Un limite di età per il Presidente

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Sta ripartendo il balletto delle riforme istituzionali. Ci sono due grossi rischi. Il primo è che non si faccia nulla e che si finisca per perdere solo tempo, come spesso è avvenuto in passato. Il secondo è che le riforme vengano fatte su misura per favorire singole persone o forze politiche. Riforme ad personam, per così dire. Per evitare perdite di tempo e discussioni inutili propongo un atto preliminare che dovrebbe servire a sgombrare il campo da equivoci. Cambiamo l'articolo 84 della Costituzione mettendo un tetto massimo di 75 anni per il Presidente della Repubblica.

È inutile girarci intorno, il limite di 75 anni serve ad assicurarsi che Berlusconi non possa diventare presidente. Resta lo stesso una buona idea per le seguenti ragioni:

  • sul lato sinistro dello schieramento elimina una scusa per non iniziare nemmeno a parlare di riforme istituzionali. Una volta tolta di mezzo la candidatura di Berlusconi sarà sicuramente possibile discutere con maggiore serenità di riforme istituzionali e del loro possibile impatto;
  • sul lato destro, aiuta a spazzare gli equivoci. Se il centrodestra dovesse reagire con indignazione alla proposta allora diventerebbe chiaro che a quello schieramento delle riforme istituzionali importa nulla e che l'unico obiettivo è aumentare la probabilità che Berlusconi diventi presidente, costruendo le riforme attorno alla sua persona. Se le cose stanno così è meglio saperlo subito, così si evita di perder tempo. Non è possibile fare riforme istituzionali con chi pensa essenzialmente a fare un'altra legge ad personam.

Più in generale, imporre limiti superiori di età per l'occupazione delle più alte cariche dello Stato è comunque una buona idea che può contribuire, anche se in piccola misura, al rinnovamento del personale politico e delle idee. E di certo il paese è pieno di persone degnissime e capaci di occupare in modo competente le più alte cariche dello Stato che hanno meno di 75 anni. Se non fosse così, del resto, il paese non avrebbe alcuna speranza in ogni caso.

La Costituzione attuale prevede già la discriminazione per età per le cariche politiche, solo che inevitabilmente la discriminazione colpisce i giovani. Il primo comma dell'art. 84 recita:

 

Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici.

 

È una norma semplicemente assurda. Barack Obama aveva 47 anni quando è stato eletto Presidente degli Stati Uniti. In Italia questo non sarebbe stato possibile. Se si facesse una riforma semipresidenzialista mantenendo i limiti di età attuali dell'art, 84, Matteo Renzi non potrebbe candidarsi per altri 12 anni e Alfano per altri 7. Andrebbe un po' meglio a Letta (Enrico) che dovrebbe aspettare solo 4 anni. Non è necessario essere tifosi di Renzi, Alfano o Letta (Enrico) per rendersi conto che ciò non ha alcun senso.

La proposta che facciamo è, semplicemente, di cambiare il primo comma dell'art. 84 come segue:

 

Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che non abbia compiuto settantacinque anni d'età e goda dei diritti civili e politici.

 

È un cambiamento che si può fare subito, prima di qualunque altro provvedimento di riforma, se c'è l'accordo delle forze politiche. Se passasse, sgombrerebbe il campo da inutili sospetti e discussioni. Ma anche se la proposta venisse respinta si sgombrerebbe il campo da equivoci, confermando che il centrodestra vede tutta la discussione sulle riforme istituzionali semplicemente in funzione di una candidatura Berlusconi. Se così stessero le cose si potrebbe porre immediatamente fine ai lavori, che altrimenti rischierebbero di trascinarsi all'infinito con esiti nulli se va bene e nefasti se va male. Tempo risparmiato per tutti.

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Commenti

Ci sono 25 commenti

...mettere un limite d'età ad personam, come Brusco onestamente dichiara, allo scopo di evitare leggi ad personam, mi pare poco difendibile.

Nessun limite d'età né in basso né in alto. Decide chi vota. Non per principio, ma perché non vedo come una qualsiasi norma restrittiva possa prevenire scelte infelici. 

(Poi c'è il fatto che la prossima volta io non potrei essere eletto. :-))

Caro Fabrizio, la norma che propongo ha l'effetto immediato di rendere ineleggibile Berlusconi alla presidenza, l'ho volutamente messo in evidenza perché mi piace parlare chiaro, ma è una norma che mi sento di difendere in quanto tale. In effetti è una norma che penso sarebbe utile estendere più generalmente, applicandola a deputati, senatori, membri del governo, membri della corte costituzionale, governatori regionali etc. E il limite di 75 anni non è interamente arbitrario. È, per esempio, quello che usa la Chiesa Cattolica (organizzazione certo non nota per gli eccessi giovanilistici) per pensionare i suoi vescovi.

