Della proposta politica di nFA

/ Articolo / Della proposta politica di nFA
  • Condividi

Un lettore ci chiede gentilmente qual è la nostra proposta politica. Colgo l'occasione per rispondere e per chiarire alcune cose.

Il lettore Lilo, in calce a uno dei vari post su Vendola che ultimamente sono comparsi nel sito, pone la seguente domanda.

 

Vorrei chiedervi, e scusate se non ho già individuato l'eventuale sezione già presente sul sito (ho pochissimo tempo libero e vi leggo parecchio volentieri ma saltuariamente), quale sia la vostra proposta politica?

Dite: vendola no, bersani no, tremonti no, berlusca no...ecc.

Qual è la vostra idea di politica economica (e sociale) vincente, quella che dovrebbe adottare il politico italiano che votereste ?

Grazie, Emilio

 

Si tratta di una domanda che, sospetto, si pongono anche altri lettori, e che risorge con maggiore virulenza in tempi elettorali o giù di lì. Può quindi essere utile provare a fornire una risposta. La risposta, si noti, è a mio nome, non a nome dei redattori. Un po' è per la pigrizia di non stare a limare le frasi con il resto del ''collettivo''. E un po' anche per rimarcare che nFA non ha una ''linea'', ma è un luogo di discussione in cui il più delle volte ci esprimiamo individualmente. Allora, per punti.

1. Non siamo political consultants. Non son sicuro che in italiano esista una traduzione di questo termine (consulente politico non mi suona, ma magari esiste). In breve, un political consultant è uno che scruta gli umori della pubblica opinione, è esperto nell'arte di impacchettare messaggi politici in modo che risultino attraenti, o meno ripugnanti, all'elettorato e fornisce i propri servizi al politico per aiutarlo a vincere le elezioni e catturare consenso. Nel processo, il political consultant spiega anche quali siano le politiche da evitare o da adottare al fine di ottenere consenso. Quando ci si chiede qual è la ''idea di politica economica (e sociale) vincente [enfasi mia], quella che dovrebbe adottare il politico italiano che votereste'' ci si chiede in sostanza questo, ossia di mettere assieme una proposta complessiva che sia al tempo stesso a noi gradita e in grado di catturare il consenso dell'elettorato.

Io questo lavoro non sono proprio capace di farlo. Non ne ho gli strumenti analitici, non sapendo e capendo nulla di comunicazione, né ho voglia di acquisirli, ammesso e non concesso di averne la capacità. Il mio lavoro è diverso, faccio l'economista e il meglio che posso fare è valutare l'effetto di certe politiche economiche. Su certi temi credo di sapere abbastanza da poter formulare proposte, e quando posso lo faccio. Se queste proposte piacciono a qualcuno bene, altrimenti pazienza. L'elaborazione di una linea complessiva di politica economica e sociale, come dicono da queste parti, is above my pay grade.

2. Non siamo un partito, non abbiamo partito, e va bene così. Nella politica italiana è abituale dividere più o meno tutto quanto per fazioni, e a questa regola non si sottraggono i think tanks, o centri studi, o blogs di analisi politico-economica o come altro si voglia chiamarli. Ci sono ragioni storiche per cui è così, che adesso sarebbe troppo lungo analizzare. Il punto è che non deve essere così. E' perfettamente possibile e legittimo fare proposte di politica economica chiedendosi unicamente qual è l'impatto economico e sociale, senza chiedersi a chi giova dal punto di vista politico. Le valutazioni politiche le faranno altri, a cominciare dai politici stessi. In Italia è da poco tempo che si sono creati centri (più o meno) indipendenti di analisi. Noi speriamo che la cosa si propaghi ancora di più nel futuro. Nel frattempo, facciamo la nostra parte con gusto.

La scelta ha un costo. Dato che è ancora diffusa l'idea che le forze politiche dovrebbero ascoltare ed elaborare solo le proposte degli intellettuali ''di area'' (quando ero giovane si diceva ''organici'') rifiutarsi di appartenere a un'area implica immediatamente venir presi meno sul serio ed essere ascoltati meno. A nostro avviso i benefici superano i costi. Inoltre, per quel che mi riguarda e come già ribadito, è l'unica cosa che so fare.

3. I redattori di nFA non sono omogenei. Non completamente almeno. Tendiamo a essere d'accordo quando parliamo di politica economica (''tendiamo'', non sempre). Su altre questioni magari la pensiamo in modo diverso, oppure alcuni non hanno opinioni e altri sì. Per dire il grado di eterogeneità, tra i redattori c'è addirittura una piccola minoranza di fede non nerazzurra (ma niente milanisti o juventini, anche all'eterogenità c'è un limite).

