La spesa per istruzione in Italia

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L’OECD ha recentemente pubblicato un volume di sintesi sulla condizione del sistema educativo nei paesi membri. I media italiani ne hanno dato notizia, limitandosi però a copiare i lanci di agenzia in italiano. Eppure dalla versione integrale in inglese si imparano molte cose interessanti.

La fonte dei dati citati è OECD Education at a glance 2010 (disponibile, a pagamento, sul sito www.sourceoecd.org ). Si tratta di un volume di 474 pagine, ma non è necessario leggerlo. Per la gran parte, riporta tabelle e grafici, con un minimo di note illustrative. Ci sarebbe moltissimo da dire, ma qui mi limiterò a porre la seguente domanda, di evidente attualità: quanto si spende per l'istruzione primaria e secondaria in Italia? Si spende poco, come dicono i sindacati? Oppure si spende troppo, come vorrebbe dire il ministro Gelmini, ma non può per ovvie ragioni di opportunità politica?

Per rispondere, confronterò le spese in Italia con la media dei paesi OECD nel loro complesso (aggregato che comprende una vasta gamma di casi, dagli Stati Uniti alla Polonia) e con due paesi europei in particolare: Germania e Finlandia. Il motivo per usare la Germania come pietra di paragone è abbastanza ovvio, dati i recenti ed ampiamente pubblicizzati successi del modello tedesco. La Finlandia, invece, può essere definita la best practice in Europa. Infatti è il paese europeo con i migliori risultati nei test PISA di valutazione delle capacità matematiche, letterarie etc dei ragazzi di 15 anni.

Iniziamo con alcune avvertenze metodologiche. Primo, i dati si riferiscono al 2007 o 2008 e quindi sono precedenti alla recessione del 2008/2009 e non considerano l’impatto di eventuali tagli alle spese. Secondo, sono espressi in dollari correnti a parità di potere d'acquisto e quindi tengono conto del diverso livello dei prezzi. Terzo, molti dei confronti sui giornali si basano infatti sul rapporto spesa/PIL. Questo indicatore è una buona misura di quanto "sforzo" il paese compie in educazione, in percentuale della sua capacità di sopportarlo. Però non è una buona misura di quante risorse abbiano a disposizione scuole ed insegnanti per insegnare. Questo perché l'indicatore spesa/PIL è influenzato dal numero di studenti che frequentano, a sua volta dipende dalla struttura demografica (il rapporto potenziali studenti/popolazione) e dal numero di anni di scuola, che viene in sostanza deciso dalle famiglie, dato il quadro normativo sull'obbligo scolastico. In teoria, le decisioni dipendono anche dalla qualità della scuola, ma in questo post ignoro il problema e assumo dato il numero di studenti.

Per quest'ultima ragione, l’indicatore più adeguato è la spesa per studente, che misura gli inputs nel processo educativo (per l'output, ossia i grandi successi in termini di qualità degli studenti italiani, si vedano i test PISA già citati). Se le preferenze individuali e collettive per le scelte di allocazione del reddito fossero uguali in tutti i paesi e se costi e funzione di produzione fossero uguali, allora la spesa per studente dovrebbe essere proporzionale al PIL pro-capite. Nel 2008, quello italiano era di 30.774 dollari, contro una media OECD di 33.749 e contro cifre ancora più alte per la Finlandia (35.837) e Germania (36.018). Quindi, a parità di altre condizioni, la spesa italiana (per studente, d'ora in poi ometto se non necessario) avrebbe dovuto essere inferiore del 9% alla media OECD, del 14% a quella finlandese e del 15% a quella tedesca. Anche una spesa  uguale ad uno dei tre punti di riferimento implica una scelta di spendere nell’istruzione di più della Germania, della Finlandia o della media OECD. A maggior ragione il discorso varrebbe se la spesa fosse superiore. Cosa dicono i dati?

La prima cifra da citare è la spesa totale per la scuola primaria e secondaria per studente [OECD tab B1 3a]. Per istruire una persona dalla prima elementare alla maturità, l’Italia ha speso nel 2008 100.903 dollari, che è più della media OECD (94.589 dollari). Finlandia e Germania hanno speso relativamente poco rispetto alla media (rispettivamente 87.013 e 91.966 dollari). La media è spinta in alto dalle forti spese in paesi come gli Stati Uniti (129.000) Norvegia (140.000) e Svizzera (147.000), per non parlare del Lussemburgo (oltre 200.000 dollari). Come detto, però la spesa totale dipende anche dalla lunghezza della carriera. È più rappresentativo il costo annuale per iscritto (Tab 1). In Italia questo costo appare particolarmente elevato per l'istruzione primaria e le medie inferiori, basso per le medie superiori ("licei" per brevità)

[NdA Una versione precedente includeva anche le spese per l'università, che non è trattata nel resto dell'articolo].

Tab 1 Spesa media annuale per studente

 

Elementari

 
 

Medie

 
 

Licei

 
 

 

 
 

Italia

 
 

7,383

 
 

8,222

 
 

7,864

 
 

 

 
 

Finlandia

 
 

6,234

 
 

9,730

 
 

6,806

 
 

 

 
 

Germania

 
 

5,548

 
 

6.851

 
 

9,557

 
 

 

 
 

Media OCSE

 
 

6,741

 
 

7,598

 
 

8,746

 

Fonte: OECD tab B1.1a e B1.7

 

La spesa annuale per studente è in linea con il livello di reddito italiano per i licei (si spende l'89% della media OECD), molto superiore per medie (108.3%) e sopratutto elementari (109.5%) Come mai l’Italia spende tanto alle elementari ed alle medie?

La tabella successiva  fornisce una prima risposta: l’Italia occupa un numero di insegnanti nettamente superiore alla media.

 

Tab 2 Numero di studenti per docente

 

Elementari

 
 

medie

 
 

Licei

 
 

Italia

 
 

10.6

 
 

9.7

 
 

11.8

 
 

Finlandia

 
 

14.4

 
 

10.6

 
 

15.9

 
 

Germania

 
 

18.0

 
 

13.7

 
 

14.0

 
 

Media OECD

 
 

16.4

 
 

13.7

 
 

13.5

 
 

 

 
 

 

 

Fonte: OECD tab. D2.2

 

Alle elementari, il rapporto studenti/docenti italiano è il più basso in assoluto, insieme a Polonia ed Ungheria. Alle medie il rapporto italiano è superiore solo a quello belga e portoghese. Invece il rapporto alle superiori, pur basso, non è molto distante dalla media OECD. Si noti come la Finlandia non si caratterizzi per un numero di studenti per docente particolarmente basso: i suoi ottimi risultati educativi non dipendono dall'affollamento di professori.

Come prevedibile, un alto numero di docenti aumenta la percentuale delle spese correnti nel complesso, e dei salari in particolare, sul totale delle spese, come mostra la seguente tabella.

 

Tab. 3 Composizioni della spesa totale

 

Elementari

 
 

Secondaria

 
 

corrente

 
 

Salari

 
 

Corrente

 
 

salari

 
 

Italia

 
 

95.2

 
 

78.2

 
 

96.6

 
 

79.6

 
 

Finlandia

 
 

91.8

 
 

61.5

 
 

91.0

 
 

59.0

 
 

Germania

 
 

92.0

 
 

75.1

 
 

90.5

 
 

74.0

 
 

media OECD

 
 

92.2

 
 

73.7

 
 

92.6

 
 

72.9

 

Fonte: OECD Tab B6.2a

Si noti la bassa percentuale dei salari sulle spese totali in Finlandia. Spendono più in capitale (edifici etc.) ma sopratutto in altre spese correnti - tipo aggiornamento insegnanti, materiale didattico, sosstegno psicologico agli studenti etc.

La tabella più interessante però arriva in fondo al volume. L’OECD calcola la differenze fra il costo medio dei docenti  per studente nei singoli paesi e la media dei suoi membri e calcola l’effetto di quattro fattori: i) il salario degli insegnanti, ii) l’orario scolastico per studente (tanto più gli alunni stanno a scuola, tanti più insegnanti sono necessari e quindi tanto più costano), iii) l’orario di insegnamento (tanti meno sono i docenti, tanto più devono insegnare) e iv) il numero di studenti per classe (tanto più le classi sono ridotte, tanti più docenti sono necessari)

 

Tab. 4 Il costo del lavoro per studente

 

Spesa

 
 

Differenza

 
 

Salario

 
 

Ore per

studente

 
 

Ore per

docente

 
 

Studenti per classe

 
 

Elementari

 
 

Italia

 
 

2,876

 
 

568

 
 

-497

 
 

534

 
 

202

 
 

330

 
 

Finlandia

 
 

2,433

 
 

126

 
 

5

 
 

-674

 
 

383

 
 

411

 
 

Germania

 
 

2,915

 
 

607

 
 

997

 
 

-636

 
 

-39

 
 

286

 
 

Media OCSE

 
 

2307

 
 

36496

 
 

806*

 
 

794*

 
 

16#

 
 

Medie

 
 

Italia

 
 

3,495

 
 

546

 
 

-595

 
 

463

 
 

581

 
 

97

 
 

Finlandia

 
 

3,970

 
 

1,020

 
 

-29

 
 

-451

 
 

673

 
 

828

 
 

Germania

 
 

3,813

 
 

864

 
 

1,299

 
 

-228

 
 

-177

 
 

-30

 
 

Media OCSE

 
 

2950

 
 

39470

 
 

944*

 
 

720*

 
 

16#

 
 

Licei

 
 

Italia

 
 

3,138

 
 

-312

 
 

-744

 
 

338

 
 

286

 
 

-192

 
 

Finlandia

 
 

2,711

 
 

-738

 
 

54

 
 

-229

 
 

547

 
 

-1,109

 
 

Germania

 
 

4,376

 
 

927

 
 

1,521

 
 

-375

 
 

-339

 
 

118

 
 

Media OECD

 
 

3449

 
 

42303

 
 

984 *

 
 

655*

 
 

18.4#

 

* ore; # studenti per classe. Fonte OECD Tab B7 1-3

 

 

Consideriamo il caso delle elementari, dove il divario fra Italia e media OECD è maggiore – addirittura del 25% (invece che del 10% per la spesa totale). I bambini italiani stanno a scuola più a lungo della media OCSE (a 7-8 anni 941 ore obbligatorie contro le 759 della media, e le 608 della Finlandia [tab. D1.1]),  i maestri insegnano meno ore (735 invece delle 786 della media, contro le 805 della Germania e le sole 677 in Finlandia [tab. D4.1]) e le classi sono meno numerose (18,7 contro una media di 21,6 [Tab D2.1]). La combinazione di questi tre fattori produrrebbe un costo totale superiore alla media di ben 1.066 $  per alunno/anno. Invece si risparmia sui salari: il salario di un maestro varia da 26.074 $ all’inizio a 38.381 al top della carriera (contro una media che va da 28.949 a 48.022 – si noti che la gamma è di 1:1.47 contro 1:71 [Tab D3.1]). Gli insegnanti elementari con 15 anni di anzianità sono pagati in Italia 31.520 $, circa l’80% della media OECD. Gli stipendi finlandesi sono praticamente eguali alla media OECD, mentre quelli tedeschi sono molto più alti (inferiori solo a Corea, Lussemburgo e Svizzera). I risultati sono simili per le medie.  Invece il costo del lavoro per studente alle superiori è più basso della media OECD perché le classi delle scuole superiori italiane sono abbastanza affollate (stranamente l’OECD non riporta il dato).

