Violenza e indifferenza a Napoli

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Alcune considerazioni sul filmato ritraente l'omicidio di camorra e sulle reazioni allo stesso.

Dice Maroni, dalle pagine del corriere.it, che lui il video dell'omicidio di camorra non l'avrebbe fatto girare. Dello stesso avviso è Vincenzo Vita del PD, mentre la pensa diversamente la Carfagna (entrambi qui, sempre corriere.it). Chi ha ragione, e perché?

I punti a favore o contro il video sono sostanzialmente due, entrambi basati sul fatto che diffonda un'idea di Napoli scorretta o, per lo meno, inutile.

Punto 1: La violenza da far west:

 

[Maroni:] Prendo atto della decisione della procu­ra ma spero che non sia necessario ripetere l’esperimento. Sono immagini scioccanti: hanno dato l’idea di una città, Napoli, ben diversa dalla realtà. Purtroppo c’è anche il crimine ma la città è certamente diversa

 

Cosa intende dire Maroni? A mio avviso l'idea che si fa - anzi, riconferma - il lettore medio è che a Napoli sia relativamente semplice trovarsi in pieno giorno in una scena da peggior film di Tarantino. Esecuzioni di fronte ad un bar rionale, circondati da famiglie che prendono il gelato. Fanno contorno: la signora che sogna di fronte ad un gratta e vinci, il venditore ambulante di sigarette di contrabbando, il killer che fa le corna. È un'idea sbagliata? I numeri ci dicono, da anni, che la provincia di Napoli detiene il record, in Italia (ed, a tratti, in Europa) per numero di omicidi. A livello regionale, la Calabria vince per numero di omicidi rapportato alla popolazione - Istat.

AnnoOmicidi (NA)
2000118
200180
200263
200383
2004139
200590
200697
2007109
200865
200959 (provvisori)
fonte: wikipedia

Il 2004 è l'anno dell'ultima guerra di Camorra. Più morti del 2004 si sono avuti soltanto negli anni 1991 e 1992 (258 e 179 omicidi rispettivamente - 141 nel 1996, dati della prefettura, tab. 13). La media del 2009 è di un omicidio ogni 5 giorni - considerando che la maggior parte dei delitti violenti avviene probabilmente nei quartieri meno agiati, non siamo lontani dal dire che scene come quelle viste nel video sono la normalita' in certe aree di Napoli.

Dobbiamo fare finta che non lo siano? Se vivessi a Napoli farei di tutto per urlare al mondo le condizioni in cui mi trovo a vivere. Nascondere la testa sotto la sabbia, a che serve, ministro Maroni? Ad incentivare il turismo, forse? Ad occultare che l'operazione "esercito in città" (o come si chiamava) è stata solo propaganda e che, almeno a Napoli, l'esercito presidia al più i monumenti che nessuno ha intenzione d'uccidere? Del resto la coscienza collettiva è l'arma migliore per ribellarsi alla violenza della criminalità organizzata e la camorra questo lo sa bene. Come testimonia Roberto Saviano, apparentemente.

Punto 2: L'indifferenza della gente

Il secondo punto si riferisce ad un episodio particolare che si vede nel video. Una donna si avvicina al cadavere e lo scavalca, come se nulla fosse accaduto. Ne parla Maroni, dopo la domanda del giornalista:

 

E l’indifferenza dei passanti?
«Il coraggio non è un obbligo. Ma è an­che inaccettabile che uno scavalchi un cada­vere come se non fosse successo niente. L’indifferenza è una fatto altamente negati­vo perché noi possiamo catturare pure tan­ti latitanti, e lo stiamo facendo, ma la guer­ra contro la mafia si vince anche sul piano culturale. Purtroppo, la reazione civile è molto tiepida ma questa è questione che non può risolvere il ministro dell’Interno».

 

Si riferisce a questo episodio, qui da repubblica e così da corriere:

 

Dopodiché l'indifferenza. Una donna arriva a tirare la camicia del morto. Vuole vederlo in volto e gli alza persino il capo. Forse vuole sincerarsi che non si tratti di un conoscente.

 

Che senza cuore! Peccato che i fatti non stiano così! Se ne è accorto Giacomo Rondina che mi segnala:

 

[...]c'è una sequenza di foto in cui c'è una signora che "prima passa sul cadavere come se niente fosse" e poi "torna indietro per vedere se è morto".

Accanto al link di questa sequenza di foto c'è il filmato in completo. Dal filmato in completo si vede che la sequenza di cui sopra è invertita. La donna prima si avvicina di fretta a vedere se è morto e poi non sapendo dove andare lo scavalca forse per chiedere aiuto a qualcuno.

 

Insomma, la donna, come si vede dal filmato integrale qui sul sito del corriere, ad un minuto e venti dalla fine (a proposito, solo io trovo la pubblicità prima del filmato di cattivo gusto?) si avvicina e vede un uomo in terra. Che si fa in quelle situazioni? Si controlla come sta: è svenuto? Dorme? È morto? Lei lo gira e quando vede la pozza di sangue panica e si guarda in giro per attirare l'attenzione.

Insomma: forse non il ministro dell'Interno ma i giornali possono aiutare a combattere l'indifferenza. Come? Sensibilizzando l'opinione pubblica (Punto 1) e raccontando davvero come stanno le cose (Punto 2), tanto per incominciare.

