Sistema Sanitario Nazionale: una proposta di riforma del sistema di rimborso dei costi

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La crisi dell'estate 2011 impone di considerare con urgenza ogni riforma che possa diminuire oneri per lo stato, deficit e debito, senza per questo diminuire le prestazioni che i cittadini ricevono. Anzi, se è possibile, aumentarle, visto che troppo spesso sono di qualità indegna di un paese che si fregia di essere nel G8. In questo post presento la proposta di trasformare il SSN italiano in un sistema misto, come quello tedesco. Se realizzata permetterebbe un risparmio annuale di 50-60 miliardi di euro senza intaccare le prestazioni.

Nel "sentire comune" ogni riforma che tocca servizi pubblici viene percepita come "macelleria sociale" o spacciata come tale da chi usa questo strumentario come argomento di resistenza al cambiamento. Eppure esistono paesi europei che spendono meno dell'Italia in spesa sociale fornendo in cambio prestazioni nettamente superiori. Un altro mondo è possibile. È possibile spendere meno ed avere di più. La proposta che introduco qui si concentra sul sistema sanitario. Chi, tra i molti lettori di nFA, ha esperienza di vita all'estero (non come turista ma come lavoratore, come i milioni di italiani che hanno lavorato in Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Olanda) è stato confrontato con sistemi sanitari diversi da quello italiano, sa che in quei paesi le cose vanno diversamente e decisamente meglio.

Non propongo di privatizzare. Quindi gli avversari delle privatizzazioni si tranquillizzino. Gli ospedali pubblici, nella proposta, rimangono tali. E credo che tutto sommato dopo la riforma avranno più fondi. Quello che va cambiato non è il rapporto dimensionale tra prestatori di sanità pubblica e privata (ospedali e cliniche) ma il sistema per finanziare i costi che il sistema sanitario genera.

Oggi in Italia, Svezia e UK, la sanità è finanziata in modo obbligatorio dallo stato, che attinge alla fiscalità generale per coprire i costi che il sistema genera. Negli altri paesi (Germania, Francia, Spagna, Olanda, Austria, Belgio, Danimarca e Svizzera, ad esempio) le cose vanno diversamente. Infatti negli altri paesi vige un sistema "misto" in cui i costi sono rimborsati in parte dallo stato ed in parte da assicurazioni obbligatorie.

Senza dover entrare nei dettagli delle cifre, con tanto di decimali, diciamo che oggi in Italia il 100% delle spesa sanitaria totale vede una gestione pubblica per un 70% circa ed un 30% a carico dei privati che non ricorrono al SSN (vanno direttamente da prestatori privati, per avere servizi migliori o per evitare liste d'attesa estenuanti). Un sistema misto vede invece un 50% a carico di assicurazioni obbligatorie, un 30% a carico dello stato, un 20% a carico diretti dei cittadini.

Il sistema misto, a confronto con quello statale al 100% è concettualmente descritto qui. Altre considerazioni le ho a suo tempo indicate qui.

Se l'Italia passasse in tempi rapidi ad un sistema sanitario come quello tedesco, ecco i possibili risparmi per il bilancio dello stato: lo stato passerebbe da una spesa di 99,4 miliardi di euro ad una di 42,6 miliardi di euro, con un risparmio annuale di 56 miliardi ed 800 milioni mentre per le prestazioni a loro carico diretto i cittadini passerebbero da 42,6 a 28,4 risparmiando 14.2 miliardi di euro (appunto, il 10% della spesa generale, che mi risulta essere attorno ai 142 miliardi).

A carico dei cittadini a questo punto ci sarebbero 71 miliardi di premi assicurativi: circa 100 euro al mese a cranio, pagati da tutti, evasori compresi, se fosse un premio fisso, tipo autovettura. Ma, come argomento sotto, a regime questi 100 euro diventerebbero poco più di 20.

Andiamo per ordine e vediamo vantaggi e svantaggi (che pur ci sono forzatamente in ogni "sistema").

Vantaggi:

  1. Tutti devono pagare le assicurazioni, mentre oggi invece gli evasori non pagano imposte.

  2. Ogni rimborso assicurativo avviene dietro fattura e le assicurazioni devono (nel sistema che ho in mente) comunicare il dato al fisco. Fine dell'evasione di certi medici.

  3. Le assicurazioni (e di relativi premi) sono su base locale (sub-provinciale, direi) e quindi eventuali malversazioni locali non ricadrebbero sul sistema sanitario nazionale o sulle regioni. Per contro ottimizzazioni e prevenzione, se danno frutti, comportano una riduzione locale dei premi. Ergo il sistema è virtuoso. Località diverse possono confrontare premi e costi, prendere misure per avvicinarsi ai casi che ritengono migliori.

  4. Ci sarebbe pluralità di assicurazioni a parità di prestazioni minime definite su tutto il territorio nazionale da una legge dello stato e garantite da controlli (chi come assicurazione vuole dare di più può farlo) e rimarrebbe la pluralità di prestatori sanitari pubblici e privati. Il cittadino ha più scelta. È più libero.

  5. Le assicurazioni rimborsano tutte le spese di comprovata efficacia (questo vale anche oggi) indipendentemente che siano consumate presso strutture pubbliche o private. Fine della sanità di serie A (chi va dal privato a spese sue) e B (chi va dal SSN aspettando mesi e rischiando un caso di malasanità).

  6. Un sistema come questo non ha affatto bisogno delle USL e della loro burocrazia. Chi ha bisogno di una prestazione sanitaria la ottiene tramite il suo medico (che è libero di scegliere cambiare in ogni momento) senza fare code da nessuna parte. Il medico prenota direttamente esami e ricoveri. Il costo burocratico amministrativo scende nettamente.

  7. Per chi ha remore sulle assicurazioni private, si possono prevedere una o più assicurazioni pubbliche. Basta che non abbiano fondi indebiti dallo stato e che debbano vivere solo dei premi, come le altre. Se poi sono inefficienti avranno un premio troppo alto e gli assicurati cambieranno assicurazione, se vogliono risparmiare. Se invece funzionano meglio, viva.

  8. Le assicurazioni sanitarie private obbligatorie in Germania e Svizzera (non conosco la casistica di tutti i paesi europei ma non è importante) non possono fare utili (e nemmeno debiti) ma gestiscono avanzi e disavanzi versando o attingendo da riserve di bilancio, obbligatorie. Questi significa che il comparto sanitario non solo sarebbe comunque non-profit ma non genererebbe più debito pubblico per la parte relativa alla gestione ordinaria. Fine della pacchia dei pasti gratis per molti furbetti.

  9. Le assicurazioni rimborsano la spesa sanitaria senza poter sindacare sulla qualità e sulla esosità della cura (non sono quindi come le vecchie "mutue"). I fornitori di prestazioni quindi avranno più fondi. Lo stato oggi invece per risparmiare sulle spese dello stato, comprime le prestazioni sanitarie; totale la sanità ha sempre meno fondi.

  10. Allo stato rimane il compito di legiferare, fare investimenti (nuovi ospedali, quando servono) e gestire i casi "sociali" (vedere il punto 3 degli "svantaggi").

  11. Lo stato risparmia 56 miliardi e quindi può diminuire le imposte in modo significativo. Deve farlo, perché i cittadini dovranno pagare il premio, scegliendo tra le varie assicurazioni (alcune più care, alcune meno, ma tutte con la stessa base di prestazioni minime obbligatorie per legge).

Svantaggi:

  1. La spesa sanitaria, oggi compressa in modo indegno, tenderà negli anni ad aumentare. La tendenza in sé non è malvagia, visto che tutti vorrebbero avere una sanità migliore, tuttavia non tutti accettano di doverne pagare il costo. Dovranno.

  2. Il premio sanitario oggi potrebbe aggirarsi sui 100 euro a testa (ma notate il punto #11 sopra: se lo stato fa quello che dovrebbe fare coi risparmi di spesa, questi 100 euro diventerebbero poco più di 20 euro), se fosse uguale per tutti (come in Svizzera) oppure essere pari ad una certa % dello stipendio, come in Germania. Si possono fare ipotesi di premi più alto per gli adulti e basso o gratis per i minori.

  3. Ogni cittadino è tenuto a pagare il premio. Questo è un problema evidente per chi vive sotto la soglia di povertà. In Germania, Francia, Svizzera, ci pensa lo stato a finanziare, in vari modi, il premio di chi è senza reddito (disoccupati, studenti, poveri). Lo paga lo stato all'assicurazione, dopo però un controllo molto accurato sulla situazione personale. Questo costo fa parte di quel 30% che dicevo prima essere a carico dello stato.

Osservazioni.

Tipica obiezione ai sistemi assicurativi è quella che le assicurazioni non accettano tra gli assicurati persone malate. Questo vale oggi per le assicurazioni facoltative. Il fatto che le assicurazioni siano invece obbligatorie (nel sistema che propongo) implica che non possano rifiutare alcun caso.

Altra obiezione classica riguarda il rischio (concreto) di cartello tra assicurazioni. Non starei però a buttare via il bambino insieme all'acqua sporca. Che si vigili sui cartelli e si proceda nella riforma. Perché fasciarsi la testa prima di essersela rotta?

Sui costi sanitari, in effetti la sanità francese e tedesca è più cara di quella italiana ma fornisce prestazioni migliori. Più soldi non è garanzia di maggiore qualità ma meno soldi (come oggi, dopo quasi 20 anni di finanziarie al risparmio) è garanzia di malasanità e di disfunzioni, nel pubblico (nel privato no, perché fallisce prima).

Nessuna differenzazione di premio per sesso ed età, salvo i minori, eventualmente.

Fattibilità politica. Qualcuno tra i lettori di nFA sostiene che la proposta sia politicamente insostenibile. Sarete sorpresi ma sono propenso in prima battuta ad essere d'accordo. Quando ne ho parlato 15 anni fa con medici italiani (nell'ambito di think tank sul tema sanitario) loro dissero che l'idea era ottima e corrisponde a quello che loro trovano quando lavorano all'estero. Ma dicevano anche che proprio per questo i politici italiani non avrebbero mai sostenuto una simile riforma. C'è del vero, tanto che una proposta come la mia fu fatta ufficialmente nel 1997 dalla allora Commissione Onofri, istituita durante il primo governo Prodi (che propose nemmeno tanto velatamente di passare al sistema olandese) e qui basta leggere il documento di base N°4 nel PDF completo. Allora fu affossata dal Ministro Bindi (quindi da un residuo sauresco della DC traghettata a sinistra, abituati a considerare la sanità come feudo elettorale) ma considero anche che sono passati più di 15 anni e di legnate costoro ne hanno prese abbastanza e con loro gli italiani.

Vale la pena quindi di riprovarci.

Per me si può fare in un anno o due. Non cambia nulla nella composizione attuale dei prestatori sanitari pubblici e privati. Occorre solo una legge che regoli il settore assicurativo, stabilisca cosa va rimborsato, studiare procedure di controllo per evitare abusi (sovrafatturazione) e procedure informatiche di supporto all'aministrazione nelle assicurazioni, un breve periodo di rodaggio, magari partendo prima con una regione pilota (tra quelle in deficit e non virtuose, naturalmente).

Credo che le assicurazioni europee, abituate a lavorare senza utili in Germania e altrove, saranno disponibili a farlo anche in Italia. Si apre un mercato fiorente, perché gli utili si possono fare con le assicurazioni complementari, quelle che offono qualche cosa in più ma che sono facoltative (per cure che oggettivamente non dovrebbero essere a carico della collettività e fanno parte dell'opzione aggiuntiva privata).

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Commenti

Ci sono 137 commenti

In quelle nazioni estere da lei citate usano diffusamente questo standard ICT:

www.hl7.org

infatti in tutti i commenti sull'articolo di Boldrin su cosa fare NESSUNO ha percepito che molte strade nuove da percorrere (come quelle vecchie) possono essere percorse con mezzi di locomozione più produttivi del cavallo e/o calesse :)

Ci spiegheresti cosa c'entra, esattamente, l'HL7 con quest'articolo?

.. usano diffusamente gli ERP così sanno DOVE stanno perdendo i soldi/produttività

Conoscendo il sistema tedesco per esperienza, l'ho trovato efficiente e soddisfacente. Pur comprendendo le difficoltà ad implementare una legislazione appropriata per la complessità del sistema, sono del tutto d'accordo che questa proposta venga sostenuta ed avanzata. Tra l'altro introdurrebbe nel dibattito una logica diversa da quella assistenzialistico-feudal-clientelare da cui dovremmo liberarci.

Le assicurazioni rimborsano tutte le spese di comprovata efficacia (questo vale anche oggi) indipendentemente che siano consumate presso strutture pubbliche o private. Fine della sanità di serie A (chi va dal privato a spese sue) e B (chi va dal SSN aspettando mesi e rischiando un caso di malasanità)

A me sembra che oggi il cittadino che deve andare dal dottore abbia tre opzioni e non due. Questo perché dividerei il privato in due categorie: dottore "bravo" e dottore "medio" (il cui vantaggio rispetto al primo sta nel costare di meno e rispetto al SSN sta nell'essere più rapido, ma non offre qualità particolari). La visita dal privato a) costa 100 euro, quella dal privato b) ne costa 60. Io non sono ricco, ma penso davvero che la salute sia tutto, quindi quando sono malato non punto al miglior rapporto qualità/prezzo, ma direttamente alla migliore qualità, anche a costo di pagarla di più. Quindi in genere cerco di andare dal dottore bravo e riesco a farmi visitare con accuratezza e tempi rapidi anche grazie al fatto che non tutti se la sentono di affrontare quella spesa.  