Si potrebbe continuare a lungo, trovando molti spunti interessanti. Riassumiamo i tre elementi importanti emersi da questa pur incompleta analisi:

  1. La spesa per istruzione primaria e secondaria nel 2008 in Italia è stata relativamente elevata.
  2. Una percentuale molto elevata della risorse è usata per pagare un gran numero di docenti che lavorano poco (in termini di ore di insegnamento), hanno pochi strumenti integrativi e, in media, sono pagati poco.
  3. Il numero di docenti è particolarmente elevato alle elementari ed anche alle medie, più o meno in media ai licei.

In sostanza, sembrano suggerire questi dati, una scuola funzionale alla creazione di posti sottopagati più che alla qualità dell'insegnamento.

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Commenti

Ci sono 141 commenti

La situazione e' la stessa qui. Se interessati, si puo' speigare.

Ciao Palma. Io sono interessato, inclusa la composizine demografica.

Caro Civalieri,

la mia impressione e' la seguente

i. una composizione molto femminile (del corpo insegnante)

che viene congiunta (dopo il 1990-1991) con

ii. una forte sindacalizzazione (sadtu in primis)

che produce 

 

iii. una fortissima barriera sia a miglioramenti della produttivita' che a sanzioni (ai non produttivi)

 

 

 

Rimane che Rsa spende (percentualmente) molto di piu' di Zim, Botswana, Mozambique etc. ma i suoi risultati -- se misurati in termini di cosa gli studenti sanno fare, leggere, scrivere, contare, quante lingue sanno utilizzare, etc. -- sono sempre inferiori a queli dei colleghi coetanei dei paesi limitrofi (Nam inclusa)

 

se vuole dati le potro' indicare tabelle a non finire sul tema.. dato che durante lo sciopero (di 22 giorni) queste vennero senza tregua diffuse....

 

In sostanza, sembrano suggerire questi dati, una scuola funzionale alla creazione di posti sottopagati più che alla qualità dell'insegnamento.

Il post "In classe in 75", in cui proponevo classi di 75 con insegnanti a 3000 Euro, non era poi così assurdo in fin dei conti...

Il post "In classe in 75", in cui proponevo classi di 75 con insegnanti a 3000 Euro, non era poi così assurdo in fin dei conti...

Bha, quell'articolo era una provocazione ed è già stato sviscerato e commentato a dovere all'epoca. La direzione da prendere è la medesima, ovvero meno insegnanti e più capaci, quindi meglio retribuiti, ma ci sono limiti fisiologici che è bene non superare, specie nella scuola primaria.

 

Qui avevo cercato di estrapolare qualche numero, spero di esserci riuscito:

ilcomizietto.wordpress.com/2008/11/16/informarsi-sulla-gelmini/

Il problema numero uno, ovviamente, non sono i soldi, perché anche quando ci sono vengono spesi alla piffero, Adro docet. Il problema numero uno è che si fa tutto senza un *progetto educativo*, si decidono tagli e riforme senza parlarne con nessuno, nemmeno fra senatori e deputati della maggioranza, nemmeno questo sforzo si degnano di fare. Senza sapere quello che si vuole fare avere 10 o 100 euro non cambia nulla: lo studente esce fuori zuccone.

Ottimo articolo, concordo su tutto e avevo fatto conclusioni simili basate sul rapporto del 2008, forse piu' caustiche verso certa propaganda politica in materia di istruzione che prescinde dai dati di fatto o li stravolge e li imbroglia. Allego la mia personale raccolta di link sull'argomento, che seguo sempre con interesse:

Aggiungo solo una considerazione: per caso o per fortuna l'attivita' del ministro dell'educazione in materia di educazione primaria e' andato nella corretta direzione di diminuire la spesa per studente, amplificata oltre ogni limite dal malgoverno, dai c.d. "moduli" e dalle compresenze, tutti disonesti meccanismi per assumere piu' insegnanti in rapporto agli studenti per fornire servizi scadenti, come indicano i risultati PISA.

Adesso come denunciato da G.A.Stella sembra sia in voga spingere sull'assunzione degli insegnanti di sostegno, sembra che in certe regioni la percentuale di handicappati dichiarati stia andando alle stelle.

Una parte probabilmente predominante di riduzione della spesa e' consistita nella usuale consolidata truffa all'italiana di prepensionare (in questo caso obbligatoriamente) parte degli insegnanti, spostando i loro costi dall'istruzione alle pensioni, ma sempre a carico dei contribuenti, solo per non far nulla invece che per fare qualcosa di utile. Un'altra parte della riduzione si e' scaricata sui precari, che comunque, nel consueto andazzo all'italiana ingolferanno con graduatorie ad esaurimento le assunzioni dei prossimi 20-30 anni, bloccando l'accesso all'insegnamento per ogni giovane meritevole nello stesso periodo.

Concordo per l'ottimo articolo, io avevo già visto questo, che è un paper della fondazione Agnelli basato sugli stessi dati.

Quello che trovo interessante è la tua analisi: effettivamente anche nel paper della fondazione si parla di pensionamenti nei prossimi anni e "assunzione dei precari", che non è detto che non meritino, nel senso non siano capaci, ma che comunque il costo delle inefficienze è scaricato sui contribuenti a prescindere, chi va in pensione, va, appunto, in pensione, ad affossare ulteriormente i conti INPS. Mi sembra il classico caso della coperta corta: dovunque la tiri, scopri qualcosa

La Fondazione Agnelli mette anche un bel grafico da cui si evince che il culmine dei professori si è avuto nel 1990 (indovinare chi comandava in Italia, please..), mentre quello degli alunni nel 1977 .(formidabili quegli anni..), cioè dal 1977 si è continuato ad assumere, pur in presenza di un minor numero di studenti.C'è poi stato un picco decrescente dei professori, che ha seguito quindi anche la curva degli studenti, con un minimo relativo nel 1997-1998 (governo Prodi), per poi risalire dal 2000 (governo Amato ed elezioni..) con una continua risalita durante l'E.B. (era berlusconi).

Notare che il massimo relativo si riscontra nel 2006, quando ci sono nuovamente le elezioni, dal 2007 in poi i docenti tornano a scendere, i dati si fermano al 2008. Sarebbe degno di nota avere il dato aggiornato al 2010 per capire quanto la riforma Gelmini impatta sul grafico.

Una discordanza la trovo sul numero dei docenti: sono 840.000, ma di questi 700.000 sono a tempo indeterminato (secondo il paper), bisognerebbe capire se i 140.000 di differenza sono precari in senso stretto, o ricercatori, associati e via discorrendo.

 

Il reclutamento scolastico offre un istruttivo spaccato dell'andamento delle cose in italia. Le sue inefficienze sono partorite dai più radicati vizi italici.

In nessun paese europeo sarebbe concepibile il sistema italico di reclutamento, che poi altro non è che la rinuncia gestirlo. Da tempo mi vado convincendo che l'unica via d'uscita consista nel modificare lo stato giuridico dell'insegnante, togliendogli quello che è per i più la maggiore attrattiva, ovvvero il  ruolo statale, per ottenere il quale, laddove si pratica l'illegalità, si lavora addirittura gratis presso scuole che demandano il pagamento allo stato, non in soldi, ma in punti con cui si scalano graduatorie scavalcando gli onesti (del resto è lo stato stesso che pone le condizioni della proliferazione di queste pratiche). Attraverso la trasformazione dello stato giuridico si farebbe piazza pulita di tutti i giochetti scaltri o addirittura illegali, nonché di tutte le storture e di tutte le inefficienze che avviliscono il sistema di reclutamento. Prima di tutto bisognerebbe passare un colpo di spugna su tutti i pretesi diritti acquisiti, quelli in nome dei quali le cattedre sono prenotate per un paio di decenni. In Germania, in Francia, in Spagna, sarebbe ammissibile un simile abominio?

Il problema è  che la di là delle chiacchiere e della meritocrazia, soltanto millantanta, questo ministero al pari dei precedenti non ha la volonta/capacità di promuovere riforme radicali (le necessaria radicalità delle riforme farebbe scorrere il sangue). Nessuno vuole assumersi la responsabilità di provocare  resistenze feroci. E' più facile tagliare ad occhi chiusi, e, pare, secondo questo articolo, neppure in misura sufficiente.

La burocratizzazione del reclutamento ha avuto come effetto collaterale la consegna dello stesso al TAR. Non vi è mossa del ministero che non sia seguita da un ricorso al TAR. Così ora il ministero cerca di prevenire il ricorso. Per esempio il recente Regolamento per la formazione e abilitazione  è stato condizionato dalla minaccia del ricorso al TAR: insomma, per evitarlo il ministero ha adottato precauzioni  che, per rispettare il numero programmato, sacrificano il merito, tanto millantato, e di conseguenza penalizzano i meritevoli, per avvantaggiare i residuati (il termine non è politically correct, ma corrisponde alla realtà dei fatti) che avrebbero fatto ricorso per un ingresso sovranummerario eludendo la selezione in ingresso, e l'avrebbero vinto. Per evitare la solita sanatoria a corollario, si è preferito incorporarla nel canale regolare, alla faccia della meritocrazia.