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Commenti

Ci sono 41 commenti

(a proposito, solo io trovo la pubblicità prima del filmato di cattivo gusto?)

Non dovrei dirlo ma  che dire di googleads che mi propone "Bed&Breakfast in Naples" e "Berlusconi e Noemi" mentre leggo il pezzo? 


Ho pensato la stessa cosa...

 

Non dovrei dirlo ma  che dire di googleads che mi propone "Bed&Breakfast in Naples" e "Berlusconi e Noemi" mentre leggo il pezzo?

 

La scelta dei googleads da visualizzare e' operata automaticamente da un algoritmo basato sulla rilevanza di parole chiave col contesto (e suppongo che "Napoli" sia una di quelle per l'ad relativa a Berlusconi e Noemi). Il risultato potra' essere di cattivo gusto, e come sempre correlation does not imply causation, ma fa pensare che un semplice algoritmo noti associazioni tra esecuzioni sommarie di malavita e ambienti dove si passano figlie minorenni al boss del momento. Che la "nuvola" di Google stia evolvendo un senso morale?

Giusto essere impietosi con questi episodi!

Giusto sbatterli in faccia ad un Sud (tutto il Sud, chè Napoli è solo la capitale dello sfascio, con ramificazioni ben distribuite) che spaccia la sua incapacità di crescere economicamente e culturalmente con l'idea che nel meridione valgano valori più profondi e umani della ricchezza e del lavoro fine a se stesso. Adesso tutto il mondo può vedere qual'è l'umanità peculiare di noi meridionali, la nostra umanità calda e mediterranea...non c'è che dire! Abbiamo voglia a cantare Era de Maggio, tanto la musica vera è un'altra: tintinnare di bossoli caldi sull'asfalto e sirene ululanti... e su tutto, il silenzio dell'omerta di sempre della gente.

A proposito, date un'occhiata qui: mica voi avete questo scenario quando uscite dai grattacieli amerikani! Eh, come si vive nel meridione non si vive altrove, c'è una qualità della vita (e della morte) sconosciuta altrove....

 

che spaccia la sua incapacità di crescere economicamente e culturalmente con l'idea che nel meridione valgano valori più profondi e umani della ricchezza e del lavoro fine a se stesso

 

Scusami, ma questo dove l'hai letto o sentito?

...mentre lo spot è  c l a m o r o s o !  Manca solo pulcinella...

Dal momento che il sito si chiama noise from Amerika credo valga la pena ricordare che anche Napoli, sicuramente una delle città più violente d'Europa, è una città molto sicura se confrontata a qualunque citta USA. Prendendo il 2004 come anno di paragone (il peggiore per Napoli), a Napoli ci sono 4.9 omicidi per 100k persone, a NY 7.0, Chicago 15.5, Washington D.C. 35.8.

L'articolo dice:

 

A mio avviso l'idea che si fa - anzi, riconferma - il lettore medio è che a Napoli sia relativamente semplice trovarsi in pieno giorno in una scena da peggior film di Tarantino.

 

Se Napoli è un film di Tarantino, Chicago cos'è? Come fa la gente a viverci ancora, che fa pure freddo? Insomma, almeno per quanto riguarda il capitolo omicidi, tarantella, pizza e sole la pubblicità non è affatto fuori luogo.

 

(Cavolo, Marco... da un post all'altro... penserai che oggi ce l'ho con te!  :D)

Aridanga con le statistiche che mostrano che "Maroni sbaglia".

Ma lui non vuole contestare le statistiche che fanno di Napoli una città molto violenta. Lui dà semplicemente voce a quel 60% di italiani (e non so quanti napoletani, ma forse la stessa proporzione) che non vuole dare risalto a questo tipo di realtà. Perché la considera inevitabile e in qualche modo tollerabile (cfr.le agghiaccianti dichiarazioni della moglie del morto ammazzato). Dal punto di vista politico, non fa una grinza (e infatti anche da sx gli hanno fatto eco). Dò agli elettori quello che mi hanno chiesto di dargli (BS docet): bugie e testa sotto la sabbia. Più il bubbone è enorme, più facciamo finta di niente. Su nFA si addita spesso il governo come colpevole del declino italiano, ma in Italia non c'è mica un'élite che esprime la classe dirigente: il marcio sta nell'elettorato, nella società di cui il governo è espressione diretta, senza mediazioni.

 

Se vivessi a Napoli farei di tutto per urlare al mondo le condizioni in cui mi trovo a vivere.

 

Non è l'atteggiamento del napoletano mediano, mi sembra.

 

 

 

Su nFA si addita spesso il governo come colpevole del declino italiano, [...]

 

Non sempre :-)

Anzi, direi che sulla questione "Sud" raramente additiamo il governo (del momento) come responsabile.

 

[...] ma in Italia non c'è mica un'élite che esprime la classe dirigente: il marcio sta nell'elettorato, nella società di cui il governo è espressione diretta, senza mediazioni.

 

Non so. Davvero tu così credi? Mi incuriosisce questa teoria della casta come espressione diretta del "paese popolare" invece che delle elites. Secondo te come funziona, storicamente parlando? Chiedo seriamente, non sto facendo ironia.

