Grecia, euro, debito ed austerità

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Se ne leggono di tutti i colori sulla Grecia, il default, l'uscita dall'euro, i tedeschi cattivi ... Fra i mille strawmen disponibili abbiamo scelto uno, due e tre, numerati in ordine di (rapidamente crescente) assurdità. Il primo contiene un argomento coerente. Gli altri due sono esempi del tipo di "argomentazioni libere" che vanno invece maggiormente di moda nell'opinione pubblica italiana. Dopo il debunking di un certo numero di assurdità arrischieremo alcune osservazioni nostre sul tema in questione.

1. Stare nell'euro facendo default e aumentando la spesa

Cominciamo dall'articolo di Kaletski. Gli assunti di base da cui l'autore muove - che il debito greco sia ancora insostenibile e che l'assenza di crescita sia causata dai provvedimenti richiesti dalla Troika - non li discutiamo ora perché avremo opportunità di farlo nel corso del post. L'articolo è rilevante perché offre un'analisi realistica e coerente dello scontro sul terreno, della sua natura redistributiva che nulla ha a che fare con la crescita, di ciò che può ragionevolmente produrre e delle mosse e contromosse che le parti in campo possono attuare. Se questi concetti avessero avuto spazio alla televisione e sui grandi giornali, il popolo italiano si sarebbe evitato l'ennesima ubriacatura populista che oggi lo affligge e che vede Berlusconi, Camusso, Salvini e Tsipras uniti nella lotta.

Cosa dice Kaletski? Che delle due l'una. O ben il nuovo governo greco è composto da irresponsabili che davvero pensano sia simultaneamente possibile: (i) ripudiare in tutto o in parte il debito residuo, (ii) rimanere nell'euro e, (iii) aumentare la spesa pubblica senza aumentare le imposte (questo il significato di "fine dell'austerita'"), o ben stan cercando di portarsi a casa un altro regalino europeo da vendere al proprio elettorato. L'autore propende per la seconda ipotesi (condividiamo) ed osserva che la tattica inzialmente adottata era controproducente: infatti e' già cambiata. La Grecia (come prevedibile, ma questo è un altro discorso che riprendiamo alla fine) chiede che gli altri partner europei paghino parte dei suoi sprechi. Kaletski spiega bene il suo argomento e non ci sembra il caso di ripeterlo: lo abbiamo riportato qui per evidenziare che il 90% dei commenti usciti in Italia subito dopo la vittoria di Syriza erano o stupidi o in mala fede.

Conviene spiegare, invece, perché far credere alla gente che (i)-(iii) siano fra loro compatibili è praticamente un reato. Si consideri cosa (iii) implica. Implica fare debito addizionale eliminando il surplus primario che l'attuale bilancio pubblico greco sembra aver raggiunto. Bene, ma per far debito occorre che qualcuno sia disposto a prestarti dei soldi o che tu possa stampare carta moneta per finanziare il deficit. La seconda soluzione fa saltare (ii) mentre la prima rende impossibile (i). Se ripudi il debito e rimani nell'euro non puoi fare deficit addizionali e devi rendere ancora più severi i tagli di bilancio perché nessuno, greco o straniero, presterebbe più al governo greco. Se stai nell'euro (e non sei il direttore del dipartimento di economia della Scuola Santa Anna) non puoi pretendere che la BCE finanzi il tuo deficit stampando euro solo per te e non per gli altri. Implicazione: se vuoi fare (iii) devi non fare (ii). Se non fai (ii) ed esci dall'euro tanto vale che fai anche (i), non ripaghi i debiti con nessuno e, d'ora in poi, ti finanzi solo emettendo moneta nazionale. Svariati in Italia inneggiano a Tsipras attribuendogli queste intenzioni. Tsipras, invece, sa benissimo che farlo trasformerebbe la Grecia nello Zimbabwe del Mediterraneo e sta cercando di evitarlo salvando, al contempo, la faccia congli elettori a cui ha promesso troppo. Altrimenti rischia che le prossime manifestazioni a Syntagma siano per chiedere la sua testa.

2. Fare come l'Argentina

Veniamo ora all'articolo di Fernandez e Portes, il quale si fonda su di un'analogia ardita e delle copiosi omissioni. L'analogia l'abbiam sentita ripetere spesso (a volte sostituendo "Italia" a "Grecia") ed è di mal'augurio: "Grecia 2015 = Argentina 2001". Siccome allora l'Argentina fece default e svalutò la propria moneta la Grecia ci guadagnerebbe a fare lo stesso, sembrano implicare i due insistendo sul fatto che loro "l'avevano detto". Non vogliamo discutere qui l'analisi che F&P fanno del periodo 2001-2014 in Argentina - anche se sarebbe il caso di smontare pure in lingua italiana i troppi miti accumulati in questi anni sul tema, speriamo farlo nel prossimo futuro, chi volesse iniziare può farlo qui ed articoli collegati.

Prendiamo letteralmente le loro affermazioni sull'Argentina. Esse implicano che la Grecia dovrebbe copiarne le politiche: ripudiare il debito, uscire dall'euro ed aumentare la spesa pubblica. Se l'analisi di cui F&P rivendicano la primogenitura è corretta, queste mosse farebbero crescere l'economia greca dell'8% per gli anni a venire. Giovanni Dosi, nell'intervista che esamineremo in un momento, ha almeno il coraggio di proporre esattamente questa strategia. Sorprendentemente, invece, non è questa la strategia che F&P raccomandano ai greci ma un'altra! Perché? Se è andata bene ai Kirchner perché non dovrebbe funzionare con Tsipras? Forse perché coscienti che (a) i numeri argentini sono truccati e la crescita è stata molto minore, (b) di fatto è stata un puro rimbalzo al livello del 1998, senza crecita vera e, (c) il rimbalzo è avvenuto solo per una stagione particolarmente propizia dei prezzi delle commodities che l'Argentina può esportare e che nulla di positivo si deve alle mosse di politica economica interna? Forse perché sanno che ora, finita la bonanza dei prezzi alti delle commodities, l'Argentina è punto e a capo tanto che, per dire, esporta meno carne dell'Uruguay? Forse ...

La strategia che F&P suggeriscono consiste in: gli altri stati dell'area euro si accollano il debito greco ed i greci promettono di fare i bravi. Come si fa i bravi e come ci si garantisce che i greci lo siano in futuro? Non ci viene detto. Anzi, con classica "argomentazione libera", F&P aggiungono che ora non è il momento di privatizzare e che aumentare, per legge, i salari (c'è scritto "minimo", ma anche un tordo capisce che se muovi il salario minimo in presenza di potere sindacale li muovi di fatto tutti) non farà danno vista l'alta produttività greca (dev'essere per questo che le imprese greche son così competitive e tutti corron lì ad investire). Beata incoerenza ed inconsistenza: cosa c'entra tutta la manfrina sull'Argentina se poi l'unica cosa che si riesce a suggerire, dal pulpito di tanta "economics" è l'ennesimo trasferimento in cambio di una generica promessa di fare le riforme ... mañana? Visto che le riforme auspicate in Argentina non sono mai arrivate, perché mai dovrebbero in Grecia? La nostra pindarica coppia non ce lo dice. Lasciamo la domanda in sospeso sino alla fine e veniamo al terzo articolo della nostra breve rassegna.

3. Varie amenità

Tralasciamo le affermazioni populiste iniziali, non vale la pena. Ciò che ci interessa è l'affermazione secondo cui "se vince Tsipras vince l'Italia". Notiamo anzitutto che - nonostante l'uso del dotto termine "isomorfismo" - l'affermazione secondo cui il prestito alla Grecia sarebbe virtuale è "omeomorfa ad una cazzata". Il prestito è reale e se il Tesoro o la Banca d'Italia devono scrivere una perdita in bilancio quelli sono soldi persi per il contribuente per la semplicissima ragione che i profitti di Bd'I (o le plusvalenze del Tesoro sulle sue operazioni finanziarie) vanno fra le entrate del bilancio statale. Amen. 

Segue la seconda cazzata: come già evidenziato la Grecia ha un saldo primario positivo solo perché pratica quell'austerità che Dosi vorrebbe cessare. Sorvoliamo sulla retorica dei mercati fatti da soggetti diversi: certamente, ma gli scemi che prestano denaro fresco ad un debitore che ha appena ripudiato il proprio debito sono più che rari. Insomma: se la Grecia smette di fare surplus primari chi le finanzia il debito? Qui viene la genialità: la BCE dovrebbe dire ai greci "stampatevi gli euro in casa nella quantità che il vostro governo ritenga opportuna". Ottima idea, chissà cosa ne pensano portoghesi, spagnoli, francesi, irlandesi, olandesi, tedeschi e, perché no, italiani. Ognuno si stampa i propri euro come gli pare e piace, tanto 16/17 (in media) lo pagano gli altri. Comprensibile che, come per la finanza pubblica, il professor Dosi si sia scordato anche questo ma qualcuno a Pisa dovrebber rinfrescargli la memoria sull'equilibrio del gioco che propone di giocare. 

