Ride bene chi non piange per ultimo.

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Le cose, quando qualcuno si prende la briga di fare i calcoli, risultano essere molto più semplici di quanto le si voglia far apparire.

Ricattato dal tempo, m'accontento di un grafico e di poche parole.

Il grafico lo rubo a The Economist che, a sua volta, lo rubò a KPMG.

Il grafico dice che l'Italia ha l'effective tax rate, sui redditi superiori ai 100mila dollari (75mila euro), superiore a TUTTI I PAESI DEL MONDO! La tassazione totale imposta dall'Italia è di circa il 43% . L'India è seconda, a poco meno del 40% e la Svezia, la mitica Svezia delle tasse altissime per i ricchi, è terza con un 38 e qualcosa %. HK sta all'11-12% (gongola, Enzo, gongola) ma persino Francia e Germania stanno ad un lontanissimo 35%, decimale più decimale meno!

La morale è sia banale che brutale.

Quelli che guadagnano più di 100mila all'anno non sono - almeno: non sono tutti - delinquenti evasori fiscali padroncini fottuti commercialisti ladri notai parassiti sfruttatori servideipadroni e bottegari lardosi. Questo è vero, forse, per la maggioranza di quelli che son rimasti in Italia a guadagnare 75mila euro o più all'anno, ed in particolare di quelli fra loro che girano per l'amministrazione pubblica. Ma non è vero per la totalità di quelli che 100mila dollari (75mila, in euro) guadagnano o potrebbero guadagnare, nel mondo.

La stragrande maggioranza di quelli che guadagnano 100mila e più USD all'anno è composta da gente MOLTO produttiva, MOLTO brava, MOLTO dedita al lavoro, MOLTO istruita ed anche ... MOLTO scarsa. Gente senza la quale gli altri non sanno cosa fare o fanno, al meglio, le cose che facevano una volta, cose di molto poco valore nel mondo d'oggi. Gente senza la quale la stragrande maggioranza degli "altri" rimane improduttiva e continua a fare cose che valgono 20mila all'anno al più invece di mettersi a fare cose che, magari, valgono 30mila (+50%) o 40mila (+100%!) all'anno. Che son sempre meno di 100mila, o di 250mila, è vero, ma sono una valanga di benestare in più di 20mila!

Detto altrimenti: questo scum of the earth che guadagna più di 75mila euro all'anno è composto dalla gente che, piaccia o meno, decide del futuro di tutti. Può renderlo migliore - lavorando con chi non sa cosa fare e spiegandogli cosa, quando e come fare - o peggiore - decidendo che con quel particolare gruppo, di quelli che non sanno che fare, non ci lavora e va a lavorare altrove. Con degli altri: che il mondo è "pieno" di gente che non sa bene che fare mentre è "vuoto" di gente che sa come fare bene le cose.

E da lì, piaccia o non piaccia, viene la crescita della produttività del lavoro, che è composto, in media, da brava gente che però non sa bene cosa fare di utile se non glielo spiega e magari ordina ed organizza uno di quelli che sanno come si fanno le cose e tendono a guadagnare più di 75mila euro all'anno ..., dicevo: da lì, dalla presenza di questo scum of the earth viene la produttività del lavoro e la sua crescita.

Per cui: la prossima volta che vi chiedete, pensierosi e preoccupati, perché mai in Italia la produttività del lavoro non cresca e perché mai abbia cominciato a rallentare la sua crescita da 15 anni circa e forse più, non state a fare ragionamenti tanto complicati e ad inventarvi elaborate teorie sull'euro e la domanda aggregata che non c'è, che non funzionano comunque e vi si annodano sia le dita che i neuroni. Guardatevi e riguardatevi quella tabellina che The Economist ha scroccato a KPMG, ed avrete il 51% della risposta.

Poi continuate pure a pensare che sia bene che anche i "ricchi", questo scum of the earth che si permette di guadagnare più di 75mila euro all'anno, piangano. Per carità, una pia illusione non si nega ad alcuno, specialmente se l'alcuno appartiene al maggioritario gruppo di quelli che, se privati di tali pie illusioni, non saprebbero bene cosa fare di utile ...

Simplex sigillum veri, cari i miei sempliciotti ... e non venite a dirci che non ve l'avevamo detto. Se siamo andati via, una ragione c'è e non è certo che non ci piacevano più il risotto e gli spritz ...

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Commenti

Ci sono 183 commenti

Qual'e' la composizione di questo segmento di persone che guadagnano piu' di 75.000 euro?

Il mio sospetto e' che, in italia, siano piu' che altro redditi da lavoro dipendente: quelli che non possono evadere. Tu hai mica dei dati ?
(a scrocco, of course ;)

No, non ce li ho quei dati. Credo che solo l'Agenzia delle Entrate possa dircelo con certezza.

In Italia di certo include i notai e molti altri professionisti, oltre che tutta l'alta dirigenza statale e la classe politica, dai consiglieri regionali (minimo) in su.

Ma il problema, Carminat, non è chi include questo gruppo in Italia oggi. Bensì chi potrebbe includere, se l'Italia attirasse a se, o mantenesse in se, quei talenti che non attira ma perde. E questi, basta guardarsi attorno nel mondo, sappiamo chi sono: i lavoratori "altamente qualificati", quasi tutti dipendenti, ma anche quasi tutti i soggetti con capacità imprenditoriali.

Ossia, quelli che sanno come far le cose, farle nuove e farle bene, perché valgano e si vendano, appunto.

però c'abbiamo uno o due punti base di Gini in meno, volete mettere? o in più?

mmm, vuoi vedere che magari la progressività della tassazione non c'entra un fico secco con la disuguaglianza?

Mi domando dove siano Danimarca e Norvegia in quel grafico. Avranno considerato la Svezia come rappresentativa di tutta la Scandinavia?

Michele, ovviamente hai ragione: la produttività (e anche l'innovazione, se posso permettermi) cresce aumentando il numero dei lavoratori produttivi, a cui di solito piace essere pagati di più per il fatto di esserlo. Credo che molti qui saranno d'accordo con questo fatto.

Se vuoi far giungere l'idea a persone meno abituate a sentirla, perché non pubblichi questo pezzo anche sul blog del Fatto?

