Tassiamo il contante? Risposta a Gabanelli.

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Da circa un anno Milena Gabanelli propone di combattere l'evasione fiscale imponendo una "tassa" su prelievi e depositi di contante.  

 Alcuni mesi fa ho discusso questa proposta con argomenti e dati noti in economia. Il mio obiettivo era di far ragionare la giornalista in modo più articolato,  includendo nell'analisi diverse importanti considerazioni assenti dalla sua.  In sintesi osservavo che: 

(1) la proposta ignora i costi sociali dell'imposta per milioni di onesti cittadini. Tassare il contante per combattere l'evasione e' un po' come riempire l'autostrada di dossi per far rispettare i limiti di velocità.  Non sarebbe più appropriato far funzionare i controlli e le sanzioni? Un'analisi seria dell'argomento dovrebbe valutarne sia i benefici  (piccoli, vedi il punto 2)  ed i costi. Notavo infine che l'uso del contante e' diffuso ancor più che in Italia in paesi dove l'evasione e' minima, come Germania e Austria.   La spiegazione e' semplice:  le regole (controlli e sanzioni) e le autorità preposte al rispetto delle norme sono credibili e rispettate.  

(2)  la misura sarebbe probabilmente inefficace perché facilmente aggirabile dagli evasori, per esempio aumentando le proprie riserve di contante, come e'  avvenuto per esempio in Argentina quando alle transazioni bancarie sono state applicate delle imposte. La Gabanelli crede che tassare  prelievi e depositi di contante spingerebbe tutti verso transazioni elettroniche. Ma l'effetto potrebbe essere  proprio l'opposto! Per  evitare l'esosa tassa cittadini e imprese  troverebbero conveniente evitare al massimo prelievi e depositi,   detenendo un più  grande stock  di contante in casa  [nota per secchioni: questo effetto può essere formalizzato con un modello di gestione del contante tipo Miller e Orr o, ancora meglio, Eppen e Fama: in questi modelli a fronte di un aumento del costo di deposito e prelievo e' ottimale per famiglie e imprese detenere mediamente più contante].  La misura sarebbe anche un grande regalo a tutti coloro che sono pieni di contante (spacciatori, riciclatori)  e non vedono l'ora di liberarsene, magari comprando oro e altri valori dai cittadini pagando cash, ancor più di quanto oggi già accade.   

Pochi giorni fa, sul Corriere, la giornalista ha riproposto la sua lotta al contante liquidando i miei argomenti come errati, senza pero' entrare nel merito o spiegare perché.  L'unico punto su cui Gabanelli mi risponde nel merito riguarda il fatto che  "basta documentarsi sul numero di persone che lavorano alla guarda di finanza per capire l'esiguità dei controlli che possono essere fatti".  Ella pare quindi credere che  non ci si possa affidare alla Guardia di finanza a causa dell'esiguo numero di persone che vi lavorano, e mi invita a documentarmi.  Ci ho provato: un controllo su Wikipedia mostra che in Guardia di Finanza lavorano circa 68.000 persone mentre all’Agenzia delle Entrate, sempre secondo Wikipedia, ne lavorano 33.000 circa. Nel Regno Unito (paese a noi simile per popolazione ma leggermente maggiore per PIL) lo HM Revenue and Customs ne impiega 67.000, in tutto. Negli  Stati Uniti  il temutissimo  Internal Revenue Service  impiega circa 100 mila persone: ossia tanti quanti noi per una popolazione 5 volte la nostra ed un PIL 8 volte il nostro.  In sintesi,  non vedo differenze schiaccianti, anzi da noi la consistenza della forza di vigilanza pare superiore che all'estero. Se la giornalista ha numeri diversi, ce li può illustrare?   La mia proposta concreta,  che forse le era sfuggita, e'  di far funzionare le molte capaci risorse di cui il paese e' già dotato.

Diversi altri punti nel ragionamento della giornalista lasciano perplessi.  Ella sembra credere che il contante si potrebbe sostituire con le carte se solo il governo lo volesse e ordinasse alle banche di dare a tutti un conto corrente e una carta, e a tutti i commercianti di installare il POS.  Una rete del genere non esiste nemmeno negli USA, dove il contante si usa poco.  Molte tra le migliori banche centrali, tra cui la Banca d'Italia, la Federal Reserve di Boston e la Bank of Canada, hanno gruppi di esperti che studiano pregi e difetti dei diversi sistemi di pagamento al dettaglio senza avere la presunzione di volerne imporre uno sugli altri. Molti studi misurano i costi complessivi (per la società)  dei diversi strumenti di pagamento, e il risultato non  e'   scontato. Non e' vero che il contante e' necessario solo agli "spacciatori, delinquenti e evasori", come afferma la Gabanelli.  Come sappiamo dall'esperienza quotidiana esso e' utile per milioni di onesti cittadini, anche quelli dotati di carte POS e di credito,  perché di utilizzo più veloce, meno incerto (a volte i POS  non vanno….), e più sicuro di una carta elettronica.  Esso e' inoltre essenziale per molte persone anziane e poco scolarizzate  che faticano a familiarizzare con strumenti digitali.   I vantaggi delle carte sono noti a molti di noi  e la loro comodità  e'  fuori  dubbio. Ma bisogna aver cautela nel proiettare sugli tutti gli altri quelli che per alcuni di noi sono scelte desiderabili. Le decisioni di consumo dipendono da preferenze, reddito e altri fattori molto variabili nella popolazione.  