Non finisce qui. C'è poi l'affermazione secondo cui, se i risparmi fuggono dalle banche greche e queste chiudono porte e balconi dalla mattina alla sera la soluzione, indolore, stia nel nazionalizzarle. Perché, dice Dosi, così facendo si fa come la Svezia inizio anni '90 e nessuno si accorge di nulla. Visto che il modello svedese è quello che molti (noi due compresi) suggerirono per USA, Spagna, Inghilterra ed Irlanda nel 2008-09 (e suggeriamo da anni per casi come MPS e similia) vale la pena notare, anzitutto, che fu una buona soluzione ad una situazione di crisi ma non fu indolore per nulla. Questo è un dettaglio la cui rilevanza è solo di far temere che GD non sappia cosa sia successo in Svezia. Il punto chiave è che la crisi bancaria svedese non fu dovuta ad una fuga di depositi che si volevano proteggere da una svalutazione ma a cattivi investimenti, bolla finanziaria, eccetera. Le banche fallite si "intervengono", come in Svezia, Quelle oggetto di panico bancario e fuga dei depositi sono un problema differente. Ed è una differenza importante: se i depositi fuggono all'estero perché han paura della svalutazione della nuova moneta nazionale, perché mai dovrebbero ritornare, a fronte di un rischio di svalutazione identico, solo perché il capitale delle banche è ora in mano del governo, che è proprio quello che ha voluto svalutare? Non si sa e non ci viene detto. Puoi nazionalizzare ciò che vuoi ma se i risparmiatori temono che la moneta nazionale venga svalutata cercheranno di tenere i loro risparmi in valute straniere prive di quel rischio. Amen.

4. Che fare?

Ci fermiamo qui con il debunking e lasciamo il resto delle dichiarazioni del professor Dosi all'ameno intrattenimento dei lettori: son quasi tutte di simile qualità. Veniamo invece alla questione del debito greco e di cosa si potrebbe realisticamente fare per riuscire sia a fare un favore alla Grecia sia ad evitare che il favore lo paghino i cittadini degli altri paesi europei. Operazione ardua, ma non del tutto impossibile.

 

1) Il rapporto debito/PIL in Grecia è elevato, la gran parte del debito pubblico è in mano estera (ossia, detenuto da soggetti fuori dalla Grecia) ed il cambio è fisso. In qualsiasi altra situazione una posizione debitoria sovrana di questo genere è, a meno di viaggi onirici sulle ipotesi di crescita (tipo quelle contenute nel programma Troika del 2010), non ripagabile nel breve o medio periodo. Non crediamo esista caso storico di paese che ripaga un debito di tal genere grazie a qualche insperata e prolungata botta di crescita. Se davvero il problema fosse che la Grecia deve ripagare rapidamente il proprio debito pubblico allora non vi sarebbe rimedio: i mercati non aspettano 20 anni di crescita, ti martellano ben prima, e ti martellano ancora di più se hai la meritata reputazione che ha la Grecia. Ma ... il fatto è che nessuno chiede alla Grecia di ripagare il proprio debito l'anno prossimo o anche entro 5 o 10 anni. Ciò che viene chiesto alla Grecia dagli accordi sottoscritti quasi tre anni fa é di ripagare un debito la cui durata media si approssima ai 20 anni (i paesi europei sono probabilmente disposti ad allungare la scadenza ulteriormente fino a 30 anni - che è poi già ora la durata media del debito greco finanziato dall'EFSF) e sul quale le istituzioni finanziatrici hanno accettato di ricevere un interesse molto basso. Che noi si sappia le stime esistenti dicono che il servizio attuale del debito ammonta, attualmente, a circa 2,0-2,5 % del PIL greco ed in discesa", un valore molto inferiore a quello italiano e simile a quello giapponese. In altre parole: o decidiamo che la Grecia è un paese speciale che non deve nemmeno pagare interessi minimi su un debito residuo che è una frazione di quello iniziale oppure il servizio sul debito greco è sostenibile come lo sono quelli di altri paesi altamente indebitati.

2) La Grecia costituisce, senza dubbio, un caso particolare: un animale mitologico, nato dall'incrocio fra un paese canaglia (Grecia) e la disfunzionale governance europea, che questo animale ha nutrito (debito greco prezzato come privo di rischio fino al 2009) e mantenuto (creditori privati di cui sopra che, grazie al fantasioso primo programma Troika, han fatto a tempo a scaricare in mano pubblica 150 miliardi di euro di debito greco fra il 2010 e la fine del 2011, prima che arrivasse la ristrutturazione del 2012). Grazie a tutto ciò, la situazione greca è ora quella di un super Brady plan, con una dimensione, in termini di debito/PIL, moltiplicata per 3 rispetto a quello originale latinoamericano. Questo super Brady fa sì che - a differenza di quanto altrimenti accadrebbe (punto 1) in un paese privo del supporto esterno di cui la Grecia ha goduto e gode - il debito greco sia sostenibile, almeno potenzialmente. Questo perche' a) il flusso di pagamenti è ragionevolmente basso, ergo l'impatto sul deficit fiscale è assolutamente sopportabile e, b), in 30 anni, per quanto male vadano le cose, ci sarà pure della crescita reale, considerando anche l'attuale livello di risorse inutilizzate in Grecia. Ed è difficile pensare che l'inflazione europea rimanga vicino a zero per decenni. In sostanza, nel giro di 30 anni, il debito/PIL scenderà a livelli ragionevoli, tali per cui non ci sarà neanche bisogno di ripagare il principale visto che a quel punto il mercato sarà ben felice di fare il rollover, come accade in qualsiasi paese normale. C'è però anche una terza conseguenza del Brady plan on steroids che è, c) siccome il rapporto debito estero/PIL è altissimo, e siccome scenderà solo molto lentamente, per la Grecia sarà impossibile, per molto tempo, tornare ad avere - in modo sostanziale e a tassi ragionevoli - accesso al mercato privato. Ne discende che, per molti anni a venire, alla Grecia è impedito di finanziare nuovi significativi deficit di bilancio. Ma questo non è un problema, perché questo è proprio l'obiettivo. L'obiettivo è quello di assicurarsi, tramite una "tutela speciale e prolungata", che la Grecia cominci a comportarsi bene, come fanno altri, e operare in pareggio di bilancio in media. Quest'ultimo punto - che è tutto politico o, se preferite, di pragmatica gestione del "moral hazard" che paesi come la Grecia creano nell'area euro - è il punto chiave che F&P mancano nell'articolo citato sopra. 

Una domanda sorge spontanea: ma il fiscal compact, il six pack, Maastricht e tutti gli altri trattati non impongono già ora di operare in situazione di pareggio di bilancio? E non lo impongono, ancora di più, a paesi con la situazione debitoria della Grecia? Certo che lo impongono già. Ma allora, a cosa serve la "tutela speciale e prolungata" che viene da un Brady plan on steroids? Serve perché tutti quei trattati europei non servono, quasi, ad una beata ceppa. Al momento, la retorica europea è quella di un vivere come se: vivere come se davvero ci trovassimo in un (politicamente impossibile e quindi inauspicabile, al momento attuale) stato federale - però senza vero controllo sui bilanci nazionali, senza spesa e tassazione federale, senza mobilità interna, senza mercato bancario comune, senza un minimo di omogeneità politica.

 

Ed arriviamo qui al punto di sempre che gli irresponsabili populisti dell'euro-exit e del stampiamo moneta non riescono nemmeno a capire mentre gli altri (quelli "responsabili" che ancora governano) fanno finta di non vedere perché chiamerebbe in causa le loro responsabilità storiche sia pregresse che correnti. Un punto molto semplice: la costruzione dell'euro fu una fuga in avanti erronea che rispondeva a necessità politiche immediate e non ascoltava le lezioni della storia e dell'economia. La fuga in avanti fu utilizzata dalle classi dirigenti dei paesi del sud Europa per dieci anni di follie che, erroneamente, quelli del Nord condonarono in nome del quieto vivere e del mercato unico che favoriva la loro crescita. Arrivata la crisi arrivò anche il conto ma, a quel punto, ritornare indietro e smontare tutto nel mezzo della tempesta sarebbe stata pura follia autodistruttiva. Giustamente si è cercato di andare avanti aggiustando, in corso d'opera, alcuni difetti strutturali dell'operazione euro. Ma il tutto si sta facendo in condizioni terribilmente avverse: (a) di crisi economica perdurante, (b) di tensione politica antieuropea montante in svariati paesi, (c) con evidenti interessi politici ed economici contrapposti sia all'interno dei singoli paesi sia fra un paese e l'altro, (d) con i bastoni fra le ruote di una eurocrazia che, grazie anche ai difetti strutturali del disegno originale, ha acquisito negli ultimi 15 anni un potere esorbitante al quale non intende rinunciare. Questo spiega sia il pragmatismo di un passo alla volta e per aggiustamenti progressivi adottato dai maggiori paesi e da quello guida, la Germania, in particolare sia la drammatica necessità, in ogni caso, di riaprire un dibattito d'alto livello e pubblico sugli obiettivi, i modi ed i tempi della costruzione europea. 

