Sparando sulla crocerossa: VV e la scienza delle finanze

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Questo e' forse il momento meno adatto per discutere con il viceministro. D'altra parte, il suo articolo sul Sole 24-Ore del 24 Maggio sembra voler definire le ragioni della politica di bilancio di questo governo, quindi vale la pena esaminarlo. Ad ogni buon conto, non credo che le mie osservazioni possano avere alcun effetto su VV: dubito legga nFA.

Riassumo l'articolo di VV, cercando di esser fedele al suo contenuto.

  1. '<h' . (('5') + 1) . '>'Occorre affrontare la precarietà delle finanze pubbliche nazionali. Questo non è sinora avvenuto perchè non vi è consapevolezza dei vincoli oggettivi dentro i quali ci muoviamo. Tale situazione è il frutto di quasi tre decenni d'irresponsabile incuria.'</h' . (('5') + 1) . '>'
  2. '<h' . (('5') + 1) . '>'La pressione fiscale rientra nella media europea, solo leggermente superiore. Ma il ripiano del debito sembra irraggiungibile a causa della spesa elevata '</h' . (('5') + 1) . '>'
  3. '<h' . (('5') + 1) . '>'La composizione della spesa ne spiega, in parte, anche il livello: si spendono 2 punti di PIL in più della media europea per gli interessi sul debito e 3 punti n più per le pensioni. "Sia le pensioni che gli interessi riguardano obbligazioni ineludibili che vengono dal passato." Questo 5% del PIL in spesa addizionale risulta essere la fonte degli squilibri. '</h' . (('5') + 1) . '>'
  4. '<h' . (('5') + 1) . '>'Il Belgio, dice Visco, aveva un rapporto debito/PIL ancor maggiore del nostro ai tempi dell'entrata nell'Euro (130% versus 124%) ed è riuscito a ridurlo all'83% odierno a base di tasse molto alte, attorno al 48% del PIL, e mantenendo una crescita (aggiungo io) allegramente superiore all'italiana di circa un punto percentuale all'anno. Ma l'esperienza del Belgio non si può replicare, quindi lasciamo stare, dice Visco.'</h' . (('5') + 1) . '>'
  5. '<h' . (('5') + 1) . '>'L'unica soluzione a disposizione dell'Italia risulta essere quella di una tassazione in media europea ed una spesa corrente leggermente minore. Per raggiungere tale obiettivo occorre smetterla con la richiesta che viene da varie parti di maggiori spese e minori tasse, dato che di richiesta completamente assurda si tratta.'</h' . (('5') + 1) . '>'
  6. '<h' . (('5') + 1) . '>'La spesa, inoltre, risulta comunque inferiore alla media europea nella sua componente primaria ed anche (di circa due punti di PIL) nella sua componente "sociale". I risparmi si possono quindi fare solo tirando la cinghia, ovvero combattendo sprechi e recuperando efficienza, visto che anche gli interventi sulle pensioni avrebbero effetto solo sul futuro, non sul passato. '</h' . (('5') + 1) . '>'
  7. '<h' . (('5') + 1) . '>'Inoltre, conclude il Viceministro, occorre anche tutelare le "categorie maggiormente disagiate" e "[dare] sostegno alle attività produttive, soprattutto nei settori più esposti alla concorrenza internazionale."'</h' . (('5') + 1) . '>'

 


Che dire?

Niente da eccepire sul punto 1, anche se vale la pena chiedersi dove fossero lui, i suoi colleghi di partito e di governo, ed i dirigenti sindacali co-responsabili dello sfascio, durante gli ultimi quindici anni. Transeat, tanto chiedere che la casta responsabile dello sfascio faccia ammenda e poi evapori è fiato sprecato.