Sarà ... Fatto! :-)

 

Se vuoi far giungere l'idea a persone meno abituate a sentirla, perché non pubblichi questo pezzo anche sul blog del Fatto?

 

Sottoscrivo l'appello a Boldrin: questo post deve andare dritto sul sito del Fatto. Bisogna che un certo tipo di persone (molte delle quali si definiscono "di sinistra") capiscano che avere tasse esorbitante sui redditi alti è uno dei grandi guai del Paese.

So già che genererete un vespaio di polemiche: queste persone proprio non capiscono che il lavoro si crea se c'è qualcuno (imprenditore) spera di guadagnarci sopra; e che questa speranza di guadagno, essendo fonte di lavoro, non va punita, ma premiata.

Ho flebili speranze che un certo tipo di persone riesca a capire questi semplici concetti: lo vedo anche dai commenti che leggo qui (non sono tutti troll, caro Boldrin: alcuni credono davvero in quello che scrivono). E ancor di meno ne ho quando leggo sul blog di Alessandro Gilioli questo brava giornalista attaccare Marchionne (o era Profumo? Qualcuno mi può aiutare a trovare il link?) perché guadagna 400 volte più di un operaio (risp.: perché ha preso troppo di liquidazione). O quando Report (un annetto fa) definiva i creditori dei bond Parmalat risparmiatori: ma chiamarli per nome (investitori o anche speculatori) è troppo difficile?

Toh, ho trovato il link incriminato: era Profumo. So che se stampo questa pagina e la faccio leggere a parenti, amici, colleghi, mi prenderanno per pazzo: e la cosa è ancora più divertente perché mia madre (dipendente Unicredit, quella che Gilioli pensa di difendere) mi dirà che Profumo ha preso anche troppo poco per quello che ha fatto; ma un discorso simile fatto per Marchionne non lo capirebbe lo stesso.

E chiudo completamente fuori tema, accodandomi all'appello di altri: vogliamo cambiarlo questo sito? Almeno su due punti fondamentali: spazio orizzontale limitato, sistema che consente di capire quali commenti si sono letti e quali no (almeno per gli utenti registrati), notifica via email quando c'è una risposta ad un thread. Perché così come è ora seguire le discussioni è impossibile! Come già detto, mi offro di occuparmi della parte informatica della faccenda; e magari anche di reperire un esperto di grafica all'altezza.

 

Scusate, ma busta paga di luglio 2010 e dichiarazione dei redditi 2009 alla mano, io in Francia ho pagato circa il 48%. Vero' e' che mio lordo e' stato solo di 85k $, ma dubito fortemente che guadagnando 100k $ le tasse scendano! Ma magari non ho capito io a cosa si riferisca la tabella.

Inoltre immagino che negli US uno poi debba pagarsi la copertura sanitaria extra, quindi comparando una tassazione con sanita' ed una senza si fanno un po' mele con pere (warning: non e' mia intenzione riaprire la discussione sanita' pubblica vs. sanita' privata, faccio solo un'oservazione fattuale). Ovviamente mi aspetto sempre che il totale tassazione+social security+sanita' privata sia ancora ben al di sotto del 50%.

 

Michele, ok, chiaro come il sole.

Ora scusa la domanda ingenua (non sono un economista manco di striscio) però: in Italia abbiamo già dei servizi rasoterra. Diciamo che abbassiamo significativamente le tasse. Ci verrà a mancare una barca di soldi di cui non possiamo fare a meno. Dove li andiamo a prendere?

mettendo a casa un certo numero X di statali inutili.

E/O riducendo le spese di un altro numero Y di statali inutilmente sovrapagati.

I politici sono statali.

Hai preso 1 grafico di 1 anno e hai dato 1 bella spiegazzione per 30 anni di storia !!!

E brav' o' pruvessore !!!

Hai poi ammesso che l'incidenza è del 51%, del 43%, che ci sono gli evasori. Però tra tutti i fattori la tua smargiassata la fai per questo fattore !!! E' qua che il professore ulula. Rimangano gli evasori, di tutti gli altri fattori ce ne frega un cacchio. Ma fate la carità : abbassate le tasse a chi percepisce più reddito...

Barman, un Nobbell o' pruvessore, paghe ie...

 

Scusa Italo non sono Boldrin a cui non servono avvocati. Ma non difendo Boldrin. Capisco che ci possano essere opinioni anche radicalmente diverse, ma proprio non ti riesce di esprimere le tue senza fare dell'inutile e puerile sarcasmo senza dire nulla di costruttivo? Non sono neppure polemico, ma pensaci su un attimo.

Anziché abbassare le tasse a chi percepisce più reddito (?), io suggerirei di aumentarle e, a quelli che se ne vanno, mandargli le cartelle all'estero. Così freghiamo anche il professore.

Al di là delle considerazioni sulle tasse io credo che uno straniero che voglia investire in Italia si trova di fronte al "problema dei problemi": dove, come e perchè.

Dove: chiama un consulente, che si fa pagare caro e amaro per comprare "secondamano",questi gli trova un'area non irragiungibile a prezzi cari e amari, sorvolo sulle mazzette, quindi deve chiedere: licenza edilizia, opere di urbanizzazione, perizia giurata, inesistenza vincoli, etc. Dopo quattro anni (è fortunato -)) ha lo stabilimento pronto: deve chiedere certificato ASL, Vigili del Fuoco, e qualche altro che mi sfugge, poi deve fare le assunzioni, diciamo 200 persone: arrivano i sindacati e dicono: se non vuoi casini ti diciamo noi chi assumere, poi arriva il Sindaco del Comune, il Presidente della Provincia e quello della Regione con la loro quota di clientes. Assumi, se ti va bene, 20 capaci e 180 raccomandati.

Come: il contratto prevede che i turni siano concordati con il sindacato, integrazione al minimo, dai 100 al lavoratore e ne dai 100 allo stato, nel frattempo quello svincolo che ti era stato promesso per l'apertura dello stabilimento non è stato nemmeno appaltato, torna il Sindaco e lui avrebbe un modo per accelerare i lavori allo svincolo, ma sa le spese.. nel frattempo accumuli ritardi perchè non riesci a far funzionare lo stabilimento come si deve.