Io ho l'impressione opposta: che le elites, o la unica e poliforme elite, esista, sia solidissima e sia un filtro storicamente perfetto nel suo "gattopardismo carciofesco" (è vero, il "carciofesco", che si riferisce ad una teoria personale di come l'elite italiana "assorba" le possibili alternative o minaccie, dovrei chiarirla ma ora non ho tempo ... scusa).

Anyhow, sia chiaro che nella sostanza condivido quanto scrivi. Ma mi sorprende l'idea delle elites che non governano: tutti coloro che conosco, che vivono in Italia e che fanno parte delle elites vogliono, per quanto lo neghino, diventare deputati, senatori, ministri. Ho visto gente insospettabile fare cose veramente indegne e ridicole per arrivarci ...

 

L'indifferenza delle persone è originata senza dubbio dall'alta probabilità di essere perseguitati e uccisi dalla camorra. Mi spiego meglio, qualora qualcuno presente in "zona omicidio" fosse intervenuto anche solo per chiamare un'ambulanza o una pattuglia dei carabinieri si sarebbe trovato, sicuramente (ripeto sicuramente), minacciato insieme con la sua famiglia...da chi? Ma dai camorristi ovviamente, quelli cattivi si intende. 

Questo comportamento in un mondo ideale e normale sarebbe giusto? No!! A maggior ragione questo comportamento a Napoli (città devastata dalla camorra) non è giusto, perchè deve essere la gente comune, di quartiere per intenderci, ad intervenire in questi casi. 

Tuttavia, sappiamo noi Italiani che la normalità non ci appartiene. Non pensiamo neanche che il nostro paese viva in una condizione di paese ideale, tutt'altro. 

Io vivo a Napoli da 3 mesi (non sono napoletano) e da 6 anni vado e vengo dalla città partenope, le persone qui sanno fare comunità (come non si vede da altre parti), esiste il senso di unità e di aiuto reciproco, ve lo assicuro! Ciò nonostante, in casi come questi il napoletano medio (che a mio modo di vedere non ha grande cultura e in alcuni casi non rispetta le norme) tradisce le qualità che lo contraddistinguono per trasformarsi in una persona dal cuore freddo che pensa a se stesso e alla propria famiglia. Allo stesso modo, anche il napoletano altolocato (spesso accanito cultore di arte e conoscenze varie, civile e rispettoso delle regole, come i settentrionali medi) avrebbe reagito allo stesso identico modo.

Purtroppo qui la situazione è complessa, a me fa rabbia sentire persone che parlano di indifferenza e mancanza di sensibilità da parte della gente che si trova in quelle situazioni. Cosa avrebbero fatto queste persone? Non credo siano tutti dei Rambo o dei Siani..

Condivido ciò che altri sostengono, cioè l'intervento della popolazione di quartiere e di città affinchè non ci siano più queste situazioni, affinchè non ci sia più il pizzo per i negozianti, affinchè non ci sia più il far west da terzo mondo, ma ,badate bene cari signori, un mese fa qui ci fu una manifestazione di idioti (come me) che protestarono per le strade contro la camorra (in particolare per due bombe che furono fatte scoppiare in due esercizi commerciali, che evidentemente non pagavano il pizzo) e che si mobilitano affinchè questa non abbia più campo di azione.

Provate a indovinare quanti idioti c'erano?.... Questo è il vero problema! L'indifferenza è solo un fenomeno marginale. 

In una provincia come quella di Napoli, ove il 10% della popolazione (compresi neonati e ultracentenari) o ha precedenti penali o è "schedata" dalla polizia per motivi vari connessi alla malavita "vivere" non è assolutamente semplice.

Se dovessi parlare per esperienza personale sarei deludente: mai subito scippi o rapine (furto d'auto sì, ma qui sarei in buona compagnia), mai avuto ricatti dalla camorra.

Però potrei parlare per ore, giorni, anni di tutto quello che vedo e sento, di tutto quello che sarebbe da cambiare, aggiustare, etc. , ma lo sappiamo tutti. Perchè si è arrivati a questo ? Perchè siamo figli della storia di questo posto, mancanza di una borghesia liberale (spazzata via dopo la rivolta del 1799), una plebe a cui è stata offerta festa, farina e forca, quindi è abituata alla violenza: sono secoli che nei vicoli di Napoli se ne vedono e sentono di tutti i colori, solo che adesso ci sono le telecamere, quindi le vedono anche gli altri, infine una "classe dirigente" formata da professionisti molto inclini al formalismo e poco al pragmatismo, oltre che votata alla raccolta del consenso verso quella plebe odiata, ma di cui si scimmiottano i comportamenti, invece di essere da esempio.

Mi domando solo se Napoli non sia la punta avanzata di un degrado che sta colpendo tutta l'Italia , per questo mi domando: solo a Napoli c'è violenza e indifferenza? Oppure solo a Napoli si vede ?

 

Se vivessi a Napoli farei di tutto per urlare al mondo le condizioni in cui mi trovo a vivere.

 

Purtroppo, per alcuni, non si vive affatto male, e sono quelli che hanno la possibilità di urlare, gli altri sono massa indistinta, le cui urla non arrivano alla fine del vicolo in cui vivono.

