Metropoli in bici

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Qualche settimana fa, in viaggio per lavoro, ho provato i servizi di bike-sharing a New York e Washington. Avevo notato da diversi mesi un simile servizio a Nashville, ma mi chiedevo se non fosse il risultato di un'idea strampalata di qualche investitore avventuroso piuttosto che un business con un possibile futuro. Complessivamente, sono rimasto piacevolmente soddisfatto dell'esperienza, che supera nettamente quella di viaggiare nelle puzzolenti e affollate metropolitane delle rispettive città.

fila di bici a washington

Per chi non conoscesse il bike-sharing, funziona così. Si inserisce la propria carta di credito in una delle macchinette come quella raffigurata a destra delle bici nella foto, e si sceglie la durata del "pass". Il costo è abbastanza limitato per le durate più lunghe ($25 per una settimana a New York, $15 per 3 giorni a Washington; a Parigi, ho poi scoperto la scorsa settimana, sono ancora più economiche) ed esistono anche opzioni mensili o annuali per i residenti. Effettuata questa breve operazione, si ri-inserisce la carta di credito per sbloccare una delle biciclette disponibili, e si può cominciare a viaggiare. Si ha diritto ad un uso illimitato e gratuito di una bicicletta per durate inferiori alla mezzora. Per durate più lunghe, il costo d'uso aumenta esponenzialmente con la durata. Questo, tuttavia, non è un problema perché le stazioni ove parcheggiare la bici si trovano praticamente ovunque, e spostamenti in bici che richiedono un percorso eccedente la mezzora non sono consigliabili. 

Una delle mie perplessità era che, non essendo dotate di lucchetto, non fosse possibile usarle per recarsi a fare, per esempio, delle veloci compere in un negozio. Questa è una leggera scomodità rispetto all'uso di una bici personale, ma la densità delle stazioni non rende questo un grosso problema. Ad occhio e croce, non si deve mai camminare più di cinque minuti per trovare una stazione il che implica che ogni destinazione si trova a non più di 2-3 minuti. Forse sto esagerando per difetto, ma non molto. D'altro lato un po' di tempo lo si risparmia perchè non è necessario legare la bici: basta infilarla in uno dei ricettacoli liberi, aspettare la lucetta verde che assicura il bloccaggio, e si può procedere con i propri affari. Niente lucchetti, chiavi da cercare, né alberi o piloni da trovare per legarvi la bici, né la preoccupazione di vedersi rubata la bici, o anche solo una ruota o il sellino. E nemmeno la necessità di portare la bici dentro e fuori dal garage di casa (ammesso che uno, in queste città, lo possieda), o dell'hotel (idem). 

A volte le stazioni sono senza bici (più di spesso di quanto pensassi, di sera, downtown), e a volte sono piene e non si riesce a parcheggiare la bici noleggiata (sempre di sera, nelle zone turistiche piene di ristoranti), ma è possibile ottenere un'estensione del tempo gratuito di noleggio. È possibile visualizzare nel proprio smartphone l'ubicazione delle stazioni con l'indicazione del numero di bici disponibili e di posti vuoti. 

Le bici sono un po' scomode e pesanti, il che disincentiva, se non bastasse il costo, l'utilizzo per viaggi lunghi. La sella, facile da alzare e abbassare, è un po' troppo dura e un po' orientata in avanti verso il basso. Dei tre rapporti (inspiegabilmente orientati al contrario di quelli di tutte le bici che ho usato) il primo è inutilizzabile perché troppo leggero, e ne rimangono altri due; si sente spesso il bisogno di almeno un altro rapporto usabile. Il cestino per appoggiare la borsa, posto sopra la ruota anteriore, è pratico ma un po' piccolo. 

