Spiace notare...

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Lo possiamo chiamare ''l'appello dei giornali che non compra nessuno''. Tutti uniti, da Liberazione alla Padania passando per Europa, per evitare che cessino i sussidi.

La lettera, rigorosamente multi-partisan, di giornalisti e direttori, da Padania a Il Manifesto, domanda un incontro urgentissimo con il PdC dei ministri per .. garantirsi soldi.

Spiace ed irrita come questi signori non sappiano vedere per una volta tanto l'esempio virtuoso, cominciando con Huffington Post (e magari con menzione a nFA). Smettano di produrre un oggetto cartaceo che la (maggioranza del)la gente non vuol comprare. O almeno, se proprio vogliono farlo si attrezzino bene con una robusta presenza on line e si assicurino di poter stare in piedi da soli, coma fa Il Fatto.

In breve, la lettera indica un vulnus alla libertà se denari non vengono prodotti e urgentemente per tenerli in vita, contro o senza il sostegno dei loro lettori. Vorrei sapere come verrebbe accolta la lettera di ottomila pensionate che indicano un vulnus alla loro abilità di pagar le bollette del gas o a comprare la lattuga.

Aiutare i giornali che non vendono signfiica sottrarre denari a urgenti necessità di cassa, forse più urgenti; sommessamente c'è chi dirà di certo molto più urgenti che far leggere La Padania in cartaceo.

Una modesta preghiera alla Presidenza del Consiglio: il silenzio è d'oro. Dar ascolto alla ennesima lobby di postulanti fornisce il segnale, ahimé già dato dal parlamento, che la cosa migliore da fare è comportarsi da ... tassisti, meglio se con il sostegno del sindaco della capitale della Repubblica.

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Commenti

Ci sono 48 commenti

Vorrei sapere come verrebbe accolta la lettera di ottomila pensionate che indicano un vulnus alla loro abilità di pagar le bollette del gas o a comprare la lattuga.

A quanto pare è stata accolta con un bollo di 100 euro sui c/c delle società, più un 76 per mille sulle case all'estero, più non so neanch'io quante altre cose, pur di lasciare l'indicizzazione a tutte le baby pensionate d'italia.

A parte lo sfogo, ovviamente concordo con te: poche cose superano le sovvenzioni ai giornali...forse solo quelle al cinema e ai teatri.


76 per mille?

 

più un 76 per mille sulle case all'estero

 

Mi sembra in assoluto spregio a qualsiasi convenzione internazionale sulla doppia imposizione.

Diciamo che sapevo che i politici in cerca di nuove tasse erano famosi per la fantasia (da secoli) ma che anche tecnici qualificati fossero cosi' ingordi non me la facevo.

 

originale a cui venne fatto riferimento e' pubblico,lo vedete 

qui

http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20111210/manip2pg/01/manip2pz/314739/

Il post parte da un errore di fondo.

Presume che i titolari dei giornali a rischio taglio-sussidi ne facciano realmente una questione di diffusione delle idee a mezzo stampa e quindi suggerisce esempi concreti e razionali di soluzioni alternative.

In realtà i firmatari dell'appello sanno benissimo che ci sono modi più efficaci e non costosi per la collettività per far girare le idee, ma  a loro interessa solo continuare a godere del finanziamento al partito, mascherato da finanziamento alla stampa ed è questo che per loro conta, non la libertà di stampa.

Sabino, no, qui sono in ballo le confusioni profonde a cui, purtroppo, l'idea bislacca del "pluralismo" induce.

alcuni di questi non sono nessun partito (il manifesto non e' nessun partito, tanto meno i gironalisti religiosi, e nemmeno Mcaluso, che tutto sara' meno che un partito o una sezione di partito.)

Questi pensano seriamente che lo strangolamento di "voci" sia equivalente allo sterminio del dissenso e ritengono che sia compito dello stato preservarle (le voci) come si preservano i templi di Agrigento o le ville di Palladio.

Non comprendono come l'informazione non sia un museo, per cui i loro argomenti che (forse) funzionano per l'opera a Parma o la difesa di Ercolano e Pompei, non funzionano per le esibizioni degli scrivani ospitate da testate i cui lettori sono i medesimi che le scrivono.