Nulla da eccepire nemmeno sul Belgio, anche se dovrebbe chiedersi come faccia l'Italia a crescere ad un ritmo inferiore persino a quello del Belgio, uno dei paesi più incartati e fisiologicamente socialisti d'Europa. Comunque, fare le pulci ai numeri di VV qualcosa insegna. E' almeno dal 1995 che il Belgio infila un surplus primario (pari al 5-7% del PIL) dietro all'altro, ed il rapporto fra debito e PIL in Belgio era meno del 115% al tempo dell'entrata in funzione dell'Euro (1999). Ma è anche vero che la pressione fiscale in quel paese è maggiore dell'italiana e viaggia attorno al 50% del PIL: vogliamo seguire questo modello? Auguri. A quali date si riferisca VV con i suoi numeri e con la frase "realizzazione della moneta unica" lo sa solo lui, ma non importa. La scelta del Belgio come termine di paragone, e non dell'Irlanda o dell'Olanda, della Spagna o dell'Inghilterra, non risulta essere frutto del caso: serve per dare l'impressione che vi sia praticamente una sola maniera seria d'affrontare il problema del bilancio dello stato: l'alta tassazione.

Nello schema retorico dell'articolo la rinuncia al "modello Belgio", con le sue voraci tasse che si mangiano il 50% del PIL, serve per dare l'immagine di un VV che le tasse non le vuole alzare ulteriormente, come invece vorrebbero molti suoi compagni di coalizione. Il che, forse, potrebbe essere persino vero. Ma il medesimo VV dice anche che di spese da tagliare ve ne sono ben poche, e sono solo del tipo "acquisto di beni e servizi". Che le pensioni non si possono tagliare (sono un'obbligazione pregressa), e le spese "sociali" nemmeno ... A fronte di vincoli di questo tipo, vuole suggerirci il viceministro, ci rimane ben poco da fare: mantenere l'imposizione dov'è, stringere la cinghia tagliando le poche spese possibili, ed attendere pazientemente la riduzione del debito. Davvero?

Davvero un piffero. Cominciamo, anzitutto, con una premessa teorica: quale campo dell'economia suggerisce che le politiche di bilancio si fanno "cercando di stare in media"? Che senso ha il continuo ricordare che siamo in media (un pochino sopra, suvvia non vi formalizzate) con il resto d'Europa per quanto riguarda spesa pubblica e tassazione? Stare in media europea è diventata la nuova regola aurea: ottimo, allora riduciamo il numero di parlamentari (in proporzione alla popolazione) alla media europea, ed ugualmente portiamo a livello europeo le spese per i parlamentari stessi (inclusi quelli che siedono a Strasburgo), i finanziamenti dei partiti, i costi per consiglieri regionali, provinciali, comunali, di quartiere e di condominio, i dipendenti degli organi costituzionali ed i loro emolumenti, per non parlare ovviamente delle pensioni d'invalidita' e tante altre cose ...

Populismo? Per nulla, semplicemente uso la stessa logica: se vogliamo giustificare certe scelte in base ad un criterio "imitativo" (cosi' fan tutti) almeno imitiamo gli altri in ogni dimensione, non solo dove conviene alla nostra parte politica! Se questa implicazione non ci va, allora lasciamo perdere le medie. Il problema è, però, che una volta abbandonata la foglia di fico della media europea, l'intera logica di VV cade a pezzi e si rivela per quello che è: la rinuncia a governare come prezzo per mantenere il potere, la difesa dello status quo e degli interessi di gruppi che votano ed appoggiano l'Unione - o la controllano, direbbero i maligni.

Se, invece, vogliamo provare a governare e riformare potremmo decidere di imitare i virtuosi e non i viziosi. Mica siamo l'unico paese in Europa dove le cose non vanno esattamente bene, siamo solo quello in cui vanno peggio! Perchè non scegliere come riferimento, invece della media (aggiustata all'uopo a colpetti di "leggermente" di qua e "pressapoco" di là) di un collettivo composto soprattutto d'infermi, i valori esemplari dei pochi membri sani di tale collettivo? Perchè non confrontare l'Italia del 1990-2007 (o 1986-2007, fate voi) con la Spagna del medesimo periodo? Non tiro fuori la solita Irlanda o l'ancor più esotica Inghilterra, mi accontento della vicina Spagna come esempio di spesa pubblica. Vogliamo provare a fare i conti e a considerarne le implicazioni politiche per la coalizione a cui il viceministro appartiene?