Tutto sommato, la facilità d'utilizzo compensa questi difetti e l'esperienza complessiva è piacevole. A Washington ho viaggiato sia per recarmi a lavoro che per svago pedalando agevolmente tra zone pedonali e gli ampi marciapiedi di cui questa città è dotata. A New York onestamente si rischia un po' la vita, ma gli automobilisti sembrano aver accettato la presenza di questi strani viaggiatori a due ruote, e l'amministrazine cittadina sembra seriamente intenzionata ad aumentare il numero di piste ciclabili. La pista ciclabile che costeggia il fiume Hudson (foto sotto a sinistra) è ampia e piacevole da percorrere, almeno da Battery Park al Greenwich Village; dalla parte dell'East-River invece ancora molti tratti sono asfaltati male e/o in costruzione. A destra, una foto del Brooklyn Bridge scattata dalla bici. Alcune Avenues sono dotate di una sezione per biciclette non separata fisicamente dal traffico, ma a volte è necessario procedere in mezzo al traffico (impossibile viaggiare nei marciapiedi senza doversi fermare in continuazione e causare imprecazioni dei pedoni, molto meno pazienti degli automobilisti). 

ciclisti nella pista lungo l'hudson river  

Ho notato l'esistenza di servizi simili anche a Milano e Roma ma, a giudicare dalle mappe delle stazioni che ho visto (meno di due dozzine nel centro di roma, pochi piu' nella zona centrale di Milano), sembrano ancora piuttosto limitati. Indubbiamente, un servizio del genere richiede un serio impegno e collaborazione da parte dell'amministrazione cittadina a concedere spazi per le biciclette e per la costruzione di una rete di piste ciclabili, senza le quali la navigazione fra le auto rimane un po' rischiosa. Tutto sommato però mi sembrano iniziative utili, esportabili in molte città di sufficiente densità, e che complessivamente aumentano la qualità della vita di cittadini e turisti.

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Commenti

Ci sono 38 commenti

ma dove? ma quando mai? io l'ho usata per ben 5 anni e MAI l' ho trovata puzzolente. E' nuovissima, con i vagoni fatti in Italia dalla ditta Breda o Brera e nelle stazioni e pensiline di D .C. e' vietato mangiare e perfino bere percio' non ci sono sporcizie.

NYC e' un'altra storia

si in effetti pensavo piu' a NY

Un servizio simile ed estremamente ben implementato, chiamato Vel'ho, si ha anche nella capitale del piccolo Lussemburgo: pure essendo una cittadina di soli 110.000 abitanti e per di più disposta ad altipiani (e dove piovre spessissimo) il servizio è utilizzatissimo. Inoltre hanno risolto il problema delle catene implementando un blocco con chiave di permette di usare la bici esattamente come se fosse di proprietà. C'è l'app con la mappa delle stazioni (replicata sulla colonnine) e le bici possono essere caricate in bus se c'è bisogno di andare in zone in cima a una solita e tutto a solo 1€ a settimana o circa 20€ l'anno.

Un servizio del genere sarebbe utile secondo me anche in città più piccole poste in pianura, tipo Verona, Brescia, Padova e simili. Il dubbio resta se le amministrazioni comunali hanno voglia di fare le cose per bene come in Lux. Vedendo Milano un po' di scetticismo è lecito...

Se chiedono solo 20 euro all'anno!

a Roma sapevo che era finita così. A Barcelona funzionano ottimamente da anni.

In ogni caso io preferisco la metropolitana, anche se puzzolente :-)

Si legge nell'articolo linkato che a Roma misero la ... miseria di 160 biciclette ...

Un servizio così c'è anche a Torino, si chiama Tobike

Non solo esiste, ma è anche ottimo: per 20€ l'anno (più 5 opzionali di assicurazione per la responsabilità civile ed eventuali extra per le tratte olre i 30 min) si ha esattamente l'esperienza descritta per le citta USA, densità delle paline compresa (almeno nella zona centrale estesa).

Purtroppo anche i problemi descritti per le ore di punta sono gli stessi (sotto natale trovare una bici libera è un'impresa).

Anche a Chicago e' appena stato lanciato il bike sharing (Divvy) e pare stia andando molto bene. A un mesetto dal debutto, ci sono circa 3000 membri annuali (le stazioni al momento sono un po' piu' di 100 principalmente nel centro ma si sta espandendo di settimana in settimana). Il servizio funziona allo stesso modo (del resto Gabe Klein, commisioner di Chicago Dept of Transportation, era stato un consulente nel progetto di bike sharing di Washington DC). Chicago sta creando un sacco di piste ciclabili e investendo molto su questo tipo di mobilita'.

Nel suo piccolo anche la mia natale Bergamo ha un mini bike sharing (la BiGi) lanciato nel 2009 che ha "ben" 20 stazioni.. tra l'altro le bici rosse e gialle hanno un look praticamente identico a quelle di DC!