Domande:

a) Se tutte le spese sono rimborsate, non tenderanno tutti ad andare dal dottore più bravo? E come fa questo a curare tutti? Questo non sarebbe un peggioramento *per me* (poiché renderebbe più difficile l'accesso al dottore bravo)? 

b) Se tutte le spese sono rimborsate, questo non portebbe i dottori ad aumentare il prezzo della prestazione? 

Magari quello meno bravo è costretto a migliorarsi o se e proprio scarso cambia attività, aprendo magari una macelleria.

 

a) Se tutte le spese sono rimborsate, non tenderanno tutti ad andare dal dottore più bravo? E come fa questo a curare tutti? Questo non sarebbe un peggioramento *per me* (poiché renderebbe più difficile l'accesso al dottore bravo)? 

 

Siccome le liste d'attesa del dottore bravo si allungheranno ad un certo punto sarà meglio farsi curare dal dottore meno bravo ma in tempi più rapidi.

Ammesso che si possa dire con certezza chi è il dottore bravo. Penso sia esperienza di tutti avere opinioni diverse sulla bravura/competenza di alcuni medici. Essenso mediamente ignoranti in materia spesso i pazienti giudicano un dottore bravo se gli risolve il problema e non bravo se non glielo risolve.

 

b) Se tutte le spese sono rimborsate, questo non portebbe i dottori ad aumentare il prezzo della prestazione?

 

Di solito le assicurazioni pongono limiti di spesa.

 

a) Se tutte le spese sono rimborsate, non tenderanno tutti ad andare dal dottore più bravo? E come fa questo a curare tutti? Questo non sarebbe un peggioramento *per me* (poiché renderebbe più difficile l'accesso al dottore bravo)? 

Lei ipotizza che l'offerta di medici bravi sia fissa. Se il medico bravo ha la fila diventa conveniente per altri medici bravi entrare dal mercato. Questi ultimi potrebbero essere a mero titolo di esempio

 

  • medici italiani eccellenti in passato emigrati per necessità 
  • medici eccellenti non italiani attirati dalle buone condizioni di lavoro
  • medici italiani bravi che al momento non sono sul mercato per vari motivi (ad es distorsioni dell'attuale sistema)

b) Se tutte le spese sono rimborsate, questo non portebbe i dottori ad aumentare il prezzo della prestazione? 

Ancora una conclusione basata sull'idea che l'offerta di dottori sia fissa. valgono le considerazioni di sopra

 

 


Come fai a giudicare la bravura dei dottori? E se il dottore "bravo" fosse tale solo perchè si fa pagare di più? Sono stato una volta sola in ospedale, molti anni fa. Per le visite c'era il solito codazzo: primario (da pensionare), due vice ossequienti, alcuni medici e assistenti. Fra questi ne individuai uno che mi pareva intelligente e mi affidai a lui. In effetti di tutto il circo era l'unico che capiva qualcosa.

Non vale solo per i medici: in Italia il fatto che qualcuno arrivi in una posizione di prestigio non gli dà le qualità che la posizione richiederebbe: se non valeva niente prima continua a non valere niente.

o.t.: dove abiti? A Milano i dottori "bravi"vanno dai 200 ai 500 euro. 

Il fatto di dovere anticipare di tasca propria molti costi con le dovute eccezioni per casi di necessità o indigenza, come ho visto in Francia, e con rimborsi fulminei ( dopo una settimana mentre mi trovavo ancora in Francia era già arrivato il vaglia in Italia ) non è un altro aspetto che può disincentivare le spese "superflue" ?

"a pensar male s'indovina" meets "the worst of both world": e se finisce che anticipi di tasca tua e il rimborso arriva in tempi biblici?

Oppure potrebbe funzionare esattamente al contrario: spendi di più per analisi, visite ecc. perchè te le rimborsano, ma magari non puoi anticipare la spesa per un intervento chirurgico.

 

Mi sembra comunque una partita di giro: anticipo 100 (con connesse spese gestionali), poi ne ricevo 100 pochi giorni dopo (sempre con le spese), non è meglio che l'assicurazione paghi subito il prestatore?

Ci sarebbe un obbligo sanzionato (multe, ecc.) di avere una assicurazione?

punti 4 e 6:

Ci sarebbe pluralità di assicurazioni a parità di prestazioni minime definite su tutto il territorio nazionale da una legge dello stato e garantite da controlli (chi come assicurazione vuole dare di più può farlo) e rimarrebbe la pluralità di prestatori sanitari pubblici e privati. Il cittadino ha più scelta. È più libero.

I medici e gli ospedali sarebbero obbligati ad accettare gli assicurati di tutte le compagnie?

Perché: se sono obbligati sono meno liberi loro, se non lo sono possono fare del cherry-picking e rifiutare gli assicurati di certe compagnie (certo, l'assicurazione che non riesce a convenzionarsi prima o poi fallisce, ma intanto gli assicurati?) E se il cittadino non può scegliere tra tutti i medici del territorio, ma solo tra quelli che accettano la sua assicurazione, è meno libero.

Poi, "parità di prestazioni minime": il problema della sanità è che non sai che ti può succedere, non è come l'auto o il PC dove puoi fare a meno della vernice metallizzata o prenderti il processore AMD invece di Intel. Se ti colpisce una malattia molto seria e non coperta, oltre le prestazioni minime, quello che hai pagato è inutile e le tue spese finiscono di nuovo al sistema pubblico. 

 

Un sistema come questo non ha affatto bisogno delle USL e della loro burocrazia. Chi ha bisogno di una prestazione sanitaria la ottiene tramite il suo medico (che è libero di scegliere cambiare in ogni momento) senza fare code da nessuna parte. Il medico prenota direttamente esami e ricoveri. Il costo burocratico amministrativo scende nettamente.

Discutibile. Chi tiene le liste dei medici, che gestisce la parte amministrativa del servizio pubblico, i servizi territoriali (igiene ambientale e occupazionale, monitoraggio delle epidemie ecc.) Come le province, si sopravvalutano i risparmi.

"Il medico prenota direttamente"... come? Un sistema informatizzato tipo il ReCUP laziale? Comunque, significa scaricare costi amministrativo-gestionali sui medici, e togliere tempo per le visite.

 

 

 

I medici e gli ospedali sarebbero obbligati ad accettare gli assicurati di tutte le compagnie?

 

Certo. Ci mancherebbe altro. Un problema si pone per i turisti ma qui di solito valgono convenzioni intarnazionali tra sistemi sanitari, che prevedono particlari estensioni all'estero delle proprie prestazioni. Diciamo che pero' è prassi quandio si viaggia essere informati su cosa succede in casi di malattia o infortunio all'estero ed essersi preparati.

 

Discutibile. Chi tiene le liste dei medici, che gestisce la parte amministrativa del servizio pubblico, i servizi territoriali (igiene ambientale e occupazionale, monitoraggio delle epidemie ecc.) Come le province, si sopravvalutano i risparmi.

 

Le liste di medici di solito  è tenuta da un ministero. In CH ogni cantone lo fa.
La parte amministrativa è gestita da ogni ente ospedaliero, i servizi territoriali da uffici statali appositi.

 

"Il medico prenota direttamente"... come? Un sistema informatizzato tipo il ReCUP laziale? Comunque, significa scaricare costi amministrativo-gestionali sui medici, e togliere tempo per le visite.

 

La realtà che osservo qui a 80 km da Milano vede ogni studio medico dotato di apparecchiature per le principali analisi del sangue, ECH, radiografia. Quindi questo già vuol dire avere anche un'infermiera ed un segretariato e far risparmiare code per fare esami (o anche solo per ritirare l'aspettativa, come si chiama in Italia). Solo nel caso di esami che richiedono aparecchiature costose o per ricoveri allora si ricorre all'ospedale, alla clinica o al laboratorio di analisi specialistiche. Inoltre con gli esami già nello studio medico l'esito è in molti casi immediato oppure noto in serata, già allo stesso medico.
Io per esempio se ho un appuntamento per il controllo periodico della glicemia mi reco dal medico e prima delle visita mi fanno il prelievo. Quando dopo 10 minuti entro dal medico, lui ha già l'esito sulla scrivania. Se occorrono altri esami li fa immediatamente o li prenota presso le strutture piu' libere, di solito in giornata.

 

 

Ma il sistema sanitario nazionale nella Repubblica Italiana è oggi un problema?

Per quanto visto sino ad ora, rispetto ai costi, mi pare aneddoticamente un sistema molto efficiente, e per quanto riportato anche abbastanza spesso dai media italiani o britannici quando citano classifiche internazionali, mi pare che questa opinione sia abbastanza condivisa (c'è un unico sistema sanitario che mi pare consistentemente riportato come più efficiente rispetto a quello Italiano, e cioé quello francese).

Si può migliorare? Certo.

Ma è il più grande problema del paese? Qualcosa da riformare prima di tanti altri settori? Qualcosa da riformare dalle fondamenta?

A me sembra di no.

Ci sono ben altri settori, giustizia, pensioni e mercato del lavoro per citare i primi tre che vengono in mente, che necessitano di interventi di ben altra urgenza e profondità.

Nonostante l'etichetta di "benaltrismo" questa obiezione mi pare valida.

Oltrettutto la riforma indicata ha molti punti critici nella fase di transizione, nel senso che richiede da parte di tutte le parti in causa una certa onestà e competenza (altrimenti scenari come "smantelalmento del sistema sanitario" rischiano di non essere molto lontani). Penso che la cronica mancanza di entrambe non possa essere sempre una scusa per evitare questo genere di riforme, ma sarebbe meglio risolvere quel problema prima di attuare una cosa del genere.

Inoltre se lo stato non fa la sua parte (scenario non poi così improbabile, appunto) questa riforma comporta una "tassa" di 1200€ annui pro capite (più di uno stipendio, per almeno metà degli italiani), per di più recessiva (tutti pagano uguale indipendentemente dal reddito), e anche nel caso milgiore questo varrebbe per un primo periodo (alla fine del quale questo nuovo onere potrebbe ridursi, non cancellarsi, fino a un quinto). Da non economista (sono qui per imparare), mi chiedo se questo provvedimento non avrebbe un effetto recessivo sulla crescita economica.

Ho visto anche io anni fa lo studio OMS che metteva l'Italia e la Francia in testa alla classifica ma credo che ci sia un sostanziale equivoco. Non era in discussione la qualità del SSN ma lo stato di salute degli italiani. Il che è cosa bene diversa. Gli italiani, vuoi per fattori genetici vuoi per l'alimentazione mediterranea, godono generalmente di ottima salute. E sono longevi. Lo sono soprattutto al SUD, dove il SSN è latitante o a livello di terzo mondo. Il che dovrebbe far riflettere sulla relazione tra salute e sistema sanitario.

Tra l'altro lo studio OMS (mi pare del 2000) andava anche ad esaminare la qualità dei sitemi sanitari (soprattutto l'omogeneità territoriale delle prestazioni e l'equità del sistema di rimborso) e qui l'Italia da seconda cadeva in sedicesima posizione.

D'accordissimo che ci sono tanti altri punti su cui intervenire e concordo anche sulla lista fatta.
Tuttava qui si disute di risparmiare 50 o 60 miliardi ogni anno dal bilancio dello stato (e quindi dalle imposte), senza toccare le prestazioni. E coi tempi che corrono, non è cosa da poco.

 

Visto che già nei giorni scorsi ho visto qualche dibattito in proposito qui su nFA, linko questo studio (pdf) sulla bontà dei sistemi sanitari di 19 paesi. L'Italia non sembra uscirne male.

Vorrei riprendere l'obiezione : quello che manca al post è un'analisi che indichi che i problemi del sistema sanitario italiano ( perchè ci sono!) sono ascrivibile al rapporto tra prestazionie copertura dei costi. Non abbiamo forse un problema decisamente maggiore riguardo la "gestione" del servizio che, infatti, a livello regionale segna squilibri netti nelle diverse regioni italiane? Se fosse così i problemi della sanità non sarebbero da risolvere seguendo una più sensata e incisiva riforma federale ? La proposta che hai riportato come si pone rispetto a quest'ordine di problemi ? Veramente basterebbe per rendere le USl ( e tutti i loro problemi legati soprattutto alla loro gestione "politica") "innocue"?

Questo post ignora totalmente (ahimè) il funzionamento del SSN, pertanto lo ritengo fuorviante, nè foriero di risparmi per lo stato, ma soprattutto per il cittadino pagatore di tasse.

