L'intervista di Tremonti a Repubblica. Una traduzione

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Su questo sito offriamo di tanto in tanto traduzioni di interventi fatti da persone abituate a non parlare chiaro. Questa è la volta del buon Voltremont, che si è lasciato intervistare dai ''nemici'' di Repubblica. Il pezzo è lungo, ma non è colpa mia. Era l'intervista a essere logorroica.

L'intervista è a firma di Massimo Giannini. Il pezzo si apre con quello che sembra un riassunto e porta a una domanda sulla ''democrazia dei contemporanei''. Diamo quindi inizio alle danze

 

[Domanda] D'accordo, allora, partiamo pure dalla "democrazia dei contemporanei". Cosa intende dire?
[Tremonti] "La democrazia dei contemporanei è diversa da quella "classica", e questa a sua volta era diversa dalla democrazia della agorà. E pure sempre è necessaria, la democrazia. Ed è ancora senza alternative - la democrazia - pur dentro  la intensissima "mutatio rerum" che viviamo e vediamo. Intensa nel presente come mai nel passato, dalla tecnologia alla geografia. La scienza muta l'esistenza. La "medicina", la "ars longa" sempre più estende il suo campo, non più solo sulla conoscenza del corpo umano, ma essa stessa ormai capace di ricrearlo per parti. L'iPad muta le facoltà mentali, crea nuovi palinsesti, produce in un istante qualcosa di simile a quello che per farsi ci ha messo tre secoli, nel passaggio dal libro a stampa alla luce elettrica. Per suo conto, Google vale e conta strategicamente ormai come e forse più di uno Stato G7. E poi è cambiata di colpo la geografia economica e politica. Di colpo, perché i venti anni che passano dalla caduta del muro di Berlino ad oggi sono un tempo minimo, un tempo non sviluppato sull'asse della lunga durata tipica delle altre rivoluzioni della storia".

[Traduzione] Niente. Infatti ti rispondo con una sequenza di frasi senza senso da fare invidia a un postmoderno ubriaco. Sai, in Italia funziona ancora il trucco del latinorum, dici ''mutatio rerum'' anziché cambiamento delle cose e fai la figura del grande intellettuale. Meno male che gli italiani, e in primo luogo i giornalisti, sono pervasi da mentalità antiscientifica e amano queste cose, sennò mi stanerebbero in un secondo.

 

Dove porta questo ragionamento sul cambiamento della democrazia?
"Se cambia la geografia, la politica non può restare uguale. La politica come è stata finora è stata costruita sulla base territoriale chiusa tipica dello Stato-nazione, su confini impermeabili che concentravano nello Stato il monopolio della forza. E la politica era la forma di esercizio e di controllo della forza. La stessa democrazia era rapporto tra rappresentanza e potere. Ora non è più così. L'asse si sta inclinando, la rappresentanza cresce, il potere decresce, eroso e diluito dallo spazio globale. E la crisi radicalizza questa asimmetria. La crisi genera domande crescenti d'intervento. I popoli chiedono interventi sempre più forti, a governi sempre più deboli".

 

[Traduzione] E dove vuoi che porti? Visto che non c'è ragionamento non c'è nemmeno conclusione. Quindi ti propino un'altra razione di nonsenso postmodernoide. Tanto, come ho detto prima, non c'è rischio che mi stanino. Però la butto lì che sono i popoli che chiedono che noi, politicanti, si diventi sempre più intrusivi dicendo che succede l'opposto!

Giusto, basta guardare alla debolezza del governo Berlusconi...
"Non è così. Il mio ragionamento vale per tutti i governi. La formula di soluzione e reazione politica non può essere più solo nazionale, ma internazionale. Ed è questo il senso politico della "poliarchia" disegnata nell'enciclica "Caritas in veritate". È proprio questo quello che si sta facendo in Europa in questi mesi, in questi giorni, costruendo sopra gli Stati una nuova "architettura politica"".

[Traduzione] No, che c'entra il governo Berlusconi? Il nonsenso è nonsenso e basta. Comunque, per punizione, altra razione di nonsenso postmodernoide. Ci ficco pure la ''Caritas in veritate'', così strizzo l'occhio contemporaneamente al Vaticano e alla sinistra; torna sempre utile, specie il Vaticano. Ma, sempre perché son furbo, la butto lì che non è colpa nostra se non facciamo nulla da due anni e passa. Non è perché siamo incapaci, guai a pensarlo. È solo perché deve fare tutto l'Europa oramai. Sì, ho detto Europa, quella su cui, nei miei testi anteriori, piscio sopra senza remissione. Mi contraddico? Ebbene sì, mi contraddico ma basta che il popolo non lo capisca. Conto su di lei, signor giornalista, che altrimenti un'altra intervista la vede con il binocolo.

 

Ministro, per favore, passiamo dalla filosofia alla cronaca di questi giorni. Parliamo delle difficoltà dell'Italia e del suo governo. Qui si parla di crisi, di elezioni anticipate, di governi di transizione...
"In Italia la formula di soluzione non può essere quella del governo tecnico. Per due ragioni. Primo, perché non c'è una "melior pars" fatta di ottimati, di tecnici, di illuminati, capaci di governare la complessità. Li vedo, certo, ma non li vedo capaci di governare. Secondo, perché un governo di questo tipo, non basato sul voto popolare, non avrebbe chance di prendere posto al tavolo dell'Europa".

 

[Traduzione] Se si fa il governo tecnico io devo essere il primo ministro. Lo so che dal punto di vista tecnico ci sono tantissime persone meglio preparate di me (mica è difficile...) ma l'unico veramente intortato nei corridoi del potere sono io. Se si presenta qualcun altro lo impallino o lo faccio impallinare. Però, siccome non son sicuro di poterlo fare, io al momento son contro il governo tecnico. Meglio secondo per certo che primo al 50%.

 

Cioè? Lei sta dicendo che l'Europa avrebbe il potere di dire no a un governo tecnico in Italia?

"È così. E non solo perché l'Europa è costruita sul canone della democrazia, ma soprattutto perché l'Europa, avviata a prendere la forma di un comune destino politico, presuppone e chiede comunque una base di stabilità e di forza. Questa derivante solo dalla politica e dalla democrazia. Tipico il caso della Grecia: la fiducia europea è stata indirizzata verso il governo greco legittimamente eletto. La negatività, verso un ruolo esclusivo del Fondo monetario internazionale, era basata sulla diffidenza verso una formula che sarebbe stata più debole, proprio perché solo tecnica. La tecnica può essere solo complementare alla politica, e non sostitutiva".

 

[Traduzione] Ma figuriamoci. È che in Italia si invoca sempre l'Europa. Come ho detto, un governo  puramente tecnico non va bene ma un governo in cui io sono primo ministro va benissimo. Quindi ti racconto che l'Europa non vuole i governi tecnici ma quelli politici. E io sono un politico. Chiaro adesso?