Il macroscopico fenomeno della meridionalizzazione  del corpo docente non è forse il segnale di un patologia del reclutamento? E possibile che  gli abilitati in graduatoria in Lombardia siano meno di 32mila e in Sicilia, che ha la metà degli abitanti, siano circa 35mila e premano per piazzarsi anch'essi nel Nord, naturalmente in nome della Costituzione (qual è l'articolo della Costituzione che dice che una parte d'italia debba farsi carico di tutti gli esuberi prodotti altrove? qual è l'articolo della Costituzione che stabilisce che l'insegnamento deve essere apapnnaggio esclusivo del Sud?); e poi tra gli abilitati già presenti nelle graduatorie provinciali lombarde, come di tutto il Nord, e in parte Centro-Nord, la percentuale di meridionali è già anomala, prescindendo da quelli che scalpitano per inserirsi nel futuro. E' normale che si debbano adottare delle precauzioni a favore dei resistenti locali? La libera circolazione è davvero sacrosanta, purché coniugata ad un sistema meritocratico, mentre quello vigente è da una parte iperburocratizzato, dall'altra non riesce neppure a garntire trasparenza.

Campania, Insegnanti gratis  Sia chiaro che gli insegnanti che lavorano gratis, per i punti, non sono vittime ma complici di illegalità e carnefici degli insegnanti onesti che scavalcheranno; qualche politico miope e limitato di sinistra ogni tanto prova a compiangerli, a torto! che cosa c'è dietro un simile soldarismo di facciata?

Catania, servizi falsi spacciati come veri

Napoli, graduatorie truccate, indagati anche i presidi

Non soltanto finto servizio in scuole farlocche, ma anche manomissione degli archivi informatici a Napoli.

Il concorso per dirigente scolastico in Sicilia è stato una telenovela dall'intrico narrativo non governabile.

Gli altri casi, non linko,  confermano la geografia dei fenomeni in oggetto, che poi è la stessa di prassi che viaggiano sul filo della legalità, ma che sono comunque discutibili.

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Si va a prendere il ruolo lontano, anzi lo si reclama come un diritto perché la nazione è unica (mi corre l'obbligo: al massimo è formalmente unico lo stato). Anche quest'anno ci sono state da una parte difficoltà  a coprire le cattedre, dall'altra parte, lontano, abilitati che lamentavano di morire di fame, ma che non volevano esssere "deportati". Ma quando si tratta di prendere il ruolo, magari all'altro capo della penisola, nessuno si sente più deportato e tutti si trasferiscono volentieri... Sarebbe altresì interessante misurare il fenomeno delle prese di servizio seguite dalla latitanza effettiva di chi ha preso servizio lontano da casa, da dove dove invia certificati... Diverso è il discorso per coloro che si sono effettivamente trasferiti a tempo debito per lavorare nella scuola e  che sono a loro volta danneggiati dal malcostume.

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Forse il confronto con i paesi europei richiederebbe una correzione che tenga conto dell'inclusione nell'organico italiano di docenti di religione e di sostegno.

I sindacalisti non sono d’accordo: "Gli insegnanti sono troppi perché la nostra situazione è diversa dal resto d’Europa» dice a Panorama Massimo Di Menna, segretario generale della Uil scuola. Siamo gli unici ad avere docenti di sostegno inseriti nell’organico (sono 90.496) e gli unici ad avere insegnanti di religione (23.171)."

Per avere la conferma dell'abuso dei posti sul sostegno basta considerarne la distribuzione geografica. Inoltre, una volta immesso in ruolo, l'insegnante di sostegno, decorso il tempo minimo in cui è vincolato al suo ruolo, passa alla sua specifica classe di concorso abbandonando il sostegno, che è una scorciatoia verso il ruolo sulle proprie materie. Sarebbe opportuno trasformare il sostegno in una specifica classe di concorso, togliendogli la funzionalità di comodo scivolo.

Il Miur era riuscito ad ottenere una limitazionedell'organico di sostegno parametrato su una media statistica nazionale, senza consentire deroghe. Un sedicente sindacato siciliano, in realtà alacre ricorsificio, ha fatto ricorso al TAR: "Le famiglie sono state costrette a ricorrere al tribunale amministrativo per ottenere la condanna all’amministrazione, mentre migliaia di insegnanti specializzati, specialmente nel Centro-Sud e nelle isole - dove tale rapporto era superiore alla media nazionale per un tasso di disabilità superiore - sono rimasti a casa senza poter spendere le proprie competenze per le famiglie. La previsione degli organici di sostegno, basata su un calcolo puramente statistico, può infatti essere contraddetta da una realtà nella quale si concentrino, ad esempio per fenomeni migratori o per altri casi (ad es. baby boom), un numero di alunni con handicap superiore alla media. E Il diritto all’istruzione del disabile non può dipendere dalla fortuna di nascere in un posto dove la concentrazione di handicap è minore!"

Incommentabile...

Poi la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la limitazione del numero degli insegnanti di sostegno che era stata inserita nella finanziaria.

E' stato riaffermato un diritto, ovviamente "sacrosanto", oppure si è strumentalizzata la Costituzione per sancire un abuso e i diritti degli alunni disabili, davvero, questi, sacrosanti, sono stati biecamente utilizzati come un grimaldello per scassinare principi di buona amministrazione che in un contesto sano non è neppure necessario codificare?

 

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Sarebbe interessante anche misurare l'incidenza del personale ATA (personale ausiliario tecnico-amministrativo) sui costi della scuola e il rapporto con il personale docente.

A proposito di bidelli: Dasà (Vibo Valentia) il paese dei falsi bidelli

Il Nord e il Sud dal punto di vista dei bidelli

 

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    probabilmente hai ragione su quasi tutto.

    Un aneddoto personale

    Perfino io, romano ladrone :-) rimasi scioccato a una convocazione per le supplenze al provveditorato, tardi anni '80 insieme alla mia futura moglie: una napoletana griffatissima che con santa innocenza ci dice "ma come, voi non avete l'invalidità civile per avere la precedenza nelle nomine? Da noi ce l'abbiamo tutti". La maggioranza dei presenti suggeriva di rendere tale invalidità effettiva e reale con l'uso di corpi contundenti...

     

    Il problema del cambiamento dello stato giuridico degli insegnanti... non so se sia legalmente fattibile e soprattutto se sia possibile renderlo retroattivo. Comunque, la scelta di non creare un canale ben definito per il reclutamento e di usare la scuola come ammortizzatore sociale per la disoccupazione intellettuale è stata scellerata (anche se, a dire il vero, negli anni '70 c'erano ancora scuole coi doppi turni). Il grosso problema è cosa fare dei docenti in esubero.

    Un altro dettaglio: senza cambiare il monte ore delle discipline non si può aumentare più di tanto l'orario. Pensa alle materie con due o tre ore settimanali per classe, a trenta ore settimanali farebbero 10/15 classi, con ogni docente che segue fino a quattrocento studenti... 

     

    Anxia, questo e' il funzionamento dello Stato italiano.  Solo ignoranza e connivenza dei sudditi elettori puo' spiegare l'insieme dei fatti aneddotici che riporti. Quello che non capisco e' il livello veramente patologico di ignoranza e rincitrullimento ideologico (piu' che di connivenza) che fa ancora sostenere questo Stato disfunzionale da parte degli elettori delle regioni produttive (probabilmente ancora per poco) del centro-nord Italia, e specie del nord Italia. Se la LN e' inadatta sono liberi di metter su qualcosa di diverso, l'associazione politica e il voto sono ancora liberi nel centro-nord almeno, l'importante sarebbe rendersi conto di alcuni fatti di fondo e almeno pensare ad una soluzione che sia graduale, non violenta, democratica, ma rimanga una soluzione vera almeno nel medio-lungo termine.

     

    Catania, servizi falsi spacciati come veri

     

    I truffatori condannati con decreto penale ad una sanzione di 16 mila euro per falsa autocertificazione non soltanto non sono stati depennati, ma si sono anche visti riconoscere il punteggio relativo a servizio mai svolto...

    C'è da aggiungere qualcosa? ...

    Gli sviluppi della vicenda sono emblematici delle patologie che affliggono la società italiana o parte della stessa, e dal cui contagio occorre guardarsi.

    Ora, è arduo dire se dire se questo stato di cose sia l'esito dell'allentamento di leggi morali operanti come freni inibitori nel subconscio o di tutti i meccanismi di controllo sociale o del lassismo istituzionale che approda alla mancata sanzione o di una combinazione di tutti i fattori, esaltati in un tripudio del malcostume

    La vicenda viene oggi commentata dalla rivista `Tuttoscuola', secondo cui si rifarebbe ad una "particolare patologia del reclutamento all'italiana in conseguenza della quale finisce spesso per aver ragione chi non ha rispettato le regole per la partecipazione ai concorsi, l'assegnazione del punteggio in graduatoria, i titoli di precedenza e cosí via: un fenomeno grave sempre, ma gravissimo se riguarda persone che operano nel settore dell'educazione, che il rispetto delle regole dovrebbero mettere a fondamento (etico, ma anche metodologico) dell'insegnamento, e anche - conclude la rivista - delle attività di tipo tecnico e amministrativo che nella scuola si svolgono".


     

     

    Quanto è lontana la Finlandia?

     

    Aggiornamento e conferma della geografia.

    In seguito all'operazione "Ippocrate", assurta agli onori delle cronache lo scorso luglio,  659 docenti, docenti dovranno spiegare alla Procura della Repubblica di Cosenza perché hanno potuto beneficiare della 104.

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    L'operazione, denominata Ippocrate, fa seguito ad un’analoga operazione denominata 'All included'.

    Fra i destinatari dei provvedimenti anche il sindaco di San Fili (Cs), Ottorino Zuccarelli. L’inchiesta che ha portato all’emissione delle misure cautelari è scaturita da un’indagine condotta per quasi due anni dalla sezione di Cosenza nord della polizia stradale che aveva rilevato, nel corso di alcuni controlli, irregolarità in merito al riconoscimento dell’invalidità civile a decine di persone. Dall’attività investigativa è emerso che il riconoscimento delle false invalidità avveniva attraverso l'intervento autonomo dei medici, con la complicità di funzionari ed impiegati del Distretto sanitario di Rende, senza che venisse investita la competente Commissione collegiale. Le persone indagate nell’inchiesta sono circa 150. Gli arresti vengono eseguiti a Cosenza e zone limitrofe.