Nota che l'Unita', gia' quotidiano degli operai e dei contadiie  poi organo del partito comunista funziona esattamente come Europa, vale a dire come un relitto di varie e svariate parti politiche, alcune non esistenti.

quando sono andato a vedere l'elenco dei giornali sussidiati, Europa, la padnia e l'opinione (maesce anche nelle edicole?) li ho trovati come beneficiari di cifre consistenti. il manifesto non lo avevo visto nell'elenco del ministero. E mi ero stupito. sicuri che prende contributi, oltre a tariffe postali agevolate? Perche' se non ci prendono dei soldi, allora sono ptoprio fuori dal mondo.

viz. 

http://www.governo.it/DIE/dossier/contributi_editoria_2007/stampa.html

non trovo dati aggiornati all'anno corrente

 

Vorrei sapere come verrebbe accolta la lettera di ottomila pensionate che indicano un vulnus alla loro abilità di pagar le bollette del gas o a comprare la lattuga.

 

Le suddette pensionate invece di pensare sempre alla loro pensione da casalinghe potrebbero partecipare all'appello! Qui tutti pensano solo ai soldi e se ne sbattono della cultura e poi si lamentano quando il paese finisce come finisce. Io sono favorevole a pagare qualcosa in più di ICI o di addizionale Irpef pur di non vedere questi giornali chiudere.

Il discorso di passare on line è miope, certo sono importanti le idee (e come voleva Voltaire ci batteremo perchè la Padania e il Manifesto possano esprimerle) ma anche il mezzo è fondamentale. L'industria della carta e il suo indotto sono importanti per il nostro paese e per intere famiglie di lavoratori.

Sì, sto pigliando per il c**o ma hanno iniziato loro.

PS
Cari redattori se avete trovato il commento divertente mi rispondereste alla domanda che ho fatto nel post "7 contro 100"?

Se non lo avete trovato divertente beh...dai non fate i cattivi... rispondetemi!

 

Qualunque sia la motivazione che viene accampata per la sussistenza in vita ed a spese dei contribuenti di giornali che nessuno legge, una delle ragioni sostanziali è che politcanti diversi possono mantenere al proprio serviio una corte di scherami, portaborse e pennivendoli pagati dai contribuenti.

...invece, l'aspetto buffo della faccenda, che ho trovato in questo articolo di Valentino Parlato sul Manifesto di stamattina:

 

Avremmo voluto - dovuto - scioperare contro la manovra del governo, come alcuni giornali fanno con motivazioni politiche e molti altri perché costretti dai lavoratori poligrafici. Se, invece, ci leggete è perché attuiamo uno «sciopero alla rovescia», cioè protestiamo lavorando. «Costretti», dicevamo. In primo luogo dalle conseguenze di una serie di manovre economiche (di cui la presente è solo l'ultima) che, pur avendo autori diversi, sono assolutamente coerenti nel tagliare il contributo pubblico per l'editoria cooperativa e no-profit. Fino a cancellarlo. E, con esso, preparare la cancellazione di un centinaio di testate che non avranno più modo d'uscire perché non ci sarà più alcuna compensazione pubblica alla concentrazione dell'informazione e del mercato pubblicitario. Noi siamo una di queste testate e siamo messi talmente male da vederci privati della libertà di sciopero; che - come ben sanno i lavoratori - è una delle libertà più preziose ma anche tra le più fragili essendo minacciata dalla povertà anche quando è garantita per legge.

 

Si potrebbe disquisire a lungo su cosa differenzi il Manifesto da tutte le altre imprese travolte dalla crisi, che rischiano di chiudere e che hanno dovuto sostenere comunque il costo del fermo lavori dovuto allo sciopero generale e su come affermazioni tanto indecenti forniscano con precisione assoluta la mappatura del genoma di questo genere di borghesia sinistrorsa e immensamente paracula...

 

 

spiace notare che su NFA la tentazione alla demagogia ed alla discussione da bar sport prenda sempre più piede. forse sono io che sbaglio ma noto, sia da parte dei redattori che sempre più dei lettori, una tendenza alla semplificazione (banalizzazione) sempre più marcata, ancorchè mascherata da precisi dati e/o citazioni.

non voglio entrare nel merito del pro o contro al finanziamento dei giornali ma ancora una volta, (non sempre per fortuna) si fa a gara a chi fa la battuta più divertente o l'affermazione più ad effetto.

