Operation Payback: Il fine non giustifica i mezzi

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La rappresaglia organizzata da alcuni sostenitori di Julian Assange ai danni dei siti di alcune società, che hanno interrotto i rapporti con wikileaks, non può in alcun modo essere giustificata.

Mettiamo che l'emittente della mia carta di credito compia delle azioni che io considero deprecabili tipo finanziare la vivisezione dei panda o il narcotraffico. Esistono una serie di modi in cui posso civilmente manifestare il mio disappunto:

  1. Disdico il mio contratto e invito i miei amici a fare lo stesso
  2. Scrivo un bell'articolo in cui denuncio la cosa, lo spedisco in giro e metto un link sulla mia pagina di Facebook
  3. Prendo un bel giorno di ferie e mi piazzo sotto la sede sociale vestito da carnevale con un bel cartello che sintetizza le mie ragioni

Quello che non è giusto né civile fare è provocare direttamente dei danni alla società in questione per appagare il mio senso di giustizia. Messa così la situazione sembra chiara come la differenza tra il bianco e il nero; tuttavia un ideale importante come la difesa della libertà, la certezza dell'impunità delle proprie azioni e la non materialità dei danni arrecati possono contribuire a rendere lo scenario più grigio come lo definisce uno degli attentatori che si fa chiamare 'coldblood' e che è stato ascoltato dalla BBC (qui l'audio).

Come spiegato qui e qui, infatti, la protesta contro le società che hanno interrotto i rapporti con wikileaks, non è stata realizzata da un ristretto gruppo di hacker diffondendo dei virus informatici o forzando un sistema protetto, bensì da Hacktivist (qui una definizione) ossia individui che non necessariamente possiedono competenze da pirati informatici e hanno semplicemente lanciato un programma sul proprio PC e messo a disposizione la propria connessione ad internet (la tecnica si chiama DDoS), certi che quest'azione non potrà mai essere ricondotta a loro. Quest'ultimo profilo esclude che queste azioni possano essere qualificate come "disobbedienza civile", come ben sottolinea l'Economist (mio grassetto):

in a free society the moral footing for peaceful lawbreaking must be an individual’s readiness to take the consequences, argue in court and fight for a change in the law. Demonstrators therefore deserve protection only if they are identifiable. Some countries (like Germany) even prohibit protesters from wearing masks.

A mio modesto avviso, l'aspetto più critico e potenzialmente pericoloso è la facilità con cui si può danneggiare qualcun altro a distanza confidando di rimanere impuniti. Pensiamoci per un secondo che succederebbe se ognuno di noi avesse un telecomando per spegnere i siti che ci stanno antipatici?

Con questo, non intendo invocare misure restrittive o controlli speciali che, peraltro, sarebbero difficilmente praticabili. Voglio solo suggerire una riflessione: per quanto nobile possa essere il fine, determinati mezzi non dovrebbero essere impiegati.

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Commenti

Ci sono 94 commenti

Quello che non è giusto né civile fare è provocare direttamente dei danni ad una persona per appagare le voglie di giustizia di uno stato che non ha formalizzato alcuna accusa.

Pensiamoci per un secondo che succederebbe se ognuno di noi avesse un telecomando per spegnere le carte di credito/paypal di persone che si battono per la liberta' di informazione?

Ci sono imprecisioni in questo articolo:

1) chi ha creato l'attacco DDOS è identificabile, soprattutto se poco esperto in informatica. (l'indirizzo IP questo sconosciuto)

2) la protesta ha messo solo in "down" i siti delle carte di credito ovvero non li ha violati/"incasinati" mettendo per es. al pubblico dominio numeri delle carte di credito o rendendo necessarie complicate reinstallazioni del software.

In sostanza questa protesta non è altro che un corteo che ha bloccato una strada per poi fare un sit-in davanti allo sportello della banca, niente di più. Nessun danno se non la momentanea interruzione del servizio. Come per es. fecero i camionisti 3 anni or sono bloccando le autostrade per il prezzo troppo alto del gasolio.

Mi sembra che ci siano delle imprecisioni nel tuo commento piuttosto.