Ma chi si potrebbe opporre, invece, a un governo politico di larghe intese, di cui parlano in molti, nel Pd e nell'Udc?
"La casistica delle larghe intese si presenta solo in due scenari. Dopo elezioni che evidenziano la bilaterale insufficienza delle forze in campo, o per effetto di un trauma. Francamente, nel presente dell'Italia non vedo un trauma tanto forte da spingere verso questa ipotesi di soluzione. Non un trauma "economico", non un trauma "esterno", non un trauma "giudiziario"".

[Traduzione]. Lasciamo che la crisi, economica e giudiziaria, si approfondisca ancora un po' e a quel punto saremo pronti. Io intanto mi posiziono. Per esempio lancio segnali dando un'intervista a Repubblica, il giornale del nemico.

 

Sull'economia, in realtà, il trauma lo abbiamo rischiato di brutto con l'attacco dei mercati, e forse continueremo a rischiarlo oggi e nei prossimi mesi. Non è così?
"Il trauma economico è stato ipotizzato subito, appena dopo la costituzione di questo governo, a fronte della crisi che arrivava. L'ipotesi non si è verificata. Era un'ipotesi basata tanto su di una insufficiente e solo parziale analisi della realtà, quanto sulla sottovalutazione della forza del governo. 2008, 2009, 2010. Siamo ormai verso il terzo autunno, e puntualmente per ogni autunno si prevedeva e ora si prevede la crisi. Una crisi esterna, causata dallo scatenarsi della speculazione finanziaria sul nostro debito pubblico. Una crisi interna, con la rottura dell'ordine e della coesione sociale. In questi anni la sinistra ha puntato sulla paura, come se questa fosse un'ideologia congiunturale sostitutiva. Non è stato così, non è così, non sarà così".

 

[Traduzione] Vi ho detto balle sull'economia fino ad adesso e non ho certo intenzione di smettere. Continuerò a raccontarle anche perché, grazie all'incompetenza ed al populismo patetico da anni '70 dei miei avversari di sinistra, ho avuto, ho e avrò gioco facile.

 

Ma è stato lei a dire che senza la manovra rischiamo la fine della Grecia...
"Appunto, senza la manovra. In realtà nel 2008 siamo partiti con la legge finanziaria triennale e siamo andati avanti sulla stessa linea. I numeri dell'Italia sono ormai allineati nella norma e nella media europea. Avrebbe potuto essere diverso, e non è stato. E questo è stato certo per la forza propria e sottovalutata dell'Italia. Ma anche, si vorrà ammettere, per la visione e per la forza nell'azione di governo".

 

[Traduzione] Ma cosa pretendi, che sia anche vagamente coerente? Non hai ancora capito che parlo a vanvera? Comunque beccati questo: i numeri dell'Italia sono ormai allineati nella norma e nella media europea. Scommettiamo che non riesci nemmeno a rispondermi che il rapporto debito/PIL da noi è ben più alto della media europea? E che non cresciamo da un decennio? E che abbiamo il minor tasso di occupazione?

Eppure, basta parlare con un po' di ambasciatori per sapere che i nostri partner occidentali temono per la tenuta politica del governo Berlusconi. Lo può negare?
"Sarebbe questo il secondo trauma, quello "esterno". Una volta si diceva "tintinnare di sciabole". Ora, in un'età più pacifica, si parla di "voci di Cancelleria". Francamente non mi pare che si tratti di dati rilevanti. Per due ragioni. Perché la crisi postula la stabilità come valore superiore. E poi perché non pare che tanti altri governi siano in condizioni di forza superiore a quella dell'Italia. Per essere chiari, in giro per l'Europa non vedo governi tanto forti e tanto determinati e determinanti. Ma, all'opposto, tutti impegnati nella gestione delle proprie crisi interne. Gestione che, in giro per l'Europa, non mi sembra più forte della nostra, ma spesso anche contraddittoria, incerta e contestata. In realtà, siamo tutti impegnati in Europa nella costruzione di una architettura nuova di comune e superiore interesse. Il ruolo dell'Italia nello scenario europeo è forte, richiesto e reputato. Il ruolo di Silvio Berlusconi è forte. E, nel mio piccolo, per esempio martedì sono invitato in Germania a Friburgo per la "Lezione europea". E non come professore di università, ma come ministro della Repubblica italiana".

[Traduzione]. Visto che non ci sei riuscito? Hai preferito fare lo sborone che parla con gli ambasciatori. Comunque sì, chiaro che il governo è debole. Ma in Italia diciamo ''mal comune mezzo gaudio'', quindi ti racconto, senza entrare bene in dettagli, che questo è un problema di tutti i governi europei. Che sia vero o no, questo è altro discorso. Io intanto l'ho sfangata. E ti ripiazzo l'Europa come soluzione di tutti i nostri casini, ah l'Europa! Spero tu non voglia ricordarmi che fino a poco fa dell'Europa dicevo peste e corna. Ricorda la storia dell'intervista e del binocolo.

Eppure la vostra maggioranza rischia ogni giorno l'implosione interna. Che mi dice delle inchieste, dei ministri che si dimettono, dello scandalo della P3?
"Per scelta politica, tendo sempre ad analisi di sistema. È certo che non si tratta solo di una mela marcia. C'è qualcosa di più. Forse, e anzi senza forse, è venuta fuori una cassetta di mele marce. Ma l'albero non è marcio, e il frutteto non è marcio. La combinazione perversa è tra le condotte personali e la crisi generale. La crisi postula la salita, e non la discesa nella scala dell'etica, e se vuole anche dell'estetica".

[Traduzione] Per scelta politica non rispondo alle domande difficili. Comunque, andando per allusioni (visto che non posso parlar chiaro), ti dico che è ovvio che la gestione Berlusconi ha portato una masnada di mariuoli al potere. Che ti apettavi da un simile individuo? Per uscirne ci vuole un altro presidente del consiglio. Ho già menzionato che dovrebbe essere un politico di primo piano?

Quindi anche lei, come il premier, pensa che questi siano solo polveroni?
"La politica deve sempre distinguere tra ciò che è "reato" e ciò che è "peccato", e non confondere l'uno con l'altro. Ci può essere reato senza peccato, come ci può essere peccato senza reato. I dieci comandamenti sono una cosa, i codici una cosa diversa. Un discorso politico serio deve e può essere avviato anche in casa nostra su questo campo. Anzi è già iniziato, ma proprio per questo non può essere generalizzato e banalizzato".

[Traduzione] Ma che polverone, non hai proprio capito. Al contrario, è la mia migliore occasione di scalzare il berlusca. Infatti la notte dei lunghi coltelli ... cioè, voglio dire, il discorso politico dentro il partito è già iniziato.