Son presto fatti. In Spagna il rapporto fra pensioni e PIL e' inferiore all'8%, ossia e' uguale alla meta' di quello italiano, che viaggia al 16%. Era di circa il 10% a fine anni 90, quando il nostro viaggiava attorno al 14%: non solo il PIL spagnolo è cresciuto più rapidamente, hanno anche fatto tante piccole riforme che hanno contenuto l'evoluzione della spesa. Del debito nemmeno parlare, era poco piu' del 60% dieci anni fa, ma a fine 2007 sara' il 36% del PIL: come ho spiegato a Madrid la settimana scorsa, è persino troppo basso per un paese che sta facendo la montagna di investimenti pubblici infrastrutturali che la Spagna sta facendo.

Come hanno

ottenuto gli spagnoli condizioni di finanza pubblica tanto invidiabili? Facendo

il contrario di quanto VV ed i suoi hanno fatto sino ad ora e suggeriscono di

continuare a fare. Mettendo in riga i sindacati, anzitutto, che da tempo in

Spagna hanno smesso di chiedere la luna nel pozzo sia in termini salariali, sia

in termini di impiego e mansioni del settore pubblico, sia in termini di

pensioni. Riformando lentamente e progressivamente, ma in maniera continua, il

sistema pensionistico: a partire dalla brutale ma salutare stretta, a cavallo

degli anni 90, sulle pensioni d'invalidità sino alle modifiche recenti sul

numero di anni contributivi usati per il computo della pensione. In terzo

luogo - anzichè aumentare l'imposizione inventandosi un'imposta assurda, tipo

IRAP, all'anno, alternata a condoni

seguiti da ulteriori aumenti "redistributivi" - hanno

sistematicamente (anche se troppo lentamente ad avviso di molti) abbassato il

carico fiscale e semplificato la sua struttura. Altre due cose hanno fatto gli

spagnoli, di cui invece la casta in Italia non ha fatto altro che parlare: il

decentramento fiscale e di spesa (ossia il "federalismo"), ed i recuperi

d'efficienza dell'amministrazione centrale. Dall'inizio anni 90 in poi i salari dei dipendenti statali

spagnoli non son cresciuti allegramente, come hanno invece fatto in Italia, ed il trasferimento delle responsabilità di spesa alle loro regioni è avvenuto coinvolgendole in modo sistematico nel finanziamento della medesima.

Cosa suggerisce

tutto questo? Suggerisce e svela che l'analisi di VV è sia truccata

nell'impostazione che viziata nei fatti. Truccata nell'impostazione perchè,

mentre è giustificato prendere il debito pubblico ed il suo servizio come un

vincolo lo stesso non vale nè per le pensioni, nè per

il costo del personale. Le pensioni possono crescere più lentamente e,

soprattutto, si può ritardare brutalmente l'età di pensionamento oltre che

ancor più brutalmente tagliare ed eliminare pensioni d'invalidità. Lo

stesso vale per i dipendenti dello stato, ai quali si possono negare gli

aumenti ed aumentare gli orari di lavoro, pena il licenziamento. Si

può anche fare il "federalismo" per davvero, trasferendo alle regioni ed ai comuni

italiani le stesse competenze trasferite alle autonomie spagnole, e poi chiedendo loro che se le finanzino se vogliono continuare a spendere. La lista di azioni di politica economica perfettamente fattibili e la cui esecuzione dipende SOLAMENTE dalla volontà politica di chi governa è ancora molto lunga e l'abbiamo fatta in questo sito varie volte, quindi non mi ripeto ulteriormente.

La finzione, secondo cui non vi sono grandi margini di manovra e quindi occorre mantenere l'imposizione ai livelli attuali perchè la spesa non è drasticamente comprimibile, nasconde una scelta politica precisa che non ha NESSUNA ratio economica. La scelta politica è definita e definisce le partite di spesa che VV ci presenta come vincoli oggettivi ed intoccabili, le partite incomprimibili appunto: pensioni e spesa sociale, ossia trasferimenti ed invalidità, stipendi dei dipendenti pubblici e costo della macchina statale in senso lato.

Ad ognuna di queste partite di spesa corrispondono gruppi sociali che votano, in grande maggioranza, per l'Unione e mantengono in piedi questa finzione di governo. Finzione di governo esattamente come finzione sono i vincoli di spesa che VV palesa nel suo articolo. Reali, troppo reali, sono invece sia l'attaccamento al potere che questa casta dimostra sia lo spoglio del resto del paese, e del futuro di tutti, che i gruppi sociali che la mantengono al potere compiono quotidianamente.