Se dovessi parlare per esperienza personale sarei deludente: mai subito scippi o rapine (furto d'auto sì, ma qui sarei in buona compagnia), mai avuto ricatti dalla camorra.

Sarei deludente anch'io...non una minaccia, scippo, calunnia, rapina di ogni tipo o fregatura in 6 anni a Napoli!

 

Finalmente un'attenta analisi delle condizioni di Napoli e del Sud

Come creare un nucleo di persone di cultura europea , ad esempio i 100 spietati di cui parlava Guido Dorso, che possano iniziare il cambiamento?

E' la mancanza di una vera classe dirigente liberale e progressista , che si perpetua nel tempo il problema del Sud.


davvero il 10 per cento della popolazioen di Napoli ha precedenti penali?

(pensavio, io, il tapino, di v ivere in u posto ad alta criminalita'...)

I dati sono stati diffusi ieri all'Osservatorio sulla Criminalità della CCIAA. Il 10% della popolazione o ha precedenti penali, o è in qualche modo "nota alle forze dell'ordine".

L'altro dato diffuso è che il "booking fotografico" degli scippatori e dei rapinatori ha raggiunto quota 50.000 persone. Ovvero, se ti scippano o ti rapinano ti devi guardare 50.000 foto segnaletiche.

Grazie, marco. Ogni tanto i numeri rinfrescano sullo "stato delle cose"

 

Far vedere quel filmato ha prodotto effetti che renderebbero utile ostrarne altri dello stesso tenore. Lo sgomento che quel filmato, che altri filmati suscitano, è un parametro oer rebdere evdente anche i napoletani l'igniminia e la violenza che lì regnano. Provengo da qella terra. Il ministro Maroni ha torto. E fa il pesce in barile affermando che la necessaria battaglia culturale 'non è compito del ministro dell'interno'. C'è un concorso così esteso ed antico di responsabilità che non esclude affatto il livello istituzionale né tantomeno la politica che si avvale consapevolmente del voto forzato che la camorra militarmente impone.

- È solo una mia distorta impressione o di influenza A, almeno per quanto riguarda l'Italia, si muore quasi esclusivamente a Napoli? Non sto seguendo la cosa con grande attenzione, devo dire, mai titoli ripetono sempre e solo la medesima città.

- Altra domanda: non è che la mortalità per influenza A è particolarmente alta in Italia rispetto agli altri paesi europei? Di nuovo, impressione è basata sull'assenza di tali titoli sui giornali inglesi, francesi e spagnoli.

Non conosco i dati degli altri paesi, ma per quel che riguarda la Campania posso solo ripeterti quello che mi ha detto un mio amico, Preside di Malattie Infettive alla Seconda Università di Napoli: a Napoli si muore perchè i primi ignoranti sono i medici, nel senso che le diagnosi le fanno per telefono, anche a chi ha gravi patologie, e quando il paziente arriva in Ospedale è troppo tardi.

Poi c'è la buffonata del vaccino: mia figlia la piccola ha una patologia cardiaca, pertanto è classificata come "paziente ad alto rischio", ma il vaccino all'ASL NA2 è arrivato ieri. Da lunedì cominceranno le vaccinazioni i medici, il personale sanitario, se avanza qualcosa dall'altra settimana si comincerà con i pazienti a rischio, il vaccino ci impiega 15-20 giorni ad attivarsi.. E mia moglie al TG3 ha ascoltato la solita disinformatja governativa che ripeteva: "non c'è nessun caso campania, i vaccini ci sono, è tutto sotto controllo".

Insomma tutto all'italiana, as usual.

 

- È solo una mia distorta impressione o di influenza A, almeno per quanto riguarda l'Italia, si muore quasi esclusivamente a Napoli? Non sto seguendo la cosa con grande attenzione, devo dire, mai titoli ripetono sempre e solo la medesima città.

 

No, non mi sembra. Ci sono stati morti ovunque in Italia. In Campania ci sono piu' casi, questo si'.

 

- Altra domanda: non è che la mortalità per influenza A è particolarmente alta in Italia rispetto agli altri paesi europei? Di nuovo, impressione è basata sull'assenza di tali titoli sui giornali inglesi, francesi e spagnoli.

 

L'ente di sorveglianza pubblica un bollettino giornaliero, si trova qui. Wikipedia ha una copertura ECCELLENTE di tutti i dati che vengono divulgati con cadenza quasi giornaliera. Vedere qui ad esempio. Detto questo, rispondere a questa domanda non e' semplicissimo perche' c'e' una netta distinzione tra casi effettivi, casi probabili e casi conclamati. Il primo e' il numero esatto di persone che si e' presa H1N1; il secondo e' il numero di persone che va dal dottore comunicando di avere sintomi; il terzo e' il numero di casi che e' risultato positivo ai test di laboratorio. In base all'efficienza del sistema sanitario le proporzioni cambiano: la germania ha 30000 casi confermati e 11 morti; l'italia 2500 casi confermati e 32 morti. L'Ucraina 32 casi confermati e 155 morti. Insomma, la proporzione tra i due e' un dato assulutamente inutile in questo momento.