 

Ma questo è un altro problema, molto più importante e complicato per il quale rimandiamo ad un futuro articolo che, violando una nostra tradizione stabilita di fatto anche se non d'intenzione, speriamo di scrivere a breve.

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Commenti

Ci sono 127 commenti

Quando lessi per la prima volta "1984" rimasi molto colpito dal finale, quello in cui il protagonista per uscire dal suo incubo capisce che deve chiedere che il suo incubo sia applicato ad altri (la sua compagna nel caso in questione), e mi dissi "questo è un potente meccanismo di controllo delle masse".

Ogni qualvolta mi trovo di fronte a soluzioni del tipo "facciamo pagare gli altri", laddove gli altri sono la finanza,i ricchi, il Bildenberg, gli ebrei, la BCE, whatever purchè non sia lo specifico gruppo di persone a cui è rivolto il messaggio penso di ritrovarmi più di fronte al meccanismo di controllo delle masse, che a vere soluzioni economiche.

Questo per dire che con il messaggio Tsipras ha vinto in Grecia, che era quello che voleva (quello che otterrà sarà il classico allungamento del debito, che era già stato messo all'ordine del giorno con il precedente governo, che cercava di sbandierare il risultato come una vittoria, senza pensare al meccanismo di cui sopra).

D'altronde Tsipras si è costruito anche un potente paracadute: una rete di alleati improbabili, autentici fantasmi negli altri paesi, ma che inseguono lo stesso meccanismo, vincente come si è visto in Grecia, e quindi con consensi in ascesa.

Nella mia mente bacata l'uscita della Grecia dall'Euro sarebbe un perfetto psicodramma con esiti imprevedibili, visto che, secondo me, ci sarebbero i seguenti step:
1. La Grecia esce, crisi di liquidità in Grecia ai livelli argentini, mass media focalizzati sulla "povertà in Grecia".
2. Le varie sinistre europee scendono in piazza contro "la cecità e il cinismo europeo che affama un popolo".
3. La rabbia è indirizzata verso gli altri: i tedeschi e la BCE.
Da qui in poi tutti gli scenari sono possibili, visto che lo stesso meccanismo sarà adottato anche dalle destre nazional fasciste stile Le Pen e Lega, o populisti alla Grillo.

So di non aver aggiunto un contributo "economico", ma ho l'impressione che l'analisi economica vada usata per comprendere l'argomento, ma la partita è tutta politica, nel senso che gli argomenti usati sono quelli del controllo delle masse, per la verità scientifica ci sarà tempo fra trent'anni.

Ma c'è un piccola obiezione (di principio) che voglio portare. La Grecia sta continuando a indebitarsi, ed ho letto da qualche parte che (per esempio) il fondo PimCo dell'Allianz ha prestato alla Grecia nuovamente dei soldi, per i T-Bonds che la Grecia sta emettendo adesso. Evidentemente gli garba il 10% annuo. Allianz è tedesca.

La considerazione (di principio) è questa: pure il prestatore, intendo quello consapevole, che specula sugli alti tassi dei titoli greci confidando sul fatto che poi tanto ci sarà la BCE che fa risk sharing oppure il FMI o qualcun altro che "copre", una pedatina nel sedere un poco se la merita. No?

Forse PIMCO stara' comprando obbligazioni sul secondario, non mi pare proprio che la Grecia stia emettendo titoli ex-novo. Quanto a PIMCO, il titolo piu' liquido (2024) ho cercato di comprarlo pure io per il mio portafoglio personale nel momento piu' buio (settimana scorsa) ma visto il bid/offer larghissimo ho lasciato perdere. Non penso di meritarmi una pedata nel sedere se l'ho fatto pensando prendendo una view sul mercato (e cioe'  che un accordo si trovera'). Invece eviterei di tirare fuori la nazionalita' di PIMCO e Allianz, sono idiozie.

Gli aspetti importanti da ricordare sono due: a) ormai il debito pubblico greco è quasi interamente in mano agli organismi internazionali (IMF, BCE, ESFM, ecc.) , e i greci ne detengono solo una parte ridotta (principalmente attraverso le banche) b) i privati greci hanno fatto incetta di asset fuori del loro paese (es. il conto HSBC della famiglia Papandreu...) sfruttando il meccanismo di compensazione giornaliero dei saldi Target2  tra le banche centrali nazionali . Ciò significa che i primi a non fidarsi del loro paese sono i greci stessi. Ma significa anche che il debito greco è molto più elevato, anche se la parte che sta in Target2 è formalmente debito della banca centrale greca verso le altre banche centrali. Qs è uno dei 'capolavori' della creazione e gestione dell'euro ad opera della classe dirigente europea.

Ciò significa due cose: i greci collettivamente hanno scarso o nullo  interesse ad onorare il debito contratto e devono essere convinti con la minaccia di una uscita dell'euro. Poco importa se Tsipras può perdere la faccia di fronte ai propri elettori, il punto è se Tsipras può impegnare la Grecia a pagare. E' vero che se il debitore fallisce il creditore perde il proprio credito ma il debitore greco non sembra intenzionato a pagare 'a prescindere', quindi se deve saltare in aria 'the sooner, the better'. Esattamente ciò che non è stato fatto nel 2011...

 Infine, se la Grecia dovesse uscire dall'euro uscirà per decenni anche dal sistema internazionale dei pagamenti perchè non si capisce come la banca centrale greca possa o voglia  rimborsare la propria esposizione in euro verso le altre banche centrali.

 

L'analisi e' valida ma non mi convincono le proposte che mi sembrano molto "teoriche" e che non considerano il fatto che dai dati statistici c'e' un 25-30 % di greci che sono letteralmente in MISERIA.

Come aiutare queste persone ad uscire dalla miseria ??

Poi vorrei porreuna una domanda :

Quanta responsabilita' ha un prestatore se un debitore non riesce a rimborsare il suo debito ??

Come nel caso dei Subprime non e' forse piu' colpevole il creditore che il debitore ??

Ed in questo caso non sarebbe piu' giusto che il creditore ci rimetta una quota sostanziale del suo debito ??

Vorrei far presente che i creditori privati si sono gia' presi un haircut del 50% nel 2011. Il creditore e' sottoposto come tutti alla regola "caveat emptor", che non vuol dire pero' che se presto soldi ad un prenditore in condizioni difficili non sia tenuto a fare tutto quanto permesso dalle leggi vigenti per rivedere i soldi prestati. Se il debitore prende degli impegni (contenere le proprie spese, cercare di produrre di piu' e meglio) e poi si rimangia quegli stessi impegni una volta ricevute le palanche tendo a pendere dalla parte del creditore.

Sulla miseria un esempio semplice semplice: oggi lo Stato italiano assume 100.000 disoccupati a 50.000EUR/anno per "stimolare la domanda interna" al prezzo di 5 miliardi/anno finanziate in deficit puntando sul magico moltiplicatore. Bada bene, non c'e' dietro una analisi economica (ci servono 5.000 assistenti per i magistrati, 10.000 poliziotti, 20.000 infermieri, ...) semplicemente la fede nel magnifico moltiplicatore al grido (che va tanto di modo) "la mia spesa e' il tuo ricavo!". L'economia ha un sussulto positivo per 2-3 anni, ma un bel giorno i mercati non vogliono piu' prestarci soldi perche' siamo sempre in deficit e non e' il massimo se uno che ti deve soldi continua a spendere piu' di quanto guadagna. Il Governo licenzia i 100.000 assunti che improvvisamente si trovano IN MISERIA. Quali sono gli obblighi dei creditori? Scordarsi i soldi che hanno prestato perche' c'e' la gente IN MISERIA o ricordare che quei soldi che potevano essere usati per investimenti produttivi sono stati usati per dare un lavoro qualunque a 100.000 fortunati?

il debitore privato nei nostri ordinamenti  ha il diritto di non pagare, non commette reato. la prigione per debiti credo sia sparita alla fine dell' 800 e la gogna, molto prima. al più il tribunale fallimentare curerà la par condicio creditorum ecc.

gli stati sovrani non devono nemmeno sottostare alla noia della procedura fallimentare, se non pagano, amen, nessuno li invade. forse rischiano i beni statali all'estero, l'argentina si è vista sequestrare la nave scuola, ma son meno che bazzecole.

se poi prestare è una malizia del creditore, perchè si strilla tanto se non viene concesso altro credito?

 

non considerano il fatto che dai dati statistici c'e' un 25-30 % di greci che sono letteralmente in MISERIA.

 

Gli Helleni non solo rubano agli Europei, ma si rubano allegramente tra di loro.