 

1. In Italia lo Stato non paga un piffero, distribuisce un fondo di 108 mld fra le regioni. Qui un esempio di raffronti e tabelle, sta di fatto che ogni anno si scannano per "rivedere" i criteri di riparto, anche per evitare di andare in deficit. Ogni Regione ha un proprio "nomenclatore tariffario" che stabilisce il costo/rimborso di ogni singola prestazione, con le note differenze di costo, ad esempio fra una TAC a Milano ed una a Reggio Calabria. Dovremo avere compagnie assicurative regionali, o assicurazioni con uffici in ogni regione. E gli uffici costano. Vabbè, ma già in Germania hanno i lander, in Svizzera i cantoni, etc. Quindi ? Siamo tedeschi o svizzeri all'improvviso o per decreto ? magari....

 

 

Le assicurazioni (e di relativi premi) sono su base locale (sub-provinciale, direi) e quindi eventuali malversazioni locali non ricadrebbero sul sistema sanitario nazionale o sulle regioni. Per contro ottimizzazioni e prevenzione, se danno frutti, comportano una riduzione locale dei premi. Ergo il sistema è virtuoso. Località diverse possono confrontare premi e costi, prendere misure per avvicinarsi ai casi che ritengono migliori.

 

Vedendo le strane, e sempre mal spiegate, differenze nell'RCA auto fra Napoli ed il resto d'Italia rimango perplesso, anche perchè la disomogeneità fiscale del territorio nazionale accentuerebbe l'attuale divario fra le prestazioni sanitarie in Italia. Oltre che prevedo una marea di richieste di "sostegno assicurativo" nel Sud Italia, ed immagino la gioia dei contribuenti del Nord.

Ci sarebbe pluralità di assicurazioni a parità di prestazioni minime definite su tutto il territorio nazionale da una legge dello stato e garantite da controlli (chi come assicurazione vuole dare di più può farlo) e rimarrebbe la pluralità di prestatori sanitari pubblici e privati. Il cittadino ha più scelta. È più libero.

Questa affermazione ho difficoltà a comprenderla (ma il sole e il vento rendono tutto possibile). Cosa scelgo, l'assicurazione o chi mi cura ? Entrambi ? E perchè dovrebbero essere collegati ? Anche oggi posso scegliere se farmi visitare da x o da y, purchè convenzionati con il SSN, e ti garantisco che tranne i top doctor sono tutti convenzionati, o lavorano in Ospedale. Se poi la concorrenza dovrebbe essere fra le assicurazioni (che sarebbero obbligatorie) esprimo una ovvia perplessità. E comunque sarei libero solo di scegliere a chi pagare, e basta.

 

Un sistema come questo non ha affatto bisogno delle USL e della loro burocrazia. Chi ha bisogno di una prestazione sanitaria la ottiene tramite il suo medico (che è libero di scegliere cambiare in ogni momento) senza fare code da nessuna parte. Il medico prenota direttamente esami e ricoveri. Il costo burocratico amministrativo scende nettamente.

Quindi presupponi che oggi tale sistema è proibito ? E perchè presupponi ciò ? Oggi puoi prenotare comodamente da casa via Internet, senza che il tuo dottore debba avere un paio di segretarie solo per farti una prenotazione (aumentando quindi i costi), o anche per telefono (inventato oltre 100 anni fa). Alla ASL ci vanno solo le vecchiette disinformate, da tempo.

 

2. Facciamo finta che tutto va in porto: io cosa risparmio ? Niente. Dallo Stato passo a pagare ANCHE un'assicurazione, che avrà i suoi costi, anche se senza profitti per legge (gran bel business, interessante...), vorrei capire come e dove risparmierò, visto che i rimborsi sono stabiliti o da un nomenclatore, o da una trattativa privata (immagino) fra assicurazione e top doctor, con il particolare che il top doctor fa visite private a pagamento a nero, e non vede perchè debba perdere tempo con un'assicurazione, che gli chiederà moduli, fatture, estratti conto, report, etc. Viktor Fuchs, esaminando il problema dei costi sanitari in America vedeva il primo nodo nel rapporto medico/assicurazioni, per cui un dottore aveva mediamente tre segretarie solo per l'elaborazione delle fatture e dei rendiconti per le assicurazioni. Leggete e studiate.

3. La più banale delle riforme, cui accenni di striscio, è quella del medico di base/specialista/analisi, tentata dalla Bindi e miseramente naufragata per motivi che qui non interessano, che prevedevano il passaggio al budget per il medico di base, l'obbligo (o quasi) della costituzione di cooperative di medici di base con esami di base e visite specialistiche nella stessa struttura del medico di base, con centri di II livello per gli eventuali approfondimenti diagnostici, e di III livello (Ospedali) per le eventuali cure. Invece oggi in Italia il medico di base è un trascrittore di note altrui, e se hai 3 decimi di febbre corri in Ospedale, perchè tanto è gratis, e lì c'è tutto, mentre dal tuo medico a stento c'è lo strumento per la pressione (che c'è anche in farmacia).

Non sono nè un fanatico del sistema pubblico, nè di quello di tipo assicurativo, l'importante è che si sappia cosa costa meno e quali vantaggi offre, ma veramente, senza inseguire paesi con tradizioni diverse. L'Italia non ha sicuramente il miglior SSN del pianeta, ha una marea di sprechi ed inefficienze, che sarebbero fortemente mitigate se passassimo al sistema "budget oriented" per i medici di base (che c'è, ma è embrionale, residuo del tentativo della Bindi), e se alcune limitazioni volute dai sindacati (abbiamo troppi medici, lo sappiamo, e i sindacati hanno fatto di tutto per farli assumere dal SSN, ma anche qui scantoniamo) fossero superate (eufemismo: abolite), ma il costo del Sistema Sanitario nella sua globalità non c'entra nulla con chi paga, o come paga, quindi se vogliamo abbattere le tasse senza trasferire i costi dalla tasca destra a quella sinistra semplicemente dobbiamo discutere di come far costare meno la sanità, e nient'altro.

Se realizzata permetterebbe un risparmio annuale di 50-60 miliardi di euro senza intaccare le prestazioni.

 Mi spiace, ma questa affermazione è un'illusione ottica, la mano destra ignora la sinistra, come ho sopra argomentato.

appunto, il 10% della spesa generale, che mi risulta essere attorno ai 142 miliardi.

Dove è reperibile questo dato ?  Si tratta di una cifra elevata, il 40% in più del FSN.

 

Vedendo le strane, e sempre mal spiegate, differenze nell'RCA auto fra Napoli ed il resto d'Italia 

Non dovrebbero essere determinate dal numero di sinistri? La vulgata è che il premio è più salato dove la gente fa più incidenti e che al sud gli incidenti "finti" sono superiori alla media nazionale con picchi a Napoli,BAri e Palermo. Non ho numeri a sostegno e riporto quello che ho sentito in giro (che però, per quello che vale trova conferma nella mia esperienza aneddotica).

Ps conosco vari napoletani che hanno portato la redisenza nei vicini comuni dell'avellinese per pagare meno.

In Italia lo Stato non paga un piffero, distribuisce un fondo di 108 mld fra le regioni.

Se invece di 108 ne distribuisce 58 e gli altri 50 ce li mettono le assicurazioni e gli utenti finali è vero che per il cittadino non cambia il totale,ma solo il soggetto a cui pagare (prima davo 100 allo stato poi darò 50 allo stato 30 all'assicurazione e 20 al medico direttamente) però cambia la prospettiva per chi compra il debito dello stato che prima spendeva 108 e poi spende 58 o no?

Dovremo avere compagnie assicurative regionali, o assicurazioni con uffici in ogni regione.

Perchè mai tanta organizzazione? Se è possibile vendere polizze auto e vita on line si può fare pure con le polizze sanitarie. Per di più visto che le prestazioni di base sono uguali per tutti le tariffe saranno pure più o meno simili (cambia il pacchetto degli accessori non facoltativi su cui farsi concorrenza). Basta usare le reti esistenti di agenti assicurativi.

Facciamo finta che tutto va in porto: io cosa risparmio?

Se si realizza un  taglio strutturale e credibile della spesa pubblica dovrebbe ridursi il costo del debito pubblico.

Aggiungo un po' di aneddotica priva di qualsiasi valenza statistica. In molte zone che conosco ci sono parecchi medici giovani e bravi che sgomitano, fanno i volontari aggratis oppure sono specializzati in oculistica e nel frattempo stanno al 118 o alla guardia medica perchè non ce altro. In parallelo ci sono tanti medici di base che sono puri firma ricette strapagati che del medico non fanno nulla. Molte persone che conosco con bambini hanno un "pediatra della mutua" pagato dalla collettività per essere ignorante e firmare ricette e un pediatra vero, che costa caro dove vai quando il bambino sta male seriamente. 

Non so se la riforma proposta lo contempli, ma mi piacerebbe che la concorrenza tra i medici fosse basata sulla loro bravura senza ingiusti e ingiustificati sussidi ai soliti insider.

E anzichè pagare le tasse, paghiamo direttamente un'assicurazione sullo studio, una sul parlamento, un'altra sui servizi comunali, et voilà, il debito sparisce... Massimo, ma che dici? scende il FSN, ma anche le tasse pagate, anzi rischi di aumentare il debito, perchè gli ospedali pubblici tali rimangono in questo schema, con i loro baroni e le loro cinque divisioni di chirurgia con altrettanti primari e codazzo..

ma se incassa anche 50 in meno il saldo, deficit non cambia. Certo puo dire che la spesa su pil è più bassa.

per esempio la Germania paga le pensioni al netto: invece di dare 100 e prendere 20 di tasse dà addirittura 80. Spende 20 in meno eincassa20 in meno: ancora il sado non cambia ma puo fregiarsi di una bassa spesa su pil

 

ma se incassa anche 50 in meno il saldo, deficit non cambia. Certo puo dire che la spesa su pil è più bassa.

 

No. Non è una semplice partita di giro. Lo dico qui rispondendo ad altre obiezioni simili apparse nei precedenti messaggi. Oggi il costo sanitario, rimborsato tramite la fiscalità generale, se mal gestito (e lo è da decenni) crea deficit e debito. E mi pare che la cosa (debito e rischio di  defaut) sia oggi così grave che si discute su elenchi di drammatiche misure da prendere. Sono infatti partito da qui per fare la mia proposta, intesa come settima tra quelle di Michele Boldrin.

La gestione assicurativa invece prevede l'obbligo di creare o attingere da riserve di bilancio, per ogni singola compagnia. Significa che il comparto sanitario, nella gestione corrente, non puo' piu' fare debito. Non è una rivoluzione da poco. Se si spende di piu' aumentano i premi, viceversa, diminuscono. Non è piu' possibile far pagare alle prossime generazioni il deficit gestionale corrente.

Quanto poi a sostenere che tutto sommato il sistema sanitario non è un'emergenza ... forse dipende da cosa siete abituati come "normalità" e da dove vivete in Italia. Ed in entrambi i casi, non posso aiutarvi dato che da un paio di decenni vivo all'estero, pur non essendo "amerikano".

 

Approfondisco qui una obiezione già affrontata, a proposito di qualità del sistema sanitario, sottofinanziamento e disparità territoriali.

Mi pare di ricordare (ma correggetemi se sbaglio) che la principale fonte di finanziamento regionale sia l'IRAP, imposta sulle attività produttive. Appare chiaro che nelle regioni del nord e del centro nord in cui si produce PIL, il finanziamento sia adeguato mentre esso scende gradatamente verso sud, sia perché di PIL se ne produce meno, sia per l'evasione crescente (argomento già abbondantemente discusso qui su NfA).
Se ricordo bene il meccanismo, solo dopo aver consumato la quota di irap esigibile, si possono ottenere da Roma fondi integrativi. Anche per questo in alcune regioni si innestano meccanismi di bassa responsabiizzazione e spesa clientelare, che porta il bilancio in rosso. Non mi pare un caso quindi che dove il sistema è sottofinanziato (per carenza di IRAP) ci siano sprechi, spesa clientelare e anche prestazioni sanitarie di infimo ordine (vedi i casi di malasanità, che ricordo a chi dice che tutto sommato non siamo messi male).

Suggerimento: cercare "malasanità in Italia" con google e leggere i primi 10 siti.

 

 

Mi pare di ricordare (ma correggetemi se sbaglio) che la principale fonte di finanziamento regionale sia l'IRAP, imposta sulle attività produttive.

 

Non e' cosi'. L'IRAP come quasi tutte le tasse va diretta alla cassa comune di Roma, e poi il governo trasferisce (in parti diseguali) fondi alla regioni, prelevando dalla cassa comune di tutte le entrate.  La "R" di IRAP e' la solita truffa all'italiana, gli azzeccagarbugli delle varie corti e consulte hanno gia' sentenziato che  si tratta di "tassa statale" suggellando comunque sia l'intenzione che la prassi del legislatore romano.

L'andazzo italiano prevede:

1) il governo trasferisce fondi alle regioni all'italiana, cioe' da' meno alle regioni efficienti e virtuose e piu' alle regioni inefficienti e viziose;

2) le regioni inefficienti e viziose spendono piu' di quanto ricevuto (che gia' eccede la media), accumulando deficit;

3) lo Stato centrale paga i deficit dando ancora piu' soldi alle regioni inefficienti e viziose, dicendo sempree che sara' l'ultima volta

Solo negli ultimi anni ci sono stati alcuni microscopici segni controcorrente rispetto all'andazzo abituale, con l'aumento dell'IRAP in alcune regioni viziose e alcune deboli pressioni perche' le regioni viziose riducano la spesa sanitaria.

