Il modello superfisso: lo si vede anche nelle piccole cose...

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Leggo il seguente commento di "Federico" su un forum di Repubblica, a proposito della presentazione della nuova Ferrari F1 al pubblico, ieri al Mugello:

"Spero in un campionato divertente e spettacolare poi vinca il migliore. Sono gli unici ingredienti per far soppravvivere [sic] questa F1 malata da tempo. Ma da italiano mi chiedo e penso cosa faranno le migliaia di persone e famiglie messe in Cassa Integrazione dalla casa madre FIAT. Quei soldi spesi solo per immagine di pochi, nn sarebbero serviti per sfamare tutte quelle famiglie ??????"

Essendo appassionato di Formula Uno fin da bambino, e accanito tifoso della Ferrari da altrettanto tempo, leggo assiduamente qualsiasi cosa abbia a che fare con l'argomento su qualsiasi mezzo d'informazione mi capiti fra le mani (stampa specializzata, stampa nazionale, stampa internazionale, siti vari, eccetera).

Oggi (ieri per chi legge) è stato un giorno speciale perché, come tutti gli anni a gennaio (più o meno: in anni remoti, prima che il generale Todt-Bonaparte [chediolobenedicasempre] mettesse ordine in casa Ferrari, a volte si sforava anche a febbraio), come tutti gli anni dicevo si è avuta la presentazione della nuova Ferrari, la nuova monoposto che disputerà il mondiale di F1 nel 2009.

[La mettiamo la foto? ma si, perché no, mettiamoci la foto! Voglio vedere la faccia del Grande Timoniere adesso...]

Vabbeh, comunque, guardo le foto, ascolto i commenti tecnici di Pino Allievi sulla Gazzetta e leggo quelli di Craig Scarborough su Autosport.com, e via via i commenti di altri giornali, lettori eccetera. Alla fine, raschiando proprio il fondo del barile, mi metto a leggere un "BlogMotori" su Repubblica.it, di tale Vincenzo Borgomeo. Ed è qui che m'imbatto nel commento del nostro "Federico" che mi fa saltare sulla sedia.

I nostri fedelissimi e attentissimi lettori si ricorderanno del famoso articolo di Sandro Brusco (26/11/2007) che descriveva il "modello superfisso" come lo schema concettuale che, esplicitamente o in modo del tutto inconsapevole, sottintende gran parte del "dialogo", o "discourse" direbbero i postmoderni d'oltreoceano, su questioni di politica economica in Italia.

Come spiegava con estrema lucidità Sandro, il modello superfisso essenzialmente postula che bisogni, risorse, metodi di produzione, tecnologia, e quindi financo il PIL, siano fissi, dati, inamovibili. Ma soprattutto, il modello superfisso nega qualsiasi ruolo allocativo dei prezzi: in altri termini, nega la possibilità che i prezzi agiscano da "segnali" che informano la decisione di acquistare un tale bene o servizio piuttosto di un altro, di utilizzare un tale mix di fattori produttivi piuttosto di un altro, eccetera.

Il modello superfisso è davvero pervasivo. Esso è alla base delle posizioni più disparate, come ad esempio l'idea che ridurre la giornata lavorativa a 35 ore aiuti a sostenere l'occupazione, perché in questo modo i posti di lavoro (fissi!) vengono divisi fra più lavoratori. Oppure l'idea che le pensioni anticipate servano - di nuovo - a sostenere l'occupazione. Oppure ancora l'idea che per effettuare redistribuzione basti modificare d'imperio i prezzi (tanto, altro ruolo non hanno se non quello di premiare alcuni e punire altri). E via elencando, come faceva Sandro nel suo pezzo.

Sempre Sandro concludeva osservando come il modello superfisso sia estremamente diffuso e quindi estremamente pericoloso. Non sapeva, Sandro, quanto avesse ragione! Difatti lo troviamo perfino in un estemporaneo commento alla presentazione della nuova Ferrari.

Che si, la nuova Ferrari è bella (o brutta, o assomiglia a un trattore, o ad uno di quei nuovi rasoi dalle forme spaziali, eccetera, a seconda del commento), e il nuovo campionato speriamo che sia emozionante ed entusiasmante, oppure no, speriamo sia noiosissimo perché Massa (o Raikkonen) vince il Mondiale a cinque gare dalla fine, eccetera - MA ALLA FIN FINE, sarebbe stato meglio spendere tutti quei soldi per sfamare le famiglie messe in cassa integrazione dalla FIAT.