Quando si sceglie per chi votare o quale politico appoggiare si fa la somma di tutto e si cerca di trovare il meno peggio, ma le conclusioni a cui si giunge possono essere differenti. Direi che Marcello ha ragione a dire che al momento il consenso unanime è che Berlusconi deve essere mandato a casa il prima possibile e, si spera, definitivamente. Al di là di questo, non saprei. Per quel che mi riguarda io sto aspettando di vedere come si sviluppa la situazione e al momento non so bene cosa farò in caso di elezioni, eccetto che piuttosto che votare Berlusconi o Bossi mi taglio le mani.

4. Le proposte le facciamo. Siamo, alla fine della fiera, un gruppo di persone che ha un altro lavoro e scrive su questo blog nel tempo libero. Non riusciamo quindi a commentare e fare proposte su tutto quello che vorremmo. Fare proposte in modo ragionato, evitando di sparacchiare slogan ideologici e numeri a caso, richiede tempo e risorse che al momento non abbiamo. La situazione migliorerà un poco con la costituenda fondazione ma è chiaro che per un lungo periodo non riusciremo a intervenire su tutti i temi che ci interessano in modo tempestivo e organico.

Detto questo, proposte individuali o di gruppo le abbiamo fatte e continueremo a farle. Per quel che mi riguarda, per esempio, ho fatto dettagliate proposte riguardo la riforma federalista e la riforma  elettorale. Altri colleghi hanno scritto su altri aspetti. Abbiamo anche fatto proposte, individuali o collettive, su altri aspetti puntuali, come ad esempio Alitalia e Rai (magari gli altri redattori possono fare altre segnalazioni nei commenti, io sto diventando senile e comincio ad avere vuoti di memoria). Chi voglia perdere un po' di tempo a guardarle, quelle proposte, si accorgerà che non sono facilmente classificabili come ''di destra'' o ''di sinistra''. La cosa non è sorprendente. Sono semplicemente proposte elaborate in modo indipendente, usando nel modo migliore (condizionale ai nostri limiti individuali) la teoria economica e i dati a nostra disposizione.

Il fatto che non siano immediatamente incasellabili non significa però che le proposte non siano organiche, coerenti e ben ragionate. A nostro avviso lo sono. Il fatto che nessun partito le faccia proprie (anche se qualcosina ogni tanto percola) ci spiace ma non ci induce certo a cambiare la nostra modalità operativa.

5. Conclusione. Non chiedeteci quello che non siamo in grado di fornire. Non possiamo essere capi partito, non possiamo essere intellettuali d'area, non possiamo commentare su tutte le cose rilevanti che accadono quotidianamente nell'economia e nella politica nazionale. Possiamo costruire e mantenere un luogo di discussione diverso e migliore dei tanti urlatoi nazionali. Possiamo elaborare proposte puntuali quando troviamo il tempo e le risorse. Forse è poco, ma forse no.

Indietro

Commenti

Ci sono 81 commenti

Possiamo elaborare proposte puntuali quando troviamo il tempo e le risorse. Forse è poco, ma forse no.

No, e' sicuramente tanto, per il semplice motivo che in Italia il "dibattito" politico non esiste, e qualsiasi tensione anticonformista 

 

- come la vostra - e' una pepita d'oro. Sul fatto che si possa essere presi meno sul serio, beh, meglio essere nel giusto che parte
della solita cricca perfettamente stereotipabile.

 

E magari chissa', tra qualche articolo sul Fatto Quotidiano qualcuno comincera' a intendere cosa significa la parola "indipendente"?

 

Smetto qui con le perfette ovvieta', ma in questo frangente mi sembrava doveroso dire la mia.

 

 

Sandro, il riassunto del tuo post mi pare sia

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato [...]

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]

Codesto solo oggi possiamo dirti

Ciò che non siamo ciò che non vogliamo

 

 

Sì e no. Sì se la questione è in termini di ''quale schieramento politico tra quelli attuali ha la proposta migliore''. Qui veramente possiamo solo dire che vediamo da tutte le parti proposte gravemente insufficienti, per cui al massimo possiamo solo dire ciò che non siamo e ciò che non vogliamo. Se invece la domanda è ''quali provvedimenti concreti vorreste attuare'' allora la risposta è no. Nel senso che in quel campo possiamo dire chiaramente cosa siamo e cosa vogliamo.