L'articolo è interessante perché descrive un sistema completamente alternativo -rispetto all'attuale sistema universalistico- che avrebbe un suo equilibrio ed una sua logica e, forse, una sua sostenibilità.

Manca però una chiara motivazione argomentativa per la quale

1) La causa dei mali della sanità sarebbe il sistema di finanziamento (il percorso che fanno le risorse dal prelievo ai cittadini al sostenimento dei costi);

2) Un sistema di finanziamento misto sarebbe preferibile all'attuale.

Interpretando quello che vedo scritto nei vari "vantaggi", vedo che in sostanza si avrebbe maggiore accountability e minore burocrazia, e forse la parte interessante la vedo nel punto (6) dove si immagina di obliterare il ruolo delle USL nella gestione della domanda di servizi sanitari.

Continuo però a non cogliere con chiarezza il nesso di causalità.

Ad esempio non vedo perché non sarebbe molto più semplice, economico e standardizzato un sistema universalistico basato su una quota capitaria predefinita uguale per tutti i residenti lasciando perdere tutte le differenziazioni, le complicazioni e le "perequazioni".

 

Naturalmente non è possibile argmentare che "la causa di tutti i mali" sia il sistema di finanziamento.

Onestamente parlando, ci sono anche altre cause. Ritengo tuttavia che il sottofinanziamento (oggettivamente riscontrabile paragonando la nostra spesa sanitaria pubblica con quella dei sistemi misti) sia un grosso problema che genera nel pubblico carenza di strutture, carenza di risorse, elevata quota a carico del cittadino (30%) ed un graduale trasferimento verso il privato. Inoltre l'attuale sistema genera bilanci in rosso, quindi anche se fosse OK sul piano sanitario, non lo è per la situazione dei conti pubblici.

Sulla preferibilità del sistema misto, ho indicato un link al lavoro della commissione Onofri (che avevo letto già il mese dopo la sua prima pubblcazione) e li' si trovano numerose motivazioni.

Credo che un punto a favore sia quello che le assicurazioni rimborsano tutte le spese, pubbliche e private. Nel senso che qui un Clochard (che per obbligo è assicurato, costo a carico dello stato) lo puoi trovare in un letto di un ospedale pubblico cosi' come nella clinica privata di lusso.

L'ipotesi che fai (un sistema universalistico basato su una quota capitaria predefinita uguale per tutti i resident) corrisponde se ho capito bene ad una unica gigantesa assicurazione sanitaria pubblica. E' un'ipotesi interessante (se ne parla anche in Svizzera) ma la pluralità di assicurazioni e la competizione  che ne consegue permette di ottenere rispermi per i cittadini ed una gamma di scelta che è di per se un vantaggio. Qui tra l'assicurazione piu' economica e quella piu' cara ci possono essere differenze anche del 50% (quindi nessun cartello, direi) e le prestazioni di base sono identiche. Querst'anno il 23% degli assicurati ha cambiato assicurazione. Con quella unica, non potrebbe. L'assicurazione unica sarebbe una trappola da cui non si puo' scappare e quindi non sarebbe una soluzione "virtuosa".

 

Se io utente so che lo Stato mette a disposizione per me 1550 euro, e lo so in anticipo, credo che un po' delle tue perplessità sulla deresponsabilizzazione cadano.

 

Ah, non so, conoscendo alcuni personaggi c'è chi, se quest'anno non ha ancora usufruito considererebbe un diritto farlo.
Simili comportamenti vanno scoraggiati in ogni caso con una partecipazione parziale ai costi (una franchigia)ma è chiaro che ci sono anni in cui non si usa (per fortuna) il SSN e periodi di grave malattia dove ci sono costi anche 20 volte superiori.

 

 

 

Certo, il costo cresce moltissimo avvicinandosi all'evento morte.

Io però dico un'altra cosa.

La mia asl (con utenza territoriale) costa 1550-1600 ad utente.

La asl vicina, confinante, costa 2100 ad utente.

Io, quarantenne, non pretendo di avere un diritto individuale sui 1550, che servono principalmente a finanziare costi per i miei genitori/suoceri/zii etc.

Potrei però pretendere di non prendermi rischi legati alla varianza delle malattie (e qui entrerebbe uno schema assicurativo) ma nenache alle varianze di efficienza delle ASL. Tra parentesi, oggi la mia regione dice comunque di voler privilegiare la ASL che costa 2100 in quanto sede in capoluogo ri provincia!

oggi il gettito viene dall'IRAP (33 miliardi) ed il resto dalla fiscalità generale.

Trasformare il finanziamento da "imposte" a "premi non è solo una partita di giro.

Per prima cose le imprese risparmieranno 33 miliardi di IRAP e questo puo' aiutarle nella competizione internazionale. Inoltre gli altri 28 miliardi risparmiabili potrebbero essere convertiti in un abbassamento delle aliquote IVA, IRPEF o IRPEG (qui chiedo agli amici economisti di NfA quale riduzione potrebbe avere i maggiori effetti positivi).

Il risultato sarebbe comunque piu' soldi nelle tasche dei consumatori (IVA) delle aziende (IRAP e IRPEG) e dei lavoratori (IRPEF). Parte di soldi sarebbero convertibili in maggiore competitività e quindi forse assunzioni. Parte diventerebbero premi assicurativi e contribuirebbero quindi al finanziamento della sanità (è PIL anche questo, come consumi interni, quindi genera lavoro, reddito, utili, investimenti).

No, non mi sembra neutro. Lo è forse (gli amici di NfA penso possano confermarlo) per chi crede nel modello superfisso.

 

 

 

le imprese risparmieranno 33 miliardi di IRAP .. Inoltre gli altri 28 miliardi risparmiabili potrebbero essere convertiti in un abbassamento delle aliquote IVA, IRPEF o IRPEG ...
No, non mi sembra neutro. Lo è forse (gli amici di NfA penso possano confermarlo) per chi crede nel modello superfisso.

In primis, nell'articolo individui spannometricamente in 56.8 miliardi il risparmio sul deficit, ma sommare 33 miliardi di riduzioni di IRAP più 28 miliardi di riduzioni di IVA, IRPEG e IRPEF portano a 61 miliardi. Da dove vengono i 4.2 miliardi aggiuntivi?

Poi, chiaramente, se si "risparmia" 56.8 miliardi sul deficit spostando l'onere della gestione di quei servizi a dei privati no profit, in realtà, almeno il primo anno, l'effetto sul debito pubblico è nullo, tant'è vero che parli di uno sconto di 61 miliardi (o 56.8 miliardi?) per i contribuenti, dato che questi useranno, devono usare, queste risorse per assicurarsi le controprestazioni obbligatorie altrove.

Sul superfisso, ti faccio notare che nelle mie risposte auspico un'ulteriore compressione dei bisogni, e dei relativi costi, proprio perché non credo che il sistema paese si possa permettere il livello di spesa attuale nel settore. Nel settore sanitario bisogna certo lavorare nell'efficienza, ma purtroppo al momento non nell'efficacia.

Questo me la dovete spiegare

A me pare chiaro ed evidente che con la corrente pressione fiscale e la corrente distribuzione di reddito, i cittadini Italiani più di quanto spendono ora nella sanità, non si possono permettere di spendere.

La tua riforma non va nella direzione né di diminuire la pressione fiscale (i cittadini pagano meno imposte allo stato, ma più tasse alle assicurazioni obbligatorie no profit, che IMVHO è sbagliato considerare private), né di migliorare l'indice di Gini (proponi una tassa regressiva!) andando a toccare uno dei pochi settori in cui ci sono meno margini di miglioramento e più rischi dal punto di vista dei conti.

La pressione fiscale diminuisce (IVA, IRAP, IRPEF, IRPEG) e questo negli intenti è innegabile.
A mio avviso stante il fatto che il rischio di ammalarsi è teoricamente uguale per tutti, distribuire in modo uniforme la spesa non è ingiusto. Considera comunque che chi è oggettivamente sotto la soglia di povertà non pagherà.  E se qualcuno farà il furbo, pagheranno i concittadini.
La perfezione non esiste ma il sistema misto è migliore dell'attuale sistema italiano.

 

 

Francesco, quella che vuoi introdurre è una tassa. Una assicurazione obbligatoria per una controprestazione è una tassa, anche se per motivi contabili la fai raccogliere a delle società no profit teoricamente private (nella pratica, se una di queste fallisse, ai suoi contraenti verrebbero rifiutate cure?).

Quindi la pressione fiscale effettiva non diminuisce, anzi, come hai correttamente evidenziato, dacché la spesa per la salute tenderà ad aumentare con questo sistema, la pressione fiscale aumenterà. Dai dati in nostro possesso sugli altri paesi Europei, aumenterà tra i 2 ed i 3 punti percentuali.

La Germania, l'Olanda e financo la Svizzera hanno poi una distribuzione della ricchezza più uniforme, anzi nel loro caso direi proprio migliore. Non soltanto hanno infatti un'indice di Gini più basso (nel caso Tedesco, sensibilmente), ma hanno anche redditi pro capite ben più alti (nel caso elvetico, quasi doppi, per non dire quadrupli se raffrontati alle zone meno ricche della RI) e sistemi di ammortizzazione sociale ben più equi ed effettivi di quello italiano, tutte cose che permettono di affrontare tributi regressivi in maniera meno perniciosa.

Rimarco ancora una volta che io non sono personalmente contrario al sistema da te proposto, anzi, ma semplicemente penso che in questo preciso momento storico non sia proponibile, realizzabile e nemmeno desiderabile. Se si riuscisse a diminuire la pressione fiscale ed a distribuire la ricchezza più uniformemente, sarebbe un'ottima alternativa, certamente da valutare.

Non tutte le ricette sono applicabili con successo a tutti i diversi scenari.

Non mi pare che la RCA sia intesa come una tassa e calcolata nella pressione fiscale.

Non mi risulta che mai una assicurazione malattia sia fallita (vista l'entità delle riserve obbligatorie) ma l'ipotesi di studio è interessante. Chiederò. Immagino che si possa creare un fondo comune tra assicurazioni per garantirsi da rischi del genere.

La distribuzione della ricchezza in germania e svizzera è ottima per via del federalismo ma questa è un'altra questione (anche se di fatto l'ipotesi di premi a livello subprovinciale o distrettuale è un'ipotesi federalista).

Penso che, proponibile o non proponibile, qui non ci sia scelta.
Il titanic sta affondando; nessuno puo' salvarci; dobbiamo fare il massimo per evitare di affondare e trascinare altri paesi nell'abisso con un effetto domino o essere trascinati dai guai altrui. Il sistema assicurativo non crea deficit e non crea debito ed i mercati lo capiranno.
Capiranno che è una riforma strutturale.

 

Non mi pare che la RCA sia intesa come una tassa e calcolata nella pressione fiscale.

La RCA non è obbligatoria. Nessuno ti obbliga a comprare un'autoveicolo, sei tu che scegli di farlo, a seconda della tua convenienza. Io non ho un'auto dal 2005, perché non mi serve, usando treni e taxi spendo meno (ed in tutta una serie di scenari, arrivo prima). Un'assicurazione obbligatoria sulla sanità è una tassa, perché sei obbligato a pagarla se respiri, ed ovviamente ricevi una controprestazione, tra l'altro, assicurazioni no profit o meno, chiaramente garantita dalla Stato, cioé dalla comunità dei cittadini contribuenti.

Personalmente sono federalista, ma sul fatto che la distribuzione della ricchezza in Germania o in Svizzera sia "ottima" per via del federalismo, sinceramente non mi saprei esprimere. Cos'è una distribuzione della ricchezza (probabilmente sarebbe anche meglio parlare delle retribuzioni) ottima? Tra l'altro il coefficiente di Gini all'interno della Germania, come ci si potrebbe aspettare, varia parecchio, e la Svizzera ce l'ha più alto, quasi al livello di quello Italiano (ma ovviamente avendo il doppio del reddito da dividere, ha meno importanza), senza poi voler scomodare Scandinavia e Mitteleuropa, dove quasi tutti i paesi hanno una distribuzione più uniforme che in Germania.

Che il paese stia affondando, non è certo una novità. Si naviga con fatica da decenni, ed è da almeno una dozzina d'anni ormai che la nave fa acqua da tutte le parti. Il paese ha bisogno di riforme strutturali, senza dubbio, ma certo non di una riforma strutturale che aumenti, in maniera più o meno esplicita, la pressione fiscale reale del 2% senza diminuire il debito pubblico.

La tua idea non è malvagia in sé, e potrebbe essere suggeribile ad altri paesi, ma per la RI se ne potrà riparlare soltanto in seguito, quando si riuscirà ad abbassare il debito pubblico a livelli meno pericolosi e perniciosi.

 

Un raddoppio per legge della RCA da un anno all'altro non sarebbe una tassa e non sarebbe calcolata come tale, ma che effetti avrebbe sulla domanda interna?

Mi pare che questa riforma andrebbe accompagnata con un taglio lineare della tassazione delle persone fisiche (mille euro a contribuente, per dire, magari alzando la "no tax area" sull'irpef così da rendere l'onere progressivo) o di qualche altro onere, per evitare effetti molto negativi sull'economia interna, indipendentemente da come venga recepita dai mercati.