Corollario importante del modello superfisso e' che la "torta" (cioe' il PIL) ha dimensioni fisse, che non hanno niente a che vedere con incentivi, investimenti, tasso di risparmio, capitale umano, e cosi' via. E l'unica decisione importante riguarda la spartizione della torta: come distribuiamo quei soldi? A chi li diamo? Non solo, ma distribuire la torta di oggi nel modo X anziche' Y non ha alcuna conseguenza sulle dimensioni della torta che potremo produrre domani, tanto e' tutto fisso e prezzi ed incentivi non contano. In questa ottica la posizione di Federico e' perfettamente ragionevole: poco importa che i soldi spesi a produrre la Ferrari F1 generano profitti, mentre le FIAT prodotte con quei soldi non se le compra nessuno a quei prezzi.

Il lettore attento mi dirà che la Honda ha appena annunciato il ritiro dalle competizioni di F1, seguendo quindi apparentemente il consiglio del nostro Federico. Ma la decisione della Honda non fa che confermare la mia tesi: La Honda si è ritirata dalla F1 proprio perché ha tenuto conto dei segnali di prezzo! La Honda, in una decina d'anni di partecipazione recente alla F1, ha vinto poco o nulla (credo una gara, con Button, se non ricordo male); la Ferrari ha vinto 14 titoli mondiali e un fottio di Gran Premi: chissà quale team di F1 è più profittevoleperla propriacasa madre??

Bravo Federico, continua così. Del resto non ti preoccupare, sei in ottima compagnia...

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Commenti

Ci sono 38 commenti

scusa ma secondo me il modello superfisso non c'entra una beata fava. E' solo una questione di marketing. Chi compra una ferrari non e' sicuramente un tecnico, se no comprerebbe una porche. Le Ferrari vengono vendute solo ed esclusivamente perche' sono famose, come status simbol, l'abbandono della formula 1  da parte della ferrari corrisponderebbe alla sua morte. Ne e' dimostrazione il fatto che nel periodo in cui la ferrari non ha vinto mondiali ( 10 anni ), la sua produzione era cmq al massimo ( 5000 pezzi anno ) . Manteneva la sua immagine di protagonista nelle corse nel bene e nel male e se ne parlava. La prima cosa che hanno voluto i cinesi ricchi e' stata una ferrari e non certo per quei pallosissimi gran premi di formula 1 ( la cina vuole togliersi dal "circo della formula 1" per mancanza di spettatori  ). La volevano perche' sapevano che i ricchi hanno almeno una ferrari. Le ferrari limited edition vengono vendute solo a chi ha piu' di una ferrari. Questo e' marketing. Ferrari non fa auto, Ferrari e' un club esclusivo. Premesso questo mi chiedo : e le famiglie dei dipendenti ferrari ?

Raf: rileggi quanto scrive il Giorgio e quanto scrivi tu. Siete d'accordo. È il Federico o Fabrizio del sito che Giorgio legge che non è d'accordo, ed è vero che ha in mente il modello superfisso!

Il F in questione pensa che "se non si spendono soldi per produrre Ferrari si possono dare quei soldi agli operai della FIAT in cassa integrazione", come se i "soldi" che si spendono per fare le Ferrari crescessero sugli alberi e fosse necessario decidere solo dove spenderli. Se il buon F capisse che i soldi che si spendono per fare Ferrari si guadagnano vendendole (mentre, evidentemente, i soldi che costa fare le FIAT che avrebbero fatto quelli ora in cassa integrazione non si sarebbero recuperati vendendole, perché non c'era gente che le comprasse a quei prezzi!) ecco, se capisse questo avrebbe capito che, quando dice le cose che dice, ha in mente un modello assurdo del mondo!

 

Una ovvieta': quante rendite di posizione di sindacalisti, di politici e di politicanti sparirebbero se ci fosse una maggiore alfabetizzazione economica 

sarà un'altra ovvietà, ma correggerei: quante rendite di posizione di sindacalisti, di politici e di politicanti (e molti, molti altri, in verità) sparirebbero se ci fosse una maggiore alfabetizzazione punto.

In un Paese a crescita zero come l'italia il modello superfisso non e' che sia tanto sbagliato.

 

In un Paese a crescita zero come l'italia il modello superfisso non e' che sia tanto sbagliato.

 

Forse le culture dove prevale e viene applicato il modello superfisso sono anche quelle a crescita zero cosi che tutto si tiene...

