Tasse, maledette tasse

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Qualche mese fa Mario Draghi, in una relazione alla Società degli Economisti, mostrò alcuni dati sull'andamento dei consumi e redditi in alcuni paesi europei sui quali Andrea rilevò alcune discrepanze. Bankitalia ha confermato l'errore nel grafico relativo alla Germania; uno dei suoi economisti ci ha gentilmente spiegato come ricavare il loro grafico relativo all'Italia, che siamo riusciti a riprodurre. C'è molto da imparare dal confronto fra i grafici ricavati da Andrea e quello di Bankitalia.

La differenza fra i grafici, evidente nella figura seguente che li riporta entrambi assieme al consumo delle famiglie, riguarda la definizione di reddito: Bankitalia ha usato il reddito disponibile delle famiglie, la linea tratteggiata. Andrea il reddito disponibile totale dell'intera economia, la linea punteggiata.

I redditi delle famiglie italiane non sono cresciuti al passo dei consumi

Il reddito disponibile delle famiglie è essenzialmente costituito dal reddito da esse percepito meno il pagamento di tasse di pertinenza, più l'insieme di trasferimenti in denaro ricevuti da parte dello stato. Su questo ammontare di risorse le famiglie basano le proprie decisioni annuali di consumo e risparmio, che ad esso algebricamente sommano. Il reddito disponibile totale tiene invece conto dell'insieme delle risorse disponibili a livello nazionale. Poiché il reddito disponibile delle imprese risulta essere un ammontare relativamente piccolo ed abbastanza costante (in percentuale del nazionale), la grande differenza fra il reddito disponibile totale e quello delle famiglie viene dal prelievo fiscale. Il complesso delle risorse disponibili alla pubblica amministrazione, che come si può intuire dai grafici è cresciuto notevolmente, serve a finanziare consumi collettivi (strade, giustizia, etc) e privati (istruzione e sanità).

La differenza fra le due misure del reddito disponibile è ancora più chiara nel grafico seguente, che riporta la percentuale del reddito disponibile nazionale a disposizione delle famiglie (famiglie e governo assieme fanno quasi il 100%). Esso dimostra chiaramente l'espropriazione massiccia di risorse perpetuata dallo stato negli ultimi 15 anni. Dopo la crisi del 1991-1992 ancora un 85% del reddito disponibile era controllato dalle famiglie. Le punte massime di aumento della “(op)pressione fiscale” si hanno nel 1996-1997 (eurotassa et similia) nel 1999 e nel 2006. Tutti periodi in cui il centrosinistra era al governo, quasi sempre sotto la guida di Romano Prodi. Crediamo che al di là dell’usuale tasso di (op)pressione fiscale questi dati spieghino chiaramente ciò che è successo e sta succedendo in Italia.

Il prelievo dello stato sui redditi degli italiani è quasi raddoppiato dal 1990 ad oggi

Insomma, da un peso dello stato del 14% nel 1990 si è passati al 24% nel 2006, quasi il doppio, mentre il reddito disponibile alle famiglie per consumi e risparmio è crollato di dieci (10!) punti percentuali nello spazio di un decennio, ed è stabile da allora (diamo a cesare quel che è di cesare: era risalito un pelo sotto Berlusconi, ed è ridisceso poi nel 2006, ultimo anno per cui i dati sono disponibili).

Questo fatto rende anche problematico spiegare la differente evoluzione degli indici di reddito disponibile e dei consumi delle famiglie. I consumi pro capite delle famiglie crescono quasi del 20% dal 1993 (praticamente tanto quanto il reddito nazionale disponibile) mentre i redditi delle famiglie aumentano solo del 4%: questo è possibile, per ragioni di vincolo di bilancio, solo se i risparmi delle famiglie (in percentuale del reddito disponibile) diminuiscono vertiginosamente. In questo caso neanche la solita soluzione "economia sommersa" funziona, perché nella contabilità nazionale i consumi ed i risparmi delle famiglie devono sommare al reddito disponibile delle famiglie. Insomma, dopo aver mandato in malora l'azienda con politiche folli e spese pubbliche ancor più folli, gli italiani (invece di riformare il sistema) han deciso di ignorare il fatto che il loro reddito disponibile non cresce da praticamente quindici anni a questa parte! Continuano a far crescere allegramente i loro consumi, mangiandosi il capitale che avevano precedentemente accumulato. I capitali, come sanno tutti coloro che se li son mangiati, finiscono sempre più rapidamente di quanto dovrebbero ...