1) Chi crea un attacco DDOS (difficile che sia poco esperto di informatica) non è facilmente identificabile, esistono molte tecniche per nascondere la propria identità durante un attacco DDOS.

2) A questo si aggiunge che è difficilmente perseguibile: non solo le indagini (rogatorie ecc. ecc.) sono complicate ma è anche difficile stabilire CHI deve essere perseguito: ho partecipato volontariamente all'attacco o la mia macchina era una macchina zombie utilizzata da un botnet?

Ora non mi addentro nella questione, è chiaro che non è impossibile ma dire che è facile quanto guardare l'indirizzo sorgente di un pacchetto è una stupidaggine.

3) Metter in down un sito è COMUNQUE un danno economico, metterlo in down con DOS o DDOS può anche creare danni software/hardware importanti.

 

Io sono sostanzialmente d'accordo con il redattore dell'articolo, tuttavia i monopoli (come quello Visa) creano effettivamente dei problemi altrettanto grandi: ok, per protesta disdico il contratto con Visa, da chi vado? (dai su, non ditemi American Express...).

Nella ma città c'è un corteo/manifestazione che blocca una delle DUE strade di attraversamento una volta la settimana. Io non credo che questo sia legittimo e, comunque, non voterò mai per chi lo permette. Prendersela con Visa/Mastercard può essere sacrosanto, nel caso di Assange ancora di più, ma bloccare le mie transazioni è un sopruso intollerabile.

chi ha creato l'attacco DDOS è identificabile

Non è vero. Secondo la descrizione fatta dall'anonimo che si fa chiamare coldblood alla BBC (si può ascoltare nel podcast linkato nell'articolo) in pratica il volontario scarica un software e lo lancia dal proprio pc mentre è connesso a internet. A quel punto il programma "bot" invia una grande quantità di dati al sito che viene sommerso. I dati vengono frammentati e criptati e seguono percorsi diversi e indipendenti per arrivare al sito. In questo modo diventa quasi impossibile risalire a chi li ha inviati. Inoltre fa tutto il software scaricato, quindi anche un utente non esperto può partecipare alla manifestazione. 

Esistono una serie di modi in cui posso civilmente manifestare il mio disappunto:

  1. Disdico il mio contratto e invito i miei amici a fare lo stesso
  2. Scrivo un bell'articolo in cui denuncio la cosa, lo spedisco in giro e metto un link sulla mia pagina di Facebook
  3. Prendo un bel giorno di ferie e mi piazzo sotto la sede sociale vestito da carnevale con un bel cartello che sintetizza le mie ragioni

Quale effetto ci si può attendere da tali pratiche dimostrative, se i soggetti bersagliati sono monopolisti di fatto del sistema internazionale dei pagamenti al dettaglio, ovvero Visa, Mastercard (quasi monopolisti nel settore delle carte di credito e di debito) e Paypal (nel settore dei pagamenti P2P)?

Se disdico il mio contratto con i suddetti (o meglio, con l'intermediario che ha emesso la mia carta di credito, la quale si appoggia a tali circuiti), poi quando voglio acquistare un servizio su internet sono di fatto costretto a mandare i soldi a mezzo posta (i siti di e-commerce che accettano bonifici bancari non sono certo una maggioranza, fanno eccezione solo alcuni paesi nordeuropei). Visa e Mastercard nel 2008 gestivano globalmente 7.9 $/trillions in transazioni contro appena 0.6 di American Express (cfr. QUI). Paypal nel 2008 (fonte Wikipedia) gestiva 60 $/billions di transazioni. La proposta quale sarebbe, di passare tutti ad American Express? Che, per inciso, non è stata coinvolta nell'affaire Wikileaks semplicemente perché non era tra i sistemi di pagamento accettati sul loro website, proprio per la minore diffusione di AE rispetto ai competitors.

Il fatto che sia stata violata la libertà dei cittadini di tutto il mondo a fare dei propri denari quel che desiderano, nello specifico donarli ad Assange e soci, è un fatto immensamente più grave ed un danno alla libertà che mi pare decisamente maggiore delle perdite subite da Visa-Mastercard-Paypal per il periodo di downtime. Mi stupisce che un libertario come M. Famularo sia prioritariamente preoccupato del male minore.