Dovendo per forza riassumere la nostra posizione con le parole di un sommo poeta, io sceglierei un verso tratto da un poema che dà il titolo a una delle nostre rubriche:

vendere o no non passa tra i miei rischi

non comprate i miei dischi

e sputatemi addosso

 

i redattori c'è addirittura una piccola minoranza di fede non nerazzurra (ma niente milanisti o juventini, anche all'eterogenità c'è un limite).

E' possibile riavere il contributo da me sconsideratamente mandato ad un branco di interisti fanatici e razzisti? :-)

ops, di nuovo! anche la possibilità di cancellare i post, pur non fondamentale, sarebbe gradita.

 

Hanno già risposto (tre anni fa circa ;-) ). Se esistono commenti in risposta al tuo finirebbero cancellati anche loro o comunque slegati dal contesto. Esiste comunque la possibilità di cancellare il contenuto del commento lasciandolo vuoto

 

un political consultant è uno che scruta gli umori della pubblica opinione, è esperto nell'arte di impacchettare messaggi politici in modo che risultino attraenti, o meno ripugnanti, all'elettorato e fornisce i propri servizi al politico per aiutarlo a vincere le elezioni e catturare consenso.

 

temo che i Italia , divisa su tutto , lo sia anche sulla origine che dovrebbero avere i programmi elettorali :

--- una parte ritiene che il programma debba essere la somma dei desiderata degli elettori.

mi pare una visione da follower che se i programmi fossero veramente attuati ci porterebbe velocemente al fallimento.

( volete zero tasse? volete raddoppiare lo stipendio ? ...

 

--- l'altra parte ritiene di avere la scienza infusa e propone ciò che suggeriscono i think thank di riferimento : convinta della propria superiorità non ha dubbi che ciò che essa propone sia il massimo per i cittadini.

E' una visione da pseudo leader perchè la leadership è assunta per definizione senza riscontri.

Per nostra fortuna poi , una volta al governo , né l'una né l'altra parte mette in pratica il programma.

 

 

Ciò che manca è la capacità di elaborare un programma con ciò che serve al paese ( gradito o sgradito nella singola articolazione agli elettori ) da cui scaturisca però un obiettivo finale forte , positivo per i cittadini ,  che possa addirittura entusiasmare gli elettori.E questa sarebbe leadership. 

Un political consultant dovrebbe costruire questo.

A mia memoria forse ci siamo avvicinati a questa situazione solo nel 1996 in cui l'obiettivo trascinante era l'euro.

In realtà le ultime 4 tornate elettorali non hanno avuto praticamente nessun dibattito sul programma. Intendo fuori dagli ambienti universitari o intellettuali.

Quando il dibattito si spostava sulle piazze o sui mezzi di comunicazione diventava pro o contro BS, pro o contro "i comunisti" e gli accenni al programma ricordavano che il programma prevedeva meno tasse, libertà, ricerca, lavoro insomma: la pace nel mondo.

I vari schieramenti, una volta eletti, varavano riforme delle pensioni e indulti di cui non avevano parlato fino al giorno prima e che non erano parte del programma (almeno non in maniera chiara ed esplicita), dimostrando in quanta considerazione tengano lo stesso e l'opinione dei propri elettori.

L'italiano medio tende a votare "contro" piuttosto che a favore e spesso su basi istintive. BS ha inizialmente sfruttato a suo favore questa mentalità, soffiando sul fuoco, ed ora ne è a sua volta vittima.

Il risultato finale è che la politica in Italia è sparita, esiste il pro e contro BS** basterebbe questo per auspicare, come i redattori di nfa, che il suddetto si ritiri a vita privata.

** al riguardo è divertente come alcuni nuovi arrivati su nfa (che lo immaginavano come uno dei tanti siti anti-BS) si trovano spiazzati dal fatto che qui si tenti di ragionare e portare avanti delle idee a prescindere da faziosità politiche.

 

Sono anni che seguo nFA e cerco di riportare i redattori sulla giusta strada, ma niente, hanno sempre quelle idee strambe... e comunque non è vero che non sono una setta politica: parlategli di Mourinho e vedete.

RIchiediamo indietro i soldi per la Fondazione - così imparano a tifare la squadra a strisce sbagliata

PS la retta via è http://www.juventus.it/site/ita/index.asp

7anni grassi-7anni magri....in stile Inter

3 anni grassi....12 anni magri....

ritorno al futuro 2020....

ihihihihi...