Come ha speso questi maggiori introiti, dunque, la pubblica amministrazione? Le maggiori spese in pensioni, stipendi dei pubblici dipendenti, ed altri trasferimenti in denaro a cittadini non concorrono a spiegare l'andamento del grafico perché, facendo parte del reddito disponibile delle famiglie, sono una partita di giro. Una parte delle maggiori entrate è stata usata per ridurre il deficit primario, che a seguito delle follie degli anni '70 ed '80 era diventato enorme attorno al 1990-92. Un'altra parte ha sostenuto la dinamica crescente dei consumi della pubblica amministrazione. Lasciamo al lettore valutare se la qualità e la quantità dei servizi da essa forniti sia, in 15 anni, quasi raddoppiata.

Per concludere, la stagnazione dei redditi deriva certamente dalla magra dinamica della produttività, tesi giustamente supportata da Draghi e documentata recentemente su questo sito. Ma il contributo negativo dell'(op)pressione fiscale, oltre a poter essere (per gli incentivi che distrugge) concausa della scarsa crescita della produttività, ha anche pesato direttamente sul reddito disponibile della famiglie. Si potrebbe arguire, con spirito da mero contabile, che con un debito pubblico così alto non ci fosse altra soluzione possibile che quella di reperire risorse per abbatterlo. Dopo anni in cui a più tasse è seguita solo e soltanto più spesa (che ha raggiunto il 50,1% del PIL (!!!) nei dati ISTAT più recenti), con un debito pressoché immutato (106% del PIL), noi crediamo che ammazzare il paziente febbricitante con dosi massicce di tax and spending, invece di stimolarlo con misure di libertà economiche (taglio della spesa pubblica, liberalizzazioni, privatizzazioni, taglio delle aliquote marginali) si sia rivelata la più miope delle politiche.

 

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Commenti

Ci sono 46 commenti

andrea,

sono un po' confuso.

se la porzione di reddito disponibile che va allo Stato e' aumentata di dieci punti percentuali, e visto che il PIL non e' cresciuto molto (cioe' lo Stato non si e' mangiato la crescita, diciamo), e visto che le imprese contano poco, e visto che il reddito totale di cui parlate rappresenta quasi il 100% del PIL pro capite, tale aumento non dovrebbe riflettersi in un aumento simile della pressione fiscale? c'e' stato? altrimenti cosa e' successo?

parte della spiegazione potrebbe risiedere nei "trasferimenti" che vengono conteggiati quando si calcola il reddito disponibile per famiglie?

 

Chiaramente. Mi sembra che l'articolo lo dica, no? Ok, forse non lo dicono esplicitamente (anche se parlano chiaramente di oppressione fiscale e menzionano le tasse di Prodi I e II) ma che il tutto sia dovuto a crescita delle tasse segue dal vincolo di bilancio! Ma no, ispirati, oggi vai di fretta. Ora che rileggo, lo dicono anche alla fine, molto esplicitamente!

 

Scusate, vorrei accertarmi anch'io di aver capito bene le definizioni, perche' non tutto mi quadra.

Ignoriamo le imprese per un momento. Se il reddito disponibile delle famiglie e' il loro reddito lordo (inclusi i trasferimenti pubblici) meno tasse e il reddito disponibile del settore pubblico sono le tasse meno i trasferimenti, allora la somma dei due e' l'intero prodotto, no? Perche' allora chiamarlo reddito disponibile totale anziche' PIL?

Se e' cosi', quello che leggo nella seconda figura e' che al netto dei trasferimenti la pressione fiscale era piuttosto bassa fino alla seconda meta' degli anni '90. Poiche' non mi pare che il prelievo fiscale sia aumentato di dieci punti percentuali in dieci anni (ma potrei sbagliarmi), gran parte dell'aumento della quota del settore pubblico sul reddito totale sarebbe dovuta alla riduzione dei trasferimenti anziche' all'aumento delle tasse (in questo senso non e' ovvio che ci sia stata un'espropriazione massiccia di risorse prodotte dalle famiglie).