Lo chiedo a tutti, non solo ai redattori.

Le voci in ballo possono essere:
1) quota di riduzione del debito pubblico [Risparmio emissione BOT e CCT]
2) quota di riduzione dell'IRAP (33 miliardi) [risparmio per le imprese]
3) quota di riduzione IRPEF [Risparmio per le famiglie che la pagano]
4) quota di riduzione IRPEG [risparmio per le aziende che la pagano]
5) quota di riduzione IVA [risparmio per il consumatore finale, se si riflette sul listino]

È auspicabile un mix di queste possibilità ma quale sarebbe la migliore, secondo voi?

 

Io voto per 3), riduzione Irpef. Poi si puo' pensare ai dettagli ma, come dicevo a Francesco, se non usi riduzione Irpef per ridurre il premio alle famiglie (come fa il post suggerendo che si puo' passare da 100 a 20 euro se si riduce la pressione fiscale) la proposta e' difficilmente sostenibile.

Ai livelli correnti di tassazione del reddito personale 100 euro al mese a famiglia fanno, ad esempio quasi 5mila euro all'anno per una famiglia di 4. Se l'irpef si riducesse in modo da recuperare almeno i 3/5 di questi 5mila la cosa inizierebbe a essere ragionevole.

Questo ragionamento contiene un pizzico di modello superfisso, ma nell'immediato mi pare condizione necessaria a rendere la proposta politicamente praticabile.

Riduzione delle imposte?

Dal post non è chiaro come si sia arrivati a quantificare i risparmi, ma sopratutto il post non tiene minimamente conto di quale sia la fonte attuale di finanziamento del ssn (cioè l’IRAP) e quindi di come la proposta in se sarebbe nei fatti peggiorativa per la stragrande maggioranza dei cittadini.

Primo problema. Fermo restando che la proposta contiene una riforma nella modalità di finanziamento di un servizio che invece rimarrebbe invariato, non si capisce come lo Stato risparmi, visto che il servizio rimane per l’appunto invariato. Se i cittadini non cambiano il mix pubblico-privato, la spesa per lo stato non cambia. Se invece i cittadini preferiscono il privato, allora bisogna mostrare che il privato costa meno del pubblico, altrimenti la situazione complessiva peggiora. Ma come è descritta la proposta, non ci sono meccanismi per risparmiare se i cittadini preferissero il privato, anzi. Faccio un esempio, un centro ematologico o nefrologico (notoriamente in perdita) in un ospedale pubblico continuerebbe a essere gestito dallo Stato ma il pagamento sarebbe a carico di un privato (una impresa di assicurazione o un cittadino). Se invece l'appendicite o la visita cardiologica si fa da un privato, è necessario descrivere da dove vengono i risparmi da questo passaggio. Il dottore si paga comunque, salvo non chiudere un centro, una clinica etc. Per quanto i muri siano dello Stato, la gestione è di fatto privatizzata. Il che non mi scandalizza, ma è appunto una privatizzazione. È questa la via che determina i risparmi? La proposta non dice nulla, anzi dice di tranquillizzarsi perché non è una privatizzazione. Una altra lettura di questa proposta allora sarebbe quella di avere una tassa pagata (chiamato premio) a un intermediario (chiamato assicurazione), che però destinerebbe i flussi come farebbe lo Stato, cioè in modo prestabilito ex ante, e non con meccanismi di mercato. È questa l’innovazione? Delle due l’una: è una privatizzazione dell’ospedale, oppure è una privatizzazione della gestione dell’imposta in questione. Lo spostamento della domanda dal pubblico al privato, potrebbe aumentare i costi del sistema in generale (un intervento alla vescica costa più dal privato o dal pubblico).

I vantaggi. I vantaggi?

Uno dei vantaggi indicati è quello di sostituire la burocrazia di una usl, con le burocrazie delle assicurazioni. A occhio più burocrazie private costano più di una burocrazia statale. Un esempio è il caso americano di Medicare contro Medicare Advantage(cioè un sistema a finanziamento con tasse contro un sistema con finanziamento assicurativo), i costi amministrativi sono maggiori quando sono le assicurazioni a gestire l’aspetto burocratico. Una sintesi semplice della discussione è offerta dal blog di Krugman e i suoi riferimenti.

Un altro vantaggio paventato è quello che finirebbe la sanità di serie A e B. Ma salvo il premio non sia fisso, le assicurazioni aumentano per i cittadini il numero delle serie (A, B, C etc.).

I vantaggi 8 (assicurazioni non profit) e 9 (le assicurazioni non sindacano la qualità) è un vantaggio per chi presta i servizi piuttosto che per il cittadino. Il vantaggio 9 non è un vantaggio, è una delimitazione di competenze.

Il vantaggio 11 è che lo stato risparmierebbe 56 miliardi (come??), ma i cittadini in termini di premio quanto pagano in più per effetto di questa riforma? Non è dato sapere. Prendiamo per buona la stima del premio di 100 euro al mese a cranio. I 100 euro a testa al mese (quindi una famiglia di 3 paga 300 euro al mese) sono un importo più elevato della tassazione attuale per la sanità per gran parte della popolazione. La sanità è pagata dall’Irap, la cui aliquota al massimo è del 5%, su utili e costo del lavoro. Dalle dichiarazioni fiscali per il 2009, l’80% dei contribuenti irpef dichiara meno di 26 mila euro l’anno. Una ipotetica "famiglia felice" di 3 persone sarebbe quindi composta da due adulti che lavorano (reddito lordo familiare di 40-50 mila euro) e che devono pagare un premio complessivo di 3600 euro l’anno, cioè pari all’8% del reddito complessivo. Per le famiglie meno felici (cioè con un reddito più basso che è poi la maggioranza) l’incidenza sarebbe maggiore, ad esempio, con una famiglia monoreddito di 20 mila euro (il 65% dei contribuenti ha un reddito inferiore a 20 mila euro) e composta da 3 persone, il premio inciderebbe per il 18% del reddito. L'ipotesi di premio di 20 euro merita ulteriori motivazioni, che non riesco a immaginare.

Si può dire che il vantaggio, se non altro finanziario, di questo passaggio sarebbe solo per i percettori di redditi altissimi (e per le imprese se si eliminasse l'Irap) e per le assicurazioni ma non per la maggioranza dei contribuenti. Se invece si abbassasse l'Irpef, sarebbe un peggioramento per quasi tutti i contribuenti Irpef tranne per quelli, anche qui, a reddito altissimo. Per la stragrande maggioranza, la minor irpef è più che compensata dal premio. Per quanto riguarda l'evasore, siccome la sanità è pagata dall'Irap, l'evasore in questione è quello Irap. I premi pagati dagli evasori non sarebbero in grado di compensare l'effetto redistributivo per gran parte degli interessati. 

In sintesi, non viene spiegato come il sistema sanitario (pubblico+privato) risparmi. Poco chiaro è anche come il sistema sanitario pubblico, e quindi l'erario, possa risparmiare se i cittadini non si spostano in massa verso il privato.  Sia nell'uno sia nell'altro caso, la maggior parte dei contribuenti ci perderebbe, in quanto vi è uno redistribuzione del carico (invece che in proporzione del reddito, sarebbe un fisso per capita).

L'idea, per quello che ne capisco io, mi sembra buona. Penso che comunque un terremoto fiscale/economico di metodo sia necessario prima o poi nel nostro paese (e che si debba cominciare da qualche parte), per come siamo messi e a causa dell'inefficienza dei nostri legislatori (mi piacerebbe che si smettesse di misurare la bonta' dei governi dal numero delle leggi fatte e non dalla loro qualita'...)

allora fai proprio confusione. Lascio stare il marziano. Servono più parole. Fai il caso di un paese dove c'è un ospedale pubblico e uno privato. Finora lo stato pagava le "spese" dell'ospedale pubblico con le "tasse" dei cittadini. Stai suggerendo di sostituire le "tasse" con delle "entrate" pagate dalle assicurazioni, i cui premi sono pagati dai cittadini. Le "spese" dell'ospedale e quindi dello stato non sono cambiate. Ok? Se le "entrate" sono meno delle "tasse", lo stato ci perde ulteriormente, a meno che i cittadini non vanno all'ospedale privato e si chiude quello pubblico. Chiaro? Inoltre, se i cittadini vanno all'ospedale privato è da dimostrare se i costi complessivi salgono o scendono.

Per quanto riguarda gli evasori, è evidente che non sai di che stai parlando. I numeri di Schneider sono molto al di sopra del realistico, per ragioni che non ripeto per l'ennessima volta. Ma anche se presi per buoni, il contributo dato da questi evasori non cambierebbe la sostanza, e cioè che si ha un massiccio trasferimento del carico da un gruppo a un altro, cioè da uno basato sul reddito a uno basato pro capite. Ci sarebbero pochi vincitori e molti vinti in questa partita. E ripeto, rimane da dimostrare che il costo complessivo del sistema, privatizzato o meno, sia più basso, anziché più alto.

Spacci per vantaggi dei paragoni con altre realtà che non dimostrano nulla tranne che gli altri sono meglio di noi. L'energia elettrica prodotta con il solare costa meno in Germania rispetto all'Italia. So what? Medicare Advantage è un esempio del tuo presunto vantaggio dei costi burocratici, che nel caso USA da risultati opposti a quelli da te paventati. Il fatto che la sanità in Svizzera è su base subprovinciale non vuol dire che è meglio di uno su base regionale. Ed in ogni caso è irrilevante.

 

 

allora fai proprio confusione. Lascio stare il marziano. Servono più parole. Fai il caso di un paese dove c'è un ospedale pubblico e uno privato. Finora lo stato pagava le "spese" dell'ospedale pubblico con le "tasse" dei cittadini. Stai suggerendo di sostituire le "tasse" con delle "entrate" pagate dalle assicurazioni, i cui premi sono pagati dai cittadini. Le "spese" dell'ospedale e quindi dello stato non sono cambiate. Ok?

 

Le spese dell'ospedale non sono cambiate ma ora non sono piu' "dello stato": diventano dell'assicurazione, organizzazione incaricata di coprire quelle spese con la raccolta di premi.

Sull'evasione è chiaro che le stime sono stime. Ho riportato un minimo ed un massimo.

Se poi tutto è irrilevante, mi chiedo cosa serve la politica. In fondo basta un dado e lanciare a caso.

 

Sono un chirurgo che in Italia ormai ci sta solo per le vacanze. L'SSN lo conosco bene, sicuramente la proposta è tanto interessante quanto irrealizzabile: il mondo politico sarà contro e anche i medici (che non hanno alcuna intenzione di smettere di evadere o di essere introdotti in un sistema meritocratico). E quindi la popolazione non l'accetterà mai perché verrà turlupinata da messaggi demagogici vuoi da un ordine corporativo vuoi da una politica clientelare.

Ti dò alcuni spunti di riflessione per introdurre alcune migliorie alla tua proposta:

1) I medici negli ospedali sono sottopagati e tendenzialmente non c'è distinzione remunerativa tra il chirurgo che opera 16 ore al giorno e l'oculista che entra alle 11.00 ed esce alle 15.00 per poi andare a fare le visite nel proprio studio privato (dove tendono a fatturare il minimo possibile imposto dallo studio di settore). Questo spinge i migliori ad andarsene in paesi dove a parità di lavoro guadagnano 4 o 5 volte di più.

2) Poi c'è il fenomeno delle "lunghe liste d'attesa" negli ospedali che sono VOLUTAMENTE lunghe, perché potrebbero benissimo essere abbattute notevolmente se solo i primari non avessero necessità di coltivarsi il loro numero di pazienti nei propri studi privati. 

3) una parte enorme della spesa negli ospedali è dovuta a esami completamente inutili e che tutti i medici sanno essere completamente inutili da un punto di vista diagnostico. Perché vengono fatti? Semplice: perché la gente muore, tutti i giorni, e se il medico e/o la struttura non sono in grado di produrre valanghe di prove circa lo stato di salute del paziente e la correttezza delle terapie somministrate, rischiano contestazioni legali allucinanti. In Svizzera, in Francia, in USA e in UK, devo dire che è tutta un'altra storia. 

4) Causa bigottismo imperante, siamo costretti a spendere moltissimi soldi per mantenere in vita morti viventi. In Svizzera si stacca la spina senza problemi, se le funzioni vitali del paziente sono compromesse in maniera scientificamente irrecuperabile. E non si devono nemmeno interpellare i parenti. In Italia invece rischi di doverli mantenere per 20 anni in stato vegetativo, spendendo soldi che potremmo spendere molto meglio altrove, migliorando l'assistenza sanitaria per gli altri pazienti.

5) Si assume troppa gente inutile e incapace, senza criteri meritocratici. E per le stesse ragioni si nominano primari e si danno cattedre.

Hope it can help.

 

 

4) Causa bigottismo imperante, siamo costretti a spendere moltissimi soldi per mantenere in vita morti viventi.

 

Concordo. Mi sa che il DNR in Italia e' destinato a rimanere fantascienza.

grazie per gli ottimi consigli, serviranno se la proposta farà strada.