Non c'è dubbio che non esiste alcun modo di impedire scelte infelici se gli elettori sono fermamente intenzionati ad eleggere cretini e farabutti, ma non è vero che questo implica che è irrilevante come si regolamenta la competizione elettorale.  Imporre un limite di età a mio avviso migliora la qualità media della scelta.  La ratio è semplice ed è la stessa che sta alla base dei limiti al rinnovo del mandato, che in Italia già applichiamo ai sindaci e ai governatori regionali. Non è quindi niente di strano o ignoto alle leggi elettorali italiane (o alla società più in generale, come mostra il limite all'età dei vescovi). Serve non solo a garantire maggiore ricambio, ma a stimolare la concorrenza evitando che alcuni politici, grazie alla lunga permanenza al potere che conferisce un vantaggio sia in termini di visibilità mediatica sia in conoscenza della macchina amministrativa e politica, diventino inamovibili. 

L'opportunità di stimolare maggiore concorrenza nel mercato politico è ben riconosciuta ovunque. I limiti al numero di mandati esistono sia in Francia sia in USA, e sono in generale molto diffusi. In Italia secondo me vale la pena di fare il passo aggiuntivo di porre limiti di età, dato che siamo un paese di furbi e c'è il rischio che il politico potente continui a impedire la concorrenza da cariche diverse. L'Italia è anche un paese che, più di altri, è in pieno allarme gerontocratico, per cui un limite all'età delle cariche massime può aiutare lo svecchiamento delle istituzioni. Quindi è una misura che ha di per sé un valore strutturale. Poi, certo, ha anche il notevole valore contingente di separare la discussione sulle riforme istituzionali dal destino politico di Berlusconi, cosa di cui il dibattito può solo beneficiare. Se a qualcuno interessa, beninteso, cosa di cui non sono certo. 

mentre concordo (cons Sandro Brusco) suggerisco di avere il limite biblico dei 70, threescore and ten from Wyclif.

Basta che la persona eletta sia eletta prima del suo settantesimo compleanno. Poi il mondo e la biologia fa il resto

La proposta mi sembra ottima, anche se serve una precisazione. Nella costituzione americana (visto che siamo su NoiseFromAmerika) esiste un limite di età inferiore di almeno 35 anni per essere eletto alla Casa Bianca. Quindi abbassare il limite di età senza eliminarlo credo possa essere più che ragionevole. Aggiungere un limite di età superiore, a parte i vantaggi contingenti citati, avrebbe il senso di evitare che si elegga un "nonno d'Italia" (come è nella nostra tradizione) anzichè un "sindaco d'Italia". Aiuterebbe insomma a cambiare il modello di Presidente, assieme alle regole di elezione. Quanto all'età di 75 anni, mi sembra abbastanza alto da non essere limitante, senza perdere i vantaggi di cui sopra. Speriamo!

La ratio dei limiti di età superiore mi sembra chiara (vedi risposta al commento di Fabrizio Bercelli sopra), quella dei limiti di età inferiori meno. L'unica cosa a cui posso pensare è evitare che giovani virgulti che hanno acquisito meriti extrapolitici possano essere imposti da protettori politici più anziani (questi pensieri vengono sopratutto a chi abitava nella regione che ha eletto la Minetti). Però non mi sembra che sia una cosa particolarmente importante, faccio fatica a immaginare che ci siano credibili candidati ventenni alla presidenza. Ma se si mi spiega meglio perché un limite verso il basso serve se ne può parlare. Di certo quello dei 50 anni è ridicolo ed esagerato, come è ridicolo il limite di 40 anni per l'elezione al Senato.

Concordo con la proposta di Brusco. In alternativa, si potrebbe anche mettere:

Non può essere eletto presidente della repubblica chi ha corrotto giudici, corrotto parlamentari, falsificato bilanci, utilizzato paradisi fiscali per eludere il fisco, prostituito minorenni, fatto parte della loggia P2.

Questa proposta toglierebbe di mezzo anche Prodi, visti i suoi attuali 74 anni e quindi sarebbe per le evenuali prossime elezioni presidenziali ineleggibile. Nessuna scusante per il centrodestra di leggi ad personam contro SB quindi, visto che una legge simili tagliarebbe fuori anche il suo (ipotetico) principale avversario al quirinale.

Se posso aggiungere, toglierebbe di mezzo anche Rodotà. Tre piccioni con una fava.