L'aspetto interessante allora -- sempre a livello speculativo finche' non recupero dati sui trasferimenti -- e' che la spesa pubblica potrebbe essere aumentata non solo nella misura dell'aumento delle tasse e del deficit, ma anche della riduzione dei trasferimenti. Come dire: non e' che si riducono i trasferimenti al settore privato per ridurre la spesa o le imposte, ma solo per aumentare la spesa del settore pubblico...

 

ammetto di non capirci molto di macroeconomia, ma il primo grafico non implica che, se la differenza tra reddito totale e reddito disponibile è data dall'esuberanza fiscale (che gli aggettivi sono giudizi di valore), i consumi sono cresciuti praticamente uno a uno con questa ultima? O no?

Poi un altro dubbio.  Quello che viene chiamato "consumo della pubblica amministrazione"  nel post è un residuo che sparisce dall'economia? Chi sono i soggetti che beneficiano di questo consumo?  I consumi nel grafico includono quelli della P.A. o no?

 

 

I consumi del grafico includono solo quelli delle famiglie; i consumi pubblici comprendono anche spese per sanita' e scuola, tanto per fare un esempio. Non so cosa intendi per "spariscono". Fanno parte degli usi delle maggiori risorse incamerate evidenziate dal grafico.

 

 

Come dice Andrea, non e' un residuo che sparisce nel senso che sono risorse che vengono bruciate, buttate in mare, disperse come ceneri al vento:

 

Il complesso delle risorse disponibili alla pubblica amministrazione, che come si può intuire dai grafici è cresciuto notevolmente, serve a finanziare consumi collettivi (strade, giustizia, etc) e privati (istruzione e sanità).

 

Il problema e' se a questo aumento di spesa e' corrisposto un congruo aumento di qualita' e quantita' dei servizi forniti, come dicono ancora gli autori (neretto aggiunto):

 

Una parte delle maggiori entrate è stata usata per ridurre il deficit primario, che a seguito delle follie degli anni '70 ed '80 era diventato enorme attorno al 1990-92. Un'altra parte ha sostenuto la dinamica crescente dei consumi della pubblica amministrazione. Lasciamo al lettore valutare se la qualità e la quantità dei servizi da essa forniti sia, in 15 anni, quasi raddoppiata.

 

 

 

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=BXBZP

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=BXWWQ

Caro Michele nei link che ho inserito vi è la giustificazione di altre spese dello Stato effettuate dalla nostra casta. Non ci sono solo "Cicciobello" e Mastella: anche il Subcomandante Fausto ha adoperato l'aereo di Sato per usi privati (doveva accattarsi maglioncini di Cachemire visti gli spifferi alla Camera dei Deputati) ma da buon comunista ha saputo mimetizzarsi meglio. Se non fosse stato per "Libero" la cosa sarebbe passata inosservata. Riguardo a l'Ex Kathedra è un buon esempio di giornalismo economico che dovrebbe essere presente sulla nostra stampa. Spero tanto che "Libero mercato" lo riprenda.

 

Curiosamente Libero Mercato non ha ripreso questo articolo: lo ha addirittura anticipato. Giovedì o venerdì scorso nella rassegna stampa c'era un articolo di Giannino in cui si consigliava di leggere questo articolo. Sono andato allora sul sito di NfA, ma non l'ho trovato (è stato pubblicato solo ieri). Ormai, come per i film, gli articoli di NfA hanno un'anteprima per i giornalisti...

 

Non capisco: il primo grafico mostra, per gli anni dal '91 al '93, un reddito disponible delle famiglie superiore al reddito disponibile totale. Allora mi sarei aspettato di vedere nel secondo grafico una percentuale del reddito percepito dalle famiglie superiore al 100% in quegli anni. Invece no. Qualcuno può chiarirmi questo punto per favore (sapete, sono un po' lento...)