    Il sindaco di San Fili (Cs), Ottorino Zuccarelli del Pd, che come le altre persone destinatarie delle ordinanze di custodia cautelare è stato posto agli arresti domiciliari, è coinvolto nell’inchiesta nella qualità di medico. Tra le persone nei confronti delle quali è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria c'è poi il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Pietro Filippo, anche lui del Pd, e l’ex coordinatore provinciale di Cosenza del Pdl, Sergio Bartoletti. Anche loro sono indagati in quanto medici. Complessivamente, la polizia stradale ha eseguito dieci delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip. Notificati, inoltre, al momento, 22 dei 36 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’inchiesta che ha portato all’emissione delle misure cautelari è scaturita da un’indagine condotta per quasi due anni dalla sezione di Cosenza nord della polizia stradale che aveva rilevato, nel corso di alcuni controlli, irregolarità in merito al riconoscimento dell’invalidità civile a decine di persone.

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    Il coinvolgimento della scuola:

    La Procura della Repubblica di Cosenza, a pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, ha deciso di indagare in merito al "troppo" lungo elenco di docenti della provincia di Cosenza, beneficiari della legge 104, la normativa che consente l’assegnazione di incarichi vicini al luogo di residenza per chi è invalido o ha a carico congiunti in situazione di bisogno.
    Si pensa infatti che sia stato fatto un uso illecito della normativa allo scopo di ottenere assegnazioni di incarichi. Indagine che potrebbe allargarsi anche ad altre realtà della regione e dell’intero mezzogiorno.

    Il ricorso alla normativa, per quanti sono in possesso dei requisiti (situazioni di disabilità proprie o di familiari conviventi bisognosi di assistenza e cure), vuol dire riuscire ad arrivare ai primi posti della graduatoria con la certezza di poter prestare servizio in una sede vicina a casa.

     

    Due curiosità per permettermi di capire meglio...

    Che tipologia di professori ci sono nei conti? Vengono contati anche i professori di religione e quelli del sostegno. Negli altri paesi, il funzionamento è lo stesso e paragonabile?


    Quanto può incidere sul discorso la conformazione del nostro territorio, montagne, isole, che implica la presenza di servizi con pochi alunni come capita nelle scuole di montagna e dei paesini? Bisognerebbe chiuderli?

     

    Che tipologia di professori ci sono nei conti? Vengono contati anche i professori di religione e quelli del sostegno. Negli altri paesi, il funzionamento è lo stesso e paragonabile? Quanto può incidere sul discorso la conformazione del nostro territorio, montagne, isole, che implica la presenza di servizi con pochi alunni come capita nelle scuole di montagna e dei paesini? Bisognerebbe chiuderli?

     

    Se i confronti sono onesti, vengono fatti tra diversi paesi includendo o escludendo per tutti i docenti di sostegno. Quelli di religione sono una peculiarita' italiana credo, ma se hai dubbi che la loro presenza infici i calcoli perche' non approfondisci l'argomento e pubblichi tu confronti corretti col trattamento che preferisci degli insegnanti di sostegno o di religione?

     

    Quanto può incidere sul discorso la conformazione del nostro territorio, montagne, isole, che implica la presenza di servizi con pochi alunni come capita nelle scuole di montagna e dei paesini? Bisognerebbe chiuderli?

    Secondo me il territorio conta poco.  Un'isola con 1.5 o 5 milioni di abitanti puo' fare tutte le economie di scala utili. Le altre isolette hanno percentuali di popolazione irrilevanti sul totale. Le montagne ci sono anche altrove, come anche i paesini, ma la popolazione si addensa anche in Italia nelle aree pianeggianti e ben collegate.

    Cio' che conta a determinare l'andazzo italiano e' secondo me principalmente la tendenza ad un disonesto parassitismo da parte egli italiani, che considerano l'impiego pubblico come un mezzo per trarre benefici personali a carico della collettivita'. I politici assecondano e promuovono tale inclinazione per comperare consenso con la spesa pubblica, con legislazioni demenziali. Molti magistrati specie amministrativi collaborano interpretando opportunamente la legislazione comunque demenziale, probabilmente per un misto di traviamento ideologico, poca onesta' e incompetenza riguardo le conseguenze pratiche delle loro gesta.

     

    La fonte dei dati citati è OECD Education at a glance 2010 (disponibile, a pagamento, sul sito www.sourceoecd.org ).

    L'OCSE ringrazierà senz'altro il Prof. Federico, ma se volete solo il .pdf e non la versione cartacea, potete scaricarlo aggratis a questo link (4,47 MB).

    Trattasi quindi di Bene Pubblico (Mondiale). In fondo l'OCSE è un'organizzazione intergovernativa, e ci mettiamo dentro anche noi la nostra quota di dindini. Del resto è proprio per quello che si fanno le organizzazioni come l'OCSE, per fornire beni e servizi di tipo e qualità non accessibili ai singoli Governi (e in particolare a quelli che hanno Ministeri sgangherati). Perfino la nostra Ministra si è accorta della sua esistenza [ho una mia teoria su questo] e ha dato al Segretario Generale dell'OCSE il potere di nominare uno dei componenti del search committee dell'ANVUR, che proprio ieri ha chiuso la fase di presentazione e segnalazione delle candidature.

    RR

     

     

    Consideriamo il caso delle elementari, dove il divario fra Italia e media OECD è maggiore – addirittura del 25% (invece che del 10% per la spesa totale). I bambini italiani stanno a scuola più a lungo della media OCSE (a 7-8 anni 941 ore obbligatorie contro le 759 della media, e le 608 della Finlandia [tab. D1.1])

     

    È interessante questa cosa qui. Ovvio che assieme agli altri dati, uno subito maligna (con buona ragione) che il maggior numero di ore rientri nelle finalità di assumere più clientes.

    As a side effect, però, ci si immaginerebbe studenti più preparati che in Finlandia, dato che il bambino italiano lo si fa studiare di più in aula con insegnanti che lo seguono nel processo di apprendimento (ed in aule con rapporto studenti/insegnanti più basso). Il test PISA o simili test standardizzati, cosa dicono sui livelli di preparazione dei bimbi nostrani, diciamo attorno ai 10 anni di età? Qualcuno conosce dati al riguardo?

     

    As a side effect, però, ci si immaginerebbe studenti più preparati che in Finlandia, dato che il bambino italiano lo si fa studiare di più in aula con insegnanti che lo seguono nel processo di apprendimento (ed in aule con rapporto studenti/insegnanti più basso). Il test PISA o simili test standardizzati, cosa dicono sui livelli di preparazione dei bimbi nostrani, diciamo attorno ai 10 anni di età? Qualcuno conosce dati al riguardo?

     

    Gia' discusso su nFA qui e qui, il succo e' che nei confronti internazionali, a 9 anni, gli italiani sono sotto la media OCSE per matematica e scienze, e simili o superiori per lettere.  La modesta superiorita' italiana in lettere a 9 anni personalmente ritengo vada ascritta esclusivamente alla facilita' della lingua italiana scritta, specie come corrispondenza fonetica. Nei confronti successivi ai 9 anni la qualita' degli studenti italiani peggiora e risulta significativamente sotto la media OCSE sia a lettere che a scienze e matematica, quindi risulterebbe che proprio la scuola peggiora una situazione ancora recuperabile a 9 anni. Va aggiunto comunque che i pessimi risultati medi dell'Italia derivano principalmente dai livelli estremamente bassi degli studenti meridionali, e bassi del centro e del nord-ovest.  Gli studenti del nord-est sono invece allineati con i migliori Paesi europei (lavoce.info riassume: tra Svezia e Francia). Sarebbe utile avere i dati per Regioni, credo che ci siano da qualche parte faticando un po' ma non ho avuto ancora il tempo e la dedizione per trovarli.

     

    Ottimo articolo.

    Segnalo, per chi non lo conoscesse gia', il libro "Malascuola" di Cremaschi (2009): un'analisi dettagliata del sistema scuola dal punto di vista organizzativo-gestionale, che sfocia in proposte concrete e a mio parere credibili (anche dal punto di vista economico). Ad es. mi ha colpito, a proposito di orario scolastico, la proposta di accorciare la settimana su 5 giorni (eliminando il sabato) allungando invece l'anno scolastico, con una riduzione complessiva del nr di ore scolastiche per gli studenti (che evidentemente non portano automaticamente a migliori risultati). Per gli insegnanti si dovrebbe fare l'opposto, ovvero aumentarne le ore di lavoro (insegnamento ma non solo) e prevedere una carriera piu' articolata e stimolante, che promuova lo sforzo individuale. I miei sono solo accenni (e mi scuso di non articolarli meglio), ma ogni proposta del libro e' ben circostanziata, basata su dati e giustificata da un punto di vista economico.

    Poi ovviamente in Italia queste analisi (la sua e la vostra) hanno quasi il sapore di un'utopia..

    Molte cose che ho letto giuste, altre meno o troppo superficiali. Cerco di mettere ordine sulla base della mia esperienza.

    La discussione ha messo in relazione la spesa con la qualità, benissimo. Ma come si definisce la qualità di un sistema educativo? Vi assicuro che non è problema di poco conto. E' proprio corretto considerare il taglio orizzontale di un campione di studenti quindicenni di 40 paesi OCSE del mondo e i relativi risultati (PISA) come un indicatore assoluto della "qualità" dei relativi sistemi scolastici? Faccio un esempio: la Finlandia ha una popolazione di circa 5.000.000 di abitanti con una percentuale del 65% (se non ricordo male) di diplomati sul totale della popolazione. Ha un sistema scolastico inclusivo (non si boccia o si seleziona poco), fortemente autonomo, ma proprio per questo con rigidi controlli centrali, e con un numero sicuramente ridotto di discipline e indirizzi, quindi con relativamente pochi insegnanti. Non credo che si possa fare un confronto con la situazione italiana e con l'evidente mancanza di omogeneità del nostro paese (Nord - Sud) e soprattutto con il livello d'istruzione di base della popolazione italiana. Infatti se disaggreghiamo i dati PISA e scegliamo solo i licei saliamo al quinto- sesto posto e se prendiamo i licei del Nord Est ci avviciniamo alla Finlandia e alla Corea. Per i dati PISA mi sembrerebbe molto più importante fare il confronto fra due diverse tornate di prove, se verranno effettuate a distanza di dieci anni, perché allora potremmo misurare come il nostro sistema si è mosso nel frattempo in assoluto e in rapporto agli altri paesi.

