Lo stato dell'unione italiana

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L'Italia è disunita economicamente probabilmente più che ai tempi dell'unificazione. Sia il Nord che il Sud risultano economicamente perdenti e in declino rispetto ai paesi avanzati.

Sono andato su rai.tv a vedere la puntata di Porta a Porta del 4/2/2010, dove avevo visto di sfuggita L.Ricolfi e O.Giannino che cercavano di ricondurre ad un minimo di ragione gli sproloqui degli esponenti politici di maggioranza e opposizione invitati in trasmissione. In studio c'era anche A. Barbano, vice direttore del Messaggero, che non conoscevo. Come ho appreso nella stessa trasmissione, AB ha scritto un libro intitolato "Dove andremo a finire", in cui intervista diversi personaggi italiani sullo stato dell'Italia e se ho capito bene anche sul tema delle riforme federali. Barbano ha iniziato il suo intervento ricordando che:

 

L'Italia da sempre è e sempre più oggi rimane uno Stato fortemente duale, con un Nord e un Nord-Est che che si trovano più avanti della Svezia e dell'Olanda per PIL pro-capite, per export, per risparmio e ricchezza delle famiglie, un Centro-Nord tra Francia e Germania, e Sud e Isole dietro il Portogallo, e questa situazione permane intatta negli ultimi 20 anni.

 

Ecco, questo è un quadro abbastanza corretto dello stato dell'unione italiana, ma che secondo me ancora un po' troppo ottimistico, perché ancora non coglie i dati quantitativi del disastro economico subito dallo Stivale in particolare negli ultimi 10-20 anni: non solo l'Italia rimane profondamente disunita economicamente, ma tutta l'Italia, sia il Nord che il Sud, arrancano sempre più in ritardo rispetto ai Paesi avanzati e meno avanzati.

Ho già mostrato su nFA la rovinosa cavalcata del PIL italiano, e anche la comune decadenza economica del Nord, del Sud e del Centro nel periodo 1995-2006 (La Pietra, 2009), ma le affermazioni di Barbano mi hanno stimolato ad estendere il confronto con Stati che in quelle occasioni non avevo considerato, Olanda e Svezia, e ad aggiornare i dati del PIL pro-capite agli anni più recenti. Questi confronti non si trovano facilmente sui mezzi di comunicazione italiani.

I dati Eurostat hanno le cifre del PIL di tutti i Paesi europei dal 1995 al 2009 (tra alcuni mesi avranno presumo anche il 2010), e hanno anche i dati disaggregati per macro-area (per l'Italia Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole) dal 1995 al 2007. Siccome le differenze economiche relative tra macro-aree in Italia sono particolarmente stabili, ho usato la disaggregazione del 2007 per estrapolare i PIL pro-capite disaggregati anche per il 2008 e 2009, e questi sono i risultati.

PIL pro-capite del centro-nord Italia confrontato con alcuni Paesi nord-europei

PIL pro-capite del sud-Italia confrontato con alcuni Paesi sud-europei

Il quadro descritto da Barbano risulta approssimativamente corretto ma va aggiornato sottolineando come fino ancora a 10 anni fa l'Italia del Nord era significativamente più produttiva anche di alcuni tra i Paesi più produttivi del mondo, come Olanda e Svezia (che al loro interno poi hanno aree più produttive ancora), mentre oggi (PIL 2009) l'Italia del Nord è stata superata dalla media dell'Olanda e quasi raggiunta dalla media della Svezia. Dal canto suo il Sud-Italia riusciva a produrre quanto il Portogallo 10 anni fa, ora risulta distaccato anche da quel Paese e risulta di gran lunga la macro-area meno produttiva di tutta l'Europa occidentale.

Disparità dei prodotti regionali lordi

Il grafico che segue mostra sinteticamente le divaricazioni economiche tra nord e sud Europa, che si stanno chiudendo per Spagna e Grecia (e si sono più che chiuse per l'Irlanda) ma rimangono sempre più gravi per il Sud Italia, che rispetto a Spagna, Grecia e Portogallo gode oltre che degli aiuti UE anche dei trasferimenti operati dallo Stato italiano, che con ogni probabilità sono più parte del problema che parte della soluzione.