Tutto sommato dai post che ciascun redattore scrive, si comprendono almeno alcune delle loro posizioni. Ma tutto sommato sono relativamente irrilevanti dal momento che i contenuti sono stimolanti e di qualità  di modo che la eventuale diversità di opinioni e posizioni non è mai ostacolo a scambi utili, interessanti e non pregiudizialmente prevenuti. E credo che sia questo ad essere importante.

 

Eppure, una sintesi delle posizioni espresse in molti articoli sul sito e in altri richiamati (per es., i due di Sandro Brusco) non sarebbe una cattiva idea.

Questo articolo accende l'interesse, ma se poi si deve seguire links a testi di varie decine di pagine, la discussione è frenata ... 

Solo 14° (su 19) secondo il FT il miglior ministro dell'economia degli ultimi 100 anni, uomo dell'anno secondo Gianni Riotta, che Dio ce lo conservi secondo i lacchè del PDL, etc. etc.

Ma non dovevamo premiare il merito ? E ce lo meritiamo uno del genere ? Ah, comunque il Financial Times è stato comprato dai comunisti, sicuramente...

Trovo interessante come la notizia sia stata data sui giornali italiani (parlo di Sole, Corriere e Repubblica): pochissimo risalto, il nome "Tremonti" non è citato nei titoli (Repubblica scrive "via XX Settembre" !!!). Immaginando la diversa enfasi se fosse stata redatta un'analoga classifica dei primi ministri, mi lascio andare al complottismo, per me il Voltremont se lo tengono tutti buono come futuro PM di transizione o tecnico post BS.

 

# 8 per political skill ( nei sottoparametri : Lucidity score 4 , International star rating score 9 , 

Domestic effectiveness score 10 )

per il political skill  ( che influiva per il 50% sull'overall ranking di 14 , i giudici erano 7 fra i quali uno italiano ( Annunziata di UNICREDIT )

QUI i dettagli

 

 

Sul numero in edicola da oggi di  Micromega viene riportato il dibattito Boldrin - Brancaccio dal titolo "Controversia su Marchionne, il liberismo e il centro-sinistra che verrà". Sul sito di Brancaccio viene riportata questa  sintesi.

Qualcuno ha idea di come possa fare a leggerlo se vivo in Spagna?

altrimenti me lo regalerò per Natale quando torno in Italia :-)

Sono curioso... ma mi tocca dare soldi a Flores D'Arcais?!? ooo... ma non è che io scendo in edicola, sgancio 14 (dico 14!) euro e subito dopo mettete la versione integrale su internet? ;-)))

Micromega mi rifiuto di comprarlo anche se viene riportato l'incontro con Michele. Non sopporto Brancaccio tra l'altro il cui volto tetro fa supporre che abbia litigato con la contentezza. Non capisco a quale indice di protezione dei lavoratori si riferisca costui e non riesco (di certo mia disattenzione) a rintracciarlo sul sito OCSE. Rintraccio invece la prodttività manifatturiera che in Germania è cresciuta del 19% tra il 2001 ed il 2007 senza esplosioni di salari (Se la locomotiva va nella direzione sbagliata). Questi hanno il vizio di andare sempre a parare per massimi sistemi e se ne fottono che o FIAT segue la strada che ha intrapreso o rischia di saltare. Mi aguro che Marchionne capisca l'aria che tira e decida di portar via l'Azienda.

Avevo dimenticato. Le statistiche dei padroni del Worlda Economic Forum vanno buttate nel cesso ed ovviamente non serve perdere tempo per dimostrare che sono sballate.

 

Micromega non è male e fino a qualche tempo fa non era nemmeno tanto schierato sui temi economici. Ospitava un ottimo Boeri sul contratto unico per esempio. Ora devo dire che noto una virata pro-fiom. Comunque io il numero l'ho preso come sempre ma non è l'ora questa per leggere il corposo BvsB. Se ne riparla nei prossimi giorni.  

Ho letto. Interessante. Ma la discussione forse era un po' pilotata dal giornalista intervistatore che ho scoperto essere autore guarda un po' di un libro dal titolo ''Liberista sarà lei'', a favore dell'interventismo statale.

P.S. Passi Kruggy ma non sapevo che Samuelson avesse parlato dei limiti del libero scambio. Comunque non capisco come si faccia a dire che il protezionismo fa bene. In teoria anche se gli altri fanno 332 misure protettive a noi non dovrebbe comunque convenire l'apertura commerciale?

