Tutti al mare...

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Il caldo è torrido e la gente va al mare. Apriamo la stagione con una lezione di realismo sotto l'ombrellone. La notizia è nota da alcune settimane: nel più grande arenile della città di Cagliari sono state ritrovate tracce di amianto, o meglio di amianto utilizzato per la copertura dei vecchi edifici che sono stati demoliti, da quanto ho capito, oltre vent'anni fa.  

Un breve riassunto della vicenda, con la "prova" video che l'origine della contaminazione è dovuta alla maldestra rimozione dei casotti, la trovate qui. (Vabbé io non capisco la musica del filmato, stile il Postino di Troisi, e tutto quel lirismo elegiaco che accompagna la ruspa che, a quello che vedo, butta giù casette di legno non la Cappella Sistina).

Ovviamente la vicenda non mi stupisce per la presenza dell'amianto, che in passato è stato utilizzato abbondamente per coperture ad uso civile e per i serbatoi d'acqua, oltre che come rivestimento isolante in alcuni vagoni ferroviari. La vicenda mi stupisce assai di più per la reazione, composta e ragionevole, dei cittadini cagliaritani, che di fronte alla brutta notizia hanno cominciato a fare distinguo e valutazioni che in altre circostanze non sono così comuni, anzi.

Infatti, i bagnanti, a oltre un mese dalla diffusione della notizia, non hanno smesso di frequentare la spiaggia, anzi quando sono stati intervistati dalle TV locali hanno sì mostrato preoccupazione ma hanno anche detto che ormai erano passati tanti anni dalla demolizione dei vecchi casotti, e che comunque il rischio era così basso che tornare al mare "ne valeva la pena". A questo proposito una parentesi. Ora, io detesto questa forma di giornalismo consistente nel prendere un microfono e ad andare in giro ad agitarlo davanti alla gente quasi fosse un osso promesso a chi offra i latrati più scomposti; ormai però questa forma di giornalismo, che si chiama giornalismo Gonzo (giuro! Si chiama così! Ma del resto nomina sunt consequentia...) imperversa da Santoro fino alla più modesta delle emittenti di provincia, ed è animato dall'intenzione di dare voce a tutti, per far comprendere gli stati d'animo e gli atteggiamenti che prescindono dal raccontare i fatti "obbiettivi"... ovviamente questo metodo giornalistico è interessante se, poniamo, una troupe del National Geographic intervista i membri di una remota tribù dell'Amazzonia che ci spiega, chessò, la loro cosmogonia o comunque convinzioni che qui in Sardegna non dovremmo avere (oddio...). Diverso il caso se invece questa forma di giornalismo da marciapiede si applica su qualunque argomento, dalla legittimità dell'IMU alla coerenza della teoria delle stringhe, per intervistare i vicini di casa: in questo caso, dinnanzi al desco, accendiamo la TV per sentire un passante che dice esattamente quello che abbiamo sentito al bar cinque ore prima o magari pensato da soli. E ovviamente questo sgradevole senso di Deja Vu si amplifica per le notizie locali sulle emittenti regionali: in quel caso magari non solo senti le stesse cose che hai sentito al bar, ma a dirle è anche la stessa persona che le ha dette la mattina, e come capite tutto questo è troppo!

Ma questa volta il giornalismo per quanto gonzo è stato utile, almeno per me. Infatti, dinnanzi ad un problema reale, perché l'amianto evidentemente è stato ritrovato, seppure in quantità modiche, quanti frequentano la spiaggia  hanno valutato sulla base del buon senso che forse la concentrazione di amianto poteva essere stata ridotta dalle mareggiate invernali e che comunque avendoci convissuto per tanti anni, addirittura nelle proprie abitazioni, sarebbe stato ridicolo smettere di andare al mare proprio ora solo per il rinvenimento di piccoli frammenti. In maniera pacifica dunque le persone, poste anche dinnanzi al costo che avrebbero dovuto sopportare nel scegliere di non andare al mare (il mare più bello del mondo poi! Ma scherziamo!!??), hanno implicitamente sottoscritto l'idea che non esistono assenze di rischio assolute, che si può scegliere di barattare parte della propria sicurezza, anche quella presunta, in ragione di un bene che si ritiene di preferire e che in definitiva scelte drastiche come la chiusura completa dell'arenile sarebbero state esagerate o dannose, specie per quelle attività commerciali antistanti la spiaggia che prosperano praticamente solo nei pochi mesi estivi. Ovviamente qui la cosa era facile: non c'erano oscure trame atlantiche, cioé mediterranee scusate, ma intendevo dire trame della NATO da additare; niente regie occulte, o generali, magari claudicanti e con la benda nell'occhio, fantocci imbelli di interessi oscuri, intenzionati a fare della nostra amata terra una "pattumiera nucleare"... e noi nelle riserve come i Navajos a stordirci di Cannonau invece che di pejote. Io ironizzo, ma in genere il modello di discussione in Sardegna è sempre lo stesso: da una parte noi, oberati da un'ingiustizia atavica (della quale MAI abbiamo colpa alcuna) contro tutti gli altri. Non so perché ma è così, ci piace descrivere i nostri piccoli problemi sempre come una lotta fra un piccolo Davide (e qui l'immedesimazione ci sta, vista la nostra statura media...) e i giganti Golia che di volta in volta ci danno addosso.

