Per seguire meglio la situazione in Tibet

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Propongo giusto qualche link che può essere utile per capire cosa sta succedendo in Tibet.

Alcuni di noi hanno cominciato l'altro ieri a commentare gli ultimi sviluppi in Tibet (trovate i commenti in calce a questo post). Voglio proporre, molto velocemente, alcuni links per seguire meglio la situazione.

La International Campaign for Tibet, con sede a Washington, Amsterdam e Berlino, sta pubblicando bollettini più o meno in tempo reale sull'evolversi della situazione. Le proteste, gli arresti e gli assassini da parte della polizia cinese si stanno spargendo da Lhasa a diverse altre province del Tibet. Fra l'altro, il senatore Barack Obama ha emesso un comunicato di protesta nei confronti delle autorità cinesi (mi sta sempre più simpatico, il senatore). Giusto quattro giorni fa, invece, il Dipartimento di Stato americano aveva ufficialmente annunciato che in Cina i diritti umani non vengono più violati ... niente da dire, l'amministrazione Bush non si smentisce mai.

Il sito del governo del Tibet in esilio dà notizie meno fresche, ma aiuta a capire il contesto storico delle proteste in corso, e le loro radici.

La Reuters e la BBC stanno dando notizie aggiornate e di ottima qualità (mi dicono i miei amici con contatti in Tibet).

[Come volevasi dimostrare, il governo cinese censura tutto]

Infine il Wall Street Journal ha pubblicato quest'articolo in cui collega le proteste in Tibet al passaggio della torcia olimpica sull'Himalaya (vicino ai confini del Tibet) e a quelle riguardanti il genocidio di Darfur (che, come alcuni dei nostri ex-parlamentari NON sanno, si trova in Sudan). La Cina rappresenta il maggiore alleato del Sudan (compra infatti circa due terzi del petrolio sudanese), fregandosene altamente degli orrori di Darfur ed impedendo di fatto azioni internazionali più incisive contro il genocidio che si va lì perpetrando da anni. Non che ai paesi occidentali, o a quelli arabi od africani, importi poi molto dei negri massacrati in Darfur, ma il ruolo della Cina nel finanziamento ed armamento del massacro è fuori discussione.

Ad ogni modo, la strategia dei tibetani (chiaramente coordinati e diretti dai monaci buddisti) sembra essere quella di provocare una reazione molto

violenta da parte dell'apparato militare cinese, per richiamare l'attenzione dell'opinione

internazionale sul Tibet - approfittando dei giochi olimpici - e far sì che essa eserciti pressioni su

Pechino per ottenere maggiore autonomia, libertà d'espressione, eccetera. Dubito ci possano riuscire, vista la determinazione ferrea con cui il regime cinese ha sempre annientato qualsiasi opposizione, ma loro ci provano da molto tempo e le Olimpiadi offrono un'occasione unica.

Temo perciò che le cose si infiammeranno ulteriormente in Tibet nei prossimi giorni (settimane, mesi).

 

 

 

 

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Commenti

Ci sono 9 commenti

Questo e' l'ultimo comunicato stampa di AI sulla crisi in Tibet:

http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/news/un-scrutiny-tibet-crisis-required-20080317

 

Grazie della segnalazione, Rossella. Son curioso di vedere se le UN ne discutono. Dubito fortemente.

 

Da parte mia, ho trovato questo, se non si bada troppo ai disegnini in sfondo e non si parte (troppo) prevenuti si rivela interessante.

 

Ci mancherebbe - come ho scritto qualche giorno fa, non e' che i monaci tibetani siano (fossero?) dei santerellini. Questo non toglie pero' che i Cinesi abbiano mantenuto un controllo ferreo sulla societa' tibetana, impedendo la liberta' d'espressione, trattando i tibetani come cittadini di serie B (anche dal punto di vista economico) e intervenendo col pugno di ferro contro ogni protesta.

Trovo interessante che la "sinistra" nostrana sia cosi' restia ad intervenire su una questione di diritti umani, quando l'oppressore e' comunque un partito comunista (anche se ormai annacquato).