 

 

 

 

 

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Commenti

Ci sono 15 commenti

Il grande problema é che l'agenda economica e di riforme del governo viene decisa o fortemente influenzata i) dai piccoli partiti della coalizione, ii) dai sindacati, iii) dai sondaggi. Soprattutto l'ultimo punto mi mette tristezza. La classe politica corrente non si pone come guida del paese, non difende fino in fondo le proprie scelte di politica economica. Grandi annunci, riforma delle pensioni, dell'amministrazione pubblica, liberalizzazioni, seguiti da delle schifezze perché si cerca di mediare con tutti e di raccattare consensi non appena l'indice di gradimento del governo scende un po'. Non sono contrario alla concertazione o all'ascolto di tutte le parti sociali interessate da una riforma, ma alla fine il governo dovrebbe avere le p.... di fare le proprie scelte, anche se non supportate immediatamente dalla gente. Ogni volta che i politici dicono di essere "alla guida del paese", mi viene da ridere. Quello che genera sconforto pensando al futuro é che in Italia sotto questo aspetto destra e sinistra si equivalgono perfettamente.

 

Forse un po' fuori tema, ma centrato sul link dell'articolo di MB. Copio e incollo dall'articolo di Repubblica che e' linkato:

I professori, gli impiegati e i funzionari degli enti locali e dello

Stato. Anche i giovani votano a sinistra. Soprattutto i giovanissimi.

Soprattutto se studiano oppure hanno conseguito un titolo di studio

elevato (per cui, presumibilmente, svolgono un lavoro impiegatizio e

intellettuale "pubblico").


Se, invece, hanno una

formazione "professionale" ed entrano presto nel mercato del lavoro,

allora anch'essi si orientano a destra. Non bisogna pensare, peraltro,

che si tratti di un processo dettato dalla "deriva centrista e

moderata" sfociata nel Partito Democratico. La base elettorale della

sinistra radicale, infatti, è anch'essa "più" giovane, intellettuale,

"pubblica" rispetto alla media.

E piu' giu':

Il fatto che oggi chi lavora - non importa se in modo autonomo o

indipendente - sia sempre più "solo". Più incerto. Destinato a

divenirlo sempre di più. (Un "destino", quindi, che riguarda anzitutto

i giovani. Flessibili, intermittenti, un debito pubblico enorme che

dovranno"pagare" loro; come le pensioni che oggi percepiscono i loro

nonni e i loro genitori).

Ho due domande molto naive:

1/ Perche' gli 'intellettuali', che dovrebbero vedere lontano (e fra essi tanti colleghi economisti), votano a sinistra?

2/ Perche' i giovani che non hanno futuro (e che devono sobbarcarsi il fardello del debito pubblico, secondo l'articolo) votano a sinistra?

Qualcuno ha un modellino (non-behavioral) da proporre?

(Se possibile uno in cui una delle ipotesi non sia: Assumiamo che la destra fa cagare....)

Grazie.

 

 

 

1/ Perche' gli 'intellettuali', che dovrebbero vedere lontano (e fra essi tanti colleghi economisti), votano a sinistra?

 

E' un quesito di vecchia data, che non riguarda solo l'Italia: se lo pose anche il compianto Robert Nozick in questo articolo di quasi dieci anni fa.

 

2/ Perche' i giovani che non hanno futuro (e che devono sobbarcarsi il

fardello del debito pubblico, secondo l'articolo) votano a sinistra?

 

Ma mica e' sempre vero. Quando accade, ci sono parecchie spiegazioni: in primo luogo, la sinistra e' percepita come piu' "rivoluzionaria" (anche se oggi e' in realta' attaccata allo status quo), e ogni giovane mammifero e' fisiologicamente incline al rovesciamento degli equilibri esistenti per conquistarsi i suoi spazi. Poi c'e' da dire che a scuola di economia non se ne insegna neanche un po', e quest'ignoranza giustifica l'adesione a teorie economiche ampiamente screditate.