Scherzi a parte mi sono detto: se solo questo modo di ragionare pacato, dove i dati dei quali si discute non sono solamente quelli più allarmistici o drammatici; dove il punto dirimente non sono le sensazioni evocate dal giornalismo dei gonzi, ma le valutazioni scientifiche; dove le valutazioni si fanno non solo sulla base di un'adesione a principi di tutela integrale di un bene a scapito di tutti gli altri, ma anche con la considerazione dei possibili benefici, seppure derivanti da una violazione di certi altri beni; ecco, se solo si ragionasse non solo per principi ma anche per costi/benefici, conseguenze probabili e improbabili allora avremmo una discussione pubblica meno isterica. 

Ps: aggiungo che non mi sfugge il problema della gravità dell'inquinamento da amianto, o della sua tossicità nonché della gravità delle patologie che può comportare, ma l'amianto qui era solo lo spunto. Casomai saltasse fuori qualcuno che mi invitasse, visto quello che ho scritto, a farmi strisce di amianto...

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Commenti

Ci sono 5 commenti

Sarebbe interessante sapere quante fibre al litro di amianto si trovano nell'aria della zona interessata, a seconda delle condizioni. Questo è l'unico dato che serve per trattare il problema.

Premesso che il punto polemico era appunto che la popolazione locale ha comunque frequentato l'arenile PRIMA di ricevere informazioni di qualunque genere, lasciamo stare la concentrazione per litro, posso aggiungere qualche informazione in più. Per ragioni editoriali questo pezzo è stato scritto il 20 Giugno e pubblicato oggi perché pensavo di modificarlo. Comunque, nel frattempo è stato bonificato un primo tratto di spiaggia, e sono stati raccolti circa 150 chili di amianto su un'area di 28.000 metri quadrati, in piccoli frammenti, almeno secondo quanto dichiarato dal comune di Cagliari. 

Il tetto di un casotto di legno doveva essere circa 15 metri quadri e doveva avere circa 10 kg di amianto e cemento (quello ondulato) a metro quadro...esce fuori più o meno un tetto di un casotto ritrovato sbriciolato (ho letto questi dati da qualche parte non ricordo dove)...considerando che ve ne erano decine e decine. 

 

Ps: non sono esperto di epidemiologia di malattie provocate da amianto, ma dubito che un parametro significativo possa essere la concentrazione per litro di fibre di amianto in un punto all'aperto, in una spiaggia di 8 km, non interessato da produzione di fibre e spazzato 300 giorni l'anno da maestrale: a quelle condizioni non c'è verso di trovare fibre di amianto in circolazione nell'aria.

A sentire quello che mi dice il mio dermatologo il rischio maggiore per chi si reca alla spiaggia del Poetto è quello del melanoma e non quello dell'amianto: secondo lui (giuro) si dovrebbe andare in spiaggia completamente vestiti con tessuti a trama fitta, cappello a tesa larga, occhiali e crema ad alto fattore di protezione; vacanze a Leningrado ho commentato. Per quanto ne so i casi di asbestosi sono legati ad un'esposizione professionale (miniere, trasporto, manifattura) piuttosto che ad una occasionale.

 

Le cronache sono piene di casi simili: si protesta contro "l'elettrosmog" causato dalle linee ad alta tensione, ma non contro quello causato dai telefonini.  C'è stata un'ondata di isterismo per l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, ma per quanto mi risulta non è ancora morto nessuno (due operai sono morti annegati in un locale allagato dallo tsunami e un manager è stato gravemente irradiato, ma è ancora vivo anche se non sta bene). C'è un fortissimo allarme per gli OGM, ma non sono a conoscenza di alcuna morte sicuramente ad essi attribuibili.

 

Tornando al Poetto, l'informazione che mi piacerebbe avere è: quanti Cagliaritani hanno rinunciato a frequentare la spiaggia a causa del rischio amianto? 

Un modo corretto di ragionare è quello riportato nel post sottoriportato:

http://premiateofficineantisismiche.blogspot.it/2012/07/149-prevedere-i-terremoti-la-guida.html

I ragionamenti da fare sono gli stessi. Il pericolo maggiore dell'amianto è dato dall'inalazione delle fibre. Se, come dici, sono stati raccolti 150kg di amianto in una spiaggia dove il vento è una costante, beh... non ci porterei certo i miei figli a giocare con paletta e secchiello, e se proprio non ho alternativa cercherei di rimanere nella zona del bagnasciuga e solo quando il vento soffia dal mare verso l'entroterra.

