No Clooney, No Party

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Ovvero: di come abbia apprezzato i primi passi da sindaco mossi dall’Attila di Colle Oppio, nonostante lo stravolgimento dei progetti vacanze di Mr Martini & Co. che tali primi passi comportano.

Fra squilli di tromba e scroscianti applausi nasceva, nell’Ottobre 2006, il Roma Film Fest: 'che di mostra del cinema ce n'è già una, purtroppo, e non si può mica farla chiudere così su due piedi. E poi Fest suona come festa, non una barbosa “mostra internazionale”, ma un festa del cinema vera e propria, “un elemento di innovazione capace di entrare in profondità nella città e che abbia anche il vantaggio di portar bene”.


Insomma: il paradigma veltroniano applicato al cinema. Il yeswecan che diventa realtà fra i sorrisoni di Clooney e le pacche sulle spalle di De Niro. Mentre su VW ed il fido Bettini riverberano le luci di Hollywood ed i riflessi di Tribeca.


Fu vera gloria?

Beh, il fatto che la Fest capitolina si svolga solo poche settimane dopo la mostra cinematografica più antica del mondo (quella di Venezia) rende inevitabile l’alternativa fra i due eventi: un regista che vuole promuovere un film, deve scegliere tra Roma e Venezia. Nel 2006, ad esempio, la Comencini rinunciava alla kermesse veneziana per partecipare alla Fest romana come anche molte star d’oltre oceano (dalla Kidman a Di Caprio). Nulla di meglio che un altro festival internazionale nello stesso paese, dunque, per danneggiare Venezia. Continuiamo così facciamoci del male, direbbe Moretti: un po' come se il buon amico di VW Bertrand Delanoë decidesse di lanciare una mostra (pardon una Fête) del cinema a Parigi in Giugno, subito dopo Cannes, oppure se in Baviera proponessero una Marz-Fest a ridosso della consegna dell’orso d’oro. Pura fantascienza, da loro. Ma da noi, da noi no: da noi yeswecan!

Comprensibili, quindi, le parole di Cacciari che temeva anche un massiccio intervento pubblico in favore della manifestazione romana: "Se lo Stato dà i soldi alla Capitale per la Festa del cinema, metto mano alla pistola"...

Ecco, senza troppe pistole o fucili (che sono più di moda nel 2008), mi pare che Gianni Alemanno si stia muovendo nella direzione corretta. Evitiamo di sovrappore i due eventi, smettiamola di farci del male da soli. Che la festa romana si fonda con i David di Donatello per diventare sopratutto una manifestazione legata alla produzione nazionale, lasciando a Venezia la vetrina internazionale. En passant, il nuovo sindaco sottolinea anche un’altra stortura: il fatto “bizzarro” che a presiedere la kermesse romana sia un dirigente PD come Goffredo Bettini. Spoil system a parte, una figura un po' più tecnica su quella poltrona non ci starebbe male.

La prospettiva di un giro in meno nella città eterna (a carico dei generosi contribuenti italiani) però poco piace all’establishment hollywoodiano, sopratutto se caldeggiata da un personaggio scarsamente mediatico come il post fascista Alemanno. Ed ecco allora l’Hollywood Reporter e Variety gridare allo scandalo. Ed ecco la stampa nostrana fare eco alle grida provenienti dall’Amerika: No Clooney, No Party.

 

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Commenti

Ci sono 21 commenti

Invece, io mi sono innamorato di Alemanno quando ha dichiarato che demolirà l'Ara Pacis di Meier e la farà rimontare in qualche periferia (geniale, quest'ultimo dettaglio!). Non sono un esperto, ma mi sembra che, qualora fosse realizzato, sarebbe un evento senza precedenti a livello mondiale: una bruttura architettonica costruita da una "archistar", per di più ancora vivente, verrebbe demolita a pochi anni dalla costruzione espressamente per motivi estetici (e non, ad esempio, con qualche banale e fasulla scusa utilitaristica).

Peccato che il nostro fascista non abbia il coraggio di essere fascista: per ogni dichiarazione che fa, seguono dieci smentite. Ho paura che non renderà reale nessuna, o quasi, delle provocazioni di questi giorni... Vedremo

P.S. Ai residenti in Amerika o comunque fuori Roma: se passaste da queste parti non perdetevi l'ascensore di vetro e alluminio che da qualche mese troneggia sulla cucuzza dell'Altare della Patria: altro esempio di estetica stracciona ma con ambizioni della precedente amministrazione...