Perchè. Ecco, perchè? Vado in Serbia e mi costruiscono l'autostrada, altro che svincolo,in tre giorni chiudo l'accordo per licenze, permessi, etc., ho l'esenzione fiscale e fatto 100 quello che dò al lavoratore lo stato ne prende 35. Ma è l'ultimo dei problemi..

purtroppo è tutto vero e da quando hai lo stabilimento pronto ci vuole un altro annetto...

Secondo te* i vari impedimenti burocratici sono dovuti ad incapacità, e mancanza di lungimiranza, dei legislatori o sono intenzionali, cioè fatti esplicitamente per impedire a nuovi elementi (stranieri, ma anche italiani) di inserirsi nel mercato e rompere lo status quo ?

*sei quello cui faccio più domande su nfa, decidi tu se perchè stimo la tua opinione o perchè sono un rompico**ni ("entrambi" non vale :-) )

 

ANALISI INECCEPIBILE, LA BUROCRAZIA INEFFICIENTE VOLUTA CREATA E PROTETTA DAI POLITICI CHE LA UTILIZZANO PER ESSERE RIELETTI RAPPRESENTA UN COSTO TREMENDO PER L'IMPRESA. IN PIU' BISOGNA AGGIUNGERE L'INCAPACITA' DEL SISTEMA GIUDIZIARIO A FAR RISPETTARE I CONTRATTI. SE NON VENGONO RISOLTI QUESTI DUE NODI E' INUTILE PARLARE DI PRODUTTIVITA', TANTO LO STIPENDIO, € 75000, CORRE OGNI ANNO.

.............ed avrete il 51% della risposta.

E' esatto dire che del 49% o quel che è che manca al 100%, fa parte anche la struttura chiusa dei gruppi che percepiscono 100k che non solo non si rinnova, ma impedisce l'afflusso di idee nuove?

Ciao Francesco,

 

In effetti, se tu sei tassabile in Francia dovresti facilmente esemplificare i calcoli in quanto le imposte sulle persone fisiche sono calcolabili senza l'ausilio di nessun commercialista: ti danno la formuletta di calcolo ...et voilà!

Quindi, dovresti poter verificare facilmente che le tasse scendono (in percentuale...) man mano che cresce l'imponibile annuo.

Allora dov'è l'errore? facile, doversi sobbarcare un libro spesso 600 pagine ogni anno prima di poter fare la propria dichiarazione dei redditti, come se fosse la troppa semplicità del metodo di calcolo il problema...

 

 

In effetti, se tu sei tassabile in Francia dovresti facilmente esemplificare i calcoli in quanto le imposte sulle persone fisiche sono calcolabili senza l'ausilio di nessun commercialista: ti danno la formuletta di calcolo ...et voilà!

Quindi, dovresti poter verificare facilmente che le tasse scendono (in percentuale...) man mano che cresce l'imponibile annuo.

 

Non capisco. In primis mi stai dicendo che la tassazione francese non e' progressiva o che non lo e' la social security?

In ogni caso (converto in dollari), su 85k $ di reddito 2009, tra gli uni e gli altri io ho pagato circa 40k $. Secondo la tabella del post, guadagnando 100k dovrei pagarne 35k < 40k !! Qui non e' un problema di percentuale, ma di valore assoluto.

Scusa, mi spiego male. Sarà il mio stentato italiano!

 

E proprio quello il concetto: man mano che cresce il tuo reddito, cala la percentuale complessiva. Per questo motivo ti risulta lo stesso importo di tasse da pagare (sempre complessivamente) rispetto ad una fascia maggiore di reddito. Questo è il semplice miracolo dell'incentivo: chi produce di più (dichiarando più reddito) è incentivato dal fatto che le tasse calanno, in percentuale.

 

 

Non mi sembra la causa primaria.

Voglio dire se anche avessimmo un livello di tassazione USA a che servirebbe visto che mediamente si arriva ai quei livelli per cooptazione e non certo (solo) per merito?

Si arriva a quel livello perchè con quella tassazione è meglio vivere di tasse cioè di sussidi e di amicizie politiche anzihè darsi da fare a lavorare e quindi fare a metà con il parassitismo politico-malavitoso italiota

Se poi aggiungi che la tassazione sulle imprese è da record allora scoprirai la ragione per cui la produttività è così bassa. da notare che la Svezia ha una pressione fiscale sulle imprese inferiore a quella USA è cioè un paradiso fiscale

Non esageriamo ragazzi: diamo anche affidamento all'assenza di evidente stronzzagine nel metodo di calcolo delle tasse complessive francesi: attenzione che le tasse da prendere in conto sono di tantissimi generi: la Sécu, come sarete abituati a sentire ormai, ha visto il suo peso complessivo aumentare negli ultimi 30 anni, in compenso si sono viste limitare le imposte dirette (ICI + IRPEF). Poi, un'altro particolarismo tutto italiano: l'IRAP, che è l'unico paese del G20  a tassare le aziende in modo cosi pesante, per il ricorso ai dipendenti per la produzione, sarebbe da aggiungere nelle tasse del personale. il che non può risultare dal grafico presentato.

Faccio la scommessa con voi: chi prende di più NON PAGA DI MENO, in valore assoluto. Ricordo benissimo gli scaglioni della formuletta di calcolo dell'imposta. Sennò, starebbe a significare che una formula progressiva dià un risultato dicrescente...il che sarebbe da presentare come un miracolo dell'aritmetica moderna!

 

Butto lì un po di links in fretta:

Bisogna vedere quanto è esatto il grafico dell'articolo sopra , questo credo sia più preciso (riferito ai dipendenti, gli imprenditori italiani tendono ad evadere, quindi come si fa a valutare?) e cmq perchè allora Fr e De crescono e noi no? Forse il 51% del problema sta qua?

Anche questo è da considerare: http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2024136,00.htm

 

 

Quindi la conclusione qual è? Aumentiano le tasse tanto il problema è "ben altro"?

I problemi sono innumerevoli ma questo non esclude che le tasse non lo siano tanto piu' che sono proprio le tasse a generare risorse per una burocrazia sovietica e a creare l'incentivo a vivere di questa anzichè di lavoro produttivo

Il primo link va corretto in questo:

images.forbes.com/media/pdfs/2008/misery/married_100.pdf

:)

Modificato, grazie!