 

Il primo grafico si riferisce a indici in base 1993=100 non a valori assoluti, mostra perciò la dinamica non la composizione. Il secondo grafico invece mostra la distribuzione del reddito netto disponibile fra general government e famiglie. Non è corretto dunque paragonarli come tu hai fatto.

 

C'è Innocenzo Cipolletta su Il sole 24 ore di oggi che tratta di un problema che è contenuto sia nell' Ex Kathedra che nel commento di Michele. (...)"I prezzi bassi di molti servizi nascondono al loro interno trasferimenti alle famiglie e alle imprese che nessuno contabilizza, ma che dovranno emergere, implicando un rialzo dei prezzi del Paese. E ciò genererà negli italiani un nuovo forte malcontento, (...). Ma questo sarà anche un passaggio fondamentale nella modernizzazione dell'Italia. (...).   Mi chiedo però in proposito: se venisse meno il compromesso che c'è stato finora in Italia tra servizi di bassa qualità e prezzi non elevati dei medesimi, la gente scoprirebbe, parafrasando Friedman, che il "pasto" servito oltre a non essere gratis era anche scotto. 

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=H9MR1

 

Nel Forum Marchetti, invece, alcune proposte sulle quali su nFA si discute da tempo:

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=H9NH1

 

Infatti secondo me qui si intrecciano due fenomeni correlati (che nella letterature di public economy sono ben noti), inefficienza allocativa e produttiva. La scarsa qualità dei servizi deriva da quest'ultima, dovuta essenzialmente ai vincoli di bilancio non stringenti per  i manager pubblici (politici e amministratori). Questo porta ad un gonfiamento nelle spese improduttive nel budget discrezionale. Il problema del pasto gratis deriva invece dalla inefficienza allocativa, causata da prezzi politici artificialmente bassi che nascondono tarsferimenti impliciti. Questo uso della leva dei prezzi per redistribuir risorse è da tutti i manuali di finanza pubblica (di base) altamente deprecato perché altera il segnale dei prezzi relativi. La parte meno chiara è che questa ultima causa implicitamente anche inefficienza produttiva, perché i prezzi fungono da segnale anche per i produttori (pubblici). Ma in Italia si sa quello che è chiaro per il resto del consesso civile non lo è affatto, e ci troviamo áncor oggi con prezzi dei treni sussidiati per i pendolari, ma con treni che a definire da terzo mondo è poco, e con servizi allucinanti (mai un ritado inferiore ai 15 minuti su tratte brevi).  

 

Ritengo il commento alla curva del tutto fuorviante. A parte la strana normalizzazione a sinistra, in cui il reddito famigliare supera quello totale, la curva mostra semplicemente l'effetto della tassazione progressiva. Nel periodo Prodi/c.sinistra il reddito totale è cresciuto e pure quello disponibile per le famiglie, di circa l'1%, ma in misura minore del reddito totale, come è ovvio in qualunque sistema progressivo. Nel quinquennio berlusconiano il reddito totale si è bloccato, è così quello delle famiglie. In realtà, studi accurati dimostrano che anche nel quinquennio berlusconiano il reddito disponibile è aumentato di circa l'1%, ma in misura molto sbilanciata oer i ricchi: il 20% delle famiglie più ricche ha preso 1/4 delle risorse! Risultato: entrambi i governi hanno fatto aumentare dell'1% il reddito disponibile famigliare. La propaganda sulle aliquote è fuorviante: va visto il complesso aliquote, detrazioni-deduzioni, sussidi, fiscal drag (eliminato da Tremonti), ecc.

Chi vuole vedere come si fa uno studio rigoroso, puo consultare

http://www.lavoce.info/articoli/-fisco/pagina1974.html

Saluti a tutti

Alberto

 

A perte il tono un pò pedante (senza capire il perché o forse lo capiamo benissimo) la normalizzazione mostra la DINAMICA degli aggregati non il loro valore assoluto. Il reddito familiare sta sopra perché cresce più di quello totale (in percentuale del PIL) negli anni che tu dici. Per quanto riguarda la progressività delle imposte, a stare al tuo ragiomento (che mi lascia non dubbioso ma quasi allibito), dovremmo credere che il nostro sistema è talmente progressivo da avere prodotto una tale stagnazione nei redditi familiari? Ti rispondo ironicamente che sarebbe allora un motivo in più per passare ad una flat-tax.