Ad oggi, nel 2015, l'etá media a cui si va in pensione é 61 anni. Per me oggi sarebbe 67 anni, ma con ogni probabilitá arriverá perlomeno ai 70 anni . Gli Helleni, invece di tenere 1/3 della popolazione in miseria, possono alzare l'etá pensionabile oggi da 61 a 70 anni, e con parte di quanto risparmiano ci pagano i debiti, con parte fanno investimenti in conto capitale, magari moltiplicati dai fondi comunitari.

Un altro punto fondamentale da tenere presente, é che paesi come l'Italia o il Belgio, per prestare soldi agli Helleni, si sono indebitati ad un tasso doppio rispetto a quello richiesto. In pratica il trasferimento fiscale é gia in atto da anni.

Agli Helleni farebbe bene imparare un po di Latino, ed intonare tutti insieme un bel Confíteor.

Dice il tronista ministro Varoufakis sul NY Times che non è un bluff.

 

Game theorists analyze negotiations as if they were split-a-pie games involving selfish players. Because I spent many years during my previous life as an academic researching game theory, some commentators rushed to presume that as Greece’s new finance minister I was busily devising bluffs, stratagems and outside options, struggling to improve upon a weak hand.

Nothing could be further from the truth.

If anything, my game-theory background convinced me that it would be pure folly to think of the current deliberations between Greece and our partners as a bargaining game to be won or lost via bluffs and tactical subterfuge.

The trouble with game theory, as I used to tell my students, is that it takes for granted the players’ motives. In poker or blackjack this assumption is unproblematic. But in the current deliberations between our European partners and Greece’s new government, the whole point is to forge new motives. To fashion a fresh mind-set that transcends national divides, dissolves the creditor-debtor distinction in favor of a pan-European perspective, and places the common European good above petty politics, dogma that proves toxic if universalized, and an us-versus-them mind-set.

 

Varoufakis intende fare la rivoluzione con il consenso - più o meno estorto - dei suoi creditori.

people understand what "cheap talk" is ... and talking to the NYT is very cheap.

dicevo, talk is cheap.

Ed infatti, due giorni dopo, siamo arrivati alla fine del cheap talk.

internacional.elpais.com/internacional/2015/02/18/actualidad/1424216725_601474.html

Ci si risente, I guess, alla prossima puntata.  

come dice marco esposito, l'argomento è politico. nulla da contestare all'ottimo post, ma è credibile chiedere ad un paese un avanzo primario del 5% per più di 10 anni nel mezzo di una crisi epocale? il risultato è tsipras oggi e magari alba dorata domani. credo che un accordo convenga a tutti.

Ps: solo io noto una divergenza tra quanto dichiara varoufakis e quanto dice tsipras?

poliziotto buono e poliziotto cattivo, dai e' il trucco piu' vecchio del libro. cosi' come dire che non sta facendo strategia. tutte cazzate.

conviene a tutti e alla fine spero si trovi. A me basterebbe che fosse chiaro che la colpa della crisi è in primo luogo dei greci nel loro complesso. Se poi vogliamo fare distinzioni, sono più colpevoli gli evasori fiscali, i dipendenti pubblici ed i pensionati sotto i 65 anni delle guide turistiche, che esportano servizi, dei giovani sotto i 18 anni, che non hanno votato, e dei pensionati anziani, che sarebbero in pensione comunque etc.

Domanda da principiante:

Nell'articolo si scrive "la costruzione dell'euro fu una fuga in avanti erronea che rispondeva a necessità politiche immediate e non ascoltava le lezioni della storia e dell'economia", ma quali sono queste lezioni? o meglio, quali sono mi requisiti per poter creare un'unione monetaria? Delle volte ho letto livelli simili di PIL procapite, altre (la maggioranza) la creazione di sistemi di trasferimenti fiscali tra le aree più ricche e quelle più povere, tuttavia nessuna di queste idee mi sembra corretta.

Secondo voi?

Grazie

Un errore fu caso mai fare entrare paesi, a partire dall'Italia, ma anche Belgio, portogallo etc che non rispettavano i parametri di Maastricht, ovvero le norme pensate, forse ottimisticamente per fare in modo che il progetto potesse funzionare. Invece occorrerebbe riflettere sulla decisione, presa fra il 2000 e l’inizio del 2001 di fare entrare la Grecia nell'area euro sulla base di conti pubblici poi rivelatisi falsiQuesta decisione a distanza di anni è alla base dei problemi gravissimi che affliggono tanto la Grecia che gli altri paesi della zona euro.

Ho il sospetto che questa decisione sia il frutto di un complotto socialista: socialista era chi confezionó la truffa, socialisti erano chi avrebbe dovuto accorgersene e non se ne accorsero, secondo me volutamente.

Il premier greco era Costas Simitis (socialista), diventato primo ministro nel 1996, succedendo ad Georgios Andreas Papandreou (socialista). Il commissario europeo competente sulla valutazione era Pedro Solbes (socialista), il presidente della Commissione UE Romano Prodi (socialista?).

Mario Monti allora era Commissario al mercato interno, ma neanche lui si accorse di niente, eppure la Commissione Europea sarebbe un organo collegiale. Lucas Papademos (socialista) era all'epoca governatore della banca centrale greca ed in quanto tale membro della BCE, ma anche lui preferì tenere la bocca chiusa; successivamente è diventato primo ministro della Grecia.

Sempre all'epoca il presidente della BCE era Wim Duisenberg (socialista) e anche lui non ha visto, non ha sentito, non ha parlato. Nel 2005 fu ritrovato morto annegato nella piscina della sua villa.

Appoggiarono la decisione il governo di Lionel Jospin (socialista) e  quello di GerhardSchröder (socialista); in Italia il primo Ministro Giuliano Amato (socialista) non si oppose, perchè era anch’esso fuori dei parametri. Il governo di Tony Blair (socialista) non si oppose, ma poco gli importava, essendo fuori dall'area Euro.

Alla decisione si oppose Otto Graf Lambsdorff (FDP) nel 2001; è morto nel 2009, probabilmente di crepacuore.

Secondo l'ex Direttore Generale di Eurostat, Michel van den Abeele, i conti erano falsi almeno dal 1997; van den Abeele sostituì Yves Franchet, direttore Generale dal settembre 1987 al 2003, quando è stato rimosso in seguito ad una controversa vicenda dalla quale è poi uscito indenne. Non sappiamo se Yves Franchet sia socialista; sappiamo soltanto che fu nominato quando il presidente della commissione Europea era Jacques Delors (socialista) e che l’eurodeputato Robert Goebbels (socialista) è successivamente intervenuto a suo favore.

 

Non chiedetemi i motivi di questo complotto; nessuno dei protagonisti si è mai confidato con me. Le informazioni sono tutte pubbliche, e anche se  non ci sono prove inconfutabili, gli indizi sono "gravi, precisi e concordanti". Georgios Andreas Papandreou è ancora presidente dell'Internazionale Socialista.

PS quando dico "socialista" intendo che la persona è stata eletta in parlamento in una lista socialista oppure ha partecipato ad un governo socialista come ministro.

Non mi trovo del tutto d'accordo. Se la Grecia fa default è esclusa dai mercati finanziari per anni e non può contrarre nuovo debito, ma può finanziare un'espansione fiscale azzerando l'avanzo primario (previsto al 5,1% del Pil nel 2015, 5,4% nel 2016). Non è comunque auspicabile per i creditori(noi compresi) né per i Greci che rischiano ritorsioni (embargo o peggio).

Se la Grecia facesse default unilateralmente, e quindi uscisse di colpo dall'euro, il suo avanzo primario non farebbe a tempo ad essere inserito nelle statistiche del prossimo trimestre. Ci sarebbe un crollo verticale dell'economia e, con esso, crollerebbe la tassazione fiscale e si impennerebbero le spese (sussidi di disoccupazione, alle famiglie in poverta', etc).

Il PIL (e quindi il deficit pubblico, e quindi l'avanzo primario) non e' esogeno alle scelte valutarie di breve periodo e di ripagamento del debito estero da parte del governo. Questo non solo e' un fatto della realta' (vedasi l'andamento del PIL argentino all'epoca del default), ma e' anche un necessario fatto teorico: se l'unico costo per un governo che fa default e di colpo deve reinventarsi una valuta fosse il non poter piu' prendere a prestito, allora nessuno investitore estero presterebbe mai ad alcun governo.

Che poi, basta davvero pensarci un attimo per capire la bufala: se, grazie al suo attuale avanzo primario, la Grecia potesse fare meglio ripudiando il debito estero piuttosto che onorandolo ai tassi attuali, non si capisce bene perche' non fanno semplicemente ciao ciao a tutti e non se ne vanno.

Invece no, sono li' a contrattare, a cercare di convincere, a voler rimanere nell'euro, come afferma Tsipras. E non mi si dica, per favore, che contrattano solo perche', pur convenendo a loro di  andarsene di colpo, rimangono li' per lo spirito altruistico di non voler rovinare un grande sogno europeo. Si', degli altruisti sognatori.



Bella discussione, non ho prorpio capito tutto, ma molto interessante. Una cosa non ho capito. Ma perchè stare a fare tutte queste ipotesi sul defaulf, uscita dall'euro, etc. etc? Mi sembra chiarissimo che nessuno vuole ciò. Sono esercitazioni intellettuali da economicsti.

