Letture per il fine settimana, 28-04-2017

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Questa settimana: sondaggisti francesi, stipendi pubblici, leggi elettorali, i primi 100 giorni di Trump

  • Sembrerebbe che i sondaggisti francesi abbiano fatto un buon lavoro ma, come spiegano bene i nostri amici Andrea, David e Salvatore, il tema delle previsioni  è più complicato di quanto sembri. Quindi la suspense per il voto del 7 maggio e' perfettamente giustificata. 
  • Mentre si parla di aumentare i salari dei dipendenti pubblici, Davide Mancino, su Wired, prova a fare 2 conti comparandoli a quelli del settore privato ed il risultato dice molto su una delle distorsioni di fondo dell'economia italiana.
  • Chi avrebbe vinto se in Francia si fosse votato con la legge elettorale americana? L'Economist prova a rispondere e ci fornisce qualche spunto di riflessione sia sulla legge elettorale USA che sui pregi ma soprattutto i difetti dei sistemi fortemente bipolari dove il "winner takes all".
  • L'analisi più seria in circolazione sui primi 100 giorni di Trump come POTUS

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Buona lettura e buon fine settimana.

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Commenti

Ci sono 24 commenti

Un aspetto non mi convince dell'articolo di Davide. Il resto sì ma ...

 

A voler essere super precisi, poi, bisognerebbe ricordare anche che in Italia un euro compra più beni e servizi che in Germania, quindi a conti fatti un dipendente pubblico nel nostro paese ha, in media, un tenore di vita leggermente maggiore che nel paese teutonico.

 

Ecco, questo non mi convince.  In germania salari netti sono notoriamente piu' alti e la vita costa meno.  Su questo ci sono diverse fonti convergenti. Scarto i vari filmati in rete che esaltano i prezzi bassi tedeschi. Preferisco Price & Earnings di UBS, dai cui dati crudi disponibili in Excel osservo che la media non pesata di tutti i prezzi (cibo, ristoranti, affitti, trasporto, servizi) è del 14.50% piu' economica nelle città tedesche.  Alcune cose sono piu' care (bus, tram, metro,  elettronica, affitti) ma cibo , servizi, ristoranti, taxi, treni, vestiario, appartamenti immobiliati costano meno. 

Ci sono poi vari "osservatori" che affermano chi i prezzi in Italia sono elevati (piu' della germania).  Un osservatorio abbastanza completo e costantemente aggiornato è questo. Mostra le differenze tra prezzi svizzeri ed il miglior supermercato nei vari paesi confinanti. Si vede che uno svizzero che va in Italia a fare la spesa alimentare risparmia un 15% ma se va in germania risparmia un 37-38% e se va in francia un 36%.  Mettendo in relazione i vari risparmi abbiamo che Germania e Francia risultano come minimo un 20% meno care dell'Italia. L'osservatorio non si limita all'alimentare (i prodotti usati per il confronto sono noti e tutto è pubblico) ma esamina 8 diverse categorie di acquisto. 

Non capisco come si possa arrivare a sostenere che il "tenore di vita" di un dipendente pubblico italiano sia superiore rispetto all'omologo germanico.  Nel 2015 entrambi prendono (lo si vede nel grafico) 25,8 € orari ma il dipendente tedesco secondo quanto trovo in rete è confrontato con una struttura di prezzi inferiore. 


Nel complesso il potere d'acquisto di un "euro italiano" (per così dire) è senz'altro superiore a quello di un "euro tedesco", come mostrano le parità di potere d'acquisto calcolate da Eurostat che servono proprio a questo scopo.

Come ricordavo qui, nel 2015 "fatta 100 la media di 28 paesi europei, viene fuori che un euro francese vale circa 7 punti percentuale in meno, uno tedesco 4. Viceversa, la stessa somma in Italia compra grosso modo 3 punti in più di beni o servizi, 8 nel Regno Unito e 11 in Spagna".