Comunque l'articolo di Repubblica mi convince fino a un certo punto: in particolare, non fa alcuna distinzione tra la destra (almeno a parole) liberale, e la sua componente post-fascista che non solo ha un DNA statalista quanto pochi altri, ma ha la sua principale base elettorale nei dipendenti pubblici del centro-sud.

 

L'articolo di Diamanti su Repubblica è interessante ma la mancanza di numeri è abbastanza sconcertante. D'accordo che è un articolo di quotidiano, ma lo stesso è un po' troppo ambiguo. Fa un po' di differenza dire, per esempio, che gli impiegati pubblici votano sinistra 52-48 oppure 65-35. Se veramente votassero massicciamente a sinistra su tutto il territorio nazionale allora la Sicilia sarebbe un feudo progressista, cosa che non mi pare sia.

Lo stesso per la storia dei giovani. Esattamente qual è il margine di vittoria della sinistra tra i giovani? E quanto è stabile nel tempo? Alle ultime elezioni la camera è andata meglio del senato per il centrosinistra, ma solo marginalmente. Nell'elezione precedente invece la camera andò peggio, segno che i giovani votarono un pelino più a destra del resto dell'elettorato.

Ma, di nuovo, qualcuno ha idea di dove si possono trovare i numeri duri, magari con spiegazione della metodologia? Prima di lanciarmi in ardite teorizzazione vorrei almeno controllare i dati.

 

Solo marginalmente??? Guarda che alla Camera, nella fascia d'età che vota solo lì, è finita (o almeno, dovrebbe essere finita, se si vuol credere ai risultati ufficiali...) 55 a 45 per l'Unione. Solo una scarto di 10 punti, cioè di circa 400000 voti su 4 milioni di votanti 18-25enni, può infatti spiegare come il meno 350000 voti a vantaggio della CdL al Senato sia divenuto un più 25000 per l'Unione alla Camera. Mentre nelle tre elezioni precedenti con l'uninominale era accaduto sempre il contrario. [N.b.: cito a memoria, può darsi che i numeri siano imprecisi, ma il succo è quello.]

P.s.: una battuta (e sottolineo, battuta) per Michele, solo per rivangare una vecchia polemica tra noi. Cosa proponi per imitare la Spagna? Che il Berlusca acquisti, insieme a Samuel E'to, anche Aznar? Sono liberi entrambi a buon prezzo, a quanto pare... ;-)     

 

 

Anche se la fonte e' tutt'altro che neutra, a meno che qualcuno dimostri che Bonini racconta balle mi sembra rilevante mettere in evidenza questo articolo di La Repubblica. Secondo i fatti ivi riportati, Tremonti ed il precedente governo si erano comportati con la GdF di Milano come (e forse peggio) si son comportati VV e questo governo. Modulo la veridicita' dei fatti (son certo che qualche lettore meglio informato di me contribuira' dettagli mancanti e forse rilevanti) valgono le seguenti considerazioni

- Sempre Milano, che sia per caso?

- Che corpo e' la GdF e come puo' operare se da un lato i suoi organi di comando vengono completamente sconvolti ad ogni cambio di ministro, neanche di governo, e se, dall'altro, i suoi ufficiali chiave (sino al grado di capitano!) vengono scelti con puri criteri politici e di amicizia con ministri e viceministri? Questo non e' lo spoil system, questo e' un sistema medievale. All'IRS nessuno tocca nulla quando cambiano le amministrazoni centrali; al piu' cambia il direttore generale, ma nessuno rimuove l'intero gruppo dirigente dell'ufficio di NY City o di Chicago!

- Come diavolo pensano costoro, i membri della casta politica intendo dire, che sia credibile annunciare la lotta all'evasione fiscale quando la dovrebbe fare una GdF oggetto di tali interferenze?

- E questi "ufficiali" della GdF che dignita' morale e professionale hanno? Ma che personaggi sono, tutti allineati e coperti dietro a quel gruppo d'interesse o quell'altro, a quel politico o a quell'altro? La mozione di fiducia alla GdF che il governo ha proposto sembra pura ipocrisia alla luce di questi fatti, o mi sbaglio?