Scusa Steve ma il grafico che hai linkato è favorevole al senso del post: le colonne piu' importanti sono la 5 (Net To Employee) e la 9 (Total Gross Cost to Employer), che assieme servono a calcolare il cuneo fiscale (che stranamente non è indicato). Bene, fatti i conti l'Italia è quart'ultima in classifica; gli unici posti in Europa dove il costo per l'imprenditore e il netto in busta sono piu' lontani sono Svezia, Slovenia e Belgio. Aggiungici  che il nostro indice di libertà economica (qui), che potrebbe essere una buona proxy per il restante 49% citato da Michele, è peggiore che negli altri tre paesi, e una buona spiegazione della crescita asfittica italiana è presto data. Pero' francamente questo benaltrismo è stucchevole: chiaro che se avessimo la libertà economica di Singapore ed il sistema universitario US la crescita sarebbe cmq superiore ad oggi, ma alla domanda "l'Italia ha un problema di eccessiva tassazione" non si puo' rispondere "Si ma i problemi sono altri".

 

Tempo fa avevo scritto un post sul mio blog in cui criticavo il nuovo che avanza del PD, ovvero Giuseppe Civati, per il modo sprezzante in cui aveva rifiutato un invito del Tea Party (credo milanese). Civati sosteneva che per certe rivendicazioni esiste già la lega, e che il problema non è la pressione fiscale ma l'evasione. L'altro giorno, dopo che B. aveva lanciato il Tea Party griffato Santanché, era intervenuto commentando il pezzo e rivendicando le sue buone ragioni dato che se i Tea Party piacciono a Berlusconi allora sono cacca, e dedicando alla questione un post sul suo, di blog.

Sono intervenuto sul suo blog per commentare la vicenda, e il risultato è che sono stato ricoperto di contumelie da gente che mi accusava di vivere su un altro pianeta, che i ricchi sono tutti evasori, che quelli che votano B. sono tutti ladri, che la pressione fiscale italiana è al di sotto della media europea o giù di lì, ecc. ecc. ecc.

Per un po' ci ho provato, poi ho lasciato perdere...

Qui il post sul mio blog, qui quello di Civati, qui i commenti...

Chiarissimo Michele, mi permetto di aggiungere i miei 2 centesimi in calce al tuo post scintillante.

Parto dagli estremi: perchè se un calciatore o un attore guadagna milioni il sig Rossi non fa una piega, mentre quando sente che il vicino di casa che è il direttore di banca, capufficio o simili e guadagna 80-100k€ si grida allo scandalo?

Io dico perché nella pancia dell'italiano medio il calciatore se li merita il direttore no.

Da là parte il circolo vizioso: se non riesco a capire il valore creato da chi organizza e dirige, non sarò disponibile a riconoscerne il merito e quindi riterrò accettabile che venga tartassato, un pò come chi vince alla lotteria e lascia metà del guadagno in tasse.

I redditi top sono super tassati, imho perchè non si capisce perchè dovrebbe meritarli chi li percepisce. A quel punto chi li merita davvero emigra in amerika e in questo modo, tra i redditi top italiani aumenta il peso relativo dei papponi che davvero non merita. A quel punto il circolo è innestato aumento la pressione sui redditi alti, chi è capace di meritarseli  emigra e chi è disponibile a pagare, è perchè in fondo è  davvero uno che ha vinto la lotteria politica, mafiosa, lobbystica etc

Ma perché la gente non capisce il merito di chi organizza e dirige? Perché ha una visione anacronistica (si può dire fisiocratica?) in cui il valore viene solo da chi produce. Ecco che allora chi commercia è percepito come un mezzo ladro, mentre gli intermediari  sono percepiti come ladri interi: non si vede il prodotto di quello che fanno quindi perchè pagarli?

Avete mai sentito i discorsi basiti sull'enormità del fatto che un ristorante possa fatturare 10k in una sera? Oppure i calcoli mirabolanti che ci spiegano che una pizza da 10€ incorpora 10 cent di materie prime e 5 di lavoro?

Il fatto che uno che fa impresa si assume un rischio e che un manager capace può portare all'utile un'azienda che era in perdita sono fenomeni al di là della comprensione, dunque, perchè pensare di remunerarli? Perché si possa anche lontanamente sperare in un cambiamento occorre veicolare questi concetti di fondo, altrimenti rimarremo in balia di parolai, papponi e boiardi di sorta.

 

Parto dagli estremi: perchè se un calciatore o un attore guadagna milioni il sig Rossi non fa una piega, mentre quando sente che il vicino di casa che è il direttore di banca, capufficio o simili e guadagna 80-100k€ si grida allo scandalo?

 

Siccome questo genere di cultura e' diffusa in Italia credo che bisognerebbe cercare di capirne la logica, che secondo me esiste.  Lasciamo stare il fatto che possiamo giudicare questa logica ingiusta e dannosa.

Prendiamo l'italiano medio: ha un basso livello di istruzione, e in particolare un livello tragicamente basso di conoscenze economiche.  E' abituato a vivere in una societa' dove non c'e' quasi alcuna relazione tra bravura e impegno personale nel lavoro e posizione raggiunta nella societa', che dipende quasi unicamente dalle relazioni personali, almeno nelle grandi imprese e nel comparto statale e parastatale. La societa' in cui vive e' molto sperequata e con scarsissima mobilita' sociale.

Nel contesto appena descritto il direttore di banca e' spesso un semi-cialtrone che ha raggiunto quella posizione raccontando le barzellette giuste ad altri semi-cialtroni a livelli sufficientemente alti nella gerarchia ed e' asceso alla sua posizione grazie a relazioni parentali, politiche, a volte anche massoniche, in ogni caso non per merito personale.  Nel modello economico super-fisso inoltre il guadagno del direttore di banca e' esclusivamente dovuto alla sottrazione a danno degli altri da un totale di risorse finite che tutti si devono dividere.  Quindi abbiamo un semi-cialtrone che si e' fatto avanti con mezzi obliqui e poco onesti, non ha meriti, e vive a danno degli altri.  Come negare che molti ai vertici della societa' italiana, particolarmente nel settore statale a contatto con la politica, corrispondono abbastanza bene a questo modello?