P.S.S. Ora che ci penso: in questo momento mi trovo in una nuova sede dell'università "La Sapienza", ubicata in una ex caserma (la caserma Sani), a suo tempo donata in pompa magna da Veltroni all'Università... noi occupiamo il primo e il secondo piano. Sapete cosa c'è al piano terra? Mercato del vestiario cinese!!!!!!!! (la giustificazione data all'epoca: l'università deve comunicare con il quartiere, che poi, in questo caso, è la chinatown romana).

 

 

 

P.S. Ai residenti in Amerika o comunque fuori Roma: se passaste da

queste parti non perdetevi l'ascensore di vetro e alluminio che da

qualche mese troneggia sulla cucuzza dell'Altare della Patria: altro

esempio di estetica stracciona ma con ambizioni della precedente

amministrazione...

 

Gia' che ci siamo, non si potrebbe spostare pure l'Altare della Patria a, che so, Primavalle? Alla Patria da' altrettanto lustro di quanto ne dia, all'Italia, Alitalia...

 

 

Ai residenti in Amerika o comunque fuori Roma: se passaste da queste

parti non perdetevi l'ascensore di vetro e alluminio che da qualche

mese troneggia sulla cucuzza dell'Altare della Patria: altro esempio di

estetica stracciona ma con ambizioni della precedente amministrazione...

 

Ci sono stato durante una delle mie ultime visite a Roma. La vista (non dall'ascensore ma dalla terrazza a cui si arriva con esso) è veramente impressionante. Anche perché si vede tutta Roma meno l'Altare della Patria :-)

 

Anche il NYTimes non ci scherza con la teca di Meier. Qui. Peccato. Meier ha fatto due building meravigliosi sulla West Side Highway un paio di anni fa. Qui (le foto non rendono).

 

Sgarbi le ha cambiato il nome in “Bara Pacis”. Ed ha anche parlato di "pornografia architettonica". Tamburrino parla, più sobriamente, di un “eco-mostro da abbattere”. Muratori, accademico di fama, l’ha romanescamente definita “una boiata pazzesca”. Alemanno promise, se eletto sindaco, di “smontarla e rimontarla in periferia”. Nella suburra ci fu allarme, motivatissimo. Di che cosa parliamo? Della cosiddetta teca, progettata dall’architetto americano Robert Meier per proteggere dall’inclemenza meteorologica uno dei più famosi monumenti del mondo. L’Ara Pacis, appunto.

 

Sette anni di lavori. Non ancora finiti, peraltro. Settanta e più milioni di euro spesi (la bellezza di 140 miliardi di lirette).

Risultato? L’Ara Pacis non è più visibile, per vederla occorre scucire 6,50 euri. E meno di venti giorni dopo dall’apertura si sono già aperte crepe nella struttura.

Che dire? Intanto, riportiamo le parole del sindaco Veltroni: “"Un progetto molto discusso, così come sono molto discusse tutte le grandi opere architettoniche”. Francamente, il cittadino comune non vede la necessità di approvare e portare in porto “progetti molto discussi”. Noi italiani sappiamo benissimo, laddove ci sono vincoli delle Belle Arti, che sostituire un coppo vecchio di cento anni con una tegola Wierer può non solo portare a multe salatissime, ma anche a denunce penali.

Invito chiunque sia di passaggio o viva a Roma ad andare a dare un’occhiata alla nuova struttura. Si è inserito il post moderno in un’area dove tutto trasuda millenni. Domanda del non specialista: ma chi l’ha dato il permesso? Quella stessa authority che impedisce ai privati di cambiare alcunché nelle loro case soggette a vincoli?

 

Se fai una obiezione del genere (io l’ho fatta) il progressista post-moderno socchiude gli occhi con compatimento, come a dire: ma da dove viene questo qui? E ti citano, immancabilmente, le piramidi del Louvre. Tu, ingenuo, magari rispondi: ah, sì, ma io le ho viste. E sono una boiata pazzesca, secondo me. Risultato: fai tappezzeria tutta la serata. Non sei, evidentemente, all’altezza di capire l’architettura moderna. Ed il sottile fascino del suo sposalizio con quella antica.