PIL pro-capite delle macro-aree italiane rispetto ad alcuni Paesi nord-europei

Grazie a kasparek ho preso i dati ISTAT sui PIL regionali aggiornati 1995-2009e ho potuto aggiornare il grafico precedente.  Ora Sud e Isole sono leggermente diversi: l'ISTAT oltre ad aggiungere i dati 2008 e 2009 ha anche - credo - aggiornato i dati precedenti, perché vedo piccole differenze rispetto ai dati Eurostat senza 2008 e 2009.  Da un confronto con i dati Eurostat sembra che l'ISTAT abbia perlopiù lasciato invariato il PIL totale italiano in Euro correnti, facendo delle piccole (meno dell'1%) redistribuzioni alle varie regioni.  Una parte piccola (~< 0.1%) del PIL non viene ripartito sulle regioni e va nella c.d. "Extra-Regio", per essere scrupoloso ho ripartito questa parte su tutte le regioni proporzionalmente alla popolazione.

PIL pro-capite del delle macro-aree italiane rispetto ad alcuni Paesi nord-europei (ISTAT)

Redditi prodotti e redditi disponibili

Qualcuno potrebbe essere stupito dal fatto che ancora oggi il Nord Italia risulta ricco più o meno come la media di Olanda e Svezia. In realtà i grafici precedenti mostrano quanto viene prodotto, non il reddito disponibile nelle diverse macro-aree italiane dopo i trasferimenti operati dallo Stato centrale. Per il 2006 L.Ricolfi ne "Il sacco del Nord", tabella 6.1, calcola il reddito disponibile alle famiglie delle regioni italiane dopo i trasferimenti operati dallo Stato con la tassazione e la spesa pubblica.

Per la precisione Ricolfi calcola diverse quantità, tra le quali mette in evidenza i consumi finali effettivi, cioè i redditi effettivamente spesi per consumi, quindi i redditi disponibili meno i redditi risparmiati. I consumi finali effettivi includono correzioni dell'ordine del ~15% per la diversita' degli indici di prezzi regionali, correzioni del ~2% per la diversa composizione delle famiglie, correzioni dell'ordine del 3.5% per tener conto che i servizi pubblici sono erogati con diversa efficienza nelle diverse regioni (la variabilità di efficienza è ~30%, a sfavore complessivamente del Sud, ma si applica solo sul ~11% dei consumi che corrispondono ai servizi statali).

Ho calcolato, usando le altre quantità della tabella 6.1, i redditi disponibili effettivi, cioè i consumi effettivi appena discussi, sommati ai risparmi (che aumentano passando da Sud a Nord) corretti nello stesso modo riassunto sopra. Il dato è disponibile solo per il 2006, ma siccome lo si può considerare valido con buona approssimazione anche per il resto degli anni considerati, ho estrapolato i redditi regionali disponibili effettivi anche per il resto degli anni dal 1995 al 2009, facendoli variare rispetto al 2006 proporzionalmente al PIL di tutta l'Italia, visto che secondo i dati Eurostat i PIL regionali seguono andamenti molto simili.

Questi sono i risultati: il Centro-Nord Italia ha oggi redditi disponibili inferiori a Olanda e Svezia, il Sud ha redditi disponibili maggiori del Portogallo e oggi paragonabili alla Grecia. Se la tendenza degli ultimi 15 anni continuerà, il Sud Italia avrà redditi disponibili inferiori alla Grecia e progressivamente più vicini al Portogallo, e il resto d'Italia verrà superato dalla Spagna.

Stima del PIL pro-capite disponibile delle macro-aree italiane rispetto ad alcuni Paesi europei

Note tecniche sull'ultimo grafico

Ho preso i dati dei PIL degli Stati dal 2001 al 2009 dalla tabella Eurostat tec00001.tsv, i dati del PIL dal 1995 al 2007 disaggregati per macro-aree dalla tabella nama_r_e2gdp.tsv, e ho usato "deflazionatore del PIL" per il PIL dell'area UE15 in Euro del 2000 (CPI00_EUR,B1GM,EU15 della tabella nama_gdp_p.tsv) per "deflazionare" i PIL procapite a parità di potere d'acquisto (PPS o Purchasing Power Parity Standard in Eurostat), che sono riportati a prezzi correnti. (Nota successiva: probabilmente è più corretto usare il deflazionatore per l'area UE27, ma le differenze sono trascurabili).

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Commenti

Ci sono 54 commenti

Cos'è che fa dei bei grafici con così bei colori?

Mi chiedo sempre cosa sia successo nel 2001-2002 che ha bloccato Pil e produttività in Italia.

Berlusconi ha vinto le elezioni :)

Credo li faccia con R. I colori pero' sono riproducibili con qualsiasi programma.... 

 

A guardare questi grafici e ricordando le pratiche di cucina dei dati dell'ISTAT che, giovincello, frequentavo assai mi viene veramente da pensare come diavolo facciano le stime per il "Sud" e per le "Isole". La correlazione praticamente perfetta fra le serie è veramente sorprendente. Troppo sorprendente ...