E' pero' abbastanza corretto assumere che chiunque abbia seri sintomi di influenza in questi giorni si sia beccatto H1N1. Il motivo e' che di solito l'influenza picca a gennaio/febbraio e l'H1N1 e' in netto anticipo (in tutto il mondo in realta', non solo in Italia)

 

Al momento il tasso di mortalita' e' stimato essere dell' 1 per mille che e' esattamente in linea con il tasso dell'influenza stagionale di ogni anno.

 

Come testimonia Roberto Saviano, apparentemente.

propongo alla discussione questo articolo sulle dichiarazioni di Saviano:

Gli appelli scemi di Savianodi Paolo De Gregorio

Facendo “zapping” in Tv mi è apparso il faccione triste di Saviano che perorava il miracolo di una denuncia di massa della popolazione del rione Sanità di Napoli, in merito alla identità del killer di un noto camorrista, nel quadro della lotta e dei regolamenti di conti fra malavitosi. Veramente singolare chiedere a persone che vivono in un territorio totalmente controllato da una organizzazione feroce e capillare, e che spesso campano con l’economia indotta dalla camorra, di denunciare e testimoniare, firmando così la propria condanna a morte.

Tra l’altro si chiede questo eroismo non per un bambino o un passante ucciso per caso, ma per la morte di un camorrista, cosa di cui questa gente credo non sia particolarmente angosciata. Saviano, il cui libro ha sortito un “effetto zero” sul territorio di cui ha descritto le dinamiche malavitose, ha il plauso di tutti, proprio perché alle denunce non segue nessuna strategia credibile che possa incidere su un fenomeno che è incernierato ad una economia illegale, senza controllo, con complicità nella borghesia, nella politica, nelle forze dell’ordine, nella Chiesa, in un intreccio inestricabile che è prima economico e poi culturale, e alla fine “senso comune”.

Parlare di “denunce” dei cittadini, è un segno di un intellettuale dilettante e fanciullesco, in una realtà come quella italiana in cui perfino lo Stato ha dovuto cedere e fare patti con la mafia per far cessare gli attentati, in una realtà in cui imprenditori e commercianti pagano regolarmente il “pizzo”, dove persino Berlusconi (come ci ricorda Travaglio), proprietario della Standa di Catania ha dovuto pagare 180 milioni di lire per far cessare i danneggiamenti mafiosi agli impianti (nel 1990). Tutta l’economia italiana è legata al malaffare.

Basta considerare la criminale disinvoltura con cui gli industriali del Nord ingrassano le ecomafie affidando loro i rifiuti del ciclo industriale (tossici, nocivi, radioattivi), che vanno a finire nelle campagne del sud, ma anche nelle discariche autorizzate, ormai siti militari dove è impensabile di fatto qualsiasi controllo, vista la pressione malavitosa che esiste in quelle regioni. Senza contare il collaudato metodo di caricare carrette del mare di rifiuti e mandarle a fondo con il tritolo. Parlare di lotta alle mafie da parte di un governo come il nostro è una cinica beffa e una presa per il culo dei cittadini.

Solo una straordinaria, e prolungata nel tempo (anni), presenza sul territorio di imponenti forze di polizia, capaci di controllare tutto e tutti e di imporre la legalità, potrebbe avere successo nelle 3 regioni meridionali in mano alle mafie. Ogni ricchezza o proprietà di cui non si possa ricostruire l’origine deve essere confiscata e diventare proprietà dello Stato. Ciò sarebbe possibile se solo lo si volesse. Ricordo che durante il sequestro Moro a Roma, ad un certo punto la malavita si attivò per cercare di trovare i sequestratori, disperata per i capillari controlli sul territorio che impedivano qualunque movimento.

Nessun partito politico oggi in Italia chiede misure eccezionali contro le mafie e le mafie capiscono che possono continuare ad oltranza le loro attività, così funzionali ad un certo capitalismo di rapina, irresponsabile nei confronti dell’ambiente. Caro Saviano, visto che a Napoli non ci vivi più, giri con la scorta, qualche bel soldone l’hai fatto, e ti potresti permettere di parlare, cerca di far capire che è compito dello Stato imporre le regole della legalità, e solo quando ciò avviene in maniera inequivocabile, si può chiedere ai cittadini di collaborare.

Chiedere questo oggi agli abitanti del rione Sanità è da stupidi e superficiali.

31 ottobre 2009

L’immancabile Saviano, consultato come un oracolo su ogni questione, aggrotta le sopracciglia, si cala nei panni del vate ispirato e articola il Verbo.

Dai rischi del “gomorrismo” mettono in guardia uomini concretamente e proficuamente impegnati sul campo nella lotta alla camorra, come Tano Grasso, leader della Federazione antiracket, e Vittorio Pisani, capo della Squadra Mobile di Napoli.

 La vulgata vuole attribuire a Saviano il merito di aver acceso i riflettori sulla ferocia, la pericolosità e la pervasività della camorra, mentre gli addetti ai lavori mettono in guardia dai rischi connaturati alla trasposizione in termini letterari di epica lotta tra il Bene e il Male, circonfusa da un'aura eroica, una battaglia che per riuscire vittoriosa deve, invece, spogliarsi della dimensione eroica e rientrare nell’alveo della normalità quotidiana.

archiviostorico.corriere.it/2009/ottobre/14/Saviano_non_doveva_avere_scorta_co_9_091014050.shtml

Pisani, funzionario della polizia, lo scorso mese  si è cimentato nell’ardua prova di andare controcorrente sul tema Saviano. Egli ha espresso le sue perplessità vedendo “scortare persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni”.  Il suo giudizio su Gomorra: «Ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori».