Risgorosamente tuo

Thomas

 

Forse avrei dovuto scrivere: commentatore prevenuto, commento incoerente. Ma, mentre è chiaro che il Professor Rotondi è confuso, il tono supponente che usa alla sua prima apparizione è solo un indizio, non ancora una prova, del fatto che sia anche prevenuto. Peccato che raramente tanta supponenza sia stata così poco giustificata: nel commento del Professor Rotondi non vi è praticamente una singola affermazione valutativa che sia sensata, convenevoli a parte. Vediamole una per una.

 

Ritengo il commento alla curva del tutto fuorviante.

 

Che questa valutazione sia priva di senso segue dal fatto che tutte quelle che la seguono, e che la dovrebbero giustificare, verranno dimostrate tali.

 

A parte la strana normalizzazione a sinistra, in cui il reddito famigliare supera quello totale,

 

Ci ha già pensato Thomas a chiarire il sofisticatissimo metodo di normalizzazione utilizzato. Metodo secondo il quale, per vedere di quanto è cresciuta in percentuale una variabile in un arco di tempo, basta normalizzare la condizione iniziale a 100 ... Concediamo le attenuanti, certe ri-normalizzazioni non son per tutti.

 

la curva mostra semplicemente l'effetto della tassazione progressiva.

Nel periodo Prodi/c.sinistra il reddito totale è cresciuto e pure

quello disponibile per le famiglie, di circa l'1%, ma in misura minore

del reddito totale, come è ovvio in qualunque sistema progressivo.

 

Questa è la più divertente. Riflettiamo su cosa sta dicendo il Nostro: quando il reddito nazionale cresce, se il sistema di tassazione è progressivo (cosa che Egli ritiene evidentemente sacrosanta) la quota del reddito medesimo che lo stato colleziona attraverso le tasse deve crescere. Il tutto, a Lui, sembra molto "semplice" ed "ovvio". Davvero? Mai sentito dire che gli scaglioni di reddito vanno aggiustati, anno dopo anno, appunto per tener conto della crescita? Non si rende conto, l'Esimio Professore, che, in un sistema di tassazione progressiva del reddito, se l'autorità fiscale non aggiusta gli scaglioni, su cui si applicano le diverse aliquote, SIA per la crescita nel livello dei prezzi CHE per la crescita di reddito reale, dopo qualche anno TUTTI si troveranno ad avere una tassazione marginale (e media) uguale a quella massima?Eliminando completamente, quindi, proprio la natura progressiva del sistema di imposizione?! Ovvio, vero Professore?

 

Nel periodo Prodi/c.sinistra il reddito totale è cresciuto e pure

quello disponibile per le famiglie, [...] Nel quinquennio berlusconiano il reddito totale si è bloccato, è così quello delle famiglie.

 

Questa, quasi quasi, gliela faccio passare, 'ché per dargli torto dovrei fare da difensore d'ufficio di BS ... Tanto, le figure di consuntivo son qui sopra, i dettagli su chi ha tassato chi si trovano ora qui e la maggioranza dei nostri lettori sembra familiare con i sofisticati gruppi di rinormalizzazione da noi adottati. Insomma, l'affermazione si commenta da sola ... anche perché il Professore, afferrato da inusuale dubbio, aggiunge:

 

In realtà, studi accurati dimostrano che anche nel quinquennio berlusconiano il reddito disponibile è aumentato di circa l'1%, [...] Risultato: entrambi i governi hanno fatto aumentare dell'1% il reddito disponibile famigliare.

 

Si contraddice? Ebbene sì, Si contraddice! Fa anche affermazioni perentorie (come l'ultima) però non le dimostra ... Però denuncia palesi diseguaglianze (che nulla hanno a che vedere con l'articolo di A&T, ma a Lui non importa: indizio di prevenzione)

 

...ma in misura molto sbilanciata oer [sic!] i ricchi: il 20% delle famiglie più ricche ha preso 1/4 delle risorse!