La cosa non c'entra nulla con le idee di politica fiscale e di bilancio di VV, ma visto che questo post e' piu' recente di quello in cui avevo sollevato la questione GdF, mi sembra appropriato mettere la notizia qui. Sia chiaro che, a mio avviso, non assolve Visco. Semplicemente sottolinea l'ipocrisia della CdL e, soprattutto, di quanto sia diffuso il malgoverno nella casta romana, e di quanto gli organi di informazione siano asserviti a questo o a quel gruppo politico. Trovo il tutto assolutamente terrificante: nei palazzi dei ministeri romani forse non faran piu' le trame nere o rosse, ma sembrano fare trame gialle da mane a sera.

 

 

 

Proviamo a fare questo confronto tra la composizione della spesa pubblica italiana e quella dei paesi più virtuosi: la Spagna e l'esotica UK.Nelle tabella 1 vengono riportati il livelli, in percentuale di PIL, del Totale della Spesa pubblica italiana, spagnola e inglese nel 1999 e nel 2005. La spesa pubblica di ciascun paese è suddivisa per funzione, ossia in base alle finalità per la quale viene utilizzata. I dati sono reperibili sul sito di eurostat ( http://epp.eurostat.ec.europa.eu/) nella sezione "data", "government statistics", "annual government finance statistics", "General government expenditure by functions (COFOG)".  TABLE 1: TOTAL PUBLIC EXPENDITURE BY FUNCTION (% of GDP)

in % of GDP19992005
 ITSPUKITSPUK
       
Total public expenditures48.239.739.84838.244.6
General public services10.1658.74.64.9
of which Interest expenditure6.63.52.94.51.82.1
Defence1.11.12.61.51.12.5
Public order and safety21.82.121.82.6
Economic affairs3.94.52.33.84.62.8
Environment protection0.80.90.60.80.91
Housing and community amenities11.10.70.80.91
Health5.75.25.76.95.77.1
Recreation, culture and religion0.91.410.81.40.9
Education4.74.44.74.74.45.8
Social protection17.913.315.218.112.916
of which: Pension expenditure13.89.45.514.28.66.6
Source: Eurostat: COFOG database      

  Breve descrizione di ciascuna categoria:General public services => include le spese per i ministeri e la pubblica amministrazione, i trasferimenti a enti locali, la spesa per interessi, una parte della spesa in R&D finanziata dallo Stato;Defence => è self-explanatory..comunque include le spese per il personale, attrezzatura etc relative alla difesa;Public order and safety => spese per la polizia, vigili del fuoco e tutto l'apparato della giustizia;Economic Affairs => spese per la politica energetica, industriale, dei trasporti e delle comunicazioni di un paese;Environment protection => ambiente, smaltimento dei rifiuti, gestione delle risorse idriche, spese per politiche contro l'inquinamento e energie rinnovabili;Housing and community amenities=> principalmente spese per urbanizzazione e sviluppo delle comunità locali;Health => spese per la sanità (spese per il personale, per gli ospedali, R&D, etc)Recreation, culture and religion => sport, cultura, TV, religione (sic!)Education => spesa per l'istruzione (tutti i livelli, dalla primaria in su..)Social Protection => spesa pensionistica, sussidi di disoccupazione, spesa sociale in generale. Qualche commento:1) rispetto al 1999, la spesa pubblica nell'esotica UK è cresciuta di quasi il 5%;2) la spesa pubblica italiana sembra essere in linea con quella della Spagna e della UK in tutto tranne che nella spesa "General Public Services" e "Social protection" e in parte nella componente per "Health"3) All'interno delle voci General public services and Social Protection, pero', bisogna distinguere la componente destinata al pagamento per interessi sul debito e la spesa pensionistica. Nel 2005 la spesa per interessi in Italia è stata più alta del 2.7% rispetto a quella della Spagna, mentre la spesa pensionistica è stata maggiore del  5.6%. 4) al netto della spesa pensionistica, la spesa sociale italiana è pari a quella spagnola e circa la metà di quella inglese.Nell'articolo del 24 maggio scorso, Visco afferma che Spesa per interessi e spesa pensionistica sono i veri vincoli della finanza pubblica italiana. Come si vede dalla tabella, se le spese per interessi e pensioni fossero, ceteris paribus, ai livelli di Spagna e/o Inghilterra, la spesa pubblica italiana sarebbe all'incirca più bassa di circa 7 punti percentuali, in linea, quindi, con quella spagnola e addirittura inferiore a quella inglese.Visco afferma anche che le spese per interessi e pensioni sono difficilmente comprimibili nel breve periodo. Questo è sicuramente vero per la spesa per interessi. Solo una continua e persistente riduzione del debito pubblico puo' avere come effetto una riduzione della spesa per interessi. Al di la' della crescita economica, il governo ha al momento due leve per ridurre il debito: cospicui avanzi primari (cosa che questo governo sta provando a fare dopo che Berlusconi s'è mangiato tutto l'avanzo primario ereditato dal precedente governo prodi) o le privatizzazioni (cosa che il governo sta in parte provando a fare con Alitalia dopo il periodo di "finte privatizzazioni" e coinvolgimento della Cassa Depositi e prestiti dell'era tremonti) .Quanto alla spesa pensionistica, secondo molte "anime belle", questa potrebbe essere drasticamente ridotta, subito, e con un tratto di penna tramite l'aumento dell'età pensionabile. Forse è cosi'. Tuttavia, secondo recenti analisi dell'INPS (riportate nell'articolo di Davide Colombo sul Sole 24ore del 15 giugno scorso che trovate qui ), la riforma Maroni, che eleva a partire dal 2008 drasticamente l'età pensionabile, produce risparmi  per soli 312 milioni di euro nel 2009. Questi risparmi esponenzialmente crescono a 7 miliardi a regime nel 2012. Tuttavia, tra il 2025 e il 2030, a seguito dell'aumento delle prestazioni pensionistiche, tali risparmi si ridurrebbero progressivamente fino a scomparire e a divenire aumenti di spesa negli anni successivi. Che fare allora? La risposta la lascio a voi. Si dice quindi di tagliare la spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici. Facile no? Portiamola ai livelli dei paesi virtuosi. La Tavola 2, purtroppo, ci  mostra che in rapporto al PIL questa si colloca già allo stesso livello della Spagna o dell'esotica UK. TABLE 2: COMPENSATION OF EMPLOYEES IN THE GENERAL GOVERNMENT: EXPENDITURE BY FUNCTION (% of GDP)

