Era meglio se continuava a tacere

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Nessuno ci ha mai spiegato con quali meriti la signora Marianna Madia sia diventata ministro della Pubblica Amministrazione nel governo più ambizioso della storia della repubblica. Il quotidiano La Stampa racconta che sinora ha preferito stare zitta; le sue prime dichiarazioni ci fanno sperare che torni alle precedenti buone abitudini. Un ministro che non dice e fa nulla è migliore di uno che dice sciocchezze e fa danni. 

Il rivoluzionario primo atto della Madia è di rendere operativa una misura presa dal governo precedente, quella per cui i lavoratori pubblici non possono cumulare lavoro e pensione oltre 311 mila euro (lo stipendio del primo presidente di Cassazione). La misura vale per i dipendenti pubblici. Il ministro Madia però vorrebbe che regole simili valessero in generale. Nell'intervista spiega:

 

da deputata avevo presentato una proposta per agire sulle pensioni: chi percepisce una pensione oltre 6 volte la minima e continua a lavorare, deve lasciare metà pensione allo Stato

 

In un'altra parte dell'intervista, il ministro spiega le sue motivazioni:

 

è una scelta politica, per segnalare una priorità: l’attenzione all’equità sociale e al tema di un’intera generazione esclusa. [...]. Capisco chi ha pensioni basse, ma ritengo non sia etico quando il cumulo porta a soglie di reddito molto alte

 

Insomma, non è che la misura abbia lo scopo di ripianare il bilancio dell'INPS, o dello stato; nemmeno si vuole, giustamente secondo una legittima posizione politica, redistribuire da super-ricchi a meno ricchi. La risposta è che non è etico prendere troppi soldi, e se non etico cosa si può ribattere? E perché limitarsi alle pensioni, allora?

Si potrebbe rispondere che è poco etico non distinguere equamente fra chi si è sudato la propria pensione (alta) dopo averci contribuito (molto), e i molti che invece la ricevono senza aver versato adeguati contributi. La sacrosanta proposta di correlare le pensioni attuali all'effettivo ammontare contribuito (come sarà per noi, futuri pensionati) viene qui completamente ignorata in virtù di un taglio indiscriminato alle pensioni (per alte che siano). 

Ma non è questo il punto che voglio fare. Il punto principale qui è che questa misura tasserà, con un'aliquota del 100%, il lavoro di chi prende più di 311mila euro. La Madia vorrebbe imporre una tassazione aggiuntiva del 50% (aggiuntiva alle regolari aliquote), a chi lavora ma percepisce nel privato una pensione superiore a sei volte la minima. Generalmente, chi lavora e percepisce stipendi alti sta producendo e creando lavoro e ricchezza di cui beneficiano anche i percettori di redditi inferiori. Cosa pensa, la Madia, che scelga di fare l'imprenditore o consulente, dipendente pubblico, percettore di pensione (più o meno correlata con quanto contribuito), al raggiungimento dei 311mila euro di reddito? Gli converrà o meno contribuire a creare ulteriori 1000 euro di ricchezza, se la pensione gli verrà decurtata di pari misura? Cosa succede al pensionato a 2800 euro al mese, circa 6 volte la minima, che continuasse a svolgere un'attività imprenditoriale o lavorativa se si trova a fronteggiare, oltre all'aliquota Irpef che può superare il 40%, una ulteriore decurtazione della pensione pari al 50% del proprio reddito? 

Non si tratta, dunque, di difendere i ricchi, o le pensioni alte. Possiamo redistribuire, e limitare le pensioni, soprattutto quelle non commisurate ai contributi versati. È indubbio però che nella situazione attuale dobbiamo farlo con un'attenzione agli incentivi a creare ulteriore ricchezza e lavoro, perché se la scelta è sempre quella di punire chi, creando ricchezza, è responsabile per la creazione di reddito e lavoro, allora non si va da nessuna parte. 

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Commenti

Ci sono 57 commenti

"nemmeno si vuole, legittimamente secondo molti, redistribuire da super-ricchi a meno ricchi."

A leggere la frase intera a me sembrerebbe di si:

“E’ una scelta politica, per segnalare una priorità: l’attenzione all’equità sociale e al tema di un’intera generazione esclusa. In un’epoca in cui oltre il 40% dei giovani non trova lavoro, un milione e mezzo di persone, tra pubblico e privato, cumula lavoro e pensione. Capisco chi ha pensioni basse, ma ritengo non sia etico quando il cumulo porta a soglie di reddito molto alte». “

Non so se sono un milione e mezzo (dove hai reperito questo dato?) ma credo di conoscere i motivi per cui tanti vanno in pensione e continuano a lavorare.  Conoscendo alcuni casi e quello che mi hanno spiegato, si tratta di persone con una posizione salariale elevata e di responsabilità in azienda, prossima al pensionamento.  Il prepensionamento comporta una notevole penalizzazione nell'importo che si riceve e continuando a lavorare si compensa questa lacuna. Inoltre si va avanti a contribuire (l'indipendente paga i contributi e mi pare che ora siano stati portati al 33%) e quindi ricupera parte del gap.