Banalizzato? Qui ci sono pezzi di Stato e di governo che cercano di infiltrarsi e condizionare le decisioni della magistratura, in nome di "Cesare". Dove vede la banalità?
"Per banalità intendo la "banalità del male". E anche per questo non credo che puntare sulla valanga delle intercettazioni renda un buon servizio all'etica politica".

[Traduzione] Su questo non ti rispondo. Ti rifilo una assurdità senza senso sulla banalità del male. Ricordati, figliolo, che io lavoravo da queste parti già ai tempi di Craxi ...

Le ultime intercettazioni ci hanno però permesso di svelare le trame intorno all'eolico, e alla nuova cupola ribattezzata appunto P3...
"Le ultime intercettazioni costituiscono una lettura interessante. Ne emerge un bestiario fatto di faccendieri sfaccendati, di "poteri" impotenti, se si guarda i risultati, di reati più "tentati" che "consumati". Più si affolla la scena, più tutto si confonde. E la presunta "tragedia" si fa commedia. Questo non vuol dire che non ci sia una questione morale...".

[Traduzione] Come ti ho già detto conto su questa vicenda per sloggiare il berlusca e prendere il suo posto.

Meno male: riconosce che esiste una questione morale nel centrodestra?
"Ma quella morale è una questione generale. Questo è un Paese in cui molti "governi" locali si sono clonati e derivati in galassie societarie "parallele". Spesso più grandi dei governi stessi. E non sempre sotto il controllo democratico e giudiziario. Leggasi la monografia della Corte dei Conti. Mezza Italia è in dissesto sanitario. E questo riduce drammaticamente la "cifra" della morale pubblica. Troppo spesso i fondi pubblici sono una pipeline verso gli affari. Oggi l'affare degli affari è quello dell'eolico, almeno questo non inventato da noi. Vastissime aree del Paese sono deturpate da pale eoliche sorte all'improvviso, in un territorio che nei secoli passati non ha mai avuto i mulini a vento. E forse ci sarà una ragione. È in tutto questo che vedo la grande questione morale, questo è l'albero storto che va raddrizzato. E per farlo non vedo alternative al federalismo fiscale. L'unica, l'ultima forma per riportare nella trasparenza e nell'efficienza la cosa comune"..

[Traduzione]. Lo riconosco ma mi assolvo nel modo standard: lo fanno tutti. E, siccome son colto, faccio pure l'allusione a Kant ...

 

Nel frattempo, per nascondere tutto ai cittadini, il governo vara la legge-bavaglio. Lei è d'accordo anche con questo?

"La traccia possibile di una discussione seria su di un tema serio, come quello della dialettica tra il diritto alla privacy e il diritto all'informazione, si è persa in un labirinto. E solo ora forse può essere ritrovata. Più che di bavaglio, pare che si trattasse di un "bavaglino". Si è troppo confuso, e non certo solo da parte nostra, fra i mezzi e i fini".

 

 

[Traduzione]. Non rispondo alle domande difficili.

 

Bavaglino, dice lei? E allora perché avete paralizzato per questo il Parlamento per ben due anni, a discutere di intercettazioni, invece di parlare dei problemi veri del paese?
"Al Parlamento è bastato un mese per fare la "manovra". Un'azione effettiva, la prima fatta in Europa e qui dall'Italia. Altrove siamo ancora allo stadio dei disegni, dei documenti, dei propositi, delle reazioni di piazza. Da noi non è stato così. E la "manovra" non è stata solo finanza, ma anche politica. Per la prima volta è riduzione del perimetro dello Stato, con l'effettivo azzeramento di trenta enti pubblici, dei costi del governo e della politica".

 

[Traduzione]. Ripeto, non rispondo alle domande difficili. Se proprio vuoi ti rifilo qualche menzogna sulla manovra. Che so, ''ha ridotto il perimetro dello Stato''. Va bene o vuoi qualcosa di più assurdo? Ecco, te l'ho dato: ho detto che altrove sono ancora ai disegni ed ai documenti. Tanto, agli italiani nessuno racconta cosa avviene all'estero, nemmeno il tuo giornale lo fa!

Ministro, a parte i tagli alle Regioni, nella manovra non c'è niente di strutturale...
"Nella manovra è stata fatta la riforma delle pensioni più seria d'Europa in questi anni e pari data c'è stata Pomigliano, con il lavoro che non esce ma torna in Italia e nel Mezzogiorno. E forse queste due, pensioni e Pomigliano, sono due P più importanti della P3. Con rispetto parlando, e con orgoglio parlando, l'azione del governo contro la criminalità organizzata ha un'intensità e un'efficacia finora non conosciute. E forse anche questo va messo sul piatto della giustizia".

[Traduzione]. Qualcosina di strutturale c'è, è l'aumento dell'età pensionabile. Poca roba, ma la supplemento cercando di appropriarmi il merito di cose fatte da altri. Marchionne che investe in Italia, la Boccassini che mette in galera i mafiosi... . Sono o non sono Voltremont?

Ma le Regioni? Perché i governatori protestano? Perché Formigoni dice che dovrà tagliare i servizi ai cittadini?
"Qui vale la dialettica tesi, antitesi, sintesi. Il processo politico ha funzionato subito con i Comuni e le Province, e si sta chiudendo ora anche con le Regioni. Come Comuni e Province, così le Regioni hanno infine fatto propria la nostra ipotesi di discuterne all'interno del federalismo fiscale tanto municipale quanto regionale. E alla fine il bilancio mi sembra positivo. Nell'insieme la manovra è stata fatta su una vastissima base di consenso sociale".

[Traduzione]. Certo che protestano, taglio loro i fondi. Così il conflitto sociale non sarà contro il governo ma contro le Regioni.

E la crescita? Anche su questo il piatto della manovra è miseramente vuoto. Può negarlo?
"Come le ho detto, i numeri italiani sono allineati alla media europea. Nella manovra, oltre alla stabilità finanziaria, c'è comunque una prima "cifra" dello sviluppo. Dalle reti di impresa alla drastica riduzione della burocrazia. Più in generale nel tempo presente non esiste lo sviluppo in un Paese solo, non si fa lo sviluppo con la Gazzetta ufficiale, soprattutto avendo il terzo debito pubblico del mondo. Del resto la ripresa in atto è portata più che dalle politiche economiche, dal cambio sul dollaro. E tuttavia certo molto deve esser fatto ancora. Dalla "battaglia per il diritto", troppe regole sono infatti un costo e un limite allo sviluppo, per arrivare alla ricerca, per cui dovrebbe essere fatto un maxi fondo d'investimento pubblico, alla combinazione tra la riforma degli istituti tecnici, cui devono concorrere anche le imprese, ed il contratto di apprendistato".

[Traduzione] Per la crescita, come sempre, aspettiamo di essere trainati dagli altri. L'alternativa è fare riforme strutturali in questo paese. Sai benissimo che questo governo non sa e non vuole farle. Ma intanto, gli amici tuoi mica hanno proposto niente di meglio, vogliono solo che si spenda di più e lì e facile dir di no usando l'Europa come scudo. E li frego con le riforme costituzionali!