L'articolo della Gabanelli contiene molte altre affermazioni infondate, sopra tutte la previsione che  "dei 154 miliardi  evasi lo stato potrebbe incassarne un centinaio entro i primi 12 mesi" [tassando il contante]. Sono numeri incredibili: vengono da sensazioni  della giornalista, di cui dobbiamo fidarci,  o sono  il risultato  di una qualche ragionata analisi? In tal caso, sarebbe utile avere un riferimento per poterne valutare le  ipotesi.   Più in generale a me pare anche che la giornalista si  illude pensando che se lo stato avesse quei 100 miliardi in più  all'anno  potrebbe  ricominciare a crescere. La stagnazione italiana non nasce da una carenza di "risorse"  o   spesa pubblica (qui).  Un beneficio fiscale di ampiezza  comparabile (ovvero circa 6 punti di PIL) l'Italia l'ha avuto dopo l'ingresso nell'euro  grazie alla enorme riduzione dei tassi di interesse (si veda la Figura 2). Quali sono state le conseguenze di questo grandissimo beneficio di cassa?  E'  aumentata di pari passo la spesa pubblica (Figura 3), il debito ha continuato a crescere, e siamo arrivati dove siamo oggi. Perché stavolta dovrebbe essere diverso? 

  Il pubblico italiano purtroppo e' abituato a sentir ragionare i propri governanti sulla base  di numeri estratti da un cilindro magico,  senza che chi li riporta si senta in dovere di fornire spiegazioni sull'origine delle cifre (vedi Alfano sulla riduzione debito pubblico).  Costruendo su queste basi di fantasia il paese resterà al palo in attesa del prossimo "miracolo economico", che non arriverà. Se i giornalisti si accodano a tale  metodo,  anziché far le pulci a chi promette la luna, siamo fritti.    

 

[Postilla del 4/9/2012]:   nutro simpatia per la Gabanelli  e per molti dei suoi obiettivi finali, come la lotta all' evasione fiscale o ai tanti privilegi e sprechi che abbondano nel paese. Sulla questione del contante ho cercato di dibattere la sua proposta usando fatti e logica.  Le sue repliche (inclusa quella recentissima a queste mie considerazioni) mi pare non stiano  sul piano del merito.  Ella mi invita a fare proposte concrete.  Credo di averle fatte, e cerchero di continuare. Come molti economisti, nell' accademia e nei servizi studi, ci provo ogni giorno.  Ma non esistono le ricette magiche e questo lavoro  richiede molta cura, non improvvisazioni intuitive.  Anche lo  sgomberare il campo dalle  idee piu'  balzane, quelle non supportate ne'  da logica ne da dati, e'  un servizio utile alla societa'.  Molti di noi hanno formulato delle proposte  su cio' che sarebbe utile al paese per risolvere molti dei suoi problemi  (certo non senza incertezze). Ma pochissimi di quelli che sono  informati indicherebbero l'uso del contante tra le "croci del nostro paese".   E'  un peccato che una giornalista coraggiosa come lei si perda in idee cosi deboli quando parla di economia.  Potrebbe fare una grande differenza informarsi meglio. 

 

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Commenti

Ci sono 44 commenti

 

E'  un peccato che una giornalista coraggiosa come lei si perda in idee cosi deboli quando parla di economia.

 

Hai ragione, Francesco, ma inizio a sospettare che il problema sia piu' generale: ho sentito dire questa stessa frase cambiando solo la parola finale (mettendoci "farmacia", "fisica", "biologia" e quant'altro). Inizio a temere che il problema da parte della suddetta sia nell'uso di base della logica. Prontissimo a ricredermi e financo a scusarmi con lei, s'intende, ma se uno continua a perdersi in ogni bicchier d'acqua forse non dovrebbe fare la guida turistica.

... e se, nonostante cio, insiste nel volere fare la guida, potrebbe almeno dar retta a chi, mappa alla mano, le mostra che sta sbagliando strada.

Vada pazzo per le metafore ben riuscite :-)

Report e' un programma che nasce con buone finalità ma poi fa divulgazione stile topolino, sopratutto in campo economico e finanziario. Intervistano sbarbatelli neolaureati che fanno a gara a chi le spara più grosse e vogliono convincerci di avere le risposte ad ognuno dei problemi di questo paese

Sull'argomento avevo già letto qui e altrove, commentando ad esempio sul blog di Massimo Famularo (il mio è il 4° commento). In breve, mi trovo d'accordo con questo articolo, con quello di Famularo, con i primi commenti qua sopra e con chiunque sia scettico sull'applicabilità e l'utilità della proposta Gabanelli.

Non riesco però a togliermi un paio di dubbi. Ad esempio anche lei scrive:

 

La Gabanelli crede che tassare  prelievi e depositi di contante spingerebbe tutti verso transazioni elettroniche. Ma l'effetto potrebbe essere  proprio l'opposto! Per  evitare l'esosa tassa cittadini e imprese  troverebbero conveniente evitare al massimo prelievi e depositi,   detenendo un più  grande stock  di contante in casa.

 

Ok, siamo d'accordo: è più conveniente, da buon evasore, evitare la tassa sul contante, quindi prelievi e depositi, aumentando le mie transazioni in contante anziché quelle elettroniche, che sarebbero sottoposte a tracciabilità per l'applicazione delle altre imposte. Se però nella proposta Gabanelli ci fosse anche la previsione di obbligo di pagare con moneta elettronica tutti i lavoratori dipendenti? Sarebbe ragionevole supporre che si formerebbe una nicchia di cittadini incapace di avere entrate in contanti, cosicché le loro riserve per pagare in nero il dentista o l'idraulico si esaurirebbero presto. C'è qualcosa che mi sfugge? Non sarebbe una situazione capace di mettere in moto il meccanismo voluto dalla giornalista e di ridurre l'evasione percentuale?

Tutt'altro discorso è se tale eventuale riduzione percentuale si accompagnerebbe ad aumento reale del gettito. Senza farla ulteriormente lunga, io vedo nella proposta della Gabanelli possibili effetti inflazionistici e recessivi tutt'altro che trascurabili.

Cosa ne pensa prof. Lippi (o chiunque sappia darmi spiegazione)?