Mi permetto di correggere il commento su Milano, dove Bikemi funziona da ormai almeno 3 anni, costa meno di 50 euro all'anno e ci sono docking stations da tutte le parti, entro la cerchia dei navigli, e in un buon numero di punti entro la cerchia di piazzale loreto. Le stazioni sono oltre 200, che per una citta' piccola come Milano non mi sembrano poche.

Detto questo, la mia esperienza personale (ho sottoscritto il servizio il primo giorno che e' stato messo in piedi) e' che il problema sono la mancanza di piste ciclabili, le rotaie del tram e la maleducazione degli automobilisti...

 

bacca

Il servizio c'e' anche a Bologna, dal 2005, costa 10 euro che si pagano una volta sola (5 per studenti e personale Unibo) e si chiama "C'entro in bici", qui alcuni numeri e caratteristiche (tra cui le facili soluzioni antifurto per sella e ruote e l'informazione che lo stesso servizio e' usufruibile in altri 95 comuni).

Concordo con Marco che il vero vincolo al take off di questo servizio sono le piste ciclabili (la principale garanzia di sicurezza per i ciclisti nei centri urbani) che non ci sono, e' un classico caso di complementarieta' per cui le due cose vanno fornite assieme.

Queste sono secondo me le cose che dovrebbero avere elevata priorita' per una buona amministrazione municipale, anche perche' e' un caso da manuale di esternalita' (da congestione e da inquinamento atmosferico e acustico, per esempio) da internalizzare e che giustificano intervento pubblico proporzionato alla loro intensita' -- la mia percezione e' che siano esternalita' quantitativamente molto rilevanti.

Personalmente sarei ben lieto di pagare una tassa di scopo annuale per questo.

Vanno bene i sistemi per favorire l'utilizzo di mezzi di trasporto alternativi, ma non deve diventare un obbligo.

Molte persone non hanno né il tempo né la voglia di usare la bici o l'autobus e non devono essere oggetto delle attenzioni di chi vorrebbe "rieducarli", in stile cambogiano.

Usare bici e autobus vuol dire molte volte sprecare almeno un'ora, tra andata e ritorno. E il tempo è denaro. Inoltre anche portare in giro una ventiquatt'ore con molti documenti, che pesa cinque chili, diventa una tortura, e non si vede perché la gente, specie di una certa età, debba essere torturata. Non parliamo poi di portare in giro i sacchetti della spesa.

Credo che le persone debbano poter scegliere che mezzo preferiscono, e che la pubblica amministrazione debba rendere la vita facile ai cittadini, qualunque sia la loro scelta.

Infatti penso che chi usi la bici in sharing lo faccia perche' e' piu' comodo, non penso che nessuno li costringa? Almeno come vedo fare a Londra (le famose Boris-bikes, dal nome del sindaco). Non capisco come "loro" (chi?) farebbero a costringerti ad usare una bici?

Ti posso citare l'esempio di un collega che abita fuori Londra, arriva a Paddington, e preferisce prendere, tutti i giorni, la Boris-bike invece che i mezzi pubblici. Per fare un tragitto anche lunghetto (da Paddington a Shoreditch, 8km). Ovvio ci stanno di mezzo considerazioni personali, ma il successo delle bici-blu mi sembra evidente.

Come ha già detto Tommaso Gennari, chi usa il bike sharing lo fa perchè più comodo rispetto agli altri mezzi (si arriva dappertutto, o quasi) o perché conviene (più rapido, nessun problema di parcheggio, etc.). L'obiettivo del bike sharing non è dunque costringere quei pochi che non possono utilizzarlo (anziani, luoghi isolati, etc.) a farlo, ma renderlo utile e conveniente per tutti gli altri.

 

Vanno bene i sistemi per favorire l'utilizzo di mezzi di trasporto alternativi, ma non deve diventare un obbligo.

Molte persone non hanno né il tempo né la voglia di usare la bici o l'autobus e non devono essere oggetto delle attenzioni di chi vorrebbe "rieducarli", in stile cambogiano.

 

Non mi pare sia questo lo spirito dell'iniziativa: il bike sharing amplia il ventaglio delle possibilita' per tutti. Anzi, ti posso dire che a Pisa e' molto popolare proprio tra i pendolari automobilisti, che possono lasciare l'auto al parcheggio scambiatore e percorrere l'ultimo miglio in bici (risparmiando tempo, stress e denaro).