    In realtà la qualità degli apprendimenti non può essere misurata che in "valore aggiunto". Considerate che stiamo parlando di una scuola di massa dove entrano ragazzi dalle più disparate condizioni sociali e culturali di partenza, ai quali dobbiamo fornire una formazione spendibile sul mercato del lavoro. Devo con santa pazienza raccogliere i miei livelli in input e devo rimisurarli in output. Devo formare a livello micro (della classe, dello studente) un docente che ragioni in questo modo e che sia in grado di utilizzare strumenti adeguati, devo avere un dirigente che a livello meso (della scuola) sia in grado di leggere i dati e di progettare le strategie opportune per ottenere il miglioramento, che sappia di scienza dell'organizzazione, che non lasci nell'anarchia il gruppo docente e in particolare i consigli di classe ed eserciti una reale funzione di leadership. Infine un livello ancora superiore di controllo, esterno, terzo, che attraverso un sistema ripetibile annualmente di controllo dei risultati raggiunti, indichi i problemi e di fronte a una costanza di risultati negativi intervenga cambiando la leadership.

    Fantascienza? Non credo proprio. In realtà le norme che governano la scuola oggi dai D.P.R. 275/99 - la famosa "autonomia" delle scuole, al recente decreto "Brunetta" (D.L. 165/2001) per la parte relativa alla dirigenza pubblica nella quale sono compresi i dirigenti scolastici, alla recente riforma delle scuole superiori che (perlomeno sulla carta) riducendo l'orario di lezione dovrebbe liberare risorse per quella flessibilità già prevista dai decreti dell'autonomia e mai utilizzata dalla maggioranza delle scuole secondarie, delineano con chiarezza il quadro virtuoso che molto sinteticamente ho cercato di delineare.

    Ma allora tutto quello che si è detto sui docenti, sul sistema di reclutamento ecc? Tutto vero e chi lo mette in dubbio. Il dirigente, però, non lo ha nominato nessuno e guardate che non è la variabile indipendente. In un recente convegno un docente universitario inglese, studioso di organizzazione dei sistemi educativi, si chiedeva meravigliato come mai in UK abbiano difficoltà a reclutare dirigenti scolastici mentre in Italia c'è la fila e fanno a cazzotti per diventarlo. Indovina un po'! Tanto qui una volta che sei entrato chi ti manda via! (idem per i docenti ovviamente).

     

     

     

     E' proprio corretto considerare il taglio orizzontale di un campione di studenti quindicenni di 40 paesi OCSE del mondo e i relativi risultati (PISA) come un indicatore assoluto della "qualità" dei relativi sistemi scolastici? Faccio un esempio: la Finlandia ha una popolazione di circa 5.000.000 di abitanti con una percentuale del 65% (se non ricordo male) di diplomati sul totale della popolazione. Ha un sistema scolastico inclusivo (non si boccia o si seleziona poco), fortemente autonomo, ma proprio per questo con rigidi controlli centrali, e con un numero sicuramente ridotto di discipline e indirizzi, quindi con relativamente pochi insegnanti. Non credo che si possa fare un confronto con la situazione italiana e con l'evidente mancanza di omogeneità del nostro paese (Nord - Sud) e soprattutto con il livello d'istruzione di base della popolazione italiana. Infatti se disaggreghiamo i dati PISA e scegliamo solo i licei saliamo al quinto- sesto posto e se prendiamo i licei del Nord Est ci avviciniamo alla Finlandia e alla Corea. Per i dati PISA mi sembrerebbe molto più importante fare il confronto fra due diverse tornate di prove, se verranno effettuate a distanza di dieci anni, perché allora potremmo misurare come il nostro sistema si è mosso nel frattempo in assoluto e in rapporto agli altri paesi.

     

     

    Ho provato a rileggere queste frasi 5 volte. Sono sbalordito. Innanzitutto, come ognuno sa, il PISA considera tutti i paesi OECD e non solo la Finlandia. Considera anche paesi meno omogenei, come Francia, USA etc.

    Primo, la scuola finlandese è diversa? probabile, ma so what? Spendono meno ed hanno risultati migliori? Imitiamoli. Hanno poche materie e pochi indirizzi? Riduciamoli anche noi, se riteniamo questo il segreto del loro successo. Bocciano meno (ma davvero?). Facciamolo anche noi

    Secondo, le capacità a 15 anni sono frutto di tutta la carriera scolastica precedente dalle elementari in poi - e quindi cosa sarebbe di diverso l'istruzione di base? Le capacità genetiche? L'istruzione dei genitori?

    Terzo, è ben noto che i licei del Nord-Est danno ottimi risultati. Ma allora bisognerebbe confrontarli non con l'intera popolazione scolastica finlandese, ma con le migliori scuole di Helsinki o magari con quei licei di Parigi che preparano all'esame per le grandes ecoles (mi pare uno il Louis IV). Qui si sta parlando della spesa totale italiana

    L'Italia è in fondo alla classifica sia nel 2003 che nel 2007, senza alcun miglioramento. Si aspetta il prossimo PISA

     

     

     

    E' proprio corretto considerare il taglio orizzontale di un campione di studenti quindicenni di 40 paesi OCSE del mondo e i relativi risultati (PISA) come un indicatore assoluto della "qualità" dei relativi sistemi scolastici?

     

    La domanda mi sembra formulata male e poco comprensibile. Se la capisco bene comunque direi che PISA confronta i livelli medi di competenze dei 15enni di vari Paesi, e per far questo e' ovvio che debba considerare campioni rappresentativi di tutta la popolazione di studenti della stessa eta'.

    Non starai pensando spero a qualche trucco ben congegnato per introdurre asimmetrie tra Paesi nei confronti PISA al fine di favorire l'Italia tirando fuori qualche scusa come la latitudine, la temperatura media o amenita' del genere?

    Le competenze misurate dei 15enni sono il risultato in primo luogo della scuola e in secondo luogo del contesto sociale e familiare medio dei Paesi considerati.  Quindi i dati PISA corrispondono primariamente ad una valutazione della qualita' media delle scuole di paesi diversi.

     

    la Finlandia ha una popolazione di circa 5.000.000 di abitanti con una percentuale del 65% (se non ricordo male) di diplomati sul totale della popolazione. Ha un sistema scolastico inclusivo (non si boccia o si seleziona poco), fortemente autonomo, ma proprio per questo con rigidi controlli centrali, e con un numero sicuramente ridotto di discipline e indirizzi, quindi con relativamente pochi insegnanti. Non credo che si possa fare un confronto con la situazione italiana e con l'evidente mancanza di omogeneità del nostro paese (Nord - Sud) e soprattutto con il livello d'istruzione di base della popolazione italiana.

     

    Se il confronto e' serio e onesto deve riguardare campioni rappresentativi di tutto un Paese e di tutta la sua popolazione.  Spero nuovamente che non si desideri proporre "aggiustamenti" per favorire l'Italia.

    La mancanza di omogeneita' nord-sud poi e' una precisa responsabilita' dello Stato e della Scuola italiane, entrambi in funzione piu' o meno da 150 anni e per quasi tutto il periodo di impianto strettamente centralista.  Sarebbe ridicolo invocare le differenze nord-sud come attenuante nel confronto con altri Paesi, al contrario le differenze di competenze sono un'ulteriore grave responsabilita' della Scuola italiana, incapace perfino di provvedere valutazioni decentemente uniformi tra regioni diverse.

     

    Infatti se disaggreghiamo i dati PISA e scegliamo solo i licei saliamo al quinto- sesto posto e se prendiamo i licei del Nord Est ci avviciniamo alla Finlandia e alla Corea.

     

    E perche' mai dovremmo confrontare le migliori scuole italiane con la media degli altri Paesi???

     

    Per i dati PISA mi sembrerebbe molto più importante fare il confronto fra due diverse tornate di prove, se verranno effettuate a distanza di dieci anni, perché allora potremmo misurare come il nostro sistema si è mosso nel frattempo in assoluto e in rapporto agli altri paesi.

     

    Il ritardo dell'Italia e' costante nel tempo, in ogni caso anche i valori assoluti e non solo le differenze tra una valutazione e l'altra sono indicativi della relativa bonta' dei sistemi educativi di Paesi diversi.

    Infatti se disaggreghiamo i dati PISA e scegliamo solo i licei saliamo al quinto- sesto posto e se prendiamo i licei del Nord Est ci avviciniamo alla Finlandia e alla Corea. 

    Posso chiederti dove hai visto questo? Io ho evidenza contraria: proprio qualche giorno fa sono andato a cercarmi le distribuzioni dei risultati e ho visto che le differenze fra italia e migliori nel 95esimo percentile (quindi gli studenti migliori) sono piu' o meno le stesse delle differenze fra le medie.


    se posso dare un consiglio, io metterei nei grafici relativi alla spesa media per studente sia il pil pro-capite che la spesa media per studente ATTESA. Sul mio wall su facebook ho una baraonda di persone che criticano questi dati perchè non hanno colto l'introduzione iniziale.

    Sarebbe quindi utile ricordare nella tabella le differenze tra i dati attesi e quelli reali.

    aa

    Attesa dato il PIL?

     

    Sul mio wall su facebook ho una baraonda di persone che criticano questi dati perchè non hanno colto l'introduzione iniziale.

     

    Non ci credevo e sono venuto a guardare.

    E' vero, impressionantemente thick questi studenti dell'EUI ...

    Ah, Giovanni, ti danno come ex-EUI, among other things. Devono essere sempre in campus, evidentemente  ...

    Gli incredibili commenti dei "colleghi" d'Andrea (e studenti di Giovanni) mi hanno fatto realizzare che

    - la media paesi OCSE che OCSE riporta è probabilmente una media semplice, ossia non pesata per le popolazioni!!! Quindi, poiché OCSE ha molti paesi piccoli e ricchi (Luss, Svezia, Danimarca, Svizzera, ecc.) quella media è stupidamente inflazionata e non vuol dire nulla. Magari varrebbe la pena comparare con medie di paesi che abbiano più di 20 o 30 milioni di persone, è più sensato.