Non ho certo la competenza del prof. Lippi, ma a quanto mi risulta, di fatto, i pagamenti degli stipendi dovrebbero essere già obbligatoriamente elettronici. L'attuale tetto dei 1.000,00 € sui pagamenti in contanti, infatti, è stato inserito con una modifica della normativa antireciclaggio, che prevede tra l'altro il divieto di effettuare pagamenti frazionati inferiori al limite ma riconducibili ad un'unica operazione superiore, nell'anno solare, al limite stesso. Il fatto è che in base all'interpretazione prevalente (se ricordo bene anche avvalorata da circolari dell'Agenzia delle Entrate) il pagamento per una prestazione lavorativa (almeno per quelle instaurate dopo l'entrata in vigore della modifica normativa), anche se effettuato mensilmente per importi inferiori al limite, viene considerata frazionamento di un unico importo annuale. Molti penseranno (e io sono tra questi) che un ragionamento del genere sia contrario al buon senso (come possono i pagamenti costituire un'unica operazione frazionata se di questa ipotetica operazione unica non è nemmeno possibile predeterminare con precisione l'ammontare totale?), ma si sa che spesso il buon senso non è di casa all'Agenzia delle Entrate (soprattutto se è contrario ai suoi interessi).

Finchè l'utilizzo dei contanti era possibile fino a 12.500,00 €, il problema era ancora abbastanza circoscritto, ma con il limite attuale ormai impatta su quasi tutti i rapporti di lavoro.

In ogni caso, anche se un'azienda volesse adottare (a suo rischio e pericolo) un'interpretazione meno prudente, continuando a considerare indipendenti l'uno dall'altro i pagamenti degli stipendi, una grandissima parte degli stessi (almeno quelli full time) supera già mensilmente i 1.000,00 € e deve quindi obbligatoriamente essere pagata per via bancaria.

 

Tutto ciò premesso, in questi ultimi mesi ha forse assistito a drastici cali dell'evasione fiscale? Non mi sembra. Sono ben evidenti invece i disagi che ha creato a molte attività economiche il repentino abbassamento del limite di utilizzo del contante, fino a costringere il governo ad una parziale marcia indietro con l'inserimento di alcune deroghe, seppure limitate.

 

La invito ad un'ultima riflessione: a quanto dovrebbe ammontare questa "tassa sul contante" per rendere veramente antieconomico prelevare lo stipendio accreditato in banca e utilizzarlo per continuare a pagare (con lo sconto del caso) l'elettricista in nero? Dubito che possa essere un'aliquota anche solo lontanamente proponibile.

 

A mio parere, questa non è altro che l'ennesima dimostrazione che il progetto della Gabanelli non raggiungerebbe nemmeno lontanamente i risultati sperati, provocando invece sicuri e disastrosi effetti collaterali.

 

Non sarebbe una situazione capace di mettere in moto il meccanismo voluto dalla giornalista e di ridurre l'evasione percentuale?

 

Penso che nascerebbero circuiti alternativi, con monete di fantasia, come è tipico dei momenti di mancanza di contante e liquidità spicciola. Ricordate i famosi "mini assegni"? Già oggi abbondano i buoni sconto circolari (come lo scec) e comunque anche per i pagamenti elettronici è possibile utilizzare circuiti come paypal e bitcoin, non intercettabili. Altri ne verrebbero creati.  Se elimini qualche cosa che serve, l'uomo ne crea presto un'altra simile.

 

 

le rispste a questa domanda colgono il punto;   E'  vero, come lei dice,  che  in un mondo in cui l'unico approvigionamento di contante e'  la banca   l'imposta potrebbe funzionare [per i secchioni:  e'  il modello di Baumol-Tobin].   Ma  nella realta, a fronte di una tale nuova regola (ovvero stipendi pagati a tutti elettronicamente su banca) ,    tutti avremmo incentivi  a cercare contante altrove,   quando si vende la macchina o altri valori, per una  prestazione straordinaria...  insomma,   ecco un altra fonte di inefficienza indotta da questa proposta:  dedicheremmo tutti del tempo ad una attivita assolutamente improduttiva (per la societa): evitare    di essere tassati.   

 

Qualcuno ha fatto l'esempio del mercato nero. E'  perfetto.  Pensi a cosa succede nei molti paesi dove si tenta di proibire ai cittadini di detenere valuta buona (per esempio i dollari nell' argentina di oggi), tramite imposte, cambi regolamentati, controllo di carte di credito etc.   Immediatamente si crea un mercato parallelo in cui i cittadini si scambiano questi valori, a prezzi molti diversi da quelli ufficiali.

 

Infine, un po' di realismo. Possiamo scrivere tutte le regole che vogliamo. Ma  siamo sicuri che sarebbero rispettate?   Ma perche'   non si prova a percorrere la via maestra sul serio?   perche dobbiamo sentire parlare dei blitz della GDF  una o due volte all' anno?    pensiamo davvero che se si spargesse la voce che i controlli fiscali, non vessatori ma seri, si iniziassero a fare  sistematicamente  gli evasori continuerebbero a evadere?   

 

Frequento regolarmente un porticciolo vicino roma. Pieno di belle barche, e servizi di rimessaggio. Tutte cose difficili da nascondere. Piu o meno le ricevute ammontano a  1/4  dei prezzi veri.   E'  cosi difficile per la GdF da verificare?   

 

ps. come gia scritto:  non credo che la GdF  non lo voglia fare. Credo non ci sia la volonta politica per  farglielo fare. 

 

Si dovrebbe anche tenere d'occhio chi usa più il contante rispetto all'elettronico.

 

Rischia di essere una riedizione del "tassiamo gli hamburger che fanno male", che poi gli hamburger li mangiano soprattutto quelli che hanno un reddito basso perché quelli si possono permettere.

 

Allo stesso modo il rischio di tassare di più chi (a naso) già di soldi ne ha pochi ed è per quello che non ha il bancomat.

 

E anche rendere obbligatorio per legge il conto corrente e il POS non tiene conto che qualcuno li dovrà pagare e ho un piccola idea di chi...

Una misura come quella proposta dalla Gabanelli (che mira ad eliminare il contante) equivale a trattare i cittadini, tutti, come potenziali delinquenti. Nessuno ha da obiettare? Inoltre. Finché il contante non sarà eliminato definitivamente, non si considera una limitazione inaccettabile della libertà personale il fatto che lo Stato ne limiti l'uso come sta facendo?  