 

Un sunto e qualche considerazione sulla prima parte del dialogo tra Boldrin e Brancaccio

http://pensatoio.ilcannocchiale.it/2011/02/15/il_dibattito_tra_brancaccio_e.html

che era una poltrona? ma dove stato sto celebre dibbattitto di boldraccio e brandrin?

in your mail, se la controlli :-)

 

Questa settimana il “Premio  Polena " per l’articolo più interessante va a Michele Boldrin con "Cari studenti, cosa volete davvero?" pubblicato sul Fatto Quotidiano di venerdì 3 dicembre.

 

http://www.polena.net/it/

Coraggio che di qui al nobel manca poco!

nomen omen? non si sa con certezza ma pare che chiunque usi il termine "bieco" e' danneggiato da caduta dal vasetto.

Notisi che il bieco laissez faire e' appunto lasciar fare ai mercati quel che i mercati fan meglio.

Le critiche di questo individuo sono il segno degli eccessi del bromuro nell'acquedotto (come qualcuno mi fece notare io son colpevole di bieco [sic] materialismo)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/boldrin-co-cattivi-maestri/

 

Palma, dimmi (mi dica) che l'avete scritto tu (lei) e Boldrin, a quattro mani, così provo a smettere di ridere...

o di piangere.

0_0'

Accidenti che sbroccata. Oltre all'attacco personale, sostanza ne vedo poca e quella che vedo mi spaventa. Ma il tono dell'articolo mostra un livore che non riesco a comprendere. Michele, tu "ex sgnoccolona francese", diventato "simil coatto di periferia" "parcheggiato a W.U. di Saint Louis", cosa gli hai fatto a questo qui? Gli hai rotto il giochino della teoria fissista? Lo spingi pure a dichiarare che ritenere gli odierni genitori in grado di esprimere un giudizio sulle qualita' della scuola frequentata dai lorofigli sia "demenziale", in spregio a milioni di genitori che se sono cosi' coglioni da non saper giudicare una cosa cosi' palese non si capisce perche' possano poi votare e decidere la composizione del parlamento. Roba che mi fa girare immediatamente i coglioni, che di presuntuosi che si arrogano il diritto di decidere per gli altri, perche' li ritengono dei menomati, cosi' come ritengono dementi chi gli permette di esprimere il loro parere ne ho gia' visti anche troppi.

Confessa, gli hai fatto delle angherie al gatto? Perche' una sbroccata che gli fa partorire una simile serie di puttanate furibonde, per di piu' da uno che si definisce liberale, deve avere una profonda motivazione personale.

 

 

Mi ha convinto: Inclusione a sinistra, Ordine a destra. Boldrin, lei è parcheggiato in divieto di sosta e arreca disturbo alla convergenza coalizionabile, patente e libretto!

 

Abbiamo replicato a Pellizzetti, in merito ad alcune delle tante inesattezze che ha detto nell'articolo. Sfortunatamente, i commenti che è possibile lasciare sul sito dell'espresso sono piuttosto limitati. Li riportiamo qua.

Pierfranco Pellizzetti,

ci permetta di iniziare questo breve commento dicendo che troviamo il suo articolo fallace, fazioso e scritto male. Insomma, un lavoro degno di cattivi scolaretti.

Tra le varie assurdità presenti nell’articolo, molte delle quali coinvolgono Boldrin, improbabili complotti liberisti di Bush (Bush e liberismo? Un ossimoro!) e altre stupidaggini (solo cosi possono essere definite ) di questo tipo, riteniamo necessario replicare (in italiano, una lingua che lei dimostra di padroneggiare poco e male) su alcune delle idiozie proferite.

Decidiamo di non parlare delle accuse a Boldrin, per non essere tacciati di essere Suoi scagnozzi (Boldrin con la maiuscola, perché  è un professore con un curriculum impressionante, “parcheggiato” alla Washington University, la stessa  dove era parcheggiata  una certa Rita Levi Montalcini qualche decennio fa , impegnata a condurre le ricerche che anni dopo le sono valse il Nobel, caro il nostro pessimo interlocutore) e anche perché Boldrin si difende benissimo da solo. Ci preme solo ricordare che l’espressione “economista mercatista” è di Tremonti, non certo di Boldrin.

Lei dice “… Infatti il nostro eroe si è subito intruppato nella schiera degli ottocento economisti anti statalisti, con alla testa il ben noto James Buchanan (fondatore della scuola Public Choice dedita al gioco delle tre tavolette, per cui i ricorrenti “fallimenti del mercato” sarebbero imputabili solo e soltanto a “fallimenti del governo”), che nel gennaio 2009 denunciarono il neokeynesianesimo (socialista?) del presidente Obama (un islamico? Un comunista?).” Ora, indipendentemente dalla NON-appartenenza di Boldrin alla scuola del Public Choice, occorre far chiarezza per quei suoi lettori , ci auguriamo molto pochi, che potrebbero credere alle cose che scrive.