è facile sostenere che questi giornali non se li fila nessuno e quindi tanto vale chiuderli, saranno in pochi a lamentarsi... forse è meglio che nasca un bel nuovo manifesto (chiamiamolo la locomotiva che fa tanto guccini '68) finanziato da della valle magari da distribuire gratuitamente sui nuovi treni con le pubblicità di prodotti rigorosamente radical chic...

non so se i contributi per l'editoria come quelli per il cinema la musica o il teatro siano ben distribuiti e ben spesi, ma forse val la pena soffermarsi sul significato della cosa.

anni fa c'era un giornale indipendente diretto da un noto giornalista con la schiena dritta. questo giornale aveva un suo ben preciso pubblico ma da solo non ce la faceva (penso che godesse di finanziamenti pubblici). ad un certo punto un gentile signore molto ricco decide di aiutare quel giornale e per molti anni le cose vanno bene.

dopo un po' il signore ricco dice al direttore che gli serve il suo giornale (suo del direttore che lo ha inventato lanciato e diretto o suo del signore ricco che per tanti anni ha messo i soldi per farlo funzionare?).

il direttore non vuole ma alla fine, nonostante le lotte deve andarsene e quel suo giornale serio austero e rigoroso fa la fine che tutti conosciamo...

è questo che si vuole? soccombere o adeguarsi al main stream?

se l'orchestra della scala non ce la fa deve suonare con vasco e con liga? 

estremizzo... se la padania non riesce a fare la secessione perchè non può pagare la stamperia calabese e stampare i volantini non è giusto che lo stato aiuti (anche) questa minoranza?

insomma cara NFA, in tempi di ristrettezze bisogna fare scelte anche dolorose. vogliamo fare questa scelta? facciamola, ma almeno qui proviamo a fare dei ragionamenti e non cedere sempre alla faciloneria.

grazie

 

Il giornalista era Eugenio Scalfari e l'uomo ricco Carlo De Benedetti?

a me pare proprio che se c'è qualcuno che fa demagogia,quello sei proprio tu.

estremizzo... se la padania non riesce a fare la secessione perchè non può pagare la stamperia calabese e stampare i volantini non è giusto che lo stato aiuti (anche) questa minoranza?

No: non si tratta di portatori di handicap (vabbe', almeno non nel senso strettamente medico del termine) e non si vede con che diritto lo stato dovrebbe estrarre dalle tasche dei cittadini contribuenti soldi che i medesimi non vogliono spendere per comprare la loro produzione, diciamo cosi', "intellettuale".

E che un giornale d'opposizione anche cartaceo e "for profit" non possa essere fatto senza sussidi e' una balla: il Fatto Quotidiano lo dimostra ampiamente.

Ok, ok: semplificazioni, banalizzazioni, battute e storielle. Tutto giusto (si fa per dire), ci vuole un'analisi seria della questione. Giustissimo.

Dove sarebbe? Nell'aneddoto, per caso? L'unica morale che io ci vedo, in quel caso, è che Indro sbaglio a fidarsi di BS il quale, una volta tirato dentro ad un corpo sano, agisce come un cancro implacabile. Questa è l'unica morale che ci vedo, visto che (come persino tu fai notare) il Giornale godeva comunque dei finanziamenti pubblici che BS allegramente intascava. Quindi?

O forse l'analisi è nella teoria finale secondo cui lo "stato" (ossia, i cretini che pagano le tasse) dovrebbe farsi carico di finanziare qualsiasi self-proclaimed "minoranza" affinché persegua i propri intenti, specialmente quando la minoranza è guidata da qualche politicante regolarmente eletto?

Sarebbe questa la riflessione che manchiamo di fare? Quale strana teoria politica, economica o anche solo morale giustifica l'idea che le tasse dei cittadini debbano finanziare le attività editoriali di chiunque decida di farsele finanziare ed abbia abbastanza connessioni per riuscirci?

O, detto altrimenti, perché La Padania e L'Europa sì e noi no?

caro Brandis, l'apologo e' la tradizionale scemenza su Montanelli etc.

per quanto riguarda le sue prescrizioni, Le rispondo direttamente, visto che Lei o non legge o legge con le lenti negative.