Scusami, ma leggendo il tuo commento ed associandolo alla definizione che dai di te nel tuo profilo, non ho potuto fare a meno di chiedermi che tipo di imprenditore tu sia.

Senza polemica - non è quella l'intenzione - è che proprio non capisco ....

Solo per curiosità, dunque, mi piacerebbe conoscere il tipo di attività e di clientela, le dimensioni e le condizioni al contorno ..... eh sì, lo so, son proprio un curioso rompiballe .... :-)

Hanno gia' risposto Franco, Alberto e i Marco, ma la tua logica mi sembra completamente sbagliata, mi spiace.

Sono proprio le politiche e gli atteggiamenti indotti dal modello superfisso che portano alla crescita zero! Per vedere se il modello e' sensato o meno, devi stabilire se i suoi assunti e le sue implicazioni logiche hanno senso al cospetto della realta' o meno. In particolare: e' vero che (semplificando) il numero di lavoratori e il numero di imprese sono fissi? E' vero che i prezzi non vogliono dire nulla? E' vero che incentivi non contano? E' vero che non esistono i vincoli di bilancio? E' vero che non c'e' sostituibilita' tra fattori di produzione, ovvero che c'e' un solo modo di produrre scarpe e trattori? (non solo nel breve periodo, bada bene, ma anche nel medio-lungo termine!)

 

Sono proprio le politiche e gli atteggiamenti indotti dal modello superfisso che portano alla crescita zero!

 

 

Il modello superfisso è sempre stato il modello di riferimento della classe politica italiana e il Paese ha attraversato periodi di stagnazione a periodi di crescita.

Come lo spieghi?

Se la tesi è -il modello superfisso conduce alla povertà- come spieghi il boom economico degli anni 50-60?

La classe politica di allora non era migliore dell'attuale mentre il controllo politico dell'economia era più stringente.

 

 

 

Se la tesi è -il modello superfisso conduce alla povertà- come spieghi il boom economico degli anni 50-60?

 

Secondo me il boom italiano degli anni 50-60 e' stato molto facilitato dal fatto che l'economia italiana partiva da livelli piu' bassi rispetto ai paesi europei confinanti e vicini, oltre che rispetto agli USA, anche a causa delle distruzioni belliche, e dal piano di aiuti e dalle politiche economiche USA interessati ad agganciare stabilmente l'Italia all'area delle economie sviluppate del patto atlantico.

Anche il Giappone ha avuto tassi di crescita economica formidabili finche' non ha raggiunto i vertici mondiali, pur avendo un'economia in buona misura corrotta, inquinata dallo Stato, e senza riconoscimento dei meriti individuali (questo ho letto tempo fa in "The Emerging Japanese Superstate").

Probabilmente se viene fatto uno studio statistico tra paesi comparabili come ricchezza i vantaggi in termini di crescita di una politica economica liberista e non statalista dovrebbero essere piu' chiari. Un'indicazione in questa direzione viene dalle classifiche sulla liberta' degli Stati (heritage.org).

 

Il modello superfisso è sempre stato il modello di riferimento della classe politica italiana e il Paese ha attraversato periodi di stagnazione a periodi di crescita.

Come lo spieghi?

 

Con il fatto che la prima affermazione non è vera, ossia è falsa: non è un fatto.

E non è un fatto nemmeno che

 

La classe politica di allora non era migliore dell'attuale mentre il controllo politico dell'economia era più stringente.

 

Se vai a rileggerti anche solo Einaudi (Lugi) capisci che così non è. Guarda che non ha avuto un ruolo da poco nel disegno delle prime politiche economiche. Ma, direi, nemmeno De Gasperi e compagnia (Fanfani o Malagodi, La Malfa o anche solo Vanoni, Del Vecchio o Pella) erano proprio tipi da credere nel modello superfisso. Rileggi un buon libro di storia economica italiana di quegli anni e vedi cosa intendo dire, o anche solo qualcuno dei loro scritti o discorsi. Oppure pensa ad Enrico Mattei ed il ruolo che svolse in quegli anni. Industria di stato, ma propulsiva aggressiva, che agiva nel mercato e ne accettava le regole.