 

Si apprezzi lo sforzo retorico! Se avesse scritto: il 20% più ricco ha preso il 25% delle risorse (vuole dire reddito, ma fa lo stesso), uno avrebbe detto: embeh? Oddio, a dire il vero anche con 1/4 uno dice "embeh?" lo stesso ... Ma Lui almeno ci ha provato a farci sentire colpevoli noi che, affamatori delle plebi, vorremmo tagliassero le tasse per permettere al 20% piu' ricco di portarsi a casa il 25% del reddito disponibile! La cosa divertente è che, data la distribuzione italiana dei redditi ed il livello degli stipendi universitari italiani, ho tutta l'impressione che il Professore appartenga a quel 20% dei più ricchi che si prendono (sbilanciatamente) il 25% delle risorse! Restituisca quindi un po' del suo stipendio, Professore, è frutto d'una politica  "sbilanciata". Ma Lui prosegue, imperterrito:

 

La propaganda sulle aliquote è fuorviante: va visto il complesso

aliquote, detrazioni-deduzioni, sussidi, fiscal drag (eliminato da

Tremonti), ecc.

 

Ecco, giusto: va visto il complesso. Infatti, occorre sempre tener conto degli effetti di equilibrio economico generale e, soprattutto, delle identità contabili. Noi l'abbiamo fatto. Ora Lei che neanche tanto implicitamente ci da' degli incompetenti, ci spiegherebbe come fare meglio? Dove hanno sbagliato A&T in questo articolo, ed A&T&M in quest'altro? Noi attendiamo fiduciosi che la Sua sapienza ci illumini.

P.S. Il nostro Professore, essendo confuso e supponente ma non avendo in realtà nulla di preciso da dire, vorrebbe che noi ce la prendessimo con gli autori dello studio che Egli cita in finale di commento. Tale soddisfazione NON Gli verrà data, anche perché lo studio in questione ha completamente altro obiettivo, non contraddice quanto qui scritto (anzi), utilizza dati diversi e cerca di misurare un concetto di "reddito disponibile familiare equivalente" che, seppur relativamente vicino a, non è quello della contabilità nazionale qui utilizzato. Ma tutto questo, e tanti altri dettagli, al nostro Professore non interessano. Lui sale in cattedra e fa lezione, ai dettagli ci pensa qualcun altro. Grazie della lezione, allora. Rimaniamo in ansiosa attesa della prossima, nella speranza che sia ugualmente divertente ...

 

 

L'articolo è interessante ma le conclusioni sono un po affrettate riguardo al ruolo e al peso della tassazione. Scomponendo il reddito disponibile delle famiglie nei diversi contributi attivi e passivi è possibile dimostrare che la flessione del reddito disponibile è dovuta, oltre che all'aumento della tassazione, principalmente alla riduzione del contributo del "net property income", vale a dire degli introiti da interessi, dividendi etc. La tavola sotto mostra come il contributo di questa voce al totale del reddito disponibile delle famiglie (non deflazionato) sia calato di 6.6p.p. nel periodo 1990-2006. Il contributo negativo delle imposte, invece, è aumentato di 2.9 punti percentuali.

Decomposition of Net Disposable income - Households and NPISH - Italy (in %)
   AssetsLiabilities
  Net disposable income - Households and NPISH (mld euro)operating surpluscompensation of employeesnet property incomecurrent transfers receivedcurrent transfers paidcurrent taxes on income and wealth
     
1990 539.429.361.428.625.825.114.8
1991 587.129.161.829.226.125.814.9
1992 621.129.061.529.327.425.815.8
1993 626.628.762.429.928.626.917.0
1994 654.329.761.128.229.026.415.7
1995 696.230.559.829.128.726.315.9
1996 743.130.859.529.528.626.616.1
1997 753.931.461.527.730.327.917.1
1998 764.931.460.426.430.925.217.8
1999 793.333.360.225.831.926.518.2
2000 823.233.960.525.631.526.518.3
2001 869.633.460.525.631.026.317.6
2002 905.633.560.724.331.626.317.0
2003 932.134.161.322.532.626.916.8
2004 964.134.761.622.032.727.316.7
2005 988.834.162.921.832.827.616.8
2006 1017.834.164.021.933.328.317.7
average 31.861.326.330.226.616.7
difference 1990-20064.72.6-6.67.43.12.9
source: eurostat       

 

La riduzione del net property income è ancora più evidente nel grafico successivo. Questo grafico (i dati sono ancora fonte eurostat) che cerca di replicare il vostro mette a confronto il reddito disponibile nazionale e quello delle famiglie con l'andamento del net property income e delle current taxes on income and wealth. I dati sono deflazionati tramite il deflatore della spesa finale per consumi privati. Come nel vostro grafico il 1993 è posto pari a 100.

