Tanto va la banca al lardo che ci lascia l'obbligazionista

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Riflessioni sulle differenze tra la vecchia e la nuova normativa sulle banche in default, sulla vicenda delle 4 banche fallite e "salvate" un attimo prima che entrasse in vigore anche in Italia la direttiva BRRD, e sulle responsabilita' della Banca d'Italia.

Comincio con una doverosa premessa che farà forse inorridire alcuni lettori: in linea di massima sono quasi sempre favorevole al salvataggio delle banche in default. Questo per una ragione abbastanza semplice: credo che la perturbazione che il sistema subisce quando un’istituzione finanziaria iper-controllata e iper-vigilata come la banca si trova in certe ambasce (o anche solamente quando è potenzialmente esposta a certe ambasce) sia infinitamente superiore ai benefici – in termini di concorrenza e bonifica ambientale del mercato – di un default.

Naturalmente mi rendo perfettamente conto del fatto che l’accoglimento di quest’idea genererebbe un enorme rischio di azzardo morale in capo al management bancario; e mi rendo anche conto che l’azzardo morale è teoricamente e praticamente inconciliabile con la stessa idea di attività bancaria esercitata in forma di impresa privata e secondo regole di mercato. Tuttavia, vi chiedo: davvero pensate che l’attività bancaria in Italia sia esercitata in forma privata e secondo regole di mercato? Davvero possiamo considerare “mercato” un settore che, in termini di attivi, è prevalentemente popolato da società il cui azionariato giace nelle tasche di quei bizzarri ircocervi chiamati “Fondazioni”? Davvero credete che siano “imprese” delle aziende il cui management è scelto dal Presidente della Provincia di Vattelappesca, con il placet dell’autorità di vigilanza?

Tutt’altro argomento è la congruità degli stipendi di manager che amministrano aziende non private, non in concorrenza tra di loro, non esposte a rischi di mercato significativi e con un accesso pressoché illimitato alla tasca della banca centrale. Ma credo che anche su questo punto non ci sia molto da dire e sarebbe inoltre piuttosto disonesto scandalizzarsi, visto che viviamo in un paese dove un dirigente ministeriale può arrivare a guadagnare mezzo milione di euro.

Fatta questa premessa, vado al punto: cosa è stato fatto e cosa si poteva fare di meglio con Banca Marche & Co.? Cominciamo con una rapida disamina di quello che sarebbe successo applicando la normativa in vigore sino all’approvazione del “Decreto Bail-In”. Risposta: un disastro.

Vi sembrerà incredibile, ma il vecchio Testo Unico Bancario non prevedeva alcuna forma di protezione per nessun tipo di obbligazionista: non per quelli “subordinati”, non per quelli “ordinari”. Anche i semplici correntisti erano esposti al rischio di perdere i propri danari a meno che non fossero titolari di depositi per meno di 100.000 euro pro-capite e solo se la banca in default avesse già aderito (come però era obbligatorio) al sistema interbancario di garanzia previsto dallo stesso Testo Unico (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositanti).

E non finisce qui. Applicandosi alle banche per una gran parte la legislazione fallimentare “ordinaria”, dal default derivava anche il blocco dei depositi (anche di quelli garantiti!), l’espulsione della banca dal sistema dei pagamenti (assegni, bancomat e carte tutti respinti al mittente!), la revoca seduta stante e senza motivazione di tutti i prestiti (a scadenza e non), senza che il prenditore avesse alcun genere di strumento legale per difendersi.

Bella roba eh? Vogliamo inferirne che l'Italia e' stata governata, non da ieri ma per decenni, da incompetenti nel migliore dei casi o da cialtroni nel caso piu' realistico? Facciamolo, sospetto che questo non sorprendera' molto il lettore tipico del blog. Vogliamo anche inferire per la Banca d'Italia qualche responsabilita da "complice silenzio" per non aver forzato il mondo politico, nei trenta o quarant'anni precedenti, a dotare il paese di una legislazione bancaria leggermente meno folle? Facciamolo pure, anche questo non sorprendera' molto il lettore medio di nFA. Ma il mio punto e' che quella appena descritta era la situazione italiana sino a poche settimane fa.