Il denaro contante viene usato perchè è pratico, economico e comodo. Se ne si rendesse l'uso scomodo e/o costoso verrebbe rapidamente sostituito da altri mezzi di pagamento, come alcuni hanno già fatto notare. Il più semplice sarebbe una valuta straniera: dollari, sterline etc. Se no ci sono sempre i metalli preziosi: un'oncia d'argento per una messa in piega, venti once d'oro per un'automobile. In casi disperati ricariche telefoniche, che hanno una scadenza come piace ai nummoclasti; se no ci sono sempre le conchiglie...

E' il sintomo di una mentalità burocratica e questurina oltre che un'ammissione di resa: poiché lo Stato non è in grado di adempiere ai compiti che si è assegnato scarica il peso della sua incapacità sulle spalle dei cittadini tutti a prescindere dal fatto che si siano o meno resi responsabili di reati o inandempienze. Si potrebbe far notare, tenuto conto del retroterra  che questo tipo di mentalità rivela, che a farne le spese sarebbero in primo luogo coloro che appartengono alle classi sociali culturalmente meno attrezzate. Ma non è questo il punto: si tratterebbe di una misura illiberale e autoritaria e questo è, a prescindere da ogni altra considerazione  di tipo socio-economico, più che sufficiente per ostacolarla.   

che in questo post  di una settimana fa, da me  trovato solo adesso (mea culpa), aveva gia spiegato benissimo perche'  la tassazione del contante sarebbe inefficace per la lotta all' evasione e dannosa per tanti onesti cittadini

 

massimofamularo.wordpress.com/2012/08/29/3-buoni-motivi-per-non-tassare-il-contante/

 

Mi permetto di fornire un modesto contributo sulla proposta Gabanelli di tassazione del contante finalizzata al ridimensionamento dei regolamenti in “nero”.

       PREMESSA. Nel 1991, la legge 197/91 (contingenta l’uso del contante e dei titoli al portatore fissandone la soglia massima, impianta in banca un’area di sorveglianza informatizzata, la attrezza per tracciare frequentatori-frequentazioni e la struttura per essere trasparente al Fisco) e la legge 413/91 (mappa i conti nella disponibilità di un soggetto) costruiscono l’architettura di contrasto al “nero” e dotano il Fisco della cassetta degli arnesi interattivi per la caccia all’evasore e per l’accertamento e la  misura dell’evasione fiscale (monitoraggio sistematico e continuativo dei flussi, scansione automatizzata della piattaforma documentale per ricerche di massa e mirate, indagine finanziaria e misura del “nero”, inserimento di flussi e consistenze finanziari nel paniere di calcolo della capacità contributiva). Nel 1994, i Governi ed i Ministri delle finanze della seconda Repubblica ereditano, con la struttura di contrasto al “nero”, l’impegno-dovere di rendere utilizzabile la cassetta degli arnesi interattivi e di seguire-approfittare-incentivare l’evoluzione tecnologica dei prodotti-servizi bancari per canalizzare il maggior numero di regolamenti nell’area informatizzata.

       A distanza di 20 anni e con riferimento al contante, l’evoluzione dei regolamenti bancari con moneta elettronica e la progressiva saldatura della piattaforma amministrativa impresa-banca (canalizzazione dei flussi amministrativi, ad esempio fatture-cedolini paga, e centralizzazione dei correlati regolamenti ed adempimenti fiscali) dovrebbero avere reso marginali i regolamenti per contanti (monte contante irrisorio, prelevamenti e versamenti continuativi-ripetuti-consistenti immediatamente intercettati ed accertati, lire in cassaforte congelate, o comunque intercettate, con il passaggio all’euro). Così non è! Il monte contante circolante è esagerato perché i Ministri delle finanze hanno inserito una zeppa nel meccanismo di contrasto al “nero”, hanno ignorato l’evoluzione tecnologica dei prodotti-servizi bancari, hanno bloccato la cassetta degli arnesi interattivi e si sono limitati ad azionare la soglia di legge dell’utilizzo del contante. Ma il rimestamento della soglia di contante ha un senso solo in un sistema di regolamenti rigorosamente ed attentamente monitorati (così non è) e dove non esiste per i pagamenti ampia ed incontrollabile (e quindi non controllata) facoltà di utilizzo del contante (la moneta elettronica, la canalizzazione dei flussi amministrativi e la centralizzazione dei regolamenti, sono a tutt’oggi ignorate). Cioè il rimestamento delle soglie (la cosiddetta “tracciabilità da soglia”) tanto sventolata dalla seconda Repubblica non serve assolutamente a niente in un contesto in cui l’utilizzo, continuativo e per importi significativi, del contante non è “sospetto”.

 

Data la premessa, LA PROPOSTA GABANELLI ANDREBBE PIU’ AMPIAMENTE CONSIDERATA.

     1-La tassazione del contante poteva essere inizialmente utilizzata dai Ministri delle finanze per promuovere la movimentazione elettronica dei mezzi di pagamento. Potrebbe essere utilizzata anche oggi ma produrrebbe solo entrate marginali ed uno sviluppo del settore delle casseforti se non viene tolta la zeppa dal meccanismo di contrasto al “nero” e se non viene utilizzata la cassetta degli arnesi interattivi.

     2-La proposta di penalizzazione del contante per promuovere la moneta elettronica è un’utile sassata in piccionaia, un doveroso e logico invito a cambiare modello  perché le dimensioni esagerate e crescenti dell’evasione fiscale provano il fallimento del contrasto al “nero” confidando nella tax compliance spontanea o nel diverso clima culturale (nessuno paga le tasse se non è costretto ed un Fisco sgangherato è il miglior incentivo ad evadere), minacciando tasse o manette, creando discariche di pizzini elettronici, incrementando il numero dei segugi fiscali, organizzando blitz. Né si può pensare di contrastare il “nero” piazzando un angelo custode fiscale a fianco di ogni contribuente o due segugi fiscali all’ingresso ed alla cassa dell’impresa.