Ora passiamo al calciatore. Quello al confronto del direttore di banca e' un'eroe che compete per davvero, che si merita al 100% quello che riesce a guadagnare.  Un calciatore non puo' arrivare ai vertici della serie A con le stesse tecniche con cui il direttore di banca ha raggiunto la sua posizione, non serve a nulla raccontare buone barzellette alle persone giuste e anche coltivare relazioni parentali, politiche.

Se questa e' la logica, allora non basta lamentarsene.  Per superarla, oltre a migliorare l'istruzione che fa sempre bene, sarebbe anche opportuno rendere la societa' italiana piu' onestamente e lealmente meritocratica e meno legata alle relazioni personali, parentali, politiche.

 

Io vedo una possibile risposta diversa per la domanda

"Parto dagli estremi: perchè se un calciatore o un attore guadagna milioni il sig Rossi non fa una piega, mentre quando sente che il vicino di casa che è il direttore di banca, capufficio o simili e guadagna 80-100k€ si grida allo scandalo?"

Se il calciatore strapagato gioca male e non rende, viene prima messo in panchina e poi in tribuna per non giocare più, se non torna a rendere quanto ci si aspettava da lui (meccanismo meritocratico che sembra funzionare bene e dovrebbe impattare anche sul tornaconto economico del calciatore in questione). Se il direttore di banca, capoufficio o simili (quelli che sono stati chiamati the scum of the earth) non garantiscono i risultati promessi, non ne rispondono allo stesso modo. E a questo punto la domanda sorge spontanea: ma se sono coloro che organizzano e dirigono, e di conseguenza vengono correttamente pagati di più, qual è la ragione per cui quando i risultati sono negativi non vengono messi in panchina o in tribuna?  A volte quindi si può criticare non sulla base di una visione anacronistica, ma sulla base di principi meritocratici applicati solo in senso favorevole a coloro che rappresentano the scum of the earth e che rischiano di diventare privilegio (gli stessi privilegi eccessivi di cui godono in alcuni casi i lavoratori in Italia). In sostanza se chi organizza e dirige è realmente esposto a rischi maggiori allora è corretto pagarlo di più, se i rischi non sono poi così alti la remunerazione elevata può essere considerata e percepita molto meno giustificabile.

 

Ma perché la gente non capisce il merito di chi organizza e dirige? Perché ha una visione anacronistica (si può dire fisiocratica?) in cui il valore viene solo da chi produce. Ecco che allora chi commercia è percepito come un mezzo ladro, mentre gli intermediari  sono percepiti come ladri interi: non si vede il prodotto di quello che fanno quindi perchè pagarli?

 

Massimo, è questo che conta, più di qualunque discorso su direttori che non meritano o cugini del politico.

Dalla mia esperienza di fabbrica ho vivido il ricordo dell'opinione che avevano le tute blu di chiunque lavorasse ai "piani alti". Devo anche dire che noi (allora) giovani ingegneri condividevamo quasi in pieno la loro opinione di "quelli del marketing". Su quelli dell'ufficio acquisti capivamo forse un po' meglio che avevano un utilità, ma non poi così tanto.

Credo che in parte il problema sia dovuto alla basilare differenza fra due grandi categorie di lavori.

Ci sono quelli che fanno qualcosa che prima non c'era o trasformano in maniera visibile qualcosa.

E poi ci sono quelli che evitano che le cose si rompano, si esauriscano, restino ferme da qualche parte, rimangano nascoste su qualche scaffale perché i clienti non le notano. Quelli che fanno in modo che quando vai in vacanza la tua camera d'albergo sia libera e sia con vista mare, se è quello che tu hai pagato. Ecc.

Per tutti questi lavori, la valutazione del merito presuppone un ragionamento "all'incontrario": se tutto va come mi aspetto, ergo non succede niente, il tizio ha fatto un supereccellente lavoro; se ho solo qualche problemino, il suo lavoro è comunque buono; se il problema è grossetto, ma non mi impedisce comunque di svolgere l'attività prevista il suo lavoro è discreto; solo se il problema è così grave da impedirmi di svolgere l'attività dovrei dire che la sua opera è insufficiente.

Cioè, più meritevole è la persona e meno si nota il suo lavoro. Esattamente il contrario del grande calciatore, ma anche del grande calzolaio, del grande fisico o del grande chirurgo.

Il problema è che quando tutto va bene, non ci pensiamo => il suo lavoro è irrilevante (proprio quando in realtà è stato supereccellente);

quando c'è qualche problemino (la situazione più comune), ci incazziamo un po' e tendiamo a ricordarcelo (mi hanno messo vicino all'ascensore...) => il suo lavoro non è un granché (mentre è stato buono);

quando il problema diventa grosso (abbastanza raro), giudico il lavoro del "logistico" un disastro, anche se in realtà è riuscito in un'emergenza a darmi delle condizioni sufficienti a portare a casa il risultato.

Evito di prolungare oltre questo esempio, sperando che sia chiara l'idea che ho del possibile bias a proposito del giudizio su certi lavori.

 

Parto dagli estremi: perchè (...) il direttore di banca, capufficio o simili e guadagna 80-100k€ si grida allo scandalo?

 

Massimo, io non sono contrario a una giusta remunerazione delle capacita'. Pero' ti sarai reso conto anche tu che negli ultimi 40 anni c'e' stata una moltiplicazione del divario tra gli stipendi dei lavoratori dipendenti e quello dei loro manager, bravi o scarsi che siano, nelle medie e grandi imprese. Probabilmente di un fattore 20. E' un fenomeno globale, e non solo italiano, ma viene da chiedersene il motivo.

I manager ottengono risultati migliori che un tempo? In media non mi sembra. Sono piu' rari i bravi manager? Ho qualche dubbio, visto che nel frattempo il tasso di scolarizzazione e' molto cresciuto, e che ci sono bizzeffe di laureati in materie economiche e ingegneristiche tra cui scegliere. La concorrenza di lavoratori stranieri piu' poveri? Mi sembra che in un'economia fortemente orientata ai servizi molti (la maggioranza?) lavoratori dipendenti siano sufficientemente qualificati da non sentire tale concorrenza. Insomma, tu sai darmi una spiegazione? Perche' il valore del lavoro dirigenziale e' cresciuto cosi' tanto rispetto a quello del lavoro dipendente?