E sul bel best seller tradotto in 43 Paesi, il capo della Mobile dice: «Il libro ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori». Secondo il capo della squadra mobile per rapportarsi alla criminalità organizzata bisogna rispettare «delle regole deontologiche» e soprattutto cercare di non dare «un'immagine eroica della lotta alla criminalità» perchè «la lotta alla criminalità è una cosa normale. A cui tutti possono partecipare».

Pisani rivela di aver dato tra anni fa parere negativo sull’assegnazione della scorta a Saviano: Pisani non parla per sentito dire. Spiega: «A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta». E in tre anni non sembra aver cambiato idea

Pare che la primadonna non l’abbia presa bene.

Sul Mattino si legge: Secondo il capo della squadra mobile per rapportarsi alla criminalità organizzata bisogna rispettare «delle regole deontologiche» e soprattutto cercare di non dare «un'immagine eroica della lotta alla criminalità» perchè «la lotta alla criminalità è una cosa normale. A cui tutti possono partecipare

Tano Grasso si è espresso a sua volta dopo l’intervista del capo della Mobile che ritiene eccessiva la scorta allo scrittore:Questo è il gomorrismo : la retorica del sentirsi a posto con la coscienza e impegnati sul fronte civile solo perché si partecipa ad un reading o alla visione di un film».

corrieredelmezzogiorno.corriere.it/notizie/cronaca/2009/15-ottobre-2009/caro-saviano-dico-no-eroi-solitari--1601880467574.shtml

 

 

«Caro Saviano, dico no agli eroi solitari»

Tano Grasso, leader nazionale dell'antiracket:

di CHIARA MARASCA

NAPOLI — «Sia chiaro, l’ultima cosa da fare è promuovere un referendum 'scorta sì-scorta no'. Non è questo il punto, e per non dare adito a dubbi lo dico subito: per me è giusto che Saviano abbia la scorta. Perché? Perché al di là della fondatezza o meno delle minacce, vicenda che non conosco nei particolari e nel cui merito non voglio entrare, Saviano è diventato, indubbiamente, un simbolo della lotta alla criminalità organizzata e, in quanto simbolo, è certamente un bersaglio privilegiato».

Tano Grasso, leader della Federazione antiracket italiana, vive sotto scorta dal 29 agosto del 1991, giorno dell’assassinio di Libero Grassi. Negli stessi mesi in cui l’imprenditore palermitano denunciava i suoi estorsori, Grasso fondava, a Capo d’Orlando, la prima associazione antipizzo.

Più di diciotto anni sotto scorta. Come ci si sente?

«Ci si abitua. È una grave limitazione della propria libertà, non c’è dubbio. Ma purtroppo è impensabile che qui, in un Mezzogiorno d’Italia dominato dalla mafia, e non in Svezia, si faccia la lotta alle cosche senza pagare un prezzo. Dico di più, a volte si ha anche il dovere di pagare questo prezzo» .

Il capo della Squadra Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, ha rivelato che diede parere negativo per l’assegnazione della scorta allo scrittore di Gomorra e ha espresso forti perplessità su un certo modo di fare anticamorra. Lei nel maggio dell’anno scorso, in un’intervista al Corriere della Sera, per la prima volta parlò dei rischi del «gomorrismo ». In cosa consistono?

«In quell’occasione ricordai che al funerale di Domenico Noviello, imprenditore di Castel Volturno ucciso per aver denunciato otto anni prima i suoi taglieggiatori, non c’era stata neanche una videocamera della Rai, e che la notizia non era arrivata su nessun quotidiano nazionale. Mi sembrava un dato in stridente contrasto con il clamore che in quei giorni, come oggi, accompagnava l’enorme successo di Gomorra e del film che ne era stato tratto. Questo è il gomorrismo : la retorica del sentirsi a posto con la coscienza e impegnati sul fronte civile solo perché si partecipa ad un reading o alla visione di un film».

Non si può negare, però, che Gomorra abbia portato il tema della camorra all’attenzione nazionale e abbia fatto conoscere dinamiche e conseguenze dell’azione dei clan anche ai non addetti ai lavori.

«Saviano non c’entra con il gomorrismo: il suo libro è un’opera straordinaria, e il merito che ha avuto di far conoscere questa realtà al mondo intero non è in discussione. Ma è la spettacolarizzazione della lotta alla mafia, il fenomeno mediatico che è stato costruito attorno al successo del libro e alla vicenda personale delle minacce a Saviano, a mio avviso, a nuocere alla causa stessa dell’autore e del suo impegno».

In che modo?

«Prima di tutto perché trasmette un’idea della lotta ai clan come impresa solitaria, eroica e altamente rischiosa. Quest’immagine è falsa, ed è sbagliata. È falsa perché, e parlo della mia esperienza, esistono centinaia di persone che, appoggiandosi alle associazioni antiracket, attraverso la denuncia collettiva fanno arrestare centinaia e centinaia di mafiosi e camorristi. Tra loro quelli con la scorta si contano sulla dita di una mano, ma, per fortuna, nessuno di questi imprenditori ha subito come ritorsione attentati alla propria persona».