Insomma agli effetti pratici la legislazione applicata dal ’36 a oggi prevedeva un vero e proprio fallimento. Nella pratica poi sia l’autorità di vigilanza sia il sistema bancario, cercavano, di volta in volta ed ad hoc, di evitare la catastrofe attraverso l’intervento di uno o più operatori disposti a farsi carico delle passività della banca “saltata”, dei suoi lavoratori e dei suoi clienti. Ma si trattava pur sempre di un intervento volontario o indotto dalla moral suasion dell’autorità; quasi superfluo sottolineare che a partire dal 2007 questo meccanismo di “mutuo soccorso” è cessato ignominiosamente sotto il peso della scarsezza generalizzata di capitale bancario.    

La direttiva BRRD (quella sul bail-in) recepita nell’ordinamento italiano a partire da 6 minuti dopo il salvataggio delle 4 bancacce fallite, ha segnato da questo punto di vista un passo in avanti enorme: innanzitutto ha armonizzato la normativa a livello europeo (che non è poco), ma ha soprattutto sistematizzato e regolamentato quei tentativi di salvataggio che prima si basavano sulla semplice buona volontà degli operatori.

La faccio breve: in base alla nuova normativa, sotto la guida dell’autorità di vigilanza e laddove sussistano concrete chanches di rianimare il moribondo, si possono tentare varie tipologie d’intervento il cui minimo comun denominatore è la separazione delle attività “in bonis” da quelle marce (sofferenze) e la cessione delle prime a terzi o a NewCo capitalizzate da un fondo consortile interbancario.

Nulla di nuovo rispetto al passato, insomma. E nulla di nuovo anche con riguardo ai creditori protetti. Anche con le nuove norme gli unici creditori “in una botte di ferro” sono i correntisti con meno di 100.000 euro pro-capite, mentre tutti gli altri, obbligazionisti inclusi, vanno a ramengo.

E arriviamo cosi' alle conclusioni. Se avete avuto la pazienza di seguirmi fin qui, possiamo, senza tema di smentita asserire che:

1) Non è vero, come hanno detto più volte Renzi, Padoan e, addirittura, Salvatore Rossi che “se fosse intervenuto il Fondo Interbancario di Tutela de Depositanti gli obbligazionisti non avrebbero perso i soldi”: sarebbe andata incredibilmente peggio!

2) Non è vero, come un po’ tutti hanno affermato, che “è colpa dell’Europa”: la direttiva BRRD mette ordine e trasparenza in un sistema che prima era lasciato alla totale discrezionalità dell’autorità di vigilanza!

3) Non è vero che la Banca d'Italia "non era al corrente dei problemi": l'autorità ha esaminato e approvato operazioni di aumento di capitale di almeno tre delle quattro banche fallite, inducendo il mercato a confidare sul fatto che le nuove risorse versate da migliaia di piccoli risparmiatori nella Cassa di Ferrara (150 milioni), nella Popolare Etruria (100 milioni) e in Banca Marche (200 milioni) e poi trasformatesi in carta straccia, fossero sufficienti a garantirne il salvataggio.

4) Non è vero che la Banca d’Italia “ha fatto tutto quello che poteva”: l’autorità avrebbe potuto e dovuto intervenire ben prima visto che la crisi delle quattro banche era evidente da tempo e che addirittura una di esse (Banca Marche) era gestita “direttamente” dalla banca centrale mediante propri commissari sin dall’agosto 2013!!!!

Rimane senza risposta solo una domanda: se sia la vecchia, sia la nuova legislazione non prevedono alcuna protezione per gli obbligazionisti “ordinari” (men che meno per i "subordinati", oggi scoperti dal grande pubblico) perché si è ricorsi a un apposito decreto scritto a bella posta 6 minuti prima che entrasse in vigore la direttiva BRRD anche in Italia?

Davvero per scopi umanitari?

Provo a fare un ipotesi ancora non approdata sui giornali: a maggio 2015 sotto la gestione commissariale della Banca d’Italia, Banca Marche emetteva 300 milioni di euro di bond ... che applicando la BRRD o anche la vecchia legislazione non sarebbero stati rimborsati.

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Commenti

Ci sono 31 commenti

sapere quale esito ebbe l'emissione del maggio 2013, di quali bond si trattasse ed a chi li collocarono..

il pur titolato lucio di gaetano ha linkato in modo distratto, cioè ha letto solo il titolo dell'articolo. capita.

non c'è stata nessuna emissione di banca marche, era commissariata e non poteva. ha invece ceduto dei crediti a fonspa, società terza specializzata in sofferenze, presieduta dal marchese de sade.. fonspa ha cartolarizzato e collocato, però la vorrei conoscere una casalinga con obbligazioni fonspa.

it.reuters.com/article/bondsNews/idITL5N0YB1HX20150520

Vedi sopra e, ancor più diffusamente, nel link sul testo.

siccome fatti sconosciuti, non li conosco :-), la risposta alla tua domanda finale è tutta nel tuo lungo cappello introduttivo, dedicato all'apocalisse del  fallimento bancario.

si è salvato il credito senior parecchio più diffuso presso i piccoli, e si è abbandonato il mezzanino, meglio un dito che un braccio. può essere che non basti? vedremo.

l'analisi a caldo, sull'onda della cronaca sia pur surreale come quella italiana, non riesce bene neppure ai redattori di nfa, figuriamoci i commenti (a partire dai miei).

per le necessità impellenti, c'è già il fatto quotidiano, si può andare lì e liberarsi.