 

Stamattina Alan Friedman è stato intervistato a Caterpillar AM.

www.radio2.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-d475ec79-7c11-4f39-b0c8-da7d9fe6313a.html

La sua tesi è che quello che sta avvenendo sia tutto un teatrino, specie da parte del governo greco, che in qualche modo dovrà far digerire ai suoi le promesse elettorali non rispettate. Mi sembra proprio la sintesi giusta.

e friedman potrebbe sbagliarsi. per intanto si è esibito come "quello che la sa lunga".

Si chiede qualcuno, ed insiste a riproporre il quesito: perché, se il debitore è lo stato, non fare pagare il debito a chi lo ha governato ed ai suoi collaboratori? In linea di principio, gli elementi costitutivi dello stato sono i cittadini, il territorio ed il governo (inteso come insieme delle strutturè funzionali all'esercizio dei poteri sovrani). Le persone che rivestono tali cariche impegnano, con la loro azione, lo stato e, quindi,in definitiva, i cittadini. 

E' vero che lo stato moderno, per lo più, è una persona giuridica: vale a dire, un'entità distinta dai cittadini. Ma, in concreto, ciò significa che le obbligazioni internazionali fanno capo allo stato, non ai singoli cittadini: i creditori si rivolgono allo stato per ottenere il pagamento di quanto dovuto. Perché è difficile espropriare il patrimonio dello stato per ottenere tale pagamento,  in pratica non si mira all'enforcement coattivo ma si negoziano modi diversi per giungere al risultato o, quanto meno, per non fare emergere la sua insolvenza di fatto.

In tali situazioni, è evidente che uno stato il quale intenda conservare la sua credibilità internazionale deve fare fronte alle attese dei creditori: non potendo vendere il Partenone, deve disporre di flussi di danaro sufficienti almeno per il servizio del debito e, quindi, attingere alle tasche dei cittadini: sia mediante l'imposizione fiscale, sia mediante la riduzione dei servizi. I cittadini pagano necessariamente.

Certo, la classe politica può avere gestito male lo stato. Ma allora tocca ai cittadini chiedere conto alla classe politica, sul piano politico, e alle magistrature sul piano giuridico. Alla fine, se le cose vanno come devono andare, anche i politici inetti o ladri pagano il conto: ma, se il danno è grosso ed i loro patrimoni sono piccoli o sono stati sapientemente occultati, il peso resta sui cittadini.

Una curiosità che voi forse potete soddisfare. Tra i vari diktat della troika, ce ne è uno che imponga un drastico taglio delle spese militari? Pare che la Germania (si..sempre loro..) sia uno dei maggiori beneficiari..ma, seppur contrario ai propri interessi, ha caldeggiato in pieno spirito comunitario un'annullamento dei contratti di fornitura pregressi per..che so..comprare medicine?

 

La mia fonte è questa e sinceramente non so se sia attendibile, ditemelo voi. Se fosse vero..spendono tantino non vi pare?

 

securityobserver.org/financial-crisis-and-defense-cuts-the-view-from-greece/

 

Un caro saluto,

Gentile sig. Ernesto.

Tra i vari diktat, come li chiama lei, c'e' assolutamente una forte riduzione della spesa militare. I documenti del Programma Troika sono tutti pubblicamente consultabili dal sito del Fondo Monetario Internazionale. Per esempio, alla Tabella 10 della Third Review, si evidenzia come il governo si sia impegnato, come condizione del finanziamento Troika, a ridurre la spesa militare dal 3,6% del PIL nel 2009 all'1% del PIL nel 2014. Le riduzioni piu' forti si concentrano proprio nella parte procurement (cioe' acquisti di beni). A titolo di esempio, la lettura combinata della Tebella 6 della Fourth Review e della Tabella 4 della Third Review indica che, fra il 2009 e il 2012, la spesa per pocurement e' effettivamente scesa da 2,2 miliardi di euro a 0,4 miliardi, con un obiettivo di stabilizzazione attorno ai 0,6 miliardi dal 2014 in poi. In sostanza, sotto il programma Troika, la spesa per procurement militare si riduce di circa il 70%.

Anche i salari dei militari si sono ridotti - in piu' parti i documenti ufficiali ci si lamenta che il governo greco si sia poi rimangiato parte di queste riduzioni. Ad ogni modo, la spesa militare totale (procurement+salari) si e' ridotta di circa il 50% durante il programma Troika. Questo si evince semplicemente dal fatto che, come detto, la spesa militare era pari al 3,6% del PIL nel 2009, per un totale di 8,3 miliardi di euro, mentre a detta dell'articolo che lei riporta era pari al 2,3% del PIL nel 2013, ovvero 4,2 miliardi di euro.

L'articolo curioso - fra un attimo spiego il perche' lo sia - da lei linkato riporta numeri assolutamente coerenti con quelli che dai documenti ufficiali si ricostruiscono sommariamente. Il problema non sono i numeri, ma l'impacchettamento retorico.  Ad esempio, il suo articolo dice:


"Since 2010, the military’s operational costs have dropped by nearly 30%, while military salaries have taken a 37% reduction, one that was implemented – as in other public expenditures – retroactively. This means that employees not only saw a decline in their monthly pay, but also a monthly percentage of their salary taken back, those reductions needing to have taken place the year before. "

Non so cosa voglia suggerire questa frase. Vuol forse dire che e' male che i militari siano trattati come gli altri dipendenti pubblici? Vuol dire che se nella sanita' i salari vengono tagliati, non vanno pero' tagliati nel settore militare (che, ne sono sicuro, e' efficientissimo, altro che gli ospedali)? Sa cosa avrebbero detto i paladini della giustizia se non avessero tagliato i salari dei militari? Avrebbero detto che la Troika impone di non dare le medicine ai bambini, ma di continuare a strapagare degli inutili militari solo perche' alla Nato fa comodo cosi'. Maledetti tedeschi (e maledetta Nato). Continuo con le citazioni:

"In the context of reducing the salaries of the public and private sector, the police was affected as well. This led to a feeling of discontent widespread throughout the members of the police force, severely underpaid "

Anche qui, qual e' il punto? Il punto e' che se tagliano lo stipendio ad un poliziotto, questo poliziotto percepisce un senso di "discontent"? Invece se lo tagliano al medico, all'insegnante, o al barista che e' senza lavoro? Cosa sono questi, "content"? Anche qui le dico io cosa avrebbero detto i paladini della giustizia internazionale se la Troika non avesse chiesto di tagliare i salari anche ai poliziotti: avrebbero detto che la Troika e' pronta a togliere le medicine ai bambini, ma non a tagliare gli stipendi di poliziotti strapagati, numerosi, e in buona parte fannulloni, tutto perche' tenersi buoni i poliziotti fa comodo per meglio reprimere le manifestazioni di piazza contro l'imperialismo nordeuropeo.

Ultima chicca:

"One must highlight that one of the prerequisites of the bail-out package of 2010 was that Greece would fulfil the obligations related to the arms deals with Germany and France it had agreed to. This means that despite the State’s financial situation and the necessity for austerity measures, those contracts would have to be honored[xvi]"

"One must highlight", un dovere quasi kantiano di dire la verita', per quanto scomoda. Qui sono saltato sulla sedia, perche' sembra quasi che i documenti firmati dal governo con la Troika contenessero un impegno di quel tipo, cosa stranissima. Sono andato quindi a vedere la fonte [xvi] dell'articolo, cosa che in 10 secondi puo' fare chiunque ne abbia voglia. La fonte della verita' kantiana e' un articolo del Guardian che cosi' recita:

"It has [been] claimed by some that this was no coincidence, and that the EU bail-out was explicitly tied to burgeoning arms deals. In particular, there is alleged to have been concerted pressure from France to buy several stealth frigates"

"Claimed by some", "there is alleged". La verita' kantiana che comincia a puzzare di "me l'ha detto mio cugino". A supporto di tali "claim" l'articolo rimanda ad altri articoli, dai quali il sospetto del "me l'ha detto mio cugino" prende ulteriore forma.

Non so lei, ma io non so davvero di quanto dovevano essere tagliate le spese militari greche. Certo e' che i dati mi dicono che i tagli sono stati del 50%, infinitamente di piu' di quelli che, in percentuale, possano essere stati i tagli alle pensioni o alla sanita'. Per quanto mi riguarda, le frasette del "me lo ha detto mio cugino" e del "oh poveri i militari a cui tagliano lo stipendio" non fanno particolare effetto, anche se, da quel poco che vedo la tv, non ho dubbio che facciano effetto a Piazza Pulita - o a programmi similmente sciocchi. Inoltre, io sono sicuramente fra gli ultimi a negare il ruolo importante che spesso hanno le lobby nel determinare certe scelte di politica economica. Magari davvero c'e' stata qualche pressione dalle industrie tedesche, ma di cio' non vedo prove. Se non vedo prove, e anzi se le prove che vedo suggeriscono il contrario, io non ci penso due secondi a bollare come sciocchezze certe affermazioni. Allo stesso tempo stia tranquillo che la pressione lobbystica dei militari greci verso l'impedire tagli al proprio orticello non sono mancate: un sottomarino in piu' fa comodo, perche' poi ci vogliono dei marinai per tenerlo in porto, e ci vuole un comandante per comandare i marinai, e poi ci vuole una caserma dove possano andare tutti a dormire e pranzare, etc etc.