Nel frattempo, il rapporto tra lo stipendio dei lavoratori dipendenti e alcuni beni ritenuti particolarmente importanti come case e apartamenti si e' contratto a dismisura. Per questioni di economia globale, poi, si e' arrestato il meccanismo del dopoguerra per cui una generazione sapeva che in media la successiva sarebbe stata meglio. Risultato, il lavoratore dipendente si sente piu' povero ed ha una percezione molto pessimistica del futuro economico proprio e della propria famiglia. Anche molti artigiani e piccoli imprenditori, soprattutto quelli senza le amicizie giuste, sono all'angolo, continuamente minacciati dal rischio di fallimento.

Dall'altro lato si e' formata una classe di manager di livello medio alto e grandi professionisti. L'impressione anedottica di moltissimi amici e conoscenti e' che una buona parte di loro in Italia abbiano avuto accesso a questo club ristretto e privilegiato per cooptazione familiare o grazie a manovre di corridoio o di letto che poco hanno a che vedere con le reali capacita' professionali. Le tariffe minime professionali mantengono la posizione di privilegio economico di molti professionisti, mentre in molte grandi aziende le carriere avvengono solo per raccomandazioni di vario genere e sembra non esistere commessa esterna che non dia luogo ad un passaggio di bustarelle o favori, in una ragnatela clientelare che lega manager, professionisti, vertici di agenzie pubblicitarie, sottobosco politico (o sindacale in certe banche) e compagnia bella. Spesso, il potere e le retribuzioni di questa sorta di privilegiata orchestrina del Titanic sembrano essere quasi completamente indipendenti dall'effettivo risultato economico dell'azienda. Poi ti stupisci che in un periodo di crisi, se perdipiu' a tirare la cinghia sono sempre i soliti noti, i lavoratori dipendenti si incazzino e magari generalizzi un po' troppo (fermo restando che, avendone la possibilita', temo che molti si comporterebbero male quanto i loro deprecati capi)?

Io non ho le risposte, e non auspico soluzioni di ortodossia marxista, ma noto che in un periodo di crisi e di scarsa mobilita' sociale le diseguaglianze pesano enormemente su chi sta ai piani bassi.

 

E da lì, piaccia o non piaccia, viene la crescita della produttività del lavoro, che è composto, in media, da brava gente che però non sa bene cosa fare di utile se non glielo spiega e magari ordina ed organizza uno di quelli che sanno come si fanno le cose e tendono a guadagnare più di 75mila euro all'anno ..., dicevo: da lì, dalla presenza di questo scum of the earth viene la produttività del lavoro e la sua crescita.

La mia impressione è che non basti avere poca gente molto capace e gente "normale" che obbedisce, perché ci sono delle fasi intermedie della catena produttiva che richiedono comunque un dato elevato di competenza tecnica, acquisibile solo con studi adeguati. Ed a noi queste figure mancano tremendamente. In una recensione del libro "La cultura degli italiani" di De Mauro, viene riportato che nel nostro paese la precentuale di persone tra 25 e 64 anni con un diploma di scuola superiore è il 42%, contro una media europea del 59%. Nella Germania questa percentuale sale all'81% (quasi il doppio della nostra).

Ma esiste una formazione tecnica di livello ancora superiore. Nei Paesi Bassi, ad esempio, una volta concluse le scuole medie superiori si possono frequentare le scuole superiori, che rilasciano titoli di studio equivalenti alle triennali ed alle specialistiche, ma che sono di stampo più pratico (nutrizionista, tecnico informatico, tecnico biologo, etc.).

Riguardo l'Italia, ho l'impressione che molti laureati finiscano per fare lavori da diplomati o comunque da tecnici proprio per la scarsità di queste figure nel nostro paese. A prescindere dalle questioni fiscali, non credo che l'Italia possa ripartire ed uscire dal suo stato di arretratezza senza un forte aumento del numero di diplomati, che permetta dunque di sfruttare molto meglio il potenziale dello scrum of the earth

 

 

Riguardo l'Italia, ho l'impressione che molti laureati finiscano per fare lavori da diplomati o comunque da tecnici proprio per la scarsità di queste figure nel nostro paese.

Confermo l'impressione. Lo vedo anche dai programmi delle triennali tecniche, che in genere sono dirette piu' verso la formazione di tecnici specializzati che di futuri dirigenti.

Opinione strettamente personale e' che le scuole professionali sono snobbate gia' alle superiori come roba da gente che impara un mestiere "umile" perche' non sa/non puo'/non vuole andare all'universita'. Qui si ritorna al discorso dello snobismo provinciale delle famiglie "medie" italiane, che sono ormai la maggioranza.

Al di là di tabelle e statistiche , qualche considerazione anche personale :

--- Ero dirigente di una multinazionale high tech con R&D , Manufacturing in vari paesi Europei , Asia . U.S. , Africa : al di là di lordo , netto e tasse i dirigenti italiani godevano di un netto uguale ma spesso maggiore di quello dei dirigenti degli altri paesi , mentre tutti i livelli inferiori , compresi professionals impegnati in ricerca , engineerig , marketing , mettevano annualmente in tasca da abbastanza a molto meno dei colleghi europei e americani.

Il nostro P.d.G. investiva con piacere in R&D in Italia dove soleva dire "the brain is cheap"

Sarà per questo che quando appresi che Spinetta ( PdG di AirFrance KLM ) guadagnava circa la metà dell'omologo italiano di Alitalia non ne fui sorpreso.

--- Giuseppe Bottacin sembra sicuro che gli oneri previdenziali pagati dal datore di lavoro non siano di competenza dei lavoratori.

Sarei daccordo se il costo totale del lavoro in Italia fosse maggiore di quello per esempio di Francia e Germania ma non è così : a fronte di un costo del lavoro in Italia minore di x% di quello nei paesi menzionati il netto che va al lavoratore è minore dell'y% , dove y > x.Un'eventuale riduzione del cuneo fiscale - contributivo dovrebbe , a mio parere andare ai lavoratori fino a che y non divenga uguale a x dopodiché dovrebbe essere diviso in parti uguali.