Forse sarebbe opportuno mantenere un limite d'età inferiore, magari i 35 anni di cui riferisce Toio68.

Le condanne penali possono precludere l'elezione a qualsiasi carica pubblica, se il giudice commina la pena accessoria dell'interdizione. Altrimenti è solo questione di gusti.

Proposta condivisibile e sensata. Aggiungo che comunque condizione necessaria per avere un sistema presidenziale o semi, è una ferrea legge sul conflitto d'interessi.

Detto ciò, con la produzione che collassa le strage d'imprese e la disoccupazione che abbiamo, il governo dovrebbe occuparsi urgentemente di economia e non crearsi la polizza vita parlando di riforme costituzionali. Se non è in grado di affrontare la crisi economica, meglio che vada a casa e che si torni a votare.

ma con il Porcellum?

 

Aggiungo che comunque condizione necessaria per avere un sistema presidenziale o semi, è una ferrea legge sul conflitto d'interessi.

 

poi una legge antitrust per i media (che non è la stessa cosa) e magari l'introduzione della riserva di legge organica, come nella costituzione francese, dove certe materie vanno regolate, mi pare, con leggi organiche, cioè approvate con maggioranza qualificata ed esame preliminare della corte costituzionale (una cosa che in Italia si dovrebbe fare comunque, specialmente se si vuol modificare il bicameralismo perfetto, per limitare lo strapotere della maggioranza e avere meno leggi più chiare e più stabili.)

 

e di norma - ingiustificatamente- sbilanciata a favore della....TERZA età...sic!

Da inserire tra le priorità, anche per motivi- evidentemente- CONTINGENTI. saluti

Che utilità avrebbe riformare la costituzione italiana in senso presidenzialista o semi-presidenzialista, o similare?

Il sistema attuale italiano non è molto diverso da quello della maggiorparte dei paesi europei, che sono repubbliche parlamentari o monarchie parlamentari. Esiste qualche studio empirico o argomento teorico a sostegno di una maggiore efficienza di un sistema presidenziale?

Queste riforme sono una priorità per il paese?

E' opportuno che a farle sia una maggioranza di "inciucio", sostanzialmente non corrispondente alle coallizioni che si erano presentate alle elezioni (e che non avevano in programma riforme costituzionali)?

Come diceva un giovane prematuramente scomparso di recente, a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Io penso che l'unico motivo per cui si parli di riforme costituzionali sia quello di tutelare B, e di dargli ancora più potere se è possibile. Per questo credo che un cavillo che escluderebbe B dalla possibilità di diventare Sultano della Repubblica sarebbe irricevibile da parte di chi propone tali riforme, in quanto ne farebbe crollare la raison d'être.


Per quanto riguarda gli effetti dei sistemi elettorali e del presidenzialismo, una delle migliori trattazioni è data dal libro di Persson e Tabellini [pdf] di una decina di anni fa.   Se vai alla tabella 9.1 di pagina 277 troverai un comodo riassunto delle principali predizioni teoriche e dei risultati empirici. Per esempio, sembra essere vero che i sistemi presidenziali hanno livelli di spesa pubblica inferiori ai sistemi parlamentari. Lo stesso vale per sistemi elettorali maggioritari rispetto a quelli proporzionali.

Quando si pensa di applicare questo tipo di studi a situazioni concrete, come l'Italia del 2013, è sempre bene supplementare con una robusta analisi storica e politica del paese in questione, quindi è difficile dare alcunché per scontato. La mia impressione però è che un qualche beneficio dal semipresidenzialismo e (soprattutto) da un sistema elettorale maggioritario l'Italia lo otterrebbe.

È questa una priorità? Beh, sarebbe meglio se il governo si dedicasse a risolvere la crisi economica del paese, ma è evidente che non lo può fare, i patetici e ridicoli provvedimenti al riguardo del governo Letta ne sono la testimonianza. In parte questo è dovuto alla mancanza di un forte blocco sociale nel paese che sostenga le riforme necessarie, e su questo c'è ben poco da fare nel breve periodo. In parte è dovuto effettivamente a una legge elettorale angosciante e a una forma istituzionale che favorisce l'inazione. Questo in principio si può cambiare, e questo è quello che si  sta cercando di fare, o almeno si afferma di voler fare.

Lo può fare questa maggioranza di inciucio, in cui un lato dello schieramento pensa unicamente alle fortune personali del proprio leader? Molto probabilmente no. L'obiettivo della mia proposta è esattamente eliminare gli equivoci al riguardo. Se si accetta il limite dei 75 anni si divorzia il dibattito sul semipresidenzialismo da quello sui destini di Berlusconi. A quel punto una discussione seria può partire (cosa che finora non è successa) e c'è perfino una piccola speranza che si approdi a qualcosa di buono. Se invece la reazione è di rigetto, beh si prende atto che la discussione su semipresidenzialismo, legge elettorale e riforme istituzionali varie è solo una perdita di tempo che non porterà a nulla.