Un ultimo appunto. Perche' mai il governo greco avrebbe dovuto "caldeggiare in pieno spirito comunitario un annullamento dei contratti di fornitura pregressi"? I contratti di fornitura militare sono di tipo pluriennale e contengono, come avviene peraltro nell'aviazione e nella nautica civile, delle clausole che prevedono il pagamento di penali in caso di recesso anticipato.  Sono clausole assolutamente ovvie: se tu firmi un contratto in cui ti impegni a comprarmi una nave da crociera, ma poi poco prima della consegna mi dici che non la vuoi piu', allora mi devi pagare una salata penale, perche' io intanto la nave te l'ho costruita o messa in cantiere.  Cosa intende quindi lei per "caldeggiare l'annullamento" dell'ordine? Intende che i tedeschi dovano caldeggiare la scelta del governo greco di rinunciare alle navi e pagare salate penali ai produttori tedeschi? E' sufficiente questo per rientrare a pieno titolo nello "spirito comunitario"? Oppure intende "annullare" nel vero senso legale, cioe' far finta che quel contratto non sia mai stato firmato? E in quel caso, chi copre il buco creato nell'impresa costruttrice di navi? Se la nave l'avesse costruita la Finmeccanica/Fincantieri, il buco l'avremmo coperto di buon grado io e lei con una mini accisa sulla benzina? Ma scusi, a questo punto non e' forse piu' efficiente non lasciare una nave a meta', lasciare che il governo greco ormai se la prenda, ed in parallelo condonare il rispettivo maggiore debito pubblico greco tramite un'accisa sulla mia e sua benzina? Io farei proprio cosi', poi andrei in tv a dire agli italiani che fraternamente ho deciso che le nostre tasse andranno a coprire, pro rata con gli altri paesi, gli impegni contrattuali presi dal governo greco con le imprese tedesche. Sono convinto che gli italiani saranno deliziati di questa prospettiva, mai e poi mai si indigneranno e sosterrano che a pagare per la fratellanza devono essere solo le accise sugli automobilisti tedeschi. Va bene fratelli, ma mica scemi.

> Greek bank collateral limits.

Є18bn of bank deposit outflows (central bank borrowing by Greek Banks currently standing at around Є75 bn up from Є57 bn end of December)

around Є50bn of this Є 75bn likely to be converted to ELA from Feb 11th following ECB's decision

Maximum that Greek Banks can borrow from the central bank is around
Є108 bn, Є25 bn via ESFS bonds as collateral, Є8bn via government securities as collateral and Є75bn via credit claims as collateral.

This mechanically implies max Є33 bn of additional central bank borrowing by Greek banks from here. In other words, the Greek banking system can likely withstand another wave of deposit outflows from here but not a very big one.


Є55bn of Greek government-guaranteed uncovered bank bonds is not a sustained source of collateral for Greek banks

EM equities and currencies look oversold.

HY ETFs continues to see strong inflows.

Good luck. Questi sono i TEMI dei TEMI, non mi sembra il caso di dovere spiegare perche'....


Al netto di rinvii, rimandi, il TEMA e' il seguente, ma non viene affrontato. Quindi non vedo valore aggiunto.

Comunque e' in atto un'integrazione stealth lenta e dolorosissima, non sostenibile dalla sola germania (la Francia annaspa). WHY?
German unit-labour costs have risen by 7 to 8 per cent, compared with 30 per cent in Italy, 35 per cent in Spain and 42 per cent in Greece (ultimi dati che avevo letto/scaricato  feb '13). Il resto a seguire, e qualcuno si guardi struttura demografica e unfunded liabilities germania (debt/GDP ben > attuali numerelli RIDICOLI che circolano).  Altro che stampare moneta, la 'lista della spesa' e' lunghissima.....

 

 

Ed arriviamo qui al punto di sempre che gli irresponsabili populisti dell'euro-exit e del stampiamo moneta non riescono nemmeno a capire mentre gli altri (quelli "responsabili" che ancora governano) fanno finta di non vedere perché chiamerebbe in causa le loro responsabilità storiche sia pregresse che correnti

 

"La fuga in avanti fu utilizzata dalle classi dirigenti dei paesi del sud Europa per dieci anni di follie che, erroneamente, quelli del Nord condonarono"

In realtà la prima responsabile della "fuga in avanti" dell'  affossamento del patto di stabilità fu proprio la Germania di Schroeder.

Assolutamente, e fu un errore marchiano quello tedesco visto che per potersi permettere un deficit inferiore al 4% lungo il periodo dell'infrazione annacquarono tutto il meccanismo. Detto questo, a me la situazione PIGS post 2007 sembra poco confrontabile con quella tedesca del 2004, e anzi sono convinto che anche senza annacquamento il Patto di Stabilita' sarebbe stato sostanzialmente disatteso nel periodo 2008-10.

In realtà le critiche all' esistente dovrebbero considerare vantaggi e svantaggi dell' outside option. L' outside option all' Euro realmente esistente erano gli accordi di cambio fragili e mutabili, con crisi ricorrenti come nel '92, le valute verdi ecc. ecc, Una possibile outside option che non veniva considerata desiderabile e che era stata rifiutata per vari motivi erano i cambi flessibili. Quale sistema monetario e di cambi pensa Boldrin fosse migliore dell' Euro per il mercato unico europeo?

NyTimes. JEwing.

vedere mio precedente post su flows and liquidity per metriche.Saluti

 

FRANKFURT — As Athens and Brussels engage in a showdown over Greek debt, the ultimate power broker may reside in neither of those European capitals.

Instead, the outcome may largely be determined in Frankfurt, where Mario Draghi presides over the European Central Bank.

The new leftist-led Greek government, facing a Friday deadline for coming to terms or risking a cutoff of loan money, plans to submit a new proposal on Thursday. Depending on the specifics, it might receive no better reception from eurozone finance ministers than previous Greek proposals in recent weeks.

But the ability of Greece and its banks to remain solvent could depend just as much on Mr. Draghi and a series of decisions by the European Central Bank that might determine the financial fate of Greece — and perhaps the future of the entire 19-country currency union.

 

With political leaders deadlocked, it will be up to Mr. Draghi and the central bank’s Governing Council to decide whether to keep struggling Greek banks afloat. The decision could amount to a verdict on whether the Greek government can avoid financial collapse, continue to service its debts and remain a member of the currency bloc.

The Governing Council approved more emergency funding for Greek banks late Wednesday, raising the amount to 68.3 billion euros, or about $78 billion, from €64.8 billion, according to a person with knowledge of the proceedings, who spoke on the condition of anonymity.

But the amount, which helps make up for an exodus of deposits, was only about one-third of what the Greek central bank had requested. And the aid for Athens lenders could become more tenuous in coming weeks if political and economic turmoil pushes them to the brink of failure. Under its charter, the central bank is allowed to lend money only to solvent banks.

“The E.C.B. may be faced with a very difficult decision, and I don’t know how they would resolve it,” said Carl B. Weinberg, chief economist of High Frequency Economics. “There is no book on this. This a brave new world.”

Although Europe’s financial destiny has landed repeatedly in Mr. Draghi’s lap, he does not seem to relish his role. Central banks are supposed to be above politics, and recently Mr. Draghi has tried to keep as much distance as possible between himself and the messy bargaining process underway in Brussels between Greece and the rest of the eurozone.

But analysts say it will be all but impossible for the European Central Bank to avoid the fray.

“The E.C.B. will be very reluctant to influence the political outcomes at all,” said Marie Diron, a senior vice president at Moody’s Investors Service and former economist at the European Central Bank. “It will stick to monetary decisions. But there are implications to these monetary policy decisions.”

In an example from this month, the Governing Council blocked Greek banks from using their holdings of their government’s bonds as collateral for cheap central-bank loans. The Greek bonds have been appraised at junk status by debt ratings agencies.

The move was an attempt to separate the problems of Greek banks, which face an outflow of cash from alarmed depositors, from the larger debate about the government’s debt load and the terms under which it can continue receiving European aid.

Unable to trade their Greek bonds for loans, struggling Greek lenders have to tap their own central bank for emergency loans. Ultimately, the E.C.B. has the ability to cut off that funding as well.

Since the eurozone debt crisis began in 2010, the European Central Bank has repeatedly made decisions with profound political ramifications.

In November 2010, Mr. Draghi’s predecessor, Jean-Claude Trichet, told the prime minister of Ireland that the central bank could not continue providing emergency cash to Irish banks unless the country applied for a European Union bailout.