A Roma c’è un altro illustre precedente, risalente all’epoca in cui tale Rutelli era sindaco. Il nuovo Auditorium. Per trovarlo ci vuole il GPS. Direte che è una esagerazione. Niente affatto. Pur essendo una struttura imponente (ben cinque artefatti) con cinque grandissime guglie a ricordare le mille chiese di Roma, è quasi impossibile vederlo. Anche da cento metri. La ragione? L’hanno costruito (praticamente) sotto un viadotto. In un quartiere degradato. Lontanissimo dal centro. Malissimo collegato. Sì.  A ridosso (i maligni dicono sotto) di un viadotto trafficatissimo. Dalle parti del villaggio olimpico: non dico altro, altrimenti il safari che occorre intraprendere per raggiungerlo perde metà del suo fascino.

D’altronde la cosa è del tutto ovvia, per gli addetti ai lavori. Dove lo puoi piazzare il nuovo l’Auditorium? In uno dei punti più rumorosi, più lontani dal centro, più infelici della città. Sennò, come potrebbe trasformarsi in argomento di discussione? Duecento cinquanta miliardi ben spesi. D’altronde, si sa. Tutte le grandi opere architettoniche sono molto discusse. Veltroni dicet.

Conclusioni? Una sola. Clemenceau sosteneva che la guerra è una cosa troppo seria per farla fare solo ai generali. Si potrebbe dire la stessa cosa per la politica italiana. Troppo seria per lasciarla solo ai politici.

da: nullius.myblog.it

 

In questo commento c'è troppa carne al fuoco perché si possa rispondere con correttezza. Mi fermo quindi su un paio di punti anche se personalmente non condivido quasi nulla di quanto scritto, secondo me con più vis polemica che consistenza di argomenti, vd. auditorium che sarebbe lontano dal centro - un paio di km da Piazza del Popolo? - o soggetto a rumore - strano, perché nei concerti all'aperto nella Cavea questa caciara non si sente.

Approposito della teca dell'Ara Pacis, aldilà delle banali considerazioni personali "mi piace/non mi piace": 1) l'altare non si vedeva neanche prima 2) è un monumento che ha valore più storico che artistico (dovrei ribeccare la mia amica archeologa per chiederle esattamente quale tra i suoi esimi professori lo definiva con un sinonimo appena più gentile di "fetecchia") 3) la piazza trasuda millenni e anche un'ottantina d'anni, visto che è completamente circondata da edifici d'epoca fascista (toh!) attaccati a chiese barocche e, last but not least, 4) quando ci si disturba a visitarlo ci si rende conto che è un posto magnifico per le esposizioni -- imho, meglio dell'altare, che, da solo, i 6,5 euro non li vale per niente.

Sono d'accordo solo sul discorso dei soldi, sono tanti, anche se forse chiamare l'archistar era l'unico modo possibile per toccare l'altrimenti intoccabile centro storico, e far capire che intoccabile non può e non deve essere.

(e mi scuso per l'off topic...) 

 

 

Infatti, chiederei all'architetto: è giusta la mia intuizione sl fatto che una demolizione del genere non si è mai vista, negli ultimi decenni?

In questo commento c'è troppa carne al fuoco perché si possa rispondere con correttezza. Mi fermo quindi su un paio di punti anche se personalmente non condivido quasi nulla di quanto scritto, secondo me con più vis polemica che consistenza di argomenti, vd. auditorium che sarebbe lontano dal centro - un paio di km da Piazza del Popolo? - o soggetto a rumore - strano, perché nei concerti all'aperto nella Cavea questa caciara non si sente.

Un paio di km. Bene, chiunque abbia voglia di verificare (basta usare googlemap) troverà una distanza di 3,7 km (su strada) tra l’Auditorium e Piazza del Popolo. E’ più vicina Villa Gordiani al Colosseo che non l’Auditorium a Piazza del Popolo. Ma non è questo il punto. Zoomando nella maniera giusta si può vedere la posizione dell’Auditorium rispetto agli altri luoghi famosi di Roma (Campidoglio, Foro, Città del Vaticano, ecc). Cioè rispetto al cuore della città. Date un’occhiata e non potrete non concludere che l’Auditorium è stato costruito nella periferia nord di Roma. E per arrivarci (vivo a Roma dal 1962) ribadisco: ci vuole il GPS. Per non parlare dei mezzi pubblici: autobus. E forse un tram (ci sono i binari, ma non ne ho mai visti). Chiunque abiti a Roma sa che ci sono decine di posti migliori per costruire un Auditorium veramente al servizio dei cittadini.