Comprendo le ragioni che definirei provocatorie delle motivazioni di Sandro Brusco, ma non le conclusioni.

In un paese dove l'età pensionabile degli individui viene spinta (giustamente) sempre più in avanti e dove una persona di 75 anni, obiettivamente, può ancora trovarsi in ottime condizioni di salute, stabilire per principio che quella è la soglia massima dell'età della ragione mi sembra assurdo.

Mi sembra, cioè, che si cerchi di curare la malattia con una cura peggiore del male: introdurre una nuova e ulteriore categoria di limite costituzionale, rendendo questa società un po' più chiusa e non più aperta.

Ho riletto l'articolo di Alberto Bisin "La storia triste del Professor P. e del professor C". .

Bisin sostanzialmente lamenta la mancanza di limiti legali, in USA, all'età per l'insegnamento.

Quando ho letto l'articolo quello che mi ha colpito è il fatto che non sono riuscito a collegarlo con la rielezione di Napolitano (come lui ha fatto).

Non ci sono riuscito perchè il Presidente che è richiesto dalla nostra Costituzione è un soggetto come il prof. C., cioè un personaggio che, trasferito dal piano dell'economia a quello delle istituzioni, altro non è che un notaio della politica, seppure con spiccate qualità che derivano dalla sua storia personale. Esattamente come Napolitano, che quando venne eletto al primo mandato aveva già 80 anni (portati ottimamente).

Con questo approvo la sua rielezione? Certo che no. Napolitano non solo è anziano di età, ma è debole fisicamente. Con tutto il rispetto, probabimente può attendere alle sue mansioni con discreta  lucidità non più di qualche ora al giorno.

Ma Napolitano non è restato aggrappato alla sedia. Non voleva effettivamente essere rieletto. Insomma, non era né il Prof. P che il Prof. C.

E' stato il fallimento di una classe politica composta da soggetti molto più giovani che ha portato alla rielezione di Napolitano.

Per altro infrangendo la regola non scritta (ma costituzionalmente non neutra) della non rielezione.

Come correggere questa stortura? Questi apetti critici possono spingere ad aggiungere un limite legale? O non è una questione approssimabile all'accountability?

Io di limiti ne vedo fin troppi e non credo sia opportuno introdurne altri.

Sta bene, quindi, la provocazione di Sandro Brusco. Se vogliamo fare fuori (politicamente) Berlusconi va benissimo. Ma provocazione resta.

E se il sistema cambiasse? Diventasse semipresidenziale? In quel caso sicuramente il Presidente non potrebbe avere il profilo del Prof. C (o P). Ma anche in questo caso non credo possa essere la Costituzione ma la credibilità del progetto politico che potrebbe fare eleggere un buon Presidente (...da sperare, ma non è probabile) o un pessimo Presidente (purtroppo è più probabile), indipendendentemente dall'età (n.b. Reagan è stato rieletto all'età di 74 anni e 11 mesi...).

Mi interessa di più, invece, l'abbassamento delle soglie minime, che approvo senza riserva.

Un articolo che non ha altro scopo che essere provocazione pura.

 

Un limite inferiore è senz'altro necessario: anche in una repubblica presidenziale, vogliamo che ragazzetti di 20 anni possano diventare Presidenti della Repubblica? Direi di no, che ne pensate? Sono però d'accordo ad abbassarlo rispetto all'attuale limite di 50 anni nel caso in cui si proceda ad una riforma presidenzialista.

 

Il limite superiore è semplicemente follia pura. Magari chi scrive è anche Renziano, come tutti gli amanti di questo blog, e tutti sappiamo quanto Renzi sia sensibile a tutte quelle norme che egli sente come rivolte a non farlo partecipare: pensate sia coerente che appoggi una norma fatta per escludere Berlusconi dalla competizione, una norma di fatto ad personam? Immaginate le rivolte che potrebbero fare quelli del PDL, che come sappiamo non si fermano di fronte a niente, nemmeno davanti all'autorità del potere giudiziario? Inoltre tutto ciò non è nemmeno coerente con il pensiero liberale, io credo, per il quale chiunque dimostri di avere le capacità, può esercitare un lavoro (pensiero che non mi vede tanto d'accordo, ma è il vostro.)

 

Cari componenti di Noise from Amerika, per favore siate seri e non pubblicate baggianate come questo articolo