Harry Potter e l'economia

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Secondo il Guardian i libri del maghetto mostrano scarsa conoscenza dell'economia da parte della sua autrice

L'articolo del Guardian lo trovate qui. (La segnalazione l'ho vista sul blog di Greg Mankiw )

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Commenti

Ci sono 18 commenti

Curioso. Proprio oggi ho letto un articolo che sostiene esattamente l'opposto sul sito www.liberalizzazioni.it ("Le lenzuolate di Harry Potter"). Alla fine, per capire chi ha ragione, toccherà mica leggersi i libri della Rowlings?

Cioe', fatemi capire: L'autrice di quel commento sul Guardian prima dice che la Rowling non capisce un tubo di economia e come argomento usa la poverta' della famiglia di maghi Weasley? Che e' successo alle preferenze?

Anche a me sembra confusa la signorina, e per una ragione banale. La magia, per definizione, implica e richiede che l'assioma secondo cui "there is no free lunch" venga sospeso. In altre parole, la magia richiede che si assuma come possibile il moto perpetuo. Se questo e' vero, allora non vi sono ne' tradeoffs ne' costi opportunita', ne' niente del genere. L'economia e la magia non sono compatibili, punto e basta.

 

Evidentemente la signorina del Guardian non e' molto ferrata in almeno uno di questi due campi dello scibile umano.

 

Gli esempi non sono granchè calzanti, specialmente dove parla di come si impara a fare incantesimi, ma credo che il punto focale del commento sia proprio questo: se nella magia non ci sono trade-off, diventa impossibile scriverci sopra un romanzo, perchè per avere un sensible plot (cosi come per avere un sensible economic problem) servono dei trade-off.

*ma credo che il punto focale del commento sia

proprio questo: se nella magia non ci sono trade-off, diventa

impossibile scriverci sopra un romanzo, perchè per avere un sensible

plot (cosi come per avere un sensible economic problem) servono dei

trade-off.*

Non diciamo fesserie. Nei vangeli non ci sono trade-off visto che si puo' camminare sulle acque e moltiplicare pani e pesci e resuscitare la gente, pero' c'e' lo stesso un sensible plot, da un punto di vista letterario.

La letteratura proprio in quanto fiction puo' fare a meno delle leggi fisiche, figuriamoci di quelle economiche.

 

 

Non diciamo fesserie. Nei vangeli non ci sono trade-off visto che si puo' camminare sulle acque e moltiplicare pani e pesci e resuscitare la gente, pero' c'e' lo stesso un sensible plot, da un punto di vista letterario

Penso che Marco volesse solo riassumere il senso dell´articolo. Oltretutto, mi sembra che il punto stia in piedi, se interpretato in senso un minimo piú lato rispetto ai vincoli di bilancio che sembri avere in testa mentre scrivi.

Nei Vangeli, il fatto che il figlio di Dio onnipotente si limiti nell´utilizzo dei suoi poteri e´parte fondamentale della "trama". Cristo non scende dalla Croce, perché questo avrebbe "un costo". Né si produce in miracoli cosí tanto per fare: alcuni scritti antichi nei quali, per esempio, il Cristo bambino giocando da´ vita a figure di animali create col fango sono considerati apocrifi.

Fra i punti portati avanti (nemmeno troppo bene, son d´accordo) dall´autrice dell´articolo c´é che bisogna introdurre elementi di scarsitá nell´utilizzo dei superpoteri perché ci sia una trama. Difficile non essere d´accordo: come caso contrario mi vengono in mente solo quelle divertentissime scene di Ken il Guerriero nelle quali lui da solo massacra un esercito di avversari armati fino ai denti. Non sono cose sulle quali costruire 700 pagine di romanzo.

Non sempre la trama di un libro famoso è plausibile. Io ho questo dubbio da sempre: ma perchè Renzo e Lucia non si fanno sposare da Fra' Cristoforo subito dopo la loro fuga dal paese, nei primi capitoli del libro? I Promessi Sposi non sarebbero un libro famoso e intere generazioni di studenti italiani non si sarebbero annoiate a morte (secondo me nessuno straniero ha mai letto quel mattone).

Credo che, dal punto di vista letterario, più che ai trade off occorre guardare alla  coerenza interna del testo, il che -  di per sè - non è però garanzia di capolavoro.

E' infatti evidente  che risulta molto più interessante  un romanzo o un film dove il protagonista  abbia dei limiti, rispetto ad uno con protagonista onnipotente.

Il che spiega il successo dei supereroi Marvel ("supereroi con superproblemi") rispetto ai vecchi Superman & C tutti d'un pezzo

 

 

Per quello Harry Potter di limiti ne ha eccome, ma più che i supereroi Marvel mi ricorda Ralph Supermaxieroe: gli manca il libretto delle istruzioni ma al momento giusto in qualche porca maniera ne viene fuori (come fa notare anche l'articolo).

Mah secondo me l'autrice dell'articolo nel leggere i libri della Rowling ha saltato qualche pagina...Nel corso della serie di libri più volte viene spiegato che la magia può solo trasformare le cose non crearne di nuove, spiegando quindi perchè non tutti sono ricchi e ponendo un serio vincolo alla disponibilità di risorse. Questo post di commento all'articolo del Guardian ribatte punto per punto alle perplessità dell'autrice sull'aspetto economico della vicenda (come per altro potrebbe fare chiunque abbia letto con attenzione i libri) dimostrando che nel mondo di Harry ci sono delle ben precise leggi che regolano l'uso della magia e le risorse a disposizione dei diversi maghi.

Per quanto riguarda le altre obiezioni della giornalista, alla spiegazione dei motivi che spingono i diversi personaggi a non divulgare tutte le informazioni a loro disposizione è dedicato il 35° capitolo del 7° libro e a mio parere trattasi di motivazioni condivisibili anche alla luce dell'ammissione di fallibilità esplicitamente fatta dai protagonisti del libro. Infine le accuse di irrazionalità mosse al povero Harry mi sembrano ingenerose: il poverino è un 17enne cui muore un parente prossimo o figura di riferimento mediamente una volta all'anno...a me il ragazzo se mai sembra essere fin troppo lucido!