Bersani la invita da tempo ad andare in Parlamento, a discutere della crisi. Perché lei si rifiuta?
"La sequenza non può essere prima chi e poi cosa, e cioè prima si sceglie chi governa e poi si decide cosa si fa. Questa sequenza riflette un eccesso di odio antropomorfo. Prima si deve discutere sul cosa".

[Traduzione]. Guarda, non è che mi rifiuto perché non ho nulla da dire. Come ho dimostrato in infinite occasioni sono tranquillamente in grado di parlare di aria fritta in modo pomposo e senza essere stanato. È che non ci guadagnerei nulla da una simile discussione. Io non so che dire, loro nemmeno, ma c'è sempre il rischio che mi scappi la battuta sbagliata e, sai com'è, magari faccio brutta figura ...

E dello scontro tra il premier e Fini cosa mi dice. Quello non è un pericolo, per la tenuta del Pdl?
"Anche questo tema rientra nell'idea antropomorfa della politica, che non mi appartiene".

[Traduzione]. Siamo alle solite, non ho l'abitudine di rispondere alle domande difficili. Al limite provo a infilare qualche parola che sembra difficile. ''Idea antropomorfa'' va bene? A dir la verità sembra un po' troppo facile.

 

Non può negare che l'altro scontro dentro la maggioranza riguarda lei e il presidente del Consiglio. È vero che venerdì scorso persino Gianni Letta l'ha rimproverata in Consiglio dei ministri?
"Oggi ci abbiamo riso sopra. Vedo un eccesso di confusione tra "personale" e "politico". Certo, in politica conta anche il personale, ma su troppi "scontri" ho letto troppo folklore...".

 

[Traduzione]. Sì, è un periodo molto teso. Forse comincia a sospettare che io voglia mettermi in proprio ... il partito, lui lo sa, io quasi ce l'ho. Si chiama Lega ...

 

È vero o no che lei minaccia quasi ogni giorno le dimissioni?
"Non ho mai minacciato le dimissioni, ma spesso ho detto "non firmo". E alla fine il voto è sempre arrivato, positivo e convinto. Tutto quello che ho fatto, e forse anche un po' più della politica economica, l'ho fatto convinto di fare comunque quello che mi sembrava bene per il mio Paese. E non avrei potuto farlo senza Berlusconi e Bossi, o contro Berlusconi e Bossi. E sarà così anche nel prossimo autunno e oltre".

 

[Traduzione]. Sì, è vero. Però finora, bene o male, l'ho sempre spuntata su Berlusconi e Bossi. Il secondo ce l'ho in tasca ed il primo, se hai il secondo in tasca e lo lasci fare leggi per star fuori di galera, è contento di qualsiasi cosa io faccia. È questo che mi fa sperare in un ancor più brillante futuro.

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Commenti

Ci sono 82 commenti

L'aspetto neppure sorprendente e sicuramente penoso è che tremonti trecarte insieme ai pidini hanno sempre in bocca l'enciclica Caritas in veritate. Capisco la strumentalità ma rispetto alla realtà, a ciò che va fatto o non fatto che c'entra il Papa? Lo so che è una domanda ingenua, ma non riesco a non farmela. E non capisco.

 

"Se cambia la geografia, la politica non può restare uguale. La politica come è stata finora è stata costruita sulla base territoriale chiusa tipica dello Stato-nazione, su confini impermeabili che concentravano nello Stato il monopolio della forza. E la politica era la forma di esercizio e di controllo della forza. La stessa democrazia era rapporto tra rappresentanza e potere. Ora non è più così. L'asse si sta inclinando, la rappresentanza cresce, il potere decresce, eroso e diluito dallo spazio globale

non è che Tremonti si è rimangiato in questa affermazione tutto quello che aveva scritto ne La paura e la speranza contro la globalizzazione?

 

Più che un commento, un'adesione de uerbo ad uerbum (tanto per non essere da meno del Nostro) alla vostra traduzione. Vorrei aggiungere che si sarebbe desiderato che un giornalista ritenuto tanto autorevole (Vice Direttore, se non sbaglio, di un quotidiano altrettanto autorevole) non fosse rimasto sostanzialmente accovacciato ai piedi di questo venditore di parole un tanto al chilo; più precisamente, mi sarei aspettato che il Giannini avesse contestato con maggiore decisione e dignità al ministro il contegno di sostanziale presa per i fondelli tenuto per tutta l'intervista. Ma chi crede di essere per parlare con tanto disprezzo dei suoi interlocutori: quello vicino, ai suoi piedi prono, e quelli lontani, vale a dire i lettori del giornale? L'unica reazione è stata quella di invitare questo Voltremont di uscire dalla filosofia. Ma la filosofia è anche arte dell'argomentare e non dello sciorinare parole senza senso per ben due pagine di un giornale nazionale! Non sarebbe stato improprio che una "traduzione" fosse stata aggiunta dal Giannini stesso a mo' di commento, e proprio sulla stessa pagina sulla quale questa vergognosa intervista giace, e magari con il medesimo risalto, per raggiungere così la stessa platea alla quale l'intervista è rivolta.

Che Tremonti fosse un buzzurro che si riempie di latinorum non stupisce, ma Giannini??? Ma pure lui pensa che espressioni come "odio antropomorfo" e "idea antropomorfa" vogliano dire qualcosa??? Ma dove ha studiato??

La critica a Giannini avrebbe senso se quella di Giannini fosse una intervista vera, destinata cioè a informare.

Lo scopo vero dell'intervista è però politico, non informativo. Serve cioè a dare una tribuna a Tremonti in vista del suo posizionamento per il post-Berlusconi e quindi rientra nello scambio di favori tra il gruppo Repubblica e GT

complimenti al traduttore!

Mi associo: vivissimi complimenti al traduttore. Un'operina degna del mai dimenticato "parla come magni" di Giorgio Paterlini sul vecchio "Cuore".

Chapeau! a sandro, impresa ardua e splendidamente condotta a termine.

Volendo sintetizzare: 

Prospettando l'incauta profilassi mnemonica, il substrato incognito bandisce - irridendo - i latrati intrinseci che adducono gli autunni all'estasi

P.S. Scoprite l'autore ;-)

L'autore non lo conosco, ma spero gli abbiano risposto così

Concordiamo pienamente con il "Traduttore" e con quei commenti precedenti circa l'ignoranza sia di VolTremont che del vicedirettore Giannini. E' stupefacente che molte cose siano passate in silenzio, ma dice bene chi definisce questa un'intervista "di posizionamento", non informativa (perché in qualsiasi paese anglosassone avrebbero fatto ad entrambi solennissime pernacchie). 
Purtroppo, anche certi giornalisti - che passano per essere 'informati' - sono semplicemente ignoranti. Ci viene in mente l'attuale segretario PD Bersani nella conferenza a Roma, in giugno, sul "PDigitale e la banda larga": si vedeva da lontano quanto fosse per nulla informato/ interessato al tema in oggetto. Ecco, il Giannini et similia sono la "classe intellettuale dell'opposizione" a Mr. B. Mmmah!
Quasi, quasi, suggeriremmo di avviare un servizio giornalistico di "traduzione" permanente...