Vedi sopra

Banca Marche, commissariata da Bankitalia, ha annunciato che il contratto di finanziamento per 1,8 miliardi di euro, sottoscritto con il Credito Fondiario, è scaduto senza rimborso e che Fonspa sta collocando sul mercato gradualmente i titoli ottenuti in garanzia dal valore nominale di 2,3 miliardi.

L'istituto di credito dice che si tratta di obbligazioni senior Banca delle Marche con garanzia dello Stato italiano e titoli di cartolarizzazione garantiti da crediti ipotecari residenziali e da crediti nei confronti di Pmi originati da Banca delle Marche.

Nella nota si sottolinea il "favorevole momento di mercato" e si ricorda che "ogni eccedenza nei proventi derivanti dalla vendita di tali attività finanziarie dovrà essere corrisposta a Banca delle Marche".

"Noi, essendo commissariati, non possiamo operare sul mercato e abbiamo concordato l'operazione con Fonspa in modo che siano loro acedere" i titoli, ha spiegato a Reuters il direttore finanziario Maurizio Bocchini. "Mi aspetto che la vendita delle securities avvenga alla pari e quindi una maggiore liquidità di circa 500 milioni di euro".

Lo scorso novembre Bankitalia ha prolungato di un anno il commissariamento di Banca Marche in attesa del piano di risanamento di Fonspa che aveva concluso la due diligence sull'istituto marchigiano.

Banca Marche era stata posta in amministrazione straordinaria a ottobre 2013 dopo il fallimento di un piano di rafforzamento patrimoniale da 500 milioni di euro.

Caro Signor Ernesto, 

mi ripeto rinviando al commento di DragonFly. Il comunicato Reuters da lei copiato e incollato è purtroppo parziale: la versione ufficiale dei fatti è quella riportata nell'articolo del Sole da me linkato nel post. Del resto la initerei a riflettere sul fatto che se una banca non può emettere se commissariata (come dichiarava Bocchini), non si capirebbe come mai Fonspa collcò sul mercato 2,3 miliardi di titoli Banca Marche: per collocare un titolo occorre che qualcun altro lo abbia prima emesso. Saluti  

Gentilissimo dott. Di Gaetano, la sua analisi è interessante. Un punto mi è poco chiaro: le banche non sono soggette alla Liquidazione Coatta Amministrativa? Non sono soggette al fallimento vero e proprio. La Liquidazione Coatta Amministrativa comprende norme ordinarie (legge fallimentare) e nrome speciali (legge speciale). Ultima cosa: se la legislazione precedente a quella europea recepita prevedeva la protezione dei correntisti sotto i 100.000 euro quale necessità c'era di approvare il bail-in? Grazie

Caro Fabrizio,

ha perfettamente ragione. Le banche (SIM, SGR, assicurazioni e altri soggetti sottoposti a vigilanza pubblica)  venivano prima della BRRD sottoposti a LCA in luogo del fallimento vero e proprio. Tuttavia la LCA altro non è che un fallimento i cui "curatori" sono nominati dall'autorità amministrativa in luogo di quella giuiziaria. Questo e pochi altri particolari differenziano le due procedure, mentre la gran parte delle regole (ed in particolare quelle sulla par condicio dei creditori) sono le stesse. Se ho parlato di fallimento è perchè ho preferito non addentrarmi in dettagli tecnici che nulla avrebbero aggiunto al pezzo. Saluti.