"il mondo politico sarà contro e anche i medici" dici.  Lo supponevo già nel testo introduttivo .... ora pero'  saro' pure ingenuo tuttavia il mondo politico (alcune decine di migliaia di "professionisti della politica") ed i medici (47'000) sono una minoranza, in un contesto democratico. Inoltre i politici non sono certo in grado oggi, come credibilità, di consigliarci cosa fare cosa non fare, visto come hanno condotto il Titanic, pardon il Paese, in questi decenni.

Grazie ancora

Dato che qui si parla di enti assicurativi che non possono fare utili, mi è ritornata in mente la discussione sul secondo quesito sul referendum per l'acqua che trattava proprio la possibilità per i gestori idrici di far pagare o meno i profitti in bolletta; l'obiettivo dichiarato dei referendari era di impedire ciò, sostenendo che sull'acqua non si devono fare profitti.

Vorrei capire per quale motivo in quel caso l'impossibilità di fare profitti rappresenta un ostacolo all'impresa privata, mentre in questo caso no, dato che in Germania e Svizzera questa cosa funziona.

Sistema sanitario e gestione idrica sotto questo punto di vista sono paragonabili? Perché se così fosse si potrebbe inserire l'obbligo di non fare utili (e neanche debiti ovviamente) per i gestori dell'acqua, fissando una tariffa base (corrispondente alla prestazione minima delle assicurazioni sanitarie) calcolata su base personale da pagare in bolletta ed eventuali tariffe maggiori per chi vuole/ha bisogno di più acqua, mentre lo Stato paga le bollette per chi non ha reddito o è sotto la soglia di povertà.

Ringrazio per le eventuali risposte :)

Nel caso delle risorse idriche il gestore (privato) fa gli investimenti e dovranno essere notevoli, perché la rete italiana è un colabrodo.

Nel sistema sanitario gli investimenti rimangono a carico degli enti pubblici o delle società private che hanno le cliniche. 

L'assicurazione ripartisce tramite premi solo gli oneri di gestione ordinaria (il costo generato dalle cure).

Dovendo solo ripartire la spesa, non serve che facciano utili. Eventuali avanzi vanno nelle riserve, fintanto che non si raggoiunge il massimo. Oltre devono diminuire i premi.

 

Francesco ho letto il post e i commenti e ho alcune osservazioni.

1- Ho l'impressione che la distinzione che fai tra sistemi totalmente statali e sistemi misti dal punto di vista della spesa pubblica sia del tutto teorica e poco sostanziale. Da una parte metti Svezia, Italia, UK (che sarebbero totalmente pubblici) e dall'altra Germania, Svizzera, Francia, ecc (che sarebbero misti). Guardando i numeri però si evince che le differenze nella quota di spesa sanitaria sostenuta dallo stato è molto simile tra questi paesi. In Italia, Francia, Germania e UK i privati spendono in salute (out-of-pocket o in premi assicurativi privati) circa il 20-25% della spesa sanitaria totale. Mi pare in devinitiva che l'Italia sia già di fatto un sistema misto. Nulla vieta che in italia si espanda spontaneamente il mercato delle assicurazioni integrative per far fronte a queste spese non coperte dallo stato. Non so perchè non avvenga, ma istituire un'assicurazione obbligatoria per legge mi pare controproducente. Un'assicurazione obbligatoria ottiene una rendita dal suo status legale privilegiato (per il semplice fatto che alcuni non si assicurerebbero se potessero, ed è quello che in effetti accadeva in US prima della riforma Obama, ora non so). Ed è una bella rendita visto che in Italia il mercato delle assicurazioni integrative è minuscolo (nonostante la spesa privata non sia inferiore percentualemente a quella tedesca o francese). Per RC auto posso capire (si tratta di difendere l'interesse di un terzo), per la sanità non tanto.

2- Il punto 3 è oscuro e andrebbe meglio argomentato. Quale meccanismo prevedi attraverso il quale le best practices vengono assorbite da "località diverse" (ovvero quali agenti hanno gli incentivi a copiare le best practices e come si formano questi incentivi)? Ti chiedo questo perchè con la regionalizzazione dei servizi sanitari Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana hanno sviluppato soluzioni di sanità pubblica talvolta differenti e con obiettivi e livelli di efficacia/efficienza probabilmente differenti (solo per fare un esempio). Già oggi "località differenti" possono confrontare servizi e costi differenti.

3- Nel punto 4 affermi che ci sarebbe una sorta di capitolato delle prestazioni minime offerte dalle assicurazioni, ma questo già esiste. Tutti i sistemi assicurativi regionali che fanno capo al SSN devono offrire i livelli assistenziali minimi. Nel tuo sistema, la necessità di dover controllare decine o centinaia di offerte assicurative (quelle pubbliche + quelle private) è un costo aggiuntivo, non un vantaggio.

4- Nel punto 5, come ho fatto notare in precedenza, lasci intendere che oggi il SSN non rimborsi prestazioni eseguite in strutture private. Questa sarebbe un'affermazione falsa. Sulle liste d'attesa ho poi qualche perplessità. Si tende ad attribuire a fattori legati all'offerta la causa della lunghezza delle liste d'attesa. Nei sistemi universalistici i costi sarebbero contenuti in seguito ad un razionamento dell'offerta di servizi. In Italia un fenomeno supply side è certamente legato al fatto che i medici hanno spesso 2-3 incarichi (ospedale pubblico, clinica privata e/o studio privato) e che paralizzare il flusso di pazienti nel pubblico, foraggia il loro reddito privato. Tuttavia la storia non è tutta qui. Il numero di posti letto, il numero di medici e il numero di prestazioni sanitarie per unità standard di popolazione non è inferiore in Italia rispetto agli USA. Che ci sia qualche differenza anche nella domanda di servizi (diversi livelli di copayment e franchige possono influenzare la domanda di servizi)?

5- Anche sul punto 6 sono perplesso. In Italia (perlomeno in Lombardia funzionano assai bene) oggi esistono i centri di prenotazione (CUP). Via web o al telefono, ti prenotano la prestazione nel centro più vicino, più celere o proprio in quello indicato da te. I costi amministrativi delle assicurazioni non sono poi piccoli e le economie di scala sono un fattore importante nel sistema assicurativo privato (ma immagino che tu voglia intendere che questi costi sarebero trasferiti dal bilancio statale sui premi pagati dai cittadini alle assicurazioni)

6- Il punto 9 andrebbe meglio argomentato. La spesa sanitaria pubblica e privata sta aumentando in ogni Stato, inclusa l'Italia. Inoltre il carnet di prestazioni offerte in Italia dal SSN non è diverso da quello dei più avanzati paesi industrializzati.

7- Sulla tua asserzione riguardo alla qualità dei servizi tedeschi e francesi rispetto a quelli italiani vorrei vedere i dati. A quali indicatori ti riferisci?

8- I costi amministrativi delle assicurazioni sanitarie sono molto alti. Temo il consolidamento in pochi grandi assicuratori (e quindi il cartello o il monopolio in certe aree). Il che non sarebbe tanto meglio (o forse peggio) dal sistema attutale che prevede il solo SSN come ente assicuratore primario, una pletora di assicurazioni sanitarie private secondarie e un con un sistema misto (sia pubblico che privato di providers).

9- Non credo che i medici abbiano nulla in contrario ad adottare un sistema assicurativo privato. Il monopsonio attuale del SSN non li favorisce. I medici ospedalieri italiani sono tra i meno pagati nei paesi industrializzati. Il primo contratto della mia fidanzata dopo la specializzazione in nefrologia è stato di 20 euro all'ora per 40 ore settimanale in regime di consulenza (nessuna assicurazione per ferie, malattia, gravidanza, e ovviamente, straordinari non pagati) rinnovabile ogni 3 mesi.

Brevemente e per punti. Inizio a rispondere ad alcuni perché il tempo è poco.

1- In termini comparativi mi pare che vari organismi internazionali considerino i sistemi sanitari di tipo prepagato (tasse o assicurazioni obbligatorie) come "pubblico" mentre in italia questa distizione tendamo a farla (ideologicamente) riferendoci alla fonte delle prestazioni. In realtà tuttavia io andrei a vedere se il conto sanitario è a disposizione diretta delle capacità decisionali dell'esecutivo o del legislativo (aumentanto o diminuendo il budget) e se il deficit di questo conto sanitario rientra o meno nella voragine pubblica. Con la mia proposta la risposta è negativa per entrambe le domande.

2- Mettiamo che EMR abbia un'ottima sanità. Tuttavia non possiamo oggettivamente ritenere che essa sia perfettamente omogenea in tutto il territorio regionale. Sarebbe una incredibile coincidenza statistica. Osservando in dettaglio scopriremmo che Forli' è meglio di Ravenna (dico per dire). Piu' piccolo è un territorio e piu' è facile confrontare una realtà oggettiva piuttosto che una media ottenuta da una piu' grande estensione. Nel merito poi si potrebbero scoprire le differenze oggettive tra forli' e ravenna (o si sotto bacini d'utenza, se ci sono) e vedere se soluzioni trovate in uno si possono applicare in un altro. Questo gradualmente migliora il sistema.

4 e 5- Si, oggi il SSN affida a terzi quasi il 40% delle prestazioni ma non conosco dettagli sulla omogeneità di questo fatto nel paese. Mi pare che il concetto sia piu' avanzato in Lombardia  e meno in altre regioni. Non c'è necessità di controllare le offerte assicurative di base, dato che per definizione devono far riferimento alle prestazioni garantite per legge. Nessun costo quindi a meno che, come puo' capitare in casi singoli, un cittadino non sollevi un problema puntuale.

6- ho avuto a che fare con un CUP lombardo (zona Luino) recentemente e se è un bel miglioramento rispetto a prima non trovo paragoni con la semplicità (e quindi minori costi) di quello che c'è a Lugano, a meno di 10 km di distanza. Perché qualcuno (CUP) deve fare quello che puo' essere fatto dagli altri attori già presenti nel sistema?

sul resto, rispondo durante il prossimo fine settimana

 

 

-7 (qualità dei sistemi).

Francamente non saprei da dove cominciare, credo che potrei dire parecchio e mi limito a due considerazioni. Parlare di qualità oggi significa sicuramente riconoscere la qualità come “costanza di certe caratteristiche nel tempo ed in ogni luogo”. La qualità quindi non è soggettta a forti variazioni, altrimenti non è qualità. Ma dove sta la qualità del nostro SSN? È quella di Bergamo oppure di Vibo Valenzia ? Qui oggettivamente ricordo un rapporto OMS del 2000, quello che metteva l'Italia in testa come “salute della popolazione” ma sedicesima quanto ad omogeneità del sistema delle cure sul territorio. Ora non sono sicuro che sia possibile affermare che i sistemi Bismark sono più territorialmente omogenei dei Beveridge ma è certo che il caso italiano – che viviamo da vicino - è cosi' eclatante quando a disomogeneità territoriale e malasanità nel centro e nel sud che forse uno studio in questo senso potrebbe dare qualche risultato. Intanto bisognerebbe vedere se con il passaggio da Bismark a Beveridge avvenuto nel 1978 in Italia, la situazione è migliorata o deteriorata. A me pare che tutto sommato la media sia migliorata la sanità degli anni 70, quella dei film tipo “il medico della mutua” ha fatto grandi progressi (tecnologicamente in tuttto il mondo) ma questi miglioramenti siano stati forteemente disomogenei in Italia. La disparità è aumentata e lo si vede con il fenomeno del turismo sanitario interno. In questo caso io non parlerei di qualità e e quanto alla sigla SSN tirerei una bella riga su Nazionale … e forse anche su Sistema.

Il secondo aspetto che prenderei in considerazione è quello del turismo sanitario esterno. La sanità del Nord Italia è di buon livello e con ottime punte di eccellenza. Ma quale probabilità abbiamo che malgrado questo un lombardo vada a farsi curare in Svizzera, un Piemontese in Francia? E quanti francesi, tedeschi e svizzeri fanno la coda per venire a farsi curare in Italia? Io noto che anche nella fascia di confine tra Lombardia e la Svizzera si assiste ad un notevole flusso che è sostanzialmente unidirezionale. Chi ha i soldi preferisce fasi curare all'estero. E nelle sale d'aspetto degli studi medici ticinesi si vedono spesso facce famose dello spettacolo italiano (e quindi facilmente riconoscibili). Mai poi è accaduto che ministri e primi ministri tedeschi, francesi e svizzeri abbiano preferito farsi curare in Italia mentre è fatto noto (e, ritengo, deploevole) che SB è spesso ospite in Ticino per interventi vari (cercare “berlusconi gravesano” con google) e che anche Bossi, quando fu colpito dall'ictus, face qui la riabilitazione.

-8 Spese di gestione. Quando avevo studiato la cosa le spese amministrative del SSN erano il 6.6% del totale mentre in Svizzera erano il 5.4% (malgrado la pluralità di assicurazioni ….oppure grazie ad essa). Una differenza piccola (1.2%) ma non certo da sottovalutare quando si parla di budget di decine e decine di miliardi.