 

La chiesa ortodossa russa, come forse molti sanno, non è esattamente la cosa più evoluta, aperta, progressista e democratica del mondo. Anzi, per farla breve, si tratta d'una banda di maschi oscurantisti, dediti ad oscuri riti medievali e proni all'abuso della loro supposta autorità religiosa.

Al PCUS la chiesa ortodossa non piaceva molto, e alla medesima non piaceva il PCUS. Quando potevano si facevano del male e, sino al 1989, sembra che il PCUS fosse riuscito a far più male alla chiesa ortodossa che viceversa. Dovremmo forse concludere da questi fatti che Stalin era una brava persona e Breznev un simpatico bevitore di vodka a cui va tutta la nostra simpatia? Avremmo forse dovuto augurarci che il regime comunista non cadesse?

P.S. Come congetturato, i disordini in Tibet sono per il cinese medio il frutto della cospirazione terrorista internazionale contro la grande patria celeste. Non potrebbe essere altrimenti. Se ve ne capita l'occasione, provate a chiedere al vostro compagno di classe o studente cinese qualcosa su Mao, Lin Piao, la rivoluzione culturale, Tien-an-men, Taiwan, la guerra di Corea o anche solo sulla grande fame del 1959-1961. Le storie che raccontano sarebbero divertenti, se non fosse che ci credono per davvero. Come operazione di lavaggio del cervello di massa, quella compiuta in Cina dagli anni '50 in poi è probabilmente inimitabile

 

 

Segnalo quest'articolo. Ho trovato interessante che il partito comunista cinese abbia cercato di appropriare decisioni interne al movimento buddista tibetano, quale la scelta del prossimo Lama:

 

"The Communist Party, atheistic by doctrine, has insisted that it has the sole authority to approve incarnations — the divine process by which a “living Buddha” is chosen in boyhood. Beijing had already selected a boy as its own Panchen Lama, the second ranking figure in Tibetan Buddhism, and reportedly jailed a boy chosen by the Dalai Lama."

 

Mi sembra una strategia perdente: se davvero vuoi mantenere il controllo del territorio e assimilare la popolazione tibetana (perche' ti interessano le materie prime che si trovano sull'altipiano tibetano), lascia che si scelgano il loro Buddha vivente; nel frattempo promuovi la migrazione interna di cinesi, dai lavoro ai giovani tibetani, e nel giro di un paio di generazioni sei a posto.

Interessanti anche le dichiarazioni del segretario del partito comunista cinese in Tibet:

 

“The Communist Party is like the parent to the Tibetan people, and it

is always considerate about what the children need,” Mr. Zhang said

last year. He later added: “The Central Party Committee is the real

Buddha for Tibetans.”

 

La tentazione paternalistica e' sempre li'...!

 

 

 

Mi sembra una strategia perdente: se davvero vuoi mantenere il

controllo del territorio e assimilare la popolazione tibetana (perche'

ti interessano le materie prime che si trovano sull'altipiano

tibetano), lascia che si scelgano il loro Buddha vivente; nel frattempo

promuovi la migrazione interna di cinesi, dai lavoro ai giovani

tibetani, e nel giro di un paio di generazioni sei a posto.

 

Immischiarsi negli affari religiosi e' certamente una strategia stupida da stato totalitario, ma la migrazione interna e lo sviluppo economico sono proprio le cose contro cui si battono gli indipendentisti Tibetani, perche' le considerano un attentato alla loro identita' nazionale. Questi problemi tendono a essere difficili da risolvere anche in paesi moderni e liberal-democratici, e avversari con culture simili (vedi p.es. Irlanda del Nord); per il Tibet temo si tratti dell'ennesimo caso intrattabile.

 

 

ma la migrazione interna e lo sviluppo economico sono proprio le cose

contro cui si battono gli indipendentisti Tibetani, perche' le

considerano un attentato alla loro identita' nazionale.

 

Certo, pienamente d'accordo. Dicevo dal punto di vista dei cinesi.