   

Il grafico mostra una una vera e propria frenata degli introiti dovuti a interessi (sul debito pubblico) e dividendi.

Del resto tale andamento rispecchia pienamente la riduzione del debito pubblico e della spesa per interessi che si è avuta a partire dal 1993. A titolo informativo la spesa per interessi media in rapporto al PIL nel perido 1992-1996 è stata dell 11.3%. è poi scesa ad un valore medio del 7.3% nel periodo 1997-2001 e successivamente al 4.9% nel periodo 2002-2006 (si veda a tale proposito l'appendice statistica delle previsioni di autunno 2007 della Commissione Europea).

Saluti,

Marco

 

Sbagliato, tutto.

Solo due hints, perché non ho molto tempo e comunque fra mezz'ora mettiamo un articolo che spiega in dettaglio perché hai torto da vendere. L'articolo di A&T si concentra sul fatto che, nel TOTALE del reddito nazionale la quota che va alle famiglie è diminuita di dieci punti, mentre di dieci punti è aumentata quella del settore pubblico.

Ora SE quanto l'articolo sostiene fosse incorretto, ossia se non fosse vero che lo stato italiano ha continuato non solo a tassare molto ma anche ad aumentare la tassazione e la spesa (in percentuale del reddito) nell'intervallo 1990-2006, e SE il tuo argomento fosse corretto, la seguente cosa sarebbe dovuta succedere. Alla diminuzione della spesa dello stato per interessi si sarebbe dovuta accompagnare una parallela diminuzione, euro per euro, della tassazione. Questo avrebbe lasciato (ceteris paribus) il bilancio dello stato invariato ed il reddito disponibile alle famiglie pure, sempre in rapporto al totale. La diminuzione della quota che va alle famiglie, evidenziata nel secondo grafico di A&T, NON ci sarebbe stata. Sic et simpliciter. Per parafrasare uno che ha fatto da advisor al 33% del blog: ci arriverebbe anche Rocco ...

INOLTRE, se guardi i TUOI stessi dati, che ovviamente gli autori conoscevano come l'articolo in arrivo fra mezz'ora mostra, noterai che la diminuzione della spesa per interessi comincia nel 1997! Mentre il grosso della crescita nell'(op)pressione fiscale avviene prima di allora, e poi nel 2006 (e nel 2007, come scopriremo fra qualche mese)!

Tutto questo è BANALE e non serve avere un PhD per capirlo. M'impressiona vedere come la cieca ideologia confonda la mente e faccia

dimenticare le nozioni più elementari di contabilità nazionale. Ora che ci penso, fa dimenticare anche la decenza ma a quel commento risponderò a parte.

 

 

Banalmente, il grafico 2 d A&T puo' essere ricavato facilmente dal grafico 1. Altro non è se non il reddito disponibile delle famiglie in rapporto al reddito disponibile nazionale. Lo potrei trovare anche io, basta dividire (più o meno) la linea blu del mio grafico per i valori della linea rossa e moltiplicare per 100. e' quindi chiaro che non ci voglia un PhD!

A&T concludono che tutto quello che la differenza tra reddito disponibile nazionale e quello delle famiglie è peso dello Stato, tassazione. Come vedi dal mio grafico non è solo quello (la linea verde te lo dimostra). Roughly, dei 10 punti percentuali 6 sono minori interessi, 3 maggiori imposte.

Mi fa piacere che gli autori conoscessero già questi dati. Il fatto che gli interessi calino dal 97 non cambia i risultati.

Riguardo alla decenza e alla vergogna, non so che dire. Nel fine settimana seguiro' il tuo consiglio (di cui ti ringrazio) e se trovo del tempo cerchero' di vergognarmi un po'.