Confermo la perplessita'. Aggiungo anche che guardando i dati regionali di altri paesi europei non si trova la stessa super correlazione.

 

A guardare questi grafici e ricordando le pratiche di cucina dei dati dell'ISTAT che, giovincello, frequentavo assai mi viene veramente da pensare come diavolo facciano le stime per il "Sud" e per le "Isole". La correlazione praticamente perfetta fra le serie è veramente sorprendente. Troppo sorprendente ...

 

E' vero.  Sulla qualita' di dati riporto le sibilline affermazioni Eurostat, da "REGIONAL ACCOUNTS METHODS - Gross value-added and gross fixed capital formation by activity":

6. Quality
The quality of regional statistics varies between regions
across the European Union, but little work has been
done to assess likely errors in the estimates. This would
be a difficult task. Generally we can say that statistics
for small, sparsely populated regions are less reliable
than those for bigger regions. However it is likely that
small differences between regions are well within the
margin of error of the figures, particularly forthe smaller
regions.
Quality depends on three things: region size, data quality
and methodology. This document concentrates on im-
proving and harmonising methods, but the other aspects
must not be forgotten. Region size and data quality are
often outside the control of the statistician responsible
for regional accounts. So co-ordination with other stat-
isticians becomes a key issue for regional accounts.

Scusate l'intromissione in un dibattito tecnico sul quale manco di strumenti culturali e non sono neanche sicuro di aver capito l'argomento. State dicendo che gli andamenti delle macro regioni italiane si muovono troppo in parallelo e che questo sembra artificioso? Se è questo che state dicendo, non può essere che i trasferimenti molto pesanti da una all'altra regione forzino l'accoppiamento? Se quando una regione aumenta la sua produttività le viene impedito di investire per fare invece l'investimento in un'altra regione, non si tende a riportarla alla media? Sorry again se ho fatto solo rumore.

Alberto, i dati che hai mostrato si fermano al 2006, tu assumi che questo andamento prosegua, bene o male, io invece volevo sapere se hai dei dati sul nord-est aggiornati, perchè, per molto sentito dire, la crisi, che in Italia si è esplicitata nel 2009, ha colpito molto duramente il nord-est, secondo qualcuno più di quanto abbia colpito il nord-ovest, e/o il resto d'Italia.

Questo per capire quanto sia disomogenea l'Italia, perchè il nord-est è molto "export oriented", quindi la crisi potrebbe passare quando prossimamente la locomotiva tedesca si rimetterà in moto, mentre il resto d'Italia continuerebbe ad arrancare, aumentando la disomogeneità riscontrata.

Le notizie che inizio a sentire dai miei fornitori (e un po' anche dai miei clienti, per fortuna...) è che i terzisti della meccanica stanno lavorando parecchio da un mesetto...comincio a pensare che forse la Germania non sia del tutto un bluff.

 

Alberto, i dati che hai mostrato si fermano al 2006, tu assumi che questo andamento prosegua, bene o male, io invece volevo sapere se hai dei dati sul nord-est aggiornati, perchè, per molto sentito dire, la crisi, che in Italia si è esplicitata nel 2009, ha colpito molto duramente il nord-est, secondo qualcuno più di quanto abbia colpito il nord-ovest, e/o il resto d'Italia.

 

I dati Eurostat per le regioni arrivano al 2007 non al 2006.  Credo che in passato l'ISTAT abbia pubblicato i PIL regionali con ~3 anni di ritardo, ma ho sentito ad un recente workshop della Banca d'Italia sul Sud che l'ISTAT produce queste disaggregazioni piu' velocemente (credo dopo 1 anno) oggi.  Potrebbero quindi esserci i dati 2008 e 2009, ma non certo il 2010 che forse non e' pronto nemmeno a livello nazionale.  Tuttavia l'Eurostat non ha i dati 2008 e 2009 e non ho molta voglia di andare a frugare sul sito ISTAT.  Se un'anima buona mi indica i dati ISTAT dei PIL regionali 2008 e 2009 in un qualche formato umano usabile elettronicamente, aggiorno i grafici.

Secondo me la crisi ha colpito piu' il Centro-Nord esportatore, ma c'e' stato anche un calo di attivita' dovuto a sfiducia in tutte le regioni.  Sono curioso di vedere i dati.  Non mi pare pero' che nelle crisi precedenti abbiamo visto significativi modifiche dei rapporti tra regioni, come mostrano i dati 1995-2007 dei miei grafici.

 

Alberto, i dati che hai mostrato si fermano al 2006, tu assumi che questo andamento prosegua, bene o male, io invece volevo sapere se hai dei dati sul nord-est aggiornati, perchè, per molto sentito dire, la crisi, che in Italia si è esplicitata nel 2009, ha colpito molto duramente il nord-est, secondo qualcuno più di quanto abbia colpito il nord-ovest, e/o il resto d'Italia.