Insomma alla fine è una soluzione che permette all'azienda di non pagare dei contributi (li pagherà il lavoratore) e di diminuire un po' costi (perché il lavoratore ha comunque un'integrazione previdenziale e quindi pretende un po' meno).

Cose del genere in altri sistemi previdenziali non dovrebbero accadere, perché nei sistemi a compartizione se ti puoi ritirare anche prima, smettendo di pagare, la pensione dovresti prenderala comunque solo al raggiungimento dell'età di vecchiaia, per non danneggiare gli altri. Nei sistemi a capitalizzazione invece il prepensionamento comporta una diminuzione della rendita ma sono soldi tuoi e quindi non danneggi altri. 

A parte l' approccio etico/demagogico, che forse serve semplicemente a far piacere la misura ai milioni di plebei demagoghi che affollano il bel paese e che, ahimé, votano, noto in tutto questo un clima da 8 settembre: tutti contro tutti, siamo al redde rationem, non contano equità, equilibrio, disincentivi al lavoro, ecc. ecc., ma solo peso politico per scaricare gli oneri sugli altri; come è sempre stato, peraltro, solo che una volta gli altri erano i nascituri, oggi non bastano manco più loro. Siamo un paese fallito, e prima gli stranieri lo capiscono e ci mettono sotto governo militare, meglio è per tutti, anche per i loro 1.000 miliardi di nostri pagherò.

Voglio solo notare che la frase "" i molti che invece la ricevono senza aver versato adeguati contributi" suona bene, ma è di nebulosa applicabilità: posso stabilire che i miei contributi sono attuarialmente insufficienti ad erogare la mia pensione se do per scontato che via via che li accumulavo essi venivano investiti ed il montante è scarso, a parità di condizioni. Posso essere femmina e pensare di essere agevolata perchè, a parità di altre condizioni con un uomo, prendo lo stesso vitalizio (a proposito, ce lo ricordiamo, prima di sproloquiare sulla parità di genere ?), ma per più tempo generalmente, ma poco di più; cioè: ragionare a ripartizione quando si sopportano i contributi ed attuarialmente quando si prende il vitalizio non porta da nessuna parte. Oppure, e questo è il sogno mio e, spero, di molti altri, alla completa abolizione della previdenza pubblica obbligatoria: magari tra 2 secoli, ma sogno che avvenga.

Nell'articolo manca una considerazione: si tratta di pensioni pubbliche. E i soldi erogati dallo Stato devono tener conto di vincoli, compatibillità, convenienza, nell'immediato e nel medio e lungo termine.

Lo Stato deve garantire ai pensionati un certo reddito, e sei volte il minimo è sicuramente più del necessario. Per chi vuole di più, c'è la previdenza integrativa.

In ogni caso si tratta di emolumenti ottenuti sfruttando normative demenziali che consentivano pensioni legate all'ultima retribuzione, magari ottenuta con una promozione il giorno prima della pensione. Sono largamente slegate ai contributi versati e sono una palla al piede per un paese che non cresce più.

Aggiungo se non ci sono soldi in cassa, visto che non possiamo più stampare moneta, tagliare le pensioni e gli stipendi pubblici sopra una certa soglia è la misura meno dolorosa e lo hanno fatto tanti paesi dell'area Euro. Se a qualcuno non piace, c'è il privato pronto a sfruttare e retribuire tutte queste brillanti intelligenze.

Non capisco come la natura pubblica della pensione cambi la logica del discorso. Perché i fatti sono due (1) ha contribuito o no a ricevere la pensione d'oro? Se si, decidiamo se sia etico elargire tale pensione, e se non lo è riduciamole tutte, pubbliche o meno che siano (2) non ha contribuito a ricevere la pensione d'oro? Riduciamo la pensione, ma facciamolo anche per quelle maturate con rapporti di lavoro privati.
C'è, poi, la questione degli incentivi. Il pensionato in questione svolge un lavoro, all'interno della pubblica amministrazione, che fornisce un beneficio valutabile superiore o uguale al costo sopportato dallo stato? Se sì, paghiamolo quanto merita, perché se col cumulo finiamo per tassarlo al 100% appena supera la soglia, il signore  starà a casa a godersi i nipotini e lo stato perde il vantaggio derivante dalle sue abilità. Se invece questo pensionato svolge un lavoro che non reca beneficio sufficiente a chi lo impiega, che bisogno c'è di tassarlo? Facciamo una leggina in cui il ministro competente è libero di mandare a casa definitivamente tali persone dopo l'età di pensionamento.

D'accordo, la Madia è meglio che taccia, ma vogliamo mettere questo noto frequentatore di noisefromamerika? http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11572671/Veneto-indipendente--il-referendum-fa.html

aspetto un commento :-)

Pensavo anche io stamattina di affrontare il tema (che seguo da alcuni giorni) ma mi stavo chiedendo dove non essere OT.  Stavo cercando vecchi post di Lodovico e pensavo di intervenire li, risvegliandoli, ma mi hai preceduto. Ma anche qui saremmo OT, quindi mi scuso preventivamente con Andrea.