-9 I medici. Se sono d'accordo tanto meglio. Sicuramente quelli che oggi evadono sull'out-of-pocket (facendosi pagare in nero) non gradiranno ma non credo siano maggioranza. Gli altri hanno da guadagnare in reddito e soddisfazione professionale. E qui, tornando al punto di prima, sai quanti medici ed infermieri lombardi vanno a lavorare (anche come frontalieri) nelle strutture sanitarie svizzere? Attualmente oggi il 50% del personale sanitario in Svizzera è straniero ma so che ci sono anche un migliaio di medici svizzeri in Italia.

OK. Attendo allora le altre risposte (parto per le vacanze..per 10 giorni non potrò leggere, quindi..take your time). Nel frattempo una breve replica alle tue risposte. Ho letto anche più approfonditamente le tue proposte nel link che hai postato, per cui integro i commenti. 

1. Ogni sistema sanitario ha due componenti, providers e sistema assicurativo. In Italia è in vigore un'assicurazione obbligatoria pubblica finanziata con le tasse, un insieme di assicurazioni secondarie private, e un sistema di providers misto, sia pubblico che privato. Vorrei che chiarissi in che modo la quota pubblica del sistema tedesco (che è qantitativamente molto simile alla quota pubblica del sistema italiano) non sia nelle disponibilità del governo (o del parlamento), mentre in Italia lo sarebbe. Il sistema di rimborso del SSN funziona con i DRG, a ogni prestazione corrisponde un "adeguato" rimborso, sia che questa prestazione venga effettuata da un provider pubblico che da uno privato. Per il caso svizzero, mi pare che la tua proposta si riduca a rendere obbligatoria la parte di finziamento proveniente dalle assicurazioni private (che oggi in italia è sosttoscrivibile volontariamente), pur mantenendo una quota di spesa pubblica per gli investimenti strutturali (intendi che i providers debbano essere pubblici, o misti, pubblici e privati?).

2. Forse non mi sono spiegato bene. Già oggi realtà locali (dalle regioni alle singole ASL) hanno il potere e la facoltà di sviluppare soluzioni locali a problemi sanitari specifici, eventualmente comunicarsi i risultati delle loro sperimentazioni e estenderne l'uso ad altre realtà locali. Che sia "possibile" non ci piove. Mi chiedo in base a quali fatti ritieni che questo avvenga maggiormente in Svizzera rispetto all'Italia.

3. La diffusione di providers privati non è ovviamente omogenea in tutta Italia. Ad esempio, nel meridione è molto più frequente che i centri di dialisi siano privati piuttosto che pubblici, mentre in Lombardia circa il 50% dei letti ospedalieri è privato, non molto distante dalla media nazionale. Naturalmente vi sono notevoli fluttuazioni. Gli organismi regionali possono incidere sulla disponibilità totale di letti e sulla facilità con cui vengono concessi gli accreditamenti. Sul costo dei controlli: quante cause esistono ogni anni in svizzera tra assicurazioni e assicurati? Formalmente infatti un'assicurazione più inserire le prestazioni minime nel capitolato ma poi creare le condizioni contrattuali per limitare di fatto l'accesso per soggetti con particolari condizioni (attraverso copayment, franchige, modulazione del premio).

4. Per consentire economie di scala...e quindi fare investimenti strutturali (un database regionale per le prenotazioni). Inoltre, scaricare le funzioni amministrative sui medici significa usare il tempo di un medico per fare funzioni che potrebbero essere svolte da un centralista dal mirabile costo di 10 euro orari.

mi inserisco solo perchè considero salute e servizi connessi di importanza basilare per ogni società e perchè ho visto il sistema dei servzi italiani dal di dentro, dalla sua nascita fino alle trasformazioni subite per renderlo sostenibile. compresa quella nefasta aziendalizzazione che tutto poteva essere in itaila, tranne che un tentativo serio di razionalizzare la spesa, e intendo solo la spesa, perchè sul resto ci sarebbe da discutere. gli errori commessi, dalla stesura della Grande Riforma, che resta Grande sotto l'aspetto sociale e politico, fino alle molteplici manovre inconsulte che hanno sforbiciato a caso dalla spesa tout court a principi fondamentali, si sono susseguiti nel più totale sconforto, di molti operatori/professionisti, che hanno dovuto stare a guardare senza poter fare gran che. leggo sempre con grande interesse chi affronta l'argomento da una certa competenza ( Forti ce l'ha?, se non sbaglio se ne occupa da molto e il giocattolo certo le conosce, il giocattolo dico, forse non molto di più ), perchè una qualche soluzione alla grave malattia cronica del SSN deve esser pur trovata prima o poi, a prescindere dall'infausta necessità di arginare la crisi economica. Non voglio entrare nei molti meccanismi patogenetici del sistema che ho potuto rielvare sul campo, mi limito a dire che sulla questione relativa all'effectivness, efficacia efficiente sotto il profilo della mission, ancorchè ancora non ben architettata nelle sue dinamiche, cioè nella evoluzione concreta/assistenziale dei LEA, sotto i profili qualiquantitativi, molto si poteva fare fin da molto prima agendo sui difetti annidati e coltivati nel pubblico impiego e nel funzionamento della politica italiani. Risparmio i dettagli. una osservazione però molto semplice mi vien da fare a Forti, che ovviamente ha un punto di vista della questione prettamente economico, diversamente dal mio, of course. Nella sua analisi-proposta che ha una sua coerenza interna, su quali basi sostiene che i sistemi misti di cui fa esempio sono migliori del nostro? cosa intende, che " producono" più salute a parità di spesa o a parità di bisogno, o che soddisfano meglio la clientela, o su quali altri indicatori relativi alla mission del SSN, fonda la sua affermazione? mi piacerebbe saperlo, per me la questione è fondamentale, come lo è quella della definizione nosologica ma anche etica dei LEA. 

 

 

Nella sua analisi-proposta che ha una sua coerenza interna, su quali basi sostiene che i sistemi misti di cui fa esempio sono migliori del nostro? cosa intende, che " producono" più salute a parità di spesa o a parità di bisogno, o che soddisfano meglio la clientela, o su quali altri indicatori relativi alla mission del SSN, fonda la sua affermazione? mi piacerebbe saperlo, per me la questione è fondamentale, come lo è quella della definizione nosologica ma anche etica dei LEA.

 

 

Premesso che non sono un esperto del settore (non sono un amministratore sanitario) e che le mia proposta è solo macro-politica, scaturita dalla reale esperienza di vita in paesi diversi, premesso pero' anche che visto come è messo il nostro SSN non è che i cosiddetti esperti del settore poi diano cosi' grandi frutti, vengo alla risposta.

Direi per prima cosa dico “soddisfano meglio la clientela”, inteso come soddisfazione di bisogni di cure, con terapie adeguate, personale competente, in strutture all'avanguardia, con poca burocrazia. In secondo luogo dico anche che tutto questo deve essere omogeneo nel territorio, per poter parlare di Sistema Sanitario Nazionale. Ma non venitemi a raccontare che Bergamo è come Vibo Valenzia. Perché qui sta uno dei drammi del nostro SSN. Su questo pero' approfondisco nella risposta che devo a Luca Neri e che inviero' in giornata. Li troverà altri argomenti relativi alle considerazioni sulla qualità.

 

Non sono nè medico nè economista, e la mia è pertanto un'osservazione generale basata su alcuni dati presentati recentemente alle giornate di nFA di Siena. 

Se è vero, come è stato riferito autorevolmente in quell'occasione, che oltre un terzo della spesa sanitaria italiana TOTALE è costituito da costi amministrativi, mi chiedo come qualsiasi ipotesi di riforma possa trascurare un dato come questo, che a mio avviso di uomo della strada costituisce una patologia degenerativa senza speranza. 

Qualsiasi sistema può andar bene, tutto pubblico a carico della fiscalità generale, o un sistema misto come propone Forti, a condizione che sia in grado di ridurre il peso spropositato di oneri che, in quelle percentuali, sono evidentemente parassitari.

GD

 

Il succo della proposta è passare da un sistema unico statale finanziato con tasse ad uno, sempre universale, plurale (tante assicurazioni) finanziato in parte con tasse (30%) ed in parte con premi (50%). I providers rimangono pubblici e privati ed ognuno pensa al finanziamento delle sue strutture con i sistemi che preferisce (ovviamente il pubblico usarà le imposte e/o debito, il privato investimenti fatti sulla base del capitale proprio e di terzi). La cosa interessante è che lo stato ha meno spese e meno possibilità di fare debito pubblico. Sulla qualità approfondisco a parte. Non entreri nei dettagli su come impiegare il tempo del medico.

 

lei sarà d'accordo Forti che prima di valutare ogni riorganizzazione o riorientamento di un sistema, tanto più complesso come quelli del welfare e della sanità in particolare, bisogna ridefinirne la missione e a cascata almeno i macrobiettivi, di cui i LEA sono la declinazione esaustiva. fare l'operazione opposta, cioè, di fronte a una insostenibilità economica agire solo su leve economiche, può essere una soluzione tampone magari anche efficace per un po', ma che poi mostrerà con scandalo generale le distorsioni di cui è capace, se le misure non sono sufficientemente compatibili con le finalità e i macrobiettivi aziendali. significherebbe trascurare non solo i determinanti di salute e la loro tendenza, con le conseguenze che può immaginare, ma anche non avere riguardo al fatto che è la qualità della domanda la variabile più importante. mi dirà che agire su questa è come parlare del libro dei sogni. ma non è trascurando i fattori principali del riorientamento del sistema che si possono ottenere soluzioni di lunga durata. è come pensare, con evidente miopia, che aumentando i tickets, non solo si aumentano le entrate del sistema, ma si regola la domanda. così i politici e i loro tecnici hanno ragionato a lungo. ma con quali risultati ? la spesa non è diminuita perchè cmq, soprattutto in paesi come l'Italia, si attivano vari cortocircuiti. le faccio un altro esempio: la progressiva dequalificazione della dirigenza, medica e non medica, che dobbiamo alla ben nota lottizzazione degli incarichi, non ha affatto arginato la degenearzione nella produzione dei LEA, nè da questi dirigenti ( e intendo dal ministero in giù ) è mai venuta una forte spinta a rivedere il sistema negli elementi strutturali, che avrebbero potuto renderlo più virtuoso, anche economicamente. troppe le incompetenze e gli appetiti a quei tavoli ! ecco perchè partire, prima di considerare la bontà o meno di un sistema misto, dalla ridefinizione della sua mission ecc. , compresa una articolazione non delle attese degli elettori, ma delle caratteristiche della salute e della qualità della vita che la società intende assicurare ai suoi membri. e da questo lavoro non potrà essere assente neanche una valutazione bioetica dei bisogni. è ora di finirla che si debbano accontentare le case farmaceutiche curando ultranovantenni con farmaci che non spostano di un et la loro spettanza o qualità di vita, anzi.  Lei crede che una tale riconversione virtuosa, cioè dettata da cosa si intende per salute e ecc.., non porterebbe a indubbi risparmi, non solo in spese non fatte ma anche in salute guadagnata? ci vuole troppo tempo? chi lo dice? il fallimento delle riscritture normative del sistema? lei sa che non c'è miglior sistema di frenare un cambiamento che volerlo fare contemporaneamente in tutte le sue componenti. cambi tutto perchè non cambi nulla. poche, progressive e coordinate misure prese già molti anni fa, senza che politici malfidati e lottizzatori avessero potuto mettere il naso, avrebbero certamente portato a una situazione più rosea della presente. 

 

 

 

 

bisogna ridefinirne la missione...

 

Non sono d'accordo. La missione potrebbe essere giusta, perfetta, sacrosanta. E lo è.
Ma i mezzi economici messi al suo sostegno potrebbero essere insufficenti, calanti e disomogenei nel territorio.

Ritengo che il linea di massima la mission sia OK, nei principi, solo che Machiavelli viene ignorato.

Non diceva, come si banalizza, che il fine gustifica i mezzi ma che per ogni fine vanno predisposti mezzi adeguati. Eccol la mia proposta tende a predisporre mezzi adeguati sostituendo allo stato (che sperpera, spreca e per risparmiare stringe sulle prestazioni) un altro sistema di recupero di risorse economiche, seguendo un esempio che non viene (con tutto rispetto) dal Burundi Urundi ma da Francia, Olanda, Germania e Svizzera.

 

 

Non diceva, come si banalizza, che il fine gustifica i mezzi ma che per ogni fine vanno predisposti mezzi adeguati. Eccol la mia proposta tende a predisporre mezzi adeguati sostituendo allo stato (che sperpera, spreca e per risparmiare stringe sulle prestazioni) un altro sistema di recupero di risorse economiche, seguendo un esempio che non viene (con tutto rispetto) dal Burundi Urundi ma da Francia, Olanda, Germania e Svizzera.

 

Le nazioni che lei cita non gestiscono in modalità artistica/creativa (giusto per non dire con pessima organizzazione e pessimi manager) le proprie strutture, il contesto è completamente diverso.

Come si possono raggiungere degli obiettivi senza aver conscenza e controllo di poter incidere sulle inefficienze, non dico che non si possano avere dei benefici con le vostre soluzioni calate dall'alto ... ma sotto rimane il marasma!!

 

Oggi le ASL pagano i conti ai fornitori con ritardi abissali.