 

Grazie a kasparek ho i dati ISTAT aggiornati al PIL del 2009, e ho aggiunto all'articolo originale il grafico aggiornato.  Cambia qualcosa ma cambia poco. Comunque il Nord e' stato piu' colpito dalla crisi. Ecco cosa dice l'ISTAT:

 

Nel 2009 il Pil si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5%. Il Pil per abitante ai prezzi di mercato 3 , misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell’anno, segna una flessione del 3,7% a livello nazionale. Il calo è più contenuto nel Mezzogiorno (-2,7%) e nel Centro (-2,9%), mentre è più marcato nel Nord-Ovest (-4,6%) e nel Nord-Est (-4,5%). In valori assoluti il Pil ai prezzi di mercato per abitante del Centro-Nord continua ad essere sensibilmente più elevato di quello
del Mezzogiorno: 30.036 euro nel Nord-Ovest, 29.746 euro nel Nord-Est e 28.204 euro nel Centro, contro i 17.324 euro del Mezzogiorno.

 

 

Scusate la domanda da ignorante, non sono un economista, perdonatemi.

Dai grafici è evidente che nel periodo 2001-2005 l'Italia e solo l'Italia deve avere combinato qualcosa di molto sbagliato. Infatti, i nostri indicatori economici peggiorano, mentre tutti gli altri se la sfangano bene o benissimo, a prescindere dalle tradizioni politiche o culturali.

Che cosa è successo di così sbagliato in Italia nel periodo 2001-2005? La risposta facile (Berlusconi al governo) non vale: soddisfa molto bene la mia voglia di correlazione, ma mi lascia insoddisfatto sul fronte delle relazioni di causa-effetto...

Potrei suggerire: competizione con la Cina + delocalizzazione in europa centro-orientale e altrove + incapacita` delle grandi aziende italiane di sopravvivere al confronto coi grandi gruppi esteri.

Anyway, ecco un link sull'argomento (ISTAT).

 

 

Roberto Benigni, attraverso l' esegesi dell'inno nazionale proposta al festival di Sanremo 2011 ha cercato di esortare gli Italiani a "svegliarsi" e a comportarsi come il grande popolo, rappresentato nei libri di storia sul Risorgimento, che ha dato i natali a tanti personaggi straordinari.

Questo tipo di ragionamento mi ha ricordato il discorso di Umberto Eco durante la manifestazione di Giustizia e Libertà. Tra le altre cose il professore sosteneva che i dieci ordinari che rifiutarono di giurare durante il fascismo hanno "salvato la categoria".

Mi spiace per le romantiche e nobili esortazioni dei due mostri sacri, ma l'evidenza che riscontro io è tutt'altra. Quello italiano è un popolo che oggi si è scelto Berlusconi, ieri Craxi e Andreotti e che può contare su alternative come Vendola e Bersani. Un popolo che senza l'oppressione di un governo dittatoriale si classifica così e così per il solo effetto delle proprie scelte deliberate. Un popolo che accetta che vaste aree del proprio territorio siano governate dalla criminità piuttosto che dalle istituzioni.

Certo, possiamo consolarci con la nostra grande storia dove il popolo si è distinto per il sostegno offerto a personaggi come questo oppure ad esperienze come questa.

Sarò ignorante e privo di romanticismo, ma un grande popolo è per me quello che sa cacciare a calci chi governa male e che si incazza di brutto quando lo prendono per il culo. Ma soprattutto, un popolo è grande o mediocre se la maggioranza degli individui che lo compongono possiede queste caratteristiche.

Guardatevi intorno e fate le vostre considerazioni.

 

 

Oltre a "quotarti", perchè condivido questo tuo commento, ci sarebbe da far notare ad Eco e Benigni come italiani siano anche i "cattivi". Abbiamo avuto grandi uomini che si sono battuti contro il fascismo e contro le mafie, degli eroi, ma se si vuol fare del patriottismo bisogna ricordarsi che italiani erano anche i fascisti e i mafiosi. Ci dimentichiamo spesso di assumerci le nostre responsabilità, es: le foibe son state orribili, ma la guerra alla Jugoslavia l'abbiamo dichiarata noi; siamo guardati con diffidenza in Europa ma su due guerre mondiali non ne abbiamo finita una senza cambiare alleati. Oddio, nei 150 anni ci sta un po' di retorica, però ci dimentichiamo sempre volentieri le "cialtronate" ed enfatizziamo gli eroismi