 

[...] Credo che le persone debbano poter scegliere che mezzo preferiscono, e che la pubblica amministrazione debba rendere la vita facile ai cittadini, qualunque sia la loro scelta.

 

Mi pare il servizio vada in questa direzione. In effetti il principale limite alla liberta' di scelta per chi sceglie l'auto e' rappresentato dalla scarsita' di spazio fisico per parcheggiarla (in centro i parcheggi son pochi e - di conseguenza - cari).

Quando sei al volante, il tuo antagonista non e' chi ha scelto di girare in bici, ma piuttosto chi viaggia in auto come te (e magari ti frega il parcheggio).

Morale: se tu vuoi usare comodamente l'auto, dovresti essere favorevole ad un'iniziativa che mira a favorire modalita' di spostamento alternative. Non ti pare?

 

Ho visto comparire queste bici da condividere anche a Pisa. Non ho ancora sperimentato il servizio.

Da quanto ho letto il servizio e' finito col furto delle bici sia a Roma che Milano. Gli amministratori italiani sono in varia misura incompetenti e non sembrano capaci in molti casi di predisporre accorgimenti adatti ai  loro cittadini, le cui attitudini sono ben note. In Italia  sarebbe opportuno metter su un servizio di bici condivise dove sia apparentemente facile rubare le biciclette, ma dove con mezzi di tracciatura ben dissimulati e opportuno impiego di forze dell'ordine sia poi facile tracciare i ladri, e le successive transazioni in nero, facendo una bella retata di ladri e profittatori da multare opportunamente e nei casi opportuni da mettere in galera, a beneficio della societa'.

Io ho provato il bike sharing pisano (nonostante io abbia anche una bici privata).
www.ciclopi.eu

Il costo dell'abbonamento annuale e' di  35 € (25 € per gli studenti). Ci sono  14 stazioni e circa 200 bici (ma in realta' quelle in circolazione sono circa 100)

L'impressione e' che le stazioni siano ancora troppo rade, ma gia' cosi' il servizio e' utile (almeno per chi, come me, ha una stazione vicino a casa e/o lavoro).

Io lo uso per andare e alla stazione (10') o in aereopoerto (15'). Sarebbe estremamente interessante se in altre citta' limitrofe (firenze, lucca, livorno, empoli) ci fosse un servizio analogo e compatibile, cosi' che un pendolare possa andare in stazione in bici, prendere il treno, e ripartire in bici nella citta' di destinazione.

Io ho usato il byke sharing a Milano durante la Fiera del Mobile e l'ho trovato efficiente, d'altronde per me qualsiasi servizio è efficiente, avendo come termine di paragone la mia città.

Al salone Energy Med di napoli ho visto che diversi privati intendevano lanciare un servizio di E-byke sharing (bici elettrica), che a Napoli avrebbe più senso, essendo una città "verticale", ma poi operativamente non ne ho viste in giro, penso che la burocrazia napoletana abbia un suo ruolo  in ciò.

Però personalmente ritengo che il prossimo passo possa appunto essere un E-byke sharing per poter arrivare anche in città non perfettamente piane, e sui sistemi di antifurto, oltre a quello prospettato da Alberto con un tracciatore GPS, ce ne sono decisamente anche altri, dipende solo dalla volontà. Un sistema di parcheggi periferici accoppiati a un E-byke sharing e metropolitana sarebbe perfetto e degno di una tassa di scopo, come dice Giulio. Solo che son convinto che in Italia si introdurrebbe prima la tassa, per lo scopo c'è tempo..

fratello! e' cosi' deprimente dover constatare che anche se gli italiani viaggiano in tutto il mondo e quindi si adeguano a tutte le mentalita', la atavica mancanza di senso civico sul suolo nazionale sembra inpossibile da eradicare

ebbene si, il bike sharing si sta diffondendo anche negli USA, paese amante dell'auto. Dopo che ha attecchito anche a New York, città non proprio bike friendly, forse si possono già trarre degli eleementi comuni dalle iniziative di successo da quelle di insuccesso. New York è un caso eccezionale, per la presenza di persone particolarmene visionarie, come il famoso sindaco Bloomberg, e per politiche del trasporto Janette Sadik-Khan. 