That perceived strong-arming by Mr. Trichet remains a sore point in Ireland. The European Central Bank denies that it pushed Ireland into a bailout program, saying that economic circumstances forced the country to seek aid.

And in 2013, under Mr. Draghi, the European Central Bank threatened to cut off emergency aid to commercial banks in Cyprus unless the country agreed on a rescue plan with the European Union and the International Monetary Fund. Some bank depositors in Cyprus have since sued in European Union courts, blaming the central bank for losses they suffered when one of the country’s largest lenders shut down as part of the bailout plan.

Mr. Draghi has also intervened at crucial moments to save the currency bloc when political leaders appeared unable to take the necessary action. Most famously, he promised in 2012 that “the E.C.B. is ready to do whatever it takes to preserve the euro.”

The vow, later backed up by an official statement from the Governing Council, tamed bond markets and prevented interest rates on government bonds from making governments’ borrowing costs unsustainable.

Political leaders complain about the European Central Bank’s getting mixed up in their affairs, yet they have also depended on it to make tough decisions when they are unable to. Such a day of reckoning may be arriving again soon.

According to European rules, the central bank should cut off emergency cash to Greek banks as soon as it determines they are insolvent. But while European leaders are in the middle of negotiations with Greece, the central bank is unlikely to take that drastic step, which would require a two-thirds vote of the Governing Council.

But the central bank could privately warn the Greek government that its patience is wearing thin, as it did in Ireland in 2010. The central bank declined to comment this week on emergency aid to Greece.

Further complicating the decision is the European Central Bank’s new role as supervisor of European banks. This regulatory authority, which took effect in November, should give the central bank better information about what is happening inside the Greek banks, as well as leverage over management.

But there is also the potential for embarrassment if the central bank determines that a Greek lender is insolvent. It was only in October that the European Central Bank gave clean bills of health to three of Greece’s four largest commercial banks (Alpha Bank, Piraeus Bank and the National Bank of Greece) and said that the other, Eurobank, had only a relatively small capital shortfall.

Representatives of the Greek banks declined to comment.

There is no question that Greek banks face enormous problems. A brutal economic downturn and an unemployment rate of nearly 26 percent mean that many businesses and individuals are unable to repay their loans. Among the largest banks, about a third of all loans are classified as nonperforming, meaning the debtor shows clear signs of not being able to pay in full.

Analysts say the European Central Bank is likely to avoid cutting off aid to the Greek banks as long as possible. At about €65 billion, the emergency aid to Greek banks is still far below levels they received at the peak of the crisis in 2012.

“If the E.C.B. believes one of the banks is insolvent or undercapitalized, then they would have to pull the trigger,” said Nicolas Véron, a senior fellow at Bruegel, a research organization in Brussels. “But we are not there yet, and I don’t see we would be there very soon.”

The consequences of cutting off aid would be dire. The government would have to impose capital controls to keep money from fleeing the country. The economy would get even worse. Greece might have to leave the eurozone.

Mr. Draghi certainly does not want to go down in history as the person who set in motion forces that drove Greece from the eurozone. But a prolonged political stalemate could leave him and the central bank’s Governing Council no choice.

 

Repubblica:
Grecia, accordo all'Eurogruppo:
aiuti prorogati di altri 4 mesi

Ma entro lunedì Atene dovrà presentare lista di riforme per rientrare nei parametri
ReptvPadoan: tutti vincitori /Varoufakis: strada giusta
Schaeuble: fondi solo dopo piano. Euforia Wall Street

Corriere:
Grecia, raggiunto l’accordo con l’Ue«Ora valuteremo le misure»
Quattro mesi di estensione del piano di salvataggio, con una serie di misure che Atene dovrà mettere a punto da lunedì, e che saranno valutate dalla troika

Primo commento. Mi pare di ricordare che inizialmente la grecia si opponeva all'idea che essa dovesse chiedere ufficialmente una proroga del programma di aggiustamento economico. Secondo l'idea iniziale quel programma era rifiutato e carta straccia (fine dell'austerità imposta dalla troika e rifiuto di negoziare con la troika). Almeno su queste dichiarazioni il partito ora al governo ha vinto le elezioni. Avendo finito i soldi, chiedeveno un prestito ponte. Che non hanno ottenuto.

Poi accettata pochi giorni fa l'idea di chiedere una proroga (mi pare di sei mesi) non accettava che dietro di essa fossero collegate misure economiche tese a stabilizzare la situazione economica. Soprattutto non accettava il termine troika e negoziati con essa. In realtà il nuovo governo ellenico chiedeva tempo e lo chiedeva senza particolari condizioni. Gli è stato detto: se hai bisogno di tempo chiedi una proroga al programma attuale (che invece Tsipras per promessa elettorale dovrebbe stracciare, non prorogare) ed intanto la proroga te la concediamo se intanto prendi misure che rispettano gli accordi in atto.

Alla fine abbiamo una proroga di 4 mesi (quindi il piano attuale è ancora operativo) e Atene dovrà presentare entro lunedì le misure di sostegno. Misure che sarano valutate dalla trioka. Viene chiarito che la Grecia «non riceverà ulteriori pagamenti fino a che il programma attuale non sarà concluso con successo» e che la Grecia «si impegna a non fare marcia indietro su misure concordate».

Domanda: ma cosa porta a casa la delegazione greca, rispetto alle promesse elettorali?

 

 ma cosa porta a casa la delegazione greca, rispetto alle promesse elettorali?

 

a quanto si legge, non molto di più della promessa di un altro scampolo di trattativa.

il governo tsipras però si è fatto un bella passerella internazionale, insomma "le abbiamo prese, ma quante glien abbiamo dette!" magari l'orgoglio nazionale greco, quello per il quale si è ipotizzato anche il ricorso a capitali russi e cinesi pur di recuperare la sovranità :-), si sfiamma un po' e si torna a ragionare.

per spirito di contraddizione, in casi come questo sarei portato anche all'elogio della lentezza e del grigiore dei burocrati senza nome; tsipras ha vinto le elezioni neanche quattro settimane fa, è stato troppo precipitoso, i debiti della grecia sono cosa lunga assai; poteva, seconda collaudato costume italico, nominare una commissione, chiedere un parere giuridico, impaniarsi volontariamente.

questa di Daniel Gros è una visione estremista o reale?

Per me è realistica e mi chiedo ora come la condiranno in patria.

Cosa porta a casa la Grecia ??

Almeno 4 mesi di tempo per preparare l'uscita dall'euro dato che ora non potevano farlo per i tempi troppo stretti dalla vittoria alle elezioni e la scadenza dei vincoli al 28 febbraio.

Non hanno nessuna altra possibilita' che uscire in modo ordinato dall'euro e fare dafault.

Salve a tutti,

parlando della Grecia,e del suo impiego pubblico,e'stato citato il numero dei dipendenti pubblici in Italia qualcuno ha riconosciuto,il Prof. Boldrin,che effettivamente sono diminuiti,vorrei dare il mio contributo in proposito. E'un luogo comune sostenere che in Italia i pubblici dipendenti siano troppi,non e'vero,numeri alla mano. Dati Istat,dell'ultimo annuario statistico,tavole da 1 a 16. Dipendenti pubblici nel 2003,3.618.000, nel 2013 3.334.000, circa 300.000 in meno in 10 anni! Aggiungo che vige il blocco del turnover da 12 anni che ha ridotto il numero dei dipendenti pubblici con conseguenze negative sull'eta' media,50 anni circa,che e'una delle cause della bassa produttivita'congiuntamente al tasso di laureati che e'mediamente inferiore rispetto alla Francia,x esempio: 34% di dipendenti laureati in Italia,contro il 42% della Francia,ed il 47 in gran bretagna! Lavoro nella Giustizia,l'ultimo concorso x cancelliere si e'espletato nel 1998, ho 49 anni,ho circa 200 colleghi,il più giovane ha 45 anni! Da anni non si vede un trentenne,magari laureato,nei ns uffici! Nella P.A,il,problema sono soprTutto i dirigenti,statisticamente in sovrannumero rispetto al banchmark europeo: abbiamo 1 dirigente ogni 21 dipendenti,in Francia 1 ogni 34, in G. B 1 ogni 28. In Italia il rapporto dipendenti/ popolazione e'1 a 58, in Francia 1 su 94, nella liberista Gran Bretagna 1 a 65, dati EuroIspes aggiornati al 2013. Per le retribuzioni,la media sembra uguale al privato (circa 29.000 lordi), ma occorre tener conto che si fa la media tra le numerose figure apicali ( tra i quali Magistrati,ufficiali superiori forze armate,pofessori universitari,dirigenti ministeriali,etc)che sono troppi e guadagnano troppo ( più che nel privato) e il classico impiegato che guadagna poco: un Funzionario laureato DI di un'Asl non arriva a 1500€ nette al mese! Inoltre le retribuzioni sono bloccate x legge dal 2009, tranne x le forze dell'Ordine,gli insegnanti,ed i magistrati.

considerando i progressi delle nuove tecnologie dell'informazione, le notevoli possibilità di sburocratizzare la macchina amministrativa (gli italiani passano 400 ore di coda, ad un costo stimato di 40 miliardi annui) io direi che dovrebbero essere molti ma molto di meno.