E il caso Noviello?

«Si è trattata di una denuncia fatta in solitudine e isolamento, così come fece Libero Grassi».

Altri rischi?

«Se si presenta la prospettiva dell’impegno civile e della denuncia in questi termini, come giu-stamente sottolinea Pisani nella sua intervista, si rischia di allontanare le persone da una collaborazione reale con lo Stato. Se dico a un commerciante oppresso dal racket, 'Se denunci finisci isolato e sotto scorta come Saviano', chi vuole che lo faccia più?».

Ha avuto modo di parlarne con Saviano, di confrontarsi con lui su quelli che lei considera gli effetti negativi del gomorrismo?

«No, perché dopo quell’intervista io e Roberto non ci siamo più sentiti. Prima eravamo molto vicini: il week-end precedente all’assegnazione della sua scorta era stato mio ospite a Capo d’Orlando».

Sembra sia stato proprio il discorso pubblico pronunciato in piazza da Saviano, a Casal di Principe, quel suo scandire i nomi dei boss dei casalesi dicendo «voi non contate nulla», a scatenare le minacce del clan. Roberto sbagliò a pronunciare quelle parole?

«Sì, e allora glielo dissi. L’errore più grave che si può commettere è confrontarsi con i mafiosi su un livello personale. A che serve dire 'tu non sei nessuno, non conti nulla', a che serve in termini concreti, che apporto dà alla lotta alla mafia? Nessuno. Piuttosto, si corre il rischio di legittimarla. Lo ripeto sempre ai commercianti che vengono da me per denunciare i loro aguzzini: i criminali non si sfidano, non si odiano, si combattono con i mezzi messi a disposizione dallo Stato».

Ammetterà, però, che compito di un intellettuale è anche quello di smuovere, con le proprie parole, e magari anche con l’aiuto di espressioni simboliche, le coscienze addormentate.

«Certo, è quello che ha fatto Gomorra, il cui valore, ribadisco, è straordinario. Ma è con l’attacco personale ai boss che Saviano ha varcato un confine pericoloso. Per questo mi trovo perfettamente d’accordo con Pisani quando dice che, anche nel rapportarsi con la criminalità organizzata, si tratti di latitanti o piccoli boss, bisogna rispettarne la dignità umana. "Il delitto", diceva Sciascia, "si combatte con il diritto". Anzi, dirò di più: Pisani, che è un investigatore bravissimo, mi fa venire in mente proprio il capitano Bellodi, il protagonista del Giorno della civetta» .

 

 

Interpellato sui caduti in Afghanistan, Saviano, che non poteva astenersi, ha sentenziato:

Dei ventun soldati italiani caduti in Afghanistan la parte maggiore sono meridionali. Meridionali arruolati nelle loro regioni d'origine, o trasferiti altrove o persino figli di meridionali emigrati. A chi in questi anni dal Nord Italia blaterava sul Sud come di un'appendice necrotizzata di cui liberarsi, oggi, nel silenzio che cade sulle città d'origine di questi uomini dilaniati dai Taliban, troverà quella risposta pesantissima che nessuna invocazione del valore nazionale è stato in grado di dargli. Oggi siamo dinanzi all'ennesimo tributo di sangue che le regioni meridionali, le regioni più povere d'Italia, versano all'intero paese.

Il Sud cesserebbe di essere un’appendice necrotizzata perché ha versato il suo tributo di sangue?

Basti la replica di un altro “figlio del sud” - come piace scrivere con enfasi a Saviano - che si legge su PeaceReporter:

it.peacereporter.net/articolo/17895/Lettera+a+Saviano

 

Anche io sono un figlio del Sud

[…]

Era il 1999 e sebbene le mie attività fossero limitate a comode funzioni di cancelleria, sono stato a stretto contatto con i professionisti di stanza alla Caserma Marselli di Corso Malta, a Napoli, nella sua città. In nessuno dei sottotenenti, marescialli, sergenti o caporalmaggiori che ho avuto la fortuna di incontrare ho rintracciato la minima titubanza in quello che facevano. Nessuno di loro era entrato nell'esercito "perché non aveva altra scelta, per scappare dall'altro esercito, quello della camorra o delle criminalità organizzate". L'esercito non esiste se non c'è a reggerlo uno spiccato spirito di appartenenza; quello non puoi inventartelo, non lo impari e se non sei fatto per la vita di caserma, non ci resisti più di un mese.

[…]

Non so se lei, Saviano, ha come si dice dalle nostre parti "fatto il soldato". Da come scrive, deduco di sì. Anche io ho prestato "con elevato senso del dovere" i miei servigi all'Esercito Italiano.Nel 1999 c'erano due missioni aperte: Bosnia e Kosovo. Le domande di chi voleva partire erano superiori al numero previsto per i contingenti. Li ho visti, nella mia caserma, discutere animatamente. Si voleva partire per fare esperienza, per uscire dalla monotonia di Corso Malta, ma soprattutto - non è assolutamente disdicevole - per soldi. E tutti sapevano che non si andava in gita.