Il bikesharing è un topic molto interessante, finora limitato alla cerchia ristretta dei treehuggers e di altri visionari dal senso poco pratico, cioè quelli che pensano che le multinazionali boicottano le auto a idrogeno.

Il bike-sharing può salvare molte vite all'anno. Dei ricercatori spagnoli sul Brisith Medical Journal hanno pubblicato un articolo che calcola che ogni anno il bikesharing di Barcellona salva 12 vite. Se si usasse di più il bikesharing ne salverebbe di più. Come i binari per i treni, le piste ciclabili sono l'infrastruttura, peraltro economica, per favorire l'uso della bici e del bike sharing. In Italia nonostante i piani sulla carta di ciclabili se ne vedono poche, e sopratutto non integrate con il resto del trasporto pubblico.

Chi gestisce il bikesharing e il suo business model sono fattori chiave per il successo del bike sharing. Roma, ad esempio, ha sperimentato in modo prevedibilmente fallimentare il bike sharing affidandone la gestione alla società di trasporto pubblico ATAC, che oltre ad avere problemi a gestire i bus (con un consiglio di amministrazione di amministratori incompetenti e strapagati), non aveva nessun interesse specifico al successo dell'iniziativa. Infatti, le bici sono sparite a tempo di record, ma anche se non fossero sparite, sarebbero rimaste inutilizzate per il semplice fatto che le poche stazioni erano dislocate nell'area turistica di Roma, senza alcuna connessione alla rete della metro. Il bike sharing non è per i turisti, anche se possono farne uso e ne fanno. Il business medel dei casi di successo prevede che le entrate siano in termini di immagine (per il gestore), o come contropartita alla gestione degli spazi pubblicitari cittadini.

Finché ci saranno troppo auto in giro, il bike sharing sarà limitato alla cerchia dei più fanatici. Oltre alle ciclabili (che vanno da un punto degno a un altro punto degno, non le ciclabili fasulle che ci sono spesso in giro e che non portano da nessuna parte), il numero eccessivo di auto scoraggia l'uso della bici (sharing o di proprietà). In alcuni casi, le auto fanno risparmiare tempo e denaro a chi le usa, ma impongono costi di congestione e inquinamento agli altri, e sopratutto consumano spazio pubblico gratis o a bassissimo costo, in termini di strade e di parcheggi. Ciò favorisce l'acquisto e il possesso dell'auto, e si sa che una volta acquistata l'auto bisogna ammortizzarla e utilizzarla anche quando è più rapido e conveniente usare la pedovia o un altro mezzo di trasporto, perché tanto è già pagata.

In effetti vivendo per la maggior parte all'estero forse non siete molto aggiornati.

Non che le formule siano perfette, anzi sicuramente si possono migliorare sotto molti aspetti, ma non siamo nel terzo mondo! Anche qui in Italia esistono da anni cose simili.

Che sappia io Ferrara fa scuola, a Verona esiste da anni e a Padova da quest'anno...

Lavorando a Verona per un anno nel 2005 ho sfruttato quotidianamente del servizio. Allora funzionava così (non so se anche adesso):

  • - ci si doveva recare presso un apposito ufficio comunale lasciando i dati e 5 euro
  • - si riceveva una chiave universale-posteggi per un tempo illimitato (alla eventuale restituzione della chiave si recuperavano i 5 euro, io la chiave ce l'ho ancora!)
  • - nei vari posteggi disolcati in vari punti si lascia la chiave nel posteggio prelevando la bici
  • - la bici possiede un lucchetto integrato, con relativa chiave che consente di assicurarla e lasciarla fuori dall'ufficio per l'intera giornata (in ogni caso sono bici che nessuno ruberebbe, troppo vistose, senza mercato, etc.)
  • - la bici ha gomme piene impossibili da forare e sempre "toniche"
  • - la bici si usa quanto si vuole e poi si riporta nello stesso suo parcheggio iniziale recuperando la propria chiave

Difetti di questo sistema: le bici sono vincolate ad un loro preciso parcheggio e vanno riportate sempre lì; seppur numerose e seppur svariati i punti park, quindi, non c'è ricambio ed è possibile non trovarne di disponibili in certi orari in certe zone; al primo utilizzo ci si deve recare presso l'ufficio per le pratiche (molto scomodo ad esempio per un turista)

Pregi: la convenienza (ho girato per un anno quotidianamente, per tutto il giorno e dove volevo, con 5 euro e forse potrei farlo ancora)

A Padova da quel che so funziona in modo simile a quello descritto dall'autore del post, con abbonamenti di vario tipo. Ecco in Italia sicuramente non siamo ancora così sgrezzati nel uso di carte di credito, ma ci stiamo portando avanti invece coi servizi sms e crediti sul cellulare. In USA credit card in Italia cellulari.