Il 27 ottobre 2015 il presidente del FITD Salvatore Maccarone, in un'audizione conoscitiva svolta al Senato, aveva affermato che il Fondo era pronto ad intervenire per il salvataggio delle 4 banche con circa 2 miliardi che, nella mente di Maccarone, sarebbero stati restituiti dalle banche salvate e sanate nel medio periodo. Gli unici a rischiare qualcosa sarebbero stati gli obbligazionisti, perlomeno i subordinati, che avrebbero potuto vedere convertite le proprie obbligazioni in azioni.
Il piano era già avanzato, concordato con i commissari nominati da Bankitalia a seguito dell'attività di due diligence svolta da consulenti indipendenti nominati dal Fondo, ma era vincolato all'approvazione della legge che recepisce la direttiva europea (BRRD) e comunque rischiava di non avere il nulla osta da parte dell'UE perché avrebbe potuto configurarsi come aiuto di Stato.
Secondo Maccarone, e a me pare ragionevole, le risorse del Fondo non sono pubbliche e l'intervento del Fondo avrebbe avuto carattere temporaneo con la previsione di un rientro totale nel medio periodo, per cui si sarebbe potuto trovare un accordo con l'UE. Inoltre, la Commissione Europea, come si evince dal documento con cui agisce con una procedura d'infrazione contro l'Italia per l'utilizzo del Fondo nel salvataggio di Tercas, non è contraria all’intervento del Fondo in sé ma alle modalità con le quali si configura l’intervento stesso.

Per cui, mi chiedo e vi chiedo, era realmente percorribile la strada dell'intervento del FITD? Se sì, perché non è stata percorsa? Per paura dell'ennesima procedura d'infrazione? E, se è così, non era il caso di studiare il modo di configurarlo in modo da rispettare le norme europee in materia, concordandolo con la Commissione?

 

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Ah, per chi , nei commenti a questo e/o all'intervento dei redattori invoca l'azione di responsabilità nei confronti degli Amministratori delle banche coinvolte, faccio presente che l'art. 35, comma 3 del D. Lgs. n. 180/2015 dispone che "L'esercizio dell'azione sociale di responsabilità e di quella dei creditori sociali contro i membri degli organi amministrativi e di controllo e il direttore generale, dell'azione contro il soggetto incaricato della revisione legale dei conti, nonche' dell'azione del creditore sociale contro la società o l'ente che esercita l'attività di direzione e coordinamento spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d'Italia. In mancanza di loro nomina, l'esercizio dell'azione spetta al soggetto a tal fine disegnato dalla Banca d'Italia." Inoltre, non è prevista la decadenza o la sospensione dei requisiti di onorabilità. Quindi gli Amministratori incapaci delle banche "risolte" (o "risolute"?) possono stare pure sereni. compreso papà Boschi.

Questo è uno dei tanti misteri. Un altro è quello della vicenza che fa un'offerta di acquisto palesemente "strana"

Caro Gieffe,

La risposta alla sua prima domanda è: balle. Se davvero si fosse pianificato un intervento FITD le banche avrebbero dovuto affrontare la Liquidazione Coatta e dunque il default di tutti i debiti, ivi inclusi i cc sopra i 100.000 €. Cosa che si è voluto a tutti costi evitare per nascondere i pasticci combinati dalla gestione commissariale durante l'amministrazione straordinaria. Questo e solo questo è il motivo per cui si è inventata un'altra soluzione.

Quanto all'azione di responsabilità, nulla di nuovo: la regola è quella già prevista dalla legge fino ad oggi. Almeno su questo direi che possiamo assolvere Renzi&Co

GRAZIE per l'editoriale. Mi astengo, recependo il suggerimento formulato da Dragonfly, dal Professor Boldrin. Io non riesco piu' a commentare. Ne' leggo peraltro piu' da tanto tempo alcunche' di stampato in Italiano....con rare eccezioni.

Mi permetto di ribadire:

4) Non è vero che la Banca d’Italia “ha fatto tutto quello che poteva”: l’autorità avrebbe potuto e dovuto intervenire ben prima visto che la crisi delle quattro banche era evidente da tempo e che addirittura una di esse (Banca Marche) era gestita “direttamente” dalla banca centrale mediante propri commissari sin dall’agosto 2013!!!!

Condivido alla virgola. Avrei aggiunto qualcosina...ma mi astengo

Fuori tema? (mica troppo): + 0.3% annualizzato (contrazione della popolazione in età da lavoro 20-65 anni).

e (and) Demografia pessima. Le pensioni? Come le si paga? 

  E, more than anything else, robotica, droni...Let's have a look at this

"The Future of Employment: How susceptible are jobs to computerisation?"

www.oxfordmartin.ox.ac.uk/publications/view/1314

Ok, le self-driving cars faranno sparire i tassisti nei prossimi 15 anni. Non significa che i tassisti non troveranno lavoro, solo che faranno altre cose. 

Grazie a lei per la lettura!