Approposito della teca dell'Ara Pacis, aldilà delle banali considerazioni personali "mi piace/non mi piace":

Eh sì: sono banale. Ma a me, cittadino che paga le tasse, è concesso di esprimere un giudizio su come sono spesi i miei soldi oppure no? Credo di sì: io dico (e sono in folta compagnia) che quella costruzione è brutta, mal progettata, peggio eseguita. E’ un delitto di lesa maestà? Vabbè: condannatemi.

1) l'altare non si vedeva neanche prima

Vero, in parte.  

2) è un monumento che ha valore più storico che artistico (dovrei ribeccare la mia amica archeologa per chiederle esattamente quale tra i suoi esimi professori lo definiva con un sinonimo appena più gentile di "fetecchia")

E si chiama Mr Meier per proteggere una fetecchia alla modica cifra di 70 milioni di euri? Non ci sono, a Roma, un mucchio di monumenti per la cui protezione questi denari sarebbero stati meglio spesi? 

3) la piazza trasuda millenni e anche un'ottantina d'anni, visto che è completamente circondata da edifici d'epoca fascista (toh!) attaccati a chiese barocche

Tralascio il (toh!), che richiederebbe una risposta pepata: questa sera non sono in vena di battermi contro i luoghi comuni. Quanto agli edifici circostanti, a me risulta che risalgano a prima del fascismo. Ma se anche fossero fascisti: io mi batto esattamente per il contrario, cioè per non modificare (in questo modo) ciò che il mio amabile contraddittore vuole modificare, sulla base del credo che “intoccabile non può e non deve essere” (la parte storica di Roma). Domanda: questo credo è fascista?

e, last but not least, 4) quando ci si disturba a visitarlo ci si rende conto che è un posto magnifico per le esposizioni -- imho, meglio dell'altare, che, da solo, i 6,5 euro non li vale per niente.

Ci sono andato dopo 6-7 settimane dall’inaugurazione. Le crepe (e la bruttezza) erano già lì. Viste personalmente. Oggi, non saprei: magari le hanno stuccate. E quanto al pagare 6,50 euri per godere delle capacità di Mr Meier: ognuno ha il suo personalissimo modo di spendere o buttare i propri soldi.

Sono d'accordo solo sul discorso dei soldi, sono tanti, anche se forse chiamare l'archistar era l'unico modo possibile per toccare l'altrimenti intoccabile centro storico, e far capire che intoccabile non può e non deve essere. (e mi scuso per l'off topic...) 

PS: chiedo scusa, ma su nullius.myblog.it questo articolo non c’è, perché non l’ho inserito. E’apparso su un giornale on line del mio amico Fabio Folisi.

 

Caro Mario, ci mancherebbe che qualcuno ti tolga il diritto di schifare ciò che vuoi, ma le imprecisioni sono imprecisioni. Capisco la necessità contingente del "gotta make my point", ma ti assicuro che rispetto il tuo schifo per la teca di Meier a prescindere (questo intendevo per "aldilà delle banali considerazioni" che tu hai voluto prendere per un insulto a te medesimo). Quindi, ripeto e parafraso: non entro in uno sterile dibattito "mi piace/non mi piace", ma mi limito a correggere imprecisioni.

Tipo: dire che 3,7 km è lontano dal centro quando a Roma se ne fanno almeno 25 per attraversarla da parte a parte.

Tipo: che nell'Auditorium si sentono i rumori del viadotto (corso Francia e viale Parioli, per la cronaca).

Tipo: dire che è nella periferia nord di Roma (ricordo, incasellato tra Monti Parioli e Flaminio) -- temo di domandare dove si pongano in questa peculiare visione di Roma posti tipo Talenti o Ottavia.