 

Forse varrebbe la pena di ricordare ai Politici l’esistenza del modello disegnato dalle leggi 197/91 e 413/91, chiedere perché lo hanno rimosso e perché non intendono ripristinarlo.    Zanchi.gualtiero.gualtiero@gmail.com

ho letto la discussione e mi sembra che non sia ancora emerso che, al di la' degli aspetti pratici, tassare il contante (o sussidiare forme di pagamento alternative) potrebbe essere teoricamente sensato se:

a) al momento di procedere al pagamento con contante il consumatore non internalizza interamente tutti i costi del contante stesso, mentre internalizza pienamente i costi di strumenti alternativi. 

b) nel pagare con carta il consumatore produce una sostanziale esternalita' positiva che supera il costo indotto dalla distorsione nelle scelte sul mercato dei pagamenti (per esempio riducendo sostanzialmente la probabilita' che il commerciante evada l'importo del pagamento).

a me sembra che sebbene la gabanelli non abbia prodotto solida evidenza a sostegno della sua tesi, nemmeno francesco abbia dimostrato fattualmente l'invalidita' di a) e /o b). 

guardando al lato pratico, invece di tassare il contante si potrebbero sussiadiare i pagamenti con carta. un modo (credo) pratico di farlo sarebbe offrire uno sconto IVA sui pagamenti con carta.  se le ipotesi a) e b) fossero, non semplicemente plausibili, ma anche entrambe vere  (questione empirica su cui non intendo prendere posizione in questa sede), si prenderebbero due piccioni con una fava: si correggerebbe una distorsione nel mercato dei pagamenti  ed allo stesso tempo si aumenterebbero le entrate fiscali.

Un commento sul lato pratico.

A mio parere la sua idea dell'incentivo (simile a quella delle detrazioni per i privati delle spese fatturate o scontrinate) è già molto più sensata di quella della tassa, ma si scontra con un problema analogo a quello di cui si discuteva qualche commento fa: l'entità di questo "bonus" (come l'entità dell'eventuale tassa della Gabanelli) dovrebbe essere così elevata per introdurre una convenienza rispetto allo "sconto dell'evasore" che con ogni probabilità renderebbe l'operazione del tutto antieconomica per le casse dello Stato.

Mi pare che in un modo o nell'altro si ritorni sempre al nocciolo del problema: in Italia le imposte sono così elevate da inficiare, a mio parere, qualsiasi soluzione di lotta all'evasione fiscale che non abbia come PREMESSA l'abbassamento delle stesse.

Il fatto è che tale "esternalità negativa" è pur sempre data unicamente dalla (maggiore) capacità della controparte di evadere l'imposta. Se l'obiettivo del governo è di ridurre tale propensione al'evasione, ci sono più strumenti possibili: il punto (1) di Francesco Lippi risponde implicitamente all'obiezione di Daniele Condorelli. Semplicemente, alterare i prezzi relativi di diversi strumenti di pagamento è certamente distorsivo, e probabilmente (ma non certamente) causa un costo sociale maggiore, rispetto ad una policy tesa a migliorare i controlli, attuare strategie di verifica e di accertamento efficaci, e scrivere testi di legge la cui interpretazione sia immediata e non "mediata" da legioni di circolari dell'Agenzia Entrate e del Ministero.

Si parla del contante come di un mezzo di pagamento primitivo, da scoraggiare se non addirittura eliminare.

Ma il contante è in primis la carta moneta, strumento in cui si incarna la divisa legale, che - a norma dell'art. 1277 del codice civile - è tuttora lo strumento primo per l'estinzione dei debiti pecuniari, vale a dire di ogni debito commisurato ad una somma di danaro.

Qualsiasi intervento diretto al contenimento dell'uso del contante dovrebbe essere accompagnato da una modificazione delle norme del codice civile: questa può essere opportuna, in considerazione dell'evoluzione degli strumenti di pagamento verificatasi negli ultimi decenni, ma dovrebbe essere molto meditata, tenendo conto anche della dimensione europea del mercato. Dubito che la Gabanelli ne sia consapevole.

a prescindere dal supporto fisico (l'incarnazione lasciamola ai teologi...). A questo punto basterebbe definire come "moneta a corso legale" solo quella elettronica, no?

Personalmente trovo corretto invece il provvedimento del governo che obbliga tutti i fornitori di beni e servizi ad ACCETTARE i pagamenti con bancomat oltre i 50 euro, che non è, come i titolisti hanno capito, l'"obbligo" di usare il bancomat. Anzi, il provvedimento di fatto applica l'art. 1277, perché obbliga ad accettare la moneta a corso legale a prescindere dal supporto fisico, ed aumenta la libertà di scelta del compratore, che adesso è più libero di pagare in contanti o con moneta elettronica.

 

Certo, il venditore dovrà accollarsi il costo del POS, ma, primo, alla crescita del relativo mercato caleranno i prezzi (ci vuole tanto a immaginare un provider per il settore business che ti fornisce internet, telefonia fissa e mobile e POS a tariffa flat? O una banca che lo integra nei suoi servizi online? O le ditte di hardware che lo forniranno integrato nel registratore di cassa?);

secondo, i costi del contante (vigilanza, furgoni blindati, rapine e relativo indotto di costi, dalla polizia alle assicurazioni, costi di contabilità, tempo perso per andarlo a versare in banca o costi aggiuntivi per le banche per i bancomat abilitati ai versamenti) o li paga la società o già li paga il venditore. 

 

Poi, magari tra due-cinque anni tutti useranno il telefonino per pagare e tutta la questione sarà archeologia

La Gabanelli prima voleva abolire il contante, adesso vuole tassarlo, e ogni volta suscita dibattiti interessati (con mio enorme stupore). Ma, dico io, se non l'hanno fatto in nessuno nei paesi civili, paesi che hanno meno evasione di noi, ci sarà un motivo? Ci riteniamo geni superiori a loro e ci fa schifo andare a vedere come fanno lì ?

