Il grafico della settimana, 26-04-17

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L'ISTAT ha pubblicato oggi un rapporto sul futuro demografico dell'Italia – così per fare i bastian contrari ci concentriamo sul passato recente.

Secondo un rapporto pubblicato oggi da ISTAT, "La popolazione residente in Italia sarà pari a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065", mentre "la perdita rispetto al 2016 (60,7 milioni) sarebbe di 2,1 milioni di residenti nel 2045 e di 7 milioni nel 2065".

Approfittiamo dell'occasione per guardare a cosa è successo negli anni recenti – città per città – in termini di bilancio naturale (cioè la differenza fra nati e morti), immigrazione/emigrazione interna e da o verso l'estero.

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Commenti

Ci sono 20 commenti

Titoloni allarmistici su un fenomeno in fondo molto positivo, con aspetti non semplici e comunque in atto da tempo non solo in Italia. Riflette, questo allarmismo, un comun sentire, forse, ma il problema stanell'aggiustare il sistema alla bassa natalità, non nell'incentivare la natalità. Fare buona politica insomma

Nessun allarmismo, semplicemente non è più possibile aggiustare il sistema alla bassa natalità.

Se avessero iniziato a farlo 40 anni fa, forse.

Oggi non è più possibile.

Bisogna iniziare ad accettare che il sistema paese Italia ha bisogno di almeno una dozzina di milioni di immigrati nei prossimi 10-20 anni, e di incentivare una buona distribuzione degli stessi in tutto il paese.

Altrimenti non esisterà più un paese chiamato Repubblica Italiana. 

E probabilmente nemmeno un erede "unitario" di tale paese.

Lei pare uno dei pochi che vede positivamente la denatalità che ha colpito l'occidente intero negli ultimi 30 anni. Nel suo articolo la definiva addirittura "lungimirante", mentre tutti i governi occidentali tentano disperatamente (ma invano) di contrastarla.
Ma già se ne era discusso in quella sede e non ci torno sopra, se non per tirare nello stagno un sassolino, visto che nFA è regno di economisti e noi non lo siamo.
Lai parla di "aggiustare il sistema alla bassa natalità". Bene: siamo sicuri che sia possibile, senza mettere in discussione i fondamentali del sistema?
E se fosse vero che tutto il sistema del leverage, la crescita a debito, è uno schema piramidale che rimane stabile solo fintantoché la popolazione aumenta?
Se fosse così, se fosse tutto un mezzo schema Ponzi, cosa succede trenta anni dopo che la popolazione ha smesso di aumentare, quando la piramide demografica è divenuta un cilindro o una piramide rovesciata?
Non è che crolla tutto, vero?

Ma siamo sicuri che questi dati siano corretti?

La città di Trapani è divisa in 4 comuni: Erice, Paceco, Trapani e Valderice.

I quattro comuni hanno ognuno il proprio cimitero, e quindi seppelliscono ognuno i propri morti, ma sia l'ospedale che tutte le cliniche private dove nascono l'assoluta maggioranza dei bambini sono nel territorio del comune di Erice.

I dati del bilancio naturale riportati dal primo grafico variano: 

 

  • Erice da -1933 a -3581
  • Trapani da -161 a -251
  • Valderice da -47 a -71
  • Paceco da -50 a -17

 

Chiaramente, mi aspettavo il segno meno in 3 dei quattro comuni, ed un imponento saldo negativo per il comune di Trapani (dove non nasce quasi nessuno, ma muore una gran parte di chi passa a miglior vita), ma l'imponente saldo negativo per Erice è inspiegabile, così come è inspiegabile il relativamente piccolo saldo negativo per gli altri 3 comuni.

A meno che la formula usata non sia "nati nel comune meno morti nel comune", ma qualcos'altro.

 

P.S.: fino a non molti anni fa, anche il cimitero del comune di Trapani era nel territorio del comune di Paceco. Per cui si scherzava che i Trapanesi nascono a Erice, vivono a Trapani, e muoiono a Paceco.

in base al comune di residenza?
Se quello dei nuovi nati non è definito, quello dei genitori?
Pare un criterio più sensato proprio per le ragioni che dice Lei: si nasce e si viene sepolti in quel comune dove stanno l'ospedale e il cimitero, il fatto significativo è dove si risiede.

Probabilmente hai sbagliato a selezionare il comune, il bilancio naturale di Erice (cittadina incantevole, peraltro, ci sono stato una volta) varia da -40 a -70 circa

Ho una domanda sul "Cambio comune". Qualche anno fa ho cambiato casa spostandomi nel comune limitrofo. Sostanzialmente nulla nella mia vita è cambiato e sebbene io sia emigrato dal comune A e immigrato nel comune B, faccio fatica a considerarmi parte della variazione dei due comuni... intendo dire che a parte qualche tassa legata alla residenza continuo ad usufruire degli stessi servizi pubblici e privati come nel comune precedente.

Sarebbe possibile avere una versione modificata di questi grafici che non considerino spostamenti < X km?

...nel senso che dipende dalla fonte dei dati. Se è il bilancio demografico scaricabile dal sito dell'Istat, sono pubblicati solo i totali degli iscritti e dei cancellati da/per altro comune. I trasferimenti tra comuni sono rilevato dall'indagine Iscan sempre dell'Istat, ma essendo matrici origine/destinazione sono più complessi da elaborare rispetto ai totali. In linea di massima, più che per Comune potrebbe essere interessante guardare alle migrazioni tra sistemi locali del lavoro diversi.