NOn e- questione di quale sia il "male minore", il fatto e' che il fine non giustifica i mezzi. Mai. I camionisti che hanno bloccato l'autostrada andavano spostati con le ruspe e non e' certo una giustificazione che loro hanno fatto peggio e nessuno ha reagito.

E sempre il solito problema: neessuno si assume le responsabilita' delel proprie azioni, tanto si conta sul fatto di restare impuniti. E va a finire male, se continua cosi'.

Non potrebbe essere un caso da class action? Comunque, esistono anche i tribunali.

E sempre il solito problema: neessuno si assume le responsabilita' delel proprie azioni, tanto si conta sul fatto di restare impuniti. E va a finire male, se continua cosi'.

 

Chi si assumera' la resposabilita' dell'interruzione del servizio senza nessun motivo al sig Assange ad ai suoi sostenitori?

 

Riparati dietro il monopolio ed il sostegno dell'USA resteranno impuniti.

Ringrazio chi ha voluto commentare il post. Credo che però soffermarsi eccessivamente sugli aspetti tecnici (tipo se i siti bersaglio avesse avuto le necessarie protezioni avrebbero resistito all'attacco) allontanino dal centro della questione:

  1. la facilità con cui è possibile danneggiare qualcuno a distanza 

  2. l'impossibilità di ricondurre le azioni a chi le ha compiute

Il paragone con altri tipi di proteste come  i blocchi dei camionisti e l'efficacia delle proteste 'pacifiche' mi sembrano spunti interessanti di discussione, per cui espongo  il mio punto di vista in dettaglio in commenti specifici.

Guarda ci ho pensato, il paragone che mi viene in mente è questo:

Pensiamo a un gruppo di persone che vuole protestare per un lecito motivo contro la propria compagnia telefonica (ha contribuito alla vivisezione, anche se assurdo per una telco ma ammettiamo sia vero). Questi si mettono d'accordo tra loro e in un prestabilito giorno chiamano in massa il centralino automatico. (tecnicamente è quello che è stato fatto, un'azione volontaria dei singoli, non mi sembra abbiano usato rete di pc zombie infettati - quello sì è un reato e grave).

A me sembra come il caso del corteo, lecito dissenso.

Poi che reato è chiedere una maggior quantità di dati da un sito?

Sono d'accordo con il messaggio: se per esprimere le tue ragioni arrivi a danneggiare gli altri, se come chi ti ha danneggiato, nnè più nè meno,

 

Per questo non appoggio in nessun modo coloro i quali protestano contro una riforma (anche con le ragioni del caso) mettendo a ferro e fuoco la città e danneggiando coloro i quali ci abitano. 

riflessione interessante, ma che non posso condividere. ciò che si sostiene in questo articolo è tanto bello e nobile in teoria quanto ingenuo (per essere gentili) in pratica. certo sarebbe bello se il mondo fosse un mercato perfettamente libero, con perfetta mobilità e perfetta informazione. purtroppo questi presupposti classici del liberismo (quelli in cui funzionerebbero le strategie enumerate dall'autore: informazione presso amici\disdetta del contratto\clownismo sotto la sede della compagnia) nella realtà non esistono. non ci andiamo nemmeno lontanamente vicini.

contro monopoli di fatto, o cartelli, lobbismi e, soprattutto, intrusioni degli stati in questioni economiche, è difficile farsi valere in quanto privati cittadini. e qui non si parla solo di assange - l'attacco a visa e mastercard è stato organizzato perché queste compagnie hanno "ubbidito" al governo USA che ha loro "suggerito" di bloccare i pagamenti di un cliente (altro enorme fallimento del mercato: da quando in qua le compagnie rinuncerebbero ai guadagni derivanti da un client come wikileaks se non obbligati da una superpotenza?) ed è solo l'avvisaglia di quelle che potrebbero essere le "manifestazioni" dei prossimi anni.