Detto altrimenti, le politiche italiane degli anni '50 e buona parte degli anni '60 erano pessime in molte dimensioni, ma erano basate sull'idea che la crescita economica era possibile, che il problema non era proteggere i propri orticelli monopolistici e redistribuire (o arraffare) e che dando alla gente degli stimoli si cresceva. Questo non le esenta da altre cose negative (un regime fiscale che non stava in piedi, l'ampliamento del connubio fascista fra stato e grande impresa, la protezione di ampie aree di agricoltura inefficiente, il mantenimento e peggioramento dell'apparato pubblico fascista, le politiche sciocchemente antisindacali e tese a mantenere debole la forza contrattuale dei lavoratori sul mercato del lavoro, e via sciorinando scelte DC doc). Ma il modello superfisso no era nella testa di costoro e non era nelle loro politiche. Da quelle politiche venne la crescita impetuosa e quant'altro di buono venne dagli anni '70 in poi fu frutto, diciamo così, di quella propensione iniziale che, per parafrasare Berlinguer, sembra essersi oramai esaurita.

Al modello superfisso, versione Karletto, credevano certamente quelli del PCI, del PSI e della CGIL (ma non la prima CISL, di nuovo leggersi i documenti di fondazione e dare un'occhiata alle loro politiche pre-sessantottine, ossia prima che s'inventassero anche loro che il loro compito era fare le "riforme" (socialiste sotto inteso)) ma contavano poco nella determinazione delle politiche economiche. Il loro ruolo diventa rilevante solo dalla metà anni '60 per il PSi e dieci anni dopo per il PCI.

Infine, non vi è alcun dubbio che i politici di allora erano molto MEGLIO (specialmente in relazione al resto della società e delle altre classi dirigenti) di quelli di ora, non ci piove. Il controllo politico dell'economia, poi, era MOLTO meno stringente! Pensa solo al mercato del lavoro ed al regime fiscale sino alla fine degli anni '60. C'erano le PP.SS. ma, in quei decenni, le PP.SS. (parzialmente per caso, lo ammetto) non erano il carrozzone che diventarono negli anni '70. La politica dei trasferimenti, seppur presente, era quantitativamente molto minore, per non parlare del sistema pensionistico. Anche in questo caso, è vero che si stava progressivamente costruendo un sistema pensionistico folle, ma ancora non c'era. I veri disastri si fanno, ripeto, dalla fine degli anni '60 in poi e durante gli anni '70 ed '80 in particolare ... poi è tutto un impazzire all'ingiù.

Come al solito, struttura e sovrastruttura (per dirla ancora con il Karletto) si muovono in tandem: all'irrigidirsi del sistema economico si accompagnano teorie che giustificano l'irrigidimento e lo fanno aumentare. Sino ad arrivare ad imprenditori che pensano, come sembri voler sostenere che fai ma non ci credo, con il modello superfisso. Ma forse ho capito male e stai facendo solo dell'ironia: mi sembra difficile che, facendo l'imprenditore, tu prenda davvero le tue vendite ed i tuoi costi come "dati" a cui non puoi farci nulla!

 

Schematizzo. Gli anni cui tu fai riferimento sono gli anni dello sviluppo. I problemi arrivano quando si passa dallo sviluppo alla crescita è lì che il modello superfisso arriva al pettine. Quando sono arrivati gli shock dal lato dell'offerta negli anni '70 del secolo scorso quali politiche sono state adottate: quelle di riduzione della domanda aggregata. Servivano anche politiche dal lato dell'offerta. Quanto Pil potenziale abbiamo perso per le nostre rigidità. Quanto debito pubblico è stato creato, per non lasciar funzionare i vincoli di bilancio cui fa riferimento Giorgio Topa, che oggi le generazioni presenti si ritrovano sulla groppa. Insomma usando il modello superfisso, basato sugli steady state, si sono spostate in avanti le politiche strutturali necessarie finché si è potuto. Fino all'ingresso nello SME le politiche economiche italiane sono state sempre anticicliche rispetto a quelle adottate dagli altri paesi in Europa. L'ingresso nello SME e poi nell'euro ci hanno iniziato a far sentire i vincoli di bilancio di cui nessuno avvertiva l'esistenza.

In poche parole: L'utilizzo del modello superfisso ci ha fatto fare gli aggiustamenti dal lato delle quantità e poco dal lato dei prezzi relativi

 

Franz: dà una sveglia ai signori di Confindustria, veneta o veronese che sia!

Questi restringono a "solo per soci" l'accesso a materiali del genere! ... ma dove vivono? Digli di svegliarsi: i siti web servono per mostrare, non per nascondere. Ciao. m

...Saranno informazioni "riservate" e "altamente confidenziali"... Mica vorrai divulgare qualche trade secret, no?? ;-)