    - Gli ardimentosi colleghi d'Andrea sembrano non capire cosa il PIL misuri. In particolare, non si rendono conto (magari studiano scienze politiche, o sociologia, o storia e filosofia ... oppure occorre dire a Ramon ed ai colleghi di EUI Economics che insegnino meglio) che paesi con PIL alto hanno una produttività più alta del lavoro, quindi higher opportunity cost of labor and higher prices of non tradeable. Quindi dividere per PIL per capita è non solo legittimo ma NECESSARIO se si vuole calcolare una misura ragionevole degli inputs in ore/capitale umano immesso. Per esempio, io spendo il doppio di molti colleghi italiani per tantissimi servizi, da house cleaning al barbiere, dal ristorante al medico all'idraulico. Ma questo NON implica che io usi più ore di lavoro di questi servizi o che abbia un servizio migliore ... Prova a spiegarglielo, chissà, magari sono solo confusi invece che ideologicamente tarati.

    - Poi, sempre ai medesimi, va spiegato che il PIL per capita misura la capacità contributiva di un paese (non esattamente, ma meglio di qualsiasi altra misura). Siccome la scuola è pubblica e si paga con le tasse, la capacità contributiva conta assai, eccome se conta, per capire che sforzo un paese fa. Non so se riescono a capirlo, ma si può tentare ...

    - Infine, solita cattiveria del Boldrin, non mi sorprende non amino meritocrazia e competizione nell'educazione e nella ricerca. Con le capacità e le conoscenze che manifestano in discussioni del genere, non avrebbero grande successo in un ambiente meritocratico. Insomma, la loro posizione è logica: difendono se stessi. Si preparano a luminose carriere nel sistema educativo italiano (infatti, uno di loro suggerisce di usare i professori liceali o di scuola media o elementare che sono in "esubero" per fare assistenza all'università ... geniale, no?). Poi dicono che i tests PISA non misurano bene il livello: a vedere certi dibattiti, direi che misurano troppo bene!

     

     

    Magari varrebbe la pena comparare con medie di paesi che abbiano più di 20 o 30 milioni di persone, è più sensato.

     

    Basta comparare con il PIL tedesco (80 mil di abitanti): PIL 30774 Italia e 36018 Germania, spesa totale primaria + secondaria Italia 100903 Germania 91966.

    PS: il mio contratto da professore EUI scade il 30 dicembre 2010

     

     

     

    Tanto per condire i dati con un aneddoto personale, in quarta superiore arrivò presso l'ITG di Pordenone (una scuola considerata ottima) una studentessa pugliese con la media attorno al 8 - 8,5... beh, improvvisamente i suoi voti sono scesi attorno al 5 - 6, ad eccezione di Italiano, Storia e Diritto...

    Per altro, faccio notare, le valutazioni di maturità e laurea valgono per i concorsi pubblici, ditemi voi se vale di più un geometra col 70 di Pordenone o un geometra pugliese col 100, non oso immaginare che gente giri per gli uffici tecnici di certi comuni sotto il Tevere....

     

     

    Per altro, faccio notare, le valutazioni di maturità e laurea valgono per i concorsi pubblici, ditemi voi se vale di più un geometra col 70 di Pordenone o un geometra pugliese col 100, non oso immaginare che gente giri per gli uffici tecnici di certi comuni sotto il Tevere....

     

    Sono fatti noti a qualunque persona onesta con una minima capacita' di analisi dei fatti. In una recente relazione annuale della Banca d'Italia nelle considerazioni finali Mario Draghi ha affermato pubblicamente che in Italia vale piu' un 4 in matematica a nord che un 7 in matematica a sud. Piu' nel dettaglio ci sono studi statistici sul confronto tra valutazioni delle scuole e competenze verificate con test uniformi da cui risulta appunto che le votazioni a sud sono migliori di quelle del nord pur a fronte di competenze inferiori. Questo e' l'effetto di un sistema di istruzione statal-centralista diretto con incompetenza e disonesta'.

    L'ultima trovata dei ladroni di Roma (credo proprio su iniziativa del ministro dell'educazione e della ricerca) e' stata quella di istituire un premio per chi prende 100 e lode alla maturita'.  Come documentato dai giornali questo ha prodotto un'inflazione di lodi nel sud mentre a nord le lodi venivano date col contagocce.  I ladroni di Roma potevano benissimo mantenere il lodevole incentivo, disinnescando almeno in parte l'implicita spinta ad imbrogliare, istituendo delle competizioni nazionali serie (e cercando poi di limitare gli imbrogli) o almeno, a costo zero, premiando ovunque il top 1% per provincia, oppure ancora stanziando una somma fissa proporzionale an n. di studenti per provincia e poi dividendo il premio per chi prende la lode.  Sono tutte strategie alla portata di un bambino con la licenza elementare. Invece hanno scelto l'altra strada, quella ovviamente piu' stupida e disonesta, conoscendo l'Italia.

    ditemi voi se vale di più un geometra col 70 di Pordenone o un geometra pugliese col 100

    Vorrei cogliere questa occasione per ricordare che in Italia esister(ebbe) l'Esame di Stato, che è stato ideato a bella posta per dare un "unico" tipo di valutazione finale degli studenti, altrimenti che Esame di Stato sarebbe??

    L'Esame di Stato fu introdotto da Gentile con la sua famosa riforma del '23, ma faccio notare che i più ferventi sponsors erano i Cattolici, che, con il neonato Partito Popolare, ne avevano fatto una bandiera del loro programma politico. Il loro obiettivo era appunto consentire una "pari dignità legale" a diverse scuole, inclusa in particolare la scuola cattolica, per cui l'Esame di Stato avrebbe svolto la funzione di certificazione conclusiva "equalizzatrice".

    Però lasciatemi dire che non è che perchè le scuole possano essere più autonome che debbano essere tollerati standard difformi tra Nord Sud Est Ovest a livello di valutazioni scolastiche (in itinere). Uno standard unico nazionale, vigilato da una adeguata Autorità di Valutazione, dovrebbe essere la norma, come lo è all'Estero.

    Ricordo che in UK se prendi "A" in un A-level, quella è una "A", e viene considerata tale dalle Università (da tutte le Università) nelle more delle loro selezioni di ammissione. Quindi anche senza avere un Esame di Stato, colà hanno un (più efficace!) standard nazionale di valutazione, che viene evidentemente considerato realistico e credibile in tutto il Paese, e quindi ha il medesmo "valore legale", alla faccia dei soloni nostrani che fannno prendere aria alla bocca quando straparlano di cose che non conoscono sui sistemi educativi altrui.

    RR

     

     

    non penso che sia soltanto un fatto di test. anche alla scuola secondaria superiore gli studenti possono scegliere la modalità del questionario come terza prova scritta, al posto delle famose trattazioni sintetiche. e poi, non dimentichiamoci che tema d'italiano, versione di greco e compito di matematica valgono in tutta italia. quindi io veramente non credo che la vera soluzione sia un test ancora più nazionale e generale. basta monitorare seriamente i comportamenti dei professori.

    ora, considerando che la maggior parte del voto dello scritto la fanno le prove "nazionali", cioè quelle decise dal ministero, siamo sicuri che una sorta di invalsi per le superiori sia sufficiente? purtroppo, da diplomato classico meridionale, ritengo che si tratta solamente di educare i professori verso un atteggiamento più bilanciato. sicuramente non avvantaggia gli studenti del sud (nè mi avrebbe avvantaggiato), ma perlomeno quando ti presenti al nord con un cento non ti sorridono a mo' di sfottò.

    eppoi, nessuno si accorge che, liceo classico o scientifico, ogni candidato dovrà fare un tema d'italiano e almeno due trattazioni sintetiche di storia, filosofia o altre materie umanistiche? e che all'orale le materie umanistiche la fanno sempre da padrone? e che, tra l'altro, il potere decisionale di un professore d'italiano o di storia e filosofia è sicuramente maggiore di un prof di scienze?

    insomma, l'elevata caratura umanistica dei licei fa sì che il tasso discrezionale da parte dei docenti aumenti a dismisura, e che quindi sia praticamente impossibile stabilire se un messinese abbia compreso il deus absconditus di manzoni meglio di un friulano. l'unica soluzione attuabile è aumentare pesantamente l'impatto delle materie scientifiche e far monitorare i professori da esterni.

     

     

    e che, tra l'altro, il potere decisionale di un professore d'italiano o di storia e filosofia è sicuramente maggiore di un prof di scienze?

    in parte vero, ma spesso negli ITIS il meccanismo funziona in un altro modo: gli studenti studiano strumentalmente (o capiscono di più) italiano e storia per garantirsi delle sufficienze a fronte delle insufficienze nelle materie di indirizzo. Oppure, paradossalmente,hanno voti bassissimi in matematica e voti alti in materie di indirizzo dove sono richieste salde basi matematiche.

    Poi, "potere decisionale"...sai cos'è un voto di collegio? quella cosa per cui i docenti di italiano o matematica propongono una insufficienza grave e tutti gli altri, educazione fisica e religione inclusi votano per la promozione, che viene approvata a maggioranza? 

     

     

    Salve a tutti, seguo nfa da circa un anno pur rimanendo nella schiera degli utenti passivi. Più volte ho avuto la tentazione di commentare, soprattutto per richiedere chiarimenti su interventi tecnici, ma ha sempre prevalso la considerazione che le mie lacune non dovrebbero gravare su terzi. Se si vuole saperne di più basta studiare, no? In questo caso la mia ritrosia è stata vinta dal fatto che, come padre di tre bambini di 5, 8 e 11 anni ed insegnante di matematica alle superiori, ho almeno qualche evidenza aneddotica.

    Concordo con l'articolo e non potrebbe essere altrimenti: ogni giorno mi rendo conto di quanto poco io riesca ad essere efficace nell'insegnamento. Allo stesso tempo credo che non abbia molto senso disaggregare i dati di spesa tra scuola primaria e media, poiché i test PISA misurano il risultato globale del processo di apprendimento compiuto fino ai 15 anni. La mia esperienza personale è che miei studenti hanno grandi problemi con quanto avrebbero dovuto apprendere alle medie inferiori. Poi arriviamo noi delle superiori e completiamo l'opera (nefasta). Al contrario, il modulo delle elementari (3 insegnanti su 2 classi) ha prodotto ottimi risultati sui mie due bambini più grandi.