Debbono esser fatte scelte dolorose, quella proposta e indicata e' che la PdC accolga con assoluto silenzio le grida di questi dei gornali sovvenzionati, usando il denaro dei suoi sudditi fiscali (e' questo che fa lo stato, a cui delle minoranze o del messagero di Santo Antonio non potrebbe interessar di meno) a qualsiasi altro uso.

Per quanto riguarda la faciloneria, tutto quel che ha da fare e' osservare i risultati. Se queste persone pubblicano le loro opere senza acquirenti  e per far questo vennero sovvenzionate, evidentemente troppo facile non e' lasciarle affondare o imparare a nuotare nel mondo dell'informazione.

Cordiali saluti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se l'orchestra della Scala non "ce la fa", deve

a. diminuire i propri stipendi (oh pofferbacco come le pensionate che non acquistano  la calzatura MIUMIU?!)

b. aumentare il numero dei propri abbonati

c. convincere i vari Briatore a pagare un biglietto 150 volte superiore a quello che pagano per una serata al billionaire

 

Altri han risposto sul punto principale. Io mi permetto pure una puntualizzazione da "barbaro"

 

se l'orchestra della scala non ce la fa deve suonare con vasco e con liga?

 

Sì, oppure può chiedere ai miliardari che vanno alla prima (invitati) ed ai fanatici del loggione di pagare di più, oppure può ridurre gli stipendi da rockstar dei direttori d'orchestra a prezzi adeguati al loro vero mercato.

EDIT

in parole poverissime: se in una famiglia non ci sono soldi prima si cura Nonno e poi si va a teatro, lo stato italiano rinuncia alle cure al nonno per andare al teatro

 

Porca puttana riesci a difendere l'indifendibile! Sarei tentato di darti del troll, commento borderline.

 

1 - Se il pubblico sussidia qualcosa, allora quel qualcosa dovrebbe in parte andare anche al pubblico. Nel caso del cinema, perche' questi film non diventano dominio pubblico (creative commons) dopo passati X anni dal rilascio? Perche' la Rai ha un sito dove non puoi semplicemente scaricare i filmati in formati liberi? Etc. etc.

2 - Chi li legge questi giornali? Davvero dobbiamo sussidiare il cartaceo quando c'e' internet che, immagino, abbia costi di distribuzione molto piu' bassi? C'e' una ragione speciale per il cartaceo?

ok... ho sbagliato nell'esposizione e nella retorica e me ne scuso.

il tema che volevo sollevare riguarda il fatto che esistono molte tipologie di minoranze e queste, finchè agiscono nell'ambito della costituzionalità (vedi padania) vanno in qualche modo anche tutelate, ovviamente sempre che rappresentino qualcosa e che ci siano i presupposti per farlo.

tra queste c'è il caso oramai più che controverso dei finanziamenti alla stampa visto che tutti i giornali, compresi repubblica e corriere (anche la gazzetta? probabile), se ne avvalgono.

non sono nè giurista nè giornalista per cui ragiono da cittadino.

non mi piace l'idea che tutto debba essere demandato alle regole ferree ed impietose del mercato quindi considero legittima l'esistenza di "ammortizzatori" che consentano l'esistenza in vita di enti, istituzioni, soggetti, idee e quant'altro non ce la possa fare da solo. con questo non voglio dire che lo stato debba finanziare chiunque si svegli la mattina dicendo di essere meritevole oppure chi è "meritevole" per diritto acquisito e perpetuo.

in merito al post ed ai commenti mi rendo conto che la mia è una mia lettura probabilmente distorta, forse la cosa nasce dal post su giannino dove veramente si era passato il limite. 

detto questo qui viene spiegato come funziona il sistema (è il primo link che ho trovato su google), sarà sicuramente da riformare e da rivedere ma eliminarlo da un giorno con l'altro mi pare troppo.

se poi penso che anche l'avanti di lavitola prende i soldi...

non voglio fomentare la provocazione anche perchè il mio intento era esattamente l'opposto e se l'ho fatto me ne scuso

 

 

Il punto è che la tutela delle minoranze consiste nella difesa dei loro diritti,  mantenere il giornale di un partito che faceva parte della maggioranza di governo non mi sembra un diritto degno di stanziamenti di denaro pubblico.