Il punto è che il mestiere del Giannini è quello di giornalista, non di portavoce di un politico, per quanto questo possa essere affascinante, facondo, colto, insostituibile, competente e adeguato al ruolo che ricopre, qual è il nostro Ministro dell'economia. E, inoltre, sempre il Giannini - scusate la volgarità - è pagato per informare, e semmai per commentare le informazioni che raccoglie, per esempio con un'intervista, non per starsene acciambellato intorno alle caviglie dell'intervistato facendo le fusa (è la netta sensazione che ieri mi invadeva a mano a mano che procedevo nella lettura). In altre parole, dai "posizionamenti" del Tremonti, Massimo Giannini non si deve lasciar coinvolgere, se mi vuole bene come lettore; mentre, ai tentativi del medesimo di approfittare di un foglio autorevole per mandare messaggi, deve resistere, sempre se mi vuole bene come lettore, almeno smascherandoli per quelli che sono; e ciò, o contestualmente all'intervista, oppure con un appropriato commento a margine. Ma il Giannini non mi vuole bene come lettore, e mi sembra che dopotutto ami più il Ministro, come l'opportunissima traduzione dimostra in modo patente. E qui, in discussione, viene il problema non della posizione politica di "Repubblica" e di Giannini Massimo, ma quello delle modalità e delle forme del fare giornalismo in questo disgraziato Paese. Quanto sarebbe stato più serio se la decodificazione dell'intervista fosse stata composta da colui che l'ha raccolta, e collocata a suo corredo, sulla stessa pagina del giornale tanto da poter essere delibata dalla stessa platea dei destinatari dell'intervista stessa!

Segnalo un'altra traduzione, gentilmente fornita da D'Agostino qui.

Oltre a tradurre, come Sandro Brusco, la candidatura di GT a futuro premierissimo, Dago propone una spiegazione per la gentilezza dell'intervistatore...

Se la "traduzione" è esatta - vale a dire, se il senso delle affermazioni di Tremonti è quello prospettato da Brusco e anche da Dago - allora ci troviamo di fronte ad un genio della politica. 

A questo punto, le ricorrenti ironie su di lui restano spiazzate: altro che "commercialista di Sondrio" (semmai sarebbe un tributarista, perché in effetti insegnava diritto tributario a Pavia), altro che personaggio incompetente e pseudo pensatore. Se riesce nell'intento, è meglio - cioé più abile - di Talleyrand e Mazzarino messi insieme!

 

 

[...] è meglio - cioé più abile - di Talleyrand e Mazzarino messi insieme!

 

È triste vedere come la partigianeria mischiata alla scarsa conoscenza del mondo e della storia faccia vedere geni dove la realtà ha messo solo dei faccendieri furbetti, proni sia al tradimento che al malgoverno.

Ma è l'Italia, appunto: un paese di provinciali poco istruiti e proni al furto ed al tradimento, che si raccontano tra di loro d'essere i geni rinascimentali di cui leggono sui bignami del liceo.

E poi si chiedono perché, sempre più, loro divengano lo zimbello del mondo e noi ci si vergogni di loro!

 

Vi ho detto balle sull'economia fino ad adesso e non ho certo intenzione di smettere. Continuerò a raccontarle anche perché, grazie all'incompetenza ed al populismo patetico da anni '70 dei miei avversari di sinistra, ho avuto, ho e avrò gioco facile.

 

Here comes the story of the Hurricane
The man the authorities came to blame
For somethin’ that he never done

 

anche se vado OT, voglio sottolineare la vergognosa l'assenza del governo per le commemorazioni della strage di via d'amelio e se è vero che il PdC ha trovato il tempo per un concerto a Milano e non quello per presenziare a Palermo è ancora più vergognoso (temeva qualcosa?).

A tutto ciò uniamo la scarsa partecipazione popolare ed abbiamo un quadro veramente sconfortante.

Veramente triste che la commemorazione di due eroi del genere abbia avuto così poca affluenza (chissà perchè?). Spero non siano stati sostituiti dai nuovi "eroi" proposti in alternativa da chi non sa cosa la parola eroe significhi (Mangano o Giuliani). Comunque, fosse andato BS,  sarebbe stata solo l'occasione per l'opposizione di organizzare una "spontanea" contestazione (che poi BS la meriti è un altro discorso). Bhe almeno questo avrebbe portato più gente.

Peggio che sconfortante, caro spike, peggio.

Il signor Vendola, la speranza della sinistra, ha dichiarato sostegno a Borsellino e Falcone con queste parole

 

Vincere ha un significato se si vince a Pomigliano, a Melfi, se la vittoria ha significato per gli studenti precari, per i ricercatori che sono costretti ad emigrare, per le donne e gli eroi dei nostri giorni, come Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani.

 

Questo sarebbe l'uomo che dovrebbe "sparigliare" il centro sinistra e farlo vincere.

Vergognoso, semplicemente vergognoso.

Siamo veramente messi male.

Ieri sera ho avuto la stessa idea di Sandro, e anch'io ho fatto la mia traduzione. L'ho fatta per mio gusto personale, ma copio-incollo qua:

 

 

Sbarra la strada a qualunque ipotesi di governo tecnico alla Draghi, o di larghe intese senza Berlusconi…

“Governo tecnico? Governo di unità nazionale? Sono figure che sembrano stagionalmente incastrarsi nella forma di una geometria variabile che ricorda un vecchio caleidoscopio. Avrei preferito proseguire il discorso che abbiamo iniziato come discorso sulla "democrazia dei contemporanei" “.

 

Trad. La avverto, sono fatto di LSD, quindi non sarò del tutto lucido. Ma iniziamo pure.

 

D'accordo, allora, partiamo pure dalla "democrazia dei contemporanei". Cosa intende dire?

"La democrazia dei contemporanei è diversa da quella "classica", e questa a sua volta era diversa dalla democrazia della agorà. E pure sempre è necessaria, la democrazia. Ed è ancora senza alternative - la democrazia - pur dentro la intensissima "mutatio rerum" che viviamo e vediamo. Intensa nel presente come mai nel passato, dalla tecnologia alla geografia. La scienza muta l'esistenza. La "medicina", la "ars longa" sempre più estende il suo campo, non più solo sulla conoscenza del corpo umano, ma essa stessa ormai capace di ricrearlo per parti. L'iPad muta le facoltà mentali, crea nuovi palinsesti, produce in un istante qualcosa di simile a quello che per farsi ci ha messo tre secoli, nel passaggio dal libro a stampa alla luce elettrica. Per suo conto, Google vale e conta strategicamente ormai come e forse più di uno Stato G7. E poi è cambiata di colpo la geografia economica e politica. Di colpo, perché i venti anni che passano dalla caduta del muro di Berlino ad oggi sono un tempo minimo, un tempo non sviluppato sull'asse della lunga durata tipica delle altre rivoluzioni della storia".