in % of GDP19992005
 ITSPUKITSPUK
       
Compensation of employees10.610.59.910.91011.3
General public services1.410.81.510.9
Defence0.60.710.90.60.9
Public order and safety1.61.51.31.41.41.4
Economic affairs0.40.60.30.40.60.3
Environment protection0.10.10.10.10.10.2
Housing and community amenities0.20.20.10.20.20.1
Health2.22.32.92.42.33.6
Recreation, culture and religion0.20.40.20.20.30.3
Education3.73.12.33.62.92.7
Social protection0.30.60.90.40.60.9
Source: Eurostat: COFOG database      

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove si potrebbe tagliare? Qualcosa sicuramente tra gli stipendi della scuola e nei ministeri, ma, come si vede, non sono le cifre che ripianerebbero il bilancio dello Stato.Interveniamo allora sulla spesa intermedia (tavola 3)…Anche qui, pero', almeno a giudicare dai livelli, sembra che ci sia ben poco da tagliare.. TABLE 3: INTERMEDIATE CONSUMPTION IN THE GENERAL GOVERNMENT: EXPENDITURE BY FUNCTION (% of GDP)

in % of GDP19992005
 ITSPUKITSPUK
       
Intermediate Consumption54.29.35.44.911.5
General public services10.60.41.10.60.5
Defence0.40.31.40.50.41.5
Public order and safety0.20.20.70.30.30.8
Economic affairs0.50.40.80.40.51
Environment protection0.50.50.40.50.50.7
Housing and community amenities0.20.20.20.20.20.4
Health1.10.92.61.41.23.2
Recreation, culture and religion0.30.50.50.30.50.5
Education0.50.31.10.50.41.2
Social protection0.30.31.30.30.31.8
       