Comunque, se proprio alla Gabanelli non garba fare come nei paesi normali e dobbiamo essere originali ed innovativi a tutti i costi, ho la soluzione a costo zero: tagliamo le banconote a metà, metà la diamo in pagamento e l'altra metà solo al versamento delle imposte :-)

 

se non l'hanno fatto in nessuno nei paesi civili, paesi che hanno meno evasione di noi, ci sarà un motivo? Ci riteniamo geni superiori a loro e ci fa schifo andare a vedere come fanno lì ?

 

Sottoscrivo il commento.  Bisognerebbe accordarsi su un'espressione sintetica per identificare e squalificare questi esempi di creativita' intellettuale disinformata e stravagante, che produce proposte surreali piuttosto che cercare di imparare con umilta' e apertura mentale da Stati e societa' meglio funzionanti a dua passi dai nostri confini.

hai ragione, anche a me viene la tentazione di scrollare le spalle  e continuare a lavorare, di bufale ne girano tante.  Ma il fatto che questa  proposta incoerente e   inefficace   venga da una delle poche giornaliste da cui (speravo)  ci si potesse attendere qualche inchiesta o proposta intelligente e incondizionata mi deprime. 

 

 

 

Notavo infine che l'uso del contante e' diffuso ancor più che in Italia in paesi dove l'evasione e' minima, come Germania e Austria

 

ed é molto diffuso anche in olanda, dove ho vissuto diverso tempo e quindi posso dire, e anche lí non hanno i livelli di evasione italiana.

 

e aggiungo: in olanda le carte di credito sono poco utilizzate (le commissioni sono, mi dicevano , piuttosto alte e gli olandesi piuttosto "attenti" ai soldi), per cui é in genere possibile pagare con carte bancarie (ovviamente di banche olandesi), con un curioso sistema di "borsellino elettronico", il chipknip, che prevede di trasferire "fisicamente" una somma dal proprio conto a un chip della carta bancaria, per cui ci sono appositi dispositivi accanto agli atm (n.b. se perdi la carta perdi anche i soldi che ci sono sopra, quindi conviene tenerne pochi, viene usato principalmente per piccolissime spese, come ad esempio i parcheggi o le sigarette, ma se non ricordo male era un sistema che stava andando in disuso), ma probabilmente il piú usato é il pagamento per contanti.

 

sapendo questo ho pensato: se dovessi andare qualche giorno in vacanza in olanda (o in altri paesi in situazioni simili) posso o portarmi il contante o prelevare dagli atm in loco con carta di credito, pagando commissione e interessi.

se il prelievo di contanti  venisse tassato, ogni qual volta andassi in olanda, o in qualsiasi altro posto, se é per quello, se vado in un b&b difficilmente accetterá la carta di credito, dovrei prelevare del contante e pagare una tassa, che mi sembrerebbe una tassa sui miei spostamenti, in un certo senso una sorta di limitazione alla mia libertá di movimento, tanto piú limitante quanto piú alta sará la tassa.

 

p.s. mi viene anche da fare qualche riflessione sul fatto che, oltretutto, non si tratta di una currency nazionale, ma sovranazionale, che negli altri paesi che la hanno adottata il suo uso per contante non viene limitato e giá questo mi sembrerebbe strano, e immediatamente penso a tutti quelli, albergatori, affittacamere etc. che al momento di una prenotazione da parte di un appartenente all'eurozona, richiederebbero il saldo in contanti, si comincerebbe a spargere la voce che in italia preferiscono essere pagati in contanti e nel giro di poco si creerebbe un afflusso legale di contante (in euro, quindi a corso legale anche in italia) dai paesi dell'eurozona che realizzerebbe il "trovato l'inganno" del vecchio detto.

 

Mi ha colpito la similitudine dell'autore fra la lotta all'evasione e l'enforcement dei limiti di velocità riempiendo l'autostrada di dossi. Al di là dei disagi che procura, non è possibile che il divieto di usare il contante costituisca un freno alla crescita economica? Provo a fare un ragionamento molto elementare e se qualcuno troverà l'errore si sarà meritato la mia gratitudine, per quello che può valere. Il PIL è pari ai prezzi dei beni per le quantità prodotte = P x Q. Now, minding our Ps and Qs scopriamo che P è pari a M x V, vale a dire la massa monetaria per la velocità di circolazione, e un incremento o un decremento di uno di questi due ultimi fattori tende rispettivamente ad accelerare o a decelerare la crescita economica (perché questi fattori incidono sui prezzi quel tanto che serve a incoraggiare o scoraggiare la produzione). Ora, se per decreto si riduce V, la velocità di circolazione di M, in un momento in cui si cerca di stimolare l'economia con una politica accomodante, non si crea un effetto contrastante a quello voluto dalla banca centrale? Non è questo un effetto simile a quello che si crea quando la banca centrale inonda le banche di liquidità e queste ultime non erogano crediti? Volendo andare one step further, se i comunisti furono capaci di creare condizioni di penuria impedendo la produzione, quindi operando sulla supply-side dell'economia, non è che i capitalisti all'italiana riusciranno a creare chissà che cosa operando sulla demand-side dell'economia mettendo quei dossi di cui sopra?

 

Mi ha colpito la similitudine dell'autore fra la lotta all'evasione e l'enforcement dei limiti di velocità riempiendo l'autostrada di dossi.

 

La tassazione del contante, non la lotta all' evasione.Che la prima sia uno strumento efficace per attuare la seconda e' da dimostrare, e di certo non e' l' unico consentito.

Suggerisco un dossier dell'IEEE (associazione internazionale degli Ingegneri) che nella rivista Spectrum (quella più generalista) di Luglio narra dell'inizio della fine del contante.

vedi: spectrum.ieee.org/at-work/innovation/the-beginning-of-the-end-of-cash e articoli correlati.