 

Prodotti (e servizi) che arrivano negli ospedali e nelle Asl, spesso dopo aste al ribasso estremo e poco trasparenti, ma che vengono pagati con ritardi da fallimento. Per le imprese. Altro che i canonici 30 giorni europei. Un mito irraggiungibile. In Calabria i privati possono aspettare anche 877 giorni, 2 anni e cinque mesi; in Molise si resta in coda anche 776 giorni, due anni e un mese prima di veder onorato il credito.

 

Questo è uno dei modi con cui il sottofinanziamento cronico di una sanità alimentata con imposte in un paese con un debito pubblico da 120% del PIL si riflette negativamente sul settore, facendo mancare se non dopo anni, i fondi per rimunerare personale e fare investimenti.

Le assicurazioni invece hanno in cash flow costante, perché i premi sono mensili e sono esattamente la spesa preventivata diviso il numero degli assicurati (non menziono il calcolo relativo a mantenimento delle riserve obbligatorie) e quindi pagano in 30 giorni ospedali, medici, farmacie, cliniche, laboratori di analisi.  

 

 

Salve a tutti,

forse un poco tardi, ma vorrei anche io dire la mia se è possibile. Credo di aver intuito dove Francesco intenda arrivare.

Mi sembra di aver capito che l'argomento principale di Francesco è di redistribuire parte (50%) della spesa totale del SSN su tutti i cittadini in uguale misura (creando delle fasce d'esclusione reddituali, ossia al di sotto di x reddito annuo non paghi); la quota procapite viene quindi passata ad un assicurazione privata, che copre la relativa quota della spesa dell'assicurato che usufruisca del SSN.

Per annullare il cash flow negativo si potrebbe, ad esempio, dare un _detrazione_ fiscale (sottolineo ed aggiungo io) solo ed esclusivamente a chi ha pagato e nella stessa misura in cui ha pagato;  mentre l'assicurazione paga al SSN esattamente quanto ha incassato, mese su mese o giorno su giorno. L'effetto contabile su spesa a carico dello Stato e pressione fiscale effettiva mi sembrano evidenti, seppure aspetto commenti di esperti di contabilità di stato.

Tuttavia l'unico possibile "bastone" che vedo per ottenere questo risultato puramente contabile  è negare draconianamente a chiunque cerchi di accedere all'SSN i servizi, forse potendosi creare un eccezione per le situazioni salvavita; d'altronde,  creare una simile eccezione forse incentiva a non pagare - a meno che analoghe prestazioni private risultino essere, come probabilmente già sono, troppo costose per i più. Dunque chi se lo può permettere E ritiene che il privato sia comunque quasi sempre meglio del pubblico, preferirà forse prendersi il rischio e pagare al privato quanto ha risparmiato sotto forma di evasione del contributo fisso; evasione evitabile solo se TUTTI indistintamente pagano prima di accedere al servizio.

Ma questo "assicurazione obbligatoria", il cui valore è ipotizzato ripartito pro capite,  colpisce sopratutto chi effettivamente ha bassi redditi, ossia la maggioranza della popolazione; in altri termini, per costringere anche gli evasori a pagare qualcosa, li si costringe a pagare probabilmente poco rispetto al loro reddito effettivo; peraltro, chi non dichiara redditi perchè non ha redditi da dichiarare,  non potrebbe godere della detrazione - che se fosse trasformata in credito di imposta riborsabile sposterebbe forse solo di 1-2 anni un'uscita per lo stato.

Mi sembra piuttosto che i problemi di fondo, forse ancor prima che evasori ed elusori, sia il contenimento e la riduzione dei costi della sanità, decisamente più ardui da affrontare effettivamente (non certo con semplici artifici contabili), ma probabilmente più proficui in termini di riduzione  della spesa.

 

 

 

In effetti la sostituzione di un sistema finanziato da imposte (in un paese ad alta evasione) con uno finanziato da premi assicurativi è decisamente regressiva, salvo i correttivi che si possono individuare.

La quota di esenzione di pagamento del premio per esempio potrebbe essere piu' alta della no-tax zone e non escludo che in alcune zone povere del paese anche 1/3 della popolazione possa godere di questo sussidio (che sarebbe a carico della fiscalità locale).

Non comprendo pero' il riferimento al "negare draconianamente a chiunque cerchi di accedere all'SSN i servizi,". Immagino che ci si riferisca ai non assicurati oppure a chi si assicura ma poi non paga il premio. Chi è veramente povero non ha alcun interesse a non assicurarsi, tanto il premio viene pagato dalla collettività (previo rigoroso controllo). Rimane il problema di chi povero non è e tenta di fare il furbo.

Vorrei pero' fare una considerazione sui "bassi redditi". Per me essi in Italia sono tali anche grazie all'eccessiva pressione fiscale e contributiva. Essa ha un duplice effetto: buste paga leggere e maggior costo di beni e servizi. Soluzioni che vanno verso lo sgravio del bilancio dello stato e che creano meno debito pubblico producono buste paga mediameente piu' pesanti e possono portare a un costo di beni e servizi inferiore (se anche si laavora su burocrazia e snellimento della macchina statatle) e quindi vanno verso redditi medi piu' elevati. Mi sembra quindi contraddittorio usare l'argomento "bassi redditi" come ostacolo a riforme che puntano ad aumentarli.

Premesso che il SSN mi pare una delle poche attività pubbliche che funzionano decorosamente, mi pare che si faccia un po' di confusione, riepilogo quello che ho capito io.

Supponiamo per semplicità di lasciare costante la spesa sanitaria locale, ossia che:

(tasse x SSN+tickets+spesa privata diretta ) prima = (tasse x assicurare i poveri+premi assicurazione+tickets) dopo.

Da che ho capito, i vantaggi sarebbero:

  • fine della dualità SSN-privato, dove se non voglio fare code devo rinunciare alla copertura pubblica.Resterà probabilmente una differenziazione di prezzo e prestazioni tra vari ospedali, ma in regime concorrenziale
  • forti disincentivi all' evasione dei medici: niente fattura, niente rimborso dell' assicurazione
  • disincentivi ai trattamenti inutili: le assicurazioni piu liberali nel rimborsare gli ipocondriaci chiederanno premi più alti
  • forte ridimensionamento della burocrazia pubblica
  • diminuzione dell' influenza politica nella sanità.Soprattutto a livello di burocrazia, ma anche negli ospedali pubblici, una volta che debbano competere ad armi pari coi privati, diventerebbe più problematico piazzare politicanti e raccomandati vari

e gli svantaggi:

  • la parte più povera della popolazione si troverebbe a pagare una fetta più grande della propria sanità
  • rischio di cartello tra le assicurazioni
  • più burocrazia privata nelle assicurazioni

Varie:

  • sono ottimista per la riduzione dei costi burocratici: la mia sensazioene/esperienza è che se nel pubblico un certo compito servono due dirigenti ed otto impiegati,nel privato bastano due persone.Non è solo questione di fannulloni ma anche di organizzazione, procedure, informatizzazione.
  • il saldo per lo stato dovrebbe essere nullo, visto che le minori uscite sono compensate da minori entrate.
  • discorso speculare per la popolazione, col caveat della distribuzione
  • si sposta il problema della sostenibilità del sistema sanitario dallo stato alla popolazione.

Tutto sommato sono favorevole a questa riforma, ma mi resta il dubbio che il miglior funzionamento in Svizzera, Germania & c. si applichi a qualunque servizio pubblico, a prescindere dalla modalità di gestione, e dipenda in gran parte dal diverso senso civico della popolazione. La prestazione mediocre della sanità britannica (che ha problemi simili alla nostra) mi sembra un argomento migliore a favore della riforma.

 

Tutto sommato sono favorevole a questa riforma, ma mi resta il dubbio che il miglior funzionamento in Svizzera, Germania & c. si applichi a qualunque servizio pubblico, a prescindere dalla modalità di gestione, e dipenda in gran parte dal diverso senso civico della popolazione. La prestazione mediocre della sanità britannica (che ha problemi simili alla nostra) mi sembra un argomento migliore a favore della riforma.

 

Il dubbio resta anche a me e chissà a quanti altri. Ma abbiamo due possibilità:

1) continuare a cercare di migliorare, cerotto dopo cerotto, l'attuale sistema.
2) cambiare sistema e poi (naturalmente) cercare di migliorare quello.

Io, scientificamente e pragmaticamente dico che il dubbio va risolto provando, sperimentando.
Magari usando alcune regioni pilota.

 

 

In DK convivono i due sistemi: quello totalmente pubblico e quello misto.

Ogni cittadino puo' scegliere quello che vuole ma la stragrande maggioranza usa quello totalmente pubblico.

Detto cio' anche qui i DK ci sono stati vari episodi di "malasanita" e di pagamenti di prestazioni ad un prezzo maggiorato verso strutture private convenzionate.

Questa chicca è di 2 giorni fa la posto senza commenti (ma il grassetto è mio). E' leggermente OT ma indicativa della qualità delle riforme che possiamo aspettarci da questa gente.

Manovra. Respinto emendamento su sanatoria parafarmacie. Sì al numero chiuso per le farmacie
 
E' finito ieri l'esame degli emendamenti alla manovra in commissione Bilancio del Senato. Approvata la proposta di modifica che stabilisce che il numero di persone titolate ad esercitare una professione debba rimanere limitato per le professioni “connesse alla salute umana”. Respinta invece la proposta di permettere a una parafarmacia di trasformarsi in una farmacia non convenzionata.
 
05 SET - In attesa della presentazione in Aula del maxiemendamento del Governo, la commissione Bilancio ha concluso nella serata di ieri l’esame degli emendamenti alla manovra portando, in particolare, due importanti novità per le farmacie.
Con l’emendamento 3.32 testo 2  all'articolo 3 sulla liberalizzazione delle professioni, a firma del senatore Battaglia (Pdl), la commissione ha infatti stabilito l’importanza di salvaguardare il numero chiuso di farmacie specificando nella norma che per le professioni connesse alla salute umana” deve essere consentita “la limitazione del numero di persone che sono titolate ad esercitare” quella professione. “Se il settore dei servizi sanitari venisse abbandonato al libero mercato – si specifica infatti nella relazione tecnica -, le logiche che presiederebbero alla dislocazione dei detti servizi non sarebbero più quelle della facile accessibilità, della capillarità e dell'universalità del servizio ma solo quelle della convenienza economica".
Respinto invece l’emendamento 6.0.20 del senatore Piccone, che prevedeva, tra l’altro, la possibilità per una parafarmacia di trasformarsi in una farmacia non convenzionata dietro pagamento di una tassa di concessione una tantum di 300mila euro.
Il futuro della manovra resta comunque incerto, nell’attesa di verificare i provvedimenti che saranno contenuti nel maxiemendamento governativo nel quale potrebbero o meno confluire gli emendamenti approvati dalla commissione.

 

Non mi è chiaro come il numero chiuso delle farmacie sia relazionato all'abbandono al mercato.
Sarebbe chiaro se fosse stabilito un numero minimo di farmacie per abitanti, per avere una capillarità del servizio anche in situazioni discoste particolari. Ma il numero chiuso (un numero massimo) serve solo a proteggere gli utili delle farmacie esistenti ed ovviamente diventa una forte limitazione per chi volesse studiare farmacia. Perché avere il titolo e poi non poter aprire una farmacia dove si vuole? Devo aspettare che muoia un titolare? Ed il farmacista tedesco che si trasferisce in Italia cosa fa? L'imbianchino?

Che Martino si sia ispirato leggendo anche NfA? 

In fondo quello che propone qui, su l'Inkiesta è proprio (cifre comprese) quanto descritto in questo thread, con la differenza che lui prevede un sistema assicurativo (bismark) volontario mentre io lo propongo obbligatorio. 

Il concetto dell'obbigatorietà è che mi pare troppo comodo per chi sta bene (economicamente o di salute) e pensa di star bene a lungo, decidere di non assicurarsi. Poi quando le cose si mettono male, dopo una certa età, ci si puo' sempre assicurare. In questo modo gli assicurati sarebbero tipicamente persone con malanni e spese da rimborsare. Quindi l'assicurazione sarebbe piu' cara.

L'obbligatorietà aggiunge un risvolto sociale perché sia i benestanti sia i sani, sono tenuti a contribuire sempre, non solo quando fa loro comodo.

 

 

 

In Germania, dove l'obbligatorietà vige in sostanza solo per i dipendenti al di sotto di un certo reddito, questo stesso problema è stato risolto introducendo nel 2000 una norma che chi è uscito volontariamente dal programma statale per rivolgersi alle assicurazioni private, al di sopra dei 55 anni non può più rientrarvi, e deve quindi continuare a rivolgersi ai privati anche durante la vecchiaia - a meno che non rientri di nuovo nei casi di obbligatorietà dell'assicurazione statale, cioè in pratica essere senza reddito oppure è un dipendente e il suo reddito torna al di sotto del limite, e in questa condizione deve restarci per un certo numero di anni per aver di nuovo diritto alla copertura statale. Questa norma è stata introdotta proprio per stroncare il fenomeno di gente che da giovane si è rivolta agli assicuratori privati con premi ridicoli, mentre da anziana tornava nelle casse statali con premi calmierati per legge facendosi in pratica pagare le cure.

Fabrizio