Source: Eurostat: COFOG database      

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla luce di questi dati la conclusione che io traggo è che l'articolo di Visco è sicuramente ben fatto. Espone in modo preciso e coinciso i termini del problema.Personalmente, non voglio assolutamente negare la necessità di tagliare la spesa pubblica in Italia…non voglio negare la necessità di allocarla in forme più efficienti. Non voglio negare l'esistenza di sprechi. Quello che noto è che il passaggio è veramente stretto. Invece, a leggere NFA, sembra tutto semplice, fattibile, realizzabile con un tratto di penna. Ha scritto bene Boldrin, sembra a volte un approccio un po' populista all'economia e, nel caso particolare, alla scienza delle finanze.  SalutiMarco PS: visto che ci sarà Maroni al seminario di NFA di Firenze perché non gli chiedete la ragione per la quale il suo governo si è rifiutato di rivedere i coefficienti pensionistici nel 2005. Su NFA parlate tanto della riduzione del peso del sindacato..beh, penso che i sindacati italiani stanno ancora ringraziando Maroni (e il suo governo) per aver depotenziato uno strumento "automatico" come la revisione dei coefficienti.   

 

... aspettavo solo i dati sul grande risanamento finanziario. Eccoli. Sul DPEF di quest'anno e sulle balle che racconta, tornero' a breve. I papers che sto ascoltando sono interessanti e vale la pena farci attenzione.

Per quanto riguarda i dati riportati sopra, cosa posso dire? I dati parlano da soli, ma il nostro lettore sembra leggerli attraverso un filtro tanto distorto quanto quello che ha usato in commenti precedenti per sostenere amene teorie sulla crescita del PIL "generata" dal suo trio di eroi (Prodi-TPS-VV). Noto solo i seguenti, e pateticamente ovvii, fatti

1)  Le percentuali contano: la spesa pubblica italiana e' 10 (DIECI!) punti del PIL piu' alta della spagnola, ed ancora 4 (QUATTRO) punti piu' alta dell'inglese nonostante dieci anni di Tony Blair. Che io sappia, io mai fatta l'apologia di Blair, io sono ancora uno che ritiene che quella troglodita della Tatcher andrebbe coronata regina d'Inghilterra.

2) La spesa pubblica italiana NON e' per nulla in linea con la spagnola ne' (fatta eccezione per la salute) con l'inglese nelle voci che contano - pensioni, salute, servizi pubblici generali (leggi: burocrati e parassiti romani). Il fatto che si spenda la stessa percentuale in voci minori tipo ambiente e polizia e' pateticamente irrilevante.

3) Le affermazioni relative all'effetto dello scalone sulla spesa pensionistica che il nostro lettore faceva meno di un mese fa - coerenti con la linea politica espressa al tempo dal suo governo di riferimento - sono state nel frattempo smentite dal suo governo di riferimento medesimo. Ahime', fidarsi delle affermazioni di questo governo non sembra una buona idea. 

4) I punti di PIL non sono bruscolini, anche l'1% consiste in un sacco di soldi. I 6-8 punti di PIL addizionali nel caso delle pensioni sono cifre ENORMI, ENORMI. Ed ora, grazie all'accordo verso cui sta convergendo la casta politico-sindacale, la differenza con la Spagna e l'UK aumentera' invece di diminuire.

5) L'affermazione di qui sopra vale, ovviamente, anche per gli stipendi dei dipendenti: tagliare 0.3% di PIL da un lato ed uno 0.2% dall'altro fa differenza, tesorucci miei.

6) Questo purtroppo non e' ufficialmente quantificabile, ma chiunque abbia vissuto nei tre paesi riportati nelle tabelle sa quale sia la differenza nei servizi pubblici forniti e nell'efficienza della pubblica amministrazione. E questo conta, eccome che conta. L'ultimo contratto-beffa dei dipendenti pubblici, firmato da questo governo-beffa, costituisce un'ulteriore presa in giro lungo questa fondamentale dimensione. Non lo dico io, lo dicono Ichino&Co, che hanno lo stesso governo di riferimento del nostro lettore.

Tralascio la polemichetta finale su Maroni. Non perche' Maroni goda delle mie simpatie, lo sa anche lui di non goderle (deve aver letto il mio nome fra gli organizzatori, infatti ha cancellato la sua presenza ...). Ma almeno Maroni ci ha dato lo scalone, il suo sostituto Damiano ci sta dando populismo vergognoso e crescita della spesa. Cerchiamo di non raccontarci balle, per favore: in politica ed in economia contano solo i prezzi relativi.