Hai ragione nel ricordare che spesso i beni di consumo possono essere meno cari nei paesi più ricchi: in questi ultimi spesso c'è più concorrenza e/o maggiore efficienza, fattori che portano a prezzi più bassi. D'altra parte questo viene quasi sempre ampiamente compensato dal basso costo relativo dei servizi, che spinge il potere d'acquisto nell'altra direzione.

La somma di questi elementi fa sì che nei paesi poveri il costo della vita sia complessivamente minore, anche se alcuni beni possono costare (relativamente) parecchio. La differenza si vede già fra nord e sud Italia ma appunto esiste anche rispetto alla Germania o, nell'altro verso, anche per esempio andando in Cina.

I due indici PPP che l'OECD calcola sono praticamente simili sino al secondo decimale.

P.S. Ah, vedo che ha gia' risposto Davide usando quelli Eurostat, che danno la Germania maggiormente costosa. Si', meglio sempre cercare i dati globali e ben calcolati, altrimenti si finisce per credere che i prezzi siano davvero raddoppiati in Italia con l'arrivo dell'Euro :) 

Ignorare gli effetti di composizione della forza lavoro tra pubblico e privato porta ad articoli come quello sopra linkato. I paragoni vanno fatti mele con mele, pere con pere: a tal proposito segnalo un articolo di Roberto Perotti e Filippo Teoldi, ancora del 2014, sulle differenze nella struttura retributiva in alcuni settori del comparto pubblico tra Italia e Gran Bretagna. Fa parte di una serie di articoli più ampia che vale la pena (ri)leggere.

In Italia sono il lavoro pubblico non contrattualizzato e la dirigenza a passarsela relativamente bene e più in alto si sale, più la cosa è evidente, ma se si ha una posizione strumentale è più comodo fare di tutta l'erba un fascio.

l'articolo di Mancino mi ha lasciato dei dubbi sulla genericità dell'ambito di riferimento. Per quanto ristretto a istruzione e sanità, il dato aggregato tiene al proprio interno figure piuttosto diverse: amministrativi di vario livello, bidelli, infermieri, docenti di scuole di grado diverso (maestri e prof. di superiore hanno stipendi diversi), docenti universitari, tecnici di vario livello, precari vari, consulenti, ecc. ecc.

Lo stipendio netto di un insegnante di superiori senza anzianità in Italia viaggia sui 1420-1450 euro (80 euro di Renzi inclusi, la variazione dovuta alle tasse locali), cui aggiungere una tredicesima e alcune retribuzioni eventuali ed accessorie (progetti pagati, supplenze, esami di Stato) che ammontano a, boh, qualche altro centinaio di euro l'anno. L'Esame di Stato dà, di base, altri 900-1000 euro come commissario esterno (con indennità a salire in caso di scuole lontane) o un 4-500 come commissario interno. Non sempre si è commissari. E' un punto di partenza qualsiasi per confronti secondo me un po' più concreti.

Quando gli insegnanti, tra di loro, fanno confronti con l'estero, finiscono per citare stipendi mirabolanti di insegnanti francesi e tedeschi e sospirano, ma qualcosa di più concreto sarebbe utile. (PS: una cosa che trovo particolarmente fastidiosa quando i politici parlano di valorizzare i docenti italiani è che ne parlano come dei pezzenti ridotti all'indigenza. Quand'anche fosse vero mi dà fastidio pensare che la mia valorizzazione debba passare dalla pubblica pietà).

A queste e altre critiche simili (scusatemi: errate) ho risposto in un commento su Facebook quindi non sto a ripetermi. Inclusa anche l'accusa di avere una posizione strumentale – devo dire esilarante, per chi sa che il settore pubblico e para-pubblico controllano di fatto buona parte dell'economia italiana e sarebbe "più comodo" criticarli. (Noto fra parentesi l'interessante correlazione fra critici e dipendenti pubblici che invece nel giudizio, si capisce, sono completamente onesti e oggettivi ;-) ).