Quella consultazione privata (non refererendm) non ha alcuna validità giuridica ma ha una indubbia valenza politica-simbolica. Pero' duplice. Da un lato manda un segnale a Roma, che potrebbe essere anche positivo se poi si canalizzasse in un vero federalismo (che però Lodovico qui da noi ha già detto che "non s'ha da fare") e dall'altro puo' essere male usato, come stumento di vago romanticismo populista, per azioni illegali sul piano fiscale, come già annunciato dai promotori.

In buona sintesi si parte da un voto irresponsabile, perché ogni votante sa che non ha validità alcuna e quindi pensa in cuor leggero "perché no, mandiamo un segnale..." e si arriva ad azioni illegali e penalmente rilevanti, come la disobbedienza fiscale e compagnia "tankante". Col risultato di inflazionare e squalificare uno strumento di consultazione dal basso che secondo me dovrebbe essere in futuro importantissimo per arrivare ad un vero federalismo, non alla pantomima della Lega e delle sue costole separatiste.

Sul tacere pero' io distinguo tra chi è al governo, e deve parlare il meno possibile e solo possibilmente per atti e fatti, non per annunci, e tutti gli altri non al governo, che hanno diritto di parlare, anche sparando c@##°§e, e di essere sottoposti ad analisi critica anche severa su quanto dicono.

a me pare che L.Pizzati abbia detto qualcosa di opinabile ma comunque difendibile al primo ordine. Le affermazioni che ho sentito dalla sig.ra Madia mi sembrano senza alcuna possibilita' di difesa. 

Interessante questo grafico, da Pagg. 55 del Rapporto Cottarelli:

Alcuni brevi considerazioni. Concordo con Andrea: era meglio se stava zitta ma, visto che ha parlato, possiamo trarne qualche utile informazione.

a) Anche se ringiovanita, la classe politica italiana continua a manifestare il solito difetto ovvero che lo stato risolve i problemi a prescindere...dalle soluzioni. Di solito nessuno di costoro è mai sfiorato dal dubbio che taluni problemi siano generati proprio dallo stato. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

b) Non a caso la situazione descritta ne è un caso lampante: lo stato ha stabilito delle regole di calcolo delle pensioni che non tenevano adeguatamente conto della contribuzione dei futuri beneficiari, 'dimenticando' che la differenza avrebbe dovuto chiederla ad altri.

c) Oggi, secondo la Madia, tale problema andrebbe ancora risolto in modo fantasioso, appellandosi a motivazioni etiche (peraltro indefinite) senza ripristinare una corretta valutazione economica del problema.

d) La soluzione proposta, basandosi su vincoli ed obblighi e non su solide basi economiche (che però avrebbero richiesto qualche giorno/mese/anno per uno studio approfondito) crea degli incentivi perversi per cui sarà - come al solito - necessario introdurre ulteriori controlli da parte della sempre effeciente burocrazia statale.

 

Comprendiamo che la Madia, nonostante sia già passato qualche anno dal suo insediamente parlamentare, debba ancora fare un po' di esperienza però non riusciamo a capire perchè debba farla in qualità di ministro. Ci sarebbero molte altre attività (soprattutto pratiche) che le consentirebbero un maggiore e migliore allenamento sui casi della vita (che sono ciò di cui si dovrebbe occupare la politica).

Alcuni brevi considerazioni.

Concordo con Andrea: era meglio se stava zitta ma, visto che ha parlato, possiamo trarne qualche utile informazione.

a) Anche se ringiovanita, la classe politica italiana continua a manifestare il solito difetto ovvero che lo stato risolve i problemi a prescindere...dalle soluzioni. Di solito nessuno di costoro è mai sfiorato dal dubbio che taluni problemi siano generati proprio dallo stato. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

b) Non a caso la situazione descritta ne è un caso lampante: lo stato ha stabilito delle regole di calcolo delle pensioni che non tenevano adeguatamente conto della contribuzione dei futuri beneficiari, 'dimenticando' che la differenza avrebbe dovuto chiederla ad altri.

c) Oggi, secondo la Madia, tale questione andrebbe ancora risolta in modo fantasioso, appellandosi a motivazioni etiche (peraltro indefinite) senza ripristinare una corretta valutazione economica del problema.

d) La soluzione proposta, basandosi su vincoli ed obblighi e non su solide basi economiche (che però avrebbero richiesto qualche giorno/mese/anno per uno studio approfondito) crea degli incentivi perversi per cui sarebbe - come al solito - necessario introdurre ulteriori controlli da parte della sempre effeciente burocrazia statale.

Comprendiamo che la Madia, nonostante sia già passato qualche anno dal suo insediamento parlamentare, debba ancora fare un po' di esperienza però non riusciamo a capire perchè debba farla in qualità di ministro. Ci sarebbero molte altre attività (soprattutto pratiche) che le consentirebbero un maggiore e migliore allenamento sui casi della vita (che sono ciò di cui si dovrebbe occupare la politica).