 

 

Lo smisurato ego di Saviano. Peres da una parte, Saviano dall'altra: si collocano davvero sullo stesso piano? Incidono in misure comparabili? Grande l'idea o smisurato l'ego?

www.robertosaviano.it/documenti/9968

 

Gli disse Peres: "...Mai. Anche tu puoi scegliere, Saviano: vivere piccolo come il tuo ego o grande come la tua idea. Io ho scelto l'idea, tu?”. Saviano ascolta, in silenzio."


 

 

Non so di dove siate Lei o Mr. "anxia" più sotto, rispondo a lei perchè non mi piace parlare con gli anonimi.

Saviano non ha alcun merito ? Meglio gli struzzi ? Saviano è un protagonista ? Saviano ha fatto i soldi ?

E chi se ne fotte! La verità non cambia: i camorristi si nutrono del silenzio, ci campano, ci sperano, è troppo chiedere di avere coraggio ? Allora andatevene, potrete sempre dire di aver avuto il "coraggio" di andarvene.

Non replico nemmeno al suo post, lei recita la solita litania: pagano tutti, (perfino Berlusconi!!), lo stato è sceso a patti con la mafia, etc. etc.: cazzate!

 

Solo una straordinaria, e prolungata nel tempo (anni), presenza sul territorio di imponenti forze di polizia, capaci di controllare tutto e tutti e di imporre la legalità

 

Fu Paolo Borsellino (un altro visionario ?) a dire: se non c'è senso civile (senso civile vuol dire anche denunciare, testimoniare, etc.) non c'è alcuna possibilità: si dovrebbe mettere un poliziotto per ogni abitante.

Questa della "militarizzazione" del territorio fa il paio con la stronzata che "ci vorrebbe la dittatura": viaggiano insieme nei bar, in genere sono frasi profferite da chi mette la macchina in doppia fila o circola con il falso permesso invalido, o costruisce abusivamente, etc. , etc.

A nessuno viene in mente di fare quello che ha fatto Saviano: informarsi per capire. Saviano ha fatto anche di più: ne ha scritto. E ha scritto nomi e cognomi. Gomorra è diventato un "fenomeno" perchè ognuno di noi aveva il suo brandello di conoscenza, ma questa conoscenza non era in comune.

E, come dice Saviano, la conoscenza è potere. Ma lei, come tanti altri, preferisce mettere la testa sotto la sabbia, non conoscere, non sapere, non progredire civilmente (nel senso di vivere comune), delegare tutto ad altri, di cui poi non si condivideranno le scelte, ma soprattutto, come la plebe ignorante, lei (o meglio il "sig. De Gregorio" autore del pezzo idiota, che a me sembra scritto più da un camorrista che da uno dotato di intelletto) preferisce ignorare.

Credo che tutti abbiate letto de l'affaire Cosentino , con la richiesta di arresto. Non sono un magistrato, mi sembra comunque che la richiesta d'arresto sia eccessiva in rapporto a quello che potrebbero avere in mano i magistrati.

Però devo anche dire che tutti (me compreso che con certa gente non ho mai avuto a che fare, nè ne voglio avere) sanno chi sono Cesaro, Cosentino e Landolfi, lo abbiano letto o meno su "Gomorra" o altri libri, meno fortunati, che comunque descrivono le attività della camorra.

Per voi che non lo sapete, lo dico io: fanno "affari". Con chi ? Con tutti, da quello che vuole costruire una casa a chi ha bisogno di una pensione d'invalidità, fino a chi gestisce flussi imponenti di denaro, ovvero la camorra. Tutti i tipi di affari, Cesaro ha gestito discariche sui suoi terreni, Landolfi si è preoccupato, come Cosentino di procurare appalti pubblici di tutti i tipi a ditte che erano in "odore di camorra", ma formalmente pulite. Con questo cosa voglio dire ? Che, magari, formalmente sono puliti, non parlano al telefono di affari (le riunioni si tengono a Gaeta, lo sanno tutti), non lasciano niente di scritto, insomma prove certe zero. Ma non possono dire : io non sapevo di frequentare un camorrista, io, uno zero assoluto, so perfettamente chi sono i referenti della camorra nella mia zona, che attività hanno, e cosa fanno, semplicemente li evito. Loro ci vanno a nozze (e in pizzeria, come mi è capitato personalmente di vedere un martedì sera in una pizzeria semideserta).

Questo per dire che nella mia Regione solo gli struzzi non vedono e non sanno, quanti meno struzzi ci saranno, meglio sarà per tutti.

P.S.

Non sono Saviano sotto falso nome -)

Herzlichen Dank per la descrizione del quadro.

Ma non capisco il legame con la prima tua considerazione: cos'altro potrebbero fare i magistrati, se non anche arrestare i punti di raccordo tra camorra ed istituzioni?

Certo i paggetti di corte continueranno a dire che si tratta di giustizia ad orologeria (ma come potrebbe essere altrimenti, siamo in campagna elettorale ogni 6 mesi...), ma se non si recidono definitivamente questi legami (bipartisan), cos'altro si dovrebbe fare?

 

 

Nella mia prima considerazione dicevo semplicemente che, secondo me, i magistrati non hanno prove sufficienti per chiedere l'arresto di Cosentino, non che non ci siano prove. Per chi, poi, vuole intendere: la giustizia, almeno in questo caso è ad orologeria. Con le lancette nel quadrante destro...