commentarla in questa ottica, e aggiungere una piccola testimonianza.
A me i peperoni piacciono follemente, ma non li digerisco. E quando non digerisco, faccio incubi terribili. Ho sognato di nuovo il Milanese, il Ministro ed il Burocrate che parlavano di università. Questa volta il Milanese, di spalle, usava Power Point per una presentazione. L’incubo è stato peggiore del precedente, ma non preoccupatevi, questa volta c’è il lieto fine.
Ieri sera ho mangiato troppo e stanotte ho avuto un incubo. Ho sognato il ministro Gelmini. Parlava con altre due persone. Uno era un burocrate, forse il capo di gabinetto, l’altro era nell’ombra, di spalle. Parlava con un accento da milanese molto ben educato all’estero. Non mi ricordo tutto, alcune parole mi sono sfuggite, ma più o meno si son detti questo.
E’ bene fondare una valutazione del disegno di legge sull’università, presentato in Consiglio dei ministri e avviato all’iter parlamentare, sui seguenti tre quesiti:
1. Quale è l’ispirazione del progetto?
2. Quali sono gli obiettivi?
3. Quali sono le linee strategiche verso quegli obiettivi e gli eventuali vincoli percepiti?
Rispondere ai tre quesiti consente di chiarire i limiti del disegno di legge e le correzioni di rotta necessarie.
Come sanno bene gli esperti di “marketing”, la parola “nuovo” è tra le più efficaci per pubblicizzare un prodotto. Non meraviglia quindi che l’ufficio stampa del Ministero dell’Istruzione, l’abbia usata generosamente, alla fine di luglio, per pubblicizzare il “nuovo sistema di finanziamento” delle università messo a punto dal Ministro Gelmini, ed applicato per l’anno 2009. In realtà non è affatto nuovo un sistema che prevede di distribuire una “quota” del finanziamento sulla base di criteri oggettivi, e la quota complementare su base “storica”, in proporzione al finanziamento dell’anno precedente. E’ quanto previsto da una legge del 1993 che è stata applicata, più o meno coraggiosamente, a partire dal 1995. Quest’anno la “quota” non distribuita su base “storica”, che la legge chiama “quota di riequilibrio”, è stata del 7%, più di quanto previsto negli anni immediatamente precedenti, meno però della “quota” del 1998 che era il 9%. Che cosa c’è allora di nuovo nella distribuzione targata Gelmini del finanziamento universitario?
Non stiamo discutendo di economia, ma di fondi all’università … il 23 Agosto? Ebbene, sì!
Il recente disegno di legge Gelmini sulla riforma universitaria non va approvato così come è. A causa dell’assenza dei giusti incentivi a generare ricerca che lo caratterizza, tra i suoi costi più evidenti ci sarà quello di avere rinviato a chissà quando un cambiamento dell’Università italiana che è invece potenzialmente raggiungibile.
Quali sono gli standard minimi per diventare ricercatore, professore associato o professore ordinario? Questa domanda è stata posta dal Ministro Gelmini al CUN. Purtroppo, il CUN ha risposto.
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