Gianluca,

Non e' vero che TUTTI i giornali si avvalgono dei sussidi pubblici alla stampa. Come ti hanno fatto notare sopra c'e' un'eccezione molto rilevante: il Fatto Quotidiano.

L'esperienza del FQ dimostra che i sussidi pubblici all'italiana non sono condizione necessaria alla libera informazione.

Sottolineo "all'italiana" perche' come io e Francesco spiegammo nel post che ha segnalato Sandro qui sopra (http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/Contributi_quotidiani) esistono altri modello, come il modello svedese, che permettono di raggiungere l'obiettivo che hai in mente (garantire pluralismo e liberta' di informazione) senza sperperare a caso la massa di denaro pubblico che questi sussidi assorbono.

La dimostrazione che di sperpero si tratta e' questa: Mastella con il suo "Campanile" mantiene alla grande se' stesso, famiglia, e un po' di scagnozzi, a suon di milioni di euro all'anno. La qualita' dell'informazione che fanno te la lascio giudicare dalla homepage di questo utilissimo giornale: http://www.ilcampanileonline.com/.

Per non parlare di Lavitola, La Padania, e tutto il resto dell'immondezzaio italiano.

Queste risorse non vanno a chi fa buona informazione garantendo la qualita' e il pluralismo della stessa, vanno solo agli insiders. Se ci fossero 20 FQ, uno per ogni regione, sarei il primo a volerli finanziare (col modello svedese). Allo stato attuale l'unica cosa sensata da fare e' abolire completamente questo obbrobrio. I 100 giornalisti licenziati dalle 5 testare che hanno scritto l'appello a Monti saranno assunti dai 3 FQ che nasceranno dalle loro ceneri. A quel punto li potremo finanziare col modello svedese.

Sulla questione "filosofica" delle minoranze, faccio notare che queste godono di ottima tutela costituzionale. Quale principio democratico implica che bisogna anche garantirgli abbondante reddito? Riconoscerai che in questo che scrivi:

considero legittima l'esistenza di "ammortizzatori" che consentano l'esistenza in vita di enti, istituzioni, soggetti, idee e quant'altro non ce la possa fare da solo. con questo non voglio dire che lo stato debba finanziare chiunque si svegli la mattina dicendo di essere meritevole oppure chi è "meritevole" per diritto acquisito e perpetuo.

C'e' un'evidente problema: se e' legittimo finanziare tutti gli "enti, istituzioni, soggetti, idee e quant'altro non ce la possa fare da solo" ma allo stesso tempo non si puo' finanziare chiunque, chi e' che decide chi si e chi no? Questa discrezionalita' data alla classe politica italiana e' cioe' che ci ha portati qui dove siamo adesso.

giustissimo.

ovviamente il FQ rappresenta un esempio probabilmente unico nel panorama editoriale italiano che, in quanto eccezione purtroppo conferma la regola.

il modello svedese ha tra i vantaggi anche quello di essere gestito e fruito da svedesi... 

il nodo probabilmente sta tutto nella capacità e volontà dei nostri eletti (purtroppo sono sempre + convinto che ci rappresentano fin troppo bene) a voler prima di tutto fare gli interessi della nazione e non dei gruppi grandi piccoli o piccolissimi che rappresentano. forse bisogna trovare il modo di istituzionalizzare la furberia e farla entrare nel paniere del censis.

 

 

 

modello questo o modello quello.Per me,non hanno nessun senso i finanziameti all'editoria,cosi' come non li hanno i finanziamenti alle imprese,ai partiti politici,sindacati,patronati,CAAF,alle chiese,alle associazioni private no profit,allo spettacolo e gli altri mille rivoli di finanziamenti pubblici che ci sono in Italia...basta avere un po' di pazienza ed andare a leggersi voce per voce,capitalo per capitolo,ministero per ministero,le voci di spesa del bilancio statale,lo si trova sui siti di camera e senato.E ci sono non so quante centinaia di fondi creati per questa o per quella agevolazione,decontribuzione,finanziamento pubblico ecc ecc.Complicazioni,burocrazia,persone che si devono occupare di controllare e decidere come dare sti fondi...complicazioni per i cittadini...spesa pubblica al 50% del PIL,elevata pressione fiscale per mantenere quelle spese che non sono strumentali all'attività core di uno Stato liberale.