--- libere professioni : qui non parlo di guadagni ma mi chiedo se il numero dei liberi professionisti crei un valore aggiunto vero ad esso proporzionale.

Se penso che a Roma esercita un numero di avvocati metà di quello di tutta la Francia sono portato a pensare di no.

--- produttività : ritengo che la nostra produttività non sarà mai uguale a quella di Francia e Germania fino a che potremo dedicare tante braccia a farci il pieno di benzina.( in quei paesi la regola è il self-service )

--- oltre alla pletora di liberi professionisti abbiamo od avremo una pletora di addetti al "terzo settore" dove le cooperative e la Compagnia delle Opere ( C.L. ) la fanno da padroni e competono solo nel succhiare contributi pubblici.Per lo più sono addetti a rispondere al telefono , disquisire sui problemi ma se si ha bisogno di prestazioni "hardware" alla fine bisogna rivolgersi al privato in nero.

 

Per quanto riguarda le libere professioni, in particolare l'avvocature: mi sembra verosimile che buona parte dei professionisti lavori poco, anche tenendo conto una diffusa litigiosità. In un certo senso, la libera professione può essere stata - almeno in certe reltà locali - un rifugio per chi non otteneva una collocazione nell'industria o nei servizi ed aveva comunque un certo grado di protezione famigliare.

Il numero chiuso non è mai stato apertamente sostenuto dalle categorie professionali, perché sarebbe considerato antisociale ed incostituzionale. Si seguono pratiche diverse per limitare l'accesso: obbligo di una formazione specifica postuniversitaria, esame catenaccio, obblighi di formazione continua (a pagamento), ecc.

 

--- Giuseppe Bottacin sembra sicuro che gli oneri previdenziali pagati dal datore di lavoro non siano di competenza dei lavoratori.

 

Mannaggia che male che scrivo...

Quello che intendevo è che il datore di lavoro sborsa una cifra che comprende anche il 26% di contributi pensionistici e il 3.9% di Irap, che nel grafico proposto da Michele non mi paiono apparire.

Visto che ogni nazione divide a modo suo i contributi "a carico del lavoratore" da quelli "a carico del datore di lavoro" (metto le virgolette perché continua a sfuggirmi la differenza, dato che tutti escono dalle tasche del datore di lavoro in cambio di un lavoro che esce dalle mani/cervello del lavoratore), con differenze anche molto grandi, mi pare futile confrontare solo quelli "a carico del lavoratore" come la barretta lunga 9-10% sembra indicare. Se vogliamo fare dei confronti, il carico contributivo italiano è maggiore di circa 1/4 di quello mostrato nel grafico e non ho idea di quanto diversi siano i contributi negli altri paesi.

Tanto per chiarire ulteriormente il mio pensiero: so benissimo che il costo totale medio del lavoratore italiano è inferiore alla media europea e la cosa non mi piace. Non mi sognerei mai di chiedere un abbassamento ulteriore di questo costo, eliminando una parte dei contributi "a carico del datore di lavoro". Quei soldi appartengono al lavoratore e non ho alcun dubbio su questo. Ho invece pochi dubbi che lo stato si appropri di una parte compresa fra il 60% e il 75% convinto di sapere meglio del lavoratore come è meglio utilizzarli.

Wow, che grinta (e che spocchia), prof. Boldrin!

Conforta sapere che tutto il mondo è paese e che le chiacchiere nei bar delle università americane non sono tanto diverse da quelle di un qualsiasi bar dello sport di un paesino delle valli bergamasche. Potenza della globalizzazione?! (ma un bel "Roma ladrona!" non ci stava bene alla fine del post?).

E' interessante notare come voi economicisti (pardon, economisti) quando si tratta di parlare di bassa produttività pensate a operai e impiegati, mentre quando si parla di alta produttività pensate a dirigenti e imprenditori. Chissà con quale formula magica (o scientifica) riuscite a distribuire il merito rispetto agli incrementi di produttività e a stabilire quanto vale il lavoro degli uni e quanto quello degli altri. Ovviamente si tratta di una domanda retorica, non accanitevi a tentare di spiegarmelo: tanto non capisco nulla nè di magia ne di scienza economica (anche se qualcosa mi dice che più che altro è una questione politica...)

  

 

[...] tanto non capisco nulla [...]

 

parole sante, parole sante.

non sai quanto sentivo la mancanza di yet another troll ...

dal supplemento Negocios de El País di oggi:

http://www.elpais.com/articulo/primer/plano/decada/perdida/Italia/Portugal/elpepueconeg/20101024elpneglse_3/Tes

sarebbe bello poter mostrare la tabella a pg.6 dell'edizione cartacea - dove c'è una classifica, fatta con dati dell'ultimo IMF World Economic Outlook, del tasso di crescita negli ultimi dieci anni [lamentablemente calcolato come (gdp 2010 - gdp 2000 / gdp 2000)% quindi includendo stime IMF per il 2010].

siamo al penultimo posto. sotto c'è haiti, che la decade l'ha persa decrescendo. appena prima di noi il portogallo, ad una non piccolissima distanza (italia: 2.43% ; portogallo: 6.47%)

per Lupi, il parlamentare PdL de "la spagna c'ha le pezze al culo": spagna 22.43%...

ps: se uno poi vuole farsi i calcoli da sé:

http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2010/02/weodata/weorept.aspx?pr.x=77&pr.y=7&sy=1999&ey=2010&scsm=1&ssd=1&sort=country&ds=.&br=1&c=184,136&s=NGDP_R&grp=0&a=

 

Non è che, tra un foglio excel e l'altro, ci fai sopra una breve ma informata riflessione su questi dati? Che persino il Portogallo fosse cresciuto così tanto più di noi impressiona, non me n'ero accorto.

In particolare, separare la parte di crescita GNP che dipende dalla demografia da quella che rappresenta un'effettiva crescita del reddito pro capita, sarebbe molto utile. Come sarebbe estremamente utile vedere meglio lo spaccato territoriale (N, C, S), settoriale e per decili di reddito di tale crescita. La mia analisi nasometrica suggerisce che, se così si facesse, avremmo delle sorprese ancora maggiori e cominceremo a capire meglio perché una fetta oramai maggioritaria del paese è veramente incazzata perché sta oggi peggio, materialmente peggio, di dieci anni fa.