Si capisce benissimo che lei non ha la più pallida idea di cosa sia il programma di ricerca della public choice e di quale sia il suo contributo alla comprensione dell’apporto che può dare la mano pubblica nell’attività economica. Nonostante ciò, si permette di fare dei commenti, anche ironici, che, a un occhio attento, appaiono raccapriccianti e ignobili.

James Buchanan, insieme con Gordon Tullock, ha dato vita al programma di ricerca della Public Choice partendo dall’idea che non si potessero contrapporre gli esiti inefficienti a cui il mercato poteva talvolta condurre (e che a partire dagli anni trenta/quaranta erano stati ben enfatizzati dalla letteratura sui fallimenti del mercato) con una soluzione pubblica che è scevra di errori e di inefficienze. In particolare dell’economia del benessere, Buchanan critica la dicotomia comportamentale: gli individui perseguono il loro interesse egoistico quando operano nel mercato e sono invece puramente attenti al soddisfacimento di un “bene collettivo” mai appropriatamente definito, quando agiscono come policy maker. Questa è in brevissima sintesi, la motivazione di carattere pratico che spinge alcuni economisti a riflettere sulle implicazioni dei fallimenti del mercato.  Se si ritiene che gli individui non cambiano quando agiscono come burocrati, politici, imprenditori, la prospettiva cambia radicalmente e potrebbe non essere desiderabile coinvolgere il governo nell’attività economica. Quindi, non stiamo di certo di fronte al gioco delle tre tavolette e urge ricordare che molte posizioni di monopolio sono IMPOSTE dal governo (che potendo esercitare potere coercitivo, può per esempio chiedere il rispetto di brevetti!).

Per quanto riguarda la sua scelta di definire “malfamata” l’idea del buono – scuola di paternità friedmaniana, capiamo la sua perplessità. Lei sembra appartenere ad una certa specie italiota la quale pensa che la scuola sia un affare dello stato (un affare deciso in alto e dall’alto, dal governo) e non delle famiglie e degli studenti (dal basso). Il buono darebbe la possibilità a tutti di pagarsi le scuole che meritano con la conseguenza di eliminare quelle dove mal si insegna (private o pubbliche che siano) e quelle da dove escono molte delle capre che oggi vediamo in giro. Ne guadagnerebbero tutti! Ma immaginiamo che per lei il finanziamento pubblico ad un istituto privato sia un’eresia. Forse perché per lei “il pubblico” è un valore. Per noi lo è il merito, soprattutto se si parla di istruzione. Inoltre, se il compito (e l’interesse) dello stato è quello di “…rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”, allora la distinzione tra pubblico e privato diventa irrilevante ai fini del perseguimento di tale obiettivo.

Un’ultima considerazione che mette in luce la sua ignoranza e costante incoerenza: a un certo punto afferma che i Mercati (dove agiscono gli individui che effettuano scambi mutuamente vantaggiosi, perché per effettuare una transazione ci  vuole l’unanimità dei consensi delle parti coinvolte …. lo saprebbe se avesse letto un po’ dei lavori di Buchanan invece di limitarsi a parlare a vanvera di Lui) non devono fissare le priorità collettive (che cosa sono, queste priorità collettive??). D’altra parte, sostiene che quando le priorità collettive vengono fissate dal volgo, politicamente, tramite referendum, il risultato è anche peggiore come per la proposition 13 californiana (per lei, pure  i genitori sono dei rincoglioniti incapaci anche di prendere una decisione che vada a vantaggio dei propri figli - vedi paragrafo precedente –. Noi riteniamo possa essere verosimile, nel caso dei suoi figli) . Quindi se i suoi vaghi interessi collettivi non li devono determinare i cittadini né nelle loro attività private né in quelle pubbliche, ci indica chi dovrebbe avere il compito di fissarli? L’alternativa che rimane (quella dittatoriale, ma se ne aveva in mente un’altra che si è ingiustamente dimenticato di menzionare ce lo faccia sapere) ci fa venire il mal di stomaco e ci fa interrogare su come possa definirsi liberale uno che abbia certe confuse opinioni (chiamarle idee sarebbe eccessivo).

Alessandro De Chiara

Tommaso Aquilante