 

Trad. Assolutamente niente. Non mi dia retta, sono in preda al trip da acido.

 

Dove porta questo ragionamento sul cambiamento della democrazia?

"Se cambia la geografia, la politica non può restare uguale. La politica come è stata finora è stata costruita sulla base territoriale chiusa tipica dello Stato-nazione, su confini impermeabili che concentravano nello Stato il monopolio della forza. E la politica era la forma di esercizio e di controllo della forza. La stessa democrazia era rapporto tra rappresentanza e potere. Ora non è più così. L'asse si sta inclinando, la rappresentanza cresce, il potere decresce, eroso e diluito dallo spazio globale. E la crisi radicalizza questa asimmetria. La crisi genera domande crescenti d'intervento. I popoli chiedono interventi sempre più forti, a governi sempre più deboli".

 

Giusto, basta guardare alla debolezza del governo Berlusconi...

"Non è così. Il mio ragionamento vale per tutti i governi. La formula di soluzione e reazione politica non può essere più solo nazionale, ma internazionale. Ed è questo il senso politico della "poliarchia" disegnata nell'enciclica "Caritas in veritate". È proprio questo quello che si sta facendo in Europa in questi mesi, in questi giorni, costruendo sopra gli Stati una nuova "architettura politica"".

 

Trad. Siamo riusciti a fregare “i popoli”. Adesso sono convinti che i governi abbiano pochi poteri, e che l’economia vada controllata da noi politici.

 

Ministro, per favore, passiamo dalla filosofia alla cronaca di questi giorni. Parliamo delle difficoltà dell'Italia e del suo governo. Qui si parla di crisi, di elezioni anticipate, di governi di transizione...

"In Italia la formula di soluzione non può essere quella del governo tecnico. Per due ragioni. Primo, perché non c'è una "melior pars" fatta di ottimati, di tecnici, di illuminati, capaci di governare la complessità. Li vedo, certo, ma non li vedo capaci di governare. Secondo, perché un governo di questo tipo, non basato sul voto popolare, non avrebbe chance di prendere posto al tavolo dell'Europa".

 

Cioè? Lei sta dicendo che l'Europa avrebbe il potere di dire no a un governo tecnico in Italia?
"È così. E non solo perché l'Europa è costruita sul canone della democrazia, ma soprattutto perché l'Europa, avviata a prendere la forma di un comune destino politico, presuppone e chiede comunque una base di stabilità e di forza. Questa derivante solo dalla politica e dalla democrazia. Tipico il caso della Grecia: la fiducia europea è stata indirizzata verso il governo greco legittimamente eletto. La negatività, verso un ruolo esclusivo del Fondo monetario internazionale, era basata sulla diffidenza verso una formula che sarebbe stata più debole, proprio perché solo tecnica. La tecnica può essere solo complementare alla politica, e non sostitutiva".

 

Trad. I tecnici mi stanno antipatici. Per non parlare di Draghi. Stiano chiusi nei loro studi, ché a governare ci pensiamo noi politici. Se proprio si deve fare un altro governo, il Primo Ministro lo voglio fare io, che sono un politico.

 

Ma chi si potrebbe opporre, invece, a un governo politico di larghe intese, di cui parlano in molti, nel Pd e nell'Udc?

"La casistica delle larghe intese si presenta solo in due scenari. Dopo elezioni che evidenziano la bilaterale insufficienza delle forze in campo, o per effetto di un trauma. Francamente, nel presente dell'Italia non vedo un trauma tanto forte da spingere verso questa ipotesi di soluzione. Non un trauma "economico", non un trauma "esterno", non un trauma "giudiziario"".

 

Trad. Non sono così fesso da farmi sfilare la poltrona dal primo che passa.

 

Sull'economia, in realtà, il trauma lo abbiamo rischiato di brutto con l'attacco dei mercati, e forse continueremo a rischiarlo oggi e nei prossimi mesi. Non è così?

"Il trauma economico è stato ipotizzato subito, appena dopo la costituzione di questo governo, a fronte della crisi che arrivava. L'ipotesi non si è verificata. Era un'ipotesi basata tanto su di una insufficiente e solo parziale analisi della realtà, quanto sulla sottovalutazione della forza del governo. 2008, 2009, 2010. Siamo ormai verso il terzo autunno, e puntualmente per ogni autunno si prevedeva e ora si prevede la crisi. Una crisi esterna, causata dallo scatenarsi della speculazione finanziaria sul nostro debito pubblico. Una crisi interna, con la rottura dell'ordine e della coesione sociale. In questi anni la sinistra ha puntato sulla paura, come se questa fosse un'ideologia congiunturale sostitutiva. Non è stato così, non è così, non sarà così".

 

Trad. Sì. Ma non posso dirlo, sono ministro.

 

Ma è stato lei a dire che senza la manovra rischiamo la fine della Grecia...

"Appunto, senza la manovra. In realtà nel 2008 siamo partiti con la legge finanziaria triennale e siamo andati avanti sulla stessa linea. I numeri dell'Italia sono ormai allineati nella norma e nella media europea. Avrebbe potuto essere diverso, e non è stato. E questo è stato certo per la forza propria e sottovalutata dell'Italia. Ma anche, si vorrà ammettere, per la visione e per la forza nell'azione di governo".

 

Trad. E infatti l’ho fatta, questa benedetta manovra. In fretta e furia, fa schifo, ma l’ho fatta. Anzi, sono talmente fico che sono riuscito a imporla al governo.

 

Eppure, basta parlare con un po' di ambasciatori per sapere che i nostri partner occidentali temono per la tenuta politica del governo Berlusconi. Lo può negare?

"Sarebbe questo il secondo trauma, quello "esterno". Una volta si diceva "tintinnare di sciabole". Ora, in un'età più pacifica, si parla di "voci di Cancelleria". Francamente non mi pare che si tratti di dati rilevanti. Per due ragioni. Perché la crisi postula la stabilità come valore superiore. E poi perché non pare che tanti altri governi siano in condizioni di forza superiore a quella dell'Italia. Per essere chiari, in giro per l'Europa non vedo governi tanto forti e tanto determinati e determinanti. Ma, all'opposto, tutti impegnati nella gestione delle proprie crisi interne. Gestione che, in giro per l'Europa, non mi sembra più forte della nostra, ma spesso anche contraddittoria, incerta e contestata. In realtà, siamo tutti impegnati in Europa nella costruzione di una architettura nuova di comune e superiore interesse. Il ruolo dell'Italia nello scenario europeo è forte, richiesto e reputato. Il ruolo di Silvio Berlusconi è forte. E, nel mio piccolo, per esempio martedì sono invitato in Germania a Friburgo per la "Lezione europea". E non come professore di università, ma come ministro della Repubblica italiana".