 

L'ho trovato interessante, ne deduce che non è una fine molto vicina (un loro inviato ha provato a vivere un anno senza cash, e si è arreso prima del tempo quando ha dovuto pagare una multa), ma è comunque una fine possibile e forse irrinunciabile.

 

Certamente tassare il contante così di punto in bianco è quasi demenziale, aspettare che questo abbatta l'evasione probabilmente lo è ancora di più in quanto il contante è una convenzione sociale anche più di quanto lo siano le tasse (50€ di cui ne devo cedere il 6% per la transazione, o 50€ in contanti? Meglio il secondo va...), ma prima o poi ci si arriverà.

 

Il problema è che in Italia per abbattere l'evasione sarà comunque inutile, perchè il nostro problema è che il massimo che la nostra GdF sa fare è andare a controllare i SUV a cortina, incrociare dati bancari e spese per ottenere un pattern che aiuti all'inviduazione degli evasori è semplicemente arabo per gli italiani.

Ho occasione solo ora di imbattermi in questo  articolo e ai commenti allegati. Trovando molto interessante il dibattito vorrei fornire una serie di obiezioni ad alcune aporie che nei vari post sono state suggerite rispetto alla tassazione del contante.

Per farlo credo siano da anteporre alcune premesse che, se condivise, possono far stare in piedi il resto del ragionamento; se invece risultano non condivisibili, vorrà dire che tutto quanto scriverò dopo queste premesse avrà valore nullo.

 

Premesse:

1. Allo stato attuale l'Italia non può più permettersi di mantenere l'attuale sistema statale (intendo sia l'apparato burocratico/istituzionale sia, e soprattutto, lo stato sociale proposto nella Costituzione)

2. Non è una soluzione adeguata vendere i gioielli di famiglia (soprattutto perchè sarebbe un intervento una tantum e non risolverebbe minimamente i problemi congeniti del Paese quali sprechi ed evasione, impoverendo il Paese)

3. Come conseguenza di ciò appare evidente (a me) che è necessario sia rivedere tutte le voci di spesa pubblica sia far pagare (o incrementare dove già presente) il costo vivo per i cittadini

4. La maggior parte dei cittadini (intendo almeno 30 Mio di italiani) non è evasore fiscale e versa correttamente la sua parte di imposte (considerando tutte le categorie per i quali non è fisicamente possibile evadere il fisco [dipendenti, pensionati, disoccupati reali, 0-14enni...]) dovremmo riuscire a superare il 50% della popolazione

5. Per evasore fiscale intendo il soggetto che si fa pagare in nero, non la controparte (cioè colui che paga in nero)

 

Fatte queste premesse, se fin qui sono condivise dal lettore, passo a dettagliare le mie obiezioni alle osservazioni fatte sulla proposta di tassare il contante.

 

A) Perchè gli altri Paesi non lo fanno già? Non ne sono sicuro ma verosimilmente proprio perchè il problema dell'evasione per loro è marginale e non conviene mettere in piedi un sistema decisamente poco pratico da implementare (per via di convincere milioni di cittadini a cambiare le abitudini di pagamentoo, di contrattare con banche e intermediari condizioni differenti rispetto alle attuali per commissioni e costi dei servizi offerti..) per risolvere un problema che (anche per la cultura civica diffusa nei cittadini) non risulta essere un'emergenza. Ad ogni modo non sono dell'opinione che non essendo già stato implementato non meriti di pensare ad un'implementazione nel nostro Paese

 

B) La tassazione genererebbe una spinta di cittadini e imprese a usare solo il contante disponibile (evitando i passaggi di deposito e prelievo in banca per via della tassazione): potrebbe essere vero ma il circolo del contante si esaurirebbe quando i cittadini non avrebbero più riserve di contanti e, nel lunghissimo periodo, quando le banconote sarebbero troppo usurate per poterle usare. questo punto sarebbe facilmente superabile imponendo (come dovrebbe già essere sopra i 1.000€) per legge che tutti gli stipendi/pensioni siano pagabili in modo tracciabile (non in contanti): un lavoratore potrebbe anche avere 10.000€ sotto il materasso in contanti ma in qualche mese, se vuole pagare tutto in contanti, finirebbero e sarebbe costretto a scegliere se prelevare in contanti con tassa o usare i pagamenti tracciabili

 

C) Non è pensabile incentivare l'uso di pagamenti elettronici data la poca diffusione di pos negli esercizi commerciali: vero al momento, dove il 90% delle transazioni è in contanti (fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-29/litalia-ancora-paese-denaro-163302.shtml?uuid=AbQdbMVF): a conti fatti vuol dire che si paga in modo tracciabile circa 200 Mld all'anno. Ma se ipotizziamo, come questa proposta vorrebbe, di allargare enormemente il potenziale dei pagamenti tracciabili ribaltando questa percentuale (il 10% in contanti, il 90% tracciabile di cui il 70%-80% per via elettronica, il restante 10-20% con assegni o bonifici) accadrebbe che per banche/intermediari ci sarebbe un volume di transazioni enorme a cui applicare le commissioni per il pagamento elettronico. Dato l'aumento percentuale delle transazioni (circa decuplicate), si potrebbe ipotizzare di abbattere (eventualmente anche per decreto) le commissioni (dagli attuali 0,5 su bancomat, 1,5 su carta di credito potrebbero essere abbattute del 70-80%, in media si potrebbero portare a 0,15-0,2%): da 4 conti veloci le commissioni per i pagamenti elettronici generano oggi circa 2 Mld/anno, abbattere le commissioni del 75% ma su un imponibile quasi decuplicato, genererebbe  comunque a banche e intermediari un surplus di entrate di circa 1 Mld da investire (a carico loro) nella diffusione di POS. Ancora 4 conti: ipotizzando un costo attuale di 200€ per noleggio del pos e costi telefonici ora in toto a carico dell'esercente, vorrebbe dire inondare l'italia di altri 4,9 Mio di Pos in aggiunta agli attuali 1,7 Mio, ovvero quasi triplicarne la diffusione e risolvere il problema dell'attuale scarsità di pos. Risulterebbe un circolo virtuoso (più pagamenti elettronici + diffusione di pos) con un risparmio sia per i cittadini (sarebbero incentivati a usare le carte e non verrebbero tassati sul contante) sia per gli esercenti (pagherebbero meno commissioni e avrebbe il pos a titolo gratuito) sia per banche e intermediari (avrebbero comunque maggiori entrate e un potenziale da assogettare a commissioni sempre più elevato) sia per il fisco (il pagamento tracciabile sarebbe subito controllabile e quindi tassato).