    In cerca di conferme per questa tesi, ho ripescato i dati TIMSS 2007 e PIRLS 2006. I dati TIMSS (matematica e scienze) riguardano ragazzi di 10 e 14 anni, i PIRLS (capacità di lettura) solo ragazzi di 10 anni. Per gli alunni delle elementari siamo, in entrambi i test, sopra la media. Poco nei TIMSS (fatta la media a 500 siamo a 507 +/- 3), molto nei PIRLS (551 +/- 3) nei quali risultiamo ai primi posti. E' da notare che l'età media dei nostri studenti e di 9,8 anni contro i 10,2/10,4 degli altri campioni TIMSS. Credo che sei mesi, a quella età, possano contare qualcosa. La tragedia avviene dopo: i TIMSS a 14 anni danno un punteggio di 480! Il confronto con i punteggi ottenuti nel 2003 dallo stesso campione (che allora aveva 10 anni) da un peggioramento di 20 punti.

    Se i dati sono attendibili, sembra proprio che il disastro avvenga nella scuola media inferiore. Il massimo che si può dire del modulo e delle elementari in genere è che costano troppo rispetto ai (presunti) vantaggi che procurano. Per affermarlo non bastano però i soli dati PISA. Quando si va a guardare il dettaglio, sembrerebbe emergere che il problema grave sia successivo. Ovviamente, per migliorare il processo formativo e poiché le risorse sono limitate, ha senso tagliare alle elementari per tentare di elevare il livello delle scuole medie ma non mi sembra sia questa la direzione intrapresa. A dirla tutta, l'impressione è che abbiamo riformato l'unica parte che produceva risultati decenti (non necessariamente per come era strutturata, ma senza una chiara idea del perché producesse risultati decenti), lasciando sostanzialmente invariato tutto il resto, compreso lo strabiliante rapporto tra alunni e docenti delle medie inferiori che dal post sembra essere pari a 9,7.

    Mi scuso per la lunghezza del commento che lascia inalterata la tesi di fondo dell'articolo (ossia che spendiamo troppo rispetto a quanto ottenuto). Mi scuso due volte se i dati che ho riportato sono inattendibili o se ho commesso qualche errore logico indifendibile.

    Come già detto, il volume OECD è molto interessante e permetterebbe analisi anche più disaggregate. Per esempio è possibile disaggregare la tab 1 del post per tipi di scuola superiore: l'Italia spende ALLE MEDIA per studente/anno 8222 $ , contro 6851 in Germania, 9730 Finlandia e 7598 media OECD, AI LICEI 7864 contro 9557, 6806 e 8746. Insieme ai dati citati dal lettore, sembrerebbe che le medie ("Lower secondary") siano il vero disastro. 

     

    La mia esperienza personale è che miei studenti hanno grandi problemi con quanto avrebbero dovuto apprendere alle medie inferiori.

     

    L'esperienza che ho avuto coi miei figli e' simile: elementari positive, medie inferiori tendenzialmente scadenti.

     

    In cerca di conferme per questa tesi, ho ripescato i dati TIMSS 2007 e PIRLS 2006. I dati TIMSS (matematica e scienze) riguardano ragazzi di 10 e 14 anni, i PIRLS (capacità di lettura) solo ragazzi di 10 anni. Per gli alunni delle elementari siamo, in entrambi i test, sopra la media. Poco nei TIMSS (fatta la media a 500 siamo a 507 +/- 3), molto nei PIRLS (551 +/- 3) nei quali risultiamo ai primi posti.

     

    La media di 500, come gia' notato in passato, e' piuttosto arbitraria e non riflette in particolare la media del punteggio dei Paesi confrontati nei vari rapporti.  Non si puo' quindi concludere che un punteggio di 507 ponga l'Italia sopra la media, in realta' la pone nelle ultime posizioni tra i Paesi industrializzati. Il modo piu' corretto per estrarre informazione dai dati PIRLS, TIMMS e PISA e' esaminare tutta la classifica, che riporto alla fine del messaggio per matematica e scienze.

    Dalle classifiche riportate risulta che l'Italia in matematica a 10 anni fa significativamente peggio rispetto alla media dei paesi avanzati considerati.  In scienze invece l'Italia e' nella media dei Paesi avanzati, forse leggermente sopra la media.  Questi risultati pero' sono ottenuti con una spesa per anno per studente ai vertici mondiali, per la scuola elementare.  Ricordo i dati gia' citati:

    Euro
    7,383 Italia
    6,234 Finlandia
    5,548 Germania

    e aggiungo che in termini nominali o reali, forse entrambi - non ricordo - il PIL pro-capite tedesco e' 20% superiore a quello italiano.  Ritengo pertanto che confrontando spesa con risultati non sia corretto difendere la scuola elementare italiana e il suo abnorme livello di spesa.

    So che in termini di comprensione scritta della lingua nazionale l'Italia e' significativamente sopra la media mondiale a 10 anni ma ritengo che cio' dipenda piu' dalla relativa semplicita' della lingua italiana (specie rispetto a francese e inglese, ma anche tedesco, olandese e lingue slave) che dalla qualita' della scuola elementare italiana.  Dal confronto complessivo su italiano, matematica e scienze a 10 anni non traggo alcun dato a supporto che le peculiarita' della scuola elementare italiana (modulo, compresenze) abbiano alcuna correlazione coi risultati.

    Uno studio comparato con i risultati precedenti a queste aberrazioni italiane rispetto agli standard OCSE potrebbe essere piu' indicativo, e scommetto confermerebbe la totale inutilita' se non nocivita' di moduli e compresenze, che devono essere piuttosto correttamente compresi come espedienti all'italiana per aumentare i posti di lavoro pubblici in presenza di calo degli studenti e di politici e sindacalisti incompetenti e disonesti.

     

    timss-2007

    Mathematics Achievement at the 4th Grade
    Country Average Scale Score (TIMSS Scale Average 500)

        1. Hong Kong SAR 607
        2. Singapore 599
        3. Chinese Taipei 576
        4. Japan 568
        5. Kazakhstan 549
        6. Russian Federation 544
        7. England 541
        8. Latvia 537
        9. Netherlands 535
       10. Lithuania 530
       11. United States 529
       12. Germany 525
       13. Denmark 523
       14. Australia 516
       15. Hungary 510
       16. Italy 507
       17. Austria 505
       18. Sweden 503
       19. Slovenia 502
       20. Armenia 500
       21. Slovak Republic 496
       22. Scotland 494
       23. New Zealand 492
       24. Czech Republic 486
       25. Norway 473
       26. Ukraine 469
       27. Georgia 438
       28. Iran, Islamic Rep. of 402
       29. Algeria 378
       30. Colombia 355
       31. Morocco 341
       32. El Salvador 330
       33. Tunisia 327
       34. Kuwait 316
       35. Qatar 296
       36. Yemen 224
       37. Benchmarking Participants
       38. Massachusetts, US 572
       39. Minnesota, US 554
       40. Quebec, Canada 519
       41. Ontario, Canada 512
       42. Alberta, Canada 505
       43. British Columbia, Canada 505
       44. Dubai, UAE 444

    Science Achievement at the 4th Grade
    Country Average Scale Score (TIMSS Scale Average 500)

        1. Singapore 587
        2. Chinese Taipei 557
        3. Hong Kong SAR 554
        4. Japan 548
        5. Russian Federation 546
        6. Latvia 542
        7. England 542
        8. United States 539
        9. Hungary 536
       10. Italy 535
       11. Kazakhstan 533
       12. Germany 528
       13. Australia 527
       14. Slovak Republic 526
       15. Austria 526
       16. Sweden 525
       17. Netherlands 523
       18. Slovenia 518
       19. Denmark 517
       20. Czech Republic 515
       21. Lithuania 514
       22. New Zealand 504
       23. Scotland 500
       24. Armenia 484
       25. Norway 477
       26. Ukraine 474
       27. Iran, Islamic Rep. of 436
       28. Georgia 418
       29. Colombia 400
       30. El Salvador 390
       31. Algeria 354
       32. Kuwait 348
       33. Tunisia 318
       34. Morocco 297
       35. Qatar 294
       36. Yemen 197

     

    Sui timms e pirls, ne avevamo gia parlato. Vedi anche qui e qui. Come fatto notare da Lusiani, il 500 e' fuorviante, se non ricordo e' la media dei risultati dei paesi che hanno partecipato la prima volta e i risultati ad ogni indagine vengono riscalati per essere comparabili a quel numero per permettere un confronto intertemporale

     Non e' vero, in generale, che le lingue germaniche siano meno sintetiche di quelle romanze:

    Guarda che in quanto scritto sostengo il contrario. Le lingue germaniche sono, secondo me, piu' sintetiche di quelle romanze: vanno per composizione piu' che per flessione. Il Tedesco ha 4 casi per i sostantivi, ma ha una struttura verbale molto piu' semplice.

    Del tutto diversa e' invece la storia per il giapponese, che e' una lingua agglutinante.

    sarei piuttosto stupito di scoprire che i Navajo o i Georgiani imparano a parlare piu' tardi perche' per noi sarebbe un incubo districarsi nelle loro complicatissime grammatiche. 

    Non e' quello che stavo commentando. Alberto Lusiani ha scritto:

    So che in termini di comprensione scritta della lingua nazionale l'Italia e' significativamente sopra la media mondiale a 10 anni

    e la sua ipotesi per spiegare questo fenomeno e' che 

    ritengo che cio' dipenda piu' dalla relativa semplicita' della lingua italiana (specie rispetto a francese e inglese, ma anche tedesco, olandese e lingue slave)

    Io invece ritengo che la maggiore comprensione dello scritto stia nella piu' stretta corrispondenza tra lo scritto e la pronuncia dell'Italiano rispetto alle lingue germaniche, Inglese in primis (Mark Twain citava "fish" che si poteva scrivere con lettere completamente diverse), e anche con una parte delle lingue romanze (es. il Francese). 