Aggiungo solo due elementi:

1) Dall'inizio della crisi il PIL reale italiano è calato di svariati punti, e ancora oggi è ampiamente sotto i valori del 2007. I salari dei dipendenti pubblici sono bloccati dal 2008, quindi in termini reali hanno perso soltanto per l'inflazione (comunque storicamente molto, molto bassa). Se il pubblico cala poco, è evidente che la botta l'ha presa in grossa parte il privato.

Non sto nemmeno considerando il fatto che i lavoratori pubblici sono illicenziabili, mentre quelli privati no – e infatti di posti ne sono spariti centinaia di migliaia. Questi nel calcolo dei salari non rientrano, perché un salario non ce l'hanno proprio più. A quanti dipendenti pubblici è successo lo stesso? Quindi, in presenza di una scelta fra investire soldi pubblici per aiutare chi ha pagato meno e chi di più, la mia preferenza va a questi ultimi. L'alternativa è una politica regressiva, in cui i poveri finanziano i ricchi;

2) Fare confronti solo fra singoli gruppi non coglie il punto dell'articolo. Lo scopo non è stabilire se il bidello di Montecodruzzo guadagna più del suo omologo di Mönchengladbach, ma capire se ha senso investire risorse (molto) scarse in un settore piuttosto che nell'altro, mostrando qual è la situazione relativa e come si sono evolute le cose nel tempo. I dati mostrano che è profondamente sbilanciata in favore del pubblico.

En passant, mi limito a notare quanto può essere fuorviante fare paragoni fra singole professioni trascurando tutto il resto: considerando solo gli insegnanti delle superiori, quelli tedeschi sono pagati parecchio di più. Peccato però che, come mostrano le stime di Thomas Manfredi, nell'aggregato la paga media del pubblico sia identica fra i due paesi, quindi evidentemente ci sono tante altre categorie che guadagnano assai di più. Ma facendo i conti così questi non vengono considerati, e infatti l'analisi va del tutto fuori strada.

P. S. se Michele Boldrin o altri appassionati di confronti fra i salari dei professori universitari mi leggono, li invito a consultare questo grafico in cui sono incappato. Molto istruttivo, e un piccolo esempio di cosa ci si perde a voler guardare solo una professione e non l'intero.

potrebbe anceh essere che la presenza di 4 candidati forti abbia garantito la divisione dell'elettorato in base alle proprie abitudini politiche , piu' difficile credo sara' capire come si muovera' l'elettorato nella scelta tra 2 soli condidati , di cui nessuno di sinistra ..... in sintesi potrebbe verificarsi quello che a mio avviso e' accaduto in usa con una parte dei votanti sanders che ha poi scelto per trump o l'astensione

...Che lei si rifugia nelle battutine. L'aritmetica sarà stereotipata ma ostinata. Mi consenta di riassumere la discussione.

1. L'articolo osserva che aumentare lo stipendio ai dipendenti pubblici potrebbe non essere una bella idea. Viene menzionato il fatto che i dipendenti pubblici prendono già uno stipendio mediamente più elevato che nel settore privato.

2. Sia nella risposta di Dimai (che cita un confronto internazionale degli stipendi degli insegnanti e dirigenti scolastici) che nella sua risposta, gli insegnanti sono utilizzati come caso emblematico per confutare o mettere in dubbio la tesi dell'articolo. E' naturale: gli insegnanti sono una parte consistente dell'impiego pubblico. Inoltre sarebbero una classe particolarmente svantaggiata: laureati con scarsissima paga. E' quindi naturale parlare di questa categoria in un dibattito sull'impiego pubblico. Giusto per citare un suo passaggio, lei osserva che: "Se questa è la tesi, è normale che si faccia notare che ci sono situazioni ben diverse e che, ad esempio, gli insegnanti non prendono quanto i medici (nonostante la quasi omogeneità per titolo di studio)." (per inciso: lei ha proprio ragione; gli insegnanti hanno uno stipendio orario medio, superiore a quello di un medico ospedaliero del sistema sanitario nazionale, che corrisponde a un lordo annuo di 41K, secondo il contratto nazionale, ma che lavora, sempre da contratto nazionale, 43 settimane full time equivalent (settimana lavorativa di 40 ore).