 

D) Ottimizzare i controlli della GdF e l'efficienza dell'Agenzia delle Entrate: punto che approvo e che è da fare a prescindere dalla tassazione. Ad ogni modo,  anche in caso di tassazione sul contante, parallelamente al calo dell'uso del contante (perchè tassato e disincentivato) sarebbe da rivedere le linee guida e l'operatività degli enti di controllo del sistema fiscale ma si andrebbe verso una riduzione della mole di lavoro perchè sarebbero molti meno i casi da verificare

 

E) L'utilizzo da parte delle persone anziane e non scolarizzate sarebbe difficoltoso: sarà anche vero ma avrebbe un impatto decisamente inferiore in termini di preoccupazione rispetto a vedersi tagliare ogni mese dei servizi (chiusura ospedali..) o a veder incrementare i contributi (ticket, tariffe mezzi pubblici..) da versare a ogni prestazione. Forse anche ad un'anziana nonnina conviene imparare 5 cifre e avere qualche speranza in più di mantenere i servizi attuali

 

F) L'entità dell'importo che tale manovra avrebbe. Qui servono alcune doverose premesse realistiche:

- PIL italia: 1.600 Mld

- Tassazione media attuale: 44,7% (fonte http://www.repubblica.it/economia/2012/11/19/news/pressione_fiscale_al_44_7_in_12_anni_103_aumenti_di_tasse-46969689/ )

- Entrate fiscali attuali: 710 Mld (1.600 * 44,7%)

- Evasione: circa 20% (a trovarla la fonte attendibile ;-) ovvero circa 350 Mld

- PIL + evasione: circa 1.950 Mld

- Ipotesi di riuscire a far diventare tracciabile il 90% delle transazioni di PIL + evasione attuale: 1,7 Mld

- Entrate erariali previste: 760 Mld (1.700 * 44,7%)

- Incremento entrate erariali: circa 50 Mld, al netto della tassazione sul contante (sulla quale è inutile fare ipotesi perchè troppo aleatorie).

50 Mld, per capirci, è circa il 45% del costo annuo totale del SSN. Chiaro che sono 4 conti in croce ma mi sembra che ci siano gli spazi per dire che potrebbe valer la pena

 

G) C'è un punto sul quale nessuno si è espresso e che non mi sembra così marginale sia in termini micro che macroeconomici.

Nella proposta, per incentivare l'uso dei pagamenti tracciabili si fa riferimento anche ad un rimborso in busta paga o in fase di 730 delle tasse pagate fino a 50€/mese: che sarebbero un rimborso (totale o parziale) per chi fa uso di contante ma sarebbero un extra per chi volesse, proprio perchè onesto, in toto abolire il contante e fare solo pagamenti tracciabili. Per una famiglia di 2 persone vorrebbe dire 1.200€ in più all'anno (rifacendoci alla media delle  dichiarazioni dei redditi vuol dire un incremento di quasi il 3% del reddito) e, forse, questo potrebbe dare una spinta ai consumi interni e 

sostenere,in parte, la produzione.

 

H) Quando

Rimangono comunque difficoltà (tipo l'importazione di € da paesi UE o l'uso di valute estere/preziose) ma, data la situazione in cui siamo, ritengo che ci siano i margini per valutare meglio e, se possibile, trovare le soluzioni ai punti che rimangono aperti.

 

A me pare che un cittadino onesto non avrebbe nulla da perdere in un sistema come quello proposto. Certo i passaggi legislativi, burocratici, amministrativi per arrivarci non sono immediati ma, diversamente da altri Paesi, per noi il gioco (abbattere l'evasione anche tramite la tassa sul contante) potrebbe valere la candela (salvare l'Italia dalla svendita o dalla bancarotta) oltre a dare un minimo di credibilità in EU sulla volontà di arrivare a un debito/Pil = 60%

 

5. Per evasore fiscale intendo il soggetto che si fa pagare in nero, non la controparte (cioè colui che paga in nero)

 

 

se io pago in nero è per evadere la tassa sui consumi e per dividere, per mezzo dello sconto, col venditore quello che lui evaderà di imposizione sui redditi.

è un grosso svarione, che mi ha impedito di proseguire nella lettura.

 

Ecco per esempio come la stima la Commissione Europea:

 

http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/themes/06_shadow_economy.pdf che

 

Le stime vengono dall'università di Linz: http://www.econ.jku.at/531/ che ha fatto un grosso lavoro in questo campo.

... ma in un sistema ipotetico in cui le banche non brillino per efficenzia, per capitalizzazione e per concorrenza, la diffusione del contante non potrebbe essere di per se stessa un elemento di stabilizzazione del sistema e, per converso, la sua abolizione non potrebbe aumentare il potenziale di instabilità?

 

E un altro esempio, sempre ipotetico. supponiamo che in Italia i correntisti di una banca medio piccola, la Banca della Rocca del Nord, un nome a caso, vadano al bancomat e non riescano a prelevare neanche un euro.

 

Se questi correntisti hanno una propensione a detenere contante pari a zero è probabile che il governo decida immediatamente di salvare la banca iniettando miliardi di denaro pubblico. Se in questo microcosmo ci fosse invece sufficiente denaro contante in circolo, magari il governo avrebbe spazio per soluzioni diverse e probabilmente più efficienti dal punto di vista del mercato.

 

Questa mia idea di funzione anticiclica e stabilizzatrice del contante è un'illusione senza alcuna base concreta?