Vi invito a valutare anche quesot link: http://it.wikipedia.org/wiki/Asbestosi

nella parte in cui si parla del "Decorso, prognosi e terapia".

L'inquinamento da amianto va preso molto sul serio, ma senza generalizzare. Non è il Polonio, che basta sfiorarlo e sei morto, è un materiale che in certe situazioni può essere pericolosissimo.

E' arcinoto che l'inalazione delle fibre (in particolare di alcune varietà di amianto) è potenzialmente cancerogena, e lo è quasi sicuramente se l'inalazione è ripetuta o peggio professionale. A Casale Monferrato quasi tutti quelli che hanno lavorato nella fabbrica Eternit sono finiti sottoterra, si è parlato al processo di quasi 3mila casi mortali. 

In situazioni diverse, cioè non inalato, l'amianto è sostanzialmente inoffensivo. Le città sono piene di tubazioni acquedottistiche in cemento-amianto, che non rilasciano fibre, e in tutti i condomini dove occorre un'autoclave per mandare l'acqua ai piani alti è installato un servatoio di compenso che solo da pochi anni, nei nuovi impianti, è in fiber-glass o polietilene o acciaio inox. Tutti gli altri serbatoi, quindi centinaia di migliaia in Italia, sono in cemento-amianto. E, che si sappia, non hanno dato origine a inconvenienti sanitari.

Ciò premesso, avrei qualche perplessità, vivessi a Cagliari, ad andare sulle spiagge dove sono stati trovati detriti di cemento-amianto. La sabbia, che è silicea quindi molto più dura del cemento-amianto, ne può provocare per attrito lo sminuzzamento, con perdita di fibre che possono essere trasportate dal vento e quindi inalate. Sarà poca cosa, non dubito. Giustamente è stato chiesto in un commento quale fosse la concentrazione delle fibre nell'aria: informazione fondamentale che una ASL o un Comune responsabile avrebbero dovuto dare. Nel dubbio, eviterei nelle giornate di vento (a CA frequenti). Oltretutto è in corso un disinquinamento, quindi il sacrificio è limitato. Ma la mia è solo un'opinione, si può anche giungere, come dirò più avanti, a conclusioni opposte.

Questo sul piano razionale.

In termini sociologici, è indubbiamente intrigante òa domanda posta da Boninu: com'è che la popolazione, che anche senza conoscere la chimica o la tecnologia del cemento-amianto, ha certo letto sui giornali del processo di Casale Monferrato e delle migliaia di morti, che è spesso disposta ad indignarsi contro l'inquinamento da elettrodotto (ma sta ore al telefonino tutti i giorni, ragazzini in primis) o contro gli innominabili OGM, non abbia fatto sostanzialmente una piega per l'amianto rinvenuto in spiaggia.

Ci sono due linee possibili di interpretazione, una pessimista una ottimista.

La pessimista dice che la gente non sa niente e non capisce niente, e si mobilita contro qualcosa, che siano gli OGM o la TAV o le centrali nucleari o quel che volete, non in base a conoscenze e valutazioni razionali basate su dati certi, ma solo perchè risponde gregariamente a parole d'ordine lanciate da chi cavalca demagogicamente le generalizzazioni più sgangherate e improbabili. In questa linea si finisce col concludere depressivamente che siamo fatti così, ci vorranno generazioni per cambiarci etc etc.

Quella ottimista: la popolazione ha valutato sinteticamente che non vi è da preoccuparsi troppo. Infatti a) la quantità di amianto è poca, la spiaggia sterminata, ed è probabile che la maggior parte delle fibre separate dai detriti siano ormai volate chissà dove dopo vent'anni di maestralate o sciroccate b) l'amianto c'era da una ventina d'anni, durante i quali una generazione ha passato l'estate sulla spiaggia: non si sono segnalati sinora problemi sanitari, oggi il rischio è residuale anche perchè è in corso il disinquinamento c) polveri di amianto possono esserci dappertutto, il territorio è pieno di coperture in cemento-amianto di edifici dismessi, che se deteriorate possono rilasciare comunque fibre d) l'ambiente è pieno anche di altri inquinanti di ogni genere, alcuni certamente molto pericolosi, non si sa in che misura monitorati, e che inaliamo o ingeriamo continuamente e) in conclusione, nel panorama generale dell'inquinamento ambientale pochi kg di cemento-amianto dispersi su una spiaggia enorme sono un problema a dir poco relativo, quindi non fasciamoci troppo la testa...e passerà anche questa.

 

GD