Dalle informazioni contenute nel commento di Rainbow, da semplice lettore, capisco che i dipendenti pubblici in Italia sono troppo numerosi. In sostanza abbiamo un' amministrazione pubblica inefficiente, oppressiva, inefficace composta quasi dal doppio del personale dell' amministrazione francese di cui si parla abbastanza bene. Dove ho capito male?

Qui trovate un interessante articolo che riassume da dove vengano i problemi della Grecia.

Se si sostituisse a Grecia Italia in molti ragionamenti per altro rimarrebbero veri, purtroppo.

:)

Dall' ultimo World Factbook: " Budget:

 

Taxes and other revenues:

 

43.7% of GDP (2013 est.)

country comparison to the world: 23"

Ma se le cose stanno in maniera così disastrosa come le descrive il buon vecchio Harris, il 43.7% del GDP di "taxes and other revenues" (per cui la Grecia non pare trovarsi proprio in fondo alla classifica come pressione fiscale) chi le paga?

Mi stavo leggendo questo articolo: www.ft.com/intl/cms/s/0/4b2001ca-e999-11e4-a687-00144feab7de.html

e ho fatto un paio di conti elementari su numeri crudi:

www.dropbox.com/s/06h6yd2c6z0n04k/Graph.png

(i dati provengono da research.stlouisfed.org/fred2/, le misurazioni che seguiranno sono mie)

« Dio creò gli uomini diversi. Il signor Colt li rese uguali. » L'ingresso della moneta unica fece pressapoco la stessa cosa con i rischi sovrani. Profondamente diversi, con la pistola "euro" in fondina, divennero tutti prezzati come inesistenti. Risk Free;dalla Grecia alla Germania.

 

Evoluzione delle probablità di default cumulate.

www.dropbox.com/s/q3jj4t9x0vv4i25/Graph2.png

Prendiamo le differenze prime dei rendimenti dei PIIGS (delta "oggi su ieri") più Germania e Francia e misuriamo la deviazone standard. L'effetto moneta unica è evidente. Dall'introduzione al crack Lehman Brothers abbiamo un appiattimento degli scarti impressionante. Rendimenti bassi e irrisorie discrepanze. Una famiglia felice dove tutti pensano a far soldi (le banche soprattutto). L'euro "congela" il rischio su valori infimi. Peccato che l'insieme congelato sia alquanto instabile: come la nitroglicerina, si deteriora sotto i 13°C divenendo estremamente sensibile agli shocks. Lehman Brothers è "lo shock" (qui ci starebbe bene un pizzico di termodinamica che c'azzecca con la nitroglicerina e si aggancia alla formula di B&S ma checcefrega).

"flight to quality" diviene un must dal 15 settembre 2008 in poi.

www.dropbox.com/s/kwuzpsz9a7dsh91/Graph3.png

(nb: la media della deviazione standard delle differenze prime dei rendmenti è calcolata dall'introduzione dell'Euro, 1 gennaio 1999, al 15 settembre 2008, Lehman chiede il chapter11)

Un modo alternativo e che personalmente ritengo più raffinato, è attribuire un rank alle variazioni di rendimento dei PIIGS(+Germania e Francia), 1 alla più bassa, "1*n volte" alla più alta osservata...tanto per evidenziare che l concetto di varianza infinita, nel nostro caso, non è così peregrino essendo oggettivamente ciechi sul futuro.

Visivamente, la "rank Deviazione Standard" delle differenze prime si presenta così e ci verrà utle in seguito:

www.dropbox.com/s/vnkfr26zbkwbiss/Graph4.png

Il primo effetto degli shocks è far saltare le correlazioni. Come sappiamo(eufemismo) correlazione non implica causalità ma, in questo caso, possiamo essere ragionevolemente certi di poter osservare, in concomitanza, entrambe le caratteristiche. Misurare la correlazione tramite variazione tempo variante dei "ranks" ci avvicina a quel concetto di copula che, impropriamente usato assumendo  distribuzioni normali, tant danni ha creato. Di "normale", con un massimo pari al 7208% la media osservata fino a pochi mesi prma non c'è nulla. "Ci avvicina"..sia chiaro.

Visivamente la diversità tra correlazione delle differenze prime dei rendimenti e correlazione delle differenze prime del "rank" ad esse attrbuito si presenta così (esempio con la coppia Grecia Italia; DR_=delta rank  ////  D_= delta rendimenti):

www.dropbox.com/s/qj3zju6cve3v2d2/Graph5.png

Vediamo ora tutti  paesi insieme utiliizzando entrambe le modalità di misura e contro Grecia, il rischio:

www.dropbox.com/s/d8k9rr812qfsgh4/Graph6.png

www.dropbox.com/s/l5xxbtlzsrsw320/Graph7.png

quanto vediamo nei due grafici soprariportati si può sintetizzare scomodando indirettamente Robert Engle, uno che di volatilità e correlazione qualcosa ha capito. Misurando la deviazione standard tra correlazioni abbiamo una raappresentazione abbastanza fedele del caos in essere (in effetti i dati arrivano a gennaio u.s, la fonte è alquanto intempestiva nell'aggiornamento)

Qui per entrambe le modalità di misura della correlazione (PIIS + Germania e Francia vs Grecia)

www.dropbox.com/s/ci77my5x7q58hdh/Graph8.png

 Conclusione: l'illusione "Euro" è svanita nel 2008. Le facilitazioni quantitative in essere tentano di ristabilizzare una miscela che rimane, inevitabilmente, esplosiva. Raffreddano.

Se questo raffreddamento sarà eccessivo..come in passato servirà inetivitabilmente ad indebolire i legami reali tra molecole (esempio nitroglicerina) che, esploderanno al prossimo, inevitabile shock.

I QEs per avere effetto devono (non vi è alternatva purtroppo) necessariamente passare per i libri contabili delle banche, come in passato è accaduto con l'adozione della moneta unica. Speriamo (ma ci credo poco) che la storia qualcosa abbia trasmesso.  A chi come me cerca risposte nei numeri (possibilmente senza torturarli e tentando di porre le domande giuste) a poco sono utili le teorie economiche(e modelli relativi) che sovente accendono discussioni animate quanto grottesche. La gente si confronta quotidianamente con i "numeri", non con le teorie. Troppi esperimenti in pieno azzardo morale. Troppe caz.zate di bandiera.

Buon senso. Serve ritrovare il buon senso.

Note: le probabilità che io abbia errato qualche calcolo sono assimilabili a quelle che Michele smetta di dire parolacce. Prima di confutare (siate voi titolari di cattedra, Premi Nobel o semplici lettori) accertatevi di aver ben compreso (e di padroneggiare la materia). Divengo irascibile a fronte di critiche somare.

Un caro saluto, mi riprometto di ripulire da eventuali refusi. Buona Liberazione.

...e ben rappresentate dalle analisi proposte. Se posso permettermi suggerirei di completare il lavoro facendo anche una analisi quantitativa dei volumi. Mi spiego, il tasso di interesse, per quanto ne capisco, nasce dal mercato, ossia è il "prezzo" che si decide/si accetta di pagare in cambio del rischio del prestito.

I volumi, quindi le emissioni, sono invece di esclusiva pertinenza di chi emette il debito. Quindi, se le emissioni di titoli con i tassi di interesse che lei ci ha mostrato si mantengono grossomodo costanti sia in termini assoluti che in termini relativi, si tratta solo un malinteso del mercato, finito tragicamente come sappiamo.

Se invece gli emettitori del debito hanno aumentato i volumi significa che si sono consapevolmente avvantaggiati di ciò che stava che accadendo usando tassi così bassi per piazzare più debito (aumento di volume in termini assoluti). Se inoltre gli emettitori con ranking già buoni pre Euro (Germania in primis), hanno contenuto i loro volumi (per la presenza sul mercato di altri titoli con tassi concorrenziali ai loro), si ha anche una variazione negativa in termini relativi (volumi PIIGS/Totale).

P.S. Questa è solo curiosità personale. Non capisco quale effetto possa avere il QE  a lungo termine in un mercato già inflazionato da un gran numero di titoli circolanti.

visto che vuol fare l'economista, si ricordi che negli articoli scientifici di economia è buona regola enunciare la propria tesi nell'abstract e poi ripeterla chiaramente nell'introduzione, prima di mettere i dati. Può essere così gentile da farlo invece di far indovinare il lettore? Altrmenti viene il sospetto che sia un trucco per  poter rispondere a qualsiasi obiezione di merito dicendo 'ma la mia tesi era diversa'. 

fu gambastorta ...

Le sapevamo da anni queste cose, ed anche altre.

Capisco tu abbia bisogno, come dire, di fare i compiti per casa in ritardo ma devi farli proprio qui sul pavimento di casa nostra?