manifestazioni (rivolte, piraterie, chiamamiole come vogliamo) che saranno magari poco nobili, poco simpatiche e poco corrette - ma che al momento sono l'unico strumento per opporsi allo strapotere di un governo che si comporta come si è comportato quello americano. questa non è una scaramuccia informatica o economica, è una guerra, e non si può sempre combattere lealmente quando gli altri non lo fanno - né far finta di non vedere quali sono state le cause di quest'attacco e giudicarlo come un atto di pirateria informatica.

dire in questo caso che "il fine non giustifica i mezzi" è semplicemente un modo elegante di difendere soltanto chi i mezzi li ha, e condannare tutti gli altri all'impotenza.

clà

 

dire in questo caso che "il fine non giustifica i mezzi" è semplicemente un modo elegante di difendere soltanto chi i mezzi li ha, e condannare tutti gli altri all'impotenza.

 

Mi piace ed e` quello che in fondo pensavo anche io. Quando il semplice cittadino e` vittima di un soppruso o di un abuso di potere o di azioni ingiustificate (come nel caso del blocco dei conti di Assange sulle basi del nulla) e questo semplice cittadino si incazza e con lui altri semplici cittadini che percepiscono l'ingiustizia ed il rischio che possa capitare anche a loro, allora questi sono nel torto...

sempre allegri dobbiamo stare che il nostro piangere fa male al Re, fa male alla Visa ed alla Mastercard

E soprattutto stai al tuo posto, che` se a noi che abbiamo i mezzi ci girano, tu sparisci dall'esistenza... niemte documenti, niente soldi, niente proprieta`... farai la fine di quello studente cinese davanti ai carrarmati... SPARITO!

Allora forse il fine giustifica i mezzi, se il fine e` affermare che non si vuole sparire, che si e` una persona, che si esiste, nonostante Visa e Mastercard, colossi senza faccia che per primi colpiscono col volto coperto dal passamontagna della "gerarchia", vogliono il contrario.

 

Dissento:

Se non vivi sotto un regime sanguinario ci sono sempre mezzi alternativi al vandalismo e alla distruzione. Anzi, si possono trovare forme di protesta anche più efficaci. Se scriviamo 3000 lettere di protesta agli inserzionisti Mediaset minacciando di non comprare otteniamo di più che portando in piazza 1 milione di manifestanti: la parola magica è toccare il portafogli.

 

Secondo me quando uccidi per difendere la tua vita in condizioni estreme non è il fine che giustifica i mezzi, ma l assenza di alternative che rende la scelta obbligata. Finche l alternativa esiste non c'è storia che tenga

 

Mah! Ho letto giudizi morali, indicazioni di cosa è giusto e non lo è a seconda delle preferenze, disquisizioni tecniche. Farsi giustizia da sé non è pratica accettabile né è accettabile per le proprie vendette arrecare danno o disturbo ad altri. Sono prassi minime di civile convivenza rispetto alle quali trovo strano ci siano opinioni discordanti.

la civile convivenza implica che chi è più potente non possa abusare del suo potere e venga adeguatamente sanzionato quando abusa, altrimenti la convivenza è incivile. Nel caso specifico non dovrebbe essere prevista una forma di sanzione per Visa e Mastercard?

in generale, sembra che molti diano per scontato che il fine non giustifichi i mezzi: senza dubbio è un punto di vista nobile e  cristiano, ma per quelli che non sono avviati sulla strada della santità (o sulle tracce di Gandhi) capita che, prima o poi, qualche fine riesca a giustificare tutti i mezzi, eccome; immagino che non sia difficile, per ciasccuno di voi, individuare qualche obiettivo che possa essere (o essere stato) legittimamente conseguito con le armi (quelle tradizionali, intendo, non quelle informatiche). una questione di utilità marginale, direi.

se poi vogliamo parlare di danni, che dire del diritto allo sciopero?

immagino che non sia difficile, per ciasccuno di voi, individuare qualche obiettivo che possa essere (o essere stato) legittimamente conseguito con le armi (quelle tradizionali, intendo, non quelle informatiche). una questione di utilità marginale, 

Se è per quello c'è gente che ritiene legittimo usare una pistola per farsi dare soldi dalle banche che non sono disposte a regalarglieli, giustifichiamo anche questi?