Ho verificato che a Verona è chiambiato il sistema (probabilmente ho quindi "perso" i miei 5 euro di cauzione e mi terrò per ricordo la chiave, sfruttata quotidianamente per un anno).

Adesso il sistema è simile a quello Padovano, ma hanno mantenuto il modello di bici con lucchetto integrato.

A mio parere le limitazioni in Italia sono sempre "burocratiche": ci si deve registrare, devi ricevere/ritirare una tessera, devi attivarla... poi puoi usare il servizio.

Decisamente più immediato arrivare "da turista" alle bici, inserire carta di credito o inviare sms e... pedalare!

Mi dicono che anche a NY per avere la chiavetta annuale occorre aspettare qualche giorno, ma si richiede via internet e arriva per posta. Confesso che questa ossessione italica di richiedere di recarsi in ufficio per il contatto personale (a che scopo non si capisce) mi sta facendo impazzire. 

A Ferrara il sistema funziona con la chiave da richiedere all'ufficio comunale.

Ma non credo abbia molto successo (almeno io non lo vedo). Principalmente per due motivi:

- Tutti i residenti possiedono una o più bici

- Il centro storico è comunque attraversabile tutto a piedi in poco tempo, non credo i turisti sentano la necessità di una bici

Ricordiamo inoltre che Ferrara è l'unica città al mondo in cui servirebbero piste automobilistiche per proteggere le auto dalla bici :D

Già che ci siamo, approfitto per segnalare che anche a Parma il bike sharing esiste da diversi anni, messo in piedi insieme a diverse altre politiche riguardanti la mobilità (car sharing, parcheggi scambiatori gratuiti con tariffe agevolate per i mezzi pubblici, ecc...).

www.infomobility.pr.it/index.php

Sicuramente a Parma è più facile gestire questi progetti rispetto ad una metropoli, ma dal mio punto di vista è l'esempio del fatto che non sempre serve andare all'estero per vedere il bicchiere mezzo pieno, cosa in cui imho noi italiani siamo specializzati

In quasi tutte le principali città della Germania, dove le piste ciclabili sensate ci sono (volendo si può andare anche da una città all'altra senza mai uscire dalla ciclabile) c'è un servizio di noleggio bici che costa 1 euro ogni mezz'ora, oppure 36 euro all'anno e poi la prima mezz'ora gratis e le successive mezz'ore 50 centesimi.

Le stazioni sono sparse in tutta la parte densamente abitata delle città (non in estrema periferia, ma in una zona molto più ampia del solo centro) e sono distanti circa 1 km (quindi ce n'è sempre una entro 500 m).

Però le metropolitane sono raramente affollate e puzzolenti.

Io sto coi taxisti di NY che smadonnano contro tutte queste nuove piste ciclabili che li costringono ad esempio ad una sola careggiata down broadway. Una ragione in piu' per non a andare a trovare Giorgio. 

Il mondo si sta riempiendo di ciclisti vegani. Ovvia decadenza, secondo me, ma so di essere minoranza. 

da ex ciclista amatore, che ha mollato per non rimetterci le penne, concordo con chi afferma che senza investimenti in costruzione e, fondamentale, manutenzione di piste ciclabili, pedalare in città sia un azzardo. non parliamo poi di farlo in una città italiana che non sia una piccola\media città della pianura padana.

Leggo che il comune di napoli si appresta a dare le bici elettriche ai suoi dipendenti. Potresti spiegarci meglio che idea o trovata sia questa? La notizia era su uno strillo del mattino di oggi. Tu che sei piu' vicino che io da Baltimore puoi darmi maggiori delucidazioni? Grazie e buon ferragosto da chi sente struggentemente la mancanza di Baia, Lucrino e Capo Miseno