Saluti

Marco

 

 

Sai come li chiamano quelli come te nelle aule dei seminari che frequento? Bad losers ...

RILEGGITI quanto hai scritto ed ho scritto, inala profondamente per una decina di volte, trova qualche collega alla Commissione che capisca le identità contabili ed il concetto di "ceteris paribus", parlaci, riflettici sopra per una settimana, poi torna e vediamo se questa volta l'esame lo passi. Per ora, sei al voto-minimo-di-Roberto: C---

Fine delle trasmissioni, per almeno una settimana.

P.S. Ora non ritornare a spiegarmi che sono un grande arrogante, cercando di girarla e magari facendo la vittima. Non è colpa mia se non sai la contabilità nazionale e non ti ho ordinato io di venire a spiegare ad A&T che hanno sbagliato ragionamento, mentre invece l'han fatto giusto. Nel mio dizionario, arroganti sono quelli che parlano a vanvera, criticando gli altri senza neanche rendersi conto di dire cose erronee. Chi critica a ragion veduta non è arrogante: è una persona che sa di cosa parla.

P.P.S. Oh, guarda guarda ... mi sono appena accorto che c'è n'è un altro, due commenti più sopra, che fa la stessa cosa. Viene, fra critiche a vanvera senza sapere di cosa parla e confondendo fischi con fiaschi (che confonda anche quacks con quarks?) concludendo il tutto con la pedante lezioncina pro-tasse. Ma sono tutti così "scarsamente competenti della materia" quelli che amano le tasse alte e lo spreco pubblico? Correlazione significativa, no?

 

 

se gli italiani stanno consumando il capitale da qualche tempo, non potrebbe essere che (forse a causa di protratte distorsioni nell'allocazione del risparmio da parte di enti previdenziali ecc.) l'equilibrio sia dinamicamente inefficiente (sovraccumulazione)?

 

Mah, teoricamente la sovraccumulazione sempre è possibile, ma nei fatti mi sembra alquanto poco probabile. Tieni conto che, in un modello "semi-realista" che si possa confrontare con i dati, si darebbe sovraccumulazione solo se il tasso di crescita ESOGENO del reddito fosse superiore al tasso di rendimento sugli investimenti. Ora, in un paese come l'Italia dove la popolazione ha ricominciato a crescere solo recentemente grazie all'immigrazione e dove gli indici di TFP (anche facendo finta che la crescita del TFP sia esogena, cosa che chiaramente non è) sono piatti da un decennio o forse due, pensare che il tasso di rendimento sugli investimenti sia inferiore al tasso di crescita esogeno dell'economia mi sembra una vera follia. A meno che i tassi di rendimento sugli investimenti non siano, in Italia, negativi. Cosa che non mi sembrano essere

Tanto per dirla tutta: direi che, come strumento di analisi e comprensione delle economie in cui oggi viviamo, l'inefficienza dinamica sia da buttar via, letteralmente da buttar via. Non serve a nulla e fa solo confusione. Forse potrebbe funzionare in un mondo semi-statico, a tecnologia più o meno invariante e crescita stabile della popolazione; insomma comunità agricole del passato in cui la scelta era fra "investire in terre, vacche e viti" o "sperare nei figli e nel loro lavoro". Al di fuori di quel mondo, l'analisi di Diamond diventa una lente altamente distorcente, e fa solo confusione.

Mi rendo conto che tali affermazioni lapidarie richiederebbero un serio e lungo Ex-K. per essere giustificate, e mi scuso di non averne il tempo. Ma, se uno ci riflette un attimo e prende in considerazione che quasi tutto il progresso tecnico è "incorporato" nel capitale fisico o umano (quindi: il rendimento del capitale ed il tasso di crescita della produttività dei fattori sono intrinsicamente legati, son quasi la stessa cosa) allora mi sembra che non siano affermazioni poi così strane.   

 

Mankiw segnala sul suo blog un interessante grafico del carico fiscale negli USA, per quintile:

http://bp2.blogger.com/_djgssszshgM/R8rESIAaVeI/AAAAAAAAARs/aCvq98bbTpo/s1600-h/tax+rates+by+quintile.gif