Personalmente, credo che nei casi in cui può essere accettabile ottenere un obiettivo con le armi, non è il fine a giustificare i mezzi, ma la mancanza di alternative. Quando esiste una strada pacifica va sempre preferita, altrimenti si finisce per giustificare i comportamenti criminali.

Chacun de vous est concerné

 

Una bella canzoncina che racconta (in parte) la vita o una dichiarazione di guerra?

go capìo gninte, ma il grattar del vinile mi ricorda l'infanzia e mi ha messo di buon umore.

Al di là delle questioni tecniche sollevate in merito alle procedure di protesta utilizzate, io sono d'accordo con Massimo F.

Una posizione di protesta politica/sociale che non sia disposta a svolgersi pubblicamente si espone a mille critiche, non ultimo lìimpossibilità, come dice l'Economist, di divenire una riflessione aperta nella quale è chiaro CHI chiede cosa e il CHE COSA si sta chiedendo. Nascondersi dietro un cappuccio, nascondere IP e quant'altro espone alla facile accusa di doppio-giochismo, vigliaccheria e cose del genere.

Almeno questo vale in maniera definitiva quando non si sia in mezzo a uno scontro campale dove il nemico, se ti trova, ti ammazza.

Poi qui la questione non è solo di liceità o meno dell'obiezione di coscienza di principio che potrebbe indirettamente cagionare danni a terzi non consenzienti. Qui mi pare evidente il tentativo di arrecare direttamente dei danni...e messa così la cosa si complica troppo in sfavore del gesto di disobbedienza civile.

Lo so, non c'entra nulla. Ma pezzi come questo mi danno il voltastomaco.

L'ipocrisia di questi cattivi maestri è esasperante.

E questo delirio? Il ministro che sbraita e difende le sue posizioni che non si capisce quali siano; il masaniello che, richiesto di non fare chiarezza sul suo giudizio sulla violenza, fa sociologia neanche da bar, ma da tram in mezzo a due fermate; Casini che, al solito, crede che essere moderato significhi dare un colpo al cerchio e una alla botte; Santoro che chiede di capire le ragioni di quella teppaglia...

Boh io non capisco.

Smettila di comprare la Repubblica che ti fa solo incazzare ! :-)

A proposito di ipocrisia, due settimane fa su Venerdì, lo stesso "maestro" scrisse un'articolo in cui, nelle sue critiche moralizzatrici sempre unidirezionali, criticava Giannino (come esperto economico) pesantemente.

Le critiche son legittime quando sono nel merito ma, criticare uno perchè scrive su certi giornali o per come si veste lo trovo un metodo da fascisti.

E' il maestro dovrebbe saperlo perchè aveva scritto "pezzi infuocati" quando questo metodo era applicato ai suoi.

PS

Evidentemente l'articolo era troppo lungo altrimenti avrebbe sicuramente trovato spazio anche per criticare gli esperti economici del suo giornale che si limitano a tradurre articoli dall'inglese all'italiano :-)

 

E' incredibile come la protesta corporativa e conservatrice dei ricercatori contro una (brutta) legge di riforma sia stata ripresa ed amplificata proprio da quelli che avrebbero avuto più interesse ad una riforma. In parte è un riflesso pavloviano di anti-berlusconismo, in parte il controllo dei media di  riferimento per il popolo di sinistra (Repubblica, RAI Tre) etc. Poi magari Curzio Maltese crede davvero in buonafede che la riforma Gelmini miri alla distruzione dell'università pubblica e della cultura in Italia.

Lo stesso si applica, più in grande, al più ampio tema della protesta dei giovani. Quelli non raccomandati (specie se del Sud e con una laurea non spendibile) sono veramente in una brutta situazione

 

Lo so, non c'entra nulla. Ma pezzi come questo mi danno il voltastomaco.

 

Io invece ho più il voltastomaco per pezzi come questo, tuttavia entrambi si reputano indispensabili in un paese che hanno contribuito ad affondare.