 

Trad. È il cetriolo globale (http://www.youtube.com/watch?v=_eV0jQVWyzY)

 

Eppure la vostra maggioranza rischia ogni giorno l'implosione interna. Che mi dice delle inchieste, dei ministri che si dimettono, dello scandalo della P3?

"Per scelta politica, tendo sempre ad analisi di sistema. È certo che non si tratta solo di una mela marcia. C'è qualcosa di più. Forse, e anzi senza forse, è venuta fuori una cassetta di mele marce. Ma l'albero non è marcio, e il frutteto non è marcio. La combinazione perversa è tra le condotte personali e la crisi generale. La crisi postula la salita, e non la discesa nella scala dell'etica, e se vuole anche dell'estetica".

 

Quindi anche lei, come il premier, pensa che questi siano solo polveroni?

"La politica deve sempre distinguere tra ciò che è "reato" e ciò che è "peccato", e non confondere l'uno con l'altro. Ci può essere reato senza peccato, come ci può essere peccato senza reato. I dieci comandamenti sono una cosa, i codici una cosa diversa. Un discorso politico serio deve e può essere avviato anche in casa nostra su questo campo. Anzi è già iniziato, ma proprio per questo non può essere generalizzato e banalizzato".

 

Banalizzato? Qui ci sono pezzi di Stato e di governo che cercano di infiltrarsi e condizionare le decisioni della magistratura, in nome di "Cesare". Dove vede la banalità?

"Per banalità intendo la "banalità del male". E anche per questo non credo che puntare sulla valanga delle intercettazioni renda un buon servizio all'etica politica".

 

Trad. Mi scusi, mi è risalito il trip da acido. Diceva?

 

Le ultime intercettazioni ci hanno però permesso di svelare le trame intorno all'eolico, e alla nuova cupola ribattezzata appunto P3...

"Le ultime intercettazioni costituiscono una lettura interessante. Ne emerge un bestiario fatto di faccendieri sfaccendati, di "poteri" impotenti, se si guarda i risultati, di reati più "tentati" che "consumati". Più si affolla la scena, più tutto si confonde. E la presunta "tragedia" si fa commedia. Questo non vuol dire che non ci sia una questione morale...".

 

Trad. Siamo ridicoli. E io ne approfitterò per diventare Primo Ministro.

 

Meno male: riconosce che esiste una questione morale nel centrodestra?

"Ma quella morale è una questione generale. Questo è un Paese in cui molti "governi" locali si sono clonati e derivati in galassie societarie "parallele". Spesso più grandi dei governi stessi. E non sempre sotto il controllo democratico e giudiziario. Leggasi la monografia della Corte dei Conti. Mezza Italia è in dissesto sanitario. E questo riduce drammaticamente la "cifra" della morale pubblica. Troppo spesso i fondi pubblici sono una pipeline verso gli affari. Oggi l'affare degli affari è quello dell'eolico, almeno questo non inventato da noi. Vastissime aree del Paese sono deturpate da pale eoliche sorte all'improvviso, in un territorio che nei secoli passati non ha mai avuto i mulini a vento. E forse ci sarà una ragione. È in tutto questo che vedo la grande questione morale, questo è l'albero storto che va raddrizzato. E per farlo non vedo alternative al federalismo fiscale. L'unica, l'ultima forma per riportare nella trasparenza e nell'efficienza la cosa comune".

 

Trad. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Ah, giusto, senza la Lega non conto nulla: la soluzione è il federalismo fiscale! Come? Soluzione a cosa? Non saprei, di cosa stavamo parlando?

 

Nel frattempo, per nascondere tutto ai cittadini, il governo vara la legge-bavaglio. Lei è d'accordo anche con questo?

"La traccia possibile di una discussione seria su di un tema serio, come quello della dialettica tra il diritto alla privacy e il diritto all'informazione, si è persa in un labirinto. E solo ora forse può essere ritrovata. Più che di bavaglio, pare che si trattasse di un "bavaglino". Si è troppo confuso, e non certo solo da parte nostra, fra i mezzi e i fini".

 

Bavaglino, dice lei? E allora perché avete paralizzato per questo il Parlamento per ben due anni, a discutere di intercettazioni, invece di parlare dei problemi veri del paese?

"Al Parlamento è bastato un mese per fare la "manovra". Un'azione effettiva, la prima fatta in Europa e qui dall'Italia. Altrove siamo ancora allo stadio dei disegni, dei documenti, dei propositi, delle reazioni di piazza. Da noi non è stato così. E la "manovra" non è stata solo finanza, ma anche politica. Per la prima volta è riduzione del perimetro dello Stato, con l'effettivo azzeramento di trenta enti pubblici, dei costi del governo e della politica".

 

Trad. E basta con ‘ste intercettazioni! Ah, ma gliel’ho già detto che sono talmente fico da avere imposto alla maggioranza la mia manovra?

 

Ministro, a parte i tagli alle Regioni, nella manovra non c'è niente di strutturale...

"Nella manovra è stata fatta la riforma delle pensioni più seria d'Europa in questi anni e pari data c'è stata Pomigliano, con il lavoro che non esce ma torna in Italia e nel Mezzogiorno. E forse queste due, pensioni e Pomigliano, sono due P più importanti della P3. Con rispetto parlando, e con orgoglio parlando, l'azione del governo contro la criminalità organizzata ha un'intensità e un'efficacia finora non conosciute. E forse anche questo va messo sul piatto della giustizia".

 

Trad. Tarapia tarapioco! Brematurata la supercazzola o scherziamo?

 

Ma le Regioni? Perché i governatori protestano? Perché Formigoni dice che dovrà tagliare i servizi ai cittadini?

"Qui vale la dialettica tesi, antitesi, sintesi. Il processo politico ha funzionato subito con i Comuni e le Province, e si sta chiudendo ora anche con le Regioni. Come Comuni e Province, così le Regioni hanno infine fatto propria la nostra ipotesi di discuterne all'interno del federalismo fiscale tanto municipale quanto regionale. E alla fine il bilancio mi sembra positivo. Nell'insieme la manovra è stata fatta su una vastissima base di consenso sociale".

 

Trad. Facciamo un po’ di teatro. Ah, dimenticavo: la manovra l’ho imposta anche a Regioni ed enti locali, così ho ridimensionato Formigoni!

 

E la crescita? Anche su questo il piatto della manovra è miseramente vuoto. Può negarlo?