     

    Le lingue germaniche e romanze fanno parte della famiglia indoeuropea, sono entrambe di tipo flessivo e le differenze strutturali in termini di grammatica sono minime

    Il numero di flessioni possibili in una lingua romanza e' in genere molto maggiore (numero di persone, tempi, modi dei verbi e flessione dei sostantivi) rispetto ad una lingua germanica: questo per me indica gia' complessita' piu' elevata, anche se sono tutte di tipo flessivo e provengono da una radice comune. Anche la struttura della frase cambia, da SVO a SOV (a parte l'Inglese). Ignorare questo e' come dire secondo me che il Sanscrito, come lingua indoeuropea, ha differenze minime dal Latino.

     

    Spesso pensiamo che il tedesco e l'inglese siano piu' sintetiche dell'italiano per la loro scioltezza nel formare sostantivi composti ("Schadenfreude", "bullshit"...), ma dimentichiamo come l'italiano, ad esempio, possa comporre morfemi diversi come verbi e particelle pronominali ("diglielo"), cosa che le lingue germaniche non fanno. Quindi, a mio avviso permangono dubbi riguardo a chi vada la palma della lingua piu' sintetica.

    Concordo riguardo al fatto che le regole di pronuncia in italiano, tedesco, russo, spagnolo, greco... sono piu' semplici e piu' povere di eccezioni che in francese e soprattutto in inglese. 

    Infine, riguardo al fatto che sanscrito e latino sono piuttosto simili, it's incredible but it's the case. Le due lingue non sono particolarmente diverse, se le confrontiamo, chesso', all'arabo, al cinese, al tagalog, all'inuit o a qualche migliaio di altre lingue parlate nel mondo. Sanscrito e latino derivano abbastanza strettamente dall'indoeuropeo. Per fare un esempio, ecco i numerali dall'uno al dieci:

    1. éka-
    2. dva-
    3. tri-
    4. catúr-
    5. páñcan-
    6. ṣáṣ-
    7. saptán-
    8. aṣṭá-
    9. návan-
    10. dáśan-

    Ed ecco invece i numerali in tagalog: 1) isa, 2) dalawa,  3) tatlo, 4) apat, 5) lima, 6) anim, 7) pito, 8) walo, 9) siyam, 10) sampu.

     

     

    Perché si spende tanto per la scuola dell'obbligo e meno per le scuole superiori? E' molto semplice: sulla scuola dell'obbligo si sono fatti sentire gli effetti del calo demografico che ha quasi dimezzato le coorti di nati. Gli effetti del calo demografico sono stati invece compensati dalla maggiore partecipazione degli studenti all'istruzione della scuola secondaria di secondo grado e dell'università. Ora oltre il 70% dei diciannovenni consegue la maturità e circa il 50% si iscrive all'università.  I governi che si sono avvicendati dagli anni novanta non hanno avuto il coraggio di attuare, o almeno pianificare, una diminuzione del corpo docente ed invece, almeno nel caso della scuola elemntare, hanno messo in atto riforme che richiedevano un aumento degli insegnanti. E' probabilmente meglio per gli scolari avere due maestri (uno a righe e uno a quadretti) anziché uno, ma le motivazioni per la istituzione della co-presenza di maestri a righe e  maestri a quadretti è stata prevalentemente sindacale. Ora si sta cercando di tornare indietro. Anche qui si fa finta di di mettere in opera "riforme" e in realtà si cerca di diminuire il personale e contenere la spesa. Auguri!

     

    I governi che si sono avvicendati dagli anni novanta non hanno avuto il coraggio di attuare, o almeno pianificare, una diminuzione del corpo docente 

     

    e come? Le maestre non laureate non possono passare su altre graduatorie, i prepensionamenti costano, i trasferimenti ad altri settori del pubblico impiego non ne parliamo nemmeno, non mi sembra che il turnover abbia fatto entrare tante nuove insegnanti... 

     

    faux pas...

     

    Richiedendo il tempo pieno per la prima classe della scuola primaria per il prossimo anno scolastico (2011/2012) mi sono sentito rispondere da una maestra della scuola materna e da una maestra della scuola elementare le seguenti frasi:

    • Dovreste pensare di pi ai vostri figli. Lasciarli a scuola tutti i giorni fino alle 16.10 si stancano troppo.
    • E' ora di finirla di usare la scuola come se fosse la baby sitter.

    Mi chiedevo se era possibile recuperare alcune statistiche sugli orari scolastici della scuola primaria in Europa. Quante ore settimanali rimangono a scuola i bambini in europa? Che soluzioni vengono offerte ai genitori che lavorano?

     

    Richiedendo il tempo pieno per la prima classe della scuola primaria per il prossimo anno scolastico (2011/2012) mi sono sentito rispondere da una maestra della scuola materna e da una maestra della scuola elementare le seguenti frasi:

    • Dovreste pensare di pi ai vostri figli. Lasciarli a scuola tutti i giorni fino alle 16.10 si stancano troppo.
    • E' ora di finirla di usare la scuola come se fosse la baby sitter.

    Mi chiedevo se era possibile recuperare alcune statistiche sugli orari scolastici della scuola primaria in Europa. Quante ore settimanali rimangono a scuola i bambini in europa? Che soluzioni vengono offerte ai genitori che lavorano?

     

    Ho fatto una breve ricerca senza trovare nulla.  La mia impressione e' che in Italia gli orari a tempo pieno della scuola pubblica statale siano calibrati per le convenienze dei dipendenti pubblici della scuola stessa e non per quelle dei cittadini lavoratori fruitori del servizio.  Mi aspetto che negli Stati piu' civili a Nord delle Alpi i servizi statali di scuola a tempo pieno abbiano orari migliori di quelli italiani ed estesi per coprire meglio genitori che lavorano, ma non ho dati statistici a supporto.

    Sicuramente sarebbe meglio che i genitori passassero una buona quantita' di tempo con i figli anche se non conosco la quantita' ottimale, ma la scelta andrebbe lasciata agli interessati, e non dovrebbe essere forzata dal razionamento di un servizio statale.

    Scusa non ho tempo per commentare ma questa e' la tabella dal TIMSS 2006. 

    P06_IR_Ch5 25

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    La prossima volta che verrà detto che nelle università, in italia (la i sarà sempre in minuscolo) le tasse sono basse e si deve pagare di più, sapendo che una famiglia normale NON può mantenere 2 figli fuori sede.

    Ed ogni volta che si dice che i laureati in italia sono troppi (troppi per chi? sono inferiori a gran parte dei paesi civilizzati).

    E la prossima volta che i capiredattori e commentatori e leader (dal cognome già sentito), ci ricorderanno che, in fondo, fare i lavori umili è cosa buona e giusta. 

    Si sappia che la strategia è chiara. Un taglio del 90% sulle borse si studio non è risparmio o taglio di spesa inutile, è strategia pura.

    Che studino solo i figli di: in fondo, se da una vita sono inseriti nell'ambiente, non saranno geneticamente selezionati ad essere i migliori?

    Saluti

     

    ho sempre ritenuto una cXXXXXa l'affermazione che i nostri laureati sono pochi paragonandone il numero relativo a quello di altri paesi.

    E' come stupirsi che l'Austria ha meno navi per abitante del Regno Unito.

    I laureati sarebbero pochi se non ce ne fossero tanti a spasso , se non fossero sottoimpiegati rispetto alla loro potenzialità ( errore perché senza challenging danno meno di un diplomato ) , se se ne importassero ( mentre la "bilancia dei trasferimenti" pare sia molto positiva )

    Si puo poi fare un discorso sulla qualità dei laureati e sulle discipline di laurea.  

    Se tutti i soldi sono utilizzati per aumentare il numero dei professori e/o il loro stipendio, anche attraverso promozioni, bisogna tagliare da qualche altra parte.

    TOut se tient

    Oggi a Roma Tre il preside della facolta' di Ingegneria ha fatto in modo di peggiorare la gia' scarsa opinione che ho di lui per altri motivi (per quanto possa valere, ovviamente).

    Mi e' stato riferito che immediatamente dopo la proclamazione, in tutte le aule dove si sono presentate le tesi, costui ha fatto leggere una prolissa lettera aperta in cui si lamentava del decreto Gelmini e ricordava come "secondo le stime OECD l'italia fosse 30ma nella classifica della spesa per studente", e la ricerca italiana si posizionasse al "nono posto del mondo, superata solo da nazioni che spendono molto di piu'". I virgolettati sono approssimativi, perche' sono il sunto di quello che ho sentito da varie persone, decisamente poco interessate o peggio: per quanto ne so, ne' i laureandi ne' i parenti accorsi hanno visto la cosa di buon occhio, quindi oltre ad essere prolissa e fuori luogo la lettera probabilmente e' stata anche controproducente.

    Qualcuno potrebbe postare/mandarmi un link ai dati OECD 2010 riguardo l'universita', o mi linka dove ne e' stato discusso su nfA? Vorrei controllare di persona. Ho cercato un po', ma non ho trovato titoli di articoli significativi, a parte la discussione di Lusiani sui dati 2008.

     

     

    "secondo le stime OECD l'italia fosse 30ma nella classifica della spesa per studente", e la ricerca italiana si posizionasse al "nono posto del mondo, superata solo da nazioni che spendono molto di piu'"

     

    Spero che il rettore non abbia confrontato la spesa pro-capite con i risultati della ricerca non pro-capite ma complessivi di tutto il Paese, sfruttando il fatto che con 60 milioni di italiani riusciamo a pubblicare piu' di 15 milioni di olandesi, perche' se ha fatto cosi' non ci sono parole per commentare...

    Dalla tabella (autore giovanni federico del 21 settembre 2010)risulta che la spesa annuale per studente in Italia sia superiore a quella di Germania e Finlandia (tab1). Mi risulta che per l'Italia tra gli insegnanti siano compresi anche quelli di sostegno che per le elementari e medie (scuola primaria di primo e secondo ciclo) raggiungono circa il 10% del corpo insegnante. Mi pare che nei due paesi di confronto il costo di tale personale sia conteggiato in altri capitoli di bilancio. Inoltre si dovrebbe considerare anche l'insegnamento della Religione che genera altrettante ore di materia alternativa. Non so se negli altri due paesi sia prevista l'ora di Religione.

    graziano burattin

    "Mi pare", "si dovrebbe considerare". Se Lei ha fonti precise per correggere l'OECD le indichi.

    Grazie