FQ:guarda cosa è riuscito a fare Santoro,senza un euro pubblico,con sottoscrizioni e pubblicità...finalmente lo hanno capito pure loro che le cose si possono fare anche senza finanziamenti pubblici.

il FQ rappresenta un esempio probabilmente unico nel panorama editoriale italiano che, in quanto eccezione purtroppo conferma la regola.

Io interpreto in un altro modo... FQ e' l'eccezione che conferma che il regime di favore di cui godono gli altri non e' condizione necessaria alla loro sopravvivenza.

il modello svedese ha tra i vantaggi anche quello di essere gestito e fruito da svedesi... 

Mah... non credo ci siano differenze genetiche rilevanti tra svedesi e italiani. Quanto alle istituzioni, alle regole e al loro enforcement, quella e' questione di volonta' politica. Se partiamo dal presupposto che in Italia niente funziona perche' siamo italiani fermiaci qui che non c'e piu' nulla da discutere.

 

 

Come spesso accade pronti a buttare l'acqua sporca col bambino.

La legge va sicuramente rifatta e riportando la luce sull'intento originario che è quello di sostenere la pluralità... soprattutto culturale e linguistica.

Certo abolendo la legge si risparmiano soldi ma se ne risparmiano molti di più anche abolendo del tutto la sanità pubblica o le forze armate (... inammissibile vero?).

Buon senso.

Questo manca e questa è l'unica cosa che può salvare il nostro paese.

P.S. Spero che si continui a sostenere le pubblicazioni dei quotidiani di minoranze linguistiche  

Il paragone con la sanità e le forze armate non mi sembra dettato dal buon senso.

Anche lo fosse, il mio di buon senso rimane per l'eliminazione di questi aiuti alla stampa.

 

http://www.liberoquotidiano.it/news/900782/Veltroni-Fare-un-film-dal-romanzo-di-Walter-Nessun-problema-pagano-gli-italiani-500mila-%E2%82%AC.html

Guardi il lato umanitario della questione. Si aiutan persone altrimenti inutili ad inserirsi nel "tessuto sociale".

Ad esempio su RAI 3 aiutano il reinserimento sociale di un giornalista che ha avuto problemi di droga.  Voleva forse lasciarlo senza soldi pubblici con la penuria di giornalisti che c'è in Italia?

Buonasera

sono quello che ha scritto “Bluff, perché gli economisti non hanno previsto la crisi e continuano a non capirci niente”, così, tanto per presentarmi. Dopo quel libro ho scritto “Mani bucate” sui sussidi pubblici alle imprese private e, ovviamente, un corposo capitolo è dedicato ai sussidi all’editoria. Il vero scandalo non sono quelli ai giornali di partito come si dice nel post, ma i sussidi ai giornali in cooperativa che permette a pubblicazioni come “Motocross” di ottenere (dati 2009) 506mila euro di soldi pubblici; a “Chitarre” 277mila; “Suono Stereo HiFi” 221mila; “Mare e Monti” 105mila. L’altra assurdità sono i giornali pubblicati all’estero da società estere: Il “Corriere Canadese” ha incassato 2,8 milioni più o meno come “America Oggi”. I quotidiani di partito certamente dovrebbero andare su internet, solo che potrebbero incassare soldi anche se editi online (ma meno). Poi ci sono le web tv: Redtv (osservaza D’Alema) ha incassato 10 milioni in tre anni e Youdem (osservanza Veltroni): altri 2 milioni l’anno. Poi ci sono le radio (circa 14 milioni per Radio radicale tra convenzione e sovvenzioni) e contributi regionali. A parte il caso di Liberal (teoricamente l’organo dell’Udc) che per vendere 60 (sessanta, sei-zero) copie al giorno in tutt’Italia ci costa 2,7 milioni l’anno (che pagano gli stipendi di tre direttori) i quotidiani di partito sono l’ultimo degli scandali. Più scandaloso il fatto che i giornali sovvenzionati hanno proposto, per evitare il taglio dei sussidi, di aumentare l’Iva sui “collaterali” (dvd, cd, libri) dei loro concorrenti: in pratica hanno proposto di aumentare le imposte sui giornali che vanno bene e non incassano sussidi per garantire i loro, di sussidi.