3. A me pare evidente che, sia la sua risposta che quella di Dinai non confutano la tesi centrale dell'articolo, ovvero, rispetto alle retribuzioni del privato, i dipendenti pubblici non sono affatto messi male. Nella tabella dell'articolo di Perotti (2014), lo stipendio degli insegnanti è simile o poco superiore al PIL procapite. Essendo laureati questo potrebbe indurre a sostenere che le loro competenze non sono adeguatamente retribuite. Tuttavia gli insegnanti lavorano molto poco (come ho mostrato usando i numeri riportati nel contratto nazionale). La metrica rilevante è quindi la retribuzione oraria. Quando si usa questa metrica si vede chiaramente che lo stipendio degli insegnanti (persino il salario di ingresso) supera quello di lavoratori intellettuali-scientifici in settori produttivi privati (media 24 euro/ora). www.istat.it/it/archivio/194951 (scaricate le tabelle in excel)

 

Vedo che sul public-private wage gap c'è un'ampia letteratura, nella quale non mi avventuro perchè non sono un economista. E' bene però fissare un punto. Se si usa lo stipendio degli insegnanti come "caso" emblematico per confutare la tesi dell'articolo, l'argomento mi pare piuttosto deboluccio, non trova?

...Che lei si rifugia nelle battutine. L'aritmetica sarà stereotipata ma ostinata. Mi consenta di riassumere la discussione.

1. L'articolo osserva che aumentare lo stipendio ai dipendenti pubblici potrebbe non essere una bella idea. Viene menzionato il fatto che i dipendenti pubblici prendono già uno stipendio mediamente più elevato che nel settore privato.

2. Sia nella risposta di Dimai (che cita un confronto internazionale degli stipendi degli insegnanti e dirigenti scolastici) che nella sua risposta, gli insegnanti sono utilizzati come caso emblematico per confutare o mettere in dubbio la tesi dell'articolo. E' naturale: gli insegnanti sono una parte consistente dell'impiego pubblico. Inoltre sarebbero una classe particolarmente svantaggiata: laureati con scarsissima paga. E' quindi naturale parlare di questa categoria in un dibattito sull'impiego pubblico. Giusto per citare un suo passaggio, lei osserva che: "Se questa è la tesi, è normale che si faccia notare che ci sono situazioni ben diverse e che, ad esempio, gli insegnanti non prendono quanto i medici (nonostante la quasi omogeneità per titolo di studio)." (per inciso: lei ha proprio ragione; gli insegnanti hanno uno stipendio orario medio, superiore a quello di un medico ospedaliero del sistema sanitario nazionale, che corrisponde a un lordo annuo di 41K, secondo il contratto nazionale, ma che lavora, sempre da contratto nazionale, 43 settimane full time equivalent (settimana lavorativa di 40 ore).

3. A me pare evidente che, sia la sua risposta che quella di Dinai non confutano la tesi centrale dell'articolo, ovvero, rispetto alle retribuzioni del privato, i dipendenti pubblici non sono affatto messi male. Nella tabella dell'articolo di Perotti (2014), lo stipendio degli insegnanti è simile o poco superiore al PIL procapite. Essendo laureati questo potrebbe indurre a sostenere che le loro competenze non sono adeguatamente retribuite. Tuttavia gli insegnanti lavorano molto poco (come ho mostrato usando i numeri riportati nel contratto nazionale). La metrica rilevante è quindi la retribuzione oraria. Quando si usa questa metrica si vede chiaramente che lo stipendio degli insegnanti (persino il salario di ingresso) supera quello di lavoratori intellettuali-scientifici in settori produttivi privati (media 24 euro/ora). www.istat.it/it/archivio/194951 (scaricate le tabelle in excel)

 

Vedo che sul public-private wage gap c'è un'ampia letteratura, nella quale non mi avventuro perchè non sono un economista. E' bene però fissare un punto. Se si usa lo stipendio degli insegnanti come "caso" emblematico per confutare la tesi dell'articolo, l'argomento mi pare piuttosto deboluccio, non trova?