"Come le ho detto, i numeri italiani sono allineati alla media europea. Nella manovra, oltre alla stabilità finanziaria, c'è comunque una prima "cifra" dello sviluppo. Dalle reti di impresa alla drastica riduzione della burocrazia. Più in generale nel tempo presente non esiste lo sviluppo in un Paese solo, non si fa lo sviluppo con la Gazzetta ufficiale, soprattutto avendo il terzo debito pubblico del mondo. Del resto la ripresa in atto è portata più che dalle politiche economiche, dal cambio sul dollaro. E tuttavia certo molto deve esser fatto ancora. Dalla "battaglia per il diritto", troppe regole sono infatti un costo e un limite allo sviluppo, per arrivare alla ricerca, per cui dovrebbe essere fatto un maxi fondo d'investimento pubblico, alla combinazione tra la riforma degli istituti tecnici, cui devono concorrere anche le imprese, ed il contratto di apprendistato".

 

Trad. No.

 

Bersani la invita da tempo ad andare in Parlamento, a discutere della crisi. Perché lei si rifiuta?

"La sequenza non può essere prima chi e poi cosa, e cioè prima si sceglie chi governa e poi si decide cosa si fa. Questa sequenza riflette un eccesso di odio antropomorfo. Prima si deve discutere sul cosa".

 

Trad. Non sono cretino, non vado mica a farmi crocifiggere in aula. Ammesso che Bersani ne sia capace, chiaro. Ma perché dovrei correre il rischio?

 

E dello scontro tra il premier e Fini cosa mi dice. Quello non è un pericolo, per la tenuta del Pdl?

"Anche questo tema rientra nell'idea antropomorfa della politica, che non mi appartiene".

 

Trad. Se si scannano tra di loro, meglio per me.

 

Non può negare che l'altro scontro dentro la maggioranza riguarda lei e il presidente del Consiglio. È vero che venerdì scorso persino Gianni Letta l'ha rimproverata in Consiglio dei ministri?

"Oggi ci abbiamo riso sopra. Vedo un eccesso di confusione tra "personale" e "politico". Certo, in politica conta anche il personale, ma su troppi "scontri" ho letto troppo folklore...".

 

È vero o no che lei minaccia quasi ogni giorno le dimissioni?

"Non ho mai minacciato le dimissioni, ma spesso ho detto "non firmo". E alla fine il voto è sempre arrivato, positivo e convinto. Tutto quello che ho fatto, e forse anche un po' più della politica economica, l'ho fatto convinto di fare comunque quello che mi sembrava bene per il mio Paese. E non avrei potuto farlo senza Berlusconi e Bossi, o contro Berlusconi e Bossi. E sarà così anche nel prossimo autunno e oltre".

 

Trad. Gliel’ho detto, facciamo un po’ di teatro. E intanto mi preparo…

 

Complimenti vivissimi.

Non solo e non tanto per la "traduzione" che per inciso è fantastica, ma soprattutto per essere espatriato per tempo da un paese dove adesso sgoverna chi sappiamo e dove (e ora sappiamo anche questo) si appresta a sgovernare il suo burattino che già sta segando i fili.... con l'aiuto della sempre inutile sinistra (già me li vedo tutti a dire, "beh dai, in fondo Tremonti non è così male, è un tetnico.... almeno non dice le c.@@te del Berlusca")

Grazie per essere riusciti a rovinarmi il sonno anche stanotte. Non che ne avessi bisogno..... qualcuno ha del Pentotal ?

 

 

Penthotal: tiopentone sodico, archeologia farmaceutica.

Prova col Propofol, ma non troppo sennò ti ritrovi a chiacchierare con Michael Jacson

Col Midazolam vai liscio

Good night

la spocchia pseudo-intellettuale di Repubblica e la fanfaronaggine senza iato di Tremonti ne escono fuori trip lisergici che sembra di ascoltare Brancaccio. Grazie Sandro per la traduzione.

PS. Riceverai le lamentele per iscritto dei miei compagni di ufficio perche' a quel

[Domanda] D'accordo, allora, partiamo pure dalla "democrazia dei contemporanei". Cosa intende dire?
[Tremonti] "La democrazia dei contemporanei è diversa da quella "classica", e questa a sua volta era diversa dalla democrazia della agorà. E pure sempre è necessaria, la democrazia. Ed è ancora senza alternative - la democrazia - pur dentro  la intensissima "mutatio rerum" che viviamo e vediamo. Intensa nel presente come mai nel passato, dalla tecnologia alla geografia. La scienza muta l'esistenza. La "medicina", la "ars longa" sempre più estende il suo campo, non più solo sulla conoscenza del corpo umano, ma essa stessa ormai capace di ricrearlo per parti. L'iPad muta le facoltà mentali, crea nuovi palinsesti, produce in un istante qualcosa di simile a quello che per farsi ci ha messo tre secoli, nel passaggio dal libro a stampa alla luce elettrica. Per suo conto, Google vale e conta strategicamente ormai come e forse più di uno Stato G7. E poi è cambiata di colpo la geografia economica e politica. Di colpo, perché i venti anni che passano dalla caduta del muro di Berlino ad oggi sono un tempo minimo, un tempo non sviluppato sull'asse della lunga durata tipica delle altre rivoluzioni della storia".

[Traduzione] Niente.

 

non sono riuscito a trattenermi dal ridere e ho disturbato tutti.

 

Per Repubblica pur di mandare a casa Silvio (cosa sacrosanta) si può trattare con i guanti di velluto anche Voltremont (possibile, non auspicabilie sostituto). L'intervista diventa un discorso da bar tra gente che di economia non sa praticamente nulla. Se poi GT facesse anche outing si guadagnerebbe il paginone culturale e da buon vecchio socialista potrebbe anche farsi dei consensi a sinistra.

ps. "Socialista" nel senso che intendeva "Cuore", rimpianto giornale satirico già citato in questa discussione e di cui mi piace ricordare un titolo storico che ben si attaglia alla definizione che intendo qui: "Scatta l'ora legale. Panico tra i socialisti."

 

 

Per Repubblica pur di mandare a casa Silvio (cosa sacrosanta) si può trattare con i guanti di velluto anche Voltremont

beh significa ridurre almeno del 50% il danno!

 

 

 

@ lallo (scusa, ho fatto un post nuovo anziché un reply)

Non sarei così ottimistico sulla stima.

Con Voltremont al governo ti potresti trovare anche Zio Fester (noto poeta filo governativo) come ministro dell'economia.

A quel punto le finanziarie verrebbero espresse in versi e non so se i nostri cari redattori di nFA sarebbero in grado di rispondere a tono.

per fare anch'io sfoggio di latinorum a questo punto non mi resta che dire

 

“ Pater, si vis, transfer calicem istum a me ..."

 

ps.

ho fatto scuole tecniche, non mastico né latino né greco, ma son più veloce io su Google che Trinità con la pistola