 

 

Mi sembra il caso di chiarire che il contesto a cui facciamo riferimento fa tutta la differenza del mondo:

 

Se sono nella giungla, oppure nella periferia degradata di una metropoli occidentale e qualcuno cerca di uccidermi devo difendermi, anche la legge dei paesi civili,  in genere contempla questo caso e si chiama legittima difesa. Parimenti, se devo lottare contro un regime sanguinario che ammazza la gente non posso seguire proteste civili, finirei ammazzato subito.

 

Dato per assodato questo, se vivo in un paese civile, in cui esistono mezzi civili per manifestare il dissenso Ë a maggior ragione sbagliato e deprecabile che io mi comporti come fossi nella giungla. I camionisti e i taxisti che tengono in ostaggio una nazione, a mio modesto avviso sbagliano. Non stanno difendendo la loro vita o combattendo una dittatura. Stanno abusando della possibilit‡ che hanno di danneggiare gli altri per far sentire le proprie ragioni.

 

Se sono governati di merda a livello locale o centrale, ci pensassero quando vanno a votare invece di impedire al latte per neonati di arrivare al supermercato. 

 

 

E' tutto molto condivisibile, tuttavia mi sembra che Le sia sfuggito completamente il punto focale.

E' stato arbitrariamente impedito a liberi cittadini (di paesi cosiddetti civili) si sostenere economicamente un'iniziativa che ritengono meritoria.

A questa violazione si è reagito e la modalità scelta è tra le poche efficaci (bello il discorso su "boicotto VISA" sotto Natale, non se ne accorgerebbero neppure se aderissero in migliaia...).

Mi sembrano discorsi da anime candide che pensano che le proteste vengano sempre ascoltate; non è vero in Italia, non è vero da nessun'altra parte.

però è anche vero che non esistono solo i due estremi opposti delineati nell'esempio: non ci sono solo le giungle urbane dove posso venire ucciso OPPURE il migliore dei mondi possibili dove una lettera cambia le politiche delle multinazionali. ci sono zone grigie in mezzo in cui magari nessuno viene ucciso ma certe libertà vengono comunque negate, e nelle quali dell reazioni illecite (ma non spropositate) possono avere più effetto di mille letterine di natale.

forse il punto è che io non ritengo questo mondo così civile e questa politica così pronta ad ascoltare come la ritiene l'autore del post. per il resto, quoto in pieno marco del commento sopra.

 

Una osservazione.

Assange, il quale a me personalmente piace pochissimo, grido' il re e' nudo, e quando e' vestito e' ipocrita piu' di quanto si pensi.

Alcune istituzioni (paypal, CC e altre) hanno applicato un modo barbarico di repressione economica, impedendo a chi volesse semplicemente esprimer sostegno a wLeAkS-

a questo punto nessuno venne ucciso, e nessuno esplose, ma vaste istituzioni hannio preso coscienza che sono sotto osservazione..

chi era a sostenere che 

di tanto in tanto l'albero delle liberta' va iriigato con un qualche sangue?

e qui nemmeno sangue fu, ma un ritardo nelle compere natalizie di chi usava visa...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=9E719n4bz_4

 

 

 

 

chi era a sostenere che di tanto in tanto l'albero delle liberta' va iriigato con un qualche sangue?

 

Fu Thomas Jefferson e si riferiva al sangue dei patrioti e dei tiranni.

Per come ho capito io neanche ritardo nelle compere, ma semplice non funzionamento del sito istituzionale. Ragionando sul principio, l'entità del danno arrecato non è rilevante. Due domande: 

1.Se accettiamo il principio per cui ognuno anonimamente può fare casino come vuole, non stiamo aprendo la strada al fatto che domani i milanisti si sentiranno in diritto di tirare giù il sito dell'Inter che vince immeritatamente (dico così per non fare esempi di religione o politica) oppure che gli economisti neomelodici si sentiranno autorizzati a tirare giù nFA per protesta contro i mercatisti senza cuore?

2.Ammesso e non concesso che lo strumento ddos sia stato usato legittimamente in questo caso specifico, la sua esistenza non dovrebbe spingerci a riflettere sui possibili abusi?