Tipo: ci sono decine di posti migliori. Dove? L'Eur, dove gli autobus passano ogni venti anni e le due uniche arterie che lì portano sono perennemente congestionate? O si doveva metterlo in "centro" questo benedetto Auditorium? E dove, visto che 3,7 km da Piazza del Popolo tu li chiami "periferia"? E poi: alla faccia del decentramento e del ravvivare le periferie! (tip per arrivare senza Gps: prendi la strada centrale che parte da piazza Gentile da Fabriano, sul lungotevere, e te lo trovi davanti).

E infine, riguardo l'Ara Pacis.

Hai fatto bene a non buttarti ad argomentare quel "toh!", la cantonata poteva essere in agguato. Io AMO piazza Augusto Imperatore. E la amo proprio perché è l'unico punto del centro storico di Roma che non è rimasto imbalsamato (se si eccettua l'esecrabile e poco italico amore mussoliniano per i boulevard). E AMO l'effetto che i palazzi disegnati da Morpurgo (eh, mi spiace, in epoca fascista) fanno in contrasto con l'opulenza di San Rocco o con la solennità molto sobria del mausoleo. E la amo, nonostante il palazzo di via dei Tomacelli blocchi (quello sì) la vista.

E proprio perché piazza Augusto Imperatore è una piazza di contrasti, un posto dove si è già fatto "laboratorio di architettura", continuo a rispettare completamente il tuo schifo per la teca, ma mi fa molto molto molto ridere la presa di posizione di Alemanno (ecco perché "toh!") a "salvaguardia" dell'Ara Pacis e dell'"integrità estetica" di una piazza che nella non integrità estetica ha il suo punto di forza.

 

 

E forse un tram (ci sono i binari, ma non ne ho mai visti)

Per un attimo mi metto dall'altra parte della barricata: il tram c'è e si vede, è uno di quelli che passano più spesso, a Roma.

Non è tanto irraggiungibile, l'Auditorium. Almeno, con i mezzi pubblici è raggiungibile, e io non uso la macchina.

E non è neanche tanto periferia: c'è mooolto di peggio. Secondo me, il fatto che non si veda è un fattore positivo: preferivamo forse un grattacielo visibile da tutto il centro storico? 

Concordo con akathisia, io abito a Roma Nord (via Cassia) e ti posso assicurare che per chi abita a Roma, la zona dove sorge l'Auditorium non è certo considerata periferia (ci vogliono 5/10 minuti nemmeno di tram, che passa spessissimo, da piazza del Popolo) e 2 minuti a piedi per essere nel pieno dei Parioli. Certo, se si abita dall'altra parte di Roma (tipo S. Giovanni, EUR, etc...) è ovvio che sia lontano. Ma se l'avessero fatto dall'altra parte, allora sarebbe stata la stessa identica situazione, anche se a parti invertite.

E posso assicurare anche che l'Auditorium è effettivamente sempre pieno, tra mostre, concerti, una libreria, bar e ristorante. Anche il calendario di attività è di alto livello.

Secondo la mia personale opinione è stata un'opera riuscita.

Sull'Ara Pacis, beh... non mi fa impazzire, concordo. Però ormai è fatta, sono stati spesi 70 mln € (nostri), se la smontano mi incazzo. Inoltre non mi piace molto l'idea di un "gusto di Stato".

 

 

 

 

 

Sull'Ara Pacis, beh... non mi fa impazzire, concordo. Però ormai è

fatta, sono stati spesi 70 mln € (nostri), se la smontano mi incazzo.

 

Be', potremmo vendere la teca a qualche collezionista privato e magari guadgnarci. Forse Valentino, che ad essa non e' nuovo, la vorrebbe per ospitarci una sua mostra permanente ;-) 

Inoltre, perche' non rimettiamo l'Ara Pacis stessa dove stava originariamente, al Campo Marzio? Al posto di quel pezzo di propaganda imperiale potremmo collocare una sobria statua di Catone l'Uticense, simbolo di buon governo e di sfortunata dedizione alle liberta' civili, e indiretta ispirazione ai Padri Fondatori degli Stati Uniti. (A proposito: sono sempre nostri alleati, o sono gia' stati rimpiazzati da Putin?) 

 

ma volevo solo far notare l'episodio di questo primario chirurgo

palermitano, definito "luminare" da tutta la stampa. Ecco: luminare,

nel senso che ci illumina su cosa siano le elites italiane!