Se ne hai voglia, Armando, mandami un email. Sarei interessato a capire la cosa e mi manca il tempo in questi mesi. Grazie. Ciao,

Eurostat dà qualcosa per regione ( GVA ) da 1999 a 2007

 

 

Real growth rate of regional gross value added (GVA) at basic prices

 

GEO/TIME

 
 

2000

 
 

2001

 
 

2002

 
 

2003

 
 

2004

 
 

2005

 
 

2006

 
 

2007

 
 

2007/1999

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

Lazio

 
 

2,2

 
 

2,3

 
 

2,6

 
 

-0,9

 
 

5,1

 
 

0,3

 
 

1,6

 
 

3,3

 
 

17,6

 
 

Marche

 
 

3,6

 
 

2,4

 
 

2,2

 
 

-0,6

 
 

1,7

 
 

1,1

 
 

3,4

 
 

2,0

 
 

16,9

 
 

Veneto

 
 

5,1

 
 

0,6

 
 

-0,7

 
 

1,4

 
 

2,9

 
 

1,0

 
 

2,3

 
 

1,8

 
 

15,2

 
 

Provincia Autonoma Bolzano-Bozen

 
 

4,9

 
 

0,5

 
 

-1,4

 
 

1,0

 
 

3,6

 
 

0,3

 
 

4,2

 
 

1,1

 
 

14,9

 
 

Emilia-Romagna

 
 

5,7

 
 

1,3

 
 

-0,5

 
 

-1,0

 
 

1,3

 
 

1,2

 
 

3,7

 
 

2,3

 
 

14,7

 
 

Friuli-Venezia Giulia

 
 

5,6

 
 

2,7

 
 

-0,3

 
 

-2,5

 
 

0,6

 
 

2,6

 
 

2,7

 
 

1,9

 
 

13,9

 
 

Lombardia

 
 

3,8

 
 

2,1

 
 

1,3

 
 

-0,1

 
 

1,3

 
 

0,9

 
 

1,7

 
 

1,7

 
 

13,4

 
 

Toscana

 
 

3,4

 
 

1,9

 
 

0,9

 
 

0,4

 
 

1,0

 
 

0,5

 
 

2,1

 
 

1,2

 
 

11,9

 
 

Umbria

 
 

3,8

 
 

1,9

 
 

-0,6

 
 

-0,7

 
 

2,5

 
 

0,0

 
 

2,9

 
 

1,3

 
 

11,5

 
 

Abruzzo

 
 

6,1

 
 

2,4

 
 

0,2

 
 

-2,1

 
 

-2,3

 
 

2,6

 
 

2,5

 
 

1,8

 
 

11,5

 
 

Provincia Autonoma Trento

 
 

3,4

 
 

0,6

 
 

0,1

 
 

-0,1

 
 

0,4

 
 

0,5

 
 

2,4

 
 

2,9

 
 

10,6

 
 

Campania

 
 

3,8

 
 

2,6

 
 

2,6

 
 

-1,0

 
 

0,4

 
 

-0,3

 
 

1,1

 
 

1,0

 
 

10,6

 
 

Liguria

 
 

4,2

 
 

2,7

 
 

-1,5

 
 

-0,2

 
 

0,5

 
 

0,4

 
 

0,8

 
 

3,3

 
 

10,5

 
 

Molise

 
 

2,9

 
 

2,1

 
 

0,9

 
 

-2,1

 
 

1,6

 
 

0,2

 
 

2,7

 
 

1,3

 
 

9,9

 
 

Sicilia

 
 

3,2

 
 

3,2

 
 

0,2

 
 

-0,5

 
 

-0,3

 
 

2,7

 
 

0,9

 
 

0,1

 
 

9,8

 
 

Piemonte

 
 

3,0

 
 

0,7

 
 

-0,3

 
 

-0,2

 
 

1,9

 
 

0,9

 
 

1,7

 
 

1,2

 
 

9,2

 
 

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

 
 

-1,4

 
 

3,9

 
 

0,9

 
 

2,0

 
 

1,7

 
 

-1,4

 
 

1,6

 
 

1,3

 
 

8,8

 
 

Sardegna

 
 

2,0

 
 

1,7

 
 

-0,5

 
 

0,8

 
 

1,5

 
 

0,1

 
 

1,1

 
 

1,6

 
 

8,6

 
 

Calabria

 
 

1,7

 
 

3,4

 
 

-0,5

 
 

0,5

 
 

2,8

 
 

-1,7

 
 

1,3

 
 

0,0

 
 

7,6

 
 

Puglia

 
 

2,9

 
 

1,2

 
 

-0,1

 
 

-1,9

 
 

1,4

 
 

-0,2

 
 

2,5

 
 

0,2

 
 

6,1

 
 

Basilicata

 
 

2,1

 
 

-0,3

 
 

-0,1

 
 

-1,7

 
 

2,3

 
 

-1,4

 
 

3,8

 
 

1,0

 
 

5,7

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

Nord-Ovest

 
 

3,6

 
 

1,8

 
 

0,6

 
 

-0,1

 
 

1,4

 
 

0,8

 
 

1,6

 
 

1,7

 
 

11,9

 
 

Nord-Est

 
 

5,3

 
 

1,1

 
 

-0,6

 
 

0,0

 
 

1,9

 
 

1,2

 
 

3,0

 
 

2,0

 
 

14,6

 
 

Centro (IT)

 
 

2,9

 
 

2,2

 
 

1,8

 
 

-0,4

 
 

3,2

 
 

0,5

 
 

2,1

 
 

2,4

 
 

15,6

 
 

Sud

 
 

3,4

 
 

2,1

 
 

0,9

 
 

-1,2

 
 

0,8

 
 

-0,2

 
 

1,9

 
 

0,7

 
 

8,6

 
 

Isole

 
 

2,8

 
 

2,8

 
 

0,0

 
 

-0,1

 
 

0,2

 
 

2,0

 
 

1,0

 
 

0,5

 
 

9,5

 
 

Italy

 
 

3,7

 
 

1,8

 
 

0,6

 
 

-0,3

 
 

1,7

 
 

0,7

 
 

2,0

 
 

1,7

 
 

12,5

 
 
  

 

 

b

 

 

 

 

 

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